Indice - Istituto Massimo

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Indice - Istituto Massimo
Indice
Periodico quadrimestrale
dell’Istituto Massimo
Direttore responsabile:
Michele Simone
Coordinatore editoriale:
Edoardo Iervolino
P. Francesco Tata S.I.
Tutte le immagini sono tratte
dagli archivi storici dell'Istituto
Massimiliano Massimo di Roma. Alcune di queste fotografie sono state conservate in faldoni recanti sul frontespizio i
nomi dei curatori originali:
P. Piccirillo S.I.
P. Massaruti S.I.
P. Maffeo S.I.
P. Palisi S.I.
3
50 ANNI di MASSIMO allʼEUR, di P. Tata S.I.
Il Massimo alle Terme
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1881-1959
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Conosce il nostro segreto, di P. Piccirillo S.I.
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NOI: dal MASSIMO alle TERME al MASSIMO
allʼEUR, di G. Accorinti
Anni '50, di P. Sansonetti
Il trasferimento
al Quartiere Eur
27
1960-2009
40
Arrivano le ragazze, di N. Encolpio
34
I miei ricordi di Rettore al Massimo 1962-1968,
di P. Maffeo S.I.
Lʼadolescenza negli anni ʼ70, di D. Mellini
•••
Fotocomposizione
impaginazione e stampa:
Tipografia Città Nuova della
P.A.M.O.M.
Via S. Romano in Garfagnana, 23
00148 Roma - tel. 066530467
e-mail:
[email protected]
Finito di stampare nel mese di
settembre 2011
Direzione
e amministrazione:
Via Massimiliano Massimo, 7
00144 Roma (EUR)
Tel. 06/54.39.61
50° del Massimo all’Eur
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7 dicembre 2010
8 dicembre 2010
Omelia del Cardinal Vallini
Discorso del Sindaco Gianni Alemanno
Concerto della sera dellʼ8 dicembre
Gli ex alunni del Massimo: identità e prospettive
di impegno, di P. Gaudenzi
Il Massimo oggi
“Il Massimo” oggi, di E. Iervolino
•••
Autorizzazione del Tribunale
di Roma 20.3.1950
n. registro 1469.
Sped. in abb. post.
comma 20 art. 2/C L. 662/96.
Filiale di Roma.
In copertina: L’entrata del Massimo all’Eur.
In IV di copertina: Logo del 50° anniversario.
Per contattarci: [email protected]
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Il Massimo 3/2011
P. Maffeo, P. Giannella, P. Palisi, P. Ciminari, F, Sales, F. Confaloni, P. Piccirillo
P. Millefiorini, P. Delmirani, P. Silvano, P. Ruggeri L., P. Janiski, Sc. Salviucci, F. Zanella G., P. Rozzi, F. Aizpuru, P. Brancadoro,
F. Garmendía, P. Chemeri, P. Parisi A.
P. Giorgi, P. Bizzochi, P. Zanoni, P. Federici, P. Janssens, P. Parisi L., P. Salimei, P. Belleni, P. Taggi A.
Ancora una volta vogliamo rinnovare
la memoria. Già la celebrazione del 50°
del trasferimento all’EUR dell’Istituto
Massimo ha voluto ricordare gli anni trascorsi nella nuova sede. Ora, per non
disperdere il frutto di quella bella giornata dell’8 dicembre scorso, è opportuno rinnovare la memoria con questo numero speciale della rivista “Il Massimo”.
Giornata che ci ha visti numerosi qui in
Chiesa a ringraziare il Signore guidati
dal Card. Vallini, Vicario del Papa per la
diocesi di Roma, e alla presenza del
Sindaco di Roma, on. Alemanno, e di
molte famiglie, di ex alunni e di amici.
È vero che sarà piuttosto una memoria visiva che aiuta evocare tante emozioni, ma è anche importante aggiungere qualche riflessione.
La celebrazione ha aiutato a prendere ancor più coscienza come il Massimo
sia una scuola stimata e come permetta
di sentirsi in famiglia. Assistiamo anche
oggi come gli ex alunni, e non solo del
Massimo di Roma ma anche delle scuole dei Gesuiti in Italia, siano persone cui
si possa fare affidamento per il bene
della società. Certamente a questo ha
contribuito la serietà della formazione e
le impostazione solide che la scuola ha
cercato di costruire.
L’intenzione non è tanto quella di una
autocelebrazione, anche se un pizzico
di orgoglio non guasta, ma il richiamare
l’attenzione sulla opportunità di una formazione seria e fondata nella pedagogia ignaziana. Dice il P. Provinciale dei
Gesuiti in Italia, P. Carlo Casalone, in un
suo intervento nella riunione dei Dirigenti delle nostre scuole: «Il tema dell’educazione mantiene oggi tutta la sua attualità. Una società si proietta nel futuro
attraverso i ragazzi. Oggi però il futuro è
sempre più incerto. Viviamo nella società dell’incertezza. La spiritualità ignaziana si rivela invece estremamente capace di raccogliere la sfida al cambiamento. Per dirla con P. Ribadeneira, uno dei
primi compagni di Ignazio: institutio
puerorum, reformatio mundi [educazione dei bambini, riforma del mondo».
In questa pagina desidero ricordare
Speciale 50°
50 ANNI
di MASSIMO all’EUR
Corpo docenti e non docenti dell'Istituto durante l'anno delle celebrazioni
Il Massimo 3/2011
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Speciale 50°
il F. Gioacchino Aizpuru che è andato in
cielo proprio quest’anno. È stato un collaboratore e una presenza attenta e cordiale all’interno dell’Istituto in questi ultimi decenni. Fa parte della memoria che
porta alla riconoscenza e gratitudine.
Spero che il leggere e lo sfogliare la
pagine di questo fascicolo sia occasione di ravvivare prima di tutto la gratitu-
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dine verso il Signore per le tante opportunità che attraverso la famiglia e
l’Istituto sono state offerte a ciascuno e
poi per essere incoraggiati a realizzare
e migliorare con fiducia e sano entusiasmo il cammino formativo della scuola.
P. Tata S.I.
La targa che commemora il cinquantenario del trasferimento in sede EUR
esposta all'entrata dell'Istituto
Il Massimo 3/2011
Il Massimo alle Terme
L'ingresso dell'Istituto
Speciale 50°
Il cortile dell'Istituto ancora privo
del monumento a P. Massimiliano Massimo
e delle fontanine
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Atrio al primo piano
La Biblioteca dei Padri
Il teatro visto dal palcoscenico.
Vi sono 325 posti a sedere
Il Massimo 3/2011
1883 con l'edificio ancora in costruzione
16 dicembre 1881. Premiati per merito
Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
1881-1959
Foto di classe con Silvio D'Amico
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Speciale 50°
22 maggio 1893 cantori in gita ai Parioli
cantano al suono dei piatti
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22 maggio 1893 gruppo di cantori in gita ai
Parioli giocano alla morra
Le arti e i mestieri in un fotogramma. La scultura, la pittura, la poesia, l'oratoria e la biologia
Il Massimo 3/2011
V ginnasio del 1922. Lezione di greco all'aria aperta
Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
6 maggio 1911 - Funerali P. Massimiliano Massimo
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Il maestro Pasi con la sua classe
Euforia intorno al Calcio Balilla
Speciale 50°
Saggio di scherma del 1926
Bambini negli anni '20
Gita a Montecassino
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Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
Momento delle celebrazioni del 50 anniversario dell'Istituto del 1929
Gli extrema del 1929. Le III liceali in posa con le I elementari
Il Massimo 3/2011
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NOI:
dal MASSIMO alle TERME
al MASSIMO all’EUR
Speciale 50°
[Questa è solo una piccola cronaca
di G. Accorinti, un EX ALUNNO che, per
grazia di Dio, – sic!! – ha navigato, felice, nel grande mare dei DUE ISTITUTO
MASSIMO: da quello EMERITO alle Terme, dove è entrato 73 anni fa, a quello
nuovo all’EUR, mezzo secolo dopo –
sic! – come Papà di Elena e Marco.]
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Era una fredda mattinata di inizio ottobre del lontano 1938 – non so se è vero
ma perché no? – quando entrai per la I
volta con il grembiule blu, nel grande Palazzo MASSIMO in I Media. Venivo da
una Scuola Elementare pubblica e trovarmi in un grande Palazzo Patrizio aumentò il mio imbarazzo: e altrettanto il fatto di trovarmi subito in Chiesa, nella Cappella delle Medie al I piano – di cui più
avanti riparlerò – per la S.Messa prima di
andare in classe, la I A, giù al piano del
cortile. E mi trovai con compagni di classe di Famiglie molto importanti come,
tanto per fare due nomi Giorgio Balella –
il Padre era nel Gran Consiglio del Fascismo – e poi Barberini – non ricordo il nome – sì Barberini quelli della Famiglia di
cui negli anni 1000 a Roma si diceva che
quod non fecerunt barbari fecerunt barberini che presero – si dice – i marmi del
Colosseo per farsi il Palazzo di Via Quattro Fontane, proprio quello in cui, noi della I A al pomeriggio andavano un po’ a
studiare e un po’ a giocare a palletta [non
avevamo palloni].
E in tutta la scuola negli anni ho incontrato una serie di compagni e famiglie veramente di antica nobiltà italiana e
non solo Papalina. Insomma anche un
mondo assai diverso – magari il Massi-
mo bene – da quello da cui provenivamo
io e mio fratello Paolo – che è entrato 5
anni dopo di me. Naturalmente ragazzi
di famiglie normali come noi erano la
grande maggioranza eppure, per merito
certo dei Padri, non ci fu mai alcun problema nei rapporti fra noi, una caratteristica di convivenza di giovani, oggi una
cosa normale, ma ai tempi veramente
una cosa speciale. Ma in questa specie
di esordio per farVi respirare – leggendo
– un po’ dell’aria dei tempi del Massimo
Emerito mi fermo qui e mi rifugio in una
serie di items sui punti di forza – proprio
tanti – e su quelli di debolezza perché i
cari Amici Natalia – dirigente degli Ex
Alunni – ed Edoardo – curatore de IL
MASSIMO – mi hanno compresso in
5.000 battute – spero spazi esclusi – che
certo non potrò rispettare.
I PUNTI DI FORZA:
• Al Primo posto senza dubbio i PADRI
GESUITI dei quali le nostre generazioni
hanno goduto in un numero molto ampio, talmente ampio che al MASSIMO
all’EUR era stata costruita una palazzina
solo per loro e che ora nella nuova e
bella sistemazione è stata cancellata
perché il loro numero – ahimè – si è molto ridotto. Era una fiorente generazione
di Gesuiti della Provincia Romana della
Compagnia, quasi tutti di grandi qualità
umane, e quindi sacerdotali, quasi tutti
giovani, che poi sono risultati nostri amici per tutta la vita.
