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Transcripción

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Il lavoro in ufficio è cambiato. La tecnologia ha ampliato il
nostro modo di lavorare, emancipandolo da rigidi canoni
spazio-temporali: oggi ciò che conta è lavorare al momento
giusto, nel posto giusto per noi. Anche il nostro luogo di
lavoro è cambiato. Abbiamo bisogno di spazi per concentrarci
nel lavoro individuale e spazi per collaborare con i colleghi:
privacy quando serve, visibilità e interazione quando il
lavoro lo richiede. Soprattutto, anche noi siamo cambiati:
desideriamo lavorare in un luogo che rispecchi chi siamo, in
un ambiente che assecondi la nostra sensibilità e le aspirazioni
che ci guidano. Abbiamo bisogno di strumenti versatili che
ci permettano di esserlo a nostra volta. Vogliamo spazi che
vadano oltre la loro funzione in senso stretto, che si integrino
con le nostre vite in chiave olistica: ambienti che incontrino
ogni esigenza, spaziando dal lavoro al gioco. Senza più confini,
perché così lavoriamo oggi.
The demands of the office have changed. Technology has
expanded the way we work. Our work no longer exists in
one place at one time. Today, we work when we need to, in
spaces where we want to be. The demands of our workspaces
have changed, too. We need spaces for quiet, individual
contemplation and spaces for group collaboration. Privacy
when we want it and public interaction when our work
demands it. Most of all, we want spaces that reflect who we
are. We want our surroundings to match our ambitions, our
environments to align with our sensibilities and desires. We
need tools that are as adaptable as we are. Beyond function
alone, we require spaces that supports a holistic life — work,
play and everything in between. The boundaries are no more.
This is our work life.
WORK
Spazio alla Luce
Healthy, Open Office
7
Prime Impressioni
First Impressions
19
L’Ufficio Ovunque
Office away from the Office
29
L’Ufficio Virtuale
The anytime Office
41
In piena Concentrazione
Focus and Concentration
53
LIFE
IN BRIEF
Luoghi di lavoro del futuro
The future workplace
64
Design a misura d’uomo
Towards design that’s human
71
Ambienti di lavoro illuminati
A brighter workplace
76
Spazi di lavoro olistici
A holistic workspace
78
Nuovi prodotti
New products
84
Translations
90
Credits
103
LIFE
WORK
Spazio alla Luce
HEALTHY,
OPEN
OFFICE
Noi crediamo nell’importanza della luce, il perno del nostro business,
crediamo che l’ambiente in cui lavoriamo debba trasmettere questo
messaggio. Operiamo nel settore dell’energia sostenibile, un tema che
tocca la coscienza collettiva, dove la scelta del singolo influenza la qualità
della vita di tutti noi. Per questo motivo, il nostro ufficio deve esprimere
i valori in cui crediamo e lasciare spazio sia al lavoro individuale sia alle
attività di gruppo.
Il cuore del nostro ufficio è un atrio da cui i raggi del sole inondano
di luce naturale ogni ambiente. Pareti costituite da piante verdi ossigenano
l’aria e danno un tocco di vitalità agli spazi comuni del grande open space,
in cui il bianco illumina tutto. Si cammina su tappeti rossi, viola o blu:
ciascun colore identifica un ambiente preciso, per ospitare un diverso
IT
I
modo di lavorare. Le sedie intorno ai lunghi tavoli sono studiate per le
riunioni di lavoro, mentre gli ambienti chiusi creano l’atmosfera giusta
per la concentrazione del singolo. Le morbide sedute dai colori vivaci e i
tavolini da caffè sono la scenografia ideale per una riunione improvvisata.
La fluida alternanza fra aree aperte e ambienti chiusi consente ai colleghi
di optare per la soluzione più efficace in base alle esigenze del momento
e al modo di lavorare di ciascuno — e perché no, di sentirsi liberi di
muoversi nello spazio. Il singolo e il team, gli spazi individuali e quelli
comuni, sono parti complementari, basta trovare la giusta armonia.
We believe in light. In fact, our business depends on it. So why
shouldn’t that be reflected in our workspace? Working in the field of
sustainable energy, we believe that we are all in this together. Our
choices as individuals can impact our greater quality of life. Our office
is a manifestation of our values, giving employees the freedom to work
independently and the opportunity to come together.
Our office is centered by an atrium that floods our environment
with bright, natural sunlight. Framed by living walls that oxygenate the
air, richly hued meeting areas punctuate the large, white, open floor
plan. Red, purple and blue carpets create distinct spaces to accommodate
a diversity of working styles. Long tables and chairs are gathered
for group meetings while enclosed spaces are suited for individual,
concentrated work. Colorful groupings of plush chairs and coffee tables
create vignettes throughout the space for impromptu meetings. A fluid
arrangement of public and private spaces allow for employees to select
the environment that best suits their needs and work style — or to flow
between environments, the public and the reserved, the individual and
the collective.
ENG
Spazio alla Luce
“Essere in sintonia con l’azienda per cui lavoro è gratificante,
così come respirare in ufficio un’atmosfera in linea con i valori
in cui credo. L’open space e la versatilità dell’arredamento
semplificano la comunicazione in team. Mi serve concentrazione?
Ecco un angolo dedicato. Collaboro a un progetto con i colleghi?
Facilmente troviamo il posto più adatto in cui accomodarci.”
MARIA, ADDETTO COMMERCIALE ENECO
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Home/Work
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Lavorare da Casa
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Healthy, Open Office
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Spazio alla Luce
“It is wonderful to feel like the values I have are not
only reflected in the company I work for, but in our office
environment, too. Our open floor plan and adaptable
furniture makes communication with other team members
flexible and easy — we have seating options for individual
concentration and then collaborative discussion.”
MARIA, ENECO SALES REPRESENTATIVE
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Healthy, Open Office
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Spazio alla Luce
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Home/Work
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Spazio alla Luce
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Prime Impressioni
FIRST
IMPRESSIONS
Appena entrata in questo edificio sento già di essere in totale
armonia con lo spazio che mi circonda, quasi fosse realizzato su misura
per me. Basta guardarmi intorno per capire che questa azienda condivide
la mia stessa visione di comfort, il mio concetto di stile. Sento che qui
trascorrerei con slancio le mie giornate, esprimendo il meglio di me.
Per nostra fortuna il concetto di ufficio come mero insieme
di strumenti di lavoro e tecnologie è ormai sorpassato. Ben oltre la
sola dimensione funzionale, ora di un ufficio curiamo la personalità e
l’espressività, alla ricerca di uno spazio che sia per noi fonte di ispirazione,
lo specchio dei nostri obiettivi e lo strumento stesso per raggiungerli.
Camminando verso questo edificio nel cuore del quartiere di Bankside,
percepisco la pulsante vitalità culturale di Londra. A qualche isolato
IT
II
dalla Tate Modern e a pochi passi da gallerie, ristoranti e caffetterie, il
quartiere palpita di creatività.
L’atmosfera stessa dello spazio rispecchia lo spirito di questo angolo
di Londra: arredamento dal design sofisticato e delicato, pur rispondendo
alle aspettative pragmatiche e funzionali dei ritmi moderni. Sento il
richiamo di questo posto. Comode sedie e cuscini aggiungono un tocco
di colore al bianco che illumina nitidamente l’ambiente — l’ambientazione
ideale per una conversazione informale in una frenetica giornata
senza pause.
Due ampie terrazze e il giardino sul tetto sono la via di fuga dalla
monotonia della scrivania, un luogo ideale per staccare la spina. La città
non si ferma mai, ma da qui posso soffermarmi ad osservarla, godendomi
il panorama.
Walking into this space, I know instantly that it speaks to me. I know
that the organization shares my vision of comfort, style and attitude simply
by walking into the work place. I know this environment is somewhere
where I would like to spend my time and dedicate my energy.
We are fortunate to have moved beyond mere functionality in an
office — the technological requirements of a workspace — to a point of
expression, of personality. We now want a space that inspires as much as
it facilitates — a space that is as much a reflection of our goals as it is a
means to achieve them.
When I travel to this building in the heart of London’s Bankside, I
am immersed in vibrant, cultural landmarks. Blocks from the Tate Modern
and steps from nearby galleries, restaurants and cafés, the neighborhood
hums with creativity. When I enter here to visit a client, I am greeted by
urbane yet relaxed interior that confers the spirit of the neighborhood,
while not sacrificing the purposeful and practical demands of the
workaday world. I immediately feel drawn to the space. Soft, colorful seats
and cushions congregate amidst the crisp, white space — an invitation
for informal conversation during the hustle and bustle of a busy day. Two
large terraces and a rooftop lawn offer an escape from the desk and a
moment’s reprieve — a quiet place to enjoy the surroundings while the city
marches on below.
ENG
Prime Impressioni
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First Impressions
“Entro nell’edificio per incontrare un cliente e di questo
posto mi affascina subito ogni dettaglio. La luce, il modo di vivere
lo spazio, l’energia che trasmette il quartiere. È sufficiente
mettere un piede in questo luogo per coglierne l’essenza:
l’energia positiva che irradia è una sferzata di vita.”
ANNE, COMMERCIALISTA
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Un Continuum Creativo
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First Impressions
“Coming to visit a client here, I was impressed from
the first moment I stepped into the lobby. The light, the space,
the energy of the neighborhood… You feel it all from
the instant you enter the building. It is invigorating
to visit a space with so much energy.”
ANNE, ACCOUNTANT
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Prime Impressioni
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L’Ufficio Ovunque
OFFICE
AWAY FROM
THE OFFICE
La comunicazione digitale ha totalmente rivoluzionato il mondo del
lavoro contemporaneo e il ventaglio di connessioni a nostra disposizione ci
consente di essere ovunque, in qualunque momento. E-mail, Skype, chat
e social media: possiamo comunicare con i nostri partner in tutto il mondo
senza alzarci dalla scrivania. Addio confini e fusi orari, siamo entrati
nell’era dell’ufficio globale.
Le conference call quotidiane con i colleghi dall’altra parte del
mondo però non sempre bastano: di tanto in tanto lavorare vis-à-vis è fonte
di stimoli per nuove idee. Per il successo del nostro lavoro, dobbiamo
poter contare su ambienti di lavoro flessibili e adatti a stabilire con i nostri
partner lontani — o il committente di un nuovo progetto — un clima di
attenta concentrazione.
IT
III
Quando organizziamo un incontro con i colleghi delle varie sedi, ci
serve uno spazio che ci renda operativi quanto lo siamo nei nostri uffici.
Comfort, ma non solo: dobbiamo avere a disposizione tutti gli strumenti
che semplificano il nostro lavoro. Finalmente in quest’albergo abbiamo
trovato la soluzione che fa per noi: ambienti di lavoro funzionali dove
ritrovare tutte le risorse che abbiamo in ufficio, in trasferta con noi. Qui
possiamo accomodarci per un brainstorming informale, illustrare le nuove
idee sulla lavagna, dare il via al briefing ufficiale utilizzando i grandi tavoli
a nostra disposizione. Anche per pranzo manteniamo la concentrazione
grazie al ristorante interno, senza doverci spostare dall’hotel. Le comodità
che troviamo qui semplificano l’impresa di riunire un gruppo eterogeneo
di partner lontani intorno ad un tavolo, a migliaia di chilometri dal proprio
ufficio. A quando il prossimo meeting?
Our ability to connect with people around the world through digital
communication has irrevocably changed the contemporary business
landscape into a global endeavor. Email, Skype, chat and social media
enable us to be everywhere at once, communicating across time zones
and country lines while never leaving your desk.
We have entered the age of the global office. We connect with
colleagues around the world digitally on a daily basis. But, from time to
time, an essential face-to-face meeting is necessary — a chance to come
together and discuss, collaborate and generate new ideas. Whether
scheduling a group meeting internationally or a project kick-off with
a diverse group of clients, bringing the group together to give their
concentrated attention demands a flexible and responsive workspace.
When we travel to meet with colleagues, we need a space that has
all of the necessities of our work place at home. More than just a meeting
place, we need the tools of an office. Located within our hotel, the
rental workspace offers the resources of an office while abroad. Group
seating areas, white boards and long work-tables are ideally situated for
brainstorming or company-wide briefing. In-house catering eliminates
the need to leave the site for lunch and hotel amenities make it easy
for a diverse group to come together and focus on our work, even
when traveling.
ENG
L’Ufficio Ovunque
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Office Away From the Office
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L’Ufficio Ovunque
“Quando sono in viaggio, ho bisogno di uno spazio in cui lavorare
e incontrare i clienti. Non è facile trovare il posto giusto,
soprattutto quando siamo in tanti, ognuno con il proprio computer.
Mettersi al lavoro ricreando le comodità del proprio ufficio
anche all’estero, può rappresentare una vera sfida.”
STEPHEN, ARCHITETTO
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Office Away From the Office
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Un Laboratorio per Imparare
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Office Away From the Office
“When I travel, I need a space where I can work and meet
with clients. With a group of people and all of our computers,
it can be a challenge to find a space that is large enough
to accommodate a group and that has all of the
amenities of an office when you’re abroad.”
STEPHEN, PRINCIPAL ARCHITECT
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L’Ufficio Ovunque
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L’Ufficio Ovunque
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L’Ufficio Virtuale
THE
ANYTIME
OFFICE
Oggi ogni luogo può trasformarsi nel mio ufficio. Basta appunti su
lavagnette, pile di bloc-notes e registratori digitali: la tecnologia ci offre
strumenti semplici e leggeri, orientandoci verso ambienti più flessibili.
Quando sono in viaggio, una comoda sedia nella hall dell’hotel e
sono subito operativo, come se fossi seduto alla mia scrivania o nella sala
conferenze. Anzi, un colloquio o un incontro di lavoro davanti a un caffè
o, perché no, davanti a un aperitivo al bar aiuta a ricreare un’atmosfera
familiare anche quando si è lontani da casa.
Una breve pausa tra gli innumerevoli impegni, seduto sul divano
della hall, rispondo a qualche e-mail, mi gusto un espresso prima di
rituffarmi nella prossima stretta di mano. Grazie alla connessione WiFi
posso collegarmi all’ufficio in qualunque momento e da qualunque luogo:
IT
IV
anche dalla comoda poltrona in cui mi trovo, mentre stendo il resoconto
della giornata e getto uno sguardo agli ospiti che arrivano in hotel.
Questo ufficio virtuale e flessibile è il mio habitat ideale: il luogo
non-luogo perfetto, dove tutto quello di cui ho bisogno è a portata di click,
semplice come premere “invio”.
My office can be anywhere and everywhere. As technology becomes
lighter and more streamlined, I need less and less of the traditional tools
of an office — piles of note pads, whiteboards, digital recorders — and
more agility from the spaces I inhabit.
When I travel, a comfortable chair in a hotel lobby is as apt a
workspace as my publisher’s desk or our conference room. Conducting
an interview or meeting with a client over coffee or a drink at the hotel bar
creates a sense of domestic familiarity, even when I’m far from home.
A brief break between meetings and I can stop in to the lobby couch
to respond to a few emails and take in a quick espresso before heading
on to my next appointment. With WiFi connecting me to my central office,
I am free to travel around the world, reporting back on the adventures
of the day from my laptop as I sit watching arriving guests check-in for
the night.
This makeshift office is my hub — a comfortable, supportive place to
work with everything I need all within arm’s reach, and a connection back
to the office at is as easy as hitting “reply.”
ENG
L’Ufficio Virtuale
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The Anytime Office
“Il mio lavoro mi porta in ogni angolo del mondo.
La mia salvezza quando viaggio è sedermi un momento
nella hall o al bar dell’albergo e mettermi in pari con le email.”
PATRICE, GIORNALISTA
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Il mio Lavoro è la mia Vita
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The Anytime Office
“My work takes me all over the world. When I’m traveling,
a hotel lobby or café where I can sit for a moment and
catch up on emails can be just what I need.”
PATRICE, MAGAZINE EDITOR
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L’Ufficio Virtuale
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L’Ufficio Virtuale
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In Piena Concentrazione
FOCUS
AND
CONCENTRATION
Come assistente ricercatore, dedico gran parte della mia giornata
all’analisi di testi e riviste in solitaria e totale concentrazione. Leggendo e
rileggendo documenti, i pomeriggi volano nel più perfetto silenzio.
Mi piace lavorare qui in biblioteca, in uno spazio comune. Quando
faccio una breve pausa dal mio lavoro e alzo gli occhi dai miei libri, scorgo
un mondo intorno a me: tutti concentrati nelle proprie ricerche, assorti nei
propri pensieri, intenti a digitare nei portatili, a sfogliare libri. È stimolante
sentirmi parte di questo ambiente così ricco di menti pulsanti, pur
consapevole che ciascuno di noi rappresenta un mondo a sé.
Questo luogo libera l’energia vitale di cui ho bisogno, mi offre gli
elementi essenziali per lavorare bene: sedie comode con un buon sostegno
per la schiena, tavoli spaziosi per organizzare appunti, sfogliare giornali e
IT
V
libri, una buona illuminazione e rumori ovattati. Un ambiente visivamente
armonioso e discreto in cui la mia mente può volare liberamente senza
distrazioni esterne.
Auguro a tutti di trovare il proprio “locus amoenus” come lo è per me
questa biblioteca, il posto ideale per mettere in moto l’ingegno.
As a research assistant, part of my work happens alone. Reading
and re-reading documents and highlighting through research periodicals
and texts, I can spend hours in concentrated silence without speaking
to anyone.
Working in the library, it helps to be a part of a public space. Taking
short breaks from my work, I can glance up and see others around me,
immersed in their work, typing on laptops and leafing through magazines
It energizes me to be a part of so much focused activity — even if we are
all in our own independent worlds.
It is vital to have a workspace that enables so much intense activity.
I need a space to be able to give me the essentials — comfortable,
supportive seating, spacious tables for spreading out papers and books,
adequate light and minimal noise — while still maintaining an
unobtrusive, harmonious visual environment.
While I work, I want to feel like my mind can wander and think
without physical distractions — people should work in the most
comfortable environment that can be created so the mind can be free.
ENG
In Piena Concentrazione
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Focus and Concentration
“Per lavoro trascorro intere giornate in biblioteca senza neanche
accorgermene: tra i libri, immerso nelle mie ricerche,
perdo la cognizione del tempo. E un ambiente confortevole
che risponda alle mie esigenze fa davvero la differenza.”
ANDREAS, PROFESSORE
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Gathering Place
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Focus and Concentration
“In my work, I can easily spend eight hours at a time
getting lost in my research at the library. It helps to have
a comfortable environment to support my needs.”
ANDREAS, PROFESSOR
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In Piena Concentrazione
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IN BRIEF
In Brief
LUOGHI DI LAVORO DEL FUTURO
THE FUTURE WORKPLACE
Spazi flessibili per l’ufficio del sapere diffuso
Flexible Spaces for the Distributed Knowledge Office
di Andrew Harrison - Ricercatore, consulente e fondatore di Spaces That Work Ltd
Les Hutton - Scrittore, editor e copywriter
by Andrew Harrison - Researcher, consultant and founder of Spaces That Work Ltd
Les Hutton - Writer, editor and copywriter
IT
Da alcuni anni a questa parte, la fisionomia del
nostro lavoro e il luogo in cui lo svolgiamo sono stati al centro di profonde trasformazioni, che hanno interessato sia il
modo in cui lavoriamo, sia ciò che facciamo, sia il luogo dove
svolgiamo la nostra attività. Dopo decenni di grande enfasi
su uffici prestigiosi e sedi di rappresentanza d’alto profilo,
oggi la tecnologia sta modificando il nostro modo di lavorare:
dalla staticità alla flessibilità, dalla rigida prescrizione
al dinamismo.
La rivoluzione digitale, frutto del parallelo progresso
delle tecnologie informatiche e dei sistemi di telecomunicazione, sta dando vita a una nuova economia della conoscenza.
Una rivoluzione epocale che, al pari di quella industriale, sta mutando profondamente il nostro modo di vivere, le
nostre prospettive e la percezione del tempo—libero e di
lavoro—e dello spazio—per esempio come sviluppo urbano e
funzionalità delle città stesse.
Sull’onda della rivoluzione digitale, l’ufficio tradizionale
è solo uno dei tanti modelli nel panorama sempre più mutevole dell’uso dello spazio. Con il variare delle esigenze legate
al luogo di lavoro, appare chiaro che l’ufficio del futuro sarà
uno spazio duttile, diffuso, condiviso e versatile per un utilizzo sempre più creativo, permeabile e flessibile.
cambiato forma, funzione e, fondamentalmente, significato
(Figura 1). Dalla nascita della società postindustriale e della
“cultura dell’ufficio” negli anni Cinquanta, fino agli anni
Settanta e alle ristrutturazioni aziendali degli anni Ottanta,
l’ufficio è sempre andato incontro alle esigenze dei lavoratori. A partire dagli anni Novanta, nuove forme di comunicazione elettronica hanno scandito l’inizio di una nuova era
per il luogo di lavoro: l’informatica concedeva più libertà al
personale dell’azienda, il cellulare permetteva di uscire dai
confini fisici dell’ufficio e i nuovi modi di comunicare
proiettavano il luogo di lavoro verso una collaborazione su
scala globale.
Il progresso tecnologico, la sempre maggiore mobilità
individuale e le diverse esigenze legate all’ambiente che ci
circonda hanno portato a nuove modalità lavorative (Figura
2), segnando l’inizio della fine degli uffici tradizionali come
unica soluzione possibile.
Figure 1
Open Plan Office
Cellular Office
Combi Office
Office Landscape
L’EVOLUZIONE DELL’UFFICIO
Da sempre, le trasformazioni economiche e tecnologiche—
e i fattori a esse connessi—modellano i nostri ambienti di
lavoro. Edifici monolitici come i grattacieli––che per anni
hanno ospitato la forza-lavoro di aziende prestigiose nei
paesi industrializzati—rispondevano ai bisogni di un mercato
in espansione che le fabbriche, le istituzioni e l’edilizia industriale non erano più in grado di soddisfare. “L’ufficio”, nella
sua accezione tradizionale, è nato per sopperire alle necessità di una classe media in forte ascesa nel quadro di un
sistema organizzativo basato sulla gerarchia.
Con il tempo, questo modello si è trasformato sulla scia
di cambiamenti sociali, politici, economici e tecnologici: ha
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Clive Wilkinson Architects, Photo: Shannon McGrath
The Future Workplace
I numerosi cambiamenti nel campo delle comunicazioni e della tecnologia hanno finito per coniare una nuova
moneta: la “conoscenza” e, insieme a questa, hanno plasmato una nuova forza lavoro: i “lavoratori della conoscenza”, il cui prodotto è intangibile, frutto del pensiero
(Figura 3). In considerazione del diffondersi degli strumenti
digitali e della peculiare attività svolta dal lavoratore della
conoscenza, quest’ultimo—ormai emancipato da quello
spazio tradizionale che è l’ufficio—è più incline a frequentare luoghi di lavoro mutevoli. La crescente importanza
dell’ufficio diffuso ha eroso rapidamente le convenzioni
spazio-temporali che dominavano il lavoro nel XX secolo,
equiparando il luogo di lavoro fisico a quello virtuale.
Prendendo in considerazione i fattori della produzione, osserviamo che il costo della tecnologia è in rapido calo
mentre le risorse umane continuano a essere il fattore più
incidente in termini economici, quando invece i capitali
investiti in beni materiali rappresentano solo un quarto del
valore di mercato di molte aziende. Con queste premesse,
risulta imperativo gratificare, trattenere e far fruttare il
capitale intellettuale che i lavoratori della conoscenza apportano, mantenendo queste figure chiave sempre connesse
all’azienda, dovunque esse si trovino.
IL NUOVO LUOGO DI LAVORO
te dove possa esprimere al massimo le proprie potenzialità?
Nel 2002, uno studio di vasta portata condotto
dall’organizzazione europea SANE1 forniva alcune risposte
iniziali alle organizzazioni impegnate ad affrontare la questione di definire—e creare—infrastrutture pensate ad
hoc per una forza lavoro decentrata. Lo studio prendeva in
considerazione tre fattori—luogo di lavoro, persone e processi—in modo da consentire ai designer, agli sviluppatori
e agli esperti di immaginare un ambiente di lavoro che non
fosse più necessariamente vincolato a uno specifico luogo.
