PROGRAMMA INIZIO PADRE MARIO GESU` E I BAMBINI

Transcripción

PROGRAMMA INIZIO PADRE MARIO GESU` E I BAMBINI
INIZIO PADRE MARIO
PROGRAMMA
GESU’ E I BAMBINI
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
5^ elementare
5^ elementare
1^ elementare
Anna
INGRESSO A GERUSALEMME
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
3^ media
3^ media
1^ elementare
Susanna
LA LAVANDA DEI PIEDI
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
5^ elementare
5^ elementare
4^ elementare
Tiziana
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
2^ media
2^ media
3^ elementare
Pina
L’ULTIMA CENA
GETSEMANI
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
3^ media
3^ media
2^ elementare
Claudia
DAVANTI A PILATO
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
1^ media
1^ media
4^ elementare
Valeria
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
1^ media
1^ media
2^ elementare
Roberta
LA CROCEFISSIONE
LA MORTE E LA SEPOLTURA
Al tempo di Gesù
Al tempo del Vangelo
Il testo
Commento
2^ media
2^ media
3^ elementare
Caterina
CONCLUSIONE GIAMPIERO E ANNA
•
•
Due Lettori per le classi 1, 2, 3 e 4 elementare
Quattro lettori per le classi 5 elementare, 1, 2 e 3 media
•
Gesù e i bambini
Al tempo di Gesù: (5^ elementare lettore)
Al tempo di Gesù i genitori sono contenti quando hanno tanti figli,
perchè la considerano una benedizione di Dio
e poi saranno una forza lavoro che li aiuterà...
Il bambino dipende totalmente da loro, gli deve obbedienza e rispetto
e deve restare loro sottomesso.
Se non obbedisce, c'è il bastone pronto per correggerlo.
La preoccupazione dell'avvenire dei loro figli, fa sì che quando si incontra un
personaggio celebre, un grande maestro o un sacerdote,
far toccare e magari benedire i loro figli è promessa di un avvenire felice.
Ed ecco che Gesù passa. Le mamme sanno che è un personaggio straordinario
e allora gli portano i loro figli piccoli e grandi perché li tocchi.
Ma i discepoli, preoccupati del servizio d'ordine, li cacciano.
Ritengono che Gesù abbia cose più importanti da fare e da dire che non occuparsi
dei bambini.
Gesù si arrabbia. Ed è così raro! Chiede che si lascino venire i bambini, li
abbraccia e li benedice.
Li prende ad esempio perchè: per entrare nel Regno bisogna assomigliare a
loro.
Al tempo dei Vangeli: (5^ elementare lettore)
Anche nelle prime assemblee dei cristiani erano presenti bambini e talvolta
disturbavano, ma il Vangelo e in particolare questo brano sottolinea che bisogna
accettarli come ha fatto Gesù.
I primi cristiani ritenevano che entrare nel Regno era una cosa complicata,
ma Gesù dice: "Basta essere come un bambino".
Nelle varie comunità si dicuteva su chi sarebbe stato il capo :
“Chi comanda? Chi è il più grande?”
Il Vangelo dice loro:
"Bisogna piuttosto domandarsi: chi rassomiglia ad un bambino? ".
Il testo: (1^ elementare lettore)
Alcune persone portavano i loro bambini a Gesù e volevano farglieli toccare,
ma i discepoli li sgridavano.
Allora Gesù chiamò vicino a sè i bambini e disse:
“Lasciate che i bambini vengano a me e non impediteglielo, perchè Dio dà il suo
regno a quelli che sono come loro. Io vi assicuro: chi non accoglie il regno di Dio
come farebbe un bambino, non entrerà”.
Il commento: (Anna)
Gesù ama i bambini perché i bambini sono innocenti, privi di pregiudizi.
Hanno bisogno degli altri e del loro amore, accettano di essere educati, accettano di
imparare. Sono gioiosi e scappano dal male.
Sono le persone che meglio di chiunque altro possono e accettano di conoscere Dio
senza remore né ripensamenti.
I bambini sono il futuro della società e per questo vanno protetti e tutelati.
Sono gli uomini e le donne di domani, saranno loro a costruire il futuro.
Più si proteggono e rspettano i bambini nella loro dignità e migliore sarà il mondo.
Ecco perché Gesù ci lascia questo appello così forte: “non toccate i bambini”.
Sono loro che portano nel cuore Dio e la parola di Gesù.
Ingresso a Gerusalemme
Al tempo di Gesù: (3^ media lettore)
Quando Gesù dice: "Saliamo a Gerusalemme",
i discepoli sono costernati, tremano a questo pensiero.
In campagna erano liberi di dire e di fare quello che volevano,
ma a Gerusalemme, la capitale, dovranno affrontare i capi dei sacerdoti
e del popolo.
E Gesù ha già fatto intendere che le cose non andranno bene.