Siamo stati proprio “ricchi” di giovani
Padri Gesuiti, ma accanto a loro c’erano
Il Massimo 3/2011
a ricordare ma mi scuso subito per le lacune ma io, se non vogliamo dire che
sono vecchio, sono certamente antico e
quindi la memoria è quella che è; comunque ci provo.
Nella II guerra mondiale, 7 medaglie
alla memoria fra cui almeno 3 d’oro: ma
anche nella I e i nomi sono in una bella
targa che figura anche all’EUR. E ancora nel mondo della scienza, uno per tutti ENRICO MEDI; nella Politica, in uno
dei Governi De Gasperi fra Ministri, Sottosegretari, Sindaco di Roma Rebecchini c’erano 7 Ex Alunni; nella Magistratura, uno per tutti Riccardo CHIEPPA Presidente della Corte Costituzionale; nella
diplomazia, almeno 3 Ambasciatori fra
cui Rinaldo Petrignani Ambasciatore a
Washington; nell’impresa, la Provera &
Carrassi, entrambi ex alunni, di Roma;
nell’Università, con lo stesso MEDI e
Salvatore Rebecchini a Fisica Tecnica,
ma anche Pietro Adonnino, Roberto
VACCA, G.DE RITA; nella finanza con i
F.lli NATTINO; ma anche nel cinema con
Franco PROSPERI che era Regista e
con i Fratelli NIEVO che facevano viaggi in giro per i Paesi più remoti del mondo e poi costruivano documentari e libri
di successo; nel calcio, GABRIOTTI, ala
sinistra e Campione olimpico a Berlino.
Ma prima di chiudere questo ITEM voglio dare atto di un concetto fondamentale e cioè che, per la nostra vita nella
Società e nella Famiglia, la funzione
educativa dei Padri Gesuiti è stata qua-
Saggio ginnico primi anni '30
La squadra "Leoncino" difende i colori del
Massimo a Mondragone
Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
alcuni Gesuiti più avanti negli anni dei
quali non posso fare a meno di ricordarne almeno uno: il grandissimo P. Giuseppe MASSARUTI che aveva la stanza
attaccata alla Cappella dei grandi e che
solo quando morì si scoprì che portava
il cilicio - o almeno così si diceva. Era insegnante di religione al Liceo ma di fatto era la vera “anima” del MASSIMO e
Direttore della CONGREGAZIONE MARIANA il cui Prefetto, un Alunno, sedeva
in un banco speciale alla destra guardando l’altare sopra al quale c’era la
grande Madonnina Bianca e sotto il corpo imbalsamato del P. MASSIMO. E
sempre Padre MASSARUTI nel II° dopoguerra costituì l’ASSOCIAZIONE degli
EX ALUNNI che nacque fra le polemiche, anche di stampa, perché i laici temevano – sbagliandosi – che i Gesuiti
stessero costruendo la Massoneria nera: feci parte da subito degli organi Direttivi. E da questi Padri è uscito, credo
fino agli anni ’60, ma anche dopo seppure in numero ridotto, un certo numero
di nuovi Gesuiti. Non dovrei fare nomi
ma almeno fatemi ricordare la “fantastica” famiglia di Gesuiti, i PARISI, a loro
volta figli di Ex Alunni – Costantino e
Francesco Saverio –: Alberto, Giggi,
Pio, Marcello, Francesco – che non ho
conosciuto e che morì giovane missionario nelle Filippine. E da questo MASSIMO e da questi Padri sono usciti tantissimi Ex alunni che si sono affermati in
ogni ambito della nostra Società. Provo
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Speciale 50°
si più importante di quella, pur tanto
preziosa, nella didattica. Fatemi chiudere con un piccolo particolare curioso
che può dare la misura di quanto i ragazzi avessero capito bene lo spirito di
disciplina, per la scuola e per la vita, appreso dai Padri. Chi c’è stato sa che all’Istituto – dove c’era in tutto il fabbricato solo un piccolissimo ascensore per 3
persone, sic!! – c’era un grande scalone che portava fino al III° piano: e le
classi salivano e scendevano lo scalone con i ragazzi ai lati e l’insegnate al
centro; e di fatto questa era la modalità
che istintivamente si seguiva da soli anche nel pomeriggio tant’è che in oltre 80
anni ai lati dello scalone si erano determinate due cunette. Oggi in quel bellissimo Palazzo del MUSEO NAZIONALE
ROMANO che è diventato il nostro MASSIMO non ci sono più le due cunette ma
solo perché, temendo incidenti di panico, sono stati eliminati tutti i gradini: abbiamo provato a resistere con l’impresa
che faceva i lavori ma invano.
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• Altro punto di forza la presenza degli
Alunni nella Città con la S. Vincenzo de’
Paoli – altro servizio che faceva capo al
P.MASSARUTI, e che assisteva le Famiglie bisognose della periferia Romana,
in particolare quella che era la Borgata
Gordiani. Andavamo con il tram. Non
portavamo soldi ma, durante la guerra
negli anni’40, solo BUONI MASSIMO
per ritirare nei negozi del Quartiere pane e latte –sic!! –. La sera si facevano
lezioni di scuola elementare ai tramvieri
della STEFER quando smontavano dal
lavoro perché i tram avevano il capolinea a Via Amendola; e poi il servizio, anche con la questua annuale nelle Chiese in Città, compresa San PIETRO, nella LEGA MISSIONARIA STUDENTI.
• E quale era l’atteggiamento nei confronti del fascismo? Certo andavamo il
sabato pomeriggio a fare i Balilla e gli
avanguardisti, ma durante la settimana e
senza che si sapesse – perché il fascismo lo aveva vietato – facevamo i boy
scout nel glorioso ROMA V°. E poi con il
Prof. ORECCHIA – che noi chiamavamo
Auricola baffettatus perché aveva i baffetti e che insegnava Filosofia da noi ma
anche all’Università – facevamo discorsi
di politica che erano un po’ al limite di
quanto tollerava il Regime.
• E la guerra a Roma? il MASSIMO godeva, almeno con la targa che era all’esterno del portone, di una certa EXTRATERRITORIALITA’ VATICANA per cui i
Padri decisero di istituire un CONVITTO
che offrisse lo studio ma anche un riparo possibile ad alcuni alunni in situazioni di pericolo perché possibili obiettivi
dei tedeschi. Alcuni venivano dal Collegio di MONDRAGONE, a FRASCATI,
anch’esso retto dai Gesuiti che fu chiuso dopo l’8 settembre 1943 perché requisito dai Tedeschi per il loro Comando
in Italia Centrale. Ricordo i due PIO di
SAVOIA – sic! – MANFREDI e LIONELLO, il nipote di Badoglio – sic! – PAOLETTI, i Figli dell’Ambasciatore a Berlino
ATTOLICO, MANCINELLI SCOTTI; e
c’erano alcuni ebrei fra cui ENZO DIENA, figlio del famoso Esperto collezionista di Francobolli e poi famoso anche
Lui, i Fratelli AMATI ebrei anche loro; e
anche il Figlio di un alto Ufficiale dei carabinieri che si era dato alla macchia ed
altri che non ricordo. Il CONVITTO funzionò fino a fine anno scolastico anche
perché nel frattempo – il 4 Giugno – gli
Americani avevano liberato Roma.
• E da ultimo, ma non certo ultimo, il
grande rigore nello studio. Un esempio:
la mia LICENZA LICEALE del 1946, primo anno dopo la guerra e per la prima
volta con un due Membri esterni nella
Commissione. Il Presidente che era il
notissimo Prof. NATALINO SAPEGNO
sui libri del quale ha studiato più di una
generazione di laureati in lettere italiane,
e con Lui l’altro esterno era un Fratello
delle Scuole Cristiane, quelle del DE
MERODE di Piazza di Spagna e di Villa
Flaminia. SAPEGNO era un Comunista
degli anni ’40, questo solo fatto ci fece
piombare in uno stato di grande paura,
chiese subito al P. RETTORE dove si faIl Massimo 3/2011
Lo schiaffo del soldato nei primi anni '30. Gita a Rovere.
Il Massimo 3/2011
canestro, una grande rivalità, ma questa
la racconterò un’altra volta.
• I PUNTI DI DEBOLEZZA? Ce ne saranno stati – già allora c’era il problema
delle rette che erano un po’ alte... – ma
quello principale era la mancanza assoluta di spazi per le attività sportive per le
quali, a differenza della altre Scuole
Cattoliche di Roma – DE MERODE, SAN
LEONE MAGNO, SAN GABRIELE per
citare quelle solo maschili che avevano
addirittura anche una piscina... – eravamo costretti ad andare in periferia a giocare: in casa si poteva fare solo la Pallacanestro nel grande cortile e anche
con qualche problema, specie quando
pioveva, per il fatto che il campo era in
lastroni di marmo anche con una serie
di oblo in ferro e vetro per illuminare il
sottostante cantinato.
Nel 1993, in vista dell’inaugurazione
del MUSEO che oggi è ospitato dal nostro Palazzo Massimo alle Terme,
Speciale 50°
cessero gli esami scritti, e quando sentì
dire che si sarebbero fatti in corridoio –
eravamo 60 ragazzi e non c’era un’aula
così grande – disse subito di no perché
voleva controllarci bene; e allora Lui
chiese al P. RINALDI – che era rigidissimo tanto che noi lo chiamavamo Gallinaccio – disse: ma avrete una Cappella? Certo, ne abbiamo 4 o 5 rispose il
RETTORE e così noi facemmo gli esami
nella grande Cappella quadrata delle
MEDIE, al I Piano, tutta parata in raso
rosso con l’altare spostato nell’angolo
destro. Noi in quegli anni di guerra avevamo studiato davvero – c’era poco altro da fare.. – per cui 7 di noi fecero la
versione dal greco in latino e non in italiano, una cosa che impressionò moltissimo il Presidente SAPEGNO che da
quel momento non ci creò alcun altro
problema. I guai invece li avemmo con il
Fratello del DE MERODE, un Istituto con
il quale esisteva, poi ma anche in Palla-
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Speciale 50°
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l’ASSOCIAZIONE EX ALUNNI MASSIMO – sotto la Presidenza di Sergio DE
LUCA – per non abbandonare del tutto
le proprie radici riuscì a convincere, invero con una certa fatica, le BELLE ARTI a mettere una targa che ricordasse a
tutti i visitatori che in quell’edificio erano
passate alcune generazioni di giovani.
La targa ora c’è nel lato sinistro salendo
la prima scala – noi avremmo preferito
quello destro, ma bisogna contentarsi,
no? – in un bellissimo latino scritto dal P.
A. FERRUA s.j. della UNIVERSITA’ GREGORIANA; la targa, con lo stemma del
leone rampante con il nostro motto
cunctando restituit, tradotta, dice: In
questo edificio sede dal 1879 al 1960
dell’Istituto Massimo Fondato con lungimirante pensiero e spirito ignaziano dal
padre MASSIMILIANO MASSIMO S.J.
formarono la loro mente e il loro spirito
generazioni di giovani. Gli Ex Alunni a ricordo e riconoscenza anno 1993
E che posso dire del MASSIMO all’EUR? L’ho frequentato subito da quando è stato inaugurato anche perché abitavo in Quartiere e perché il contatto
con i Padri era sempre troppo prezioso
per me, per la MESSA e certo per
l’ASSOEX.
