ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI Ho

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ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI Ho
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
Ho[[[
ANNO XCIV
N 19
1 OTTOBRE 1970
Spediz. in abbon . post. - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina
Il Congresso Mondiale Exallievi di Don Bosco
Evangelizzazione e sviluppo nel 'attività missionaria
Queste le Filippine che aspettano il Papa
Un camminare nuovo su una strada antica
A quarant'anni si revisiona il motore
Educhiamo come Don Bosco : fatevi obbedire davanti al televisore
La Casa della Giovane "Giovanni XXIII" a Piacenza
Brasile: 139 salesiani nel Nord-Est
Hanno lavorato forte e con responsabilità
In Giappone la parabola del lievito
Gli indi Quekchl sul sentiero della fede perduta
18 OTTOBRE : GIORNATA
MISSIONARIA MONDIALE
La causa missionaria è cosi vitale
per la Chiesa e cosa importante per
il mondo, che ci obbliga a intervenire in questa ricorrenza con tutta
la forza della nostra voce» .
(Paolo VI nel Messaggio per la Giornata
Missionaria Mondiale) .
«FILIPPINO, PAPALINO!» • «La visita di Paolo VI segnerà una data storica nella vita religiosa delle Filippine . Tutti i Filippini aspettano l'arrivo del
Papa, ma nell'attesa sono in prima fila i Cooperatori Salesiani, che in un recente loro convegno (vedi foto hanno rinnovato la loro promessa di fedeltà
al Papa, espressa in questo applauditissimo slogan: «Filippino, papalino! » .
Il Congresso
Exailievi
mondiale
di Don Basco
Mentre il Bollettino va in macchina si svolge - a Torino dal 17 al 20 settembre
• a Roma dal 2 r al 23 - il Congresso Mondiale Exallievi di Don Bosco, indetto
per celebrare il Centenario della prima organizzazione degli Exallievi Salesiani .
Al Congresso partecipano i rappresentanti di 6o Nazioni . Ad essi il Bollettino porge
il benvenuto al centro dell'Opera Salesiana e nella ospitale città di Torino : qui ogni
Exallievo si sente figlio e cittadino, perché di qui trassero origine i princìpi della sua
formazione spirituale e civile .
Il significato del Congresso, che corona cento anni di storia ricca di benefiche realizzazioni, è espresso dal numero dei partecipanti e dalle Nazioni rappresentate : è un
fatto grandioso che rivela l'universalità del Movimento Exallievi di Don Bosco .
Ma altri più eminenti motivi caratterizzano il Congresso .
Gli Exallievi Salesiani, mentre ripetono a cento anni di distanza la loro riconoscenza
• il loro amore a Don Bosco, riconfermano la loro fedeltà agli insegnamenti ricevuti
• il proposito di attuarli con coerenza nella vita, uniti alla Famiglia Salesiana e partecipi della sua missione ecclesiale e sociale .
Il Congresso prova la validità di una educazione che, ispirata ai valori del Cristianesimo e aperta a tutte le esigenze umane dei giovani, ne ha conquistato la simpatia
• la fiducia e ha dimostrato la sua efficacia presso ogni civiltà .
L'incontro di uomini che provengono da tutte le Nazioni del mondo e si trovano unanimi attorno a ideali religiosi, morali, sociali e culturali, dimostra il ruolo che può
svolgere per l'unità spirituale dei popoli il movimento Exallievi di una Istituzione
religiosa .
Il fatto poi che il Congresso si svolge in questo particolare momento della storia
della Chiesa, vuole essere una risposta all'appello rivolto dal Concilio ai laici, chiamati a e cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali », perché essi assumano
le loro responsabilità e si impegnino con la loro azione al rinnovamento cristiano della
società .
Gli Exallievi Salesiani, affratellandosi attorno a Don Bosco a Torino e ascoltando
a Roma la voce animatrice del Papa, rinnovano gli ideali della loro Associazione
per portare nel mondo il messaggio che apre un felice cammino al secondo centenario . i
∎
Evangelizzazione
e sviluppo
a
nell'att vità missionaria
Dal messaggio di Paolo VI per la Giornata Missionaria Mondiale .
aolo VI apre il suo messaggio con una solenne af-
fermazione : «La causa missionaria è così vitale per
P
la Chiesa e così importante per il mondo, che ci obbliga
a intervenire in questa ricorrenza con tutta la forza
della nostra voce» .
Dichiara quindi che « dopo il Concilio, il dovere di
concorrere alla diffusione della fede s'impone a tutti,
sia pure in diversa maniera e in diversa misura, con
maggiore urgenza, perché è stato insegnato, con profonda penetrazione teologica, che "la Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria" » ( Ad Gentes, n . 2) .
Prima di addentrarsi nell'argomento, Paolo VI distingue « la missione della Chiesa in quanto tale» da
quelle istituzioni particolari che hanno per fine di
« allargare l'area umana dell'annuncio evangelico sulla
terra, e alle quali diamo il nome benedetto di Missioni
2 cattoliche » .
E aggiunge con evidente compiacenza : «Noi vogliamo
che quanti vi consacrano la vita e che quanti pregano,
lavorano, soffrono per le Missioni sappiano di godere,
a titolo speciale, della nostra affezione e della nostra
riconoscenza » .
« Perché questa preferenza ? » - si domanda il Papa e risponde : «Perché al dovere, al bisogno di diffondere
la Parola della salvezza si aggiungono oggi particolari
circostanze, che a noi sembrano "segni dei tempi" per
una vigorosa ripresa di rinnovata attività missionaria . . .
Vi sono circostanze che facilitano le comunicazioni tra
gli uomini : la terra è aperta ed esplorata, i trasporti
sono dappertutto più rapidi e diffusi, il commercio,
la cultura, le relazioni internazionali tendono ai contatti
fra le differenti civiltà e mirano all'unificazione del
mondo . . . » .
È dunque venuta un'ora nuova per le Missioni .
«Vorremmo oggi più che mai - continua Paolo VI fare eco alla parola avvincente di Cristo : "Venite dietro
a me ; e vi farò diventare pescatori di uomini" (Matt . 4,
19) . Non attardiamoci in critiche corrosive ; non lasciamo passare questo momento storico, che a noi sembra decisivo per gli orientamenti futuri dell'umanità,
e che offre al genio e al coraggio dei giovani l'occasione
di essere soggetti e strumenti di nuovi esaltanti carismi della fede e della carità » .
Il Papa rileva ancora che oggi l'attività missionaria
dev'essere concepita con vedute larghe e moderne nella
propaganda, nel reclutamento, nella preparazione, nei
metodi, nelle opere, nella organizzazione, sotto la guida
dell'organo missionario centrale della Chiesa, «lavalorosa Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli » .
Viene quindi la parte centrale del messaggio . In essa
Paolo VI tratta la questione della massima attualità
delle due concezioni diverse, relative all'orientamento
generale dell'attività missionaria : evangelizzazione e sviluppo .
Per evangelizzazione s'intende l'azione propriamente
religiosa, intesa all'annuncio del Regno di Dio : è la
dottrina tradizionale, alla quale il Concilio ha dato la
sua autorevole conferma .
Per sviluppo si vuole significare la promozione umana,
civile, temporale di quei popoli che, al contatto con la
civiltà moderna e con gli aiuti che essa può dare, trovano nuova coscienza di sé e si avviano a livelli superiori
di cultura e di prosperità.
La gravità della questione deriva dal pericolo di rendere le due concezioni esclusive, l'una rispetto all'altra .
Mentre non si tratta di dilemma, ma di complementarietà e di sintesi fra evangelizzazione e sviluppo . Infatti
sarebbe inconcepibile - afferma il Papa - un'attività
Scuola di tessitura per la formazione professionale delle ragazze
Gare (Assam - India) .
Don Cocco insegna agli indi Guaicas a guidare il trattore avuto
in dono dalla Fiat.
missionaria che facesse delle realtà terrestri suo scopo
unico o principale e perdesse di vista il suo fine esseriziale, che è di portare agli uomini la luce della fede .
Ma non è neppure ammissibile che l'azione missionaria
della Chiesa sia insensibile ai bisogni e alle aspirazioni
dei popoli in via di sviluppo, e che prescinda dai fondamentali doveri della carità umana .
« La questione - rileva Paolo VI - verte piuttosto
sulla priorità dei fini e sulla priorità delle intenzioni e
dei doveri ; e non è dubbio che l'attività missionaria
è rivolta innanzitutto all'evangelizzazione, e che deve
mantenere questa priorità sia nella concezione che la
ispira, sia nei modi con cui si organizza e si esercita .
L'attività missionaria verrebbe meno alla sua ragione
d'essere se si scostasse dall'asse religioso che la governa : il Regno di Dio prima di ogni altra cosa . . . » .
« Per concludere - continua il Papa - osserveremo
che, se la questione del dualismo "evangelizzazione e
sviluppo" si pone sul piano dottrinale, nel confronto dei
fini rispettivi e nella gerarchia delle intenzioni ad essi
relative, essa trova la sua risposta nella definizione del
Decreto conciliare : "Il fine proprio dell'attività missionaria è l'evangelizzazione e l'impianto della Chiesa"
(Ad Gentes, n . 6) .
» Ma sul piano pratico coloro che hanno assunto l'impegno missionario devono essere convinti che l'evangelizzazione si compie anche mediante le attività rivolte
allo sviluppo temporale e umano dei Popoli ai quali
essa è rivolta . Tali attività possono fondersi con l'evangelizzazione, quando, elevate al livello della carità,
hanno anch'esse ragione di fine, e anche quando, avendo
ragione di mezzo, possono, in via esecutiva, precedere
e anche compiere l'opera evangelizzatrice* .
Il Papa termina il suo messaggio con una benedizione
eccezionalmente ampia : « E a voi tutti, Missionari e
Amici delle Missioni, mandiamo, larga quanto l'orizzonte del mondo, la nostra Benedizione Apostolica* . a 3
ire Filippine è dire uno stermiD
nato arcipelago di isole, adagiato
come un triangolo immenso, a 6oo miglia dalla costa sud-est asiatica, con
una superficie totale di 578 .600 miglia
quadrate di terraferma e di mare .
In tutto 7100 isole di varia grandezza . Luzon, la massima, è più larga
della Francia ; Mindanao, al sud, è
più grande del Portogallo . Altre sono
piccolissime, simili a vasi di fiori, a
ciuffi di verde che il sole bacia e le
acque dell'oceano schiaffeggiano a
piacimento .
C'è una espressione dell'eroe nazionale filippino, José Riza), che dice :
«Per poter leggere il destino di un popolo, è necessario aprire il libro del suo
passato » . Ma è anche vero che sul
destino di un popolo svolge un ruolo
importante, e spesso determinante,
anche la configurazione geografica .
Il clima, la posizione, le risorse naturali, non soltanto concorrono allo
sviluppo economico e al progresso
di una popolazione, ma in certa misura ne forgiano il carattere e ne condizionano la concezione stessa della
vita .
Se questo è vero di ogni popolo,
lo è in modo speciale dell'amalgama
di razze che si agitano e vivono nelle
isole Filippine . La struttura geografica diventa una lampada indispensabile per la conoscenza della loro
storia .
Solo il viaggiatore che sa spostarsi
con intelligente simpatia riesce a capire come i vulcani che vomitano
ancora distruzione e morte, i terremoti che fanno sobbalzare le colline,
i tifoni che partono ruggenti all'assalto, i lampi e i tuoni lungo un orizzonte senza confini, le baie e le insenature incantevoli, i golfi e le coste
bizzarre, tutte queste realtà fisiche
svolgano una funzione e facciano
parte del crogiuolo in cui si forgia
una gente e da cui nasce e si sviluppa
una nazione . Questa sua vicenda il
popolo filippino l'ha espressa anche
nel suo folclore con calda e accesa
fantasia .
Come nacque
la «perla d'oriente»
Racconta una leggenda filippina
che in epoche lontanissime la terra
altro non era che una palla enorme
di roccia solidissima . Per secoli e secoli un gigante portò sulle proprie
spalle la sfera pesantissima, con una
pazienza pari al suo peso . Ma un
giorno la stanchezza lo afferrò, e il
gigante sentì che le gambe gli tremavano, le braccia gli si allentavano,
la schiena gli si piegava ; fu così che
4 la sfera gli scivolò e cadde frantuman-
L12St2
1 F1
no
dosi in un numero sterminato di frammenti a formare come per incanto i
continenti e le isole Filippine .
Un altro mito ha tramandato questa fantasia . C'era un tempo in cui
la terra non esisteva ancora . Esistevano soltanto il cielo, il mare e un
uccello che, senza trovare né tempo
né luogo per riposare, volava volava
sempre . Alla fine, come il gigante,
si stancò e provocò una furibonda
lite tra il mare e il cielo . Il mare
lanciò le sue onde spumeggianti
contro il cielo . Il cielo si vendicò
scagliando contro il mare blocchi
enormi di roccia . Le acque del mare
si acquetarono, tornò il sereno, le
rocce scagliate e lavate dalle acque
si rivestirono di verde e formarono
le Isole Filippine, una terra d'incanti
e di bollori continui, con uno scenario di paesaggi infinitamente vari .
Poeti e scrittori hanno battezzato
le Filippine con i nomi più romantici .
Le hanno chiamate « Gemma dell'Est », « Isole dello smeraldo », «Vergine della Malaysia » . José Rizal, nel
suo poema Ultimo Adios, ha preferito
il nome di « Perla dei mari d'Oriente », mentre i cinesi, viaggiatori
e mercanti, non hanno esitato a definirle « montagna d'oro » .
Alcuni punti dell'arcipelago offrono
spettacoli unici al mondo . Nell'isola
di Luzon si ammira il monte Mayon,
che è il cono più perfetto del globo
terrestre, mentre sul monte Taal è
ancora in servizio attivo il più piccolo vulcano della terra . E non si sa
quando andrà in congedo definitivo,
privando i turisti di un'attrattiva, ma
dando sollievo agli abitanti delle zone
vicine, che salirebbero a tuffarsi nel
bellissimo lago, simile a uno zaffiro,
incastonato nel suo cratere .
Un ponte tra l'Oriente
e l'Occidente
Chi avvicina i Filippini non può
aver dubbio che anche quando i vulcani smetteranno di eruttare lava e
fiamme, saranno sempre una gente
viva e attiva .
Passando da un'isola all'altra, addentrandosi nei quartieri della grande
Manila e degli altri capoluoghi di provincia, come nei più minuscoli villaggi, si ha l'impressione di trovarsi
di fronte a una marea di esseri umani
che sta crescendo a dismisura . Persino attraversando palmeti mi pareva
quasi che se avessi alzato una foglia
di banano, sotto vi avrei trovato una
nidiata di bambini .
I Filippini oggi sono più di 35 mi lioni . Il ritmo di crescita è di un milione all'anno . Si prevede che nel
198o supereranno i 5o milioni . Le
famiglie nelle Filippine sono prolifiche . A un raduno di Cooperatori
salesiani mi capitò più volte di conversare con genitori di io, i5 e anche
di 24 figli, tutti viventi non solo,
ma benestanti, pieni di vitalità e con
un volto in cui si fondono le colorazioni del mondo e della cultura orientale con quelle dell'occidente . Le Filippine sono un ponte tra l'Oriente
e l'Occidente, dove le razze si incrociano e si fondono, dando luogo a un
popolo che ha subìto l'influsso della
civiltà indiana e di quelle della Cina,
del Giappone e persino degli arabi .
L'impeto dell'espansione islamica ha
portato la religione del Profeta anche
a Mindanao e a Cebu . Certe leggi
dei Negri Filippini riecheggiano le
« sure » del Corano, mentre tanti loro
racconti richiamano alla memoria leggende dei deserti d'Arabia e s'ispirano
al famosissimo Mille e una Notte.
Nelle Filippine si parlano circa
qo dialetti, raggruppati in otto lingue
distinte . Di queste lingue madri la
più estesa è la lingua Tagalog . Seguono il Visayan, l'Ilocano, il Pampango e il Bicol . Il loro ceppo va
ricercato nella Malaysia . Differiscoro
tra di loro come da noi l'italiano dallo
spagnolo . Oggi con sforzo tenace e
intelligente si mira a fare del Tagalog la lingua nazionale .
Una bestia senza vizi
Non si può parlare delle Filippine
senza parlare del bufalo acquatico, il
« carabao », l'animale più comune e
indispensabile nell'economia nazionale .
Il « carabao » esiste anche fuori
delle Filippine, ma qui sembra trovarsi a casa propria nel suo clima
e ambiente naturale . È di color cenere, ma in certe stagioni pare diventi quasi rossastro . Pesa fino a
6oo chilogrammi, e ha un'altezza
media di 130 centimetri . Lo si sfrutta
per le piantagioni di riso e per l'aratura, per trainare carri e trasportare tronchi . Lo si macella per la
carne e fornisce anche latte, sebbene
in misura limitata .
Le qualità del « carabao » sono proverbiali : diligenza e fedeltà nel lavoro, resistenza alla fatica, frugalità,
gentilezza, docilità : una bestia insomma senza vizi né capricci, un
animale affezionato e al quale il filippino a sua volta si affeziona . Predilige i bambini e pascola, mentre
sul suo dorso due ragazzi, seduti a
cavalcioni, giocano a dama . Dicono
che quando s'infuria, basta che veda
un bambino perché si plachi . Sa per
istinto che i bambini non sono crudeli . 1 ragazzi gli fanno il solletico, 5
sospetti di partigianeria . Robert MacMicking ha scritto : « 1 guerrieri che
conquistarono le Filippine alla Spagna non furono tanto i soldati rivestiti di armature, quanto i soldati armati della Croce» . E Giacomo Le Roy : «Gli uomini pacifici
che avanzarono in nome della carità e della religione, ebbero maggior
importanza nella conquista delle
Filippine che i soldati, i quali si
aprirono la strada con le armi in
pugno » .
Sacerdoti, religiosi, suore di innumerevoli ordini e congregazioni, dal
secolo XVI fino ai nostri giorni hanno
costituito come l'ala avanzata della
parola le fondamenta della moderna
nazione filippina .
Evidentemente i problemi da risolvere sono ancora molti e complessi .
L'esplosione demografica, le deficienze di un ordinamento socio-economico sorpassato, la necessità di una
industrializzazione più progredita e
di una tecnologia più moderna, il
sorgere di un nuovo mondo in tutto
l'Estremo Oriente impongono alle Filippine una mobilitazione di sforzi
quali mai ha dovuto affrontare nel
corso della sua storia . L'autorità civile e religiosa ha piena coscienza della
situazione . Tutti sono convinti che
le famose terrazze costruite lungo i
pendii e le groppe dei monti per la
coltivazione del riso non possono
bastare a fare dei Filippini una nazione moderna nel senso pieno del
termine .
Ma il progresso materiale non basta
per un popolo che è vissuto conservando e difendendo la sua fede . Alla
radice di ogni vero progresso ci sono
sempre dei valori eterni . La fede in
Cristo ha forgiato il carattere dei
Filippini, rispettando, difendendo, rafforzando tutti quei valori che scaturivano dal genio della loro terra e
dal sangue della loro stirpe . Ed è in
nome di questa fede che oggi le
Isole Filippine potrebbero costituire
una posizione chiave per tutte le
civiltà nelle Isole Filippine . Fondarono città, costruirono strade, gettarono ponti, scavarono canali e acquedotti, importarono una nuova fauna,
incrementarono il patrimonio forestale, crearono industrie come quella
della seta, diedero inizio alla stampa,
fondarono templi, musei e biblioteche,
promossero le scienze, l'arte, la musica, la letteratura, gettarono in una
vaste zone del Pacifico, svolgendo un
compito di primaria importanza nella
evangelizzazione dei popoli con i quali
vengono naturalmente a contatto .
Questa funzione l'aveva già intuita
Pio XI . Al grande Pontefice le Filippine apparivano come un centro di
irradiazione della verità evangelica
sugli altri popoli . Anche Giovanni XXIII guardò alle Filippine come
Don Decana arrostisce
un porcellino per i
suoi ragazzi . Da buon
sardo, è esperto nel
preparare la Il porchetta ".
si servono della sua coda come di
scala per montargli in groppa fischiando e cantando allegramente, e
lui li trasporta, a sei, a dodici per
volta, come se fosse una jeep .
Ed è contento anche quando avverte che ormai, raggiunti i i 8-2o anni
di servizio, la vecchiaia è alle porte
e deve cedere il passo ad altri .
Sentinella avanzata
nelle terre d'Oriente
Tra i nomi dati alle Filippine c'è
anche quello di « Isole della Fede e
della speranza » . E con ragione . Esse
Isola di Cebú (Filippine) . Lavorano il cotone.
L'attività artigianale
rende poco, ma sì sanno accontentare anche
di poco.
sono l'unico paese cristiano nell'estremo Oriente . Rappresentano un
popolo che da 40o anni tiene salda
la sua fede in Cristo . Furono scoperte nel 1521 e nel 1565 i primi
missionari vi iniziarono la evangelizzazione .