Ma i discepoli sono attaccati al loro maestro, e lo seguono.
Pasqua, la grande festa degli ebrei è ormai vicina.
Da ogni luogo, non solo della Palestina ma anche dall'impero romano,
i pellegrini affluiscono in gruppo verso Gerusalemme.
Anche Gesù e i suoi amici vanno verso la città.
Gesù è conosciuto. E lo si acclama come un re, come il Messia.
Molti gridano: "Osanna! " cioè " Salvaci!".
E pensano in cuor loro: "Salvaci dai romani!"...Sognano un nuovo regno di Davide.
Il popolo allora sarebbe libero, indipendente, felice come al tempo del grande re.
Pensano che Gesù venga a realizzare proprio questo.
Gesù non rifiuta di essere acclamato come Messia, come Figlio di Davide.
Ma mostra che il ruolo del Messia non è quello che ci si aspetta.
La cavalcatura del re, del guerriero, del conquistatore, è il cavallo.
Gesù, invece, entra a Gerusalemme su di un asino.
E’ la cavalcatura dei poveri, dei piccoli, del Messia che rifiuta l'armamentario
guerresco dei re.
Gesù non viene a cacciare i romani, quello che viene a compiere è molto più
importante.
Tutto questo accade il primo giorno della settimana (la nostra domenica).
I giorni seguenti saranno duri. Gli apostoli avevano ragione a tremare.
Al tempo dei Vangeli: (3^ media lettore)
Verso la fine del primo secolo, i romani sono ancora lì, più forti che mai.
I primi cristiani hanno avuto il tempo per capire che il fermento del Vangelo
è tutt'altra cosa che la guerra, un guerra contro Roma, persa in anticipo.
Vivono situazioni molto simili a quella di Gesù a Gerusalemme.
La storia di Gesù diventa un poco la loro storia.
- Come Gesù, anch'essi hanno a che fare con le autorità della città o dell'impero.
- Come Gesù, anch'essi sono perseguitati.
Il ricordo delle terribili persecuzioni di Nerone è ancor vivo nel loro spirito e nel loro
cuore.
- Come Gesù, anch'essi devono talvolta nascondersi.
Ogni sera Gesù esce dalla città, dove è protetto dalla folla, per andare a casa di
amici che abitano in un villaggio vicino, Betania. Anche i cristiani sono obbligati a
vivere e a praticare la loro religione in una specie di semi-clandestinità.
Il testo: (1^ elementare lettore)
Era vicina la festa della Pasqua ebraica. Quando si seppe che Gesù stava per
arrivare a Gerusalemme, tutta la gente gli andò incontro con rami di palma,
girdando: “Osanna! Gloria a Dio! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il re di Israele!”. Gesù trovò un asinello e vi montò sopra proprio come
stava scritto : “Non temere, Gerusalemme, perchè il tuo re viene seduto su un
asinello”.
Il commento: (Susanna)
Gesù entra a Gerusalemme a cavallo di un asino: Eppure è figlio di Dio.
Qual’è il motivo vi chiederete? E’ perché Gesù entra a Gerusalemme umile.
Non va a Gerusalemme come un re per imporre la sua volontà,
per separare i cattivi dai buoni,
non viene per schiacciare con la sua onnipotenza gli uomini
ma per dare a loro la possibilità di scegliere:
scegliere di farlo entrare nella propria vita oppure no.
E se si sceglie di farlo entrare non si gioca più a fare i furbi,
non si fanno più i prepotenti in classe con gli altri.
Ci si comporta avendo la giusta considerazione degli altri,
perchè tutti sono degni di rispetto e di aiuto,
proprio come Gesù ci ha insegnato ed ha fatto con noi.
La lavanda dei piedi
Al tempo di Gesù: (5^ elementare lettore)
Il rito della cena pasquale prevede che al suo inizio, prima di iniziare il pasto,
il capo famiglia lavi le mani dei commensali.
Gesù reinterpreta questo gesto, sostituendolo con il lavaggio dei piedi.
in genere il gesto di lavare i piedi era riservato ai servi o agli schiavi, è dunque un
gesto di estrema umiltà ed umiliazione.
Al tempo dei Vangeli: (5^ elementare lettore)
La Lavanda dei Piedi è il gesto che Gesù ha fatto durante l’Ultima Cena ed è
ripotato solo nel vangelo di Giovanni.
Il brano è inserito al posto e nel momento della istituzione della Eucarestia.
Questo perchè il contenuto è identico :
la lavanda dei piedi è il gesto supremo di Cristo, il Figlio di Dio, che discende dal
cielo e che ama e quindi serve i sui discepoli.
Il Sacramento della Eucarestia è il segno perennemente efficace e reale della
presenza dell’amore di Gesù che si dona e che per noi muore e risorge.
Intorno al Mistero eucaristico c’è il servizio della carità nei confronti del prossimo.