E poi ho cominciato a frequentare
più assiduamente il MASSIMO negli 8
anni in cui hanno frequentato i miei Figli
Elena fino alla Maturità, il Liceo CLASSICO [agli inizi non c’era lo SCIENTIFICO]. Come mi sono trovato al nuovo
MASSIMO all’EUR? Sarei un ipocrita se
dicessi che ho ritrovato il MASSIMO dei
tempi miei che prima ho raccontato anche – e me ne accorgo ora, rileggendo,
mitizzandolo un po’ troppo – perché in
oltre 30 anni la stessa nostra vita è cambiata, in meglio e in peggio naturalmente, ma certo in maniera radicale; eppure
mi sono sentito sempre a casa mia anche perché ho apprezzato la assai partecipazione collettiva – del tutto maggiore rispetto ai tempi miei – dei Genitori alla Scuola con la costituzione dell’AGEM – ASSOCIAZIONE GENITORI
MASSIMO.
E al MASSIMO all’EUR si è affrontato
un problema in più, quello del grande
salto culturale conseguente alla giusta
apertura alle ragazze, certo non un’operazione semplice; e poi con la intelligente introduzione della Scuola MATERNA,
una novità assoluta da noi, come elemento di maggiore forza per i Corsi successivi. Ed altro problema nuovo è stato
– come ho già detto – la progressiva riduzione della presenza dei Padri Gesuiti i quali peraltro, nel tempo – non saprei
dire se ci sia voluto troppo tempo – hanno avuto l’intelligenza di lasciare maggiore spazio, anche a livello Direttivo, ai
Docenti laici alcuni dei quali, peraltro,
diventati assai bene interpreti dello spirito ignaziano.
E posso avventurarmi a evidenziare
le differenze fra i Due MASSIMO? Non è
per sfuggire alla domanda ma il confronto non è possibile, troppo mutato è il
contesto nel quale si sono mosse le due
realtà anche, e soprattutto, nel sociale.
Noi andavamo ai GORDIANI e sostenevamo la Lega MISSIONARIA STUDENTI; al Massimo all’EUR si è allargato
l’orizzonte all’estero con quanto fa Padre NEVOLA per i bambini di strada in
Romania; in Albania a sostegno alla
Scuola dei Gesuiti a SCUTARI alla quale l’ASSOEX dà ogni anno 2 borse di
studio; il Progetto India e molte altre ancora. Ed altri EX ALUNNI sono impegnati da oltre 20 anni nel MAGIS- Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo
sviluppo, ONLUS.
E non posso non concludere ricordando le bella iniziativa creata al MASSIMO all’EUR del PREMIO MASSIMO ad
Ex Alunni che si siano particolarmente
segnalati per avere portato la loro Massiminità nella Società Italiana.
Sono stato lunghissimo ma voglio
sottolineare con forza che il fatto che il
MASSIMO all’EUR sia ancora casa di
noi EX è stato confermato alla grande
da tutto quanto si è mosso quest’anno,
appunto con grande partecipazione di
Ex Alunni, attorno alle celebrazioni per
il 50enario dell’ISTITUTO all’EUR. Io
Il Massimo 3/2011
Vergine Santissima che decorasti
con il Tuo nome il nostro Istituto, e fin
dai giorni della sua nascita lo circondasti della più tenera protezione degnati, Te ne preghiamo, di renderlo
sempre più prospero e più utile alla
educazione dei giovani. Sentano i superiori, gli insegnanti e gli alunni che
Tu sei del nostro Istituto la Regina, la
Maestra e la Madre, e tutti aiutati dal
tuo fervore, procurino di rispecchiare in
se la luce di quella Sapienza di cui sei
la spel ndida Sede, e il candore di
quella purezza incomparabile per la
quale sei detta l’Immacolata.
Gita ad Antermoia: Montagna di neve in riva al lago.
Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
non c’ero al CINQUANTENARIO nel
1929 e non so cosa sia stato fatto. Ero
invece appena rientrato a pieno titolo
nella Scuola nel 1979 quando cadde il
I° CENTENARIO del MASSIMO con mia
figlia che frequentava la I^ Media. Ho
ritrovato la bella pubblicazione di circa
150 pagine, e voglio concludere con la
I° pagina nella quale, accanto alla foto
della MADONNINA BIANCA del MASSIMO c’era queste bella preghiera del
P. MASSARUTI S.I. semplice come
semplice e grande ad un tempo era
Lui:
17
1946. Venerdì 7 giugno Umberto II d'Italia sale sull'automobile nel cortile del Quirinale per recarsi a prendere
congedo da Sua Santità Pio
XII alla vigilia della pubblicazione del Referendum sulla
forma istituzionale - archivio
P. Piccirillo S.I.
Speciale 50°
L'Istituto Massimo prende parte
al Giubileo del 1950
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In posa intorno al busto di P. Massimo
nel cortile della sede storica
Momento teatrale del 1951
Gita Scout con P.Piccirillo S.I.
Il Massimo 3/2011
Del vecchio Massimo, quello tra la
stazione e piazza Esedra, ricordo poco
perché ci sono stato solo un anno, tra il
1959 e il sessanta. Però son ricordi molto belli. Facevo la quarta elementare e il
mio maestro si chiamava Cerquitella.
Era una persona straordinaria e un
grande insegnante.
Ricordo soprattutto quattro cose di
quel Massimo: tre belle e una brutta. Era
bellissima la cartoleria, dove si compravano penne e quaderni. Io non avevo un
soldo però risparmiavo sulla merenda e
ogni tanto riuscivo a comprarmi quelle
penne da sogno, le biro a quattro colori.
Poi era fantastico il cortiletto lungo lungo
e stretto, asfaltato, che confinava con via
Amendola. In realtà penso che fosse orrendo, però lì andavamo a fare i lupetti e
il “lupettismo” del Massimo è stato senz’altro il periodo e l’esperienza più bella
della mia vita. E infine ricordo i pullman,
che ti venivano a prendere a casa, e in
pullman si passava un’ora di divertimento
assoluto, e potevi anche copiare i compiti. L’autista si chiamava Alvaro.
La cosa brutta che ricordo è la pastasciutta che si mangiava nel refettorio.
Perché, purtroppo, il Massimo aveva un
doposcuola e i miei genitori volevano
che almeno due volte a settimana io facessi il doposcuola. Il sapore del sugo
della pastasciutta era atroce. Quando
tornavo a casa protestavo con mia madre e dicevo che aveva il sapore della
pomata per gli orecchioni. Lei rideva ma
non prendeva provvedimenti.
Nel settembre di quell’anno, mentre a
Roma erano in corso le Olimpiadi e Livio
Berruti vinceva l’oro sui duecento – ero
appena tornato dalla vacanze coi lupetti,
reparto Roma Quinto, a Vitorchiano - i
miei genitori mi portarono in visita alla
nuova scuola. All’Eur. Ricordo ancora le
sensazioni di emozione e di stupore che
provai. Il nuovo Massimo era il non plus
ultra della modernità. Penso che quel
Il Massimo 3/2011
giorno io per la prima volta capii cosa
fosse la modernità e iniziai ad amarla. Ricordo la palestra, l’idea della scuola formata da più edifici, la struttura piccola e
bassa delle elementari, dove ogni classe
aveva il giardinetto, le finestre scorrevoli,
come nei film americani, le veneziane, i
cassetti dove mettere i libri, ricordo il
campo di calcio e poi la cosa più grande
e affascinante: la Chiesa. Non l’ho mai
più vista, quella Chiesa in cemento armato, non so se davvero fosse bella –
credo di sì – ma per me è sempre stata la
più bella Chiesa che abbia mai visto. Oggi non sono credente e non vado a messa. Da quarant’anni. Però ho una nostalgia enorme delle messe di Natale, a
mezzanotte, alla Chiesa del Massimo.
Non sono credente ma tutti quelli che
mi conoscono dicono che mi porto appresso, indelebile, il segno dell’educazione cristiana. Credo che sia vero e credo
che sia il segno del Massimo soprattutto.
E infatti ho il ricordo di una educazione
superiore, modernissima, avanzata, che
mi aiutò a farmi incontrare, qualche anno
più tardi, in modo dolce e naturale con
don Milani e con il Sessantotto.
Devo fare due nomi, prima di concludere. I nomi di due giganti dell’educazione. Uno era Alfonso Caffè, professore alle medie, credo il miglior professore
di medie mai esistito al mondo. L’altro
era Zambo, così lo chiamavamo, era un
prete, circa quarantenne, che in realtà si
chiamava Padre Giulio Zannoni, era il
capo della Cidros (che non ricordo più
bene cosa fosse, ma era una bella cosa) e soprattutto era l’uomo che faceva
capire a tutti i ragazzi cosa fosse la solidarietà, la comunità, e anche – credo:
almeno io capii così – l’uguaglianza.
Cosa mi resta sopra ogni altra cosa
del Massimo? Penso che mi resti
l’anticonformismo.
Speciale 50°
Anni ’50
Piero Sansonetti
19
Speciale 50°
Foto di classe con l'allora studente Luigi Innocenzi dietro il P. Rettore Maizza S.I.
20
Concerto jazz presumibilmente alla fine
degli anni '50
Moltissime erano le rappresentazioni teatrali
degli studenti del vecchio Massimo
Pronti per la gita fuoriporta
Il Massimo 3/2011
Il segreto del «Massimo» è che non
soltanto istruisce, non soltanto educa,
ma si fa amare; il motivo del suo successo da più di ottant’anni è tutto qui:
conserva e possiede più di ogni altra
scuola in Roma i caratteri della famiglia.
Il «Massimo» è insomma una famiglia
più grande in cui i genitori o, se volete,
il padre, più che la sua autorità, paterna
potestas, delega il suo amore ai maestri,
ai professori, a quanti loro presiedono, a
quanti da essi dipendono, i quali tutti
tanto più agiscono sull’educazione dei
giovani, quanto più amano conservando
all’istituto i caratteri suoi distintivi.
Nella scuola del padre Massimo, come venne chiamato all’inizio il nostro
istituto, il preside non fu mai un capodivisione, né gli insegnanti capi-sezione:
gli allievi soprattutto non ebbero mai
l’impressione di essere un numero o di
trovarsi sperduti nelle grigie aule di un
comune casermone. A mantenere questo carattere intimo e familiare, a far nascere e trattenere in tutti, non solo negli
adolescenti, l’incanto di un calore domestico, contribuirono finora non poco
gli stessi edifici: nei primissimi anni
l’ultimo lembo della villa cinquecentesca di Sisto V, poi il palazzo principesco
che abbiamo lasciato con tanta nostalgia, costruito pietra su pietra con immenso amore dal padre Massimiliano
dei principi Massimo, il quale volle e
credette così di restituire alla gioventù
studiosa il celebre Collegio Romano,
fondato da Sant’Ignazio: cunctando restituit. Al Collegio Romano aveva trascorso tutta la sua giovinezza: alla
scuola del padre Secchi gli era germogliata in cuore la vocazione alla Compagnia di Gesù.