La promozione umana e cristiana
operata da quei pionieri e apostoli
6 ha trovato consenzienti uomini non
a un faro del cattolicesimo, a una
sentinella avanzata nelle terre d'Oriente . E oggi è un segno di maturità
che sacerdoti e religiosi delle Filippine condividano l'ansia della Chiesa
universale operando anche fuori del
loro arcipelago per portare ad altri
fratelli la fiamma e la luce della fede .
Firmerà un passato di fede
La stampa ha annunciato la visita
di Paolo VI alle Filippine per il prossimo novembre . Il giorno in cui la
radio diffuse la notizia, mi trovavo
in mezzo ai nostri novizi e studenti
di filosofia nei dintorni di Manila .
Impossibile dire il loro entusiasmo,
stupore e meraviglia . Pareva loro che
si trattasse di un bel sogno che venisse d'improvviso a realizzarsi .
Senza dubbio la visita di Paolo VI
segnerà una data nella storia religiosa delle Filippine . Essa sarà la
firma a un passato glorioso di fede
e una spinta a proseguire lungo un
cammino illuminato dalla stessa fede,
ma più robusta, consapevole e responsabile .
Tutti i Filippini aspettano l'arrivo
del Papa, ma dove l'attesa è febbrile
è a Tondo, un vastissimo quartiere
di Manila schierato lungo il mare,
prigioniero tra i moli e la grande
città . Li è sorto, come per un miracolo, il « Centro Don Bosco ».
Avanzando metro per metro, i salesiani sono penetrati con un'audacia
e una carità a tutta prova, in mezzo
a quella popolazione di scaricatori portuari, di autisti e di gente di ogni
tipo . Facendo leva sui ragazzi, hanno
conquistato la fiducia dei loro parenti,
abbattuto i muri della diffidenza e
creato un clima nuovo, che prelude
a un futuro di fede, di lavoro, di convivenza civile e cristiana .
Un centro che ha sempre le porte
aperte a tutti, dove un gruppo di salesiani di differenti nazionalità si sono
rimboccate le maniche e lavorano
sodo . Nessun gesto clamoroso, nessun manifesto di propaganda, ma carità e disponibilità a prezzo della
propria pelle . L'opera di risanamento
sociale e morale è ora avviata . Quando,
il 4 giugno scorso, il cardinale Santos
benedisse la prima pietra dei nuovi
laboratori, con l'intervento del Presidente Marcos, a tutti parve lampante che per Tondo è cominciata
una nuova èra . Come a Tondo, sta
avvenendo in altri punti delle Fi-
lippine, a Cebu nella zona di Pasil,
e in un'altra detta l'Alaska, ma che
con l'Alaska non ha nulla a che vedere perché le punte massime di
calore toccano i 38 e i 40 gradi .
È tutto un mondo di poveri da
aiutare e da evangelizzare, dando loro
pane per lo stomaco e pane per lo
spirito . I salesiani che ho visto sono
impegnati in una impresa che ha del
temerario . Ma chi è animato dalla
carità di Cristo può prendersi il lusso
di correre dei rischi perché alle sue
spalle ha la Provvidenza .
Quando il Papa arriverà, si sventoleranno vessilli e bandiere, si getteranno al suo passaggio i fiori di
« sampaguita » (il fiore nazionale delle
Filippine) ; ma quegli umili e sacrificati figli di Don Bosco offriranno
al passaggio di Paolo VI i loro fiori
più belli, raccolti spesso dalla melma
materiale e morale e ora rifatti a
nuovo nel corpo e nell'anima, sfavillanti di gioia e osannanti al « dolce
Cristo in terra » .
Come i ragazzi di Gerusalemme,
che gettavano rami di palma e di
ulivo al passaggio del Maestro .
DON FRANCESCO LACONI
COOPERATORI SALESIANI - PROGRAMMA 1970 - 71
Portiamo a conoscenza dei nostri Cooperatori e dei Consiglieri locali il programma dell'anno sociale che inizia con
ottobre . Esso è stato studiato dal Consiglio Nazionale insieme con i Delegati ispettoriali . Approvato nel convegno
nazionale di Ariccia (maggio scorso) ebbe la ratifica della Conferenza degli Ispettori italiani .
TEMA DI STUDIO (biennale)
Primo anno : Don Bosco (figura storica - carisma e spi-
rito salesiano) .
Secondo anno: Metodo educativo salesiano - Il mondo
salesiano (le tre Famiglie e le loro opere - Loro funzione
sociale e missioni - Exallievi, Exallieve - Figure eminenti
della storia salesiana) .
ORIENTAMENTI E TRAGUARDI DI BASE
• Il Delegato operi come guida e animatore spirituale
del centro : i Cooperatori si rendano corresponsabili nel
governo e nella vita dell'Associazione, assumendo i ruoli
di loro competenza .
• Nuovo stile e nuovi rapporti con i Centri presso le
Figlie di Maria Ausiliatrice .
• Sensibilizzazione a un laicato missionario tra i Cooperatori, con partecipazione al 1 ° corso, organizzato in
questo mese di ottobre da Terra Nuova .
INCONTRI DI STUDIO
PER UN RINNOVAMENTO DELL'ASSOCIAZIONE
Consiglio Nazionale: 2-3 gennaio 1971 (Roma) ; la de-
cade di maggio (con i Delegati ispettoriali) .
Direttori, Delegati locali e Assistenti: Napoli : 29-30 ottobre ; Sicilia : 3-4 novembre ; Torino : 28-29 dicembre ;
Como : 11-12-13 gennaio 1971 .
ATTIVITÀ PARTICOLARI A LIVELLO DI CENTRO
• Esperimenti-campione per realizzare la proposta : «ani-
matori e collaboratori laici delle nostre opere, sia giovani
che adulti, che divengono gruppo di cooperatori nel
proprio ambiente» (almeno un esperimento per ogni
Ispettoria, o presso un Oratorio o presso una Parrocchia) .
• « Verifica-rilevamento » di tutti i Cooperatori validi, impegnati e coscienti, con conseguente nuovo schedario .
• Sensibilizzazione degli insegnanti per l'orientamento vocazionale (in collaborazione con il segretariato nazionale vocazioni) .
• Contributo alla soluzione dei problemi della famiglia,
in particolare della stabilità del matrimonio .
• Studio del «documento pastorale sul rinnovamento
Assemblea tra Delegati e Incaricati ispettoriali dei settori
della Catechesi».
Cooperatori, Exallievi, Pastorale giovanile, per una pastorale organica : 22-24 ottobre (Firenze) .
• Cura e incremento dei Centri e Gruppi giovanili
estivi di lavoro .
e
campi
7
Un camminare nuovo
su una strada artica
ire che il Concilio abbia dato un
D
salutare scossone alla Chiesa può
sembrare ormai un luogo comune .
Altrettanto se si afferma che le Associazioni di apostolato dei laici stanno
riscoprendo se stesse e si adeguano
ai tempi .
Ma piacerà ai nostri lettori sapere
che anche i Cooperatori stanno affrontando, con pazienza ma con impegno, un lento, capillare, metodico
lavoro che dovrebbe dare un volto
nuovo ai « salesiani esterni », come
Don Bosco ha chiamato i membri
della sua terza Famiglia .
Presa di coscienza
« Vogliamo portare i Cooperatori
Salesiani a diventare collaboratori coscienti, integrali. . . » .
Si tratta di dare delle risposte esatte
a domande come queste : Chi è il cooperatore e che fine si propone? Quale
il suo posto nella Chiesa e nell'arco
della Famiglia salesiana? Si può affer8 mare che è valida e attuale questa
forma di apostolato laicale ? Il rap- dio che i 6oo Centri d'Italia stanno
Congregazione - Cooperatori attuando e le « due-giorni » per tutti
porto
quale deve essere? i consiglieri locali, si mira a illuminare
maggiormente gli associati, per renAttraverso apposite giornate di stu-
Cooperatori salesiani della Ispettoria Veneta ;*San Marco' convenuti a Cison di Valmarino (Treviso) per gli Esercizi Spirituali .
derli pienamente consapevoli della
loro vocazione . È una riscoperta dei
contenuti di questa « proposta salesiana» ai laici del nostro tempo, è
un riapparire, nelle sue vaste dimensioni, del disegno originario di Don
Bosco : manipoli di laici, a fianco
dei salesiani, nelle opere della Congregazione o in quelle della Chiesa
locale, educatori di giovani, esperti
nel metodo educativo di Don Bosco .
Ne consegue per i cooperatori un
impegno più maturato e più cosciente
e una maggiore consapevolezza .
Con Don Bosco
e con i tempi
Questo slogan è figlio di tempi passati, ma fa la sua bella figura soprattutto oggi e vale per i salesiani, come
per i cooperatori .
Restano immutati lo spirito del
Fondatore e il carisma salesiano (anzi
vengono meglio individuati e definiti) ;
resta immutata quella « destinazione
giovani » che è tipica dei cooperatori ;
ma si sperimentano forme nuove per
andare ai giovani, più consone alle attese e alle esigenze della società di
oggi . È una interpretazione moderna
di Don Bosco che essi cercano di dare .
Sono cooperatori genitori che adottano il metodo salesiano con i loro
figli ; insegnanti che, appreso il metodo educativo di Don Bosco, lo applicano nelle loro scuole . C'è chi collabora con i Centri di orientamento
(perché non vi siano « spostati* nella
società, e si possano individuare le
vocazioni anche allo stato religioso e
al sacerdozio ; c'è chi organizza corsi
di preparazione al matrimonio per fidanzati, o esercizi spirituali di orien-
tamento per giovani maturi . Si animano gruppi sociali e culturali, si fa
lavoro di catechesi, si organizzano
piccoli oratori volanti, e così via .
E non c'è solo una terminologia
che cambia, o il ritiro mensile che acquista un contenuto più attuale e più
ricco di spiritualità (se non altro perché ora la liturgia ha il posto che le
spetta) . C'è anche un lavoro per l'aggiornamento del regolamento che è ancora quello, preziosissimo ma non aggiornato, scritto da Don Bosco . La
base vi partecipa, i laici sono interessati . Fase di ricerca però, occorre
dirlo . Non tutto ancora è chiaro, ma
la conquista della luce quando mai è
stata impresa facile ? Per questo si attende una parola autorevole del Capitolo generale speciale del I9 I . Cooperatori e salesiani hanno già parlato
nel sondaggio preparatorio ai Capitoli
ispettoriali speciali, con valide proposte, avanzate, discusse e accolte ;
materiale prezioso che a suo tempo
sarà valorizzato.
È un cammino nuovo sulla strada
di sempre .
A fianco di noi,
non sotto di noi . . .
È un modo di dire che traduce bene
il termine, oggi in voga, di corresponsabilità . La frase è del Rettor Maggiore don Ricceri . Camminando a
fianco di un altro si va allo stesso
passo e verso la stessa meta ; si dialoga, si prevede l'ostacolo e lo si supera assieme ; si prendono decisioni
di comune accordo, si portano i pesi
l'un l'altro . Da questo dovrà venire
una «capacità di responsabilità apostoliche, pur sempre d'accordo e in
sintonia col sacerdote . . . » .
Napoli. Convegno Consiglieri Ispettoriali
dei Cooperatori della Campania e della Calabria .
Finora i cooperatori sono stati fedeli e docili esecutori . Ora si mira a
un graduale passaggio di responsabilità, a una chiamata al congoverno .
Le decisioni si prendono insieme col
sacerdote, il programma si formula
da tutti i cooperatori del centro ; così
si dica per lo studio dei problemi e la
loro soluzione . Non potrebbe non essere così . Anzitutto perché l'Associazione dei Cooperatori riconosce la responsabilità dei cooperatori stessi,
anche se è diretta al vertice dalla Congregazione ; e poi, non fece così anche
Don Bosco, abilissimo nel dare fiducia e còmpiti anche ardui ai primi
suoi collaboratori esterni, ai giovani
stessi, che rese arditamente partecipi
e responsabili della guida e della vita
del suo Oratorio?
Un invito insistente
e urgente
Lo rivolgono i Cooperatori a tutti
i Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice, interessati a questo rinnovamento, perché collaborino a rendere
la terza Famiglia salesiana degna della
Chiesa che si rinnova e pronta alle
esigenze di una gioventù che reclama
educatori laici preparati . Da essi attendono soprattutto di essere aiutati
nella loro formazione spirituale e salesiana, di essere chiamati a collaborare al loro apostolato negli oratori,
nelle scuole, nelle parrocchie .
Ma l'invito va anche a tutti i cooperatori perché prendano coscienza
del loro essere, si adeguino agli inviti
della Chiesa e della Congregazione,
e diventino così autentici apostoli
salesiani .
Catania . Incontro di giovani
Cooperatori salesiani della zona Etnea.
A QUARANT'ANNI
si rcuisiona ìI motore
«L aalCongregazione
ha compreso il vostro problema » . Nell'emiciclo improvvisato,
centro dei piccoli microfoni di tanti registratori portatili che si proten-
10
dono per ascoltarlo, il Rettor Maggiore parla ai novizi quarantenni : « A furia di
lavorare lavorare lavorare, anche il motore più robusto finisce per logorarsi . Il
salesiano è un motore "vivo", che si logora, ha bisogno di essere restaurato, lubrificato, ringiovanito e ricostruito . La Congregazione ha compreso questo vostro
problema . E spera, con il secondo noviziato, di poter venire incontro in futuro
ai problemi di tanti altri confratelli» .
Per incontrarsi con questi suoi novizi eccezionali stagionati e disincantati, don
Ricceri ha preso l'aereo per Caracas, ha affrontato il caldo dell'inverno venezuelano (si chiama inverno perché ogni giorno piove ma in realtà fa caldo e in pratica
qui non ci sono stagioni), e si è arrampicato fin quassù a San Antonio de los
Altos, i5oo metri, una casa tutta nuova tra banane agavi caucciù e un'infinità
di piante e fiori che si ubriacano di sole e di colori .
I ventiquattro novizi assentono, sono d'accordo sulla faccenda del motore . Undici di essi sono ex-direttori, alcuni parroci, altri con esperienza di missione nella
foresta ; hanno assaporato gli entusiasmi le delusioni gli strapazzi del lavoro apa
stolico, hanno vissuto accanto agli alienati dal benessere e agli emarginati dalla
miseria, sono stati nei rozzi villaggi dell'interno dove si vive parassiti delle capre
e nelle bidonvilles addossate ai grattacieli delle città . Hanno lavorato, erano
stanchi, vogliono rinnovarsi per tornare al lavoro e fare meglio di prima .
Tra gennaio e luglio scorso i salesiani hanno sperimentato per la prima volta il
"'secondo noviziato" : un tempo di rinnovamento spirituale per sacerdoti fra i
35 e i 45 anni . L'esperimento ha avuto luogo a San Antonio de los Altos,
vicino a Caracas nel Venezuela . Con qualche incertezza iniziale e qualche
errore di impostazione, la prova è risultata positiva, e sarà presentata al
prossimo Capitolo Generale Speciale come valido mezzo di rinnovamento .
Quest'idea del motore ce l'ha anche il « teologo » del
noviziato . Dice : « Le fabbriche ogni tanto fermano i
macchinari per rimetterli a punto . Lo si fa con le macchine, e nessuno pensa che tenerle ferme magari un
mese sia uno spreco di tempo o di denaro, e nessuno
piange sui prodotti che nel frattempo non vengono
sfornati . Si deve fare così anche con gli uomini, con i
salesiani . Il punto centrale è la priorità degli uomini
sulle opere . Se ne stanno convincendo i superiori, devono convincersene anche i confratelli . Perché a volte
sono proprio le macchine che non vogliono fermarsi,
sono i confratelli che dicono : ma io come faccio a lasciare questo mio lavoro per sei mesi, chi lo fa al mio
posto, ecc . » .
Don Antonio Calero, teologo del noviziato, è così
persuaso della bontà del suo lavoro che per preparare
al ciclostile le dispense, si alza ogni mattino alle cinque .
I quattro obiettivi dei corso
n nome di noviziato, per la casa di San Antonio, è
improprio . I novizi sono i principianti dell'ascesi, invece
i ventiquattro novizi di San Antonio sono veterani della
vita religiosa . Questo non è una scuola o un corso di
aggiornamento . È molto di più . È un centro di preghiera, di riflessione, di conversione a Dio, di oblazione
personale a Dio . Così l'hanno definito .
Qui si tratta non di iniziare ma di riscoprire, di approfondire, di riflettere sui valori e gli scopi della vita
consacrata nella Congregazione salesiana . Per questo
hanno deciso di chiamare la nuova istituzione : « Centro
Salesiano di Aggiornamento Ascetico-Pastorale » .
Il Centro ha una preistoria, che comincia col Capitolo
Generale iq° . Allora qualcuno parlò per la prima volta
di secondo noviziato, lanciò la proposta e la fece accettare . In una riunione tenutasi a Caracas nel 1968,
gli ispettori dell'America Latina rilanciarono la proposta . Don Ricceri fece raccogliere informazioni su
esperienze analoghe compiute da altri istituti religiosi
e "costituì una commissione per studiare le modalità
dell'esperimento . Alla fine del '68 era scelta la località .
Nell'agosto del '69 era approvato l'elenco dei futuri
responsabili (un direttore, un economo, un confessore
e un teologo), e venivano precisate le condizioni per
partecipare al corso . L'Ispettoria Venezuelana prendeva
a suo carico l'apprestamento della casa, e nel gennaio
scorso apriva le porte ai cosiddetti novizi .
La storia del Centro di Aggiornamento comincia con
l'arrivo di 27 candidati, provenienti da Argentina, Paraguay, Brasile, Bolivia, Perù, Venezuela, Ecuador, Colombia, Antille, Messico e Centro America . Dovevano
essere dei volontari, desiderosi di approfondire la propria
vita religiosa .
Scrivendo da Torino ai candidati, don Ricceri aveva
precisato : « Lo scopo fondamentale - verso cui devono
convergere i metodi, le iniziative, tutti i momenti della
vostra varia attività - è la vostra "restauratio" come
sacerdoti salesiani, e quindi come apostoli consacrati,
con e nello spirito di Don Bosco e di questo nostro
tempo postconciliare . In voi si deve produrre quell'azione
di "conversio", anzitutto nelle idee, trasformate in
convinzioni profonde, che devono portare a quella vita
nascosta in Dio senza la quale il salesiano rischia di essere, oggi più che mai, solo cembalo che vibra, bronzo
che suona» .
Il Corso, secondo il documento base, si prefigge
quattro obiettivi . Primo, formare uomini di preghiera,
compromessi in una vita di fede, capaci di orazione personale, di partecipazione liturgica, di vita sacramentale .
Secondo obiettivo: un approfondimento della vita religiosa salesiana di fronte a un mondo secolarizzato,
attraverso la testimonianza dei voti vissuta nello spirito
di Don Bosco . Terzo obiettivo : l'approfondimento del
senso della vita sacerdotale, alla luce degli insistenti
appelli dell'America Latina, mediante un'azione pastorale rinnovata . Quarto obiettivo : realizzare l'esperienza
di una comunità religiosa in autentica fraternità cristiana .
Ecco come questi obiettivi sono stati perseguiti .
11 problema di allacciare i ponti
Subito affiorò il problema di allacciare i ponti . Pochi
si conoscevano fra loro : avevano in comune la lingua,
ma avevano mentalità e consuetudini diverse . Eppure
di punto in . bianco bisognava convivere insieme .
«Ci fu dapprima una convivenza rispettosa - mi
dice- il confessore don Vicente Garnero . - Poi man
mano venne fuori l'affiatamento . Ora, a poco più di un
mese dalla fine del corso, c'è un ottimo spirito . Ha contribuito molto la partenza dei candidati che non si adattavano . Alcuni ancora sono come le anitre che stanno
nell'acqua ma non si bagnano ; i più invece hanno il
desiderio di mettersi al servizio della comunità, e questo
spirito di servizio sarà un regalo che porteranno nelle
case in cui torneranno » . Don Vicente, ex ispettore, ha
l'occhio clinico .
Per i compiti quotidiani la comunità si divise in
quattro gruppi : quello delle attività domestiche (eccetto
la cucina, i novizi sbrigano a turno tutte le faccende) ;
del tempo libero (musica, teatro, sport, escursioni,
mezzi di comunicazione sociale) ; gruppo della segreteria scolastica ; gruppo della liturgia . Ogni gruppo ha l i
Un aspetto della casa che ospita il secondo noviziato salesiano
in San Antonio de los Altos (Venezuela) .
un capo eletto democraticamente . I quattro capi partecipano insieme con l'équipe dirigente a un consiglio
d'azione che si raduna ogni sette giorni per programmare le attività e spianare le difficoltà .