Non c’è comunione con Gesù nell’Eucarestia senza comunione di amore
con i fratelli, questa è la sintesi dell’Eucarestia e della lavanda dei piedi.
Il testo: (4^ elementare lettore)
Gesù sapeva che, per lui, era venuto il momento di lasciare il mondo e tornare dal
Padre.
Il primo giorno della festa dei pani azzimi, Gesù mandò i discepoli a preparare la
cena pasquale.
Quando la sera furono riuniti, Gesù si tolse la veste, si legò un asciugamano attorno
ai fianchi, versò l’acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli.
Poi li asciugava con il panno che aveva attorno ai fianchi.
Quando arrivò il suo turno, Pietro protestò, perchè non voleva che Gesù gli lavasse i
piedi. Ma Gesù disse:
“Ora tu non capisci quello che faccio; lo capirai dopo”. E aggiunse:
“Se io no ti lavo i piedi, tu non sarai veramente unito a me”.
Allora Pietro disse:
“Signore, non lavarmi soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo”.
Quando ebbe terminato, Gesù riprese il suo posto a tavola e disse loro:
“Voi mi chiamate Signore e Maestro e fate bene, perchè lo sono.
Dunque se io vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
Io vi ho dato un esempio, perchè facciate come io ho fatto a voi”.
Gesù parlò così, ed era molto turbato. Poi disse:
“Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà”.
I discepoli si guardarono tra loro senza capire.
Il commento: (Tiziana)
La Chiesa vede in questo gesto un simbolo dell’amore di Dio per noi.
Il gesto riassume tutta la vita di Gesù, il quale non è venuto per essere servito ma
per servire, dare la propria vita in riscatto per molti.
Il gesto che compie Gesù è da intendersi come il simbolo della purificazione
che attuerà per tutti gli uomini con la sua passione, morte e resurrezione,
gesto estremo di amore per noi.
Lavarsi i piedi gli uni con gli altri significa per i cristiani fare memoria
dell’amore che Gesù ha avuto per i suoi discepoli.
Il racconto della lavanda dei piedi degli Apostoli da parte di Gesù si presenta
innanzitutto come la sintesi di tutta la vita di Gesù.
La sua vita è stata tutta un amare ed un servire.
Questo racconto vuole essere anche la sintesi della vita dei discepoli:
essi devono lasciarsi lavare i piedi da Lui, il Signore ed il Maestro.
Chi intende seguire il Maestro non deve prendere particolari iniziative con scelte
personali, ma la prima cosa da fare è quella di lasciare fare a Gesù .
La fede non è solo un atto della mente, ma è un fatto della vita, è un mettersi nelle
mani del Signore ed affidare la propria vita alla Lui.
Inoltre Gesù invita i discepoli a mettersi a lavare i piedi degli altri facendosi servi
del prossimo.
Questo ci insegna: che la fede è l’atto centrale della vita del discepolo,
cioè dapprima occorre fidarsi del Signore e lasciare fare a lui
e solo dopo viene l’impegno di carità,mettendosi al servizio degli altri.
Il primo comandamento rimane sempre quello di amare Dio con tutto noi
stessi e cioè il primo nostro impegno è quello di mettere la nostra vita nel cuore di
Dio, da questo affidarci a Lui deriva i comandamento di amare il nostro prossimo.
L'ultima cena
Al tempo di Gesù: (2^ media lettore)
Pasqua è una festa molto importante per gli ebrei.
Si ricorda che il popolo, guidato da Mosè, fu liberato dalla schiavitù in terra d'Egitto.
Affluiscono a Gerusalemme moltissimi pellegrini e per una settimana intera si
mangia del pane senza lievito.
Quest'usanza ricorda la partenza precipitosa degli ebrei dall'Egitto:
“non ebbero neppure il tempo di attendere che la pasta fosse lievitata”.
Si sacrifica un agnello, l'agnello pasquale, che viene poi mangiato
nel corso di un pasto-memoriale.
Il sangue di quest'agnello ricorda l'alleanza tra Dio e il suo popolo.
Gesù arriva a Gerusalemme per la pasqua assieme ai suoi apostoli.
E' da molto che desidera fare assieme ai suoi la cena pasquale.
Un amico gli presta la sua casa e gli apostoli preparano l'agnello, il pane, le erbe
amare e il vino.
Ed eccoli allora riuniti a sera. E’ presente anche Giuda, il traditore.
Alla fine della cena, Gesù spezza il pane per gli invitati e li invita tutti a bere
al calice del vino.
Le parole che pronuncia stupiscono: “egli sarà sempre presente tra ai suoi amici!”
La cena si conclude con il canto dei salmi.
Poi tutti escono dalla casa e scendono verso un giardino situato ai piedi del Monte
degli Ulivi.