In questo nuovo ambiente lavorativo in cui spazio fisico e
virtuale erano una cosa sola, cosa risultava davvero imprescindibile? Quali erano le esigenze dei “lavoratori della conoscenza” contemporanei?
Lo studio che ne è scaturito ha offerto un quadro di
riferimento congiunto per la creazione a livello europeo
di luoghi di lavoro sostenibili e collaborativi, in cui ambiente, processi e interazioni umane risultino integrati. Questo
studio ha anche messo a disposizione un approccio
metodologico per l’elaborazione di un modello—virtuale e
fisico—applicabile a qualsiasi organizzazione (Figura 4).
Nel quadro del modello SANE, vengono identificate tre
tipologie di luoghi di lavoro—privato, pubblico o ad accesso
privilegiato—ciascuna con una diversa modalità di fruizione
dello spazio, ma tutte operanti su due livelli, ovvero lo spazio
virtuale e lo spazio fisico.
Un interrogativo sorge spontaneo: come accogliere
adeguatamente questa forza lavoro decentrata, in un ambien-
65
In Brief
LO SPAZIO PRIVATO: L’UFFICIO È LA CITTÀ
di ambienti. Quest’idea introduce anche un terzo approccio,
quello della “coabitazione”, nel quale le organizzazioni mettono a disposizione spazi comuni per condividere intuizioni,
esperienze e risorse.
Mentre questa forza lavoro decentrata iniziava a guardarsi attorno alla ricerca di spazi di lavoro diversi dall’ufficio,
le aziende avviavano un percorso introspettivo per ricreare
al loro interno esperienze analoghe—in termini spaziali—
a quelle normalmente fruibili negli spazi urbani e nelle
città: zone tranquille, spazi di lavoro individuali, ambienti
ricreativi, cortili, caffetterie. Questo approccio sofisticato e
moderno prevede la compresenza di spazi di lavoro privati,
pubblici e ad accesso privilegiato all’interno del medesimo
edificio. Tuttavia, anche all’interno di un simile contesto,
la tipica giornata lavorativa di otto ore sta cedendo il passo a
una graduale compenetrazione vita/lavoro che investe
ogni momento della giornata, 24 ore al giorno, sette giorni
su sette.
Nonostante l’interazione vis-à-vis sia stata in parte
sostituita dalla sempre maggiore comunicazione virtuale,
poter contare su di uno spazio centralizzato offre ancora
degli indubbi vantaggi. Il modello “ufficio privato”
stimola l’interazione tra colleghi che beneficiano sia di
momenti strutturati—meeting nelle sale riunioni e sale
conferenze—sia di occasioni di incontro più informali
negli ambienti comuni.
Questo concetto trova una più decisa applicazione in
quegli uffici in cui anche una conversazione informale viene
valorizzata in quanto occasione per un’efficace condivisione
di idee. Negli uffici contemporanei viene adottato sempre più
frequentemente il modello degli spazi condivisi all’interno di
spazi di proprietà, consentendo a tutti i livelli organizzativi di
trarre beneficio dalla sinergia che si instaura in questo tipo
Nel modello dello spazio privilegiato, singoli soggetti e piccoli gruppi accomunati da interessi affini condividono uno
spazio attraverso un sistema associazionistico di membership, previo pagamento della quota relativa.
Lanciato negli anni Ottanta e Novanta da fornitori
di uffici prestigiosi che compresero i vantaggi derivanti
dall’affitto a terzi di spazi dotati di servizi tecnologici, questo
modello ha continuato a prosperare nel nuovo secolo,
parallelamente all’aumento del numero di lavoratori
della conoscenza.
Benché i fruitori di questi spazi privilegiati avrebbero
potuto lavorare comodamente da casa, in una caffetteria o in
uno spazio pubblico, la diffusione di questi luoghi dimostra
che il valore della collaborazione—in termini di benefici
economici e culturali—rappresenta un forte incentivo.
A questo richiamo non rispondono solamente i singoli, ma
anche le organizzazioni, sempre più consapevoli dei vantaggi
connessi con la riduzione dei costi di proprietà degli
immobili e con l’aumento di produttività che si registra
grazie a queste esperienze di collaborazione.
Si tratta di luoghi di lavoro diffusi a livello internazionale e ispirati al concetto di “spazi terzi”. Pur presentando
infinite variazioni sul tema in termini di dimensione, arredamento e servizi eventuali offerti nell’arco della giornata
Figure 2: Changing work patterns
Figure 3: Knowledge work and knowledge workers
Elements
SPAZI PRIVILEGIATI E ACCESSIBILI SU INVITO
Settings
Create
Develop
Manipulate
Select
Arenas
Organize
Environments
Disseminate
Knowledge
Workers
66
Use Knowledge
Competitive
Advantage
The Future Workplace
per un continuum fra svago e lavoro, ciò che accomuna tutti
questi spazi è la configurazione stessa degli ambienti, che
si articola sempre in spazi individuali per concentrarsi, aree
per una permanenza breve o per attività che richiedono
collaborazione, sale per riunioni più o meno formali,
caffetterie e altri spazi di socializzazione, zone dotate di
strumenti tecnologici e servizi di copisteria a supporto del
proprio business.
SPAZI PUBBLICI: LA CITTÀ È UN UFFICIO
Per alcuni, la città stessa può essere un ufficio. Non essendo
più necessario accentrare in un unico spazio tutte le funzioni
di un’organizzazione, i vari luoghi di lavoro diffusi nelle città
consentono all’azienda di sfruttare a pieno il tessuto urbano
nella sua interezza. Luoghi pubblici e semi-pubblici come
parchi, bar, biblioteche, strutture museali e sale d’attesa
nelle stazioni si trasformano in uffici, in un processo di
creazione di ambienti versatili dove sfumano i confini tra
luogo e puro spazio. Questo approccio rende possibile un
sempre più frequente allineamento culturale tra i singoli
lavoratori, e tra l’azienda e le figure professionali inclini a
lavorare in contesti culturalmente affini, in sintonia con il
loro gusto estetico e conciliabili con i ritmi di lavoro.
UN LUOGO INTERIORE
Nell’arco della giornata, tante sono le esigenze: un momento
di concentrazione, uno scambio creativo con i colleghi,
una conversazione informale. In un luogo di lavoro progettato sulla base delle attività che vi si svolgono (Figura 5),
la crescente diffusione di spazi multifunzionali richiede un
adeguato livello di flessibilità in risposta alle esigenze di una
platea dinamica di utenti. Le diverse ambientazioni dovranno
supportare qualsiasi tipo di tecnologia richiesta in quel
momento: schermi multipli o di grandi dimensioni, webcam
e dispositivi audio-video, per i quali serviranno impianti di
amplificazione e soluzioni illuminotecniche ad hoc, e divisori
a disposizione per realizzare delle partizioni.
Anche l’arredamento dovrà fare la sua parte: ergonomico e facilmente riconfigurabile per adattarsi alle più
disparate esigenze. Ciascun elemento d’arredo—sedie, tavoli
e partizioni—deve continuare a svolgere la propria funzione
configurando ecletticamente ambienti di lavoro diversi, ma
pur sempre funzionali alle attività che vi si svolgono. I mobili
di design di oggi devono presentare un certo grado di adattabilità per affrontare le sfide lanciate da questo nuovo approccio flessibile al luogo di lavoro.
Secondo Despina Katsikakis—tra i principali esperti
nella consulenza per la progettazione di ambienti di lavoro—
l’arredamento sarà l’elemento caratterizzante dell’ufficio
del futuro: “L’ufficio non sarà più una distesa di scrivanie
tutte in fila, ma conterrà un’ampia varietà di ambientazioni
dai confini sfumati tra spazi individuali, spazi condivisi e
spazi pubblici, il tutto a supporto dei processi di innovazione
organizzativa.”2 Il luogo di lavoro del futuro, insomma, sarà
definito dall’arredamento e dalla sua capacità intrinseca di
assecondare spinte dinamiche, agendo da supporto piuttosto
che da contenitore costrittivo.
Oltre ad essere funzionali e adattabili, gli uffici di
un’azienda devono incarnare i valori dell’organizzazione
che rappresentano. Quest’espressività—rappresentazione
del brand che si esprime attraverso le tre dimensioni dello
spazio e che identifica il luogo di lavoro stesso (Figura
6)—può contribuire a comunicare la cultura e i valori
dell’azienda.
Espressivo, adattabile e a misura d’uomo: così vediamo
il luogo di lavoro del futuro. Uno spazio imperniato sulle
esigenze di una forza-lavoro dinamica—forte delle nuove tecnologie e dell’ambiente circostante—in grado di rispondere
in maniera efficace alle sfide del XXI secolo.
In recent years there has been a radical transformation in work and the workplace—from how we work, to
what we do, to where we work. After decades of increased
focus on high-profile office buildings and corporate business
structures, new technological factors are changing how we
work from the static to the flexible, the prescriptive to the
dynamic. Brought about by the convergence of communica-
EN
67
In Brief
tions and computing technologies, the digital revolution is
shaping a new knowledge economy. Not since the agricultural or industrial revolution have our lives been transformed
so radically, modifying our experience and expectations of
time and space, work and leisure and the form and function
of the city.
In the wake of the digital revolution, the traditional
office space is now just one of many models in the dramatically shifting landscape of space use. As the demands of our
workspaces shift, it seems clear that the future workplace
will be characterized by adaptable, distributed, shared and
repurposed space and increasingly imaginative, flexible and
responsive ways of using it.
THE EVOLUTION OF THE OFFICE
Changes in the economy and technology have always been
the shaping factors in our workplaces. Even skyscrapers and
the monolithic office headquarters that have dominated the
industrialized workforce for so long were responses to the
needs of a burgeoning corporate marketplace whose needs
could no longer be met by factories, institutions and industrial buildings. The “office” as we traditionally conceptualize
of it was created in response to a growing middle class in a
hierarchical system.
This model has changed over time to accommodate
social, political, economic and technological changes by
modifying its form, function and ultimately, significance
(Figure 1). From post-industrialization and the dawn of
“office culture” in the 1950s through 1970s to corporatization
in its 1980s heyday, the office has responded to fit the needs
of the workforce. By the 1990s, new forms of electronic communication revolutionized the workplace: information technology liberated people within the workspace, mobile phones
created freedom from the workplace and new ways of communicating were opening up the workplace to collaboration
on a global scale.
The combination of technological advancement,
increased individual mobility, and a shifting demand of our
environments has led to the introduction of new ways of
working (Figure 2) and has marked the beginning of the end
of the office building as the only game in town.
With so many changes in the fields of communication
and technology, a new currency emerged: knowledge. And
with it, a new type of workforce—the knowledge worker—
whose primary output is thought (Figure 3). Because of the
nature of the knowledge worker’s work and the rise in digital
tools to accomplish this work, this new breed of worker isn’t
tethered to the traditional space of the office, but rather, is
better suited by adopting an itinerant workspace. This began
a move towards the distributed office that quickly began to
erode all of the spatial and temporal conventions of twentieth
century work of all kinds, creating an equivalence between
physical and virtual workspace.
With technology rapidly becoming the cheapest component of work and people the most expensive—and tangible
assets only accounting for around a quarter of the market
value of many firms—it became critical to connect, satisfy,
retain and harness the intellectual capital of these key knowledge workers, wherever they were located.
THE NEW WORKPLACE
The question was created: how do we best accommodate
a dispersed workforce in an environment where they
will thrive?
In 2002, an extensive research investigation conducted
by the European organization SANE1 began to provide some
answers to organizations grappling with this problem of
Figure 4: Workscopes: elements, settings, arenas and environments
68
Conventional Working
New Way of Working
Routine
Processes
Creative
Knowledge Work
Individual
Tasks
Groups/ Teams/
Projects
Isolated
work
Interactive,
Parallel Working
The Future Workplace
defining—and creating—the appropriate infrastructure for
a dispersed workforce. The study took into consideration
the factors of place, people and process in order to enable
designers, technology developers and specialists to imagine
a workplace that was no longer location-dependent. What
was necessary in this new work environment that melds the
physical with the virtual? What were the demands of the contemporary knowledge worker?
The resulting study created a unified framework of
environment, human interaction and processes for the creation of sustainable, collaborative workplaces across Europe.
This study provided a methodology for a model—virtual or
physical—appropriate to any organization (Figure 4).
Within the SANE model, we look to three types of workspaces—the private, the privileged and the public—each
with its own distinct space use and which all function on two
scales of focus, the virtual and the physical.
obvious benefits to a centralized space. The private office
model encourages informal as well as planned interaction
between colleagues through designated meeting areas
and conference rooms.
Some offices have taken this concept a step further,
seeing the value of ideas shared and communicated by informal conversation. Contemporary office spaces have begun
to adopt a shared office approach within privately owned
spaces, allowing both organizations to benefit from the synergy of shared environments. This view also underlies a third
approach, “cohabiting,” in which organizations share space
in order to pool experience, insights and resources.
PRIVILEGED AND INVITED ACCESS SPACES
As the dispersed workforce began to look to the outside
world for workspace, organizations began to look inward for
the same valued urban experiences and spaces usually found
out in the city: quiet areas, individual workspaces, break-out
lounges, courtyards and cafes. This sophisticated, modern
approach incorporates the need for private, privileged and
public workspaces within a single building. However, even
within the single office building model, the 9-to-5 standardized workday is giving way to a 24-7 work/life blend.
Though the necessity for face-to-face interaction has
been offset by so much virtual communication, there are still
In the model of privileged space, individuals and small groups
come together within a particular area of interest to share an
environment through a membership scheme and associated
fee. Though this model was pioneered in the 1980s and 1990s
by executive suite providers who saw the inherent benefits of
a technology-enabled space available for individual rental, this
method has blossomed as the base of knowledge workers continues to grow into the 2000s.
Though the inhabitants of the privileged space could just
as easily opt to work from the comfort of home, a café or public institution, the economic benefit and cultural value of collaboration offer a profound enticement. The attraction doesn’t
appeal to individuals alone: organizations, too, are increasingly
seeing the benefits of reducing ownership costs while at the
same time increasing productivity through collaboration.
These internationally-established, “third-space” work-
Figure 5: Activity-based workplace
Figure 6: Pressures and responses of corporate space
PRIVATE SPACE: THE OFFICE IS THE CITY
Activity-Based Workplace
Designing
Debating
Effectiveness
Presenting
Expression
1980
Collaborating
Making
Thinking
Writing
Mentoring
Experimenting
69
1990
2000
In Brief
places vary in terms of scale, variety of settings and even
where they lie on the leisure-work continuum, but they share
certain layout characteristics, including zones dedicated to
concentrated working, touchdown work areas for collaborative working and short duration visits, formal and informal
meeting rooms and areas, café and other social spaces and
business support spaces, including reprographics and technology support.
PUBLIC SPACES: THE CITY AS THE OFFICE
And for some, the entire city is the office. When it is no longer necessary to house every aspect of an organization within
a single location, the distribution of workplaces around the
city allows the organization to take full advantage of the
urban tableaux. Public and semi-public areas such as parks,
coffee shops, libraries, museum common areas and transit
lounges become offices. At its most extreme, in permeable
placemaking, it can blur the boundaries between place and
space. This methodology allows for an increased cultural
alignment within individual workers, and for brands overall
with workers electing to work in an environment that fits
with their individual aesthetic, interests and agenda.
INTERIOR SPACE
The demands of any one day are varied. A user may experience a need for individual contemplation, group collaboration and informal meetings. In the activity-based workplace
(Figure 5), the rise of multiple use space demands a, flexible
functionality to accommodate a dynamic range of users.
Work environments will be capable of supporting whatever
technology is required—large or multiple screens, webcams,
and audio equipment, all of which will require augmented
acoustics, lighting and enclosure capabilities.
Furniture must be equally adaptable—ergonomic and
easily reconfigurable to suit changing needs. Individual elements such as chairs, tables and partitions must continue to
be able to form work settings that will match a range of activities. New furniture design must be agile enough to meet the
challenging demands of this new flexible work environment.
Leading workplace consultant Despina Katsikakis discusses
the future workplace as one that is defined by its furnishings:
“The office environment will no longer be made up of rows
of desks but actually a rich variety of settings which will blur
the boundary between personal, shared and public spaces to
support organizational innovation.”2 As Katsikakis is quick to
point out, the future workplace will be made up of furniture
that is able to serve dynamic functions, acting as supportive
system rather than as a restrictive container.
In addition to adaptable functionality, corporate
workspaces must embody the values of an organization.
Expression, articulated as a brand in the physical workspace
(Figure 6), can help express the culture and values of the
organization.
Expressive, adaptable and human, we see the future
workplace being guided by the demands of a dynamic workforce that is empowered by technology, supported by their
environment and able to respond to the challenges of the
21st century.
70
DESIGN
A MISURA D’UOMO
TOWARDS DESIGN
THAT’S HUMAN
INTERVISTA A CLAUDIO FELTRIN,
CEO DI ARPER
IT
Dodici anni fa Arper presentava a Orgatec la sedia
che ha rivoluzionato la propria filosofia di design:
Catifa, una seduta elegante ed ergonomica, perfetta per
la casa e l’ufficio. Il collante che in Arper unisce mondo
dell’arredamento residenziale e soft contract è la particolare
attenzione dedicata a soluzioni d’arredo in grado di interpretare la contemporaneità nel nostro modo di lavorare.
Proposte dal design funzionale all’insegna del comfort,
eleganti e moderne, a misura d’uomo ma al tempo stesso
compatibili con le più avanzate tecnologie. Scelte interpretative in linea con la filosofia dell’azienda, la cui voce si
distingue con stile nel mercato contemporaneo.
Dodici anni dopo Arper torna a Orgatec e con
l’occasione Claudio Feltrin, CEO di Arper, ci racconta
dell’approccio al design che contraddistingue l’azienda.
Quali elementi sono essenziali per un ambiente di
lavoro moderno?
Al giorno d’oggi il valore sul mercato è determinato
dall’innovazione—in termini di prodotto, di processo e di
comunicazione. La chiave per innovare è saper gestire le
D
proprie conoscenze in modo competitivo, oculato e intelligente, avvalendosi delle più moderne tecnologie informatiche e tecniche di comunicazione. Proprio per effetto
dell’incremento esponenziale nella diffusione di queste
tecnologie, nell’arco dell’ultimo decennio le aspettative legate ai luoghi di lavoro sono diventate più dinamiche,
generando una domanda di ambienti adattabili, misti e
condivisi, da fruirsi con modalità sempre più creative,
flessibili e interattive.
Oggi, l’ufficio tradizionale è semplicemente uno dei
tanti modelli possibili. Al suo posto si fa strada il concetto
di flessibilità dell’ambiente di lavoro contemporaneo. Ora in
ufficio ricerchiamo comfort (uno spazio dove poterci accomodare), tecnologie integrate (un luogo dove poterne usufruire) e adattabilità (ovvero la possibilità di riconfigurare
gli spazi).
Rispetto agli inizi della vostra attività, quanto sono
cambiate le aspettative dei clienti nei confronti
dell’arredamento e come vi risponde Arper?
Fin dall’inizio, Arper ha proposto collezioni pensate per
ambienti che vanno dal soft contract—tutti gli spazi pubblici
tranne l’ufficio operativo—all’abitazione contemporanea.
Abbiamo sempre guardato agli spazi pubblici con
una grande apertura mentale, ispirati dalla convinzione che
bellezza e flessibilità—tradizionali prerogative degli ambienti residenziali—possano comunque trovarvi applicazione.
Abbiamo deciso di non presentare i prodotti Arper in contesti troppo specifici; tuttavia, è stato il mercato stesso ad
abbinare Catifa a quella tipologia di “ufficio soft” che stava
prendendo piede: un ufficio improntato alla ricerca di un
giusto equilibrio tra “forma e funzionalità”, piuttosto che tra
“tecnica e funzionalità”. Per dare una risposta adeguata ed
efficace alle nuove tendenze, ci siamo dedicati allo sviluppo
di soluzioni per gli spazi comuni all’interno degli ambienti di
lavoro, creando sedute e tavoli per le zone lounge e le sale
d’attesa, senza tuttavia prendere in considerazione le sedute
operative tradizionali, per cui non nutrivamo interesse dal
punto di vista estetico e tecnico in considerazione del loro
71
D
In Brief
look alquanto meccanicistico.
Negli ultimi anni, il miglioramento dell’estetica in
ambito informatico ha radicalmente modificato la nostra percezione degli oggetti a contenuto tecnologico, diffondendo
così una nuova consapevolezza: un oggetto funzionale può
essere anche bello. Le trasformazioni sociali nei luoghi di
lavoro, l’umanizzazione e la ricerca del lato estetico anche
nella tecnologia, ci hanno portato a riconsiderare sotto una
diversa luce l’idea stessa di seduta operativa, così come di
altri elementi d’arredo destinati specificatamente all’ufficio.
In che misura l’approccio progettuale di Arper è stato
influenzato dalla trasformazione dei modi di lavorare,
conseguenti all’avvento della tecnologia wireless e
della possibilità di lavorare da casa, in un bar o in un
hotel? Il vostro design ne tiene conto, incorporando le
caratteristiche di versatilità e multifunzionalità?
Le nuove modalità di lavoro supportate dallo sviluppo delle
tecnologie digitali hanno comportato trasformazioni radicali
degli ambienti di lavoro, integrandoli sempre di più nelle
altre sfere della nostra vita. Questa evoluzione ci ha portato
ad apprezzare l’essenzialità in un ufficio: meno distrazioni,
meno rumore, meno banalità.
Oggi, il mercato richiede prodotti flessibili e versatili,
sia per gli spazi privati, sia per quelli pubblici. Lo stesso
accade per l’ambiente di lavoro. Fin dalla presentazione di
Catifa a Orgatec dodici anni fa, Arper si è concentrata sui
concetti di versatilità e flessibilità, e questa collezione ne è
l’esempio concreto: Catifa 53—lanciata nel 2001—era già
D
stata concepita in diverse versioni. Grazie alle sue molteplici possibilità di personalizzazione, spaziando in un’ampia
gamma di opzioni e strutture disponibili, Catifa 53 rappresentava già allora una collezione eclettica e adattabile a una
varietà di ambientazioni e utilizzi, molti dei quali finalizzati a
situazioni di lavoro.
Oggigiorno questo approccio può apparire scontato ma
all’epoca era davvero rivoluzionario. Dopo Catifa abbiamo
continuato a sviluppare una gamma completa di prodotti che
confermano il nostro approccio all’insegna della ”adattabilità
nella coerenza”: la collezione Zinta è l’esempio più recente e
diretto di questi principi.
In un certo senso, il passaggio dall’ufficio tradizionale a
una visione molto più ampia del luogo di lavoro ha aperto la
strada a una vasta gamma di possibili applicazioni per i nostri
prodotti, spingendoci al contempo a ripensare il concetto
di innovazione secondo Arper. Il concetto di Soft Tech—
innovazione tecnologica con un approccio olistico, in totale
armonia con i bisogni reali delle persone—trova espressione
concreta nelle nuove collezioni che presentiamo all’edizione
2014 di Orgatec.
Quali sono le novità che Arper presenta in risposta a
queste esigenze attuali?
L’idea alla base di Soft Tech è creare prodotti versatili, leggeri ed essenziali, dal comfort naturale grazie a una tecnologia avanzata, seppur impercettibile alla vista. Queste idee
trovano concreta applicazione nelle nostre nuove collezioni
Kinesit, Catifa Sensit e Parentesit, che condividono lo stesso
72
D
Towards Design that’s Human
DNA di Arper. Prodotti esteticamente raffinati, essenziali,
intelligenti, perché progettati nel rispetto delle normative
in materia senza esserne condizionati. Funzionali, perché
disponibili in molte versioni a loro volta personalizzabili in
numerose combinazioni e, soprattutto, olistici, perché progettati avendo in mente i diversi bisogni delle persone, tra
cui anche il desiderio di lavorare in un ambiente gradevole,
empatico, meno formale ma più attento. Siamo convinti che
questi prodotti rappresentino la naturale evoluzione dello
spirito progettuale che da sempre contraddistingue la nostra
azienda, segnando al contempo la nuova frontiera tecnologica
di Arper.