Efficacissimo elemento di fusione è risultata la liturgia .
Si cominciò con la concelebrazione comunitaria, ma
non tutti vi erano preparati e poi in pratica mancava
ancora la vera « comunità » . Si organizzò allora la concelebrazione a piccoli gruppi di amici, e risultò la strada
buona .
I gruppi di concelebrazione presero nomignoli pittoreschi, come quello dei calvinisti (con evidente allusione
ai capelli), degli ortodossi (rimasti nella « vera » chiesa
mentre gli altri dovettero cercarsi una cappella provvisoria), dei luterani, dei serafici, dei pentecostali . Nel
piccolo gruppo di amici la messa perse d'incanto l'aspetto rigidamente formale per sciogliersi in una celebrazione spontanea e vissuta . Viene presieduta a turno,
e tutti hanno modo di partecipare personalmente, soprattutto nella liturgia della parola, che è protratta come
tempo di meditazione .
Ora frequentemente la comunità intera torna a riunirsi per concelebrare, ma la fusione è fatta e la celebrazione è veramente comunitaria .
teologia : mancava loro una sintesi, per la cultura personale e per l'azione pastorale . Ecco perché si è fatto
tanto posto allo studio : perché possano formarsi, sia
pure in breve, questa sintesi teologica» .
Gli domando come è possibile saldare la teologia con
la vita . Risponde : « Questo problema, cioè come permeare di teologia la vita, e come vitalizzare la teologia,
è stato sempre al centro delle mie preoccupazioni . Per
me è risultata illuminante l'affermazione del Concilio
(nella Presbiterorum Ordinis) secondo cui l'apostolato
non solo non dev'essere un ostacolo alla vita interiore
ma dev'essere come il principio e la fonte della vita
interiore del sacerdote . Io credo che in pratica si debba
partire dalla teologia delle realtà terrestri . Per molti
motivi . Perfino per un motivo salesiano : Don Bosco
era un contadino piemontese, terribilmente pratico, con
i piedi per terra . Occorre partire da queste realtà terrene
per scoprire in esse la presenza di Dio e permeare così
di vita interiore tutte le azioni anche materiali che
compiamo » .
D'accordo . Gli domando come si è destreggiato fra
le due teologie, vecchia e nuova . « Il professore - risponde --- non poteva presentarsi come iconoclasta,
perché si sarebbe verificato un rigetto psicologico .
D'altra parte non poteva nemmeno essere conformista .
Mi è giovata molto la flessibilità dei confratelli . Trovo
nei salesiani come componente psicologica questa flessibilità, l'adattabilità di cui parlava Don Bosco : l'abbiamo
come dono di famiglia .
« Ho seguito questo metodo : partire dal concreto, per
arrivare alle idee astratte . Per esempio parto dalla costatazione di quelli che sono - riguardo ai giovani i segni del tempo . Questi segni potranno anche non piacere, provocare, disgustare perfino, ma sono il dato concreto, che non possiamo negare e dobbiamo accettare
come fatto . I,e cose non sono come vorremmo che fossero, ma sono come sono .
La teologia del post-Concilio
Nel calendario del corso, fissato in precedenza con
precisione giorno per giorno figurano molte « settimane
di studio» . A trattare i temi vengono di volta in volta
chiamati studiosi che hanno competenza specifica .
Inoltre l'intero semestre è cosparso di « giornate di lezione » per un corso teologico generale, affidato a don Calero . Su di lui ricade la responsabilità dell'aggiornamento dei novizi . Vado a trovarlo e gli domando per
quali motivi è stato fatto tanto posto allo studio .
« Il rinnovamento personale voluto dal "Corso di
Aggiornamento" - mi dice - non sarebbe possibile
senza una teologia rinnovata, una teologia cioè che stia
alla base della vita cristiana e sacerdotale . Il mio compito
è di aiutare questi confratelli nel rinnovamento della
loro teologia . Tutti avevano studiato prima del Concilio,
possedevano una teologia valida per quei tempi . Ma
ora si trovavano come smarriti di fronte alle nuove leve
di sacerdoti, più preparati e più aggiornati . Essi, anche
12 volendolo, non avevano le basi per assimilare la nuova
Don Ildefonso Gil,
direttore del "Centro Salesiano di
Aggiornamento a-scetico-pastorale" .
E poi : riscoprire che le cose più valide della teologia
nuova sovente sono antiche, sono componenti della
teologia patristica . Disgraziatamente la Riforma ci aveva
costretti alla difesa, e la difesa impoverisce : dal passato
recente ci è giunta così una teologia apologetica, nel senso peggiore della parola . I miei confratelli hanno accettato bene questa impostazione dell'aggiornamento teologico, e mi stanno seguendo con impegno e con frutto » .
Non è facile ricominciare
I novizi durante il semestre verificano i loro studi,
mediante l'attività pastorale . Me ne parla il direttore
del Corso, ex ispettore, Ildefonso Gil . « Le attività pastorali - mi dice - non sono fondamentali, ma sono
mezzi molto validi per la formazione dei nostri confratelli » . E le descrive .
In una settimana designata tutti i confratelli si sono
prestati per predicare gli esercizi spirituali nei collegi
salesiani . In precedenza avevano preparato insieme questa attività, al ritorno ne hanno discusso i risultati .
Fecero un'altra assenza, di più di dieci giorni, per
il ministero della Settimana Santa . Furono smistati in
diversi posti dell'ispettoria ; alcuni si spinsero lontano,
nella diocesi di Coro retta da un vescovo salesiano,
e si videro assegnare paesi che da decenni non conoscevano il prete . Avventure da Atti degli Apostoli .
Ogni domenica poi, e sovente anche al sabato, si recano per ministero a Caracas, soprattutto nelle bidonvilles che festonano la città . Ma non tutti partono :
molti preferiscono tesoreggiare il tempo studiando .
« Vede il nostro guaio ? - dice scherzando un novizio
mentre mi accompagna a visitare i 1500 libri (molti
recentissimi) della biblioteca . - Mille e cinquecento
libri per i centocinquanta giorni che ci fermiamo qui :
dieci libri al giorno . Come si fa ? » . Questa sete di leggere e imparare non sarà certo il frutto meno importante dei sei mesi trascorsi a San Antonio de los Altos .
Il direttore don Gil mi parla anche dell'approfondimento della vita religiosa salesiana . Il calendario elenca
varie « giornate di salesianità » . All'inizio del Corso i
confratelli si riunirono per ispettorie e nazioni, e studiarono i problemi locali della Congregazione : le vocazioni, il personale, i collegi, le opere sociali . Poi si riunirono tutti insieme per discutere e proporre .
Altre « giornate di salesianità » le tennero alla fine
di maggio, in preparazione alla venuta del Rettor Maggiore : discussero e approfondirono i temi del prossimo
Capitolo Generale Speciale .
Altre cose sfuggono a un esame diretto . Il progresso
ascetico, per esempio . Molti pericoli -- è risaputo insidiano oggi la vita sacerdotale e religiosa, e nei vari
luoghi assumono colorazioni diverse . Don Vicente, il
confessore, elenca la superficialità di formazione, il
naturalismo nella vita religiosa, il borghesismo . Anche
don Ricceri scrivendo ai novizi aveva additato « il superficialismo orizzontale che si accompagna fatalmente
al borghesismo nella mentalità e della vita pratica : mali
da cui deriva quasi per legge naturale quel vuoto spirituale che viene a colpire alle radici la vocazione salesiana e rende sterile l'apostolato ». Da questi mali si
guarisce attraverso una conversione ascetica, ma bisogna
essere coraggiosamente disposti a operarla, e non è
cosa da tutti . Non è facile a quarant'anni rimettere in
discussione le proprie abitudini mentali e di vita, accettare di disfarsi e ricominciare da capo .
Le prospettive per il futuro
Al quadro sul secondo noviziato resta da aggiungere
la prospettiva . C'è da scoprire le possibilità future .
San Antonio de los Altos è un esperimento, realizzato
per offrire all'imminente Capitolo Generale Speciale
della Congregazione dei dati concreti su cui legiferare .
« Esperimento riuscito all'ottanta per cento », sento dire .
« Da estendersi a tutta la Congregazione purché i confratelli ci vadano volontari ,>, aggiungono altri . Sono
pareri largamente condivisi .
Gli effetti sui novizi sono eccellenti . « Non so se dico
uno sproposito - rileva don Calero - ma mi pare che
erano semplicemente affamati . Erano vittime di una
anemia perniciosa . Quasi non avevano una propria
visione della Chiesa . Possedevano alcuni elementi, ma
disorganizzati . Ora noto una trasformazione di mentalità .
Per esempio vedo quanto penetra l'idea della Chiesa
come comunione di credenti, come principio di comunità ».
Del secondo noviziato dice il direttore don Gil : « Lo
ritengo di assoluta necessità, soprattutto per l'America
Don Vicente Garnero, il confessore
del "'Centro"", l'ha
definito "'uno strumento efficacissimo
per il rinnovamento
dei Salesiani e della Congregazione" .
Latina . Sarebbe bene che lo si istituisse nelle varie regioni . Ritornando nelle case salesiane, questi confratelli nel giro di pochi anni si ritroverebbero e si riconoscerebbero per la loro sensibilità affine, e avrebbero
impensate possibilità di irradiare il loro spirito rinnovato sugli altri » .
Dice don Vicente Garnero : « Ritengo l'idea del secondo noviziato come un'ispirazione dello Spirito Santo .
Chiedo che lo si istituzionalizzi . È senz'altro uno strumento efficacissimo per il rinnovamento dei salesiani
e della Congregazione . Nel giro di pochi anni se ne
sentirebbe l'effetto » .
Dice un novizio che ha alle spalle sette anni di missione nella foresta : « È come una fermata per riflettere
su come ho realizzato gli ideali della mia ordinazione
sacerdotale . Sentivamo il bisogno di questo esame di
coscienza, ci si ricarica come se fossimo di nuovo sacerdoti novelli . Con in meno tanta ingenuità, e in più
tanta esperienza » .
Una riserva riguarda la durata del Corso . Sei mesi
sono ideali, e come tutti gli ideali sono scomodi . « Non
molti confratelli - osserva don Calero - possono disporre di sei mesi, o potrebbero sopportare ,una prova
così lunga . Persone vissute in attività febbrile non riescono a fermarsi . È più forte di loro . Da una parte c'è
assolutamente bisogno di fermare il motore, d'altra
parte non tutti i motori sopportano di fermarsi così a
lungo . Non tutti, a quarant'anni, sono ugualmente disponibili per una dialettica formativa . Credo che la
Congregazione dovrà pensare a stabilire periodi di ritiro
non uniformi . Sei mesi rimarrà l'ideale, ma si dovranno
organizzare Corsi anche di soli tre mesi, di un mese,
di quindici giorni».
L'importante è che a quarant'anni ci si fermi, per rea 13
visionare il motore .
Educhiamo
come
Don Bosco
Fatevi
ubbidire
davanti
al televisore
Era l'aprile del 1883, a Saint-Thomas de
Villeneuve a Parigi ; la folla faceva ressa
per vedere Don Bosco . All'improvviso
due ragazzi s'infilarono in mezzo alla
gente che cingeva Don Bosco come di
un muro impenetrabile . Sgomitarono
con astuzia e, con una serie di piccole
acrobazie, come soltanto i ragazzi sono
capaci di fare, gli arrivarono di fronte .
Avevano il sorriso negli occhi . Guardarono Don Bosco e gli presero ciascuno
una mano . Don Bosco li fissò egli pure
sorridendo ; disse loro qualche parola
amorevole e continuò ad ascoltare gli
adulti che di mano in mano gli si presentavano, sempre però tenuto per
mano dai due ragazzi, che non lo lasciavano, felici di stargli accanto . Alla fine
vennero i genitori a ripigliarsi i due ragazzi : Don Bosco si era fatto istintivamente amare .
«Bisogna farsi amare - era solito
dire Don Bosco, - poi ci si farà ubbidire con estrema facilità » .
Don Bosco per farsi amare aveva un
dono suo proprio : il dono della fosforescenza : irradiava amorevolezza, attirava i ragazzi con la sua bontà . Poteva
poi chiedere qualsiasi cosa ; subito erano
pronti a ubbidirlo .
e
• I genitori oggi sono soliti dire
che i loro figli non li ubbidiscono
più, soprattutto quando si tratta
di staccarli dalla televisione. È un
problema angoscioso . Ma c'è da chiedersi : si sono preoccupati di farsi amare
per riuscire a farsi obbedire « con estrema facilità» quando si deve chiedere
ai figli un qualche sacrificio, soprattutto
davanti al piccolo teleschermo?
• Fino a oggi i medici non hanno potuto costatare nessuna lesione organica
attribuibile all'abuso della televisione,
ma in compenso diverse turbe nervose,
come gli occhi che sbattono, un sonno
agitato e ansioso, nervosismo eccetera .
I medici delle scuole deplorano frequenti atteggiamenti colpevoli nei « ragazzi da televisione» . Quando i genitori
li installano fin da piccoli davanti al
teleschermo per far loro « ammazzare il
tempo» e dispensarsi dal sorvegliarli,
i fanciulli fanno presto a contrarre
una mania tipica : non possono più
staccarsi dal televisore, vi restano
come incollati, esattamente come fanno, per noia e passività, i loro genitori .
• La consegna numero uno è questa :
i piccini non dovrebbero aver niente
a che fare davanti al teleschermo ;
• i bimbi fino all'età della scuola
non dovrebbero mai trovarcisi soli .
• I genitori che proibiscono totalmente
il piccolo schermo ai loro figli e ne
fanno una questione di principio, un
comando inderogabile, quasi un puntiglio, mentre a loro volta stanno delle
ore impalati davanti al televisore, non
educano bene e compromettono irrimediabilmente la pace della famiglia .
In una grande nazione a 20 .000 giovani
venne chiesto che cosa ne pensassero
dell'atteggiamento dei loro genitori nei
confronti della TV . La grande maggioranza dei giovani soffre della passione
degli adulti per la televisione . Ecco alcune risposte : «Da quando possediamo il televisore, non abbiamo
più vita familiare . I nostri genitori
non hanno più un minuto per noi .
Tutto dev'essere sbrigato in fretta,
per non perdere nulla del programma . Bisogna mangiare a rotta di
collo e non abbiamo più il diritto di
rivolgere ai nostri genitori la minima domanda » .
Non sarebbe molto più piacevole, per
papà e mamma, potere, in compagnia
dei loro figli, discutere la validità dei
programmi, criticare atteggiamenti o pose
di certi divi e dive della TV, ridere insieme delle ingenuità o idiozie di taluni
telefilm ?
• Naturalmente, tocca ai genitori
dosare il divertimento e in certe occasioni dire di no . I ragazzi che amano
i loro genitori capiscono il no e possono rinunciare anche spontaneamente
a vedere una trasmissione se gli si
spiega i motivi della proibizione. Tutto
dipende dal grado di amori che'i genitori si sono conquistati sui loro figli :
solo così si fanno ubbidire . «Bisogna
prima farsi amare - ripeteva Don
Bosco - poi ci si farà ubbidire con
estrema facilità» .
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La Casa della GÍOVafle aPÉcenza
La moderna e accogliente Casa della Giovane, presso la parrocchia salesiana di San Sepolcro è sorta
con lo scopo di dare un ambiente sereno alle giovani studenti e lavoratrici della provincia e della città
di Piacenza nel loro tempo libero . Contemporaneamente essa offre un ambiente molto dignitoso alle ragazze
della parrocchia di San Sepolcro per la loro completa formazione cristiana, umana e sociale .
Ne furono ideatori il salesiano don Natale Re, allora parroco di San Sepolcro, e un gruppo di signorine impegnate di Piacenza, a cui stava a cuore risolvere il problema del disagio in cui venivano a
trovarsi centinaia di ragazze che affluiscono in città per ragioni di studio o di lavoro .
Il parroco salesiano espose il piano di una casa della giovane al Presidente della Cassa di Risparmio
di Piacenza, avv . Francesco Massari, chiedendo la costruzione a questo scopo di un ambiente decoroso . La Cassa di Risparmio, sensibilissima ai problemi sociali (aveva già fondato la Casa dello Studente, donando l'opera ai Padri Gesuiti) offrì ai salesiani il nuovo moderno edificio, costruito su terreno della parrocchia .
L'inaugurazione dell'opera venne fatta l'8 giugno 1968, alla presenza delle massime autorità cittadine,
religiose e civili. Il direttore e parroco don Mario Besnate, con i suoi confratelli salesiani, prendeva
in consegna l'opera, deciso a renderla efficiente fin dall'inizio del nuovo anno scolastico .
L'Opera, intitolata a Papa Giovanni XXIII, rimane sotto la direzione dei salesiani, ma è gestita
dalle « Figlie della Madonna del Divino Amore » di Roma .
Sono sette le attività già avviate nella Casa della Giovane di Piacenza
- mensa per studenti e lavoratrici ;
- doposcuola per classi elementari, medie inferiori e superiori ;
- corsi di ginnastica formativa educativa per bambini;
- corsi di ginnastica moderna per signorine ;
- corsi di economia domestica ;
- corsi di taglio e confezione ;
- corsi di cultura religiosa .
Le attività che ebbero già esito lusinghiero nei due anni scolastici testé decorsi, saranno ri ese in que• 15
sto mese di ottobre con la serena sicurezza delle opere già collaudate .
il Nord-Est del Brasile fosse uno
sarebbe il i6° del mondo
Sperestato,
estensione, e uno dei primi 20
per popolazione . Un grande Paese,
con un milione e mezzo di chilometri
quadrati : cinque volte l'Italia .
L'ho attraversato alla maniera dei
nordestini : su una corriera popolare
che qui chiamano « omnibus » : 37 ore
di strade asfaltate, in terra battuta,
scavate dall'acqua e dal vento . L'interno del Nord-Est, lo sconfinato
sertào, è qualcosa che sta tra un
immenso Monferrato e uno sterminato Tavoliere delle Puglie .
A chi domanda che cosa produce
questa vastissima regione, i 28 milioni di nordestini rispondono con
orgoglio : « Produciamo ed esportiamo
l'intelligenza nazionale» . Metà dei
4o seggi dell'Accademia Brasiliana
delle Lettere sono occupati da nordestini . Nello stesso tempo, nessuno
dei campioni di calcio è nato nel
Nord-Est . « Solo il direttore tecnico
della squadra nazionale, Zagalo, - dicono i nordestini strizzando l'occhio - è della nostra terra » . « È
sempre così - mi spiega un giovane
universitario di Recife . - Gli altri
hanno la forza fisica . Noi l'intelligenza » .
Ma il Nord ,Est possiede anche i
più gravi problemi del Brasile : l'immenso sertào ha urgenza assoluta di
industrializzazione, elettrificazione e
specialmente di irrigazione . Ogni cinque o sei anni, sull'interno del NordEst, si abbatte come una maledizione
la siccità, qui chiamata la « seta » . Se
non piove da gennaio ad aprile, il
sertào si trasforma in un'immensa
sterpaia, la terra non dà più nulla .
I contadini sono alla fame .
Quest'anno, mentre tutto il Brasile esultava per la conquista della
terza Coppa del mondo di calcio, sul
sertào si è abbattuta una delle più
dure siccità che si ricordi . E come
sempre quando arriva la « seta », i
contadini hanno iniziato la fuga . Sono
migrazioni bibliche, di milioni di persone che fuggono dall'interno verso
le grandi città della costa, e mettono
a dura prova le organizzazioni nazionali . L'emergenza ha raggiunto livelli tali che il presidente Medici ha
abbandonato Brasilia, e per io giorni
ha governato la nazione dal Nord-Est .
È sceso tra i lavoratori in fuga, li ha
ascoltati, ha costatato di persona gli
immensi bisogni, e ha organizzato un
colossale piano di aiuti .
Ho visto turbe di sertànesi accampati alla periferia di Natal, Fortaleza,
Recife : facce dolorose e fiere, donne
con bimbi in collo e sacchi di masserizie al fianco . Quando il sertào tor16 nerà a rinverdire sotto le prime piogge,
BAIE1
i sertànesi torneranno alle loro case,
a riprendere il lavoro nei campi . Ma
per i mesi prossimi la vita sarà durissima .
In questa immensa regione, fiera,
intelligente e carica di problemi, lavorano i39 salesiani, coagulati nelle
grandi città della costa e nelle cittadine dell'interno . Formano l'Ispettoria
di Recife .
Problema chiave :
non «istruire» i giovani,
ma «formare» i giovani
Quando arrivo in aereo a Recife,
i direttori e i delegati delle case salesiane sono radunati per il « Capitolo
Ispettoriale Speciale» . Incontro l'Ispettore, don Carvalho, nel suo ufficio alle 9 di sera . Finestre e porte
spalancate per attutire il caldo umido
di questo « inverno » nordestino . Vedo
sulla sua faccia la fatica di un'intera
giornata passata a pensare e discutere i problemi della Congregazione
in questa vasta regione . Piazzo davanti a lui il registratore e domando :
- I Salesiani, qui nel Nord-Est,
sono una parte importante della
Chiesa . Lavorano per la gioventù
nordestina, per la generazione che
dovrà prendere in mano le sorti di
questa problematica regione fra qualche anno . Qual è il problema-chiave,
che cosa devono fare « prima di ogni
altra cosa » i salesiani per questa
gioventù ?