E' l'ultima cena con Gesù, una cena che gli apostoli non dimenticheranno mai.
Al tempo dei Vangeli: (2^ media lettore)
Dopo la morte e la risurrezione di Gesù, gli apostoli, i suoi discepoli
e i primi cristiani si riuniscono spesso. Fanno memoria dell'ultima cena di Gesù.
Prendono del pane e del vino e ripetono i gesti e le parole del Maestro.
Rendono grazie a Dio, come ha fatto Gesù ed è per questo che più tardi queste
riunioni verranno chiamate Eucaristia che vuol dire azione di grazie.
I cristiani sanno che quest'ultima cena di Gesù ha preceduto solo di qualche ora
il suo arresto e la sua esecuzione sulla croce.
Il vino, il sangue di Gesù versato per tutti, sostituisce il sangue dell'agnello
pasquale: è il sangue della nuova alleanza!
I cristiani, allora, non immoleranno più animali per la pasqua.
Il racconto nel Vangelo dell'ultima cena di Gesù, mostra ai primi cristiani che le loro
assemblee sono la continuazione e la ripetizione di quello che Gesù ha fatto prima
di morire. Egli è sempre con loro:
“ogni volta che si riuniscono per mangiare questo pane e bere a questo
calice, essi annunciano la morte del Signore finché egli venga"
Il testo: (3^ elementare lettore)
Mentre stavano mangiando, Gesù prese il pane. fece la preghiera di benedizione, lo
spezzò, lo diede ai discepoli e disse:
“Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”.
Poi prese la coppa del vino, fece la preghiera di ringraziamento, la diede ai discepoli
e disse:
“Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue, offerto per tutti gli uomini, per il
perdono dei peccati. Con questo sangue Dio conferma la sua alleanza. Vi assicuro
che d’ora in poi non berrò più vino fino al giorno in cui berrò con voi il vino nuovo
nel regno di Dio, mio Padre”. Poi Gesù disse ai discepoli:
“Questa notte tutti voi sarete turbati per causa mia”. Pietro cominciò a dire:
“Io non perderò mai la fiducia in te!”. Gesù gli disse:
“Io ti assicuro che questa notte, prima che il gallo canti, tu avrai detto tre volte che
non mi conosci”. Ma Pietro replicò:
“Non dirò mai che non ti conosco, anche se dovessi morire con te”.
Anche gli altri discepoli dissero la stessa cosa. Cantarono i salmi della festa, poi
andarono verso il monte degli Ulivi.
Il commento: (Pina)
Durante l’ultima cena Gesù spezzò il pane e versò il vino, sapete perché?
Spezzare il pane e dividerlo con gli altri dà un senso di appartenenza ad un gruppo,
e chi ne riceve un po’ sente il bisogno di spezzarlo ancora per darne a chi non ne
ha.
Quando si versa il vino e lo si distribuisce a chi è a tavola con noi si crea subito
un’atmosfera di gioia e di festa.
Così anche Gesù accettò di spezzare la propria vita per aumentare la nostra gioia e
versò il suo sangue per offrire al mondo la gioia di Dio.
Per questo è importante andare a messa, partecipare all’Eucarestia.
Come detto Eucaristia significa azione di grazie!
In questo modo si ringrazia Dio della gioia che ci ha donato con la nascita e la
morte di Gesù. La gioia di farsi conoscere e di farci sapere che Lui è con noi.
Getsemani
Al tempo di Gesù: (3^ media lettore)
Giuda, uno dei dodici apostoli, non è contento.
Avrebbe voluto che Gesù si mettesse alla testa di un movimento di rivolta
e fondasse un nuovo regno.
Vorrebbe che si fosse più efficaci e per questo, un bel giorno, cambia di campo.
Si accorda con i capi dei sacerdoti per i quali Gesù è di disturbo.
Gli vengono date 30 monete d'argento perché consegni Gesù.
E' il prezzo di uno schiavo, il salario di 30 giornate di lavoro.
Durante l'ultima cena di Gesù, Giuda si informa sul luogo che raggiungeranno
subito dopo.
Quindi si eclissa discretamente per incontrarsi in casa dei capi dei sacerdoti con i
soldati che devono impadronirsi di Gesù.
Poiché questi non conoscono Gesù ed è buio, Giuda saluterà Gesù con un bacio.
Si tratta di una forma abituale di saluto.
Dopo la cena, gli undici apostoli e Gesù si recano in un giardino, situato al piedi
della montagna, dove ci sono degli ulivi ed un frantolo: è il Getsemani.
Gesù è lucido davanti agli avvenimenti:
capisce che si sta tramando contro di lui e sa che l'ora fatale è vicina.
Per questo ha bisogno dell'aiuto di Pietro, Giacomo e Giovanni, suoi amici.
Ma questi sono prostrati dal sonno. Gesù è triste ed ha paura.