Pensiamo a Kinesit, per esempio. La sedia è dotata di
sostegno lombare ed è regolabile in altezza. Anche i braccioli
saranno regolabili e lo schienale è reclinabile, consentendo
un movimento sincronizzato grazie a un meccanismo sensibile allo spostamento del peso corporeo. Un’esperienza di
vero comfort, in cui è Kinesit ad adattarsi ai naturali movimenti del nostro corpo e non il contrario, come accade invece
a molte sedute operative tradizionali. E, cosa ben più importante, i meccanismi che consentono questa esperienza di
libertà e comodità sono integrati in maniera impercettibile,
esaltandone il design, dalle forme eleganti e armoniose.
Osservandola—soprattutto nella versione imbottita—è
difficile immaginare quante e quali performance, funzionali
e tecniche, siano racchiuse nel suo elegante profilo.
Siamo fiduciosi che questa collezione avrà un buon
riscontro in una nicchia di mercato che, pur essendo oggi
ancora marginale, presenta importanti potenzialità di
crescita, sia per i moderni ambienti di lavoro sia per gli
spazi residenziali.
D
Quanto conta l’estetica sul luogo di lavoro? Tra
bellezza e funzionalità, da che parte pende ora l’ago
della bilancia parlando di Interior Design? Che impatto
ha l’estetica di un ufficio sul lavoro che vi si svolge?
Sono convinto che le nostre azioni siano influenzate
dall’ambiente che ci circonda. Arper è un’azienda italiana,
e in Italia la bellezza è ovunque intorno a noi, nel paesaggio,
nell’architettura, nella nostra cucina. Stimoli che
sono un nutrimento per le nostre percezioni sensoriali e i
nostri valori.
Quando il successo di un’azienda si basa sul talento
individuale e su persone orientate all’innovazione, è necessario creare un ambiente che sia all’insegna dell’efficienza,
e cosa ancora più importante, dell’identificazione.
Un’atmosfera piacevole in cui si respiri creatività è fondamentale sia per le persone che lavorano in quell’azienda sia
per essere fulcro di attrazione per visitatori esterni e persone
di talento con cui avviare preziose collaborazioni. Ma, per
lavorare bene, un ambiente perfetto non basta. Un’azienda
deve anche soddisfare i bisogni e le aspettative delle proprie
risorse umane specializzate e di quanti mettono a disposizione il proprio sapere. Organizzazione efficiente e “flat”,
burocrazia snella, un sistema che incoraggi sia il lavoro
individuale sia la collaborazione, animato da una missione
e da obiettivi, piuttosto che da regole rigide. Quando sono
presenti e bilanciati tutti questi elementi, il proprio lavoro
acquista un significato totalmente nuovo e appagante.
AN INTERVIEW WITH CLAUDIO FELTRIN,
CEO OF ARPER
Twelve years ago here at Orgatec, Arper unveiled a
chair that established a new design direction for the Italian
company: Catifa—an elegant, gestural chair that was equally
well suited for the home as for the office. Today, Arper continues to bridge the worlds of soft contract and residential
with an emphasis on making furniture that accommodates
how we work today: functional but comfortable, elegant but
modern, technologically compatible but designed to meet
human needs. While this is not a new direction for Arper,
it is one of importance in the contemporary market. At our
return to Orgatec twelve years later, Arper’s CEO Claudio
Feltrin shares more about Arper’s design direction.
EN
What are the essential elements for a contemporary
workspace?
Today, value in the marketplace is determined by innovation
(in products, processes, communication). Innovation can
only be generated by the conscious and intelligent management of competitive knowledge, which is supported everywhere by information and communication technologies. The
use of these technologies has exponentially increased over
the last decade making the needs of the current work landscape more dynamic with a demand for adaptable, mixed
and shared spaces, and an increasingly imaginative, flexible
and responsive ways of using them.
Today, the traditional office exists as one model among
a flood of new ones. In its place comes the concept of flex-
73
Q
In Brief
ibility and adaptability in the contemporary workspace. Our
needs are now for comfort (a place to sit), integrated technology (a place to make use of digital technology) and adaptability (the possibility to reconfigure the space).
How have consumer expectations of furniture changed
since Arper first began? How is Arper responding to
those expectations?
Since Arper’s very beginning, we have offered furniture for
the spaces between soft contract—all public spaces except
the general office—and contemporary home.
We have always thought about the public spaces from
an open perspective. We believed that the combination of
beauty and flexibility traditionally used in residential environments would also work in public contexts. Therefore,
from a marketing perspective, we did not communicate our
products in a specific context of use. Instead, it was the audience itself that choose Catifa, for example, as a product for a
certain kind of office that was emerging at that time. A “soft
office” seeking a comfortable balance between form and
function instead of an approach focused on technique and
function. To respond to this evolution, we then approached
the common areas inside the offices, developing seating systems for lounging and waiting, and tables, but still we had no
interest in the aesthetic and technical approach of the traditional task chairs and their mechanical look.
In the last few years, the perception of the technical
objects has changed, fostered by the development of the aesthetics of the ICT: now people discovered that a functional
object could also be a beautiful object. The social evolutions
in the workplaces together with the humanization and the
research of beauty in technology made us think about a different approach to the task chair and other furnishings
specifically meant for the office.
Q
How have changing work patterns (wireless technology, working from home, from a café, from hotel)
affected the way Arper designs? Does Arper design for
multi-use functionality?
Work supported by new technology has completely changed
the scenario of work environments: all the aspects of our
lives have become more integrated—including our workspaces. These changes have also pushed people to look for
less from their workspaces: less distraction, less noise,
less banality.
Today, the market looks for products that allow for
flexibility and adaptability in both private and common
spaces. It is exactly the same for the contemporary workspace. Arper has been focused on flexibility and adaptability since the presentation of Catifa here in Orgatec 12
years ago. Catifa is the manifesto of this concept: when we
presented Catifa 53 in 2001, it was already presented with
several typologies of bases and options, which made the collection adaptable to a diversity of areas and uses—many of
them also for work.
Although today this might seem quite common, it was
an innovative approach for that time. After Catifa, we continued to develop articulated systems of products to reinforce
this idea of “adaptability in consistency”: the Zinta collection
is the most recent and more direct example of this attitude.
In some ways, the transformation of the traditional
office to a wider concept of working environments has
opened a lot of opportunities for Arper’s products, but has
also pushed us to rethink what innovation means for us.
The concept of Soft Tech—technological innovations with a
holistic approach, that are in harmony with the real needs of
74
Q
Towards Design that’s Human
the people—will be concretely represented by the new collections that we present here at Orgatec.
What are the new products that Arper is creating to
accommodate these contemporary conditions?
The idea behind Soft Tech is to create adaptable products
that offer natural comfort through hidden technology so
they appear visually lightweight. These ideas have found a
concrete application in our new collections Kinesit, Catifa
Sensit and Parentesit. All of these products are perfectly
fitted to Arper’s DNA. They are aesthetically refined and
essential; intelligent—because they are designed to respect
regulations without been driven by them; functional—
because they include many versions which are further
extendable by customization—and, overall, they consider
people from a holistic perspective, because people want
work spaces that are sympathetic and beautiful, softer, less
formal. We are convinced that these products extend the
technical boundaries of Arper, being just a logical next step
within Arper’s spirit.
Take Kinesit, for example. The task chair features both
lumbar support and height-adjustment, the armrest can be
regulated and there is a weight sensitive mechanism that
allows for a synchronized reclining movement—everything
that is necessary for effective comfort. But, with Kinesit, it
is the chair that responds to the natural movement of the
body, not the body that adapts to the regulations provided
by many traditional office chairs. And, above all: the mechanisms that allow for this freedom and comfort are integrated
and hidden in an elegant and organic shape. Looking at
it—especially in the upholstered version—it is hard to imagQ
ine which kind of functional performances are hidden in its
beautiful profile.
We think this collection will work well in a part of
the market that today is still minor but has the potential to
become very extended—from the contemporary work to the
residential spaces.
How important are aesthetics to working spaces? Have
the roles of beauty and functionality changed in interior design? How do the aesthetics of an office space
affect the work that is done within it?
I am convinced that the environment affects the actions
done within. Arper is an Italian company and in Italy we are
surrounded of beauty in the landscape, the architecture, the
food… all this shapes our perception and values.
When a company’s success is based on talented and
innovative people, it has to provide an environment that
allows for efficiency, but even more that, identification.
Beautiful and inspiring environments are necessary both for
the people who work within a company but also for attracting visitors and talented people you would like to collaborate
with. But, to work well, a perfect environment alone is not
enough. A company also needs to meet the needs and expectation of today’s knowledge workers and skilled employees:
good organization, with just the minimum of bureaucracy
and a “flat organization,” a system that supports work done
both autonomously and in collaboration with others and one
that is driven by vision and goals, not by rules. With these
factors in place, employees can find both sense and pleasure
in work.
75
Q
In Brief
AMBIENTI DI LAVORO ILLUMINATI
A BRIGHTER WORKPLACE
IT
L’ambiente di lavoro di un’azienda, la cui mission è
sviluppare nuovi modi di pensare e soluzioni all’avanguardia,
dovrebbe essere altrettanto proiettato verso il futuro.
L’azienda olandese Eneco gestisce la fornitura di gas
naturale, elettricità e riscaldamento con un’utenza che
supera i due milioni di clienti. Oltre a offrire servizi
commerciali di tipo tradizionale, Eneco è all’avanguardia
anche nel portare nelle case e nelle attività commerciali
degli olandesi fonti energetiche alternative, quali l’energia
eolica, solare e idrica.
Questa propensione verso il progresso ha giocato
un ruolo fondamentale anche in fase di progettazione
della nuova sede dell’azienda a Rotterdam, curata dallo
studio Hofman Dujardin Architects insieme a Fokkema &
Partners. Inaugurato nel 2012, l’edificio Eneco a Rotterdam
presenta un impatto ambientale pari a zero, grazie ai
288 pannelli solari posizionati sul tetto e a un impianto
fotovoltaico “suntrack”: i pannelli seguono il sole nella sua
traiettoria giornaliera per sfruttarne al massimo l’energia.
In media, l’energia generata dai pannelli solari è sufficiente
ad alimentare il fabbisogno energetico di 50 famiglie. In
risposta a un’eventuale richiesta di illuminazione artificiale,
lo spettacolare atrio centrale inonda di luce naturale i 25.000
metri quadrati dell’edificio. Pareti e pavimenti bianchi
riflettono la luce del sole, riducendo ancor di più il ricorso
all’illuminazione elettrica.
Macchie di colore si rincorrono all’interno del
luminoso spazio bianco, mettendo in risalto l’approccio
all’avanguardia di Eneco nell’interpretare il concetto di
ufficio. Disseminate qua e là nell’edificio, queste oasi
colorate sono a disposizione dei 2.100 dipendenti in sede,
che possono fruirne a seconda dello stile e della modalità
di lavoro del momento. Una soluzione per ogni esigenza:
i lunghi tavoli fungono da postazioni di lavoro condivise o
per riunioni in team, mentre le comode poltrone e le
postazioni individuali creano angoli dedicati alla concentrazione. I dipendenti scelgono a seconda del momento gli
spazi e le modalità di lavoro che meglio si adattano alle loro
esigenze: riflessione e concentrazione, collaborazione in
spazi comuni, dinamicità o staticità. La varietà di colori e
materiali utilizzati in ogni area conferisce a ciascuno spazio
una propria personalità, un carattere deciso, diventando
punti di riferimento per orientarsi all’interno dell’edificio.
I dipendenti sono liberi di spaziare tra questi ambienti
flessibili, alla ricerca della giusta prospettiva per l’intera
giornata, la settimana o anche solo per un paio d’ore.
Le buone abitudini sono premiate in Eneco e
ognuno può dare il proprio contributo, anche nelle piccole
cose: per esempio usufruendo delle ampie scalinate che
partono dallo spazioso open space, una salutare alternativa
all’uso dell’ascensore. Un parco macchine elettriche è a
disposizione dei pendolari che vivono in zone non servite
dai trasporti pubblici dalla vicina stazione Alexander. Pareti
divisorie create con piante rigogliose scandiscono gli spazi
interni, purificando l’aria e rigenerando l’ossigeno. Una
mensa e un ampio bar al centro dell’edificio offrono ai
dipendenti l’opportunità di incontrarsi, socializzare, riposare
o semplicemente gustarsi comodamente un caffè.
Il connubio tra un’architettura innovativa e un
approccio illuminato nel concepire gli ambienti di lavoro
crea qui un’atmosfera stimolante e al tempo stesso
accogliente che riflette i valori aziendali di Eneco. Un
sistema dinamico che pone le basi per un futuro sostenibile
e coscienzioso, dai tratti nettamente più umani.
When your company is dedicated to alternative ways
of thinking, its workplace should be equally as forwardthinking. Dutch company Eneco is responsible for delivering
natural gas, electricity and heat to over two million
customers. But, beyond the traditional commercial services,
Eneco is also on the vanguard of bringing alternative energy
EN
76
A Brighter Workplace
sources like wind, solar and hydro-power into the homes
and businesses of the Netherlands.
The same progressive thinking was employed when
planning for the company’s new Rotterdam headquarters,
envisioned by Hofman Dujardin Architects together with
Fokkema & Partners. Opened in 2012, Eneco Rotterdam
is one-hundred percent carbon neutral thanks to 288 rooftop solar panels and a “suntrack” photovoltaic system that
tracks the daily arc of the sun to harness its energy. On
average, the solar panels generate enough energy to power
50 households. The need for artificial light sources is offset
by the building’s spectacular central atrium that fills the
270,000 square-foot building with natural light. The sunlight
is reflected from the walls and floor of the white space,
further reducing the need for electrically powered lights.
Punctuated within the bright, white space are pools of
color where Eneco’s pioneering approach to the office are
made manifest. Color-delineated seating areas are placed
sporadically throughout the building offering a diverse
range of work styles and options for the company’s 2,100
employees. Large communal tables provide an opportunity
for a shared workspace or a group meeting while individual
armchairs and private workstations allow for quiet
contemplation. Employees are encouraged to select the area
and work style that best suits their needs—reflective and
concentrated, collaborative and communal, mobile or fixed.
The diversity of colors and materials used in each space give
a sense of identity and personality to each area and serve as
navigation points within the building. Employees are free
to migrate between these flexible environments, finding a
space that speaks to them for that day, that week or maybe
just a few hours.
At Eneco, healthy work habits are encouraged and
each individual is given the opportunity to make an impact
on the greater good. Large staircases connect the open floor
plan, giving employees the energy-efficient option of not
taking the elevator. For those who live outside the reach
of the nearby Rotterdam Alexander public transportation
station, a fleet of electric cars can be used for the commute.
Lush, living walls line the interior spaces, purifying the air
and providing clean oxygen. A public canteen and large,
centralized espresso bar give employees an opportunity to
meet, socialize, rest or just enjoy a coffee.
The combination of inspiring architecture and an
inspired approach to the workplace create an atmosphere
that is supportive, stimulating and reflective of the ideals
of Eneco. This dynamic system values the behavior
of its employees and, like the mission of the company,
paves the way for a sustained, considered future that is
distinctly humane.
77
In Brief
SPAZI DI LAVORO OLISTICI
A HOLISTIC WORK SPACE
INTERVISTA ALLO STUDIO
LIEVORE ALTHERR MOLINA
IT
Fondato dai designer Alberto Lievore, Jeannette
Altherr e Manel Molina, lo studio Lievore Altherr Molina
è tra i più rinomati del panorama internazionale. Con sede
a Barcellona, lo studio affianca da più di 15 anni aziende di
tutto il mondo nell’ideazione di prodotti di design, nella
consulenza e nella direzione artistica, ottenendo numerosi
riconoscimenti a livello mondiale, tra cui spicca lo Spain
National Design Award del 1999. Un anno significativo per lo
studio, che ha segnato l’inizio della duratura collaborazione
con Arper. E da allora, Lievore Altherr Molina ha curato
alcune tra le più belle collezioni di prodotti Arper, tra cui
Leaf e Catifa, quest’ultima ampliata proprio quest’anno con
la collezione Catifa Sensit: design minimale per una sedia
dalle prestazioni dinamiche e funzionali.
Testimone attento da più di un decennio dell’evoluzione di cui l’ufficio moderno è protagonista, lo studio
Lievore Altherr Molina ha firmato per Arper oggetti
d’arredamento versatili dal design essenziale ed elegante.
Non solo: in risposta all’esigenza di offrire una certa privacy
anche negli ambienti di lavoro condivisi o in un open space,
lo studio Lievore Altherr Molina ci parla in anteprima di
Parentesit, un sistema di pannelli divisori multi-funzione.
Sono loro stessi a presentarlo, condividendo riflessioni
importanti sull’ufficio moderno.
comune, per ufficio si intende il luogo in cui ci si guadagna
da vivere. Niente di più riduttivo: il lavoro al giorno d’oggi
richiede sempre più frequenti momenti di comunicazione
con i propri colleghi. Non basta più lavorare dietro una
scrivania, a testa bassa: nessuno è un’isola e il confronto
è fondamentale. L’ufficio “classico” esiste ancora ma,
parallelamente ad esso, il modo di concepirne lo spazio
varia a seconda della prospettiva. Un esempio frequente è
l’open space: qui deve esserci il giusto equilibrio tra spazi
dedicati al confronto e alla condivisione tra colleghi e angoli
riservati alla concentrazione individuale. Oggi l’ufficio
si presenta in molteplici forme: ambienti da condividere,
start-up, uffici virtuali e uffici temporanei in base alle
esigenze del momento, come gli spazi-ufficio di un albergo
prenotabili per un periodo di tempo—ad ore, giorni o settimane, il concetto non cambia. Ed ecco che anche la propria
casa, la strada, un ospedale, una scuola, un ristorante…
qualsiasi luogo può diventare un luogo di lavoro.
Una grande protagonista di questa rivoluzione, che
ha cambiato il volto dell’ufficio tradizionale, è la tecnologia.
In videoconferenza, anche un ambiente troppo piccolo per
ospitare un gruppo di persone può diventare una grande sala
riunioni: l’avvento del digitale ha modificato la percezione
dello spazio. Partendo dunque dal concetto che anche la
propria scrivania possa ospitare un meeting internazionale
via Skype, è evidente l’esigenza di ottimizzare la qualità del
suono e garantire la privacy—come fare se la postazione è in
un ampio open space o i pannelli divisori sono in vetro?
Oltretutto, anche noi siamo cambiati, e ciò ha modificato la nostra percezione dell’ambiente circostante: ora aspiriamo a un luogo con il quale poterci identificare, un luogo che
rappresenti quello che siamo.
Qual è il segreto per creare ambienti di lavoro confortevoli e allo stesso tempo stimolanti? E come interpretate
le diverse dinamiche di interazione che si vivono in un
open space piuttosto che in un ufficio singolo?
Ci affascina cogliere il lato umano degli oggetti, perciò li
interpretiamo a misura d’uomo. L’ambiente in cui lavoriamo
ci ospita giorno dopo giorno, trascorriamo più tempo con
i colleghi che con i nostri amici, perciò è una parte essenziale del nostro quotidiano. Ma allora, perché accettiamo
di lavorare in spazi anonimi e senza personalità? Perché
esistono le convenzioni. E alla fine ci si abitua a essere cirD
Quali bisogni e aspettative caratterizzano l’ufficio contemporaneo, nel suo incessante processo evolutivo?
Le molteplici sfaccettature di un ufficio contemporaneo
ci svelano una realtà complessa e in divenire. Nel sentire
D
78
A Holistic Work Space
condati da mobili per ufficio convenzionali, incolori quanto
un fotocopiatore polveroso o un vecchio PC. Ma ora che
Apple ci ha aperto gli occhi mostrandoci quanto sia bello
lavorare con risorse informatiche essenziali e intuitive,
perché dovremmo conformarci con strumenti obsoleti?
L’arredamento tradizionale guardava al lavoratore come
fosse una macchina da lavoro senza identità che si muove
in un ambiente sterile e anonimo. Pavimenti grigi e scaffali
di metallo per non alzare mai la testa dalla scrivania. I tempi
—per fortuna—sono cambiati. Ciò di cui la società di oggi
ha davvero bisogno è creatività, comunicazione, scambio di
idee, una ventata di aria fresca.
Basterà progettare ambienti luminosi e sfavillanti per
cambiare rotta? Attenzione a non farsi prendere la mano
trasformando il luogo di lavoro in un parco divertimenti:
per quanto possa essere attraente a prima vista, questa
iperstimolazione visiva rischia di creare poi un senso di
disagio in chi lavora, che non vi troverebbe più la necessaria
concentrazione.
Come può quindi un ambiente essere stimolante ma
allo stesso tempo tranquillo, equilibrato, confortevole? È
fondamentale sentirsi a proprio agio quando bisogna dare il
meglio di sé, perciò il comfort fa la differenza, contribuisce a
farti sentire bene e a comunicare serenamente. Ogni parte
di noi deve trovare il proprio equilibrio: il corpo (schiena,
occhi e orecchie non devono essere sottoposti a stress),
il cervello (per garantire capacità di concentrazione e
d’interazione) e l’anima (sentendosi sicuri, ispirati, in sintonia con quanto ci circonda).
La persona influenza lo spazio, ma nel contempo ne è
influenzata. Arper è un partner d’eccellenza che condivide e
sostiene la nostra profonda attenzione per l’interazione tra
gli individui che vivono spazi collettivi. La nostra mission
è ideare arredi che siano confortevoli—dal punto di vista
visivo, fisico ed emotivo—ma che al contempo possano contribuire a definire il carattere e la personalità del luogo.
Per riuscire a trovare la soluzione perfetta abbiamo
sempre giocato sulla commistione tra l’atmosfera di casa
e le prestazioni funzionali richieste negli spazi comuni.
L’abitazione rispecchia la nostra anima—qui custodiamo gli
affetti: dobbiamo trovare il modo di riportare questo senso
di familiarità in ufficio. Non c’è più una divisione netta come
un tempo tra lavoro e vita privata: le nuove generazioni
non vogliono vivere per lavorare, ma piuttosto, lavorare
per vivere. Da qui la ricerca di un equilibrio tra due mondi
che hanno parlato a lungo lingue diverse: i vertici aziendali
l’hanno capito e stanno interpretando queste richieste.
Gli ambienti di lavoro devono poter ospitare varie attività e
le diverse personalità di chi li abita; l’esigenza è quindi
quella di creare habitat differenti, in cui possano convivere
aree dedicate alla privacy e aree dedicate alla collaborazione.
Quali considerazioni hanno ispirato il design di
Parentesit? Perché abbiamo bisogno di privacy?
Nel nostro studio ci occupiamo di privacy praticamente ogni
giorno. In generale, non ci piace l’idea di passare il tempo
chiusi tra quattro pareti, e preferiamo i grandi spazi aperti
e luminosi, il movimento e spaziare in prospettiva. Ma poi
ci siamo accorti che neanche con la soluzione open space
siamo propriamente a nostro agio. Trovare un equilibrio
è una vera sfida: ci siamo seduti intorno a un tavolo per
discuterne. Il punto focale è la necessità di privacy, concentrazione e protezione delle informazioni. Nelle aree pubbliche, per questioni di sicurezza, si richiede un’illuminazione
diffusa e piatta—che però banalizza qualsiasi atmosfera.
L’antropologia ci conferma che gli spazi ridotti creano un
senso di intimità, di raccoglimento, a differenza dell’open
space. Come fare quindi?
79
D
In Brief
A freestanding and sound
With several end panel
options and multiple heights,
with other Arper furniture to
Abbiamo maturato la consapevolezza di quanto sia importante tutelare la privacy, anche con diverse sfumature
qualitative—non solo privacy visiva, ma anche acustica.
E la soluzione non è eliminare qualsiasi rumore, ma attutire
il suono per l’equilibrio del proprio udito. Lo stesso accade
per la luce in ufficio: con un’illuminazione ambientale
soffusa riusciamo ad apprezzare meglio gli spazi di luce
intorno a noi. Crediamo quindi che la soluzione non sia
alzare un muro ma creare un’atmosfera, un luogo in senso
antropologico, in cui calore, tranquillità, identificazione e
appartenenza vadano di pari passo, in chiave olistica.
Qual è stato il processo creativo che ha definito il
design di Parentesit? Quali sono le sue potenzialità
applicative negli ambienti di lavoro?
Il pannello Parentesit rappresenta una soluzione
fonoassorbente—ma non di isolamento acustico—che
aumenta la privacy in ufficio e, di conseguenza, il comfort
dell’ambiente di lavoro nel suo complesso. Sono pannelli
D
versatili dalle molteplici destinazioni d’uso, che garantiscono
stabilità strutturale e proprietà fonoassorbenti, il cui design
è arricchito da cuciture decorative che ne rafforzano il
carattere e delineano il profilo.