Don Carvalho ha un momento di
riflessione, prende un foglio su cui
traccia rapidi e incomprensibili segni,
e risponde :
- Io credo che la necessità prima
dei giovani nordestini,' oggi, sia la
scoperta del Vangelo . Qui la religione
cattolica è rimasta, per le masse, a
livello sentimentale . Per un insieme
di cause che qui ora è inutile analizzare, il Cristianesimo invece di diventare una mentalità, è rimasto una tradizione, folcloristica, rumorosa, colorata, ma inefficace . Per questo io ritengo che noi salesiani abbiamo nella
Chiesa una grande missione da compiere : non «istruire » i giovani, ma
« formare » i giovani . Farli entrare
nello spirito di Cristo . Dobbiamo rivelare ad essi che il Cristianesimo
non è un insieme di cerimonie, ma
una relazione vitale con Dio e con gli
altri .
La scoperta dell'altro come fratello, come figlio di Dio, è la grande
scoperta che noi dobbiamo far operare
ai giovani del Nord-Est . Lei sorride
- aggiunge sottovoce dQn Carvalho
dopo un'esitazione - perché su tutti
i giornali si leggono appelli verso il
Terzo Mondo . La scoperta dei nostri
fratelli poveri sembra una cosa fatta,
realizzata . E invece non è così.
Questi appelli, anche nel Nord-Est
che ha tanti poveri, sono sovente una
facciata, una vernice, dietro la quale
non c'è nessun impegno concreto.
Si fa molta demagogia e poco cristia-
~ aeinn1 odEt
nesimo, molta propaganda e poche
iniziative concrete .
L'esame di coscienza
dei salesiani
- Per far operare questa «scoperta » di Dio e degli altri - domando - che fanno in concreto i
salesiani ?
Padre Carvalho corruga la fronte .
Si fa pensoso e quasi sofferente :
- Qui comincia il nostro esame
di coscienza . Noi lo stiamo facendo in
questi giorni, insieme . E lo vogliamo
fare realisticamente, senza giudicare
con pessimismo il passato, e così pure
senza suonare le trombe di un falso
trionfalismo . Noi salesiani del NordEst siamo 139, e fino ad ora abbiamo
svolto principalmente l'apostolato
della scuola . Abbiamo undici case .
Migliaia e migliaia di giovani entrano
tutti i giorni nelle nostre aule, dove
spendiamo con sudore e fatica la
nostra vita . I nostri scolari in buona
parte sono poveri : ricevono istruzione
e refezione gratuita . Ma ce ne sono
anche tanti che non sono poveri :
appartengono alla classe media e a
volte ai ceti benestanti . Sappiamo che
questo è secondo il nostro spirito,
perché uno dei massimi impegni che
la Chiesa deve assumersi oggi nel
Brasile è la formazione dei leaders,
dei capi della società di domani . Solo
se le nostre scuole formeranno una
classe dirigente sensibile ai problemi
sociali, la nazione potrà avviarsi ad
un avvenire di pace e di benessere
per tutti .
1l nostro problema, il nostro dubbio, è un altro : la nostra scuola incide profondamente nella mentalità
dei giovani ? Ne facciamo dei diplomati soltanto, o dei cristiani convinti ? Questo dubbio nasce ogni volta
che noi esaminiamo la vita dei nostri
ex-allievi . Non vediamo in loro una
« resa apostolica e sociale » paragonabile alla fatica e al lavoro che abbiamo
speso per loro . Questo crea una certa
«diffidenza » nella scuola pura e semplice in qualche sacerdote giovane,
che vorrebbe dedicare la vita a qualcosa che abbia una «resa cristiana »
più sicura .
Stiamo esperimentando nuovi metodi : ogni scuola si trasforma in un
centro di attività (oratorio, parrocchia, opere periferiche in zone povere) ; ogni scuola impegna i ragazzi
più grandi in opere sociali : li mandiamo a insegnare a leggere e a scrivere nelle zone depresse dove gli
analfabeti sono numerosi, li invitiamo
a insegnare religione nelle classi elementari . Ogni scuola, inoltre, cerca
di migliorare i suoi programmi : modificare l'intonazione classica per preparare di più alla vita concreta .
Scuola di « avviamento alla vita », insomma, più che scuola di « avviamento
alla letteratura ».
Il grave problema
delle vocazioni
- In Italia sentiamo vivo il problema delle vocazioni, che si stanno
rarefacendo . Nel Nord-Est del Brasile come vanno le cose?
- Nell'aspirantato di Carpina abbiamo attualmente 9o aspiranti . Abbiamo sofferto anche noi una seria
crisi, in conseguenza della nuova impostazione che si è data ai seminari
minori . Alcuni anni fa i vescovi decisero di chiudere i seminari minori,
sostituendoli con una assistenza diretta da parte dei parroci a quei ragazzi che davano speranza di vocazione, e con raduni periodici .
L'esperimento è fallito, e ora si
cerca una soluzione nuova . Noi abbiamo continuato con gli aspiranti
interni, ma tra molte esitazioni e
perplessità . Ora stiamo pensando di
affiancare all'aspirantato di Carpina
un centro di Orientamento Vocazionale a Fortaleza . Funzionerà come
semi-internato .
Gli aspiranti ci giungono in genere
dai paesi e dalle città dell'interno,
dove la vita è dura e la famiglia è
sana . Sono ragazzi di volontà e anche
di buone capacità intellettuali . Ma
anche qui abbiamo un serio problema
da risolvere : i nostri collegi, che dovrebbero essere la fonte prima delle
vocazioni salesiane, danno pochissimi
aspiranti . Siamo decisi a rivedere a
fondo le nostre impostazioni di lavoro, per tornare a fare delle nostre
Case, semenzai di vocazioni . È un
problema molto importante, perché
dalla sua soluzione dipende la vita
della Congregazione nel Nord-Est per
gli anni futuri .
Un rapido quadro
delle forze salesiane
A questo punto don Carvalho mi
traccia un rapido quadro delle forze
salesiane nel Nord-Est . Lo presento
qui sotto schematicamente :
ARACAJU - Collegio Salesiano
«N . S . Auxiliadora » .
25o alunni delle elementari che ricevono beneficenza completa .
30o alunni del ginnasio . I confratelli che vi lavorano sono io .
Oltre alla scuola, ai salesiani è
affidata la parrocchia, due oratori
festivi, varie cappellanie, la direzione
dell'Istituto governativo « Lourival
Fonte » .
BATURITÉ - Collegio Salesiano
« Domingos Savio » .
Scuola elementare gratuita per 200
ragazzi . Vi lavora soltanto un salesiano, padre Luis Prata . L'insegnamento È prestato da maestre statali .
Da questo collegio sono venute in
passato buone vocazioni salesiane .
Ora l'attività è assai ridotta, per mancanza di personale, ed anche per la
decadenza della città, assorbita in
parte dalla vicina Fortaleza .
CARPINA - Collegio « Padre Rinaldi » .
Aspirantato con 9o aspiranti . Vi
lavorano 17 salesiani, ai quali è affidata tutta l'assistenza religiosa della
città, che conta 35 mila abitanti . I
salesiani attendono pure alla scuola
per esterni, a molte cappellanie religiose e rurali, all'oratorio festivo . A 17
Carpina, nella nostra Casa, risiede il
venerando arcivescovo don Antonio
de Almeida Lustosa, una delle più
luminose figure dell'episcopato brasiliano, onusto di anni e di meriti .
FORTALEZA - Scuola professionale «Don Bosco » .
Scuola elementare in parte gratuita . Laboratori di falegnameria e di
tipografia . Nel nostro edificio, inoltre,
ospitiamo una scuola statale con
iooo alunni . 11 direttore di questa
scuola è un salesiano, don Cabral da
Rocha . I salesiani avrebbero moltissime possibilità di apostolato in questa
scuola vastissima . Purtroppo non vi
si possono dedicare molto, per mancanza di personale . Sono soltanto io,
e devono attendere alla scuola elementare, alla parrocchia (che a sua
volta ha scuole elementari in zona
molto povera), all'oratorio festivo, ai
laboratori . Per il Iq7r si spera di
poter inserire nella scuola statale un
salesiano che si dedichi a tempo pieno
alla formazione spirituale degli studenti .
Nella stessa città di Fortaleza si è
iniziato il « Centro Educativo Dom
Lustosa » . Sarà un « Centro di Orientamento Vocazionale », e si spera che
dia negli anni futuri molte vocazioni
salesiane . Per ora si è solo all'inizio,
ed è in attività unicamente la scuola
elementare . È dedicato a Mons . Lustosa, l'arcivescovo salesiano che per
2o anni resse l'archidiocesi di Fortaleza . Nel Centro lavorano attualmente 4 salesiani .
JABOATÀO - Noviziato .
Questa casa sorge nella zona della
canna da zucchero, molto povera .
I novizi sono attualmente 21, e provengono da tre ispettorie (Recife,
Manaus, Belo Horizonte) . I -sale-
siani e i novizi danno vita a due
scuole elementari gratuite, a due oratori festivi e a molti «centri di catechismo e di ricreazione» . Fanno
anche apostolato tra gli operai degli
zuccherifici e nei piccoli villaggi di
contadini sparsi tra le colline .
JUAZEIRO DO NORTE - Collegio «S . Joào Bosco* .
Scuola elementare, ginnasiale e superiore con 50o allievi . La maggior
parte degli allievi è di ceto medio,
ma ci sono anche parecchi assistiti
quasi gratuitamente . Vi lavorano 8
salesiani, che attendono pure all'oratorio festivo molto frequentato da ragazzi poveri, e al santuario .
NATAL - Scuola « S . José » .
Scuola elementare e ginnasiale con
S7o allievi . Oratorio festivo e chiesa
pubblica . Cappellania nell'ospedale e
presso le suore . Nella zona rurale più
povera, i salesiani hanno una parrocchia originale e interessante . Chi
vi fa da parroco e da viceparroco
sono le suore . Il direttore don Tonelotto (che è anche parroco) vi si
reca soltanto il sabato e la domenica .
A Natal lavorano 4 salesiani .
RECIFE - Collegio « Sagrado Cora~ào » .
È la prima casa dell'Ispettoria, e
anche sede ispettoriale . Le scuole
sono molto stimate in città. Le frequentano i5oo alunni, fra elementari,
ginnasio e scuola superiore . I 18 salesiani che vi lavorano danno vita anche ad una « Scuola serale gratuita »
per adulti . Il santuario del Sacro
Cuore è un centro di vita cristiana
molto frequentato .
BONGI - Scuola di arti e mestieri
«Dom Bosco*.
Sorge alla periferia della città di
Veduta aerea della Casa Ispettoriale di Recife.
Recife . I suoi laboratori di arte grafica, falegnameria e meccanica sono
scuole preziose per i figli del popolo .
La scuola elementare e il ginnasio,
che ospitano 250 alunni, sono quasi
completamente gratuite . Vi lav,)rano
6 salesiani .
SALVADOR - Liceo Salesiano
« do Salvador ».
11 cardinale arcivescovo di Salvador, Eugenio Sales, ha affidato ai
salesiani della città la «pastorale giovanile » di tutta l'archidiocesi . I 9 salesiani che lavorano a Salvador attendono a 55o ragazzi delle scuole
elementari, ginnasiali e superiori .
Nelle elementari sono aiutati da maestre statali . Sono pure affidate ai salesiani due parrocchie : una in città,
un'altra in periferia . Quest'ultima è
affidata per 6 giorni alla settimana alle
suore . Padre Pietro Lapo . un salesiano di 3 1 anni, vi si reca unicamente
alla sera del mercoledì e del sabato,
e vi rimane tutta la domenica .
Quale sarà l'avvenire
delle nostre scuole?
Ora don Carvalho ha una lunga
pausa . Conclude le sue parole puntando lo sguardo verso l'avvenire della
Congregazione in questa terra di forti
contrasti e di vertiginosi progressi .
Dice :
- Lo stato sta moltiplicando le sue
scuole, sta portando l'istruzione a livello di tutti . Molti salesiani si chiedono quale sarà allora l'avvenire dei
nostri collegi e delle nostre scuole .
È certo un problema, e non semplice .
Ma io credo che se i nostri istituti
continueranno ad avere una fama
eccellente di studio serio e di formazione, gli alunni non ci mancheranno mai . È qui che dobbiamo puntare tutti i nostri sforzi . Forse in passato la formazione data nelle scuole
cattoliche non sempre fu quella che
doveva essere . Ci fu un tempo in
cui i religiosi avevano nelle mani il
6o per cento delle scuole del Brasile .
Se fossero riusciti a fornire agli alunni
una seria formazione cristiana, umana,
civile, sociale, oggi la nazione avrebbe
una grande schiera di leaders cristiani, sensibili ai problemi profondi
della popolazione .
Ma a noi non è dato il compito
di giudicare il passato, ma di riflettere sul passato per preparare un
avvenire migliore .- E speriamo seriamente che i nostri sforzi, che mai
abbiamo misurato o risparmiato, possano raggiungere nell'avvenire le mete
a cui Dio ci chiama .
DON TERESIO BOSCO
HANNO IAVORATO FORTE E CON RESPONSABILITA
Da una lettera dei chierici dello Studentato filosofico di Ypacaraj (Paraguay) al Rettor Maggiore .
Avevamo preso la risoluzione di lavorare manualmente durante le vacanze per aderire in modo tangibile alla campagna della « povertà » . Non nascondiamo che la nostra decisione era anche un po' interessata :
si pensava di dare una mano ai nostri superiori per condurre avanti l'opera di costruzione dell'ala di mezzo
del nostro Istituto .
Sapevamo che stando al preventivo dell'opera, non saremmo riusciti a terminarla ; ma con i nostri sudori
saremmo forse riusciti a tirar su almeno le pareti della cappella, che è situata a pianterreno . E, a cose compiute, possiamo dire che ce l'abbiamo fatta, anche se per rifinirla e costruire le altre parti della casa dovrà
intervenire un'altra volta la Provvidenza .
Con questi propositi ci siamo disposti a lavorare . L'orario contemplava 7 ore di lavoro giornaliero con inizio
alle 5,3o del mattino per sfuggire ai grandi calori . Di fatto però alcuni, spinti dalla necessità e dal ritmo di
lavoro, hanno fatto fino a 8, 9 e io ore giornaliere, nonostante il calore tropicale .
Tutti i lavori furono realizzati in équipe . Le squadre erano le seguenti : muratori, falegnami, decoratori, elettricisti, meccanici e . . . volontari della pulizia . Ogni squadra era diretta da un operaio specializzato, meno quella
dei decoratori, che lavorava sotto la direzione di un chierico . È merito della squadra dei decoratori l'aver
condotto a termine la decorazione del noviziato e di una facciata dello studentato . I falegnami hanno completato i lavori del tetto e i telai delle finestre e delle porte . I muratori hanno gettato il pavimento del
primo piano, eseguito rifiniture, e innalzate le pareti delle stanze .
Tutti i lavori proseguirono sotto la diretta supervisione del nostro direttore e dell'architetto .
Praticamente abbiamo rinunziato a due mesi di vacanze, continuando anche il lavoro settimanale degli Oratori festivi .
Crediamo che queste giornate di lavoro ci abbiano fruttato un duplice valore formativo : ci siamo sentiti praticamente poveri e bisognosi di lavorare e abbiamo portato il nostro contributo personale e comunitario alla
campagna della povertà .
Certamente in ogni parte ci sono salesiani lavoratori, e noi ci siamo sentiti piu vicini a loro e . . ., perché no P
artche più salesiani . . .
(seguono 24 firme)
Poscritto del direttore don Carlo Giacomuzzi :
Durante le vacanze questi chierici sono stati molto bravi, veri lavoratori alla salesiana : hanno unito il lavoro alla
pietà, senz'altra pretesa che quella di essere utili alla Congregazione e alla casa .
Adesso devo farli riposare alcuni giorni prima di incominciare l'anno scolastico . Per questo facciamo un giretto
fino a Misiones per ammirare i resti delle antiche Missioni dei Gesuiti e cambiare aria .
Anche i salesiani dell'Ispettoria sono rimasti molto contenti al vedere i giovani lavorare forte e con responsabilità .
Spero che questo spirito si conservi e accresca . La prego di un ricordo all'Ausiliatrice per noi . . .
19
NEL
MONDO
SALESIANO
Pellegrinaggio nazionale
portoghese a Fatima
Circa cinquemila persone, tra Cooperatori, Exallievi e membri dell'Arciconfraternita dei Devoti
di Maria Ausiliatrice, hanno compiuto il loro
XVII pellegrinaggio a Fatima . Dopo la tradizionale processione aux f/ambeaux, si raccolsero
tutti nella spianata della Basilica e vi celebrarono un'ora santa . Il giorno dopo, sotto la presidenza dell'ispettore salesiano, si riunirono i
dirigenti dei Cooperatori in numero di 300 per
studiare il tema : " l laici nella Chiesa, oggi" .
Il Delegato nazionale presentò una panoramica dello stato attuale dei Cooperatori nel
Portogallo e nel mondo . Nella Messa notturna
si pregò nostra Signora di Fatima per la Famiglia Salesiana, per il prossimo Capitolo Generale, e si ricordò con particolare fervore il
Papa, che celebrava la sua Messa d'oro . I
punti salienti del pellegrinaggio furono trasmessi dalla Radio e TV portoghesi .
Cuenca (Spagna)
Nuove Opere giovanili
I salesiani arrivarono a Cuenca nel 1959 .
Dapprima esercitarono il loro compito educativo in vecchi edifici presi in imprestito, quindi
decisero di edificare un'opera moderna a servizio di tutta la provincia, che conta 290 piccoli comuni, quasi tutti agricoli, bisognosi di
istruzione . Si è giunti così all'attuazione di un
grandioso complesso edilizio che comprende
il '"Colegio Maria Auxiliadora" per l'insegnamento medio e superiore, il "Colegio Fray Luis
de León", per ospitare i giovani provenienti dai
villaggi, e il Centro giovanile '"San Juan Bosco"', che accoglie i giovani della città durante
il tempo libero . Alla inaugurazione il sindaco
ha consegnato al direttore una pergamena
che esprime la riconoscenza della città verso
la Famiglia salesiana .
Andria (Bari)
Mostra Missionaria Salesiana
20
Molta simpatia ha riscosso in città la Mostra
Missionaria allestita per sensibilizzare gli animi,
soprattutto dei giovani, al problema delle Missioni e della fame nel mondo . L'eleganza artistica della presentazione del materiale (oggetti
originali delle tribù dell'Amazzonia, della Terra
del Fuoco, dell'Africa, del Giappone, ecc .) e
l'attrattiva di una pesca pro missioni, hanno
attirato moltissimi visitatori e hanno riscosso
i risultati che desideravano i giovani oratoriani
che, sotto la guida di don Piero D'Angiulli,
sono stati l'anima dell'organizzazione e del
successo .
NEL
MONDO
SALESIANO
Ballybunion - Nuovo campo
giovanile "Don Bosco" in Irlanda
Lo scorso giugno è stata inaugurata una nuova
opera salesiana in Irlanda, il campo giovanile
— Don Bosco"" . Prima opera del genere in Irlanda, sorge nella antica proprietà Ballyloghan .
Si tratta di una costruzione massiccia che risale
a due secoli fa, circondata da più di due ettari
di terreno, che stanno trasformandosi in campi
sportivi . L'idea di un campo giovanile fu lanciata da un gruppo di Cooperatori salesiani,
che versarono anche un generoso contributo
per la sua realizzazione . Nella foto : il signor
P . Kennedy, rappresentante del Governo locale,
ringrazia i Cooperatori salesiani per la provvidenziale realizzazione,
Beppu - Minami Ishigaki
(Giappone - Kyushu)
Incontro di aggiornamento
pastorale missionario
I missionari salesiani che lavorano nel Kyushu,
si sono riuniti nella nuova Procura Missionaria
di Beppu-Minami Ishigaki, per un fraterno
scambio di vedute sul lavoro missionario in
Giappone . Don Làconi, inviato dal Rettor
Maggiore, trattò il tema : "La teologia dell'aggiornamento : princìpi e attuazione pratica - e
""La Chiesa missionaria nell'epoca attuale"" .
Seguì una discussione ricca di interventi apportatori di svariate esperienze . L'incontro servì
a confermare i nostri missionari del Giappone
nella "speranza della loro vocazione missionaria", sempre bella e attuale come il comando
di Gesù di predicare la Buona Novella a tutte
le genti .