L'angoscia lo afferra e allora si rivolge al Padre suo:
vorrebbe sfuggire a ciò che lo attende, ma tuttavia l'accetta.
Si sente solo e gli apostoli dormono.
Arriva il traditore: il bacio dell'amicizia diventa il bacio del tradimento.
Gesù è fatto prigioniero e lo resterà fino alla morte.
Al tempo dei Vangeli: (3^ media lettore)
A tempo dei vangeli, sono già cambiate molte cose:
Giuda si è suicidato per disperazione,
il suo posto nel gruppo dei dodici è stato preso da Mattia.
Pietro è stato messo a morte perché cristiano al tempo dell'imperatore Nerone.
Giacomo è stato fatto morire di spada sotto Erode.
Giovanni è responsabile dei cristiani di Efeso (che si trova nell'attuale Turchia).
I cristiani di Gerusalemme non hanno dimenticato il giardino del Getsemani in cui
Gesù ha provato angoscia.
Leggendo il Vangelo, i cristiani possono comprendere che anche i migliori apostoli
hanno avuto dei momenti di debolezza.
Pietro, Giacomo e Giovanni erano già insieme sul monte della trasfigurazione.
Allora non avevano capito bene quello che voleva Gesù.
Ora si trovano nel giardino del Getsemani. E dormono.
Saranno loro, tuttavia, a continuare l'opera di Gesù e arriveranno fino a donare la
vita per questo.
Gesù si rivolge a Dio con una parola strana: "Abbà". Vuol dire "papà".
Gesù si rivolge a Dio proprio come un figlio che parla a suo padre.
I cristiani comprenderanno così ancor meglio che Gesù è il Figlio di Dio.
Il testo: (2^ elementare lettore)
Gesù e i discepoli giunsero al monte degli Ulivi. Gesù disse loro:
“Pregate, per resistere nel momento della prova”.
Poi si allontanò da loro alcuni passi, si mise in ginocchio e pregò così:
“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice di dolore. Però non sia fatta la mia
volontà, ma la tua”. Allora dal cielo venne un angelo per confortarlo.
In quel momento di grande tensione pregava più intensamente.
Il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue.
Dopo aver pregato, Gesù si alzò e andò verso i suoi discepoli.
Li trovò addormentati, sfiniti per la tristezza, e disse loro:
“Perchè dormite? Alzatevi e pregate, per resistere nel momento della prova”.
Il commento: (Claudia)
Nell’orto del Getsemani Gesù si sente solo ed ha paura.
Quante volte anche noi ci sentiamo soli perché credevamo di poterci affidare agli
amici, alla famiglia.
Magari non hanno tempo quando ne abbiamo bisogno oppure dicono che ognuno
deve pensare per sé.
Allora ci scoraggiamo, ci troviamo soli davanti a decisioni importanti, abbiamo
paura di sbagliare, ci facciamo prendere dal panico proprio come Gesù.
La paura ci paralizza, ci annebbia la mente e annulla la voglia di lottare di fronte
alle difficoltà.
Ma Gesù non ci lascia soli, non ci abbandona.
E’ per questo che poi troviamo la voglia di lottare, di proseguire.
Proprio come Gesù che ha avuto fiducia in Dio suo Padre, che l’ha sostenuto fino
alla fine è così anche per noi: perché Dio non ci abbandona mai.
Davanti a Pilato
Al tempo di Gesù: (1^ media lettore)
Pilato é governatore romano della Giudea dà 25 al 36, cioé al tempo di Gesù.
Come d'abitudine, anche quest'anno egli lascia la sua residenza in riva al mare
e si reca a Gerusalemme per la pasqua.
Deve assicurare lo svolgimento ordinato dalla festa.
Si deve evitare una rivolta: infatti ci sono sempre degli ebrei che vogliono liberarsi
dell'occupazione romana ed eleggere un proprio re.
Gesù, tradito da Giuda ed arrestato dalla sua banda nel giardino degli Ulivi,
passa una notte terribile: lo conducono dall'uno all'altro giudice.
E di buon mattino il Gran consiglio - che non ha il potere di far mettere a morte
nessuno - consegna Gesù a Pilato.
Questi è irritato: non vuole storie e ha paura di essere giudicato male a Roma.
Non comprende il desiderio di libertà dei giudei, ma capisce che Gesù non ha fatto
nulla di male.
Per la pasqua il governatore ha l'abitudine di liberare un prigioniero, designato dal
popolo.
Ed ecco la folla sale verso il suo palazzo proprio per reclamare questa liberazione.
Pilato crede di aver trovato la soluzione.
Fa scegliere alla folla tra due prigionieri: Barabba e Gesù.
Barabba era stato immischiato in una rivolta contro Roma,
in cui c'erano stati anche dei morti. Gesù, invece, non ha fatto nulla di male.