I pannelli possono essere utilizzati come divisori indipendenti e sono disponibili di varie altezze e varie finiture, la
soluzione ideale per creare un angolo relax da arredare con
sedute Arper, con pouf imbottiti come Pix, poltrone lounge
come Catifa 80 o Colina: c’è l’imbarazzo della scelta. Questa
soluzione permette di ricavare un corner accogliente e riparato all’interno di un ambiente più grande, oppure intorno a
una postazione singola, ricreando la privacy opportuna per
una conferenza via Skype, un momento di pausa o di concentrazione. I pannelli possono poi delimitare un’area meeting
raccolta, arredata con divani a due o più posti, spaziando tra
composizioni lineari e angolari, a seconda delle esigenze.
L’altra faccia di Parentesit? Versatile, perché se da un lato
crea lo sfondo di un’area relax dietro al divano, il retro di
questa parete divisoria si presta a sua volta per ulteriori
80
A Holistic Work Space
rations or angled to create smaller,
Freestanding panels have
inset seams to create texture
aligned, or arranged with different
in simple, graphic shapes,
create visual interest while
ambientazioni o per identificare delle aree di lavoro ad hoc.
In questo modo si possono alternare gli spazi per meeting di
diverse dimensioni.
I pannelli possono anche essere utilizzati come pareti
fonoassorbenti. Questo progetto è stato inizialmente sviluppato per lo showroom e per gli uffici Arper: un open space
in cui grandi superfici vetrate si alternano ai muri portanti
e ai pavimenti in cemento—materiali fonoriflettenti, ma
troppo belli per essere coperti con tappeti o pannelli soffocanti alle pareti. Cercavamo il giusto equilibrio, ovvero un
ambiente discreto ma con personalità, uno sfondo che fosse
anche un piacevole primo piano.
I pannelli murali hanno un’iconografia essenziale in cui
si combinano diverse forme—un cerchio, un quadrato e un
ovale per esempio—che si prestano a svariate combinazioni.
È come avere in mano una tavolozza e giocare con dimensioni, disegni, colori: c’è chi predilige una grafica d’impatto,
chi immagini più discrete. Funzionali ed efficienti, i divisori
Parentesit donano un tocco di personalità allo spazio: Arper
ha quindi raggiunto il proprio obiettivo valorizzando nello
stesso tempo il comfort e l’eleganza degli ambienti.
AN INTERVIEW WITH
LIEVORE ALTHERR MOLINA
Designers Alberto Lievore, Jeannette Altherr
and Manel Molina—also known as the design studio
Lievore Altherr Molina—have collaborated with organizations around the world on product design, consulting
and art direction for over 15 years. Currently based in
Barcelona, Lievore Altherr Molina has gained international
recognition for their design including Spain’s National
Design Award in 1999. That same year, Lievore Altherr
Molina began working with Arper, designing some of the
company’s most recognizable furniture including the Leaf
collection and the iconic Catifa which has been reborn
this year as Catifa Sensit, a task chair with a minimal form
and dynamic functionality.
EN
81
In Brief
Bearing witness to the changing needs of the office for
over a decade, Lievore Altherr Molina has responded with
furniture designs that fuse elegance with adaptable use.
In response to the growing demand for privacy in collaborative or open spaces, this year the designers will introduce
Parentesit, a multi-use partition. Here, the designers share
more about their process and the changing needs of
the workplace.
What are the demands of the contemporary
office? How has the office evolved?
The landscape of the office has evolved to be more complex.
In general, people tend to think that the office is just
the place where they work. But, that is not true. Work is
becoming more and more about communication and
discussion within a group, not exclusively work done alone,
behind a desk. The classic office still exists, but in parallel,
there are many other conceptions of the idea of the office
—many with big, open spaces with a need for both capabilities for sharing and discussion and for individual concentration. Today, there are many different forms of “the office”:
spaces to share, start-ups, temporary and virtual offices that
you use only occasionally, office spaces that you can rent
for hours—like in a hotel—or days or weeks, and other
work spaces like the home, the street, hospitals, schools
and restaurants.
The classic office has changed, too, thanks to
technology. A personal workspace that may be too small to
accommodate a group can become a vast boardroom via
videoconference. Then your small, private office area
becomes a digital meeting room, and the need for privacy
and sound quality becomes very important—for example, a
virtual Skype meeting in a space surrounded by glass panels
or in a big, shared office space.
Q
Above all, we have changed, and this changes our perception of our environment, and our desires for a place with
which we can identify.
How do you create a work environment that is comfortable and inspiring? How do you perceive work interactions changing within an enclosed space versus an
open, communal space?
We have always been interested in the humanity of things.
Our workspace is a place we come back to every day. We
spend more time with some of the people at work than we
spend with our friends. It is an important part of our life.
So, why do we accept living in workspaces without life? We
accept conventions, habits. We accept that office furniture
speaks a kind of “product language,” like a copy machine,
or a computer. But, Apple showed us that computers could
be essential, intuitive, and beautiful. Why should we want to
use furniture that seems like an old PC? Traditional office
furniture seems to be designed to make the worker feel like
a small piece inside of the larger system of the company
with an anonymous, sterile, industrial atmosphere—grey
floors and metal boards and flipcharts. No one would think
that that kind of industrial space would be the growth environment for what society needs so desperately: creativity,
communication, ideas for the future.
However, is the inverse true? Is a space only inspiring
if it looks bright and garish like an amusement park? An
amusement park is maybe funny for a moment, but then it
becomes almost a provocation, uncomfortable, not a space
you can relate to on a daily basis.
How can a space be inspiring, while being also calm,
friendly, respectful and balanced? As with human interactions, you must feel comfortable in order to be able to give
your best. A good workspace is a comfortable space. But,
82
Q
A Holistic Work Space
anthropological perspective, small spaces create a feeling of
intimacy, togetherness—versus a vast, open space.
So, we became more conscious about the need for
and qualities of privacy—not only as a visual quality, but in
the acoustics, too. As in lighting, it is not about eliminating
sound all together, but to provide a focus for sound. As in
light, it is nice to have a soft background, and then be able to
concentrate on brighter tones close to you. For us, privacy
is more than just a wall, but rather a sense of place,
warmth, tranquility, identification and belonging.
It is a quite holistic system.
What was the design process for developing
Parentesit ? How can the Parentesit screen be used in
workspaces?
Parentesit is a system of acoustic sound absorbing—not
sound blocking—panels that provides comfort through
privacy. They can be used in many different ways and are
covered with fabric with decorative seams that add definition
and direction.
The panels can become a freestanding space divider,
with different heights and terminals, that can create a lounge
setting with other Arper seating, from upholstered stools
like Pix, to lounge chairs like Catifa 80 or Colina. This space
could become a little shelter in the context of a larger office.
The panels can also build into a single seat that would allow
for a Skype conference between two people, or a moment of
relaxing or concentration for an individual. Or they can be
attached to a sofa, from two seats to larger sizes, that can
be linear or created an angle for small meetings. Using the
same panels, the back can be continued with other panels to
create a landscape, or a cluster, creating small private areas
behind the sofa. In this way you could have a combination of
different sizes of meeting spaces.
The panels can also be used as sound absorbing wall
panels. This was initially developed for Arper’s showrooms
and offices, which have lot of glass and concrete walls and
floors—all quite sound reflecting, but too nice to be covered
with a carpet or overall wall panels. We wanted the right
balance: quiet, but not anonymous; a background, but worth
looking at.
The wall panels will have essential but very graphic,
iconic shapes, such as a circle, a square and an oval, that can
be combined in different compositions. The balance of the
play of big size, pure shapes, color and applied lines creates
a palette of options to calibrate the expression from discrete
to strongly graphic images on the wall. These divisions create function and meaning, while at the same time acting as
an expressive element, and fulfilling Arper’s goal of serving
a purpose and without sacrificing warmth and beauty.
Q
beyond physical comfort, this workspace must be a balanced
system of factors that interact with the person—the body
(back, eyes, ears), the brain (concentration, interaction) and
the soul (feeling at ease, secure, identified, inspired).
The user affects the space, but the space also affects
the user. Arper has been a great partner in the sense that
we share this deep concern with human interaction—how
people can live within a space. We strongly believe that
furniture should offer comfort—visual, physical and emotional—while also contributing to a sense of place, of being.
For this reason, our practice has often focused on the
soft intersection between domestic and contract spaces.
If we associate our homes with our humanness—after all,
home is where the heart is—then how can we incorporate
the heart into the contract space? The office is finally becoming softer, more domestic, and more flexible. It is no longer
a homogeneous work machine. Younger generations don’t
want to live for work, but rather, work for life. They are in
search of a better, more fluid balance between both worlds.
And so, companies are adapting. Environments must support the varied types of work and varied types of people
that inhabit the workplace; this requires creating different
habitats—a whole range of private, semiprivate, and
public spaces.
What are the design considerations that went into creating the Parentesit screen? Why do we need privacy?
This is an almost daily topic in our office. In general, we
tend to reject closures, in search of big, open, bright spaces,
gestures and perspectives. But then we discovered that we
also have a kind of uneasiness with open space. This has
provoked discussions around the need for protection, concentration and privacy. In public areas, for security reasons,
there are demands for a general, bright, flat illumination—
but that kills the atmosphere of the space. And from an
Q
83
In Brief
KINESIT CHAIR
DESIGN BY
LIEVORE ALTHERR MOLINA, 2014
IT
Kinesit è la prima seduta operativa
realizzata da Arper. Vanta un design essenziale
e leggero, pur rispondendo a tutte le
disposizioni tecnico-normative vigenti in
materia. Kinesit presenta un profilo lineare
ed elegante, grazie al meccanismo integrato
che consente un movimento sincronizzato
e ai comandi per la regolazione dell’altezza,
entrambi nascosti sotto la seduta. Un rinforzo
regolabile per il sostegno della zona lombare
è integrato in maniera impercettibile all’interno
dello schienale, fornendo un ulteriore
supporto senza comportare alcun aumento di
spessore. La possibilità di regolare seduta e
schienale garantisce livelli di comfort ottimali,
consentendo alla scocca di adattarsi al
corpo. Kinesit è personalizzabile, scegliendo
il rivestimento fra tutte le collezioni di tessuto
proposte nel catalogo Arper.
E N G Introducing Kinesit, Arper’s first office
chair that is one hundred-percent compliant
with regulatory requirements. Light and minimal
in design, the chair seat and back are fully
adjustable allowing it to conform to individual
body types for optimal comfort, even during
more time consuming projects. The chair
features a built-in mechanism hidden discreetly
under the seat that provides synchronized
movement and seat height command. An
invisible, adjustable lumbar support is
concealed within the backrest’s thin frame to
give additional flexibility and comfort. Kinesit
is customizable with all fabric collections in
Arper’s catalogue.
84
News
85
In Brief
CATIFA SENSIT
86
News
DESIGN BY
LIEVORE ALTHERR MOLINA, 2014
IT
Catifa Sensit è una seduta dal design
intramontabile che arreda con eleganza
ambienti sofisticati, a casa e in ufficio,
assicurando il comfort di una seduta operativa
senza inestetici ingombri. Un meccanismo
integrato che consente un movimento
sincronizzato favorisce l’inclinazione di
Catifa Sensit alleviando la pressione sulla
zona lombare, senza alterare la continuità e
l’eleganza del profilo. Avvolgente ma snella,
l’attraente silhouette di Catifa Sensit sostiene
il corpo ergonomicamente, pur accogliendolo
con le sue forme fluide.
E N G The Catifa Sensit offers the comfort of a
traditional office task chair without the bulk of
visible technology. An integrated mechanism in
the back of the chair synchronizes movement,
allowing it to seamlessly incline, relieving
pressure on the lower back and offering full
ergonomic support. The Catifa Sensit Chair is
an enduring contemporary silhouette
re-imagined for both home and work
environments.
87
In Brief
CROSS TABLE
DESIGN BY
FATTORINI+RIZZINI+PARTNERS, 2014
IT
Eclettico, ampio e spazioso, il tavolo
Cross è perfetto per sale riunioni, ambienti
residenziali e spazi di lavoro condivisi, grazie
alle diverse configurazioni possibili. Con le
sue dimensioni generose, Cross presenta
linee scultoree dal design architettonico,
prestandosi a estemporanee riunioni di lavoro
o come comoda e ampia postazione di lavoro
condivisa. Dotato di una struttura solida, è una
base di lavoro rassicurante per dare spazio alla
creatività. I computer possono essere collegati
alla presa centrale, creando uno spazio di
lavoro ad hoc per le esigenze sempre più
dinamiche dell’ufficio contemporaneo. Cross
rappresenta una scelta decisa e versatile per
un ambiente di lavoro di sicura eleganza.
E N G Adaptable, open and generous, the Cross
Table is equally suited for the boardrooms,
residential spaces or for collaborative work
environments. Thanks to optional configuration
arrangements it can serve as a temporary
meeting ground for group gatherings or a
communal work station with room enough to
share. The table’s substantial length, both
minimal and architectural, features a sturdy
structure with ample space to create. A central
outlet allows computers to plug in
accommodating the ever-changing needs of
the dynamic, contemporary office. Cross offers
a flexible, supportive workspace with sleek,
consummate style.
88
News
89
DE
Das moderne Büro bietet neue
Herausforderungen, moderne Technologien
verändern die Arbeitswelt. Ort und
Zeitpunkt von Büroarbeit sind vielfältiger
geworden. Heute arbeiten wir dann, wenn
es nötig ist, und dort, wo wir uns wohlfühlen. Die Anforderungen an ein modernes
Arbeitsumfeld haben sich entsprechend
gewandelt. Gefragt sind Arbeitsplätze zur
individuellen Konzentration und Orte zur
Zusammenarbeit und zum Austausch im
Team. Was wir vor allem brauchen, ist
ein Umfeld, in dem wir uns wiederfinden
können, ein Ambiente, das unsere Ziele
und Überzeugungen wiederspiegelt und
das mit unseren individuellen Vorstellungen
harmoniert. Die Instrumente, mit denen wir
arbeiten, müssen genauso flexibel sein wie
wir selbst. Aber jenseits des Funktionalen
soll unser Arbeitsumfeld dem Leben in
seiner ganzen Fülle Raum bieten, egal was
wir gerade tun. Die Zeit der starren
Grenzen ist vorbei, Arbeit und Leben
gehören zusammen.
und Kaffeetische sorgen für lebendige
Akzente und schaffen Treffpunkte für ad
hoc geführte informelle Gespräche. Der
fließend gestaltete Übergang von offenen
und geschützteren Bereichen erlaubt es
den Mitarbeitern, sich den Platz zu suchen,
der für ihre Aufgabe und ihre individuelle
Arbeitsweise gerade am besten geeignet
ist. Auch ein fließender Wechsel zwischen
beiden Bereichen, einem offenen und einem
geschützteren, stärker auf den einzelnen
zugeschnittenen Raum, ist so kein Problem.
VON ANFANG
AN EIN GUTER
EINDRUCK
„Auf Reisen brauche ich einen Ort, wo ich
arbeiten und Kunden treffen kann. Es ist
aber gar nicht so einfach, unterwegs einen
geeigneten Raum zu finden, der groß genug
für eine Gruppe ist und gleichzeitig über die
Vorzüge eines Büros verfügt.“
Stephen, Chefarchitekt
EINE GESUNDE,
OFFENE
BÜROATMOSPHÄRE
„Schon bei meinem ersten Kundenbesuch
hier war ich vom ersten Moment an begeistert. Man betritt das Foyer, und sofort nimmt
man das Licht und den Raum wahr und kann
die Energie der Umgebung förmlich spüren.
Das Crane Building ist ein Ort, der sehr viel
Energie ausstrahlt.“ Anne, Buchhalterin
«Es ist wunderbar, wenn man spürt, dass
die Dinge, die einem wichtig sind, sich
nicht in nur in der Wahl des Unternehmens
wiederspiegeln, für das man arbeitet,
sondern auch im Ambiente, in dem man
arbeitet. Die offene Aufteilung und die
flexible Einrichtung unserer Büros erleichtert uns die Kommunikation mit den anderen
im Team sehr. Es gibt Bereiche für die
Einzelarbeit, und dann können wir uns zur
gemeinsamen Besprechung zusammensetzen.» Maria, Vertriebsmitarbeiterin von
Eneco
Licht steht für uns an erster Stelle, unsere
Arbeit wäre ohne Licht gar nicht möglichwarum sollte sich das nicht auch in unserem
Arbeitsumfeld spiegeln? Wir arbeiten im
Bereich der erneuerbaren Energien. Wir
sind überzeugt, dass dieses Thema uns
alle betrifft: Mit unserem individuellen
Handeln können wir einen Beitrag zu einer
besseren Lebensqualität für alle leisten.
Diese Überzeugung bestimmt auch die
Gestaltung unseres Arbeitsumfeldes, das
den Mitarbeitern Raum zur Einzel- ebenso
wie zur Teamarbeit lässt.
Unsere Büros liegen alle an einem großen
von Sonnenlicht durchfluteten Atrium. Mit
lebenden Pflanzen bewachsene Wände
spenden Sauerstoff, auf dem weißen
Boden des Großraumbüros markieren
Flächen in kräftigen Farben spezielle
Besprechungszonen. Teppichböden in
Rot, Violett und Blau schaffen eigene
Bereiche für die unterschiedlichsten
Arbeitssituationen und Arbeitsweisen.
Für Teambesprechungen stehen lange
Tische mit Stühlen bereit, abgetrennte
Bereiche ermöglichen dem Einzelnen
ungestörtes Arbeiten. Bunte Polstersessel
BÜROARBEIT
OHNE BÜRO
Wenn ich das Crane Building betrete, spüre
ich sofort, dass die Umgebung zu mir
spricht und das Unternehmen die gleichen
Vorstellungen von Stil und Komfort hat
wie ich. Eine Umgebung, wo ich mich gern
aufhalte und wo es mir leicht fällt, meine
Energie zu entfalten.
Es ist gut, dass wir heute über die bloße
Gebrauchsdimension eines Büros und die
technischen Anforderungen der Arbeitswelt
hinaus einen Schritt in Richtung auf mehr
Individualität hin getan haben. Heute ist ein
Ambiente gefragt, das die Arbeit nicht nur
erleichtert, sondern sie auch inspiriert. Das
Arbeitsumfeld soll nicht nur Mittel sein, Ziele
zu erreichen, sondern auch zum Ausdruck
bringen, worin diese Ziele bestehen.
Im Herzen des Londoner Bankenviertels
gelegen, ist das Crane Building umgeben
von Orten einer vibrierend lebendigen
Kultur: Die Tate Modern gleich um die Ecke,
Galerien, Restaurants und Cafés direkt vor
der Tür – die Nachbarschaft brummt vor
Kreativität. Wenn ich zu einem Kunden ins
Crane Building komme, empfängt mich
ein urbanes und dennoch entspanntes
Ambiente, das genau dem Flair des Viertels
entspricht, ohne dabei die praktischen
Anforderungen des Arbeitsalltags zu
vernachlässigen. Der Raum zieht mich
unmittelbar an. Weiche, farbenfrohe Sessel
und Sitzkissen inmitten einer strahlend
weißen Umgebung laden dazu ein, die
Hektik des Tagesgeschäfts auch einmal für
ein persönliches Gespräch zu unterbrechen.
Zwei große Terrassen und ein Dachgarten
bieten die Möglichkeit, für eine Atempause
lang den Schreibtisch zu verlassen und aus
der Ruhe dort oben auf die Stadt zu blicken,
während unten das Leben pulsiert.
Die Möglichkeit, mit Partnern auf der
ganzen Welt digital zu kommunizieren, hat
die Geschäftswelt von heute zu einem globalen Unterfangen werden lassen. E-Mail,
Skype, Chatfunktionen und soziale Medien
erlauben uns, überall zur gleichen Zeit zu
sein und über Zeitzonen und Ländergrenzen
hinweg zu kommunizieren, ohne unseren
Arbeitsplatz zu verlassen.
Wir leben in den Zeiten des globalen
Büros, stehen mit Kollegen weltweit digital
in Verbindung. Dennoch ist von Zeit zu
Zeit ein direktes Gespräch durch nichts
zu ersetzen. Man kommt zusammen, um
gemeinsam zu diskutieren, zu arbeiten und
neue Ideen zu entwickeln. Ob es sich um
ein Treffen auf internationaler Ebene oder
einen Projektstart vor einer unterschiedlich
besetzten Gruppe von Kunden handelt – um
einer Gruppe seine volle Aufmerksamkeit zu
widmen, ist eine anpassungsfähige, flexible
räumliche Umgebung unverzichtbar.
Wenn wir unterwegs sind, um Kollegen zu
treffen, benötigen wir einen Arbeitsplatz,
der über das gesamte Equipment verfügt,
das wir auch in unserem Stammbüro
zu Verfügung haben. Ein einfacher
Konferenzraum reicht da nicht, man braucht
ein voll funktionsfähiges Büro. Genau
das bieten Arbeitsräume, wie man sie im
Hotel mieten kann, ein voll eingerichtetes Büro, auch wenn man unterwegs ist.
Sitzgruppen, Präsentationsflächen und
große lange Arbeitstische sind ideal, um
ein Brainstorming oder ein Briefing für eine
ganze Firma abzuhalten. Das hoteleigene
Catering erspart es, zum Essen rausgehen
zu müssen, und der Hotelservice erleichtert
es allen, sich auf die Arbeit zu konzentrieren.
JEDERZEIT UND
ÜBERALL IM EINSATZ
„Mein Job führt mich in die ganze Welt.
Wenn ich unterwegs bin, kann ein Café
oder eine Hotellobby, in der ich mich kurz
niederlasse, um E-Mails abzufragen, schon
der Arbeitsplatz sein, den ich brauche.“
Patrice, Redakteur
Mein Büro kann überall und nirgends
sein. Die Technik wird immer leichter und
90
geschmeidiger, deshalb brauche ich immer
weniger herkömmliche Büroausstattung—
weniger Geräte, weniger Papier, weniger
Präsentationsmittel. Was ich heute von
einem Umfeld erwarte, in dem ich arbeite,
sind Bewegungsfreiheit und Flexibilität.
Unterwegs ist ein bequemer Stuhl in einer
Hotellounge genauso gut zum Arbeiten
geeignet wie mein Schreibtischplatz oder
unser Konferenzraum in der Redaktion.
Auch wenn ich weit weg von zu Hause bin,
kann bei einem Interview oder bei einem
Gespräch mit einem Kunden bei einer Tasse
Kaffee in einer Hotelbar eine entspannte
Atmosphäre entstehen. Zwischen einem
Termin und dem nächsten reicht mir ein
schneller Espresso auf dem Sofa, um
E-Mails zu beantworten—und dann geht’s
weiter zum nächsten Gespräch! Über WiFi
bin ich jederzeit mit unserer Redaktion verbunden und kann überall auf der Welt von
meinem Laptop aus von meinen täglichen
Abenteuern berichten, während ich den
Hotelgästen beim Einchecken zusehe.
Mein improvisierter Arbeitsplatz ist für mich
der Nabel der Welt, er ist bequem und
alles was ich brauche, befindet sich
in greifbarer Nähe, die Verbindung zur
Zentrale steht, und ich muss nur noch auf
„Antworten“ klicken.
KONZENTRIERTES
ARBEITEN
„Bei meiner Arbeit kann es vorkommen,
dass ich mich acht Stunden am Stück in
meine Bibliotheksrecherchen vertiefe.
Da hilft es sehr, ein bequemes Umfeld zu
haben, das mir bietet, worauf es ankommt.“
Andreas, Hochschuldozent
Als wissenschaftlicher Assistent arbeite
ich häufig allein. Wenn ich Texte lese—
oft mehr als einmal—oder Aufsätze in
Fachzeitschriften und Büchern durcharbeite, kann es vorkommen, dass ich mich
stundenlang nur auf die Arbeit konzentriere
und mit niemand ein Wort rede.
Aber das Arbeiten an einem öffentlichen
Ort wie einer Bibliothek gibt mir trotzdem
das Gefühl, nicht allein zu sein. Wenn ich
aufblicke, sehe ich all die anderen um mich
herum, wie sie in ihre Lektüre vertieft sind,
auf ihre Laptops eintippen oder in einer
Zeitschrift blättern. Es gibt mir Energie, Teil
von so viel konzentrierter Arbeit zu sein,
auch wenn jeder sich in seiner eigenen Welt
befindet.