Il «Massimo» ebbe perciò il suo metodo, le sue tradizioni, oltre e malgrado i
programmi ufficiali; oltre le ore e i giorni
di scuola, ebbe la S. Messa quotidiana
cui tutti accorrevano, gli sport, gli svaghi, i soggiorni invernali ed estivi, le domeniche e le feste profumate di santi
pensieri; malgrado le sbandierate scoperte della nuova pedagogia, conservò
le gare, le sfide tra alunni, le piccole gerarchie interne della Congregazione e
del Ristretto, le innocenti, anche se sfarzose, premiazioni. Nel «Massimo» i rapporti cordiali tra maestri ed alunni cominciarono spesso prima ancora che
questi fossero alunni, quando piccini,
venendo ad accompagnare i fratelli più
grandi, conobbero e si fecero amico
questo o quello di cui sentivano continuamente parlare in casa: se si diradarono, non cessarono dopo lasciata la
scuola attraverso brevi ritorni, incontri
fuggevoli, lettere, saluti, ricordi: questi
rapporti tornarono molte volte quotidiani
Le rappresentazioni finivano spesso
in ovazione
Giornata Missionaria Mondiale.
Gruppo Pro Massimo
Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
Conosce il nostro segreto
21
dal giorno in cui gli antichi scolari, con
qualche triste esperienza in più e con
qualche capello in meno o incanutito, si
presentarono all’antica scuola per accompagnare i loro figli, affidandoli agli
stessi maestri, sotto gli sguardi della
stessa Madonna.
Speciale 50°
•••
22
Questo è il segreto del nostro vecchio istituto che il nuovo giovane rettore,
padre GIULIO CESARE FEDERICI, conosce per provvidenziali circostanze e
naturale disposizione d’animo.
Egli viene da Ferrara e precisamente
dalla Casa Giorgio Cini, munifico dono
del conte Vittorio Cini ai padri gesuiti, divenuta uno dei principali centri della vita culturale ferrarese. Dieci anni fa vi trovò una iniziativa di cultura religiosa, sorta da poco per impulso del padre Giandomenico Maddalena, nostro antico
alunno. Questi, serbandosi il settore giovanile fino al 1956 quando divenne superiore Provinciale, lasciò il settore culturale al padre Federici che, costituito
un Istituto di cultura, in dieci anni svolse
un lavoro intenso, illuminato e fecondo,
guadagnandosi una stima e un affetto
estesi in ampiezza e profondità. All’inizio di quest’anno era stato trasferito nello Scolasticato presso la chiesa del Gesù in Roma. Qui la Provvidenza che ha i
suoi disegni tanto diversi dai nostri, con
i suoi ultimi tocchi, lo andava preparando alla direzione dell’istituto Massimiliano Massimo nella nuova sede all’EUR, a
cui la fiducia dei Superiori lo ha chiamato. Lasciava intanto al padre Maurizio
Roberti di Castelvero, altro nostro antico
alunno, l’istituto ferrarese nel pieno del
suo vigore, «Casa Cini» di cui era da tre
anni superiore, il pulpito della cattedrale
dal quale diffuse tutti ì giorni festivi per
tanto tempo e con tanta efficacia la parola di Dio.
Ma questi non sono i soli legami che
uniscono il padre Giulio Cesare Federici
alla grande famiglia del «Massimo» in
seno alla quale è largamente conosciu-
to soprattutto perché, fratello di Ettore
(«Beccaccia») e di Pietro («Cepha»),
carissimi antichi alunni che con la loro
attività e con la loro vita onorano altamente il «Massimo», fu uno dei nostri
negli anni di guerra 1942-1945, quando
insegnò per tre anni nel nostro Istituto
attirandosi una stima e un affetto grandissimi da parte di tutti.
Nella nuova sede dell’istituto «Massimo» all’EUR, che costruita su progetto
di nostri ex-alunni, si distingue moltissimo da tutte le altre scuole in Roma padre Giulio Cesare Federici è il primo padre rettore. A lui, che per la sua straordinaria carica d’affetto ci ricorda molto
da vicino l’indimenticabile padre Massaruti, l’augurio più fervido che sia per
l’istituto un secondo padre Massimo.
P. Piccirillo S.I.
Sul vaso leggiamo "Ci congratuliamo
dei consolanti sviluppi raggiunti
da questa sezione adolescenti
della Crociata Eucaristica Italiana" Pio XII
Il Massimo 3/2011
Una classe del Ginnasio del 1957
Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
Basket - il 24 gennaio 1954 il Massimo batte la Lazio 52 a 28
Partita di Volley
23
Speciale 50°
Hockey - In azione Luca Apollonj Ghetti nel 1958
24
Judo - Fabrizio mette ippon l'avversario
Tabella all'ingresso del cantiere
del Massimo all'EUR
Il Massimo 3/2011
Trasferimento al
Quartiere Eur
8 dicembre 1960. Due immagini del trasferimento della Madonnina del Massimo
alla sede EUR
Il Massimo 3/2011
25
Speciale 50°
Sei momenti del nuovo Massimo in costruzione
26
Il Massimo 3/2011
1960-2009
Il padre Tata mi ha chiesto di esporre qualche pensiero sul periodo in cui
fui rettore al Massimo.
Lo faccio volentieri perché, delle
quattro fasi della mia vita di lavoro: Istituto Massimo, Provinciale, Radio Vaticana e Specola Vaticana, quella del Massimo è senza dubbio quella che ricordo
con maggiore simpatia e nostalgia.
Fin da quando entrai in noviziato, a
15 anni, al p. Mariotti, mio maestro dei
novizi, che mi aveva chiesto che cosa
mi sarebbe piaciuto fare da grande, dissi che mi piaceva la fisica. Fui quindi
molto contento e grato ai superiori
quando, come prima destinazione, mi
mandarono a fare il professore di fisica
al Massimo. Era il 1957 e con me fu destinato al Massimo anche il p. Millefiorini. Allora era rettore il padre Maizza.
Quei primi anni mi servirono per imparare a insegnare e a stabilire il giusto rapporto con gli alunni degli ultimi due anni
di liceo e con le loro famiglie.
Col passaggio al nuovo Massimo all’EUR nel 1960, le nuove aule di fisica e
di chimica con gli annessi laboratori, e i
nuovi e moderni apparecchi elettronici
acquistati per il laboratorio di fisica grazie alla generosità del p. Giorgi,
l’economo che aveva sorvegliato tutti i
lavori per la costruzione del nuovo Massimo, mi dettero una nuova carica, soprattutto per la possibilità di arricchire le
lezioni di fisica con nuovi e anche spettacolari esperimenti.
Il Massimo 3/2011
Dal ‘62 al ‘68 mi furono affidati gli incarichi di Rettore dell’Istituto e Preside
della scuola media. Per questa ragione
dovetti
ridurre
l’incarico
d’insegnamento e le ore che prima dedicavo al laboratorio per la preparazione degli esperimenti. Fu questo un sacrificio non piccolo, che però venne
compensato abbondantemente dalle
non minori soddisfazioni che mi venivano dai nuovi incarichi i quali mi obbligavano a dover trattare con un numero
molto più grande di persone, dai professori di tutte le scuole inferiori al ginnasio ai genitori degli alunni.
Infatti, dovermi occupare di ricevere
le visite dei genitori degli alunni, sia di
quelli nuovi da iscrivere, sia di quelli già
iscritti, dover trattare con gli insegnanti
sia in privato che nei consigli di classe,
ascoltare le loro proposte e le loro difficoltà e cercare insieme di risolvere i
problemi che si presentavano, fu per me
un’occasione notevole di crescita umana e spirituale.
Il ricordo più importante che mi porto dietro da quella esperienza è l’alta stima di cui era circondato l’Istituto: cosa
che constatavo sempre al momento delle iscrizioni. Quando facevo la domanda
ai genitori: perché volete iscrivere vostro
figlio a questa scuola? la risposta era
sempre: perché sappiamo che questa è
una scuola seria; e in molti casi veniva
aggiunto anche il motivo dell’educazione religiosa.
Speciale 50°
I miei ricordi di Rettore
al Massimo
1962-1968
27
Speciale 50°
28
Ricordo la meraviglia di molti, quasi
fosse uno scandalo, per il fatto che l’On.
Luigi Gui, ministro della Pubblica Istruzione, e alcuni deputati al Parlamento,
mandavano i loro figli al Massimo piuttosto che alla scuola statale. Così pure mi
è rimasta impressa la visita dell’On. Aldo Moro, allora Presidente del Consiglio
dei Ministri, che volle visitare il Massimo
durante le ore di scuola. Ricordo ancora
un gruppo di signori giapponesi che,
venuti per informarsi sui metodi educativi adottati in Italia, furono accompagnati al Massimo da funzionari del Ministero
della Pubblica Istruzione che, evidentemente, stimavano il nostro Istituto come
il migliore da mostrare agli stranieri.
Un’altra importante prova di stima del
Massimo era stata l’assegnazione della
medaglia d’oro da parte del Ministro
della Pubblica Istruzione Paolo Rossi al
p. Franco Rozzi, preside del Ginnasio e
Liceo.
Altre prove dell’alta stima di cui godeva il Massimo mi vennero dagli incontri con i genitori. Ricordo in particolare la
visita che mi fecero l’On. Bucciarelli
Ducci, allora Presidente della Camera
dei Deputati, e signora, che mi chiesero
di voler iscrivere un loro figlio alla terza
liceo. Erano gli anni prossimi al ‘68, e
siccome essi abitavano in un appartamento interno al palazzo del Parlamento, volevano che il figlio lasciasse il liceo
che si trovava anch’esso al centro di Roma, dove spesso si verificavano dimostrazioni di protesta, per poter studiare
in un ambiente più tranquillo e sereno.
Io obiettai che, tutto considerato, non mi
sembrava opportuno che il figlio, che
aveva seguito tutti i corsi in quel liceo,
cambiasse istituto proprio l’ultimo anno,
col pericolo di andare incontro a grosse
difficoltà di ambientamento nell’anno in
cui avrebbe dovuto affrontare l’esame di
maturità. Al termine della conversazione
i due mi sembrarono convinti e ci salutammo. Ma, dopo una settimana ritornarono e mi dissero che il discorso che io
avevo fatto li aveva ancora più convinti
sulla serietà del Massimo e perciò insi-
stettero sulla loro domanda. Io li sconsigliai ancora e li convinsi a non cambiare scuola al figlio.