Zurigo (Svizzera)
Convegno di Cooperatori Salesiani
È il primo convegno di Cooperatori e di Cooperatrici di Zurigo e cantoni limitrofi . I Cooperatori salesiani della Svizzera interna sono animati da tanta buona volontà e vogliono molto
bene a Don Bosco . Per questo stanno organizzandosi al fine di poter svolgere quelle attività
di apostolato che Don Bosco ha indicato alla
sua terza Famiglia : gioventù, catechesi, stampa,
vocazioni, ecc . Nella foto: don Brunoldi, delegato Cooperatori, parla dello spirito e dinamica che devono alimentare la vita di ogni
Cooperatore Salesiano .
NEL
MONDO SALESIANO
IN B
Medaglia d'oro alla Società Editrice
Internazionale - Il 7 agosto 1970 a
Rimini si è riunita la Giuria del Premio
all'Editore, sotto la Presidenza del prof .
Felice Battaglia, Magnifico Rettore emerito dell'Università di Bologna, per assegnare i premi alle Case Editrici partecipanti alla Rassegna dell'Editoria Italiana. Fu presa in esame la candidatura
di 37 Case Editrici tra le partecipanti ;
e fra esse Einaudi, Fratelli Fabbri, Garzanti, Le Monnier, Mondadori, Nuova
Italia, Rizzoli, Sansoni, Vallardi .
Alla SEI è stata assegnata la Medaglia
d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione, con la seguente motivazione :
«Rispecchia in modo esemplare la funzione civile di fornire alla scuola italiana
una materia destinata a ordinare non
un semplice complesso di informazioni,
ma un patrimonio di delicati strumenti
conoscitivi con i quali crescere un individuo, nella cui misura umana sua
propria sia vivo il senso di sé e dell'altro: un atteggiamento cioè a riconoscersi in una società».
PARAGUAY . Un salesiano arcivescovo di Asunción • Mons. Ismael
Blas Rolón Silvero, salesiano, vescovo
di Caacupé, è stato promosso alla Chiesa
Metropolitana di Asunción . Succede a
mons. José Anibal Mena Porta, che ha
chiesto di essere esonerato dal governo
dell'archidiocesi per l'età avanzata . II
nuovo Arcivescovo di Asunción ha
56 anni ed è stato eletto vescovo
nel 1965 .
L'Enciclopedia Bororo presentata al
Santo Padre • Il Procuratore generale
dei Salesiani, don Luigi Càstano, ha
fatto omaggio al Santo Padre dei due
primi volumi della "Enciclopedia Bororo'"
del salesiano don Cesare Albisetti, profondo conoscitore delle popolazioni indigene del Mato Grosso, in collaborazione con don Venturelli . L'omaggio è
stato accolto dal Papa con vivo compiacimento, «come testimonianza del vasto
lavoro che la Missione Salesiana ha
svolto e svolge tuttora nello Stato del
Mato Grosso».
ROMA . "Quella Madonna dà un
senso di sicurezza e di pace" • La
statua dorata di Maria Ausiliatrice, che
Paolo VI benedisse la sera del Corpus
Domini in Val Melaina, domina ora dall'alto della Casa Generalizia delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, segno di materna
protezione sull'intero rione, che va popolandosi di nuovi edifici . Durante i
lavori di sistemazione sono giunte voci
di compiacimento da parte degli abitanti : « Quella Madonna, messa là in
22 alto, dà un senso di sicurezza e di pace» .
La sera del 28 giugno ebbe luogo l'inaugurazione : vi assistettero le Superiore
con la comunità e molti del vicinato .
VENDROGNO (Como) . Una via dedicata a uno scrittore salesiano
Il comune di Vendrogno (Como) ha
aperto una via che collega la via principale con le scuole. Tale via è stata
intitolata a don Mario Biagini, scrittore
e docente universitario . Don Biagini era
solito trascorrere a Vendrogno lunghi
periodi durante i quali maturarono le sue
opere più impegnative : gli studi sul
Carducci e sul Pascoli . Il discorso di
inaugurazione fu pronunziato dal sindaco dott. Leonardo Enicanti .
BOTTRIGNE (Rovigo) . Scuola dedicata a Don Bosco • La scuola comunale di recente costruzione è stata
dedicata a San Giovanni Bosco . Questa
decisione è dovuta al fatto che Don
Bosco fu a Bottrigne nel 1877, invitato
dal Sindaco di allora . Questi, saputo
che a Rovigo si trovava il grande educatore, lo volle suo ospite . Don Bosco
accettò : dopo il pranzo visitò la chiesa
e il centro del paese, andando fino all'argine del Po . Quanti allora videro il
Santo di Torino, ne hanno tramandato
il ricordo .
ASUNCION (Paraguay) . Il miglior
scrittore dell'anno centenario • Il
Presidente nazionale degli Exallievi del
Paraguay, Juan Sivieres Argafia, è stato
dichiarato «il miglior scrittore dell'anno
centenario dell'epopea paraguayana » .
Come premio gli fu assegnato un viaggio gratuito in Europa . Il sig . Juan Sivieres se n'è servito per partecipare al
Congresso mondiale degli Exallievi, svoltosi a Torino e a Roma lo scorso settembre.
ALMERIA (Spagna) . Una nuova
casa per la gioventù • Le Figlie di
Maria Ausiliatrice hanno inaugurato ad
Almeria I' '"Hogar José Antònio", dipendente dal Servizio Nazionale di Assistenza Sociale . Alla inaugurazione erano
presenti le Altezze Reali il Principe di
Spagna Don Juan Carlos e la Principessa
Sofia, il Ministro degli Interni e quello
della Pubblica Istruzione . Il Centro realizza un lavoro sociale che riscuote
l'unanime approvazione .
CENTURANO (Caserta) . Premio targa "Martiri Salesiani" • I salesiani
don Chiapello, don Borgiattino, don Coratella e il coadiutore De Gennaro, uccisi
in un momento cruciale dell'ultima
guerra mondiale, sono stati commemorati
nel corso di una cerimonia promossa dal
Comitato sportivo, che per l'occasione
ha organizzato una gara ciclistica, premiata con targa '"Martiri Salesiani"' .
Presente mons . Vito Roberti, arcivescovo
di Caserta, il direttore dei salesiani don
Giuseppe Borra rievocò il martirio dei
quattro figli di Don Bosco . È aperta una
sottoscrizione per l'erezione di un monumento degno delle virtù degli scomparsi .
MADRID (Spagna). Centro di formazione Madre Angola Vespa • È
stato inaugurato a Madrid . Con questa
Opera le Figlie di Maria Ausiliatrice rinnovano e ingrandiscono l'opera preesistente . II nuovo edificio, oltre la scuola
primaria e secondaria, accoglie le scuole
professionali, che nei loro laboratori
orientano alla costruzione e all'industria,
e sono la vera novità dell'opera .
SIGNIFICATIVI RICONOSCIMENTI
CREMISAN (Betlemme) • Il salesiano coadiutore Giovanni Garino di 90 anni, dei quali 65
generosamente spesi come missionario nel Medio
Oriente, specie a Cremisan nelle immediate vicinanze di Betlemme, ha ricevuto dal Presidente
della Repubblica Italiana, su proposta delle autorità consolari di Gerusalemme, l'onorificenza
«Stella al Merito del Lavoro», che dà diritto al titolo di « Maestro del Lavoro» .
BRASILIA (Brasile) • Al missionario salesiano
stata assegnata la decorazione'di « Cavaliere dell'Ordine di Rio Brando » .
Su 95 decorati, appartenenti alla magistratura, alla
cultura e alle forze armate, don Albisetti fu l'unico
rappresentante del clero . L'alta decorazione, consegnatagli dallo stesso Presidente della Repubblica,
premia la sua attività missionaria e la sua opera di
etnologo di fama internazionale.
don Cesare Albisetti è
ISEO (Brescia) • Il nostro don flar/o Busso/etti
è stato nominato cittadino onorario e ha ricevuto
la medaglia d'oro dal Consiglio Comunale d'Iseo.
Tutti i consiglieri di ogni partito hanno approvato
l'onorificenza, con la seguente motivazione : «Il
Consiglio Comunale d'Iseo, uniformando la propria decisione alla memore gratitudine del popolo,
conferisce la cittadinanza onoraria a don //arto
Busso/etti, sacerdote salesiano, che per due lustri
assolse apostolato religioso e civico nella comunità Iseana, fu ai giovani educatore sollecito, paterno, provvido e, nei giorni difficili per la libertà,
prodigò infaticabile con abnegazione evangelica,
protezione, soccorso, conforto » .
TOKYO (Giappone) • Due direttrici, suor Letizia Begliati e suor Santina Grossi, hanno ricevuto da S . M . l'imperatore l'onorificenza dell'Ordine del Sacro Tesoro di IV grado (la più alta
concessa alle donne) per il loro apostolato sociale .
MANAUS (Brasile) • In occasione del terzo
centenario della città di Manaus, il Governo dello
Stato di Amazonas ha concesso la medaglia
«Città di Manaus» alla missionaria suor Maddalena Mazzone, Figlia di Maria Ausiliatrice, che ha
fondato il Museo indigeno, opera di grande attrattiva turistica . Ancora nella città di Manaus le
direttrici suor Bernadete Camargo e suor Nilde
Tissot hanno ricevuto dall'Esercito Brasiliano la
medaglia di « Pacificadoras» per l'opera di civilizzazione svolta lungo le frontiere del Paese .
ala parabola del lievito
In Gìaoone
ppena sbarcato a Tokyo, mi viene incontro uno di quei polivalenti salesiani che sono cresciuti alla
A scuola dell'indimenticabile mons . Cimatti e trapiantati giovanissimi dall'Italia in Giappone : l'ispettore
don Stefano dell'Angela. È un friulano della più pura acqua, friulano come il suo segretario don Luigi Del Col ;
tutti e due conoscono e scrivono il giapponese con un'eccezionale competenza .
Comincio a conoscere il Giappone dai libri di storia scritti in inglese . C'è una vastissima produzione .
L'unica difficoltà è quella della scelta . Ma in compenso che vasta angolatura per giudicare l'opera salesiana in
Giappone nel giro di poco più di mezzo secolo!
Izanagi e Izanami appartenevano alla settima generazione di divinità . Seduti sul ponte fluttuante delle
nuvole, gli bastava agitare l'oceano con una lancia . Un giorno che la ritirarono, la videro luccicare di una
goccia iridescente che scolando si coagulò e divenne un'isola . Vi discesero e attorno a quell'isola fecero
sorgere tutto un arcipelago .
Fino all'arrivo del generale Mac Arthur non era consigliabile agli studiosi giapponesi ficcare il naso nelle
origini del loro Paese . La mitologia doveva avere valore di storia . Nonostante serie difficoltà cronologiche,
la linea degli imperatori del Giappone si svolgeva senza incrinature dal 600 avanti Cristo sino ai nostri giorni .
CLIMA E SUOLO IMPIETOSI
Il nord del Giappone si trova alla latitudine della Svizzera e il sud del Giappone si trova alla latitudine
del Marocco . Le sue quattro isole sono un po' più grandi dell'Italia . Il clima è di una rudezza sconcertante .
Tutto il Giappone centrale conosce inverni rigidi e la città più vicina all'Equatore, Kagoshima, conta ogni
anno in media cento giorni di gelo. Il clima smeriglia gli uomini e li indurisce.
Il suolo non è più indulgente del clima . Solo dal quindici al venti per cento della terra giapponese viene considerata come utilizzabile e produttiva . Il resto è terreno montagnoso che una vegetazione di bambù nani
rende refrattario anche all'allevamento degli animali . Grandi forze sotterranee arano questo rilievo ossuto e
rugoso . Nell'arcipelago giapponese si contano 192 vulcani, di cui 58 attivi . A Hakone, si cuociono le uova
nelle dodici sorgenti di acqua calda che pullulano dal Fuji-Yama . I sismografi registrano parecchie centinaia
di scosse di terremoto all'anno e gli annali del Giappone segnalano 61 spaventosi terremoti dal 250 avanti
Cristo a oggi . Il più recente, quello del 10 settembre 1923, fece 100 .000 morti .
UNA CATENA DI CATASTROFI
Eruzioni vulcaniche e terremoti, tifoni, inondazioni e incendi ; la storia del Giappone è una catena di catastrofi . Nell'anno del Dragone, che corrisponde al 1657, a Tokyo, che allora si chiamava Edo, un bonzo volle
bruciare le vesti di sua figlia morta . Appiccò un incendio che carbonizzò la città . Più di 100 .000 persone
perirono nelle fiamme . 288 anni dopo, quando Tokyo era coperta di bombe incendiarie, nel solco di un tifone
vennero trovati migliaia di cadaveri carbonizzati nei canali asciugati dalle vampate delle fiamme . Ma per la 23
prima volta il flagello non proveniva da forze naturali
o da una disgrazia domestica : era stato inflitto dalla
mano di un nemico esterno .
La storia del Giappone è strettamente legata a quella
della Cina . La Cina gli ha dato la sua scrittura e la sua
architettura . La Cina gli ha trasmesso il buddismo che
aveva ricevuto dall'India . La Cina gli ha fornito il modello delle sue due prime capitali, Nara e Kyoto . Ma il
genio giapponese rimodella ciò che mutua e prende a
prestito, e sa trovare un'originalità incomparabile in
tutto ciò che copia .
saki . Tema : « Cosa fanno e cosa vogliono i giovani d'Europa » . Il tema è allettevole . I giovanotti giapponesi mi
attendono in una specie di anfiteatro : composti, disciplinatissimi e molto attenti . Alla fine della conferenza
aprono il dibattito . Regista del dibattito è un altro promettente sacerdote salesiano : don Carlo Chiesa .
Una delle prime domande, sparate da un giovane
giapponese, è la seguente : « Io ho 17 anni ; ho letto tutto
degli esistenzialisti . Che cosa ne pensa lei dell'esistenzialismo? » .
Un'altra domanda : « Che effetti ebbe il Cristianesimo
in Giappone?». La domanda nasconde una trappola .
Capisco che l'interlocutore, pagano, vuol sapere perché le conversioni in Giappone siano tanto poche e
perché il Cristianesimo non operi un intenso rinnovamento di vita con conversioni in massa come in altre
nazioni dell'Africa o dell'Asia .
IL GIAPPONE SI MURÒ NELL'ISOLAMENTO
Enrico IV regnava in Francia, Elisabetta la Grande
regnava in Inghilterra, Filippo Il moriva in Spagna .
L'èra delle grandi scoperte dell'Occidente era cominciata da cent'anni . L'Estremo Oriente aveva perduto
il suo mistero . Gli Olandesi si impadronivano dell'Indonesia . I Portoghesi osavano impiantare a Macao, alle
porte della Cina, una base commerciale . Probabilmente il Giappone di allora era potenzialmente più forte
di qualsiasi di quelle nazioni europee avventurose e
avide . Contava'dla 28 a 30 milioni di abitanti . Forgiava
per i suoi samurai le migliori sciabole del mondo e gli
sarebbe stato facile adottare le armi da fuoco di cui
aveva visto l'efficacia pochi anni prima . Popolo insulare, i suoi pirati si avventuravano sino allo stretto della
Sonda . Il suo grande capitano, Toyotomi Hideyoshi,
conduceva una campagna in Corea e, più importante
ancora, aveva unificato il Paese spezzando le reni alla
feudalità nipponica . Un tal Giappone era in misura di
entrare in competizione con gli Europei e di aprirsi dei
IL LIEVITO E LA PASTA
Rispondo ricapitolando sommariamente i pochi cenni
di storia del Cristianesimo in Giappone . I primi missionari che sbarcarono in Giappone furono tre portoghesi
a bordo di una giunca cinese e vi furono sbattuti dalla
tempesta . Trattati cortesemente e rinviati a Macao, informarono san Francesco Saverio, che nel 1549 sbarcò
a Kagoshima . Dopo venti mesi san Francesco dovette
lasciare il Giappone ; ma altri gesuiti e francescani riuscirono a impiantarvi il cristianesimo . Sopravvennero
gli olandesi, preoccupati più dei loro affari commerciali
che delle conversioni ; denunciarono subito il cattolicesimo come un veicolo di conquista e trasportarono all'estremità dell'Asia le lotte religiose che allora laceravano l'Europa . Le misure di rigore si succedono, formando un codice di claustrazione nazionale . Il Cristianesimo viene interdetto sotto pena di rappresaglie e di
castighi atrocissimi . Spinti alla disperazione i convertiti,
quasi tutti dell'isola di Kyushu, sotto la guida di cinque
samurai cristiani, tentano una resistenza alle leggicapestro . Nel castello di Shimbara i resistenti sono
messi a morte in numero di 37 .000 . Il Cristianesimo per
uscire dalla clandestinità dovrà attendere altri 250 anni
di segregazione finché il commodoro Matthew Perry con
la sua squadra navale americana si farà aprire i porti
di Hakodate e di Shimoda .
« Ecco - spiego a quei giovanotti giapponesi - il
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nuovi orizzonti . Invece di questa espansione che sarebbe stata naturale, avvenne un fenomeno stranissimo : al contatto dello straniero, al soffio delle idee venute dall'altro emisfero, il Giappone si chiuse come
una sensitiva . L'Europa si espandeva sul globo . Il
Giappone si murò nell'isolamento .
DIBATTITO CON I GIOVANI GIAPPONESI
Con don Attilio Klinger, un giovane missionario italiano, vengo invitato a tenere una conferenza ai giovani
24 liceali giapponesi del « Salesio Kotogakkò » di Kawa-
Yasushi . Il primo giovane
giapponese che parte missionario per l'America Latina, al
porto di Kawasaki, insieme
col padre, la madre e le due
sorelle più piccole .
Tokyo. Il tradizionale —ban- )
zai" giapponese durante una
festa all'orfanotrofio di Kokubunji.
shima, la guerra di Cina, la battaglia di Shangai, il massacro di Nanchino fino all'olocausto atomico di Hiroshima e di Nagasaki .
Con don Attilio Klinger ricapitolammo la discussione
su quell'interrogativo esasperato e inquietante lanciato
dallo studente giapponese : « Che effetto ebbe il Cristianesimo in Giappone? ». Rivedevo mons . Cimatti (la sua
tomba è nella cripta sotterranea della chiesa dello studentato filosofico e teologico di Tokyo-Chofu) : era stato
il maestro della vecchia generazione di pionieri in Giappone . Il suo ricordo permane . Che effetto ebbe il Cristianesimo in Giappone?
Amore di mamma :
in Giappone come
in tutto il mondo .
Cristianesimo in Giappone lo si può paragonare a un
pizzico estremamente piccolo di lievito che fermenta
l'immensa pasta della società giapponese . È la parabola
di Gesù che si ripete. Il Signore conosce bene l'ora del
suo appuntamento con i 100 milioni di anime del Sol
Levante » .
5000 YEN PER GLI INDIANI
Alla fine del dibattito i giovani liceali del « Salesio
Kotogakkò » di Kawasaki mi presentarono, con un inchino cerimonioso, 5000 yen per i ragazzi poveri dell'India .
Al ritorno si attraversò la grande Tokyo sfavillante
di colori al neon e trascolorante di luci . Rivivevo nella
mia mente la stupefazione del mondo, agli inizi di questo secolo, quando il piccolo Giappone, emergendo dall'oscurità, ridicolizzò l'enorme Cina, divorò la sua flotta
e la ricacciò con estrema facilità dalla Corea . Da allora
la storia del Giappone si svolse serrata : l'incredibile
guerra russo-giapponese, i siluri umani del generale Nogi
sulle trincee di Port-Arthur, le grandi operazioni della
Manciuria, il lungo periplo della flotta russa che dal Baltico si mosse per farsi annientare dai giapponesi a Tsu-
IL COMANDO MISSIONARIO DI GESÙ
La questione missionaria in Giappone è sul tappeto .
Ai missionari del nostro tempo sono venuti meno i motivi tradizionali su cui si fondava la loro azione ; me lo
ripetono a Tokyo in tutti i toni . Non credo però che sia
venuto meno il comando missionario di Gesù che suona
energico ed eterno nella finale del Vangelo di San Matteo, al capitolo 28 : il comando missionario di andare e
di ammaestrare tutte le genti, un comando che è scoccato imperioso dal Cristo risorto e che ci vincola a essere
a servizio della glorificazione escatologica di Dio . Cristo
ha ricevuto ogni potere sul cielo e sulla terra e invia i
suoi in tutto il mondo, appunto perché l'evangelizzazione ha lo scopo essenziale di far apparire e di realizzare pienamente la sovranità universale di Dio, che è
già iniziata nel Cristo glorificato e risorto .
« Di tutti i popoli fate dei discepoli », ha detto Gesù .
Non basta quindi un'appartenenza anonima al Cristo .