Um derart intensiv und konzentriert
arbeiten zu können, ist das Umfeld ganz
entscheidend. Grundvoraussetzung sind
ein bequemer Stuhl, auf dem man lange
sitzen kann, ein großer Tisch, auf dem sich
Papier und Bücher ausbreiten lassen, gute
Lichtverhältnisse und ein möglichst niedriger Geräuschpegel. Gleichzeitig sollte das
Ambiente unaufdringlich und ästhetisch
harmonisch sein. Wenn ich arbeite, brauche
ich das Gefühl, dass meine Gedanken ungehindert im Raum umherschweifen können.
Wenn es gelingt, so eine Umgebung zu
schaffen, dann kann das Denken sich frei in
alle Richtungen bewegen!
IN BRIEF
DER ARBEITSPLATZ DER
ZUKUNFT
Andrew Harrison und Les Hutton
Flexible Räume für die Wissensarbeiter von
morgen. Von Andrew Harrison
In den vergangenen Jahren hat ein tiefgreifender Wandel in der Arbeitswelt und damit
auch in der Gestaltung des individuellen
Arbeitsplatzes stattgefunden. Der Fokus
hat sich von der Frage, wie wir arbeiten, in
die Richtung verlagert, was wir tun, wenn
wir arbeiten, und schließlich auch, wo wir
arbeiten. Nachdem jahrzehntelang große
Bürobauten und Unternehmensgebäude
das Bild bestimmten, haben neue
Technologien und Unternehmensstrukturen
dazu geführt, das Wie unserer Arbeit
vom Statischen hin zum Flexiblen zu
verändern. Bedingt durch die parallele
Fortentwicklung von Kommunikationsund Computertechnologie hat die digitale
Revolution eine neue Form der Wissensund Informationsökonomie hervorgebracht.
Seit der industriellen Revolution hat kein
vergleichbar Wandel unser Leben derart
radikal verändert. Die Erfahrung von Zeit
und Raum, Arbeit und Freizeit ist neu
definiert, neue Erwartungshorizonte sind
geweckt worden—ein Wandel, der sich
vor allem auch in den Strukturen und
Funktionsweisen der modernen Stadt
niederschlägt.
Angesichts der digitalen Revolution ist
das herkömmliche Büro heute nur noch
eine von vielen Varianten innerhalb einer
sich unablässig verändernden Landschaft
moderner Raumnutzungsformen. Die
Anforderungen an das Arbeitsumfeld ändern
sich, eindeutig zeichnet sich ab, dass der
Arbeitsplatz der Zukunft über ein hohes
Maß an Anpassungsfähigkeit, gemeinsamen Nutzungsmöglichkeiten und flexiblen
Nutzungsformen verfügen wird, die sich
kreativ und situativ gestalten lassen.
BÜROMODELLE IM WANDEL
Neue Entwicklungen in Technik und Neue
Entwicklungen in Technik und Ökonomie
haben immer auch Auswirkungen auf die
Gestaltung von Arbeitswelten gehabt. Auch
die Bürohochhäuser und hermetisch abgeschlossenen Firmenzentralen, von denen
die industrialisierte Arbeitswelt lange dominiert wurde, waren eine Reaktion auf die
Bedürfnisse eines wachsenden, von großen
Unternehmen beherrschten Marktes, zu
deren Befriedigung herkömmliche Fabrik-,
Verwaltungs- oder Industriebauten nicht
mehr ausreichten. Das „Büro“, wie wir es
traditionell verstehen, entstand als Antwort
auf das Anwachsen der Mittelschicht in
einem hierarchischen System.
Dieses Modell hat sich im Laufe der Zeit den
sozialen, politischen, ökonomischen und
technischen Veränderungen angepasst und
dabei seine Form, Funktion und schließlich
auch sein Image gewandelt (Abb. 1). Auf
die postindustrielle Ära und die Entstehung
der „Bürokultur“ in den 1950er bis 1970er
Jahren folgte die Zeit der Großunternehmen
mit Höhepunkt in den 1980ern. Das Büro
hat diese Veränderungen mitvollzogen,
um den wechselnden Anforderungen
gerecht zu werden. In den 1990er Jahren
führten neue Formen der elektronischen
Kommunikation zu einer Umwälzung in
der Welt des Büros. Die moderne Technik
verschaffte neue Freiheiten am Arbeitsplatz,
Mobiltelefone entkoppelten Arbeit und
Arbeitsplatz, neue Dimensionen der
Kommunikationstechnologie erlauben heute
Formen der Zusammenarbeit auf weltweiter
Ebene, ohne den Arbeitsplatz verlassen zu
müssen.
Technischer Fortschritt, gestiegene
Mobilität und neue Aufgaben haben zu
neuen Formen von Arbeit geführt
(Abb. 2) und damit das Ende der Ära des
Bürogebäudes als einzig denkbarer
Lösung eingeläutet.
Die Vielzahl neuer Kommunikationsformen
und Technologien hat eine neue Währung
hervorgebracht: Information – und damit
die Entstehung einer neuen Form von
Arbeit und Arbeitern: Informations- und
Wissensarbeiter, deren hauptsächliches
Produkt Gedanken sind (Abb. 3). Diese neue
Spezies Arbeiter ist nicht an das herkömmliche Büro gefesselt, für sie ist ein flexibler,
ortsungebundener Arbeitsplatz oft die
bessere Lösung. Diese stetig wachsende
Tendenz hat dazu geführt, dass die räumlichen und zeitlichen Rahmenbedingungen,
wie sie sich im 20. Jahrhundert für alle
Formen von Erwerbsarbeit herausgebildet
haben, langsam aber sicher obsolet werden,
während die virtuelle Dimension des
Arbeitsplatzes immer wichtiger wird.
Angesichts der Tatsache, dass Technologie
die geringsten Arbeitskosten verursacht, menschliche Arbeitskraft aber
die größte Kostenkomponente darstellt
—Produktionsmittel machen mittlerweile
nur noch ein Viertel des Marktwerts
vieler Unternehmen aus—wird es immer
dringlicher, das intellektuelle Kapital der
entscheidenden Wissensarbeiter möglichst
effektiv einzusetzen, ihre Ressourcen miteinander zu vernetzen und sie entsprechend
auszurüsten, auf ihre Bedürfnisse einzugehen und sie an das Unternehmen zu binden,
wo auch immer sie ihrer Arbeit nachgehen.
DER NEUE ARBEITSPLATZ
Wie sehen die Bedingungen aus, unter
denen ortsungebundene Arbeit die besten
Entfaltungsmöglichkeiten hat?
Antworten auf diese Frage liefert die 2002
von der EU in Auftrag gegebene Studie
Sustainable Accomodation of the New
Economy, kurz SANE1. Gerichtet an alle, die
sich mit dem Problem flexibler, dezentral
organisierter Arbeit und der Schaffung entsprechender Infrastrukturen und Lösungen
beschäftigen – Designer, Architekten,
Technikentwickler und -fachleute – analysiert sie die räumlichen, menschlichen und
prozessbezogenen Faktoren, die für einen
ortsungebundenen Arbeitsplatz ausschlaggebend sind. Was ist wichtig für die neuen
Arbeitsumgebungen, in denen physische
Präsenz und virtuelle Welten verschmelzen?
Welche Anforderungen stellt der moderne
Wissensarbeiter an seinen Arbeitsplatz?
Die SANE-Studie hat einen Gesamtrahmen
zur Bestimmung der oben genannten Faktoren entwickelt, der dabei
die Gegebenheiten unterschiedlicher
Unternehmensstrukturen berücksichtigt und
auf die Entwicklung nachhaltiger, teamworkfähiger Arbeitsplätze in ganz Europa
anwendbar ist (Abb. 4).
Der von SANE entwickelte Rahmen bezieht
drei Grundvarianten des modernen Büros
ein, die Form des geschlossenen Umfelds,
das Modell des beschränkten Zugangs
sowie den öffentlichen Raum als Arbeitsort.
Alle drei Modelle weisen je eigene Formen
von Raumnutzung und Arbeitsabläufen
sowohl in ihrer konkreten wie in ihrer virtuellen Dimension auf.
GESCHLOSSENES UMFELD: DAS BÜRO
WIRD ZUR STADT
Während die ortsungebundenen
Wissensarbeiter sich ihren Arbeitsplatz
in der Welt außerhalb des Büros suchten,
begannen Arbeitgeber nach Möglichkeiten,
die Vorzüge des Arbeitens in der urbanen
Welt der Stadt in den eigenen Mauern
anbieten zu können: Ruhezonen, individuelle Arbeitsplätze, Lounges, Innenhöfe
und Cafés. Ein anspruchsvolles, modernes
Konzept, das in einem einzigen Gebäude
in sich geschlossene Firmenbüros, ebenso
wie zugangsbeschränkte und offene
Arbeitsumgebungen anbietet. Auch im
Rahmen dieses Modells jedoch tritt an die
Stelle des herkömmlichen Nine-to-fiveArbeitstages, die Mentalität des Arbeitens
rund um die Uhr an sieben Tagen in der
Woche, bei der die Trennung von Arbeit und
Leben praktisch aufgehoben ist.
Auch wenn heute, bedingt durch die
Omnipräsenz elektronischer
Kommunikation im modernen Arbeitsalltag,
das direkte Gespräch an Bedeutung
verloren hat, besitzen zentral organisierte
Arbeitsumfelder noch immer ihre Vorteile.
Das hier diskutierte Modell des „Private
Office“, des geschlossenen Umfeldes,
ermöglicht dabei sowohl informelle wie
organisierte Formen der Interaktion innerhalb des Mitarbeiterteams durch das
Vorhandensein von Besprechungszonen
und Konferenzräumen.
Ausgehend von der Erkenntnis, wie wichtig
der Austausch von Ideen im informellen
Gespräch sein kann, gehen manche zeitgenössische Büroformen noch einen Schritt
weiter und bieten die Möglichkeit, dass
derselbe offen strukturierte Bürokomplex in
einer Art „Kohabitation“ von verschiedenen
Unternehmen gleichzeitig genutzt wird, um
einen gemeinsamen Pool an Wissen und
Kenntnissen zu schaffen.
EINGESCHRÄNKTER ZUGANG
Ein weiteres Modell für moderne
Arbeitsplätze ist das des eingeschränkten Zugangs (Privileged Access) bei dem
Einzelne oder kleine Gruppen, die in
ähnlichen Bereichen arbeiten, im Rahmen
einer Mitgliedschaft mit entsprechenden
Beiträgen ein gemeinsames Arbeitsumfeld
nutzen. Die ersten Versuche in dieser
Richtung wurden schon in den 1980er
und 90er Jahren von Büroraumanbietern
vorangetrieben, die gemeinsam nutzbare,
technisch entsprechend ausgerüstete
Räumlichkeiten zur individuellen Anmietung
anboten. Voll entfaltet hat sich dieses
Modell dann in den 2000er Jahren bedingt
durch das Anwachsen der weltweiten
Wissens- und Informationsarbeit. Für
die Nutzer dieses Büromodells bestünde
prinzipiell auch die Möglichkeit, ihrer
Tätigkeit von zu Hause oder von öffentlichen Orten wie Cafés oder Bibliotheken
nachzugehen, dennoch gibt hier der
ökonomische Nutzen und der Wissens- und
Informationsvorsprung, die solche Formen
des gemeinsamen Arbeitens mit sich bringen, den Ausschlag. Und zwar nicht nur für
den Einzelnen, sondern auch für Firmen und
Arbeitgeber, denn während die Kosten für
eigene Büroimmobilien sinken, steigt durch
die Synergieeffekte des gemeinschaftlichen
Arbeitsumfeldes die Produktivität.
Diese mittlerweile weltweit etablierten
„Third-Space“-Büros unterscheiden sich
in Größe und Zuschnitt, aber auch darin,
wie weit sich in ihnen die Welten von Arbeit
und Freizeit überschneiden. Allen gemeinsam sind Ausstattungselemente wie die
Einrichtung von Bereichen zur intensiven
Einzelarbeit, von ad hoc zur Teamarbeit
oder zu Kurzbesprechungen genutzten
Flächen, Räumen für mehr oder weniger
formelle Gesprächesformen, von Cafeterias
und Aufenthaltszonen sowie das Angebot
von Dienstleistungen im Technologie- und
Reprobereich innerhalb des Büroraums.
ARBEITEN IM ÖFFENTLICHE RAUM: DIE
STADT WIRD ZUM BÜRO
Für manche schließlich wird die ganze Stadt
zum Büro. Wo die Notwendigkeit entfällt,
alle Betriebsbereiche an einem einzigen Ort
unterzubringen, lässt sich das ganze urbane
Tableau der modernen Stadt zur Arbeit
nutzen. Öffentliche und halböffentliche
Bereiche wie Parks, Cafés, Bibliotheken,
Museumsräume und Transitbereiche
können so zum Büro werden. Solche
Formen des ortsungebundenen Arbeitens
zeigen eine starke Tendenz, Räume individuell und kulturell symbolisch aufzuladen,
dies gilt sowohl für den einzelne als auch für
Arbeitgeber, deren Mitarbeiter gern in einem
auf ihren persönlichen Geschmack, ihre
Interessen und Aufgaben zugeschnittenen
Umfeld arbeiten möchten.
ARBEITSPLATZGESTALTUNG VON
MORGEN
Jeder Tag stellt eigene Anforderungen:
Einmal steht konzentrierte Einzelarbeit
auf dem Programm, ein anderes Mal
Teamarbeit, dann wieder informeller
Austausch in der Gruppe. Ein auf die
jeweilige Tätigkeit ausgelegter Arbeitsplatz
(Abb. 5) mit seinem erhöhten Bedarf an
91
vielseitig nutzbarer Fläche erfordert eine
flexible Ausstattung, die sich je nach
Benutzer dynamisch den Gegebenheiten
anpassen lässt. Ein Arbeitsplatz muss
so ausgerüstet sein, dass man mit jeder
Technologie an ihm arbeiten kann—am
Großbildschirm, an mehreren Bildschirmen,
mit Webcams, Audiotechnik usw.—mitsamt der erforderlichen akustischen und
beleuchtungstechnischen Ausstattung
sowie Möglichkeiten, den Arbeitsraum
nach innen und außen den Anforderungen
entsprechend zu gestalten und abzugrenzen. Das Mobiliar muss entsprechend
flexibel anzupassen sein, ergonomisch
und leicht umzustellen, Einzelelemente
wie Stühle, Tische oder Trennwände so
gestaltet, dass man sie je nach der aktuellen
Arbeitssituation zu neuen Strukturen zusammenstellen kann. Für das Möbeldesign der
Zukunft wird Beweglichkeit den Ausschlag
geben, wenn es den Herausforderungen
der neuen flexiblen Arbeitswelten gerecht
werden will.
Wie Despina Katsikakis, eine der führenden Experten im Bereich Büroeinrichtung,
feststellt, wird der Arbeitsplatz der Zukunft
wesentlich durch seine Ausstattung definiert sein: „Die Welt des Büros wird nicht
mehr aus langen Schreibtischreihen bestehen, sondern aus einer ganzen Bandbreite
verschiedener Raumlösungen, bei denen
die Grenze zwischen dem persönlichen
Bereich, dem gemeinsam genutzten und
dem allgemein zugänglichen sich mehr
und mehr auflösen, um neue Formen der
Arbeitsorganisation zu ermöglichen2“.
Katsikakis unterstreicht zudem, dass
der Arbeitsplatz der Zukunft mit seiner
Ausstattung dynamisch auf wechselnde
Funktionsanforderungen reagieren kann.
Die Einrichtung des Büros von morgen wird
ein flexibles Rahmengerüst und kein starres
Behältnis mehr sein.
Über die funktionale Flexibilität hinaus
kann das Arbeitsumfeld in seiner konkreten
Gestaltung und Ausstattung schließlich auch ein wichtiger Ausdruck einer
Unternehmenskultur und ihrer Leitwerte
sein. (Abb. 6)
Der Arbeitsplatz der Zukunft wird flexibel, individuell und menschlich gestaltet
sein, mit einer Einrichtung, die den
Anforderungen der dynamischen, technologiebestimmten Arbeitswelt des 21.
Jahrhunderts gerecht wird.
Bibliographische Notizen:
‘Sustainable Accommodation for the
new economy (SANE): final space environment Model’, European Commission’s 5th
Framework Contract No. IST-2000-25257,
D3, v 1.1.
2
Katsikakis, 2010
1
DESIGN FÜR
MENSCHEN
EIN INTERVIEW MIT CLAUDIO FELTRIN,
CEO VON ARPER
Vor 12 Jahren hat Arper hier auf der
Orgatec Catifa vorgestellt, einen eleganten,
dabei klar strukturierten, für Wohn- und
Bürobereich gleichermaßen geeigneten
Stuhl. Catifa markierte den Beginn einer
neuen Richtung im italienischen Design, und
bis heute spannt Arper Brücken zwischen
der Welt des Wohnens und der Welt der
Arbeit. Im Sinne einer Philosophie des Soft
Tech kreiert Arper Möbel für die moderne
Arbeitswelt. Funktional und doch bequem,
stilsicher und aktuell, auf der Höhe der
Technik und zugleich an den Bedürfnissen
des Menschen orientiert: für Arper seit
langem eine Selbstverständlichkeit, vom
Markt heute mehr denn je gefordert.
Nach zwölf Jahren zum ersten Mal wieder
auf der Orgatec vertreten, gibt Claudio
Feltrin, CEO von Arper, Einblicke in die
Designphilosophie des italienischen
Designunternehmens.
Welche Elemente machen das
Arbeitsumfeld von Heute aus?
Was heute auf dem Markt zählt, ist
Innovation: innovative Produkte,
Prozesse und Kommunikationsformen.
Wettbewerbsfähige Innovation kann aber
nur aus einem intelligenten Wissensmanagement entstehen, das von überall
Zugriff auf die erforderliche Informationsund Kommunikationstechnologie hat.
Die Nutzungsrate solcher Technologien
am Arbeitsplatz ist im letzten Jahrzehnt
exponentiell gestiegen, das stellt dynamische Anforderungen an ein modernes
Arbeitsumfeld. Raumstrukturen müssen verändert werden können, Räume verbunden
und gemeinsam genutzt werden können,
kreativ, flexibel und der jeweiligen Situation
angepasst.
Das herkömmliche Büro ist nur noch
ein Modell unter vielen. Neue, andere
sind an seine Stelle getreten, sie folgen
den Leitlinien von Flexibilität und
Anpassungsfähigkeit. Was wir heute brauchen, ist Komfort (ein bequemer Sitzplatz),
integrierte Technologie (der Arbeitsplatz
wird zur Schnittstelle digitaler Medien) und
Möglichkeiten, den Raum je nach den aktuellen Bedürfnissen neu zu konfigurieren.
Wie haben sich die
Kundenerwartungen seit Arpers
Anfängen gewandelt? Wie hat Arper
darauf reagiert?
Arper hat von Anfang an Möbel für eine
große Bandbreite an Kontexten angeboten,
von Einrichtungen im Gewerbebereich (die
bis auf das Arbeitsbüro meist allgemein
zugänglich sind) bis zu zeitgenössischen
Wohnwelten. Arper hat auch die Arbeitswelt
immer unter einer offenen Perspektive
betrachtet. Wir glauben, dass die
Kombination von Ästhetik und Flexibilität,
wie sie seit jeher im Wohnbereich praktiziert
wird, genauso im Bürobereich funktioniert.
Deshalb haben wir für unsere Produkte
auch nie in Verbindung mit einer speziellen
Nutzung Werbung gemacht. Es waren
die Kunden, die etwa einen Catifa-Stuhl
gekauft und damit bestimmte Produkte zum
Bestandteil einer neuen Bürokultur gemacht
haben. Bei der Kultur des „Soft Office“
geht es um eine gut austarierte Balance
zwischen Form und Funktion—nicht um
rein technische Funktionalität. Um dieser
Entwicklung gerecht zu werden, haben
wir uns mit den gemeinsam genutzten
Bürobereichen beschäftigt und Sitzmöbel
und Tische für Aufenthalts- und Wartezonen
entwickelt; der herkömmliche Bürostuhl mit
seiner mechanisch-technischen Anmutung
hat uns nie interessiert.
In den letzten Jahren hat sich, bedingt durch
die Entwicklung der Informations- und
Kommunikationstechnologie, die ästhetische Wahrnehmung technischer Objekte
allerdings gewandelt. Eine neue Generation
entdeckt, dass ein funktionales Objekt
auch ästhetisch anspruchsvoll sein kann.
Die Arbeitswelt hat sich verändert, sie ist
menschlicher geworden, die Technik ästhetischer. Also haben wir nach einen neuen
Ansatz für die Gestaltung von Bürostühlen
und anderen speziell auf die Welt des
Büros zugeschnittenen Möbeln gesucht
und gefunden.
Wie haben sich die neuen
Arbeitsbedingungen (drahtlose
Kommunikation, Arbeit von zu Hause
oder unterwegs aus) auf Arpers
Designlösungen ausgewirkt? Spielt
Multifunktionalität heute eine größere
Rolle?
Die modernen Informations- und
Kommunikationstechnologien haben das
Arbeitsumfeld radikal verändert, sie sind
heute in allen Lebensbereichen präsent,
auch und gerade in der Arbeitswelt. Und
deshalb erwarten die Menschen heute
„weniger“ von ihrem Arbeitsplatz: weniger Ablenkung, weniger Lärm, weniger
Banalität.
Der Markt verlangt heute Produkte, die sich
durch Flexibilität und Anpassungsfähigkeit
auszeichnen. Das gleiche gilt für den
Arbeitsplatz von heute. Seit Arper Catifa vor
12 Jahren hier auf der Orgatec das erste Mal
präsentiert hat, arbeiten wir an flexiblen und
anpassungsfähigen Lösungen. Catifa ist das
Sinnbild dieser Designphilosophie. Schon
bei seiner Vorstellung im Jahr 2001 verfügte
Catifa 53 über verschiedene Gestell- und
Ausstattungsoptionen für unterschiedliche
Raum- und Gebrauchskontexte, viele davon
auch im Bürobereich.
Heute mag das ganz normal scheinen,
aber damals war es ein ganz neuer Ansatz.
Nach Catifa haben wir weitergemacht und
Lösungen entwickelt, die der Grundidee
von Flexibilität bei gleichzeitiger formaler
Stringenz verpflichtet sind. Das beste
aktuelle Beispiel für diese Haltung ist wahrscheinlich die Zinta-Serie.
Die Transformation des herkömmlichen
Büros hin zum Konzept eines weiter
gefassten, dynamischen Arbeitsumfeldes,
hat Arper viele Möglichkeiten eröffnet, sie
hat uns aber auch gezwungen, neu darüber
nachzudenken, was eigentlich „Innovation“
bedeutet. Der Gedanke der Soft Tech,
also das Konzept technologischer
Innovation mit einem ganzheitlichem
Ansatz, der auf die tatsächlichen
Bedürfnisse der Menschen eingeht, ist die
Basis für die neuen Kollektionen, die wir hier
auf der Orgatec präsentieren.
Mit welchen neuen Produkten reagiert
Arper auf die aktuellen Anforderungen
der Büro- und Arbeitswelt?
Die Überlegung hinter Soft Tech ist die,
anpassungsfähige Produkte zu kreieren, die
mittels unsichtbarer Technik hohen Komfort
anbieten und dabei ein elegant-leichtes
Erscheinungsbild bewahren. Umgesetzt
haben wir diese Idee zum Beispiel bei
Kinesit, Sensit und Parentesit. Alle drei
spiegeln unmittelbar die Designphilosophie
von Arper wieder: ästhetisch vollendet
und auf das Wesentliche konzentriert.
Zugleich auch intelligent—denn sie folgen
technischen Vorgaben, ohne sich von
ihnen einschränken zu lassen—und funktional, denn es gibt sie in verschiedenen
Ausführungen, die unmittelbar auf die
Anforderungen des Kunden zugeschnitten
werden können. Vor allem gehensie aus
einer ganzheitlichen Perspektive auf die
Bedürfnisse der Menschen ein. Denn die
Leute wollen ein angenehmes, ästhetisch
befriedigendes, „weiches“ Arbeitsumfeld,
keine starren Strukturen. Wir glauben, dass
unsere neuen Produkte Arper auch auf
technischem Gebiet weiterbringen werden,
denn sie entsprechen konsequent dem
Geist unserer Designphilosophie.