Un altro fatto che mi commosse molto fu quello di una coppia di genitori che
mi disse: abbiamo due figli che devono
frequentare la scuola media. Poiché noi
non siamo credenti non li abbiamo fatti
battezzare, ma stabilimmo che avrebbero deciso loro quando sarebbero stati
più grandi. Ora essi desiderano di essere battezzati, perciò intendiamo mantenere l’impegno nel modo migliore per loro iscrivendoli in una scuola gestita da
religiosi. I due ragazzi furono accolti e
dopo qualche mese di preparazione li
battezzai in presenza dei loro compagni
di scuola.
La stima dei genitori degli alunni per
il Massimo la lessi un giorno anche su
un compito svolto da un alunno di III
media. Il tema era: Perché hai scelto di
frequentare il Massimo? La risposta cominciava più o meno così: I miei genitori mi hanno mandato al Massimo perché
qui i professori, essendo religiosi, non
hanno famiglia e quindi dedicano tutto il
loro tempo alla scuola, mentre i professori delle scuole statali non lo possono
fare dovendosi occupare anche della
famiglia.
L’opportunità di leggere questo tema
mi fu offerta in occasione di una ispezione della nostra scuola media disposta dal Ministero della Pubblica Istruzione. Tra le altre cose l’ispettore lesse alcuni dei temi svolti dagli alunni e, a riguardo del tema citato, mi fece notare di
essere rimasto sorpreso del fatto che il
professore (un gesuita) dell’alunno in
questione non avesse fatto nessuna
correzione a quella frase. Feci presente
all’ispettore che, in realtà, io non vedevo
cosa ci fosse da correggere; in fondo
l’alunno non aveva scritto che i professori della scuola statale fossero meno
bravi di quelli delle private.
Accanto ai bei ricordi ci sono anche
quelli meno lieti. Alcuni dispiaceri particolarmente dolorosi mi vennero in connessione con l’esercizio della mia funIl Massimo 3/2011
Il Massimo 3/2011
dare in un’altra scuola. La sua risposta fu
che la scelta di venire Massimo non era
stata sua ma dei suoi genitori. Non seppi
cosa rispondere, ma mi resi conto che il
problema c’era e non era di facile soluzione.
Un altro problema che cominciò a
farsi vivo negli ultimi anni del mio incarico fu quello della scuola mista. Ricordo
che se ne discuteva nelle riunioni dei
genitori e nella comunità dei gesuiti dove i pareri non erano affatto unanimi.
Come è noto, il problema fu risolto nei
primi anni del mio provincialato non senza sofferenza di alcuni membri della comunità religiosa.
Ritornando ai ricordi positivi mi preme concludere col ringraziare per tutto il
bene ricevuto, a cominciare dal personale addetto alla scuola elementare, allora diretta dalle Suore Orsoline di Verona, nonché dal corpo insegnante dell’intero istituto, insieme a tutta la comunità
dei padri e fratelli gesuiti, agli impiegati
di segreteria, bidelli, e domestici, con
un grazie particolare all’Associazione
degli ex alunni sia per l’aiuto che mi dette a quel tempo, sia per il premio Massimo che mi ha assegnato qualche anno
fa.
Tutto considerato, il ricordo che porto del mio tempo passato al Massimo, in
modo particolare degli anni in cui ebbi
la maggiore responsabilità di rettore e
preside della scuola media e delle elementari, è per me sempre molto consolante e positivo, e certamente più per
quello che ho ricevuto che per quello
che ho dato.
Ne ringrazio il Signore e l’Immacolata
patrona del Massimo, la cui immagine,
riprodotta in una statuetta d’argento donatami da una famiglia di ex alunni, mi
ha fatto e continua a farmi compagnia
sul mio tavolo di lavoro.
P. Maffeo S.I.
Speciale 50°
zione di Preside della scuola media.
Soffrii in modo particolare in tre occasioni: espulsione dall’Istituto di un alunno
per una grave mancanza di rispetto al
suo professore; bocciatura molto discussa di un alunno di ottima condotta;
sostituzione per un solo anno, per ragioni che sarebbe lungo spiegare, di un ottimo professore di religione gesuita con
un altro pure ottimo professore gesuita.
Un ricordo meno lieto, che mi accompagnò per tutto il tempo del mio rettorato, è legato all’ordine che ci venne
dato dal padre Trossarelli, delegato del
p. Generale per tutte le scuole dei gesuiti in Italia, della Santa Messa quotidiana obbligatoria per tutte le classi,
dalla scuola media al liceo. Fu un’obbedienza molto difficile e discussa, che
creò un notevole disagio sia agli alunni
che ai professori e alle famiglie.
A causa di questa nuova disposizione, ci fu chi cambiò scuola e in un caso
fui io stesso a consigliare una famiglia di
cambiare scuola al figlio. Si trattava di
un ragazzo che frequentava la scuola
media e che, a quanto mi risultava, in
casa respirava un’aria molto poco favorevole ad una educazione basata sui
principi della vita cristiana. Consigliai
perciò il padre di mettere il figlio in una
scuola pubblica se non voleva che finisse col portarsi dietro per tutta la vita
un’antipatia viscerale per i preti e per la
Chiesa. Non ricordo se, da parte di quel
padre, fu più grande la gratitudine o la
meraviglia per il consiglio che gli avevo
dato.
Un’esperienza che mi confermò questo tipo di disagio, che non era solo mio,
la ebbi al liceo: avendo assegnato un
compito in classe di religione che consisteva nel rispondere ad un certo numero
di domande, uno degli alunni mi consegnò carta bianca. Ingenuamente gli dissi
che se lui non accettava l’insegnamento
della religione avrebbe fatto bene ad an-
29
Speciale 50°
Le celebrazioni dell'8 dicembre 1960
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Il Massimo dall'alto
Ingresso dell'Istituto nel 1961
Panoramica esterna dell'entrata
Visuale dal basso dell'allora neonata
costruzione
Il Massimo 3/2011
Visuale dal basso del palazzo dei Padri
Visione dal tetto dell'Istituto negli anni '70
Il Massimo 3/2011
L'entrata dell'Istituto vista dal busto
di P. Massimo
Visuale del 1962
La struttura delle scuole elementari
negli anni '70
Speciale 50°
Visuale del complesso dalle vetrate dell'atrio
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L'Auditorium del Massimo
Speciale 50°
Il Massimo negli anni 80
Il Massimo sotto la nevicata del 1986
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Il Massimo 3/2011
Incontro con Giovanni XXIII
L'allora Ministro Rumor nel nostro Istituto per la giornata degli alberi del 18-4-1962
Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
7 luglio 1960 - Ultimo incontro degli Ex Alunni nel cortile dell'Istituto Massimo alle Terme.
A destra, di fianco al P. Rettore Maizza, il Senatore Mario Cingolani
33
L’adolescenza
negli anni ’70
piccola isola, una scuola dei Padri Gesuiti, l’Istituto Massimiliano Massimo.
Frequentare quella scuola, peraltro
già all’epoca non proprio alla portata di
tutti dato l’impegno economico che richiedeva, forse è vero, era un po’ voler
scappare dal confronto con quella realtà
difficile e questi sono forse i motivi per
cui noi massimini venivamo sempre appellati dagli studenti delle scuole pubbliche come figli di papà, come quelli che
pagavano e che quindi non avevamo bisogno di studiare per essere promossi.
Non ho mai capito se queste convinzioni fossero sincere o frutto del disagio
civile dell’epoca, di sicuro a volte gli at-
Speciale 50°
Non voglio iniziare con i soliti luoghi
comuni tanto cari ai nostri nonni, “eeh, ai
miei tempi era tutto diverso…!.”, ma io ho
vissuto la mia adolescenza negli anni
settanta ed era veramente tutto diverso.
La scuola, quella pubblica intendo, viveva momenti molto difficili e tra scioperi,
assemblee permanenti, comitati studenteschi ed affini, di tempo da dedicare allo
studio ne rimaneva ben poco.
Anche solo passeggiare in strada
non era poi così tranquillo, erano gli anni di piombo.
In questo scenario, magari a tinte più
fosche di quanto non fosse veramente,
nel mondo scolastico si scorgeva una
Visita di Aldo Moro in Istituto
34
Il Massimo 3/2011
tacchi scendevano anche a livello fisico
con scorribande all’interno della scuola,
magari malcelate dietro pesanti scherzi
carnevaleschi.
Certo io non posso che essere di
parte, sicuramente qualche figlio di papà c’era, ma credo che la realtà fosse
molto diversa.
Altro che promozioni facili, si doveva
studiare e anche tanto, le versioni di latino fioccavano come neve a Natale, le
interrogazioni erano severe e si andava
a scuola con quel sano rispetto nei confronti del corpo docente che, in alcuni
casi, sfociava addirittura in timore.
Non posso dimenticare l’altoparlante
piazzato sopra la cattedra che annunciava la parola del Padre Preside e tutti
noi che scattavamo in piedi.
Chi non era in grado di sopportare o
reggere il ritmo era invitato ad abbandonare, a cambiare scuola per evitare di
perdere quell’anno scolastico che da
fuori ci accusavano di comprare.
Il Massimo 3/2011
Ma il Massimo non era solo questo,
c’erano “I Ragazzi Nuovi”, con il campeggio estivo organizzato in una selvaggia
radura ai piedi della Maiella quando ci si
lavava con la gelida acqua dei ruscelli;
c’erano i ritiri spirituali a Villa Mondragone, con tante ore dedicate alla riflessione ma anche al gioco e alla socializzazione;
c’erano le vacanze studio in Inghilterra, primi timidi passi fuori dai nostri
confini;
c’erano i gruppi spontanei di ragazzi
che di settimana in settimana si davano
il turno dentro le roulotte gelide e senza
acqua per dare una mano ai paesi dell’Irpinia sconvolta dal terremoto;
c’era la disponibilità di un teatro per
cimentarsi nel ruolo di improbabili attori;
c’era lo sprone e la voglia di stare insieme in maniera sana.
Sono tutte queste esperienze che rimarranno per sempre indelebili nella
mia memoria, che hanno fortemente in-
Speciale 50°
Visita di P. Arrupe S.I. presso l'Istituto. Alla sua destra P. Maffeo S.I.
35
Speciale 50°
fluenzato la mia formazione, che mi hanno instillato il senso del dovere e del rispetto.
In quegli anni, inoltre, ho anche stretto quelle amicizie che, uniche, hanno attraversato la mia vita fino ad oggi.
Io non ho figli e non so com’è la
scuola oggi se non per sentito dire.
Non so più com’è l’Istituto Massimo,
36
com’è cambiato in questa epoca di internet e social networks, dove tutto è
virtuale, ma so che all’epoca dei Bignami era una grande scuola e che ringrazierò per sempre i miei genitori per
avermi concesso la possibilità di frequentarla.