Cristo è il centro della creazione, della storia della salvezza e del mondo salvato . I missionari devono condurre tutte le genti a orientarsi verso questa pienezza
del Cristo, ad accettarla, a inserirvisi profondamente .
« FIGLI NEL FIGLIO »
Il comando di Gesù non riguarda in primo luogo gli
individui ; riguarda soprattutto i popoli, come comunità in cui Cristo non solo deve venire proclamato, ma
deve divenire una presenza viva e operante, deve incarnarsi di nuovo in tutta la realtà sociale e culturale
di quei popoli, essere il lievito nella vastissima pasta
della cultura, del pensiero e della mentalità giapponese .
Con ciò cadono le obiezioni mosse all'attività missionaria in base alle cifre delle conversioni .
I missionari sono quindi i portatori della Pace, nel
termine biblico di Shalòm : sono gli apostoli della riconciliazione e della pace . Ecco che allora la Chiesa cresce
non tanto come istituzione quanto come organismo vivente, come prolungamento del Cristo .
Forse la disfatta del Giappone nel 1945 e la rapidissima industrializzazione che lo ha portato a essere la
terza grande potenza industriale del mondo, permetterà
al lievito del Cristianesimo di sollevare e rendere soffice la pasta pagana . Crescerà il corpo mistico di Cristo,
si diffonderà e si espanderà la vita divina del Figlio di
Dio, e ci farà tutti «figli nel Figlio », secondo la stupenda espressione di Sant'Ireneo .
• 25
c
li indi possono essere convertiti
e al cristianesimo con metodi pacifici, senza bisogno di fare una guerra
contro di loro e di sbudellarne la
metà » . Oggi tutti sarebbero d'accordo su questo principio ; ma 450
anni fa, quando fra Bartolomeo de las
Casas lo sostenne per primo da solo
contro tutti, passò per originale, utopista e anche un tantino pericoloso .
Lui però riuscì a dimostrare con l'argomento inconfutabile dei fatti che
aveva ragione, e da allora cominciò
a srotolarsi la vicenda cristiana degli
indi Quekchí del Guatemala : una storia tormentata, piena di colpi di scena, in gran parte sepolta nella penombra della foresta . Una storia che
continua ancor oggi e ha per protagonisti sei missionari salesiani, che
naturalmente condividono in pieno
l'opinione di fra Bartolomeo de las
Casas .
In sunto la storia è tutta qui : gli
indi Quekchí accettarono il pacifico
invito dell'originale frate domenicano
e si convertirono a Cristo, ma poi furono abbandonati a se stessi e smarrirono il Vangelo ; ora accompagnati
dai sei missionari salesiani ripercorrono lentamente il sentiero della fede
perduta. Una storia tutta da raccontare .
In
Guatemal a
quasi
centomila
indi
discendenti
dagli
antichi
Maya, dopo aver abbracciato il Vangelo a ll'epoca delle conquiste spagnole, erano stati abbandonati a se stessi in seguito a
tristi vicende politiche . Ora sotto la guida di sei missionari salesiani ripercorrono il sentiero che li conduce alla riscoperta di Cristo .
MORI L'UCCELLO
DELLA LIBERTA
C'è un uccello nei boschi del Guatemala, con la coda lunghissima dai
colori accesi : il quitzal . Se catturato
non sopporta la prigionia e muore .
Ora sta scomparendo . Era il simbolo
di quegli nd
ii uekchí e dlla
e l oro
nativa libertà.
I Quekchí sono indi Maya . La storia dei Maya cominciò tremila, forse
seimila anni fa. Ebbero il loro periodo
fra il 200 e il
e 900 dopo
costruirono città piramidi,
inventarono (unici in America) una
vera scrittura, elaborarono un calendàrio più esatto di quello europeo .
Poi, per cause misteriose decaddero,
e quando nel 1519 il conquistador
Fernando Cortés andò a sottometterli, trovò piccoli regni divisi e litigiosi, deboli e incapaci di difendersi .
E li travolse .
Il Guatemala, dove vivono i Quekchí, fu soggiogato da un luogotenente
di Cortés, Pedro de Alvarado, giunto
26 nel 1523 con trecento soldati spagnoli
GLI INDI QUEKCNÍ
sul sentiero della
DAL NOSTRO INVIATO DON ENZO BIANCO
muniti di artiglieria e fiancheggiati
da indi messicani alleati . A fronteggiarlo scese in campo il re più potente della regione, Tecún Umàn, e
sulla sua fine fiorì una meravigliosa
leggenda . Il duello fra i due condottieri di eserciti fu fiero e tremendo ; e
quando Tecún Umàn cadde riverso
al suolo, dice la leggenda che un
quitzal, l'uccello della libertà, scese
dal cielo, stramazzò sul suo petto e
morì con lui .
Poche leggende si sono dimostrate
così « vere » . In teoria, secondo le
leggi promulgate nella lontana Spagna, gli indi sconfitti dovevano conservare la loro piena libertà, essere
cristianizzati e protetti ; in pratica
quelli che non furono sterminati vennero ridotti quasi in schiavitù e sistematicamente sfruttati dai conquistadores.
Ma ci fu un'eccezione, fra i trecento uomini di Pedro de Alvarado :
un soldato di nome Bartolomeo de
las Casas .
VESTITI BIANCHI
COME L'ANIMA
Indignato per il comportamento
inumano dei suoi compagni di ventura, Bartolomeo decise di schierarsi
in favore degli indi indifesi . Tornò in
Spagna, entrò nell'Ordine di san Domenico, fu consacrato sacerdote e rispedito in Guatemala . Era l'anno
1536, e decise di dimostrare al suo
capitan generai Pedro de Alvarado
che con gli indi si potevano usare metodi opposti ai suoi, e ottenere risultati di gran lunga migliori .
In una impenetrabile foresta vivevano appunto gli indi Quekchí, sparpagliati in piccoli villaggi di capanne,
rari come mosche bianche . Con le
armi, era risultato impossibile sottometterli ; avrebbe tentato lui, fra Bartolomeo, col suo metodo, a farseli
amici.
Scelse un indio molto versatile e
gran trafficone che conosceva lo spagnolo, gli insegnò i rudimenti della
fede e un vasto repertorio di canti
sacri . Poi lo caricò di mercanzie e
cianfrusaglie portate dall'Europa, e
lo inviò tra i Quekchí . L'indio vendeva e regalava quegli stranissimi oggetti, cantava con la sua calda voce
armoniosa, faceva trasecolare i Quekchí. Lo portarono alla presenza del
loro tacito Pop Matablatz, che si
degnò di ascoltarlo, poi prese a interrogarlo sul significato dei canti (ma
l'indio rispondeva : « Non lo so, chiedilo ai bianchi che mi hanno mandato ») ; allora domandò chi fossero
e venne a sapere che non erano crudeli come gli altri e portavano un vestito bianco come la loro anima ; alla
fine lo accomiatò con l'ordine di ritornare accompagnato da quegli uomini singolari . Fra Bartolomeo e due
altri benedettini subito accorsero, destarono una grande impressione, il
tacito Pop Matablatz domandò di essere battezzato con tutto il suo popolo, e fu accontentato . Così fra Bartolomeo vinse la sua sfida con Pedro
de Alvarado, e dette al territorio degli
indi Quekchí il nome di « Verapaz » .
Lo conserva tuttora .
Forte del successo ottenuto
mentre altri suoi confratelli lavoravano con impegno in quell'insperata
vigna del Signore - fra Bartolomeo
riprese la sua lotta . Dodici volte attraversò l'Atlantico per difendere gli
indi . Fu consacrato vescovo, ottenne
leggi sempre più giuste, ma non ottenne che fossero applicate . Tra il
dire e il fare, c'era in mezzo il mare,
anzi un oceano . Sfiduciato sfogò la
sua amarezza scrivendo libri . Raccontò per filo e per segno, e consegnò
alla storia, le ingiustizie e le crudeltà
dei conquistadores . Forse, trascinato
dallo zelo, esagerò un poco; resta però
di lui il giudizio di uno studioso francese : « Fra Bartolomeo de las Casas
nei suoi scritti ha anticipato di due
secoli la dichiarazione dei diritti dell'uomo » .
I DISCENDENTI
DAL GRANTURCO
La vigna di Quekchí si dimostrò
difficile da coltivare . La rarefazione
degli indi nella boscaglia rendeva
complicato riunirli per istruirli (difficoltà che esiste tuttora) . E poi la
fede in Cristo incontrò sorde resistenze nei tradizionali culti idolatrici .
I Quekchí, come tutti gli indi Maya,
avevano diversi dèi da adorare e vedevano spiriti dappertutto : nelle acque, nelle montagne, negli alberi, nel
granturco che era il loro cibo principale (anzi, loro stessi erano discendenti del granturco : gli « dèi nonni »
della loro mitologia all'inizio dei
tempi avevano impastato del granturco, e con esso avevano plasmato
le prime quattro coppie di uomini,
da cui discendevano tutti gli abitanti
del Guatemala) . Gli spiriti erano buoni o cattivi, e bisognava pregarli
tutti per avere l'aiuto dei primi e la
neutralità dei secondi . Agli spiriti piaceva molto l'incenso, la cera delle candele e il sangue di certi animali spruzzato qua e là : si saziavano di queste
cose, e poi mostravano indulgenza
verso i loro devoti . Contro tutte queste superstizioni i missionari domenicani lottarono a lungo, con pazienza e tenacia . Costruirono chiese
solide e massicce, in piedi ancora oggi ;
a poco a poco riuscirono a far penetrare il messaggio di Cristo . Lavorarono al fianco dei loro indi per più di
tre secoli, difendendoli contro lo
sfruttamento dei coloni bianchi . L'uccello quitzal tornava a vivere nella
foresta, grazie a quella verità che,
come dice san Paolo, rende liberi .
Poi tutto cambiò .
Nel 1821 il Guatemala si staccò
dalla Spagna e divenuto indipendente, cadde per decenni sotto governi massonici di colore' anticlericale
che ostacolarono il lavoro missionario . Nel 1871 salì al potere el reformador Justo Rufino Barrios, che in
pochi anni cacciò dal paese tutti i religiosi . Anche i domenicani dovettero
andarsene, lasciando gli indi Quekchí
al loro destino .
Rimasti soli, gli indi dovettero vedersela di nuovo con le antiche divinità e gli spiriti buoni e cattivi che
man mano tornavano a farsi più esigenti richiedendo incenso, spruzzatine di sangue e altre superstizioni .
Qualche sacerdote dal vicino Messico
di tanto in tanto varcava il confine
e faceva tra loro una scorribanda apostolica, ma non bastava per conservare agli indi la loro fede . Ne venne
fuori una religione ibrida e complicata, un miscuglio di fede e superstizioni che durò decine d'anni, fino al
1939, fino all'arrivo del primo salesiano di Don Bosco .
CRISTIANI ALLA LORO
MANIERA
Aveva detto il vescovo di Verapaz :
« Prenda pure quante parrocchie
vuole » . In realtà quelle parrocchie
esistevano solo sulla carta e nella 27
buona intenzione di sua eccellenza .
Il superiore salesiano ne scelse una,
quella dei Quekchí con 2500 chilometri quadrati di superficie e 100 .000
abitanti, di cui 90 .000 erano indi e il
resto meticci . Carchà era il centro più
popoloso, con tre o quattromila abitanti, e divenne capitale della parrocchia .
Il primo salesiano, don José
Schmitz, si buttò nella mischia . C'era
tutto da fare, centomila anime da ricollegare a Cristo . Ed era solo . Andava qua e là dove lo chiamavano,
sempre di corsa . C'era da sfiancarsi .
Venne ad aiutarlo il padre don Giuseppe Dini e si mise di corsa anche
lui . Poi, con la seconda guerra mondiale, don Schmitz che era tedesco fu
internato e don Dini continuò da
solo . Per sedici anni si aggirò nella
sua enorme parrocchia, a piedi, a cavallo, in canoa . Un calcolo approssimato fa salire a 75 .000 i chilometri
percorsi : quasi due volte il giro del
mondo .
Poi vengono altri salesiani, aprono
opere stabili nel centro di Carchà, organizzano meglio le visite ai villaggi .
Così il lavoro apostolico si intensifica
e comincia a dare i suoi frutti . Bisogna mettercela tutta, perché il collegamento di quelle centomila anime
con l'impianto centrale della Chiesa
è più difficile del previsto .
A sentir loro, i Quekchí sono ottimi
cristiani . Vogliono il battesimo, il matrimonio religioso, la messa . Quando
sono in chiesa stanno ore intere immobili e attenti, affamati di ciò che
ascoltano . Imparano i canti con grande facilità, se sono nella loro lingua
li cantano con entusiasmo . Quando
pregano il tempo si ferma : sillabano
adagio e prolungano le vocali finali
in modo da impiegare tre quarti d'ora
per recitare un rosario . Vivono la settimana santa con una partecipazione
commossa. Se manca il sacerdote (e
manca quasi sempre, non può essere
dappertutto), fanno da soli le processioni ripetendo con verosimiglianza le scene della passione e mettendoci tutta la teatralità che commuove
le loro anime semplici .
Ma poi devono pur vivere, e per
loro vivere è mangiare il granturco,
e per loro il granturco appartiene al
mondo delle divinità ancestrali e degli
spiriti buoni e cattivi . Prima di seminare, bisogna chiedere il permesso
28 allo spirito della montagna, che è un
San Pedro Carchà (Guatemala) .
Don Juan José Guzman, missionario tra i Quekchí .
tipaccio capace di tutto . È capace,
per esempio, di tirar giù i fulmini
dalle nuvole . Ogni montagna ha il
suo spirito, e più è alta più lo spirito
è potente, e bisogna domandargli il
permesso di seminare sui suoi campi .
Poi, prima di seminare, bisogna
vegliare sui semi . Vegliano tutta la
notte con preghiere e canti, e - poiché sono anche filosofi - con mangiate e bevute .
Dagli spiriti dipende se il granturco
crescerà bene o male, e per renderseli
propizi i Quekchí costruiscono cappelline ai bordi dei campi e vi bruciano candele . Di solito gli spiriti
buoni collaborano come si deve, e il
raccolto è abbondante . Allora i
Quekchí fanno un'altra festa, con
canti e mangiate in onore di tutto il
loro Olimpo . E tutto questo secondo
loro va perfettamente d'accordo con
l'essere cristiani .
UBRIACHI,
MA UNO PER VOLTA
I missionari devono vegliare anche
sulle povere condizioni di vita degli
indi.
Abitano in capanne squallide, lavorano per conto proprio o a giornata
presso i coloni, si sposano giovanissimi e mettono al mondo un sacco di
figli che non sanno allevare . La madre pone la sua creatura in un grosso
fazzoletto e lo porta sulla schiena .
Se lavora in casa appende il fagotto
a un chiodo della capanna, se lavora
in campagna lo appende al ramo di
un albero . Le malattie infettive decimano inesorabilmente questi bambini .
I bianchi e i meticci possidenti di
aziende agricole fanno lavorare gli
indi a giornata, ma eredi dello spirito degli antichi conquistadores, li
sfruttano senza misericordia . La paga
normale di una giornata di lavoro è
35 centavos, duecento lire . Ma in
certe aziende il padrone, dopo aver
fatto lavorare l'indio per quindici
giorni, alla fine gli dice : « Vai nel
bosco, tàgliati la legna che vuoi e
vendila ». E si tratta del bosco che
il colono ha dichiarato sua proprietà,
ma che da millenni apparteneva agli
uomini Maya . L'uccello quetzal si fa
sempre più raro da quelle parti ; per
i discendenti di Tecún Umàn non c'è
ancora libertà .
Per consolarsi delle loro sventure
i Quekchí bevono . Non l'acqua, che
è cattiva e infetta, ma l'alcool, che
non manca e che si fabbricano .
Estraggono un succo dalla canna da
zucchero, lo fanno fermentare e ne
ottengono un liquore molto forte e
poco igienico chiamato boj. La legge
glielo proibisce (l'alcool è monopolio
di stato), ma loro lo fanno lo stesso .
Bevono e si ubriacano . E lo fanno
con filosofia, marito e moglie mai insieme ma uno per volta, a periodi
alternati .
Nulla è rimasto dell'antico splendore Maya . Abbandonati a se stessi,
decadrebbero ancor più . Eppure sono
anch'essi fratelli in Cristo, redenti dal
suo sangue . Per questo i sei missionari salesiani si prodigano, e riescono
a risanare tante situazioni e a preparare un futuro più umano .
I SANTI IN SCATOLA
ASCOLTANO MESSA
I missionari dedicano gran . parte
del loro tempo a visitare gli indi dispersi nell'immensa parrocchia : con
diversi viaggi che durano un mese e
anche più, riescono a incontrarli tutti
anche due volte all'anno .
Ogni missionario si mette in cammino, per lo più a cavallo, in compagnia di un catechista indio . Arriva al
villaggio sul far della sera e viene ricevuto con grandi onori dalle « autorità » locali, con allegria dagli
adulti e con le capriole dai ragazzini .
Per prima cosa controlla che la capanna promossa alla dignità di chiesa
sia in ordine . Intanto quelli del villaggio avvertono gli indi sparsi nei
dintorni : sparano razzi in cielo, ben
visibili anche da lontano, e tutta la
notte fanno funzionare il loro telegrafo, un grosso tamburo che ogni
quarto d'ora diffonde il messaggio in
codice.
Al mattino per tempo gli indi cominciano ad arrivare . Il missionario
confessa ed esamina i documenti dei
matrimoni . Per concessione governativa, è anche funzionario dello stato
e redige i matrimoni civili che poi
trasmetterà al municipio di Carchà .
Queste operazioni durano fino alle undici e anche più, dando modo ai più
lontani di arrivare in tempo .
Arrivano portando i loro santi,
cioè quadretti e statuette fissate in
scatole di cartone, che abitualmente
tengono in casa a protezione della capanna e dei suoi abitanti . Quando arriva il missionario si portano dietro
i santi, perché prendano messa anche
loro . Il posto di questa coorte celeste
è intorno all'altare, come si conviene.
Quando tutti sono radunati, il missionario tiene l'istruzione religiosa,
poi celebra la messa con i matrimoni
religiosi e le prime comunioni . Una
funzione eterna, ma gli indi non hanno la minima fretta . Terminato il
rito, ci sono ancora le nascite da registrare e i battesimi da amministrare . Finalmente si può mangiare
un boccone .
E si riparte . Gli indi - con i santi
in scatola che da bravi cristiani hanno
ascoltato la messa - tornano alle
loro capanne disperse ; il missionario
allunga il passo per raggiungere il
prossimo villaggio dove lo attendono
nuove feste, nuovi problemi familiari da risolvere, nuove scartoffie burocratiche da riempire, neonati, sposi,
malati da benedire, da incoraggiare,
da portare a Cristo .
DIO LI VUOLE LIBERI
Carchà oggi porta i segni della trasformazione avvenuta in questi anni .
Non è più il pigro villaggio addormentato nel bosco che trovò don
Schmitz trent'anni fa. Ha il sindaco,
la luce elettrica, l'ufficio della posta
e del telegrafo, e buone strade . Il missionario don Cordoni nel 1963 ha costruito le scuole e ha chiamato a dirigerle un gruppo di suore benedettine provenienti dal Canada . Ci sono
tre classi elementari e tre corsi successivi, le frequentano indistintamente figli di bianchi, di meticci e di
indi . Anche lo stato recentemente ha
aperto a Carchà e dintorni dodici
scuolette elementari . Funziona pure
un dispensario medico con una suora
infermiera . C'è per gli indi di buona
volontà una « cooperativa di eredito » .
indi, e dalla parrocchia di Carchà
ogni domenica giunge sulle onde dell'etere a vicini e lontani la messa festiva con l'omelia in lingua quekchí .
I missionari preparano buoni catechisti, ne hanno diversi in parecchi
centri . Ogni tanto li radunano per
una « quattro giorni » di aggiornamento, durante la quale approfondiscono il contenuto della fede, affrontano i problemi comuni e imparano
un po' di igiene da insegnare agli altri . Questi indi catechisti tornano ai
villaggi rinnovati e ricaricati .
Si trova in tutti, a Carchà, un desiderio sempre più efficace di progredire. Perfino la piaga dell'ubriachezza
comincia a rimarginare . L'ufficio del
monopolio statale per lo spaccio delle
bevande alcooliche ha riscontrato
nella zona una sensibile diminuzione
nelle vendite, e la cosa sotto il suo
punto di vista risulta preoccupante,
mentre sotto il punto di vista dei missionari risulta semplicemente entusiasmante .
I salesiani sentono di dover moltiplicare la loro presenza e accrescere
i loro centri di irradiazione . L'anno
scorso hanno aperto una nuova residenza missionaria a Campur, cinquanta chilometri più addentro nella
foresta . Per assistere i centomila par-
San Pedro Carch3 (Guatemala) .
Anche gli indi Quekchl hanno i loro divertimenti .