Nehmen Sie Kinesit zum Beispiel—
ein Armlehnenstuhl mit verstellbarer
Justierung für den unteren Rückenbereich
und die Höhe der Rücken- sowie die
Position der Armlehnen; dazu ein integrierter Mechanismus, der je nach
Gewichtsverteilung ein Zurücklehnen des
Oberkörpers erlaubt—alles, was man zum
komfortablen Sitzen braucht. Bei Kinesit
ist es aber der Stuhl, der sich der natürlichen Bewegung des Körpers anpasst,
und nicht umgekehrt der Körper, der den
Gegebenheiten eines herkömmlichen
Bürostuhls folgen muss. Und vor allem,
die Technik, die diese Bewegungsfreiheit
möglich macht, ist unsichtbar: vollständig in
die organische Form von Kinesit integriert.
Wenn man den Stuhl sieht, vor allem in der
gepolsterten Ausführung, kann man sich gar
nicht vorstellen, wie viel funktionale Technik
in so einer eleganten Form steckt.
Wir sind überzeugt, dass die KinesitKollektion in einem Marksegment, das ein
modernes Arbeitsambiente ebenso umfasst
wie den Wohnbereich, auf große Resonanz
stoßen wird; ein Segment das heute vielleicht noch nicht sehr groß ist, das aber viel
Entwicklungspotential birgt.
Wie wichtig ist Ästhetik für eine
Arbeitsumgebung? Hat sich das
Verhältnis von Schönheit und
Funktionalität im Möbeldesign verändert? Wie wirkt sich die Ästhetik des
Arbeitsumfeldes auf die Arbeit selbst
aus?
Ich bin der festen Überzeugung, dass
sich das Umfeld auf das Handeln des
Menschen auswirkt. Arper ist ein italienisches Unternehmen, und in Italien ist
man von Schönheit umgeben: Landschaft,
Architektur, Esskultur … alles trägt dazu bei,
unsere Wahrnehmung und unsere Werte
zu formen.
Wenn der Erfolg eines Unternehmens vom
Talent, der Kreativität und Innovationskraft
seiner Mitarbeiter abhängt, muss man
diesen Mitarbeitern auch ein Umfeld bieten,
das Raum für Effektivität und, vielleicht
mehr noch, Raum zur Identifizierung lässt.
Ein ästhetisch ansprechendes, inspirierendes Ambiente ist wichtig; für die Menschen,
die in einem Unternehmen arbeiten, aber
auch, um Besuchern und neuen Talenten
einen Anziehungs- und Anknüpfungspunkt
bietet. Ein perfektes Umfeld allein garantiert natürlich noch keine gute Arbeit. Ein
erfolgreiches Unternehmen muss auf die
Bedürfnisse und Anforderungen moderner
„Wissensarbeiter“ und Fachleute eingehen:
gute Organisation mit einem Minimum an
Bürokratie, flache Organisationsformen,
ein System, das sowohl Einzel- wie
Gruppenarbeit zulässt und dem Austausch
mit anderen Raum gibt. Und als Motor hinter
allem eine Vision, ein Ziel—keine Regeln.
Wenn diese Faktoren vorhanden sind,
können Mitarbeiter Sinn und Freude in dem
finden, was sie tun.
ARBEITEN IN LUFT
UND LICHT
Wenn ein Unternehmen alternatives Denken
in den Mittelpunkt, sollte dies auch in
der Gestaltung des Arbeitsumfeldes zum
Ausdruck kommen. Der niederländische
Energieversorger Eneco beliefert über zwei
Millionen Kunden mit Erdgas, Elektrizität
und Heizenergie; auch auf dem Feld der
erneuerbaren Energien spielt Eneco eine
Vorreiterrolle bei der Versorgung holländischer Privat- und Industriekunden mit
Solar- und Windenergie.
Engagiertes Fortschrittsdenken bestimmte
deshalb von Anfang an die Pläne für
Enecos 2012 eröffneten Konzernzentrale
in Rotterdam. Der von HofmanDujardin
Architects und Fokkema & Partners entworfene, zu hundert Prozent klimaneutrale
Bau wird von 288 Photovoltaikmodulen auf
dem Dach (deren Ausrichtung mittels einer
speziellen Steuerungstechnik dem jeweiligen Sonnenstand angepasst wird und die
den durchschnittlichen Energieverbrauch
von 50 Haushalten decken können) mit
Energie versorgt. Auch der Stromverbrauch
durch künstliche Lichtquellen im Inneren
des Gebäudes konnte dank des Lichteinfalls
im Atrium der Firmenzentrale mit ihren 25
000 Quadratmetern Gesamtfläche minimiert
werden; weiße Wände und Fußböden reflektieren das Tageslicht und senken den Bedarf
an Kunstlicht zusätzlich.
In diesem strahlend weißen Ambiente
signalisieren leuchtende Farbinseln die
92
Art, wie Eneco die moderne Arbeitswelt
versteht. Verstreut über das ganze Gebäude
bieten farblich markierte Bereiche den 2 100
Mitarbeitern von Eneco unterschiedliche
Arbeitsumfelder. Große Besprechungstische
eröffnen Räume zur Teamarbeit oder zu
Gruppenmeetings; für den Einzelnen stehen
Bürostühle und Arbeitsplätze zur ungestörten individuellen Arbeit bereit. Jeder kann
und soll sich den Platz suchen, der für ihn
und seine Aufgabe gerade am besten geeignet ist: allein in voller Konzentration oder
gemeinsam und kommunikativ im Team,
flexibel und beweglich oder fest vor Ort.
Unterschiedliche Farben und Materialien
verleihen den einzelnen Zonen Individualität
und Charakter und setzen Akzente, die
die Orientierung innerhalb des Gebäudes
erleichtern. Die Mitarbeiter können sich
frei innerhalb des gesamten Bürobereichs
bewegen und ihr Arbeitsumfeld individuell
und je nach ihrer aktuellen Aufgabe wählen
– sei es für einen Tag, für mehrere Wochen
oder nur ein paar Stunden.
Eneco unterstützt einen gesunden
Arbeitsalltag, jeder kann seinen Beitrag
zum großen Ganzen leisten. Zwischen
den Stockwerken laden helle große
Treppenhäuser dazu ein, Energie zu sparen,
indem man auf den Aufzug verzichtet.
Mitarbeitern, für die der nahe gelegene
Bahnhof Rotterdam Alexander nur schwer
erreichbar ist, steht für den Weg zur Arbeit
ein Park von Elektroautos zur Verfügung.
Üppig bepflanzte Wände sorgen für saubere Luft und frischen Sauerstoff. Eine
Betriebskantine und die Espressobar
im Atrium bieten Gelegenheit, sich beim
Essen oder auf einen Kaffee zu treffen oder
einfach bei einem Cappuccino eine kleine
Atempause einzulegen.
Das anregende architektonische Ambiente
der Firmenzentrale von Eneco und der
innovative Begriff von moderner Büroarbeit,
der dort verwirklicht wird, lassen eine
Atmosphäre entstehen, die den Idealen von
Eneco sichtbaren Ausdruck verleiht.
GANZHEITLICHES
ARBEITSUMFELD
EIN INTERVIEW MIT
LIEVORE ALTHERR MOLINA
Seit über 15 Jahren sind Alberto Lievore,
Jeannette Altherr und Manel Molina weltweit
für Auftraggeber im Bereich Produktdesign,
Designberatung und Art Directoring tätig.
Das von den drei Designern gegründete Studio Lievore Altherr Molina mit
Sitz in Barcelona genießt internationale
Anerkennung und wurde unter anderem
1999 mit dem spanischen Nationalpreis
für Design ausgezeichnet; im selben Jahr
begann die Zusammenarbeit mit Arper.
Von Lievore Altherr Molina stammt der
Entwurf zu einigen der markantesten
Stücke im Programm von Arper, darunter
die Leaf-Serie und der unverwechselbare
Catifa-Stuhl, der in diesem Jahr als Catifa
Sensit—mit flexibler Funktionsausstattung,
gleichzeitig minimalistisch in der
Formgebung—wiederaufgelegt wurde.
Seit mehr als zehn Jahren entwickelt
Lievore Altherr Molina Lösungen für die
wechselnden Ansprüche der modernen
Bürowelt, die Formbewusstsein mit
funktionaler Flexibilität elegant zu verbinden
wissen. Als Antwort auf das wachsende
Bedürfnis nach Privatheit innerhalb offener
Büroflächen präsentiert das Designteam
aus Barcelona in diesem Jahr den multipel einsetzbaren Wandschirm Parentesit.
Hier verraten Lievore Altherr Molina mehr
über die wechselnden Anforderungen
moderner Bürowelten und wie diese in den
Entwurfsprozess von Parentesit eingeflossen sind.
Welche Anforderungen stellt das
moderne Büro? Wie hat die Welt des
Büros von heute sich verändert?
Die Welt des Büros ist vielschichtiger
geworden. Normalerweise betrachtet
man ein Büro einfach als den Ort, wo man
seiner Arbeit nachgeht. Aber das stimmt
nicht, Büroarbeit besteht heute verstärkt
aus Kommunikation und Abstimmung
innerhalb eines Teams und nicht
mehr nur aus Einzelarbeit hinter dem
Schreibtisch. Das herkömmliche Büro
gibt es natürlich immer noch, aber
daneben existieren heute viele andere
Bürokonzepte. Oft handelt es sich um
große offene Büroflächen, in denen sowohl
die Möglichkeit zur individuellen Arbeit
wie zum Arbeiten und zur Kommunikation
im Team besteht. Moderne Büroformen
können sehr unterschiedlich sein: von
mehreren Firmen gemeinsam genutzte
Büros, Start-Up-Büros, auf Zeit oder nur
gelegentlich als Ausweichmöglichkeit
genutzte Arbeitsplätze; Hotels bieten
Büroräume an, die sich stundenweise
buchen lassen, Büroraum kann für ein
paar Tage oder Wochen gemietet werden;
daneben gibt es das Home Office, und
viel Arbeit findet heute auch unterwegs
statt oder in Restaurants, Krankenhäusern
oder Schulen. Auch das klassische Büro
hat sich, bedingt durch die neue Technik,
verändert. Ein Einzelbüroplatz mag zu klein
für eine Teambesprechung sein, aber bei
einer Videokonferenz wird er zum virtuellen
Konferenzraum. Dann sind visuelle und
akustische Abschirmung besonders wichtig,
etwa bei einem Meeting via Skype in einer
Glaskabine oder in einem Großraumbüro.
Aber nicht nur die Formen des Büros,
vor allem wir selbst haben uns verändert,
wir nehmen unsere Umgebung heute
anders wahr und wünschen uns einen
Ort zum Arbeiten, mit dem wir uns identifizieren können.
Wie schafft man ein angenehmes
inspirierendes Arbeitsumfeld? Wie
unterscheiden sich in dieser Hinsicht
abgeschlossene Bereiche von
offenen?
Was uns interessiert, ist die menschliche Dimension der Dinge. An unserem
Arbeitsplatz halten wir uns fast jeden Tag
auf, wir verbringen dort mehr Zeit als mit
unseren Freunden. Der Arbeitsplatz ist ein
wichtiger Teil unseres Lebens—also warum
sollten wir uns dort mit einem leblos sterilen
Ambiente zufriedengeben? Wir folgen
wechselnden Konventionen, auch in der
Frage, wie bestimmte Produkte– etwa ein
Computer oder ein Kopiergerät—aussehen
und welche „Produktsprache“ sie sprechen.
Und es gibt heute durchaus Produkte, die
Funktionalität und Ästhetik verbinden, also
warum sollte man Büromöbel machen,
die aussehen wie ein veralteter PC?
Herkömmliche Büroeinrichtung wirkt oft so,
als sollte man sich in ihr fühlen wie ein kleines Rädchen im großen Getriebe der Firma:
graue Fußböden, graue Wandtafeln und
graue Flipcharts aus Blech—wie in einer
Fabrik! Niemand käme auf die Idee, in dieser
sterilen Atmosphäre könne das wachsen,
was die Gesellschaft am nötigsten braucht:
Kreativität und Kommunikation und Ideen
für die Welt von morgen.
Ist aber deshalb das genaue Gegenteil
richtig? Wirkt ein Arbeitsplatz nur dann
inspirierend auf uns, wenn er in leuchtend
grellen Jahrmarktfarben gehalten ist? Das
mag für den Augenblick ganz amüsant sein,
aber dann wirkt es störend und laut – nichts,
was man jeden Tag um sich haben wollte.
Die Frage ist also, wie kann ein
Arbeitsumfeld Inspiration vermitteln und
gleichzeitig beruhigend, freundlich und ausgleichend wirken? Es ist wie beim Umgang
mit Menschen, auch an seinem Arbeitsplatz
muss man sich wohlfühlen, um sein Bestes
zu geben. Ein guter Arbeitsplatz ist komfortabel; über den physischen Komfort hinaus
muss er jedoch ein ausgeglichenes Ganzes
bieten, in das alle Faktoren einbezogen
sind, die auf den Menschen einwirken
—auf seinen Körper (Rücken, Augen,
Ohren), seinen Geist (Konzentration und
Interaktion) und seine Seele (sich wohl und
sicher fühlen, sich identifizieren können,
Inspiration spüren).
Deshalb versuchen wir in unseren
Entwürfen oft, Elemente von Wohn- und
Arbeitswelt zwanglos miteinander zu
verbinden. Mit der eigenen Wohnung wird
das Menschsein assoziiert. Zu Hause ist,
wo unser Herz wohnt. Aber wie kann das
Herz im Arbeitsumfeld einen Platz bekommen? Das Büro von heute wird weicher,
heimischer, flexibler, die Zeiten, in denen
ein Büro wie ein uniformer Arbeitsapparat
wirkte, sind vorbei. Die neue Generation
will nicht mehr leben, um zu arbeiten – sie
arbeitet, um zu leben, sie ist auf der Suche
nach einer guten, beweglichen Balance
zwischen beiden Welten. Also passen sich
die Unternehmen an. Die Arbeitsumgebung
von heute soll verschiedenen Formen von
Arbeit und unterschiedlichen Menschen
gerecht werden, deshalb ist es wichtig,
unterschiedliche Sphären zu schaffen, von
geschlossenen, privaten über gemischte bis
zu offenen Bereichen.
Welche Faktoren sind in das Design
von Parentesit eingeflossen? Wozu
brauchen wir überhaupt Privatsphäre
am Arbeitsplatz?
In der Welt des Büros stellt sich dieses
Problem jeden Tag. Normalerweise bevorzugt man hier große, helle Räume und
Einrichtungsformen, offene Perspektiven,
keine geschlossenen. Aber dann fiel
uns auf, dass ein offener Raum auch
als negativ empfunden werden kann,
und wir haben begonnen, über Dinge
wie Konzentration, geschützte Bereiche
und Privatsphäre im Büro nachzudenken. Aus Sicherheitsgründen herrscht in
Großraumbüros meist eine diffuse helle
Beleuchtung—und die Atmosphäre bleibt
dabei auf der Strecke. Dagegen lösen kleine
Räume bei allen Menschen das Gefühl von
Geborgenheit und Zusammengehörigkeit
aus, ganz anders als große offene Flächen.
Wie sah der Entstehungsprozess von
Parentesit aus und wie lässt Parentesit
sich konkret einsetzen?
Parentesit ist ein Stellwandsystem, das
Privatsphäre durch Abschirmung schafft.
Parentesit ist ein schalldämpfendes
(aber nicht 100% schallschluckendes)
Stellwandsystem, das Privatsphäre
durch Abschirmung schafft. Dekornähte
geben den in verschiedenen Höhen
und Konturformen lieferbaren Paneelen
optisch Struktur. Parentesit ist einerseits als Raumteiler einsetzbar.
Zusammen mit Sitzmöbeln von Arper
wie dem Polsterhocker Pix oder den
Loungechairs Catifa 80 oder Colina kann
man die Wandelemente dazu benutzen,
eine Loungezone zu kreieren, eine Art
Rückzugsort für zwischendurch innerhalb
eines größeren Büroraums. Die Module
lassen sich auch verwenden, um einen
Sitzplatz für eine Skypekonferenz oder
einen Platz zur konzentrierten Einzelarbeit
zu schaffen. An der Rückseite eines Sofas
mit zwei oder mehr Plätzen nebeneinander
oder über Eck sind die Wandelemente
von Parentesit ebenfalls einsetzbar. Baut
man weitere Paneele an, entsteht eine
Sitzlandschaft mit mehreren geschützten
Einzelbereichen; auf diese Weise lassen
sich je nach Belieben unterschiedlich große
Besprechungszonen schaffen.
Parentesit kann aber auch als geräuschdämpfende Wandverkleidung dienen. In
dieser Funktion haben wir die Wandtafeln
anfangs für die Ausstellungsräume
und Büros von Arper mit ihren vielen
Glasflächen, Sichtbetonwänden und
-böden entwickelt—Material also, das stark
schallreflektierend wirkt, zum Abdecken
aber viel zu schade ist. Was wir wollten,
war eine ausgewogene Balance: ruhig, aber
nicht anonym, zurückhaltend, aber nicht
belanglos.
Die Paneele haben einfache, elementare Umrissformen—Kreis, Quadrat,
Oval—und lassen sich flexibel gruppieren. Durch die Kombination von Größe,
klaren Formen, Farben und Linien
bietet Parentesit eine große Palette von
Gestaltungsmöglichkeiten. Von zurückhaltenden schlichten bis zu optisch markanten
Erscheinungsbildern ist alles möglich.
Parentesit ist funktional flexibel verwendbar und setzt Akzente und entspricht
damit Arpers Grundidee, funktionales
Design anzubieten, ohne auf Ästhetik und
Atmosphäre verzichten zu müssen.
NEUE
PRODUKTE
KINESIT
Design by Lievore Altherr Molina, 2014
TECHNOLOGIE IM VERBORGENEN
Kinesit ist Arpers erster vollverstellbarer
Bürostuhl und zugleich ein Musterfall an
Leichtigkeit und essentieller Formgebung
und erfüllt gleichzeitig alle in diesem
Bereich geltenden technischen Vorschriften.
Der eingebaute Neigemechanismus
der Rückenlehne reagiert auf jede
Gewichtsverlagerung, ermöglicht synchronisierte Bewegungsabläufe und die
regulierbare Höhenverstellung verbirgt
sich unter der Sitzfläche—nichts stört die
elegante Silhouette von Kinesit. In das
schlanke Rahmenwerk der Rückenlehne
integriert wurde ein verstellbares
Stützpolster für den unteren Rückenbereich,
das zusätzlichen Halt verleiht, ohne unnötig
Platz zu beanspruchen. Sitzfläche und
Rückenlehne lassen sich individuell an
die Körperform anpassen und machen
Kinesit zum idealen Stuhl auch für längeres
Arbeiten. Kinesit kann mit allen Bezügen aus
der Arper-Kollektion ausgestattet werden.
CATIFA SENSIT
Design by Lievore Altherr Molina, 2014
NAHTLOSE ELEGANZ
Catifa Sensit: die zeitlose Kontur des
Arper-Klassikers Catifa, neu entworfen für
den modernen Wohn- oder Arbeitsbereich,
ausgestattet mit dem Komfort eines klassischen Bürostuhls, aber ohne den optischen
Ballast sichtbarer Technik garantiert
hohen Sitzkomfort ohne unästhetische
Hemmnisse. Je nach Gewichtsverteilung
93
biegt sich die Lehne mit synchronisierten
Bewegungsabläufen automatisch nach
hinten, um den unteren Rückenbereich zu
entlasten, ohne dass dabei die elegante
Kontur des zeitlos schönen Stuhls verlorengeht. Einladend und doch schlank nimmt
Catifa Sensit den Körper in sich auf und
bietet ihm zugleich sicheren , ergonomisch
optimierten Halt.
CROSS
Design by Fattorini+Rizzini+Partners, 2014
GROSS UND STARK
Großzügig bemessen, dabei universell
einsetzbar und stabil, eignet sich dieser elegante Tisch für den Konferenzraum ebenso
wie für den Wohnbereich oder als gemeinsam genutzte Arbeitsfläche, und das in den
verschiedensten Designumfeldern.
Mit seiner beachtlichen Spannweite von bis
zu annähernd vier Metern (möglich gemacht
durch modernen Aluminiumspritzguss)
besitzt Cross echte architektonische
Qualitäten. Die solide Struktur schafft eine
sichere Arbeitsgrundlage, um der Kreativität
Raum geben zu können. Die Computer
können an den Kabelkanal in der Tischmitte
angeschlossen werden. Cross bietet alles,
was eine dynamische Arbeitsumgebung
braucht—verbunden mit Formbewusstsein
auf höchstem Niveau.
FR
Les exigences du monde professionnel
ont évolué. La technologie a multiplié nos
façons de travailler. Un emploi ne signifie
plus être constamment en un même endroit.
Aujourd’hui, nous travaillons quand nous en
avons besoin, là où nous le souhaitons.
Les exigences en matière d’espaces de
travail ont également évolué. Nous sommes
à la recherche de lieux à la fois calmes,
propices à la concentration personnelle,
et d’espaces de travail collaboratifs. Un
mélange d’intimité, quand nous en avons
besoin, et d’interaction publique, quand
notre travail l’exige.
Mais avant tout, nous voulons que ces espaces reflètent ce que nous sommes. Nous
voulons que nos environnements soient à la
hauteur de nos ambitions, qu’ils s’accordent
avec nos sensibilités et nos désirs. Nous
avons besoin d’outils tout aussi adaptables
que nous. Au-delà de la fonction elle-même,
nous demandons des espaces favorisant
une approche holistique de la vie: le travail,
les loisirs et tout ce qui pourrait se trouver
entre les deux.
Il n’y a plus de frontières. C’est cela, le
nouvel équilibre vie professionnellevie privée.
UN BUREAU
PAYSAGER, POUR LE
BIEN-ÊTRE
« Il est formidable de retrouver les valeurs
qui me sont chères non seulement dans
la société pour laquelle je travaille mais
également dans le quotidien du bureau. La
communication avec les autres membres de
l’équipe est souple, facile, grâce au mode
paysager et aux meubles adaptables : nous
bénéficions en effet de places assises qui
sont idéales tant pour se concentrer individuellement que pour discuter à plusieurs»
Maria, représentante de commerce chez
Eneco
Nous croyons en la lumière. En fait, nous
en vivons. Pourquoi alors ne pas reproduire
cette valeur sur notre lieu de travail ?
Nous travaillons dans le domaine de
l’énergie durable, nous sommes donc tous
concernés. Nos choix individuels peuvent
nous offrir une meilleure qualité de vie. Nos
bureaux reflètent nos valeurs : ils offrent à
nos employés la liberté de travailler en toute
indépendance tout en ayant l’opportunité
de travailler ensemble.
Nous sommes situés au sein d’un atrium
qui inonde notre environnement d’une belle
lumière naturelle. Ceint de murs végétaux
purifiant l’air, le vaste plateau en open
space, entièrement blanc, est ponctué d’espaces de réunion aux couleurs éclatantes.
Des tapis rouges, violets et bleus délimitent
clairement l’espace, afin d’accueillir tous les
styles de travail. De longues tables et des
chaises sont assemblées pour des réunions
en groupes, tandis que des espaces fermés
favorisent le travail personnel, requérant
calme et concentration. La juxtaposition
colorée de fauteuils confortables et de
tables basses semble créer des saynètes
propices aux discussions impromptues. Cet
arrangement fluide des espaces publics
et privés permet aux employés de choisir
l’endroit le plus adéquat à leurs besoins et
à leur façon de travailler, ou de passer de
l’un à l’autre, de l’espace privé au réservé
de l’individuel au collectif. Elle se veut une
réflexion de la vie qui n’est plus divisée
entre vie professionnelle et personnelle. Elle
offre ainsi l’image d’un homme ou d’une
femme dans sa globalité.