Dario Mellini
P. Gesuiti 1964
Il Massimo 3/2011
Foto di classe del 1965
Unʼaltra immagine di Hochey al Massimo
Judo nel giugno 1965
Speciale 50°
La squadra di hockey nel settembre 1963
1966-67. Foto all'interno di un III classico
Il Massimo 3/2011
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Speciale 50°
Esibizione di scherma
Basket all'EUR nei primi '60
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Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
1963 - La formazione cestistica campione regionale
Formazione calcistica del Massimo
Il Massimo 3/2011
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Speciale 50°
Arrivano le ragazze
Sono entrata al Massimo dell’Eur in
prima media nel 1972: era il debutto
delle ‘femmine’ nella scuola dei Padri
Gesuiti. Sono uscita nell’81, con la maturità scientifica ed un imprinting che mi
ha reso quella che sono. Ma, nell’81,
questo non lo sapevo. Non ancora.
Il nostro Massimo era il Massimo di
Padre Millefiorini dove abbiamo studiato, fatto sport, discusso di ogni campo
del sapere e ci siamo addestrati alla vita. Era una scuola severa, ma soprattutto giusta. Seria ed intelligente, aperta e
fuori da tanti schemi. Quell’81 però decisi che il Massimo era l’inizio e che comunque era nel mondo che dovevo
confrontarmi. Con me stessa in primis e
poi con gli altri.
Con il Massimo il legame rimaneva
(abitavo all’Eur e restava l’amicizia con i
miei compagni di classe) ma privato e
non esposto. La mia scuola da una parte
e il mondo (quello dell’Università, del lavoro, della società…) dall’altra. Sono
passati gli anni, sono diventata una giornalista e ho girato l’Italia scoprendo che
la radice profonda di tanti aspetti della
mia identità nasceva proprio dai tempi
del Massimo. E questa bussola interiore
fatta di capacità e voglia di capire comunque l’altro insieme al rigore e al valore per la persona (oltre ogni stereotipo
I elementare nel 1970
40
Allenamento della formazione di calcio
del Massimo
sociale) e alla libertà intellettuale hanno
reso me quella che sono e diversa (spesso) rispetto agli altri. E quando vedevo
anche lo sconcerto dei miei interlocutori
di fronte al mio modo di essere e di fare
ho capito. Ho realizzato che questo bagaglio è fatto di strumenti intellettuali ma
soprattutto di saper essere in un certo
modo, è il vero e profondo insegnamento
della mia scuola. E la scelta di seguire
sempre l’uomo e non il suo contorno, la
realtà e non l’apparenza, la difficoltà e
non la via più facile, nasceva dai miei insegnanti, dal loro esempio e da quel
Massimo nel quale sono entrata nel ’72…
Sono stati quegli anni passati tra aule e giardini, tra lezioni e chitarre, a formarmi insieme ai miei compagni, tra i libri e tra tante altre cose… e allora ho
capito che dovevo ridare agli altri ciò
che avevo ricevuto. Da qui il mio impegno negli ex alunni. In Italia e anche nel
mondo. Nel cuore dell’Africa, a Buyumbura, in occasione del congresso mondiale, ho incontrato ex alunni di tutti i
continenti e ho capito che quello stesso
seme ha dato frutti simili ma diversi. Un
dono tanto più importante quello che
Il Massimo 3/2011
abbiamo ricevuto perché libero: nessuno ci ha chiesto nulla in cambio. Ma oggi credo, più di ieri, sia importante donare parte di noi, di quello che siamo,
per far sì che tutto questo possa continuare a crescere con noi, oltre di noi,
senza fine.
Natalia Encolpio
1976. Formazione del Massimo
Convegno di studio per il centenario 17-9-1979. Da sinistra il provveditore di Roma Dott.ssa
Lecaldano, dirigente generale Pubblica Istruzione Dott. Fazio, dirigente generale P.I. Dott. Nisi, l'ex alunno on. Abete, P. Giuseppe Giampietro S.I.
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Speciale 50°
La squadra del Massimo nella seconda
metà degli anni '70
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Speciale 50°
17-9-1979. Convegno di studio per il centenario
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4 maggio 1979. VIsita di Madre Teresa al Massimo
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Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
Incontro delegazione Massimo con Giovanni Paolo II
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La prima elementare del 1985
L'uscita da scuola. Metà anni '80
I campi da calcio verso la fine degli anni '80
Speciale 50°
Momento di ricreazione
Recita delle elementari nella prima metà degli anni '90
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Il Massimo 3/2011
Speciale 50°
8 Dicembre 1995 recita delle elementari
2004 - Saggio sportivo in Istituto
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Speciale 50°
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50° del Massimo all’Eur
7 dicembre 2010
Momenti della giornata 7 dicembre 2010
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Momenti della giornata 7 dicembre 2010
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Speciale 50°
Momenti della giornata 7 dicembre 2010
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Speciale 50°
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Speciale 50°
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Speciale 50°
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Il Massimo 3/2011
8 dicembre 2010
Omelia del Cardinal Vallini
Il seguente testo, in accordo con la segreteria del Cardinale, non è stato rivisto
dal Cardinale bensì è solo la trascrizione da noi effettuata dall’audio registrato durante la Celebrazione tenutasi nel nostro Istituto.
celebriamo la festa dell’Immacolata,
cioè di quel singolare privilegio concesso alla madre di Gesù di essere immune
fin dal concepimento da ogni macchia
di peccato. Certamente fu un dono fatto
alla madre di Cristo, il Figlio di Dio, che
però non dispensò lei dal corrispondervi liberamente con tutta la sua vita. La risposta libera di Maria ce la fa sentire vicina e modello di vita per noi. Se il libro
della Genesi, come abbiamo ascoltato
nella prima lettura - è la famosa pagina
della caduta dei progenitori -, ce la presenta Maria predestinata a resistere al
male, impersonato nel serpente, le parole sono state appena pronunciate: “Io
porrò inimicizia tra te e la donna ti
schiaccerà la testa” e dal racconto del
Vangelo, quello dell’Annunciazione appena proclamato dal diacono, che si dipana la vicenda umana e religiosa di
Maria.
San Luca nel brano evangelico ci
mostra Maria giovane donna decisa a ri-
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manere vergine e a consacrarsi a Dio.
Ad essa però arriva un messaggio, un
messaggio strano, imprevedibile, attraverso l’angelo Gabriele, che le reca una
proposta: “Ti saluto, o Maria, piena di
grazia, tu hai incontrato il favore di Dio”,
vale a dire: tu sei chiamata a diventare
madre del Figlio dell’Altissimo, dice il testo. Qual è stata la reazione di Maria?
L’evangelista ci dice che rimase turbata,
profondamente turbata. Non capiva che
cosa vuol dire per una vergine diventare madre, madre di un figlio che non è
un figlio qualunque è il Figlio di Dio. Maria non capisce e si domanda: “come è
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Carissimi fratelli e sorelle,
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possibile?” “Io ho deciso un altro genere di vita”. Le arriva una parola molto importante che costituisce a mio parere
uno delle grandi parole che attraversano tutta la rivelazione biblica. È un verbo: “Non temere, perché lo spirito Santo
ti avvolgerà e colui che nascerà da te
sarà Santo e chiamato Figlio di Dio”.
Comprese Maria? Non comprese.
Ascoltò. Lo comprenderà pian piano
quando avvertirà nel suo grembo la nascita di una vita, quando la vedrà, questa vita, sulla paglia della grotta di Betlemme. Le sarà più chiaro quando presenterà il bambino al Tempio e si sentirà dire dal vecchio Simeone: “Questo
bambino sarà segno di contraddizione
e a te una spada trafiggerà l’anima.
Poi ci saranno i mesi e gli anni lunghi
della vita nascosta di Nazareth.
Poi ci sarà la vita pubblica di Gesù.
Io penso che lo capì profondamente solo sotto la croce, quando comprese di
essere coinvolta totalmente in quel mistero grande che riguardava la salvezza
dell’umanità. Ma quel giorno Maria non
capì, si fidò, credette e rispose: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga
in me quello che hai detto”.
In Maria, la donna libera e credente,
si adempiono quelle promesse che in
Gesù Cristo, come ci ha ricordato San
Paolo nella seconda lettura, la lettera
agli Efesini, in Gesù Cristo siamo predestinati a essere anche noi suoi figli, figli
di Dio, per essere santi e immacolati
nell’amore. Quale messaggio allora noi
possiamo raccogliere da questi testi e
soprattutto dalla vicenda di Maria? Io
credo così: anche noi, come Maria, dinanzi a tante vicende misteriose, imprevedibili e molte volte indesiderate, ci domandiamo: perché?. Pensiamo ad
un’ingiustizia subita, pensiamo ad una
diagnosi infausta, ad un insuccesso, a
un tradimento. “Perché? Perché proprio
a me?” “Perché mi succede questo?
Che male ho fatto? Perché non posso
fare quello che voglio? Perché?”. Credo
che tutti noi ne abbiamo fatto
l’esperienza non una sola volta. Anche a
noi, dico, se nella fede siamo cercatori
di verità, ci giunge una parola: “non temere, non temere, fidati di Dio, rimani
retto, non fare del male a nessuno, anzi
fa’ il bene, perdona”.
Cari fratelli e sorelle, è facile questo
incarnare, vivere, assumere questa parola di Dio? È facile? Assolutamente no,
anche perché le diverse seduzioni penso a quelle tre fondamentali che poi
le ritroviamo nel Vangelo allorché Gesù
stesso è tentato, la seduzione del potere, la seduzione del successo, la seduzione del danaro, sono sempre in agguato e per tutti. Proprio dinanzi alle
grandi domande della vita io penso si
misura la nostra fede cristiana. Ed essere cristiani oggi non è facile, anzi in certi ambienti dichiararsi cristiani esige coraggio, molto coraggio, e tanta coerenza di vita. Maria ci insegna che la luce
della fede viene dalla parola di Dio
ascoltata, pensata, meditata, pregata,
viene dalla volontà di metterci davanti a
Lui nella verità della nostra coscienza e
di lasciarci illuminare, magari in un travaglio che dura lungamente, in un diIl Massimo 3/2011
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scernimento non facile, fatto di spinte e
di ritardi, perché come Maria anche noi
possiamo, tappa dopo tappa, situazione dopo situazione, poter dire con la
grazia di Dio e non per le nostre sole
umane capacità: “Eccomi, si faccia di
me quello che il Signore ha previsto, ha
stabilito, desidera, convinto che solo
nella comunione con Dio ha senso la
mia vita.