Nonostante l'accusa formulata dai sacerdoti (ha detto: "lo sono il re dei giudei"),
Gesù non è affatto pericoloso per Roma.
Pilato è sicuro che il popolo sceglierà Gesù. Ma ha sottovalutato l'influenza dei
sommi sacerdoti. Essi incitano la folla contro Gesù.
E la folla domanda la liberazione di Barabba e la crocifissione di Gesù.
Pilato, debole ed indeciso, consegna Gesù ai carnefici, perché venga flagellato e
crocifisso.
Colui che è condannato alla flagellazione viene legato ad una colonna e fustigato
con delle fruste formate da alcune strisce di cuoio che hanno alle estremità dei
pezzetti di piombo o di osso.
Al tempo dei Vangeli: (1^ media lettore)
Attorno al 70 in Palestina il popolo ebreo è in rivolta contro l'occupazione romana.
E’ una guerra dura e provoca migliaia di morti.
Porta alla distruzione di Gerusalemme e del tempio.
I rivoltosi non riescono a porre sul trono un nuovo re dei giudei.
A 3000 km di distanza i cristiani di Roma sono stati appena perseguitati
e sanno bene cosa significa essere giudicati e condannati per crimini
che non si sono commessi!
Possono sentirsi dunque molto vicini a Gesù, condotto di tribunale in tribunale e
condannato senza una ragione valida.
I cristiani di Roma cercano di vivere in pace con le autorità romane:
non alimentano rivolte, come a Gerusalemme.
Il testo: (4^ elementare lettore)
Il governatore domandò a Gesù: “Sei tu il re dei Giudei?”.
Gesù rispose: “Tu lo dici”. Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità portavano
accuse contro di lui, ma egli non diceva nulla.
Allora Pilato gli disse:“Non senti di quante cose ti accusano?”.
Ma Gesù non rispose neanche una parola, tanto che il governatore ne fu molto
meravigliato.
Ogni anno, per la festa della Pasqua, il governatore era solto rilasciare un
carcerato, quello che il popolo voleva.
A quel tempo era in prigione Barabba, un carcerato famoso.
Pilato domandò alla folla riunita: “Chi volete che sia lasciato libero: Barabba oppure
Gesù?”.
Sapeva che i capi dei sacerdoti avevano portato Gesù da lui solo per invidia.
Intanto i capi dei sacerdoti e le autorità erano riusciti a convincere la folla che era
meglio chiedere la liberazione di Barabba.
Perciò la folla rispose a Pilato: “Libera Barabba!”.
Pilato continuò: “Che farò dunque di Gesù?”. Tutti risposero: “In croce!”.
Pilato replicò: “Che cosa ha fatto di male?”.Ma la folla ancora più forte gridò:
“In croce! In croce!”.
Pilato vide che non poteva fare niente e che la folla si agitava sempre più;
si fece portare dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse:
“Io non sono responsabile della morte di quest’uomo! Sono affari vostri!”.
Tutta la gente rispose: “Il sangue ricada su di noi e sui nostri figli!”.
Allora Pilato lasciò libero Barabba, fece frustare Gesù, poi lo consegnò ai soldati
perchè fosse crocifisso.
Il commento: (Valeria)
Pilato di fronte alla richiesta della folla, spinta dai sacerdoti, si dimostra vile.
Tutti prima o poi si sono mostrati vili.
Essere vili è più facile, perché si pensa in questo modo di proteggersi e di
conservare le proprie cose ed i propri privilegi.
E’ più difficile essere coraggiosi, portare avanti le proprie convinzioni, difendere i
deboli dalla ingiustizie.
E’ per questo che nel mondo quando si parla di uguaglianza, di distribuire le
ricchezze tra tutti, i capi dei paesi del mondo si spaventano.
Ritengono questi discorsi pericolosi ed imprigionano le donne e gli uomini che
credono in questi valori. Magari vengono incarcerati e torturati.
Succede anche a chi crede, a coloro che vogliono portare avanti un credo religioso.
Questi uomini e queste donne sono pericolosi perché smascherano l’ingiustizia, la
corruzione e gli egoismi. E’ così è stato per Gesù.
Gesù come alcuni uomini e donne viene condannato senza aver fatto nulla di male,
viene torturato perché ha preso la difesa dei deboli e ha parlato di uguaglianza.
Proprio come accade anche a noi, magari non veniamo incarcerati, torturati, ma
siamo presi in giro, esclusi dai nostri amici.
Vedete come Gesù è vicino a noi e quanto ci può capire?
La crocifissione
Al tempo di Gesù: (1^ media lettore)
Secondo la legge romana è il condannato stesso che deve portare sulle spalle lo
strumento del supplizio: Gesù viene dunque caricato del braccio trasversale della
croce.