Soprattutto, i missionari lavorano
per i giovani, che portano in sé il futuro del loro popolo . Hanno costruito
campi sportivi e impiantato una biblioteca circolante . Organizzano i ragazzi in gruppi di attività sociale e
di apostolato, come 1'« Azione cattolica rurale » e la « Legio Mariae » .
Le prime radioline a transistor
hanno cominciato a circolare tra gli
rocchiani occorrono però altri centri
e altre braccia .
Intanto una cosa è certa : gli indi
Quekchí si avviano di nuovo verso la
fede e la libertà . Dio li vuole liberi,
come l'uccello della leggenda . E di
fatto - accompagnati dai sei missionari salesiani - già ripercorrono lentamente il sentiero della loro fede
perduta .
29
PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
«SICCHÉ SPERATE
NEL MIRACOLO?»
Mio padre di 87 anni venne ricoverato
per accertamenti in un ospedale della
provincia di Milano . Dopo 24 giorni di
degenza, durante i quali continuò a peggiorare, il primario mi disse che avrebbe
dovuto essere operato di tumore o di
empiema con calcoli al fegato . La cosa
non era chiara, quindi si sarebbe dovuto
aprire per vedere . Data l'età e lo stato di
deperimento (pesava 50 kg .) non ritenni
opportuno l'intervento . Rafforzai invece
le mie suppliche a Maria Ausiliatrice e le
chiesi la grazia che mi illuminasse sulla
decisione che urgeva prendere . Subito
mi si schiuse una speranza : trasferii mio
padre in un ospedale del bresciano in
cura da un professore amico. La mattina
che attendevo la barella per portare mio
padre a Rovato, il primario mi chiese con
un sorriso ironico : « Sicché sperate nel
miracolo?». lo vedevo che mio padre era
molto grave, ma mi sorreggeva una grande
fiducia nell'Ausiliatrice . Dopo altri quaranta giorni di alternative e di ansie,
quando ormai mi rassegnavo al peggio,
mio padre cominciò a migliorare, e tanto
rapidamente che in una settimana veniva
dimesso dall'ospedale senza aver subito
alcun intervento . Ora è aumentato di parecchi chilogrammi e vive la sua vita normale . Ringrazio pubblicamente Maria Ausiliatrice che in molte occasioni mi fu
Madre provvida .
Milano
JOLE SI VALLI
GUARITO DA DIFTERITE ACUTA
Rendo nota la grazia della guarigione
completa del mio figlio Ciro, dell'età di
due anni, da una forma acuta di difterite faringo-tonsillare . In quella occasione pregai con fede e fiducia Maria
Ausiliatrice e San Giovanni Bosco .
Alle mie preghiere si unirono quelle
innocenti di un altro mio figlio di cinque
anni . Commossa e riconoscente, ringrazio i miei intercessori e prego affinché
continuino a proteggere i miei cari .
Ercolano (Napoli)
CONCETTA SCARCELLA
MARIA AUSILIATRICE
LE SALVA LA MAMMA
30
Nel maggio dell'anno scorso la mia
mamma, alla quale era già stato asportato un rene, fu ricoverata d'urgenza in
ospedale per un blocco renale all'altro
rene . I medici le avevano dato poche
ore di vita, ma vollero tentare l'operazione. Le mie suore affidarono la sorte
della mamma a Maria Ausiliatrice, con
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
la promessa che avremmo reso pubblica
la grazia . La nostra gioia fu grande
quando, proprio nel giorno dedicato a
Maria Ausiliatrice, la mamma poté ritornare convalescente a casa. A distanza
di un anno, posso mantenere la promessa . Riconoscente, invio offerta .
Soverato (Catanzaro)
GIUSEPPINA GALLELLI
Giovanni Tamagnone e Famiglia (Riva di
Chieri) si dichiarano riconoscenti a Maria Ausiliatrice e a S . G . B . per aiuto e protezione ricevuti
in un incidente stràdale .
La Famiglia Foglia (Chiari - Brescia) è grata
a M . A . per aver protetto e fatti uscire illesi i figli
Mario e Sergio dalle macerie dopo il crollo di un
cascinale . Il cumulo e il volume dei massi e le
pesanti travi cadute rendono più chiara e visibile
la grazia .
Maria Rinaldo in Maritano (Legino - Savona)
era in pericolo di perdere la vista. Invocò con tanta
fede S. G . B . e oggi può dichiarare che è guarita .
O . H . B . (Torino) dichiara che S . G . B ., al quale
si era rivolta con preghiere, le ha fatto due grandi
grazie.
Maria Allione (Morozzo - Cuneo) attribuisce a
M . A., a S . D . S. e a S . M . Mazzarello la guarigione del nipotino Claudio, malato di un tumore
al rene destro e del quale i medici avevano dichiarato assai problematica la guarigione .
Rosa Casazza (Casanova di Rovegno - Genova)
dichiara che una sua nipote toccò con mano fino
all'evidenza l'intervento di M . A. e di S. G . B .
in occasione di una maternità difficile e minacciata
da ripetute emorragie .
Consuelo Urgell in Becherucci (Latina) aveva
il figlio universitario ammalato. I medici non riuscivano a diagnosticare il male . Lo raccomandò
a S . G . B . e a S. D . S ., e il figlio poté riprendere gli
studi e conseguire la laurea in medicina,
Giovanna Maria Cagnolo (Castelboglione Asti), in seguito a una caduta, aveva riportato una
grave frattura al femore. Date le sue condizioni
di salute, il caso si presentava piuttosto serio .
Una figlia di M . A . pregò e fece pregare . E la
grazia non si fece attendere : è guarita perfettamente con stupore dei primari .
Mario Porello invia un'offerta in segno di viva
riconoscenza a M . A. e a S . G . B . per una segnalata grazia ricevuta .
La Famiglia Flavio Giolito ringrazia M . A.,
S. G . B ., S . D . S. per favori ottenuti e invoca
ancora la loro protezione .
Romeo Raviglione (Villardora - Torino) scrive :
«Rendo grazie a M . A . che si è interessata di noi .
anche se si trattava solo di un problema di ordine
materiale ; però nel frattempo è servito a scuoterci
l'animo, invogliandoci ad accostarci a Lei e ad
essere, per riconoscenza, più cristiani nella vita» .
Luigi Ulvani (Piacenza) comunica che aveva la
sorella in punto di morte . Si è rivolto a San G . B .
e da quel momento la sorella si è ripresa . Oggi,
trascorsi sei mesi, sta benissimo .
Angela Giubergia (Boves - Cuneo) ringrazia
M . A . per aver ottenuto un impiego buono e confida in Lei anche per l'avvenire .
Adriano Serra attesta : « Avevo una carissima
persona di famiglia lontana dalla santa Comunione
da oltre 40 anni. Maria Ausiliatrice, servendosi del
mio bambino, portava la persona amata ai Santi
Sacramenti . Mantengo la promessa di rendere
pubblica la grazia e faccio offerta» .
C/ HANNO PURE
SEGNALATO GRAZIE
MESE DI SETTEMBRE (continuazione)
Goglio Sandretto Maria - Gori Antonietta Grasso Porretti Eugenia - Grasso Tommaso Grillo Giuseppa - Grimi Enrico - Guidotto Rosina - Guglielmino Gaetano - Henriet Virginia Jacovelli Maria - Imparato Aniello - Isabel Palmira - Isola Angela - Lando Maria - Landolina
Rosa - Langero Teresa - Lanzi Ancilla - L'Episolo Rizzo Silvestra - Leveratto Mimma - Li
Vecchi Margherita - Livellara Carolina - Lo
Bianco Ignazia - Luca Antonina - Macaluso
Salvatore - Maffei Maria Angela - Maganzani
Anita - Maggio Mariella - Mapelli Lina ved. Airoldi - Mapelli Nucci - Marasà Flora - Marchelli
Serafina ved. Porazza - Marchese Pierina - Marchino Francesca - Mariella Maria Assunta Marongiu Francesca - Martelli Francesca - Martinez fam . - Marzola Albina - Masi Cinotti
Emilia - Masina Luigia - Massuerotti Settimo Meinardi Giuseppa - Merola Angelina - Messina Barone Pina - Micheli Valeria - Milanesio
Chuquer - Milani Cesarina - Molina Laura Montorsi Rosina - Monzini Bruna - More Grazia
- Moretti Sestile - Muratore Rosa e Nunzia Musazzi Maria - Musso Arcangelina - Musuraca
Flora e Nietta - Nardi Berti dott . Jacopo - Naretto
Lorenzo - Narici Polizzi rag. Stefano - Nisii
Berardo - Noto Teresa - Novarina Ardito - Oberto
Maria - Oddone Carolina -' Onidi Lilliu Gina Orsomarso Perrone Alfidia - Palazzo Salvatore Palermo Vincenza - Palomba M . Grazia - Parisi
Angelo - Paschetta Costanza - Pasi Paola - Pelizzari Pasquina - Pelucchi Silvia - Pertusati Carlo Petrazzi Igino - Pezzana Maria - Pinana Giuseppina - Pipet Caterina - Piras Arcangelo - Pischedda
Battistina - Pizzuti Vera - Pizzuti Vincenzo Pravettoni Bambina - Prina Ermenegildo - Proto
Maria - Puglisi Graziella - Rei Margherita - Revello Domenica - Rinaldi Boido Maria - Rivetto
Maria Domenica - Rocca Maria - Ronchei Celestino - Ruggeri Anna ved. Zucchelli - Sacco Liana
- Salmini Giusi - Saviotti Palmira - Scarso Teresa
Scopelliti Giuseppina - Silvestri Italia - Socaro
Giovanna - Solci Scarpi Candida - Sonu Agnese Soprana Alfredo - Spagoli Francesca - Stanca
Antonio - Stella Marconi Lelia - Stralla Modesto
e Clotilde - Strambio Lucia - Straziata Maria Suriana Giuseppe - Tarantino Angela - Tempia
Lina - Terzi Gina - Tesoro Enza - Tessieri Cesarina - Thiebat Pietro - Tinnirello Gaetana Tira Lana ved . Catania - Tosonotto Giovanni Tovazzi Caenelli Augusta - Trovato Lina - Ugazio
Giovanna - Valente Maddalena - Varvello Maria
ved. Bussa - Vasina Ettore - Vassallo Eugenia Vaudano Lucia - Vecchiutti Franco - Velardi
Maria - Ventimiglia Mariangela - Verdara Elisabetta - Veronese Carolina - Vettori Anna - Vitione Turino - Vocale Costantina - Volani Anna Zallo Caterina - Zanassi Teresa - Zauli Lucia Zerbio Nunzio - Zorzoli Giovanna .
MESE DI OTTOBRE
Abate Francesco - Albaretto Belmonte Angela
Alegge Lucia - Ali Beatrice - Antolini Maria
Antonioli Francesco - Antoniolo Maria - Armiero
Gregorio - Avancello Rosalia - Balbiani Salvina
Balbiani Piatti Giovanna - Ballerini Teresa
Banchio Giuseppina - Bandino Maria Antonietta
Bani Luciano - Baraboschi Vittorio - Barbieri
Mercedes - Bartolotta Maria - Barucco Francesco
Bergamino Rita - Biscaldi Luigina - Bologna Sara Bona Marisa Ved . Manera - Bonaffini Cav. Vincenzo - Bonomi Laura - Bonzi Paroli Francesca Borgna Annunziata - Bovone Esterina - Bozano
Caterina - Briggi Teresa - Brizio Barbero Angela
CAMBIO D'INDIRIZZO
PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
L'ELICOTTERO ANDÒ IN PEZZI
Mio marito, pilota d'elicottero, volava in
alta montagna, quando il motore cominciò a perdere giri e a non rispondere
più ai comandi . Riuscì a stento a non
precipitare contro alcune rocce e a fare
un atterraggio di fortuna . Data la velocità della discesa, l'elicottero, non comandato, al contatto del terreno, capottò
due o tre volte andando in pezzi . Mio
marito e l'altro occupante l'elicottero
uscirono indenni, con solo qualche
graffio . Li ha protetti San Domenico
Savio, che prego quotidianamente e di
cui porto l'abitino . Anzi proprio nella
stessa ora in cui avvenne l'incidente, lo
stavo pregando perché proteggesse mio
marito, quasi presaga del pericolo che
correva .
Grazie, San Domenico Savio .
familiari e amici . Ora, riconoscente, desidero che venga pubblicata la grazia,
che ha portato la vita e la gioia in casa
nostra .
San Severo (Foggia)
ANGELA SORICELLI
Già due maternità avevano avuto esito
negativo e disperavo ormai di veder
compiuto il desiderio ardente di divenire
mamma quando, per suggerimento di
una Cooperatrice salesiana, incominciai
a pregare San Domenico Savio, indossandone l'abitino . Alle mie preghiere unì
le sue la persona che mi aveva dato
questo consiglio . La nostra fervida invocazione è stata esaudita e sono mamma
felice di una bimba che ho chiamato
Maria Antonietta Domenica .
Roma
GISELLA POGGI
Basian di Prato (Udine)
MARIA RITA BON VICINI
ANCHE GLI SPECIALISTI
HANNO PARLATO
DI UN FATTO MIRACOLOSO
Mia sorella stava per morire, colpita da
tumore al cervello . Pregai con fervore
San Domenico Savio e feci una novena perché la salvasse e le concedesse
di ritornare a casa da suo marito e dai
suoi due piccolissimi bambini . Pregai
contemporaneamente molti altri Santi,
perché il caso era disperato . Per loro
intercessione, e in particolare per quella
di San Domenico Savio, il miracolo tanto
atteso si è verificato. Mia sorella poté
essere operata e, invece di un tumore
al cervello, come affermavano i medici,
le fu riscontrata una semplice ciste,
tanto che perfino gli specialisti hanno
parlato di un fatto miracoloso. Ora mia
sorella ha riacquistato la vista, l'atroce
mal di testa che la tormentava è scomparso ed è in atto un deciso ritorno alla
normalità . Ritengo mio dovere adoperarmi perché sia glorificato sempre più
questo santo Ragazzo .
Verona
I coniugi Peirone (Cuneo) attestano : « Desiderosi di dare una compagnia alla nostra bambina,
ci rivolgemmo con fiducia a S . D . S . Indossato
da pochi giorni l'abitino, avemmo la certezza che
il nostro desiderio sarebbe stato esaudito . A suo
tempo, infatti, a rallegrare la nostra casa venne,
bella e sana, la piccola Domenica Maria, chiamata
così in onore del nostro caro Santo . Sciogliamo
il nostro voto e precisiamo di essere riconoscenti
al Santo una seconda volta per altra grande grazia
ricevuta » .
Maria Rosa Nigro (Cosenza) invocando S . D . S .
« con fede immensa », fu in breve tempo liberata
da una malattia che le impediva di continuare gli
studi .
Fausta Colli Torneino (S . Pietro Apostolo Catanzaro) è vivamente grata a S . D . S. perché
ne ha toccato con mano l'assistenza in occasione di un intervento chirurgico all'occhio destro .
Franca Longhitano (Bronte - Catania) scrive
che la sua piccola Mariella di sei mesi venne
colpita da una intossicazione di terzo grado che
fece temere della sua esistenza; ma invocando
S . D . S., a cui era stata votata dalla nascita, ne
ottenne la guarigione .
Carla Allegra Fornara (Borgomanero - Novara) rende noto che la nascita del figlio Paolo
fu una bella grazia di S . D. S. perché era nato
asfittico e solo una mezz'ora dopo prese a dar
segni di vita, mentre con viva fede la madre pregava il piccolo Santo .
ANNA MARIA GOVERNO RANCAN
MAMME PREMIATE
NELLA LORO FEDE
Invio un'offerta a San Domenico Savio
che ha allietato la mia casa con la nascita di un bel bambino, al quale abbiamo dato il nome di Domenico .
Ero sfiduciata perché nei dodici anni di
matrimonio il nostro focolare era rimasto vuoto . Mi sono rivolta al Santo,
ne ho indossato l'abitino e ho pregato
con tanta devozione insieme con i miei
Coniugi Ghirardi (Chiari - Torino) comunicano
che la loro bambina Elisa di anni 10, colpita da
forma nefritica, aveva creato nei genitori una
grave preoccupazione . Invocarono S . D. S . indossando alla bambina l'abitino del Santo, e
oggi la loro bimba ha riacquistato in pieno la sua
salute .
Margherita Brindzova (Klastor pod Znievom Slovacchia) ringrazia S . D . S . per la sorella, che
ebbe il più felice esito di tre maternità, benché
le previsioni umane facessero temere il contrario .
Ofelia Zanetti (Seveso San Pietro - Milano)
toccò con mano l'assistenza di S . D . S . alla nascita del quarto bimbo, nonostante le previsioni
contrarie dovute al fatto del sangue negativo nella
mamma e positivo nel babbo .
In caso di trasferimento o di trasloco, vi saremo grati se ci comunicherete, insieme con l'indirizzo
nuovo, anche quello vecchio da
sostituire . Se ce lo comunicate
con il conto corrente postale, vogliate notalo nello spazio destinato
alla corrispondenza .
Anna Ugliano (Ottaviano - Napoli) fece con
grande fede una novena a S . D . S . e ottenne
la grazia di un sensibile miglioramento di salute .
Coniugi Luigina e Giorgio Griseri (Torino)
ringraziano S. D . S . per la sensibile protezione
accordata alla loro piccola Antonella ammalata .
Maddalena Baston (Spin - Vicenza) attribuisce
a S. D . S. il miglioramento di una nipotina di due
anni, che andava soggetta a febbri periodiche .
Maria Cincelli (Trento) fece con fede la novena
a S . D . S . e con grande stupore vide scomparire
ogni disturbo nella figlia Paola .
Lucia Tamini fu Bortolo (Corteno Golgi Brescia) in un momento d'angoscia si è rivolta
con fiducia a S . D . S ., promettendo un'offerta per
le Opere salesiane. Fu esaudita .
Lucia Gavatorta (Racconigi - Cuneo) affetta
da esaurimento nervoso ribelle ad ogni cura, si
è rivolta a S . D . S . e oggi si sente migliorata .
Valentina Bettegal (Pieve di Soligo - Treviso)
scrive : « Ho perduto un nipote : un bravo e buon
ragazzo di 18 anni. Non sapevo come rassegnarmi
e chiedevo a S . D . S. un altro nipote da chiamare
come lui. Dopo un anno, nella notte dall'8 al
9 agosto, anniversario della morte del nipote,
nacque a una mia nuora un maschietto . Al caro
Santo il mio grazie».
Clara Quarna ved . Testori (Cavaglio d'Agogna - Novara) non sa come esprimere la sua riconoscenza a S . D . S . che, dopo dieci anni di
fervide preghiere, l'ha esaudita concedendole la
gioia di avere una nipotina, quando tutte le speranze sembravano perdute .
Ida Poverello in Martini (Castel Vittorio - Imperia) invia offerta a S . D. S . quale protettore delle
mamme per la grazia di aver avuto, dopo due
maternità deluse, una bimba bella e sana, che ha
posto sotto la sua protezione .
Degiorgis Ernesto e Renata (Asti) sono grati
a S . D . S . che ha protetto mamma e bambino in
circostanze difficili e li ha resi felici con la nascita del piccolo Daniele Domenico .
Miranda Celso manda offerta per la guarigione
della piccola Sandra .
Lidia e Marino La Gatta ringraziano profondamente S . D . S . per la felice nascita e crescita del
loro Ezio, nonostante le molte difficoltà intervenute.
Lia Cellura (Licata - Agrigento) aveva un caso
difficilissimo da risolvere. Si è rivolta con tanta
fede a S . D . S. e ha ricevuto la grazia che ha riportato la gioia e la serenità nella famiglia.
Toni Franca Montemuri (Modena) aveva la
mamma in condizioni preoccupanti e con la prospettiva di una operazione dichiarata necessaria.
L'affidò con fede a S. D . S . e la vide migliorare
ogni giorno . Oggi sta abbastanza bene .
Coniugi Rosalba e Roberto Roberti (Torino)
ringraziano il caro S . D . S . per grazie ricevute e
invocano la sua protezione sui loro tre bambini
Alessandro, Pier Giorgio e Giovanni .
Maria Morino (Enna) è lieta di rendere testimonianza alla bontà di S . D . S. che, da lei invocato con fede, è intervenuto e l'ha liberata da
un grave pericolo e l'ha protetta in ogni circostanza .
Regina Terragni (Carpeneto - Alessandria)
aveva il marito in condizioni disperate per una
grave malattia, della quale il dottore non dava
speranza di guarigione . Fece una novena a S . D. S.
e al termine di essa il dottore dichiarava che il
marito era salvo .
31
PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Coad. Nicola Odone
t
a Bagnolo Piemonte a 93 anni .
Coad. Bassiano Cominetti
il
Cardinale Giuseppe Pizzardo f
io agosto 1970 a 93 anni .