Cari fratelli, io credo che qui stia uno
dei punti critici della vita di tutti noi e anche delle nuove generazioni, dei nostri
ragazzi. Viviamo in una società che i sociologi chiamano liquida, cioè in continuo adattamento, nella quale si dice
contano solo le emozioni forti, sempre
cangianti e dunque non più i valori così
che si ha paura di prendere decisioni
stabili e definitive per la vita. Ma questa
cultura, lo sappiamo, genera tante volte
inquietudine, smarrimento, in un mondo
in cui si può essere anche sazi e disperati. La vita di fede umile, semplice, nascosta, coltivata con intelligenza, illuminata dalla parola di Dio, fortificata dalla
grazia dei sacramenti, genera pace in-
teriore, armonia, è capace di favorire in
noi quel processo molto complesso ma
molto importante che io chiamo la reductio ad unum cioè la capacità di fare
armonia nella propria vita tra ciò che
siamo e ciò che appariamo; ed essere
così uomini riconciliati innanzitutto con
noi stessi e capaci di bene per noi e per
gli altri.
Proprio in questa linea che scaturisce dalla parola di Dio ed ha Maria come grande modello, da non vedere lì
nelle luci dell’Immacolata lontana - stasera la vedremo a Piazza di Spagna -,
quasi che non ci appartiene perché Maria appartiene un altro mondo; no, Maria
appartiene al nostro mondo, ha avuto le
sue esperienze difficili, i suoi turbamenti, ha scelto ha creduto, si è fidata ed è
stata la madre del Redentore.
Proprio in questa tradizione formativa dell’uomo integrale, potremmo dire,
si colloca la missione educativa, se ho
ben capito, del Collegio Massimo. Il padre Pedro Arrupe, Preposito Generale
della Compagnia di Gesù negli anni del
rinnovamento seguiti al Concilio Vaticano II, affermava in un famoso discorso
che: “obiettivo primario della nostra
azione educativa è quello di formare uomini e donne che vivano non per sé ma
per Dio e per Cristo, l’uomo-dio morto e
risorto, per tutto il mondo e di formare
uomini e donne per gli altri, incapaci di
concepire l’amore di Dio, che non includa l’amore per l’ultimo dei loro fratelli.
Un amore efficace che abbia come primo postulato la giustizia, unica garanzia
che il nostro amore per Dio non sia una
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farsa”. Parole forti, ma mi pare ancora
attualissime.
In questi cinquant’anni, abbiamo
ascoltato dal padre Rettore, che la storia
del collegio Massimo è centenaria, ma
che in questa sede alle EUR celebra il
giubileo, cinquant’anni, ebbene in questi
cinquant’anni il collegio Massimo con
l’attenzione ai mutamenti sociali e culturali ha cercato di offrire ai suoi allievi un
cammino formativo che integrasse
l’educazione umana e cristiana ad una
solida formazione culturale. Obiettivo
convinto e radicato nella tradizione pedagogica ignaziana, bene espresso da
quel testo posto sul frontespizio della locandina delle celebrazioni del cinquantenario. Mi permetto ricordarle: ricercare
il rigore intellettuale unitamente all’innovazione, aprire il cuore alle nuove frontiere, basare l’educazione sulla centralità
della persona, tutto ciò costituisce il nostro modo di procedere nel solco della
pedagogia di Sant’Ignazio. E penso che
ne è testimonianza la schiera di alunni divenuti illustri personalità nei diversi campi del sapere e della vita sociale, e molti
siete qui oggi che qui potete credo testimoniarlo. E alcuni lo hanno detto, hanno
vissuto giorno dopo giorno quei valori
evangelici, umani e culturali che li hanno
fatti, costruiti, uomini e donne coscienziosi, competenti, compassionevoli, testimoni di una fede vissuta nella giustizia e
nel servizio. E noi siamo molto lieti di tutto questo.
Allora a che cosa nella preghiera e in
quest’eucaristia desideriamo chiedere
al Signore perché sia un corale inno di
ringraziamento e di invocazione? Credo
innanzitutto benedire, chiedere al Signore di sostenere i Padri della Compagnia di Gesù, perché possano proseguire con rinnovato impegno ed entusiasmo il loro ministero educativo, ottenendo da Dio anche nuove vocazioni.
Chiediamo al Signore, poi, di illuminare
con la sua grazia l’intera comunità educante, qui c’è una gran numero di educatori, di questo prestigioso Istituto che
abbiano la gioia di dividere e condividere con i Padri Gesuiti i frutti del loro lavoro pedagogico. Chiediamo al Signore
poi soprattutto, credo siamo tutti
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d’accordo di chiedere al Signore di donare ai ragazzi, ai giovani, agli allievi di
oggi la luce e la gioia di scoprire il disegno di Dio sulla loro vita perché solo lì ci
sarà realizzazione e gioia, e di assecondarlo generosamente. Accecato da
questa luce che mi è davanti, io non riesco a vedere voi, cari giovani, dove
siete ma vi immagino presenti, e allora
permettete che io vi dica: abbiate il coraggio di non abbassare il livello né dei
vostri sogni né dei vostri ideali più alti;
impegnatevi nello studio e nella formazione delle vostre persone; voi siete importanti. Sfruttate appieno le opportuni-
tà che vi vengono offerte e ricordatevi
che come Maria, la mamma del cielo,
non fuggite il turbamento della ricerca
del vero, del bene e del bello. Seguite i
camini spirituali che sono a vostra disposizione. Il Signore vi farà sentire misteriosamente ma realmente la confortante parola “non temere, vai avanti, sii
fedele”. Lo Spirito Santo darà anche a
te, a voi giovani, la sua luce e sua forza.
Infine chiediamo al Signore di benedire e conservare nella sua grazia voi
genitori la cui missione sembra diventi
sempre più complessa. Cooperate e accogliete la cooperazione della comunità
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Infine che tutti noi possiamo essere
sempre persone coerenti e coraggiose
nel vivere e testimoniare la fede. C’è
un’espressione in un testo famoso del
Concilio Vaticano II, nella Costituzione
Gaudium et spes, che dice così: “Chi
segue Cristo, uomo perfetto, diventa
pienamente uomo”. Possa essere così
di tutti noi per l’intercessione della vergine Maria, madre di Cristo e madre nostra. Così sia.
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educante per il bene vero dei vostri figlioli.
E anche chiediamo di pregare il Signore per voi ex alunni, che del Massimo possiate conservare non soltanto un
felice ricordo di anni lontani ma la linfa
spirituale di una vita buona, secondo il
Vangelo, nelle vicissitudini non facili del
nostro tempo e che lì possiate testimoniare quei valori nei quali avete creduto
fin da ragazzo e che il Signore vi ha
conservato.
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Discorso del Sindaco
Dopo questa bellissima cerimonia sono qui per testimoniare la vicinanza di
Roma a questo importantissimo pezzo
educativo della nostra vita di comunità
[testo incerto per difetto di registrazione].
Eminenza e cari alunni e docenti i
autorevolissimi ex alunni, io voglio sottolineare soltanto questo: noi oggi siamo
di fronte a quella che viene percepita
come la grande sfida educativa dei nostri tempi, che è una sfida che si riesce
a vincere solo se ci sono valori forti, tradizioni importanti, grandi punti di riferimento su cui appoggiare l’esperienza
educativa. E non è un caso che tutte le
più grandi istituzioni scolastiche educative del mondo sono quelle che hanno
più antiche e più solide tradizioni.
Ecco perché l’Istituto Massimo con la
sua antica tradizione, con la sua impostazione e la sua validità dal punto di vista
della pedagogia, è ancora oggi e soprattutto oggi un grande punto di riferimento
per la continuità generazionale e la grande sfida educativa, che dobbiamo dare a
tutti i giovani. Ho visto quelle che sono le
innovazioni, le sperimentazioni che oggi
si stanno provando: e sono sperimentazioni all’avanguardia. Questo dimostra
che avere una fede, avere una tradizione,
avere un riferimento, avere dei valori non
chiude al mondo ma dà dei punti di riferimento. Quando ci si confronta col mondo
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bisogna avere un punto di riferimento e
questo riferimento solido ci viene dato
dalla tradizione, ed è la tradizione il punto di partenza per accettare la sfida, di innovare, di cambiare, di inventare nuove
soluzioni.
Io voglio dire a tutti gli educatori, a
tutti gli studenti, che oggi sono impegnati qua, che ci aspettiamo molto da
loro, ci aspettiamo la costruzione di
una nuova classe dirigente, capace di
esprimere valori di eccellenza e, in base a questi valori di eccellenza, riuscire a fare un grande atto di dono nei
confronti della comunità. Abbiamo bisogno di persone formate, consapevoli, responsabili, radicate nei valori, perché solo queste persone possono guidare tutta la comunità verso nuovi
obiettivi di sviluppo, di benessere, di
consapevolezza diffusa.
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Roma, 8 dicembre 2010
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Il grande valore delle persone può diventare un atto di dono, deve diventare
un atto di dono, nei confronti del prossimo
e di tutti quanti abbiamo di fronte. Ecco
perché la città di Roma si inchina e onora
l’Istituto Massimo in questa importantissima celebrazione ed è sicura che come è
avvenuto in tutti questi anni anche per il
futuro l’Istituto Massimo sarà una luce all’interno della nostra città. Grazie.
Alla consegna della medaglia commemorativa:
Voglio consegnare al Padre e, attraverso il Padre, a tutto l’Istituto Massimo
questo riconoscimento, proprio per testimoniare quanto Roma Capitale è vicina a questo Istituto e conta veramente
sulla vostra opera.
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Concerto della sera
dell’8 dicembre 2010
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Il cinquantesimo anniversario della
sede dell’EUR è stato celebrato dall’Istituto Massimo con una cerimonia solenne nel corso della Festa dell’Immacolata dell’8 dicembre 2010.
Questo anniversario, una tappa storica nella vita dell’istituto che affonda le
sue radici nello stesso Collegio Romano
fondato da S. Ignazio nel 1551, ha interrogato la comunità degli antichi alunni
dell’Istituto circa la storia e la tradizione
della nostra scuola ma anche sulla loro
identità e sulle responsabilità, sui ruoli e
sulle prospettive di impegno alle quali gli
ex alunni sono chiamati nella loro dimensione personale ed in quella associativa.
Il Progetto pedagogico della Compagnia di Gesù nei propri Collegi ed il
“modo di procedere” dei Gesuiti, ed in
particolare dei Gesuiti italiani, sono riportati in diversi documenti che consentono di delineare l’attualizzazione nel
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contesto storico dell’Italia di oggi della
missione apostolica della Compagnia
nelle scuole.
Gli ex alunni costituiscono in qualche
modo, con la loro vita, le esperienze
professionali, personali e familiari, le loro competenze, la loro iniziativa, la loro
partecipazione alla vita ecclesiale, il
frutto di tale lavoro apostolico. Da ciò
deriva non solo la gratitudine degli ex
alunni per la cura personale che è stata
dedicata loro dai Padri negli anni giovanili della formazione nella scuola, ma
anche la grande responsabilità che grava su chi ha molto ricevuto ed è chiamato a testimoniare e ad impegnarsi di
conseguenza.