Indebolito dalla flagellazione, con una corona di spine sul capo,
egli percorre così i 600 metri che separano il tribunale dal luogo dell'esecuzione,
che è situato fuori delle mura della città, su una piccola collina rocciosa a forma di
cranio calvo. Di qui il suo nome: "Calvario". La crocifissione è una pena crudele.
Al condannato vengono inchiodate le mani sulla barra trasversale.
Questa viene issata e poi fissata su un palo che era già conficcato a terra.
I piedi del condannato vengono inchiodati proprio a questo palo.
Tutto il corpo del condannato poggia su queste piaghe e dal momento che nessuna
parte vitale è stata colpita l'agonia può durare molto a lungo.
Per questo può essere offerta al condannato una bevanda tonificante, vino e mirra.
La maggior parte dei condannati alla morte sulla croce muore per soffocamento.
La crocifissione è un supplizio infamante, riservato agli schiavi, agli assassini, al
briganti, ai traditori e al rivoltosi.
I crocifissi vengono esposti quasi nudi, agonizzanti e morenti, alla vista dei
passanti. E’ una vergogna per loro, per la loro famiglia e per i loro amici.
In cima alla croce viene attaccato un cartello che reca il motivo della condanna.
Gli apostoli sono scomparsi: hanno avuto paura e sono fuggiti, si nascondono.
Solo uno di loro resta fedele: Giovanni.
Egli resta ai piedi della croce assieme a Maria e alle donne che hanno seguito Gesù.
Al tempo dei Vangeli: (1^ media lettore)
I Vangeli ci descrivono le sofferenze che Gesù ha provato sulla croce.
Il cartello, attaccato in cima alla croce e che reca l'iscrizione:
"Gesù di Nazaret, il re dei giudei"
è stato scritto in ebraico (la lingua del popolo), in latino (la lingua ufficiale dei
romani) e in greco (la lingua delle persone colte e degli stranieri).
Tutti devono vedere che Gesù è un re, ma non un re come gli altri, un re su di un
trono.
E’ un re sulla croce, un re che offre la sua vita per coloro che ama.
I Vangeli ci mostrano che le donne hanno seguito Gesù fino all'ultimo.
E scrivendo questo, senz'altro fanno riferimento a quello che accade a quell’epoca.
I cristiani si riuniscono nelle case per ricordarsi insieme del Signore.
Le donne sono sempre pronte all'accoglienza, con lo stesso atteggiamento che
avevano ai piedi della croce.
Tra queste donne Maria, la madre di Gesù, occupa un posto speciale.
Il testo: (2^ elementare lettore)
Quando giunsero sul posto detto “luogo del cranio”,
i soldati inchiodarono Gesù alla croce e lo crocifissero insieme a due malfattori;
uno alla sua destra e uno alla sua sinistra.
Gesù intanto diceva: “Padre, perdonali, perchè non sanno quello che fanno”.
La gente stava a guardare.
I capi del popolo si facevano beffe di Gesù; anche i soldati lo deridevano dicendo:
“Se tu sei davvero il re dei Giudei, salva te stesso”.
Sopra la sua testa avevano posto un cartello con queste parole:
“Quest’uomo è il re dei Giudei”.
Uno dei due malfattori crocifissi con Gesù lo insultava dicendo:
“Non sei tu il Messia? Salva te stesso e noi!”.
Ma l’altro lo fece tacere ricordandogli che quell’uomo non aveva nessuna colpa.
Poi, voltatosi verso Gesù, gli disse:
“Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno”.
Gesù rispose : “Ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso”.
Il commento: (Roberta)
Nel mondo di oggi non ci sono né pali di legno, né chiodi eppure ci sono tanti
crocifissi.
Ci sono paesi abbandonati alla carestia, popoli privi di libertà, gente priva di casa,
di denaro, gente che vive in miseria e famiglie distrutte e disperse dalla guerra.
Eppure in mezzo ai deboli c’è Gesù:
Egli prova tenerezza verso gli uomini e pur di darci la speranza e la gioia è pronto a
sacrificarsi.
Al nostro Dio non interessa l’onnipotenza, il fasto, l’oro perché non gli interessa
ricevere ma offrirsi completamente per noi. E’ un Signore pieno d’amore per noi.
Così la Croce è diventato il simbolo, il segno di tutti quelli che credono a Cristo.
E’ il simbolo di chi lotta contro l’odio con il perdono, è il simbolo di un mondo nuovo
dove non ci sono esclusi, poveri ed abbandonati.
Portare il segno della croce significa essere disposti ad amare come Dio e a credere
in un mondo migliore fatto di amore e solidarietà.
La morte e la sepoltura
Al tempo di Gesù: (2^ media lettore)
Venerdì prima della Pasqua Gesù è stato messo in croce verso mezzogiorno (l'ora
sesta).
Durante la sua agonia, di tanto in tanto, quando ne ha la forza, pronuncia alcune
parole. Perdona ai suoi carnefici.