UN BUREAU LOIN
DU BUREAU
PREMIÈRES
IMPRESSIONS
«Lorsque je voyage, j’ai besoin d’un espace
où je puisse travailler et rencontrer mes
clients. Quand vous êtes à l’étranger, il n’est
pas toujours simple de trouver un endroit
assez grand pouvant accueillir tout un
groupe d’individus (et leurs ordinateurs),
équipé en outre comme un bureau. »
Stephen, architecte
“Venue rencontrer un client ici, j’ai été, dès
mes premiers pas dans le hall, très impressionnée. La lumière, l’espace, l’énergie
du quartier… Vous ressentez tout cela
immédiatement, à peine le seuil du bâtiment
franchi. Pénétrer dans un tel espace, doté
d’une telle énergie, est particulièrement
stimulant. » Anne, comptable
Il me suffit de quelques pas à peine pour
tout de suite comprendre que cet espace
me parle. En y déambulant, je sais que
l’organisation qui en a la charge partage ma
vision du confort, mon style, mes manières.
Je sais que cet environnement est un
endroit où j’aimerais consacrer mon temps
et mon énergie.
Nous avons la chance d’avoir su transcender l’aspect purement fonctionnel des
bureaux—i.e. les exigences technologiques
d’un espace de travail—pour davantage
nous intéresser à l’expression, à la personnalité. Nous sommes dorénavant à la
recherche d’endroits qui nous inspirent
autant qu’ils nous facilitent la vie, de lieux
qui reflètent à la fois nos objectifs et les
moyens de les atteindre.
Entrer dans le Crane Building, au cœur de
Londres, du côté de Bankside, c’est être
immergé en un endroit vibrant, culturellement très riche. A quelques rues de la
Tate Modern, fourmillant de galeries, de
restaurants, de cafés, ce quartier vibre de
créativité. Lorsque je pénètre dans le Crane
Building pour rencontrer un client, je suis
accueillie par un intérieur à la fois urbain et
paisible, reflétant parfaitement en cela l’esprit du quartier, sans pour autant sacrifier
les exigences pratiques et spécifiques du
monde professionnel d’aujourd’hui. Je me
sens immédiatement attirée par cet endroit.
Des sièges moelleux et colorés, recouverts
de coussins, sont assemblés en cet espace
blanc, tonifiant, invitant à converser de
manière informelle au cours d’une journée chargée et frénétique. Deux grandes
terrasses et un toit végétal permettent de
s’échapper du bureau et de souffler un
moment : ils forment un endroit agréable
pour profiter du paysage pendant que la
ville, en bas, poursuit sa course.
Grâce à la communication numérique,
notre capacité à entrer en contact avec des
personnes dispersées sur la planète entière
a irrévocablement changé le paysage
professionnel contemporain en un vaste
espace global. Email, Skype, chat, réseaux
sociaux nous permettent d’être partout à la
fois, faisant fi des fuseaux horaires et des
longitudes, sans jamais quitter son bureau.
Nous sommes entrés dans l’âge du bureau
mondial. Nous nous connectons tous les
jours avec nos collègues du monde entier
grâce au numérique. Malgré tout, de temps
à autre, il s’avère important de provoquer
des réunions en tête-à tête : elles sont
autant de chances de se retrouver, de discuter, de collaborer et de générer de
nouvelles idées. Qu’il s’agisse de planifier une réunion de groupes à l’échelon
international ou de lancer un projet avec
divers clients, rassembler un groupe en un
même endroit, lui accorder ainsi toute son
attention, suppose de trouver un espace de
travail souple et adaptable.
Quand nous voyageons pour rencontrer nos
collègues, nous avons besoin d’un espace
équipé de la même manière qu’au siège.
Ce dont nous avons besoin, c’est bien sûr
d’un endroit pour nous réunir mais surtout
des outils d’un bureau. Louer un espace de
travail au sein de l’hôtel où nous logeons
pendant notre séjour à l’étranger offre
toutes les ressources d’un bureau. Espaces
agencés pour les groupes, tableaux blancs
et longues tables de travail sont idéalement
situés et nous permettent de chercher de
nouvelles idées ou de discuter de l’entreprise dans sa globalité. Le service de
restauration interne nous évite d’avoir à
quitter le site à l’heure du déjeuner. Au final,
les équipements de l’hôtel facilitent la réunion d’un groupe diversifié, lui permettant
ainsi de se concentrer sur son travail, même
lorsqu’il est en déplacement.
UN BUREAU
À TOUTE HEURE
« Mon travail m’amène à voyager un peu
partout à travers le monde. Lors de ces
déplacements, tout ce dont j’ai parfois
94
besoin, c’est d’un hall d’hôtel ou d’un café
où je puisse m’asseoir juste un moment et
regarder mes mails. »
Patrice, rédacteur de magazines
Mon bureau est à la fois n’importe où et
partout. Grâce aux technologies toujours
plus légères, plus simplifiées, j’ai de moins
en moins besoin des outils traditionnels
d’un bureau (piles de bloc-notes, tableaux
blancs, enregistreurs numériques). Je
suis au contraire à la recherche de plus
de souplesse de la part des espaces dans
lesquels je vis.
Lorsque je voyage, un confortable fauteuil
d’un hall d’hôtel peut parfaitement faire
office d’espace de travail, au même titre que
le bureau de mon éditeur ou qu’une salle de
conférence. Rencontrer un client ou mener
une interview autour d’une tasse de café
dans le bar d’un hôtel crée un sentiment
de familiarité, même lorsque je suis loin
de chez moi. Une pause rapide entre deux
réunions me permet de me détendre sur
un sofa du lobby, de répondre à quelques
mails, d’avaler un expresso, avant de mieux
repartir au rendez-vous suivant. Grâce au
Wi-Fi, me permettant de rester connecté à
mon bureau central, je suis libre de parcourir le monde, de relater mes aventures du
jour depuis mon ordinateur portable, tout
en regardant les nouveaux clients venir
s’enregistrer à l’hôtel.
Avec ce bureau de fortune, à la fois
confortable et protecteur, j’ai tout ce dont
j’ai besoin à portée de main, y compris la
connexion avec le bureau. Tout y est aussi
simple que de cliquer sur ‘répondre’.
ATTENTION ET
CONCENTRATION
« De part mon métier, je peux facilement
passer jusqu’à 8 heures par jour à faire des
recherches à la bibliothèque. Bénéficier
d’un environnement confortable m’y aide
grandement. » Andreas, professeur
En tant qu’assistant de recherche, une
partie de mon travail s’effectue seul. Lire et
relire des documents, souligner les points
importants d’articles et de textes consacrés
à la recherche : je peux passer des heures
dans un silence concentré sans parler à qui
que se soit.
Faire partie intégrante de l’espace public
aide à travailler en bibliothèque. Lorsque
je veux faire une courte pause, il me suffit
de lever les yeux et de regarder les autres
autour de moi, immergés dans leur travail,
tapant sur leurs claviers d’ordinateur,
feuilletant des magazines. Participer à une
activité à ce point appliquée me galvanise,
même si chacun d’entre nous n’en demeure
pas moins dans son propre monde.
Dans ces circonstances, il est indispensable
que notre lieu de travail soit adapté à notre
intense activité. J’ai besoin d’un espace
qui m’apporte l’essentiel—des sièges
confortables et protecteurs, de grandes
tables spacieuses pour étaler mes livres et
mes papiers, une lumière adéquate et un
niveau sonore minime—tout en maintenant
un environnement visuel harmonieux et
discret. Pendant que je travaille, j’ai besoin
de ressentir que mon esprit vagabonde et
réfléchit sans distractions physiques. L’idéal
serait que les gens puissent travailler dans
une ambiance des plus confortables, de
manière à libérer leurs esprits.
IN BRIEF
LE BUREAU DU FUTUR
Andrew Harrison et Les Hutton
Les notions de travail et de lieu de travail
ont connu une évolution radicale ces dernières années, que l’on parle de la manière
de travailler, de l’espace de travail ou du
travail en lui-même. Pendant des décennies,
l’attention s’est principalement portée sur
les immeubles de bureaux prestigieux et
les centres d’affaires des grandes sociétés.
Mais aujourd’hui, les nouveaux outils technologiques sont en passe de changer notre
manière de travailler, l’ancien modèle statique et directif laissant place à un système
plus souple, plus dynamique. Favorisée
par la convergence des communications
et des technologies informatiques, la
révolution numérique façonne une nouvelle économie du savoir. Nous n’avions
pas connu un changement aussi radical
depuis la révolution agricole et la révolution
industrielle : nos attentes et nos rapports
au temps, à l’espace, au travail, aux loisirs,
à la forme et à la fonction de la ville, s’en
trouvent bouleversés.
Dans le prolongement de la révolution
numérique, l’espace de travail traditionnel
ne représente plus qu’un modèle parmi de
nombreux autres, conséquence ô combien
symbolique de la spectaculaire évolution de
l’utilisation de l’espace. Les exigences relatives aux lieux de travail évoluent : il est clair
que le bureau du futur se caractérisera par
un environnement plus adaptable, mieux
réparti, partagé, transformable, réutilisable.
Pour ce faire, il faudra développer des
méthodes alternatives toujours plus imaginatives, plus souples, plus réceptives.
L’ÉVOLUTION DU BUREAU
Les changements économiques et technologiques ont de tout temps façonné nos
lieux de travail. Même les gratte-ciels et
les sièges sociaux monolithiques qui ont
dominé pendant si longtemps le monde
industrialisé répondaient aux besoins d’un
marché entrepreneurial en plein essor,
ne pouvant plus se contenter des seules
usines, institutions et autres bâtiments
industriels. Le ‘bureau’ dans sa forme
traditionnelle a été créé pour répondre à une
classe moyenne qui prenait de plus en plus
d’importance dans le système hiérarchique.
Ce modèle a évolué avec le temps, afin de
s’adapter aux changements sociaux, politiques, économiques et technologiques :
il a dû pour cela modifier sa forme, sa
fonction et, à terme, sa signification (Figure
1). Depuis la post-industrialisation et l’aube
de la « culture d’entreprise » des années
50, en passant par les années 70, jusqu’au
processus de corporisation des fastes
années 80, le bureau a su répondre aux
besoins de la main-d’œuvre. Les années 90
et ses nouvelles formes de communication
électronique ont révolutionné l’espace de
travail : les technologies de l’information ont
libéré les individus au sein même de leur
lieu de travail ; les téléphones mobiles ont
rendu possible les déplacements professionnels en-dehors de tout espace de
travail ; les nouvelles façons de communiquer ont désenclavé les bureaux, les
transformant en un espace de collaboration
d’envergure mondiale.
Ces progrès technologiques, alliés à une
plus grande mobilité individuelle ainsi qu’à
l’évolution de nos exigences en matière
environnementale ont engendré de nouvelles manières de travailler (Figure 2) et
signifié le début de la fin des immeubles de
bureau comme seul système valable.
De tels changements en matière de communication et de technologie ont alors fait
émerger une nouvelle devise: le savoir. Et,
ce faisant, une nouvelle catégorie de maind’œuvre: le travailleur du savoir, recherché
pour ses prestations intellectuelles
(Figure 3). En raison de la nature de l’activité
de ce dernier et de l’évolution des outils
numériques pour mener à bien son travail,
cette nouvelle espèce de travailleurs ne
se veut pas attachée à l’espace de travail
traditionnel, préférant en effet opter pour un
lieu de travail itinérant. Cela favorisa l’émergence d’un modèle de bureau distribué qui
allait rapidement éroder toutes les conventions spatiales et temporelles de la notion
de travail inhérente au XXe siècle, plaçant
au même niveau espace de travail physique
et virtuel.
Très rapidement, la technologie s’est
avérée constituer la composante du travail
la moins onéreuse, tandis que les salariés
représentaient, eux, l’élément le plus cher
(quant aux immobilisations corporelles,
elles ne comptent que pour environ un quart
de la valeur du marché de nombreuses
entreprises): il devenait donc impératif de
connecter, satisfaire, retenir et exploiter
le capital intellectuel de ces travailleurs-clé
du savoir, quel que soit l’endroit où ils
se trouvaient.
LE NOUVEL ESPACE DE TRAVAIL
La question se posait alors : comment
accueillir au mieux une force de travail dispersée, en un environnement où ils puissent
s’épanouir ?
En 2002, une étude approfondie, menée
par l’agence européenne SANE1, a apporté
un certain nombre de réponses aux organisations confrontées à ce problème de
définition—et de création—d’infrastructures
adaptées à la main-d’œuvre dispersée.
L’étude tenait compte de facteurs tels que
les lieux, les individus et les processus, afin
que designers, développeurs technologiques et experts puissent imaginer un lieu
de travail indépendant d’un emplacement.
Que fallait-il dans ce nouvel environnement
de travail pour que le physique se mélange
au virtuel ? Quelles étaient les exigences du
nouveau travailleur du savoir ?
Les résultats de cette étude ont permis
d’élaborer un cadre unifié d’environnement,
d’interaction humaine et de processus,
aspirant à créer des espaces de travail
coopératifs, à caractère durable, dans toute
l’Europe. L’étude propose une méthode
fondée sur un modèle—virtuel ou physique
—valable pour toute organisation (Figure 4).
Le modèle SANE laisse place à trois sortes
d’espaces de travail : le privé, le privilégié,
le public. Chacun a sa propre utilisation
de l’espace mais tous répondent aux deux
critères de base, le virtuel et le physique.
ESPACE PRIVÉ : LE BUREAU EST LA VILLE
La main-d’œuvre dispersée se tournant
vers le monde extérieur pour son lieu de
travail, les organisations cherchèrent à
intégrer les points forts de l’expérience
urbaine et des espaces citadins: environnement calme, espaces individuels, salles
de repos, atriums, cafés. Cette approche à
la fois sophistiquée et moderne souligne la
nécessité d’incorporer des espaces privés,
privilégiés et publics au sein d’un même
bâtiment. Cependant, même dans le cas
d’un immeuble de bureaux unique, la journée de travail classique commençant à 9
heures et se terminant à 17h cède progressivement le pas à une vie professionnelle 24
heures sur 24, 7 jours sur 7.
Si la nécessité d’interactions en tête-à-tête
a été compensée par une intense communication virtuelle, il n’en demeure pas moins
que l’espace centralisé présente encore
des avantages évidents. Le modèle de
bureau privé favorise les échanges, informels ou planifiés, entre collègues, grâce aux
espaces de rencontre et aux salles
de conférence.
Certaines entreprises, conscientes de l’importance des idées échangées au cours de
ces conversations informelles, ont poussé
le concept encore plus loin : leurs espaces
de travail contemporains proposent la mise
en œuvre de bureaux communs à l’intérieur
d’espaces privés. Ce faisant, elles tirent
profit de la synergie d’environnements
partagés. Cette troisième approche, dite
de la ‘cohabitation’, permet aux organisations de partager des espaces et de
mettre en commun leurs expériences, leurs
connaissances et leurs ressources.
ESPACES PRIVILÉGIÉS ET INVITÉS
A l’instar des espaces privilégiés, des individus et des petits groupes se rassemblent
en un endroit retenant tout particulièrement
leur attention et partagent cet environnement commun selon un système d’adhésion
impliquant l’acquittement d’une cotisation.
Ce modèle, né dès les années 80-90, a été
conçu par des prestataires de services
exécutifs qui avaient compris comment
tirer parti au mieux des espaces technologiquement performants, en les louant à
des particuliers. A partir des années 2000,
cette méthode est véritablement devenue
la base des travailleurs de savoir. Certes,
les membres d’un espace privilégié pourraient tout aussi bien travailler en étant
confortablement installés chez eux, dans un
café ou dans une institution publique, mais
l’intérêt économique et la valeur culturelle
de la collaboration sont particulièrement
attrayants. Cet attrait ne séduit pas les
seules personnes privées : de plus en plus
d’organisations perçoivent l’intérêt
qu’ils ont à réduire les coûts de propriété
tout en améliorant leur productivité grâce à
la collaboration.
Ces lieux de travail établis au niveau international, dits du « troisième espace», varient
en termes de taille, de paramètres divers
et même dans leur rapport au continuum
loisirs-travail. Mais ils partagent tous certaines caractéristiques communes, telles les
zones consacrées au travail concentré, les
espaces dédiés au travail en commun et aux
visites de courte durée, les salles de réunion
formelle et informelle, les cafés, les autres
espaces sociaux, sans oublier les espaces
d’assistance professionnelle, dont les services technologiques et de reprographie.
ESPACES PUBLICS : QUAND LA VILLE
DEVIENT UN BUREAU
Pour d’autres, c’est la ville toute entière
qui se mue en bureau. Lorsqu’il n’est plus
nécessaire d’abriter toutes les facettes
d’une organisation sous un même toit, la
distribution des lieux de travail à travers la
ville permet à l’organisation en question de
tirer pleinement partie des tableaux urbains.
Des aires publiques et semi-publiques telles
que les parcs, les cafés, les bibliothèques,
les musées, les parties communes et les
salles de transit se transforment en bureaux.
Un tel système, poussé à l’extrême, en des
endroits perméables, brouille les frontières
entre lieu et espace. Cette méthodologie
favorise l’harmonisation culturelle des
travailleurs individuels et des marques en
général, ces personnes choisissant de
travailler dans un environnement propice à
leur esthétique individuelle, leurs intérêts et
leur agenda.
ESPACE INTÉRIEUR
Nos exigences quotidiennes sont fluctuantes. Un utilisateur peut aspirer à la
contemplation individuelle, avoir besoin de
collaborer en groupe, préférer les réunions
informelles. Dans un lieu de travail structuré par activités (Figure 5), l’émergence
des espaces à usage multiple requiert une
fonctionnalité souple permettant d’accueillir
une gamme dynamique d’utilisateurs. Les
environnements de travail seront capables
de prendre en charge tout ce que la technologie pourra offrir: écrans larges ou
multiples, webcaméras, équipements audio.
Tout cela exigera une acoustique renforcée,
des installations d’éclairage et des capacités de câblage.
Les meubles doivent également être
adaptables, ergonomiques et facilement
reconfigurables en fonction des besoins
imprévus. Les éléments individuels, tels les
chaises, les tables et les cloisons, doivent
continuer à être capables de créer un cadre
de travail favorable à une palette d’activités. La conception de nouveaux meubles
doit être assez souple pour répondre aux
ambitieuses exigences de ce nouvel environnement de travail.
Despina Katsikakis, éminente experte en
gestion du milieu de travail, envisage l’espace de travail du futur comme un endroit
défini par son ameublement:
95
«L’environnement professionnel ne sera
plus constitué de rangées de bureaux
mais d’emplacements riches et variés, qui
estomperont les frontières entre les espaces
personnel, partagé et public, et favoriseront
l’innovation organisationnelle»2. Comme
le fait rapidement remarquer Katsikakis, le
lieu de travail de demain sera constitué de
meubles capables de remplir des
fonctions dynamiques, agissant tel des
instruments de soutien et non comme un
système restrictif.
Outre une fonctionnalité adaptable, les
espaces de travail d’une entreprise
doivent incarner les valeurs de cette organisation. L’expression, érigée en marque
dans un lieu de travail physique (Figure 6),
peut aider à exprimer la culture et les
valeurs de l’organisation.
Expressif, adaptable et humain : le bureau
de demain sera guidé par les exigences
d’une main-d’œuvre dynamique, inspirée
par la technologie, portée par son environnement, capable de répondre aux défis du
XXIe siècle.
Notes bibliographiques:
L’étude SANE (Sustainable
Accommodation for the New Economy)
a été subventionnée par la Commission
européenne en 2002.
2
Katsikakis, 2010
1
VERS UN DESIGN
HUMANISÉ
INTERVIEW DE CLAUDIO FELTRIN,
DIRECTEUR GÉNÉRAL DE ARPER
Il y a douze ans, à l’occasion du salon
Orgatec, la marque italienne Arper dévoilait
l’une de ses créations incarnant sa nouvelle
orientation conceptuelle : Catifa, une chaise
élégante et gestuelle, se prêtant aussi bien
au bureau qu’à la maison. Aujourd’hui, Arper
continue à rapprocher les environnements
soft contract et résidentiel, en accordant
une place toute particulière à l’élaboration
de meubles à même de s’adapter à notre
façon moderne de travailler: fonctionnels
mais confortables, élégants mais modernes,
technologiquement compatibles mais adaptés aux besoins de l’homme. S’il ne s’agit
pas là d’une direction nouvelle pour Arper,
cela n’en constitue pas moins une dynamique unique sur le marché actuel. Douze
ans plus tard, Arper retourne à Orgatec :
l’occasion pour Claudio Feltrin, directeur
général d’Arper, de revenir sur l’orientation
conceptuelle d’Arper.
Quels sont les éléments essentiels
d’un espace de travail contemporain ?
Aujourd’hui, ce qui compte, c’est l’innovation (des produits, des processus, de la
communication). L’innovation ne peut être
générée que par une gestion intelligente et
consciente de la connaissance concurrentielle, cette dernière s’appuyant de toute
part sur les technologies de l’information
et de la communication. L’utilisation de
ces technologies a augmenté de manière
exponentielle ces dix dernières années;
en conséquence, le paysage actuel du
monde du travail s’est dynamisé, exigeant
des espaces plus adaptables, plus mixtes,
plus partagés, induisant des méthodes
alternatives toujours plus imaginatives, plus
souples, plus réceptives.
Aujourd’hui, le bureau traditionnel continue d’exister, mais c’est un modèle parmi
de nombreux autres. Ce qui prime dorénavant, c’est le concept de flexibilité et
d’adaptabilité de l’espace de travail. Nous
avons désormais besoin de confort (d’un
endroit pour nous asseoir), de technologies
intégrées (d’un endroit pour utiliser la technologie numérique) et d’adaptabilité (d’avoir
la possibilité de reconfigurer l’espace).
En quoi les attentes des consommateurs en termes d’ameublement se
sont-elles modifiées depuis les débuts
d’Arper ? Comment Arper répond-elle à ces
demandes ?
Nous avons toujours proposé, et cela dès
le début, des meubles à mi-chemin entre
le soft contract—tous les espaces publics,
exception faite des bureaux opérationnels—
et l’intérieur contemporain.
Nous avons toujours envisagé les espaces
publics dans une perspective d’ouverture.
Nous étions convaincus que l’alliance de la
beauté et de la flexibilité que l’on retrouvait
de manière traditionnelle dans des environnements résidentiels pouvait parfaitement
être transposée dans un espace public.
C’est pourquoi, d’un point de vue marketing, nous n’avons pas communiqué sur
nos produits en les cantonnant à tel ou
tel contexte particulier. En réalité, c’est le
public lui-même qui a décidé que la chaise
Catifa, par exemple, serait idéale pour le
genre de bureau qui commençait à se dessiner. Un ‘soft office’ cherchant un équilibre
confortable entre forme et fonction, et non
plus une approche basée sur la technique et
la fonction. Pour répondre à cette évolution,
nous nous sommes alors intéressés aux
espaces communs à l’intérieur
des bureaux, en développant des systèmes
de sièges s’adaptant aux salles
d’attente ou aux espaces lounge, et des
tables, sans nous préoccuper des aspects
esthétiques et techniques des fauteuils
opérationnels traditionnels et de leurs
configurations mécaniques.
Ces dernières années, la perception des
objets technologiques a évolué, favorisée
par le développement esthétique des TIC :
aujourd’hui, les gens découvrent qu’un
objet fonctionnel peut également être
un bel objet. Les évolutions sociales des
lieux de travail ainsi que l’humanisation du
monde de la technologie et sa recherche de
la beauté nous poussent à envisager une
approche différente du fauteuil opérationnel
et des autres meubles spécialement conçus
pour le bureau.
En quoi la mutation des schémas
de travail (technologie sans fil, télétravail
depuis chez soi, d’un café ou d’un hôtel)
a-t-elle influencé le design d’Arper ? Arper
s’intéresse-t-elle à la multifonctionnalité?
Le travail s’appuyant sur les nouvelles technologies a totalement changé le scénario
des environnements de travail : tous les
aspects de notre vie, y compris notre lieu
de travail, sont devenus plus intégrés.
Ces changements ont incité les gens à
essayer de redéfinir leurs espaces de
travail : moins de distraction, moins de bruit,
moins de banalité.
Aujourd’hui, le marché est à la recherche
de produits offrant flexibilité et adaptabilité,
pour des espaces à la fois privés et publics.