Nel corso di una convention promossa dall’Associazione Ex Alunni del Massimo il 21 ottobre 2011 sono stati dibattuti, con relazioni di Giuseppe De Rita e
del direttore della Civiltà Cattolica P. An-
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Gli ex alunni del Massimo:
identità e prospettive
di impegno
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Anche nella differenza delle sensibilità e nella varietà delle opinioni, si possono però individuare con chiarezza almeno quattro elementi che caratterizzano l’identità degli ex alunni della Compagnia, o meglio le caratteristiche della
loro partecipazione alla vita sociale e
professionale nel contesto nel quale vivono ed operano.
Il primo elemento è la competenza,
non solo intesa come un approccio metodologico improntato ad una visione
meritocratica nei rapporti di lavoro, ma
anche, e più semplicemente, come una
serietà di condotta ed una attenzione alla propria specifica preparazione in tutti
i contesti nei quali l’ex alunno si trova
impegnato. Un elemento che dunque riguarda tutti gli ex alunni, da quelli, e sono la stragrande maggioranza, impegnati in normali attività fino ad alcuni,
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tonio Spadaro SI, i temi dell’identità, dei
ruoli, del servizio ai quali sono chiamati
gli ex alunni nell’attuale contesto italiano
ed europeo. L’incontro si è svolto in concomitanza con la riunione della Federazione Europea delle Associazioni degli
ex alunni dei collegi della Compagnia in
Europa ed ha visto, tra gli altri, gli interventi di Giancarlo Abete, Pietro Adonnino, Mauro Cutrufo, Paolo Cuccia, P. L.
Innocenzi SI ed i saluti del Padre V. De
Nora SI, delegato dei Collegi per la Provincia d’Italia ed il P. F. De Luccia SI che
ha illustrato lo sviluppo delle iniziative
nel collegio di Scutari, Albania.
Il tema dell’identità si è rivelato centrale ed in questa importante occasione celebrativa del cinquantesimo del Massimo
all’EUR, è opportuno concentrare la nostra attenzione su questo aspetto. Abbiamo parlato più volte di un “imprinting”
particolare degli ex alunni ricevuto dalla
formazione nelle scuole dei gesuiti. Esiste
una identità propria degli ex alunni dei
collegi della Compagnia? Gli ex alunni
del Massimo ne riescono a identificarne i
caratteri sulla base della loro esperienza
e della loro vita? Domande difficili, alle
quali, sono sicuro, non vi è una sola risposta e, tra le diverse risposte, sicuramente vi possono essere accenti diversi.
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spetto per la diversità e della capacità
di creare le condizioni per un dialogo.
La scoperta della diversità assume la
dimensione dell’arricchimento e del valore. E’ una diversità di culture, di religioni, di credi politici ed il dialogo che
ne consegue si sviluppa a fronte di una
propria identità costruita sui valori e sulle esperienze. Ma la tolleranza e
l’interesse per il dialogo diventano a loro volta costitutivi dell’identità, come un
particolare modo di procedere nelle più
diverse esperienze quotidiane.
Vi è poi la dimensione etica, il riconoscimento che è necessario operare
nella dimensione della ricerca del bene
comune e non di una affermazione individuale, o meglio che le prospettive di
successo individuale trovano senso proprio nella costruzione di una società più
giusta e solidale. In questa prospettiva
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meno numerosi ma forse più noti, che ricoprono responsabilità maggiori.
Il secondo elemento è la capacità di
avere uno sguardo attento e profondo al
mondo ed al contesto più specifico con
il quale ci si confronta. Tipicamente l’ex
alunno formato ad una scuola della
Compagnia è in grado di proiettare questo sguardo nel tempo e nello spazio,
nel prefigurare gli scenari futuri e nel
considerare, ed oggi non si può fare a
meno di farlo nel mondo globalizzato, le
realtà più lontane. Uno sguardo capace
però di vedere con occhi attenti anche
quello che succede nel contesto più vicino, a quanto succede alle persone più
vicine e prossime, a quante si trovano
nel bisogno. Uno sguardo volto verso gli
altri piuttosto che verso di sé.
Un ulteriore elemento è la tolleranza,
nel senso del riconoscimento e del ri-
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rapporti con gli insegnanti, con i Padri.
Ognuno ha un bagaglio ricco di momenti belli ma anche di passaggi difficili, duri, conflittuali vissuti in quegli edifici, nelle aule come in quei campi sportivi, nell’atrio come nella Cappella. Questo bagaglio è il vero collante della nostra identità e si proietta ogni giorno sul
nostro presente e, al di là della bellezza
dei momenti del ricordo, trova la sua vera dimensione nella prospettiva del futuro. Un futuro che ci deve vedere impegnati, con la consapevolezza dei nostri
limiti, in una vita dedicata agli altri.
Paolo Gaudenzi,
Presidente dell’Associazione Ex
Alunni dell’Istituto M. Massimo
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etica gli ex alunni riconoscono la prospettiva ardua di una vita condotta secondo lo spirito evangelico, ma non
mancano di riconoscere tutti gli elementi comuni e cari a tutti gli uomini che si
impegnano per un mondo migliore.
Questi brevi cenni alle radici della
nostra identità di ex alunni ne esauriscono la definizione? Sicuramente no.
Una identità si costruisce nella storia e
nell’esperienza, nel vissuto di ogni persona, giorno per giorno. Così la celebrazione dei cinquanta anni di Istituto
Massimo all’EUR si arricchisce dei contorni di un momento importante di memoria. Ogni ex alunno conserva nel suo
intimo gli elementi che fanno parte della
propria esperienza del periodo della
scuola, delle amicizie soprattutto, dei
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“Il Massimo” oggi
La rivista “Il Massimo” è la voce del
nostro Istituto. Non soltanto articoli,
scritti e documenti che riescano a descrivere la nostra realtà scolastica all’esterno: “Il Massimo” è la voce degli
alunni, dei Padri Gesuiti, dei professori, del personale non docente, degli ex
alunni, degli amici del Massimo e, più
in generale, dei Massimini - cioè tutti
coloro che hanno avuto il piacere di
frequentare l’Istituto. La sua funzione è
oggi ad un momento di svolta: salutando con riconoscenza e stima Padre Domenico Ronchitelli S.I., curatore di questa rivista per due decenni, sfoglio con
nostalgia le vecchie copie che nel tempo hanno fotografato la nostra realtà.
Affiorano, da pagine di un intenso odor
di tempi andati, volti, sorrisi, occhi brilIl Massimo 3/2011
lanti di generazioni passate al Massimo.
L’obiettivo che la tradizione ci pone
dinanzi è riuscire a continuare con efficacia a portare avanti la nostra testimonianza dell’oggi, fedeli alla storia del nostro Istituto e della Compagnia di Gesù.
Un compito non proprio semplice per
me, curatore di questa rivista, e per tutti i Massimini in giro per il mondo.
E oggi, che la comunicazione avviene principalmente tramite canali virtuali
o telematici, in cui la cura dell’immagine
e della fotografia assumono ruolo centrale, “Il Massimo” ha necessità di andare incontro alle esigenze che la società
- di cui è parte anche il nostro Massimiliano Massimo - esplica giorno dopo
giorno.
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to glielo impediscono» (dal Principio e
Fondamento).
Un passo di notevole importanza: riuscire a sfruttare i nuovi mezzi tecnologici come completamento delle spiegazioni “tradizionali”.
Ma a guardare bene negli occhi dei
nostri studenti si riconosce con facilità il
furore del vivere e dell’apprendere che ha
sempre contraddistinto - dai tempi del
Massimo alle Terme - i nostri allievi, anche
prima dell’avvento del Web. E da ex alunno riconosco parte del mio passato nel loro presente, con la certezza che il loro futuro sarà inevitabilmente legato al Massimo e all’Associazione Ex Alunni che tanti
di noi continua a riunire ogni anno.
La formazione dei nostri studenti si
può dire completa, oltre che da un punto di vista didattico, anche, e soprattutto, da quello spirituale. I valori cristiani
riescono ad educare più di molte esperienze di vita e, anche in assenza del
dono della fede, lo studente del Massimo si riconosce per gli alti principi etici,
per il rispetto del lavoro altrui e per
l’impegno nel sociale. I Massimini, mi
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Ora il nostro Istituto è composto da
cinque plessi scolastici, accogliendo con
l’abbraccio della pedagogia ignaziana,
studenti dai quattro ai diciannove anni.
L’installazione delle lavagne multimediali
(LIM) in tutte le nostre aule è un modo di
rapportarci, didatticamente e socialmente, con le nuove generazioni, nate con tastiera e mouse in mano: entrare nel mondo dei nostri ragazzi, virtualizzato e a volte pericolosamente alienante, utilizzando
il loro linguaggio quotidiano e dialogare
con loro in modo costruttivo. Mostrare e
spiegare loro, attraverso lo sterminato
mondo della Rete, la storia, la filosofia, la
matematica e la letteratura è soltanto
l’attualizzazione di ciò che Ignazio di Loyola professava secoli fa:
«L’uomo è stato creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e,
mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo
aiutino a conseguire il fine per cui è
creato. Ne segue che l’uomo tanto deve
usare di esse, quando lo aiutano per il
suo fine, e tanto deve liberarsene, quan-
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quantesimo anno del nostro trasferimento
in Sede EUR, l’obiettivo di essere la voce
non solo degli studenti, che si dovranno
appropriare di queste pagine per dar voce alle loro eccellenze, ma di tutti gli amici e affezionati al Massimo, non solo Istituto ma Istituzione radicata nella città.
E in questi giorni, rivedendo le immagini e i servizi giornalistici dedicati alle Celebrazioni dello scorso 8 dicembre,
mi rendo conto con forza che il Massimo
è, oltre ad essere polo culturale e di aggregazione giovanile, la casa di tutti coloro che ci hanno passato anche solo un
anno scolastico al suo interno. E “Il Massimo” è la voce che deve, e dovrà, raccontare il nostro mondo, di noi compagni di percorso, divenendo parte integrante del processo di aggregazione
che l’Istituto Massimo mette a disposizione dei suoi studenti e dei suoi ex
alunni. Questo numero quasi esclusivamente fotografico è il regalo che l’Istituto
dona a tutti noi: un tuffo nel passato e,
quindi, un salto nel futuro.
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disse una volta Donato Padalino (ex
Preside del Liceo Classico), si riconoscono alla prima occhiata: è l’equilibrio
interiore che raggiungono a renderli così affezionati alla vita. E’ una delle grandi verità che trovano conferma ai miei
occhi, non più di studente, ma di interno
dell’Istituto Massimo. Girando per i corridoi i sorrisi sono identici a quelli che
vedevo anni fa negli stessi luoghi; le
speranze, i malesseri dell’adolescenza
e i giochi dei bambini vengono affrontati con lo stesso piglio che io, e chi prima
di me, tenacemente abbiamo utilizzato.
Ora questa rivista si pone, nel primo
anniversario delle celebrazioni del Cin-
Edoardo Iervolino
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I nuovi campi sportivi
Le notizie comunicate all'Istituto in questi mesi saranno pubblicate
nel prossimo numero della rivista (1/2012). Grazie.
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