Le varie tappe della lunga vita del card, Pizzardo, che dalla nativa
Savona è giunta all'ultimo termine all'ombra della Cupola di San Pietro,
sono strettamente legati a momenti solenni e difficili della storia-della
Chiesa . Il suo nome infatti va associato strettamente ai pontificati di
Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, specialmente agli ultimi due . Non
vi è stato atto, forse, di questi due grandi Papi nel quale Egli non abbia
avuto parte non secondaria in uno spirito di umile servizio, che si
manifestò in tutta la sua dedizione in momenti anche difficili . Alla
sua scuola, sotto la guida e lo stimolo del suo esempio si sono formati e
preparati altri Prelati che in seguito, diedero la loro misura nel servizio
diplomatico, presso la Segreteria di Stato e negli altri Dicasteri della
Curia Romana . Fu lui che nel lontano 1921 chiamò a sé il giovane
sacerdote Giovanni Battista Montini, come lo stesso Paolo VI ha ricordato ai fedeli prima della recita dell'Angelus la domenica dopo la
morte del card . Pizzardo .
Affezionato Exallievo del nostro Oratorio di Savona, conservò sempre i più grati ricordi di quei salesiani e degli antichi amici dell'Oratorio,
che l'avevano edificato« con la loro pietà e le loro virtù' . Alla Famiglia
Salesiana diede ripetute prove della sua stima e benevolenza, partecipando alle nostre manifestazioni e largheggiando di aiuti e consigli
sia come Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi - oggi per l'Educazione Cattolica - e sia come
Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Albano, nel cui ambito operano
tre nostre Case .
Nel Congresso Nazionale degli Exallievi, tenutosi a Roma nel 1957,
gli fu conferita la Tessera d'onore di appartenenza alla Federazione
Exallievi di Don Bosco . Il compianto Cardinale in quella occasione dichiarava che x l'ambita tessera gli era tornata quanto mai gradita' e
che x la circostanza, tanto bella e commovente, gli faceva ritornare
alla memoria gli anni, ormai lontani, in cui, nella sua Savona, frequentava l'Oratorio salesiano e attingeva da quei benemeriti suoi Educatori il meglio per la formazione e l'orientamento del suo spirito ®.
Don Stanislao Plywaczyk t a Kopiec -(Polonia) a 9o anni .
Era nato in una famiglia profondamente cristiana che ebbe 17 figli,
tre dei quali si fecero salesiani . Don Stanislao, affascinato dalla figura
di Don Bosco, andò nel 1894 a Torino e tre anni dopo si consacrava
al Signore nella nostra famiglia . Compiuti gli studi filosofici, fu inviato alla prima casa salesiana aperta in Polonia, a Oswiecim, dove
compì il tirocinio insieme con il futuro cardinale Augusto Hlond .
Nel 1906 fu ordinato sacerdote . Da quell'anno svolse la sua attività
in varie nazioni . Fu direttore a Oswiecim, direttore e maestro dei novizi a Radna (Jugoslavia), direttore della prima casa aperta in Ungheria a Szentkereszt . Rimase in Ungheria come direttore in diverse
case, e dal 1926 come ispettore, fino al 1933 . Amava molto l'Ungheria,
ne parlava bene la lingua e godeva molta stima nella popolazione e
presso le autorità, che ne premiarono le benemerenze educative con
un'alta onorificenza .
Nel 1933, quando venne creata la seconda Ispettoria polacca, don
Plywaczyk venne nominato ispettore a Varsavia .
La seconda guerra mondiale lo trovò a Wilno, occupata dai russi . Allora si prese cura di tutti i confratelli separati dalle loro comunità,
fino alla fine del conflitto . Ancora dopo la guerra occupò diverse cariche di responsabilità . Nell'elogio funebre fu detto che per don Plywaczyk sarebbe stato bello cantare il Te Deum in ringraziamento a
Dio per il dono di un simile confratello .
Don Bonaventura Li Pira t a Catania a 5q anni .
Era il salesiano più popolare in Catania, stimato per la sua cultura,
amato per la sua bontà, accompagnata da un sorriso che ispirava confidenza e rispetto .
Sacerdote di una personalità ricca e intensa, fu aperto ai problemi
dell'ora, sempre restando fedele ai princìpi della sana tradizione cattolica e salesiana .
Profondo cultore delle discipline teologiche e filosofiche, seppe renderle accessibili agli allievi nella scuola e farne il solido tessuto dei
suoi discorsi e della sua attività di scrittore e di insegnante di religione .
Don Li Pira poté esplicare il suo zelo anche come consulente dell'UCIIM (Unione cattolica insegnanti istituti medi) e rappresentante
della Santa Sede e dell'Arcidiocesi per le Religiose . Ovunque raccolse
frutti copiosi dalla sua fedeltà allo spirito di Don Bosco .
Coad . G. Battista RoSSottí t a Bagnolo Piemonte a 6o anni .
Dedicò i suoi 4o anni di vita salesiana alle arti grafiche come direttore
delle Scuole grafiche di San Benigno Canavese, di Torino-Casa Madre
• nella organizzazione del complesso grafico del Colle Don Bosco .
Dal 1945 al 1950 fu direttore tecnico della Poliglotta Vaticana, dove
il suo lavoro fu apprezzato dalle massime autorità vaticane . La fiducia
dei Superiori (Maggiori gli offrì successivamente l'occasione di dilatare il suo apostolato con un viaggio attraverso le principali città dell'America Latina, dove profuse la sua esperienza nella organizzazione
e sviluppo delle nostre tipografie e librerie . Il suo ricordo resta nel cuore
di tanti allievi formati tecnicamente e cristianamente alla sua scuola .
Don Luigi Colli t a Lanzo Torinese a 74 anni .
Di animo sensibile, di vasta cultura, visse il suo sacerdozio con cuore
grande e generoso . La trentennale sua presenza nel Collegio di Lanzo
gli ha offerto la possibilità di prodigarsi come insegnante, predicatore
• illuminato direttore di anime .
32
Don Riccardo Azzolíni t a Roana (Vicenza) a 71 anni .
Vocazione adulta, visse il suo sacerdozio, raggiunto con fede e sacrificio non comuni, in totale dedizione alle anime . Fu per 15 anni in
Cile alla scuola di Don Berruti, che tanto ricordava e venerava . Ritornato per malattia in patria, divenne il confidente di tante anime
all'Istituto Coletti di Venezia e in altre case . Devotissimo dell'Eucaristia e di Maria Ausiliatrice, amava con vera predilezione la Congregazione, per la quale offrì preghiere e sofferenze fino alla morte .
t
t
Coad. Filippo Avezza
Sac . Giorgio Galeone
Sac . Giuseppe Ruggerí
Sac . Carlo Ravaldiní
t
t
a Muzzano (Vercelli) a 86 anni .
a Cartelli (Asti) a 84 anni .
a Corigliano (Lecce) a 8o anni .
t
a Gela (Caltanissetta) a 68 anni .
a Bologna a 37 anni .
COOPERA TORI DEFUNTI
Avv. Salvatore Riccerl t a Fiuggi .
Era fratello del nostro venerato Rettor Maggiore . Quanti lo conobbero, ne rimpiangono .la figura buona, umanamente completa, la
lucida e meravigliosa intelligenza' . E concludono : ' Era una di quelle
anime che irradiano e che lasciano un ricordo indimenticabile 1 .
Queste sue doti mise a servizio della giustizia e della carità durante
i lunghi anni di esercizio della sua professione .
A conclusione del Testamento scrisse queste parole rivelatrici della
sua fede e speranza cristiana : ' In te Domine speravi ; non confundar
in aeternum 5.
La triplice Famiglia Salesiana si sente profondamente compartecipe de I
dolore del suo Superiore per l'improvvisa scomparsa dell'amatissimo
Fratello, e offre suffragi e preghiere perchè si avveri per Lui e per tutti
i Familiari la parola di Dio : ' Il Signore asciugherà ogni lacrima dai
loro occhi' .
Or. Uff. Rag. Giuseppe Maffei t a Cremona a 78 anni .
Era il padre di Giacomo Maffei, ' Un Corsaro di Cristo' . Lavoratore
inesauribile, costruttore tenace e fortunato di una grande azienda,
• più tardi presidente della Camera di Commercio, dell'Associazione
Industriali di Cremona e di vari altri Enti, fu soprattutto un cattolico
praticante, fervente, senza rispetto umano . Nobile figura di papà cristiano, seppe plasmare l'animo del figlio con tanta efficacia che Giacomo non esitò a fare di suo padre il secondo direttore del suo spirito .
A lui confidava i segreti del cuore e le lotte quotidiane che combatteva per santificarsi ed essere apostolo tra i compagni e i poveri . Il
miglior elogio del notissimo industriale di Cremona lo troviamo in
questa pagina di diario sgorgata dal cuore del figlio : essa costituisce
la più bella e autentica glorificazione del padre :
Torino - Valsalice, 18-11-1933 Oggi Papà festeggia con l'uguale lavoro di ogni giorno, con la preghiera di ogni mattino, con il sacrificio
continuo dedito a un incessante lavoro, .l suo quarantunesimo anno di
età . Gli osservavo i capelli ormai rari l'ultima volta che fu a Valsalice .
Mio caro e buon Papà, hai ormai i capelli bianchi, quei pochi che hai,
• nel tuo occhio sempre vivo e non mai scontento ho letto la tua felicità, la felicità del tuo sacrificio, la potenza delle tue ascese spirituali .
Se anche gli anni passano, se i capelli diventano bianchi, tu però sei
sempre giovane, proprio come ti voglio io, e leggi libri che dovrebbero
leggere i giovani ; leggi e gusti e ti esalti con l'Imitazione di Cristo .
che hai sempre vicino a te . La leggi e diventi sempre più . buono e
preghi più di me, più fervorosamente di me, che dico molto ma faccio
poco . Preghi e lavori con un programma di vita cristiana esemplare,
donando i tuoi anni al faticoso lavoro che potresti ridurre, ma che
aumenti per il bene di chi ti vuol bene, per dare a me una posizione
buona nella società, per dare lavoro e pane ai tuoi fratelli . Vivi così,
caro Papà mio, sempre giovane coi giovani, trasformando la nostra
casetta, il nido di tre passerotti felici, in un focolare di fede cristiana,
che m'insegni come si debba vivere col tuo esempio di cristiana
pietà . . .
Le tue lettere sono poemi, poemi di fede e di grande elevatezza cristiana, che per me sono, dopo Dio, la fonte della vita, perché quando
ho letto le tue lettere, mi sento più forte, più cristiano, più cattolico,
più volenteroso, e ti bacerei quella testa santa che sa pensare a tutto
e soprattutto a me, che si volge ai poveri, che vive coi poveri, che lavora per i poveri, che pensa continuamente ai pogCri . . .' .
x
Giovanni Battista Trimeloni t a Malcèsine sul Garda a 78 anni .
Padre esemplare di un Salesiano, di una Figlia di Maria Ausiliatrice
• di altri quattro figli . Benemerito della vita civica come membro
dell'amministrazione comunale, stimato da tutti per l'eloquente esempio di vita integra e laboriosa, animata da fede viva e convinta . Aperto
con sano equilibrio ai problemi del tempo, entusiasta del rinnovamento
postconciliare, e in particolare della restaurazione liturgica . Si spense
nella festa del Sacro Cuore di Gesù .
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
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Salvatore - De Caro prof. Giovanni - Di Bartolo Maria - Duchetta
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AICGONARIA
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L . 50 .000 • Avvertiamo che la
pubblicazione di una Borsa incompleta si effettua quando il
versamento iniziale raggiunge
la somma di L . 25 .000, ovvero
quando tale somma viene raggiunta con offerte successive.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi somma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
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L . 50.000.
Borsa : SS . Trinità, a suffragio di Rosa Lambertenghi in Dell'Agostino e Giacomo Dell'Agostino.
a cura di N . N . L . 50.000 .
Borsa : SS . Trinità, a suffragio di Pierina Dell'Agostino in Rizzi e Roberto Rizzi, a cura di
N. N . L . So .ooo .
Borsa : SS. Trinità, a suffragio di Maria Dell'Agostino, a cura di N. N . L . 50.000 .
Borsa : Gesù, Giuseppe e Maria, a suffragio
delle famiglie Facetti - Dell'Agostino, a cura di
N. N . L . 50.000 .
Borsa : Gesù, Giuseppe e Maria, a suffragio
delle famiglie Paletto - Lambertenghi, a cura di
N. N . L . 50 .000.
Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S . D .
Savio, in ringraziamento e invocando aiuto e protezione sul figlio, a cura della Cooperatrice Irma
Sadone (Osasco) . L . 50 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice, per Gai Giuseppe,
a cura del Cooperatore Secondo Gai (Osasco) .
L . 50.000 .
Borsa : San Giovanni Bosco, per Natale Gai,
zio d'America, a cura del Cooperatore Secondo
Gai (Osasco) . L . 50.000 .
Borsa : San Domenico Savio, per Cesare Gai,
a cura del Cooperatore Secondo Gai (Osasco) .
L . 50 .000.
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, attendo
con fede umile e sicura aiuto e protezione per una
sollecita completa guarigione fisica, che aspetto
da molto tempo, a cura di N . N . sacerdote . L . 200 .000
Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio dell'Anima
della sig .n a Lucia Giustetto, come da sua espressa
volontà. L . 50.000 .
Borsa : San Giovanni Bosco, in suffragio dell'Anima della s ig .na Lucia Giustetto, come da
sua espressa volontà . L . 50 .000.
Borsa : San Domenico Savio, in suffragio dell'Anima della sig.n a Lucia Giustetto, come da
sua espressa volontà. L. 50.000 .
Borsa : Papa Giovanni XXIII, in suffragio
dell'Anima della s ig .na Lucia Giustetto, come da
sua espressa volontà . L . 50 .000.
Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura della famiglia
Cavaglià . L. 50 .000 .
Borsa : San Giovanni Bosco, a cura della famiglia
Cavaglià . L . 50.000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, a
cura di Pietro Canzi . L . too .ooo .
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco,
in suffragio di Rosa Curatolo ved. Giunta, a cura
della figlia Sr . Maddalena (Catania) . L. too .ooo .
Borsa: Don Filippo Rinaldi, a cura di G . M .
(Torino) . L. too.ooo .
Borsa: Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e
Santi salesiani, in ringraziamento, proteggeteci
sempre, a cura di N . N. (Svizzera). L . too .ooo .
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Giuseppina
Galli (Ravenna) . L. 8o .ooo .
Borsa: Cav. Andrea Schivo, in ricordo e suffragio, a cura di N. N. L. So .ooo.
Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio dei miei
defunti, a cura di N . N. L . 5o .000 .
Borsa : San Giovanni Bosco, in suffragio dei
miei defunti, a cura di N. N. L . 50 .000 .
Borsa: Alla Mamma Ausiliatrice, al Patriarca
S. Giuseppe, S . G. Bosco e Santi salesiani,
a cura di Mons . Salvatore Consiglio, con animo
grato e perché ottengano dal Cuore di Gesù protezione
e salvezza a sé e a quanti gli sono cari (Cammarata Agrigento). L. 50 .000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice, p. g. r., a cura delle famiglie Converso
(Cambiano - Torino). L. 50 .000.
Borsa: Gesù, Giuseppe, Maria, salvate le
anime nostre, e suffragate le anime del Purgatorio,
a cura di Lucia Armando (Orbassano - Torino) .
L . 50.000 .
Borsa: Don Filippo Rinaldi, a cura di Mazzola .
L . 50 .000 .
Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, a
cura di Margherita Boggio (Cuorgné - Torino) .
L . 50.000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
ringraziamento e invocando protezione, a cura del
prof. Tealdi (Mondovì - Cuneo). L . 50.000 .
Borsa: Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice, invocando una speciale grazia e protezione
sulla propria famiglia, a cura di Anna Brigadoi
(Zaluna - Trento). L. So .ooo.
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando una grazia,
a cura di Edoardo Alifredi (Torino) . L . 50 .000 .
Borsa: Adveniat regnum tuum, a cura degli
studenti del Ginnasio-liceo Don Bosco (Borgomanero - Novara) . L . 50 .000 .
Borsa : Don Francesco Della Torre, in ricordo
e suffragio, a cura di Maria Bevilacqua (Santuario
di Guadalupe, Fuenterrabra - Spagna) . L . 50 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
memoria e suffragio dei propri cari, a cura di Maria
Scozia di Calliano (Torre Pellice - Torino) .
L . 50.000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,
invocando grazie e protezione sul figlio, a cura
di A . G . (Milano). L . So.ooo .
Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco,
a cura di Maria Strada (Bolzano) . L . 50 .000 .
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Savio e Santi salesiani, invocando protezione
per la salute propria e dei familiari, a cura di Pio
Melandri (Lugo di Romagna - Ravenna) . L . 50.000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,
p . g . r., e implorando protezione, a cura di Giuseppina
Beva (Bova Marina - Reggio Calabria). L . 50 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,
proteggete la mia famiglia, a cura di Paolo Spreafico
(Milano) . L . 50 .000.
Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G . Bosco, Santi
salesiani e Papa Giovanni XXIII, in ringraziamento e invocando grazie soprattutto spirituali per la
propria famiglia, a cura di N. N . L. 50 .000.
Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
in ringraziamento e invocando continua protezione
sulla propria famiglia, a cura di N. N. L. 50 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice, invocando protezione
per la famiglia e guarigione per una malata, a cura
di N. N. L . 50 .000.
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Marimpietri di Marco, in memoria e suffragio,
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Marco . L . 50 .000.
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ricordo e suffragio dei miei genitori defunti, a cura
di Santina Mori, Cooperatrice salesiana (Reggio
Emilia) . L . 50 .000 .
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D . Savio, in ringraziamento e implorando completa
guarigione per il marito, a cura di Jolanda Vergani
(Carate Brianza - Milano) . L . 50 .000 .
Borsa : Sacro Cuore di Gesù e S . G . Bosco,
in ringraziamento e invocando protezione, a cura
di Ida Filipaldi (Lauria - Potenza) . L . 50 .000 .
Borsa : Don Filippo Rinaldi, in ringraziamento
e implorando grazie, a cura di N. N. (Varese) .
L . 50 .000.
Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Don
Rua, Don Beltrami e Don Rinaldi, a cura di
Alix Bernes (Belgio) . L. 50 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e
S. D . Savio, a suffragio dei suoi cari defunti, a
cura di Giovanna Agnelli (Bobbio - Piacenza) .
L . 50 .000.
Borsa : Elena Ugueeioni, in ricordo e suffragio,
a cura dei figli Don Silvio, salesiano e del M.
Edoardo Monari . L . 50 .000 .
Borsa : Don Bosco e S . D . Savio, proteggete i
giovani! a cura di Anna Altavilla Gallone (Ceglie
Messapico - Brindisi) . L. 150.oo0 .
Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco,
p. g . r ., a cura di Giovanna Camerini Porzì (Faenza) .
L . 50 .000 .
Borsa: Ven . Don Michele Rua, invocando protezione, a cura delle sorelle Enrica e Sandra Nogara
(Bellano - Como) . L. 50.000 .
Borsa: Maria Ausiliatrice, proteggete sempre
le nostre famiglie, a cura delle famiglie Bossetti
(Turbigo - Milano) . L . 50 .000..
Borsa: San Giovanni Bosco, p. g. r ., a cura
della famiglia Severino Francini (Dogana - Rep.
San Marino) . L. 50 .000 .
Borsa: San Giovanni Bosco, in ringraziamento
e invocando protezione sui sacerdoti, a cura di
Emma Demateis (Chàtillon - Aosta) . L . 50 .000.
Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco,
in ricordo e suffragio dei genitori, C . e T. Mosconi,
a cura della figlia Carla (Monza) . L . 50 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Adamo Nicola (Milano). L . 50 .000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco, p . g . r ., a cura di Italia Silvestri
(Avellino). L . 50 .000 .
Borsa : Clementina Pivano, in ricordo e suffragio,
a cura delle Cooperatrici del laboratorio del
Santuario Maria Ausiliatrice di Novara . L. 50 .000.
Borsa : Don Carlo Torello, zelante apostolo e
realizzatore della profezia di Don Bosco nell'Agro
Pontino, a cura delle Cooperatrici di Latina.
(coxrsxve)
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BOLLETTINO SALESIANO
Si pubblica il 1 ° del mese per i Cooperatori Salesiani; il 15
del mese per i Dirigenti dei Cooperatori
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Benefattori e Amici delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione : via Maria Ausiliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel . 48.29 .24
Direttore responsabile Don
Pietro Zerbino
Autoriz . del Trib. di Torino n . 403 del 16 febbraio 1949
Per inviare offerte servirsi del C .C . Postale n . 2-1355
intestato a : Direz. Generale Opere Don Bosco - Torino
Spediz . in abbon. postale - Gruppo 2' (70) - 1
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