Conforta quelli che sono stati messi in croce assieme a lui.
Affida sua madre a Giovanni.
Alle tre del pomeriggio (l'ora nona) Gesù lancia un grande grido e rende lo spinto. è
duro morire a 30 anni.
Che cosa fare del cadavere? Di solito i corpi dei condannati vengono gettati in una
fossa, di proprietà del tribunale.
Ma interviene Giuseppe d'Arimatea, che è un membro del Gran consiglio.
Egli ha partecipato alla riunione che ha condannato Gesù,
ma non era stato d'accordo con la decisione presa.
Giuseppe recupera il corpo di Gesù e lo colloca in una tomba nuova,
che si è fatto scavare in una roccia del suo giardino, presso il calvario.
Il corpo di Gesù viene deposto su di un sedile di pietra che si trova all'interno della
tomba.
Si fa tardi e non c'è più tempo per imbalsamarlo.
Nell'attesa di compiere quest'operazione, si chiude la tomba utilizzando la grossa
pietra rotonda destinata proprio a questo.
Il sabato comincia quella stessa sera e già la città si illumina di tutte le luci che
celebrano questa festa.
Gli amici di Gesù sono prostrati dal dolore e scoraggiati.
Ma devono arrendersi all'evidenza:
colui nel quale avevano riposto la loro speranza è morto.
Al tempo dei Vangeli: (2^ media lettore)
Questa morte ha aperto a tutti gli uomini la strada che porta a Dio.
In effetti il tempio viene considerato come la casa di Dio:
la parte più sacra dell'edificio è il santo dei santi, che è un po' come il coro delle
chiese antiche ed è separato dal resto del tempio grazie ad una tenda.
Solo il sommo sacerdote può penetrarvi, una volta all'anno.
Affermando che alla morte di Gesù il velo del tempio si è squarciato,
si vuole mostrare che ormai non c'è più separazione tra gli uomini e Dio:
tutti possono accedere liberamente a lui.
Credere in Gesù, che è morto sulla croce, non è una follia.
In effetti, quando gli apostoli annunciano la morte di Gesù, molti si sono
scandalizzati:
"Come possiamo seguire uno che è stato ucciso come uno schiavo,".
Altri si sono messi a deriderli: "Bisogna essere pazzi per credere in un Dio
crocifisso".
Raccontando la morte di Gesù, il Vangelo mostra che le persone che l'hanno visto
morire hanno subito una trasformazione, gli spettatori curiosi se ne vanno
battendosi il petto, in segno di pentimento, Il capitano romano riconosce che Gesù
era giusto e un membro del Gran consiglio ha il coraggio di far capire che non era
d'accordo con la decisione presa dai suoi colleghi.
Il testo: (3^ elementare lettore)
Presso la croce c’era molta gente.
Tra questi c’erano la madre di Gesù, Maria, e il discepolo preferito di Gesù,
Giovanni.
Gesù disse a sua madre: “Donna, ecco tuo figlio”.
Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre”.
Da quel momento Giovanni prese con sè la madre di Gesù.
Poi, sapendo che tutto era compiuto, Gesù abbassò il capo e morì.
Giuseppe d’Arimatea era un uomo buono e giusto.
Faceva parte del tribunale ebraico, ma non aveva approvato quello che era stato
fatto a Gesù.
Andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù.
Lo depose dalla croce e lo avvolse in un lenzuolo.
Infine lo mise in un sepolcro nuovo, scavato nella roccia.
Era la vigilia del giorno di festa, già stava per cominciare il sabato.
Le donne venute con Gesù fin dalla Galilea,
Avevano seguito Giuseppe e osservarono dove veniva posto il corpo di Gesù.
Tornarono a casa e trascorsero il sabato nel riposo, come prescrive la legge ebraica.
Il commento: (Caterina)
Quando Gesù è sulla croce grida. Grida forte.
Così nella vita ci sono dei momenti in cui si soffre così tanto nel corpo e nel cuore,
in cui la paura e la tristezza sono talmente forti, che ci sentiamo perduti
e ci mettiamo a gridare per allontanare, per far uscire la pena che è dentro di noi.
Così allo stesso modo noi ci affidiamo a Dio proprio come Gesù,
perché neppure il dolore e la morte possono fermare chi ha fiducia in Dio.
Quando la nostra esistenza finisce è come se su di noi calasse una tenda:
si smette di amare, di agire, di creare.
Le tombe ci fanno sentire il dolore per la mancanza di chi non c’è più,
proprio come accade agli apostoli alla morte di Gesù.
Le tombe sono anche luoghi di speranza, la speranza di chi crede in un nuovo
avvenire dove ci ritroveremo.
E’ questa la ragione per cui vi si portano i fiori.
E’ la speranza che ci ha donato Gesù con la morte.
Egli ci accompagna anche in questo momento e come sempre non ci lascia soli.

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