Il en va de même des lieux de travail
contemporains. Arper s’est concentrée sur
ces notions de flexibilité et d’adaptabilité
depuis le lancement de Catifa, ici même à
Orgatec, il y a 12 ans. Catifa est le manifeste
de ce concept : lorsque nous avons présenté Catifa 53 en 2001, nous la proposions
déjà en une vaste gamme de piètements
et d’options. Cette collection était donc
ajustable à une grande variété de domaines
et d’utilisations, nombre d’entre eux étant
liés au monde du travail
Cela semble aujourd’hui aller de soi, mais
c’était une approche très innovante à
l’époque. Après Catifa, nous avons continué
à développer des systèmes articulés de
produits, afin de renforcer cette idée alliant
« adaptabilité et cohérence » : la collection
Zinta en est l’exemple le plus récent et le
plus frappant.
D’une certaine manière, la transformation
du bureau traditionnel en un concept plus
ample de l’environnement de travail a
ouvert de nombreuses opportunités à Arper
et à ses produits. Elle nous a également
amenés à repenser à la signification du mot
‘innovation’. Le concept de Soft Tech—des
innovations technologiques à l’approche
holistique, en harmonie avec les réels
besoins de l’homme—s’incarnera parfaitement dans les nouvelles collections que
nous présentons à Orgatec.
En quoi les nouveaux produits créés
par Arper prennent-ils en compte les conditions contemporaines ?
L’idée sous-jacente au Soft Tech est de
concevoir des produits adaptables offrant
un confort naturel par le biais d’une technologie dissimulée, ce qui leur confère un air
de grande légèreté. Ces idées s’incarnent
de façon concrète dans nos nouvelles collections Kinesit, Catifa Sensit et Parentesit.
Tous ces produits portent en eux les gênes
d’Arper. Ils sont esthétiquement raffinés et
essentiels ; intelligents -puisque conçus
pour respecter les règlementations, sans
être guidés par elles— ; et fonctionnels—
déclinables en de nombreuses versions,
ils sont en outre personnalisables. Mais
surtout, ils envisagent l’homme d’un point
de vue holistique : ce dernier est en effet
à la recherche d’espaces de travail beaux,
sympathiques, plus doux, moins formels.
Nous sommes convaincus que ces produits
transcendent les frontières techniques d’Arper, ces dernières ne constituant que l’étape
logique suivante au sein de l’esprit d’Arper.
Prenez Kinesit, par exemple. Ce fauteuil
comporte un soutien lombaire ainsi qu’un
dispositif de réglage en hauteur ; ses
accoudoirs peuvent être réglés ; un mécanisme sensible au poids permet de l’incliner.
Tout est là pour vous offrir un confort réel.
Mais, avec Kinesit, c’est le fauteuil qui
répond au mouvement naturel du corps, et
non le corps qui s’adapte aux régulations
de la classique chaise de bureau. Dernier
point et non des moindres : le mécanisme
offrant une telle liberté et un tel confort
est totalement intégré, dissimulé derrière
une élégante silhouette organique. En le
regardant, en particulier dans sa version
tapissée, il est difficile d’imaginer les performances fonctionnelles se cachant derrière
son si joli profil.
Nous pensons que cette collection devrait
connaître un certain succès au sein d’un
marché aujourd’hui encore minoritaire,
mais cependant appelé à se développer
fortement – que l’on parle de bureau
contemporain ou d’espace résidentiel.
L’esthétique a-t-il sa place dans un lieu
de travail? Les rôles dévolus à la beauté et
à la fonctionnalité ont-ils évolué en matière
de design intérieur ? Dans quelle mesure
l’esthétique d’un espace bureau affecte-t-il
le travail effectué ?
Je suis convaincu que nos actions sont
influencées par notre environnement.
Arper est une entreprise italienne : en Italie,
partout où le regard se porte, tout n’est que
beauté, du paysage, de l’architecture, de la
nourriture… Cela modèle nos perceptions
et nos valeurs. Lorsque le succès d’une
entreprise repose sur des gens talentueux
et créatifs, elle se doit de leur offrir un
environnement stimulant l’efficacité et,
au-delà, l’identification. Un environnement à
la fois beau et motivant est nécessaire non
seulement pour ceux qui y travaillent mais
également pour attirer visiteurs et potentiels collaborateurs talentueux. Mais, pour
bien travailler, un environnement parfait ne
suffit pas. Une entreprise doit également
satisfaire les besoins et les attentes de ses
employés qualifiés et des travailleurs du
savoir d’aujourd’hui : une bonne organisation, avec juste ce qu’il faut de bureaucratie,
ainsi qu’une ‘organisation horizontale’,
s’appuyant sur un travail effectué à la fois
de manière autonome et en collaboration
avec d’autres, reposant sur une vision et
des buts, pas seulement sur des règles.
Une fois ces facteurs mis en place, les
employés trouvent alors un sens et du
plaisir à leur travail.
UN BUREAU
LUMINEUX
central permet aux employés de se retrouver, de faire connaissance, de se reposer ou
simplement de savourer un café.
L’association d’une architecture inspirante
et d’une approche inspirée relatives au lieu
de travail contribue à créer une atmosphère
encourageante, stimulante, en écho aux
idéaux d’Eneco. Ce système dynamique
fait grand cas du comportement de ses
employés : à l’instar de la mission de l’entreprise, il ouvre la voie vers un futur durable,
respectueux, clairement humain.
UN ESPACE DE
TRAVAIL HOLISTIQUE
Lorsque votre société se consacre à l’élaboration de nouveaux modes de réflexion,
ses propres bureaux doivent refléter une
politique aussi visionnaire. L’entreprise
néerlandaise Eneco est responsable de
l’acheminement de gaz naturel, d’électricité
et de chauffage vers plus de deux millions
de consommateurs. Au-delà de ces services commerciaux traditionnels, Eneco est
également à l’avant-garde en matière d’écologie en cherchant à promouvoir auprès
des foyers et des entreprises hollandais
des sources d’énergie renouvelables, telle
l’énergie éolienne, solaire et hydraulique.
Cette approche progressive est à l’origine du nouveau siège social d’Eneco, à
Rotterdam. Sa conception a été confiée
aux bureaux Hofman Dujardin Architects
et Fokkema & Partners. Depuis 2012, date
de l’ouverture de ses portes, l’empreinte
carbone d’Eneco Rotterdam est nulle, grâce
à ses 288 panneaux solaires installés sur
le toit et à un système photovoltaïque de
« poursuite solaire », capable de suivre la
course quotidienne du soleil afin de canaliser son énergie. Les panneaux solaires
génèrent en moyenne assez d’énergie pour
alimenter 50 foyers. Le recours à la lumière
artificielle est tempéré par le spectaculaire
atrium central du bâtiment, baignant les
270.000 mètres carré de l’édifice de lumière
naturelle. La lumière du soleil se reflète sur
les murs et sur le sol de l’espace blanc,
réduisant d’autant la nécessité de recourir à
la lumière électrique.
L’espace blanc et lumineux est ponctué
de tâches de couleurs, nouvelle preuve s’il
en est de l’approche innovante d’Eneco en
matière d’environnement professionnel.
Délimitées par divers coloris, des zones
de sièges sont reparties de manière sporadique dans tout le bâtiment, offrant un vaste
éventail de styles de travail et de choix aux
2.100 employés de la société. Les longues
tables communes sont autant d’occasion de
travailler ensemble ou de se réunir, tandis
que des fauteuils individuels et des îlots de
travail privés favorisent la concentration.
Les salariés sont invités à choisir la zone et
le style de travail leur correspondant le plus,
selon leurs besoins de réfléchir et de se
concentrer, de travailler de manière collaborative et communautaire, mobile ou fixe.
La diversité des couleurs et des matériaux
utilisés dans chaque espace aide à identifier
et à personnaliser chaque zone, tout en
servant de balises de navigation au sein
du bâtiment. Cette souplesse permet aux
employés de migrer d’un environnement
à un autre, au gré de leur journée, de leur
semaine ou juste de quelques heures, et de
trouver un espace qui leur parle.
Chez Eneco, on encourage les saines
habitudes de travail tout en offrant à chaque
individu l’opportunité de participer au bien
commun. De larges escaliers connectent
les plateaux ouverts, offrant aux employés
la solution énergétique la plus efficace qui
soit, et donc à ne pas prendre l’ascenseur.
Une flotte de voitures électriques est mise
à disposition de tous les employés résidant
en dehors de la zone d‘accès de la gare
Rotterdam Alexander, afin de faciliter leurs
allers-retours. Des murs luxuriants, vivants,
délimitent les espaces intérieurs, purifiant
l’air et offrant un oxygène propre. Une
cantine publique et un grand bar expresso
96
INTERVIEW DE LIEVORE ALTHERR MOLINA
Les designers Alberto Lievore, Jeannette
Altherr et Manel Molina, également connus
sous le nom de leur studio Lievore Altherr
Molina, collaborent depuis plus de 15 ans
avec des organisations du monde entier en
tant que concepteurs de produits, consultants et directeurs artistiques. Actuellement
basé à Barcelone, le studio Lievore Altherr
Molina jouit d’une réputation internationale
et a ainsi reçu en 1999 le Prix International
de Design en Espagne. Cette même année,
Lievore Altherr Molina entamait une collaboration étroite avec Arper, concevant
quelques-uns des meubles les plus caractéristiques de la société italienne, dont la
collection Leaf et l’emblématique Catifa,
réincarnée cette année en Catifa Sensit, un
siège de travail à la forme minimale et à la
fonctionnalité dynamique.
Témoin depuis plus d’une décennie de
l’évolution des besoins du bureau, le studio
Lievore Altherr Molina a répondu à ce changement en concevant des meubles alliant
élégance et adaptabilité. Face à la demande
croissante d’intimité au sein des espaces
collaboratifs ou paysagers, les designers
présentent cette année Parentesit, une cloison à usage multiple. Les auteurs évoquent
ici pour nous leurs façons de procéder, ainsi
que les besoins en constante évolution du
lieu de travail.
Que requiert un bureau contemporain ?
En quoi le bureau a-t-il évolué ?
L’environnement d’un bureau s’est complexifié. La majorité des gens a en général
tendance à penser que le bureau ne représente que l’endroit où ils travaillent. Mais
ce n’est pas tout. Le travail aujourd’hui
consiste de plus en plus à communiquer et à
discuter au sein d’un groupe, pas seulement
à travailler seul, derrière son bureau. Le
bureau traditionnel existe toujours, mais en
parallèle, de nombreuses autres conceptions
de l’idée même du bureau se développent.
A ce titre, de plus en plus de bureaux sont
en fait de larges espaces ouverts, offrant
la possibilité de partager et de discuter
d’une part, et de se concentrer individuellement d’autre part. Aujourd’hui, il existe de
nombreuses déclinaisons du mot ‘bureau’
: espaces collaboratifs, start-ups, bureaux
temporaires et virtuels à usage occasionnel,
bureaux à louer à l’heure (par exemple dans
un hôtel), à la journée ou à la semaine, sans
oublier les autres espaces de travail comme
la maison, la rue, les hôpitaux, les écoles et
les restaurants.
Le bureau traditionnel a également changé,
grâce à la technologie. Un espace de travail
personnel s’avérant trop petit pour accueillir
un groupe peut se convertir en une vaste
salle de conférence grâce à la vidéoconférence. De même, des petits bureaux, à usage
individuel, peuvent se transformer en salle
de réunion numérique. Le besoin d’intimité
et d’une isolation acoustique prend alors
toute son importance—par exemple, une
réunion virtuelle par Skype dans un pièce
ceinte de panneaux de verre ou dans un
large espace de bureaux partagés.
Au-delà de ces considérations, nous avons
changé, modifiant ainsi notre perception
de l’environnement et nos aspirations à
nous trouver en un endroit dans lequel nous
pouvons nous identifier.
Comment créez-vous un environnement de travail à la fois confortable et
stimulant ? Comment percevez-vous les
relations professionnelles forcément différentes si l’on se trouve dans un espace clos
ou au contraire, dans un espace communautaire, paysager ?
Nous nous sommes toujours intéressés à
l’humanité des objets. Notre lieu de travail
est un endroit où nous venons tous les
jours. Nous passons plus de temps avec
certains collègues qu’avec nos amis. C’est
une part essentielle de notre vie. Pourquoi
donc accepter de vivre dans des espaces
de travail sans vie ? Par convention, par
habitude. Nous acceptons que les meubles
de bureau parlent une sorte de ‘langage
produit’, comme par exemple une photocopieuse ou un ordinateur. Apple nous a
cependant prouvé qu’un ordinateur pouvait
être à la fois indispensable, intuitif et beau.
Pourquoi devrions-nous utiliser du mobilier
ressemblant à un vieux PC ? Les meubles
de bureau traditionnel semblent être conçus
pour laisser croire au travailleur qu’il n’est
qu’un pion sur le vaste échiquier de l’entreprise, en le maintenant dans une atmosphère
anonyme, stérile, industrielle. Il suffit de
regarder pour s’en convaincre les sols gris,
les tableaux métalliques, les chevalets de
conférence. Personne ne peut croire que
ce type d’espace industriel constitue un
environnement de croissance. Une société a
en priorité besoin de créativité, de communication, d’idées pour le futur.
Pour autant l’inverse est-il vrai? Un endroit
est-il stimulant parce qu’il est lumineux et
voyant, à l’image d’un parc d’attraction ? Un
parc d’attraction est sans doute divertissant
un certain temps mais, par la suite, il devient
presque une provocation, inconfortable,
ne constituant certainement pas un endroit
avec lequel créer un lien au quotidien.
Un endroit peut-il être à la fois stimulant,
calme, amical, respectueux, équilibré ? A
l’instar des relations humaines, nous devons
nous y sentir à l’aise afin de donner le meilleur de nous-mêmes. Un bon environnent
de travail est un endroit confortable. Mais
au-delà du confort physique, cet endroit doit
incarner un système de facteurs équilibré,
interagissant avec la personne humaine—
son corps (le dos, les yeux, les oreilles), son
cerveau (concentration, interaction),
son âme (se sentir à l’aise, en sécurité,
identifié, stimulé).
L’usager influe sur le lieu, mais le lieu influe
également sur l’usager. Arper a toujours été
un partenaire d’exception dans la mesure
où nous partageons la même préoccupation
liée aux relations humaines et à la façon
dont les gens vivent en un endroit. Nous
sommes fermement convaincus que les
meubles doivent offrir un confort visuel,
physique et émotionnel, ainsi qu’un sens du
lieu, d’appartenance.
C’est pourquoi nous avons souvent privilégié le lien ténu existant entre espaces
domestique et contract. Si nous sommes
capables d’humaniser nos maisons (après
tout, notre maison est au cœur de nos vies),
comment insérer ce même cœur dans un
espace contract ? Au final, le bureau devient
un espace plus doux, plus domestique, plus
souple. Il n’est plus seulement un engin de
travail homogène. Les jeunes générations
ne veulent plus vivre pour travailler, mais
travailler pour vivre. Ils sont en quête d’un
meilleur équilibre, permettant une plus
grande fluidité entre ces deux mondes. De
fait, les entreprises doivent s’y adapter.
Un tel environnement doit répondre aux
différentes sortes de travail et aux différents
types de personnes qui y vivent. Cela exige
de créer des habitats très divers, aussi bien
privés, semi-privés que publics.
Quelles ont été les considérations
nécessaires à la conceptualisation de
Parentesit? Pourquoi ce besoin d’intimité ?
C’est un débat récurrent pour nous tous.
D’une manière générale, nous bannissons
tout ce qui est fermé, étant plus attirés
par les vastes espaces paysagers, lumineux, offrant de belles perspectives et une
attrayante gestuelle. Nous nous sommes
cependant aperçus que nous n’étions pas
toujours totalement à l’aise dans ce genre
d’espace ouvert. Cela a provoqué d’intenses
discussions autour de la nécessité de se
protéger, de se concentrer, d’avoir un espace
privé. Pour des raisons de sécurité, les lieux
publics sont éclairés de manière uniforme,
puissante et plate, ce qui tue l’atmosphère
du lieu. Sur le plan anthropologique,
les petits espaces créent un sentiment
d’intimité, d’unité, à l’opposé d’un vaste
open space.
Nous avons alors pris conscience de la
nécessité des espaces privés et des avantages que l’on pouvait en tirer, d’un point
de vue visuel mais également acoustique.
A l’instar de l’éclairage, il ne s’agit pas
d’éliminer tout bruit, mais bien de le cibler.
Comme pour la lumière, un doux fond sonore
est loin d’être désagréable et permet de se
concentrer sur d’autres sonorités. Un espace
privé signifie plus qu’un mur : il incarne un
sens du lieu, de la douceur, de la tranquillité,
de l’identité, de l’appartenance. C’est une
approche assez holistique.
Quel a été le processus conceptuel
pour Parentesit? Comment l’utiliser dans un
environnement professionnel ?
Parentesit est un système de panneaux
absorbant les sons (sans les bloquer), procurant un confort optimal grâce à l’intimité qu’il
offre. Ils peuvent être utilisés de diverses
manières. Chaque panneau est recouvert
de tissus aux coutures décoratives, ce qui
ajoute définition et orientation.
Les panneaux peuvent devenir des diviseurs
d’espace autonomes, à la hauteur et aux
terminaux variables, et créer des espaces
accueillant les sièges d’Arper, tels les
tabourets tapissés Pix, les fauteuils Catifa
80 ou Colina. Un tel espace peut constituer
un petit havre de paix au sein d’un bureau
plus spacieux. Les panneaux peuvent
également être érigés autour d’un seul siège,
afin de permettre une conférence Skype
entre deux personnes, voire un moment
de détente ou de réflexion pour une seule
personne. Ils peuvent aussi être joints à un
canapé, à deux places ou plus, de manière
linéaire ou articulée, et autoriser les réunions
restreintes. Il est possible d’ajouter d’autres
panneaux à ceux déjà utilisés et créer ainsi
un paysage ou un essaim, formant alors des
petits espaces privés derrière les canapés.
Vous obtenez de la sorte une combinaison
d’espaces de réunion de diverses tailles.
Les panneaux peuvent également être
utilisés en tant que panneaux absorbeurs
de bruit. Ils ont d’ailleurs initialement été
conçus pour les bureaux et les showrooms
d’Arper, dont les murs et les sols sont
principalement constitués de verre et de
béton : des éléments à l’acoustique donc
réfléchissante, cependant trop beaux pour
être recouverts de tapis ou de panneaux de
bois. Nous cherchions le bon équilibre : le
silence, mais pas la banalité; un arrière-plan,
néanmoins agréable à regarder.
Les panneaux de mur auront des formes à
la fois essentielles, graphiques et iconiques,
comme le cercle, le carré, l’ovale, formes qui
seront combinables de diverses manières.
L’équilibre du jeu entre la grande taille, les
lignes pures, les couleurs et les lignes appliquées créera une palette d’options à même
d’ajuster l’expression, que l’on souhaite un
mur discret ou empli d’images fortement
graphiques. Ces parois allieront fonction et
signification, mais elles n’en constitueront
pas moins un élément expressif, répondant
ainsi au vœu d’Arper d’être utiles, sans pour
autant sacrifier douceur et beauté.
CROSS
NOUVEAUX
PRODUITS
KINESIT
Design by Lievore Altherr Molina, 2014
SOFT TECHNOLOGIE
La chaise Kinesit est la première chaise
opérationnelle d’Arper. Conforme aux
normes règlementaires en vigueur, son
design est pourtant en tous points léger et
minimaliste. Kinesit offre un profil linéaire
et élégant, grâce à son mécanisme intégré,
consentant un mouvement synchronisé,
et aux commandes de hauteur d’assisse,
discrètement dissimulés sous le siège.
Une barre de soutien lombaire réglable
est insérée de manière imperceptible à
l’intérieur du dossier, offrant un appui
supplémentaire sans en augmenter
l’épaisseur. La possibilité de régler le siège
et le dossier permet à la coque d’épouser
la forme du corps de l’utilisateur, tout en
garantissant un niveau extraordinaire de
confort. Kinesit est personnalisable, son
revêtement pouvant être choisi parmi
toutes les collections de tissus proposées
dans le catalogue d’Arper.
CATIFA SENSIT
Design by Lievore Altherr Molina, 2014
UNE ÉLÉGANCE À L’ÉTAT PUR
Catifa Sensit est une chaise à l’impérissable
silhouette, idéale pour s’insérer dans un
environnement sophistiqué et élégant, au
bureau comme à la maison. Catifa Sensit
offre la fonctionnalité résistante d’une
traditionnelle chaise de bureau sans pour
autant laisser paraître une technologie inesthétique. Un mécanisme intégré sensible au
poids, consentant un mouvement synchronisé, permet à catifa Sensit de s’incliner et
de soulager la pression du bas du dos, sans
rompre la continuité et l’élégance de son
profil. De forme enveloppante mais légère,
la séduisante silhouette de Catifa Sensit
maintient le corps dans ses doux contours
tout en offrant un soutien ergonomique.
97
Design by Fattorini+Rizzini+Partners, 2014
ROBUSTE, AUX LIGNES GÉNÉREUSES
Eclectique, ample et spacieuse, la table
Cross s’intègre tout autant aux salles de
réunion, aux espaces résidentiels qu’aux
environnements de travail collaboratif,
grâce à ses diverses configurations possibles. Lieu de rencontre temporaire pour
des groupes ou base de travail collectif
avec suffisamment d’espace à partager,
la considérable longueur de Cross est à la
fois sculpturale et architecturale : dotée
d’une structure solide, elle forme un espace
rassurant, favorisant la créativité. Un couloir
central permet à tout un chacun de brancher ses ordinateurs et autres appareils à la
prise centrale, créant un espace de travail
efficace, à même de répondre aux besoins
en évolution constante d’un dynamique
bureau contemporain. Cross offre un
espace de travail souple, efficace, d’une
rare élégance.
ES
Las necesidades de la oficina han cambiado. La tecnología ha ampliado los modos
de trabajo. Nuestro trabajo ya no se desarrolla en un lugar y en un tiempo concreto.
Hoy en día, trabajamos cuando lo necesitamos y en los espacios que elegimos.
Las necesidades de nuestros espacios de trabajo también han cambiado.
Necesitamos espacios para concentrarnos,
solos y tranquilos, y también espacios
donde colaborar en grupo. Buscamos
privacidad cuando es necesaria y la interacción con los demás cuando el trabajo
así lo exige.
Pero, por encima de todo, buscamos
espacios que reflejen cómo somos.
Queremos un entorno que coincida con
nuestras ambiciones, que esté en sintonía
con nuestra sensibilidad y nuestros deseos.
Necesitamos herramientas que sean tan
adaptables como nosotros mismos. Más
allá de la sola función, necesitamos espacios que construyan la vida de un modo
holístico, reuniendo trabajo, creatividad y
todo lo demás.
Las fronteras ya no existen. Trabajo y vida
van de la mano.
UNA OFICINA ABIERTA
Y SALUDABLE
«Es maravilloso sentir que los valores de
nuestra compañía no solo se reflejan en
nuestro trabajo, que también están presentes en el ambiente de nuestra oficina.
Nuestra distribución en un espacio abierto
con mobiliario adaptable permite que la
comunicación con otros miembros del
equipo sea fácil y flexible, ofrece lugares
para la concentración individual o para la
discusión en colaboración.» Maria, representante de ventas de Eneco
Creemos en la luz. De hecho, nuestro
negocio depende de ello. Así que ¿por qué
no debería reflejarse en nuestro trabajo?
Trabajamos en el campo de la energía
sostenible y el nuestro es un trabajo de
colaboración. Las decisiones que tomamos
como individuos pueden afectar a nuestra calidad de vida. Nuestra oficina es la
manifestación de nuestros valores, por eso
damos a los empleados la libertad de trabajar independientemente o la oportunidad de
actuar juntos.
En el centro de nuestra oficina un atrio
permite que el ambiente se inunde con la
luz del sol, brillante y natural. La planta está
enmarcada por paredes vivas que oxigenan
el aire, zonas de reunión en tonalidades
ricas jalonan la gran planta abierta, diáfana
y blanca. Alfombras rojas, azules y púrpuras crean espacios diferenciados para dar
cabida a los diversos estilos de trabajo.
Las largas mesas y sillas se unen para las
reuniones en grupo, mientras que los espacios cerrados se reservan para el trabajo en
concentración, individual. Grupos de sillas
coloridas y suaves en torno a mesas de café
crean espacios acogedores para reuniones improvisadas. Un equilibrio fluido de
espacios públicos y privados permite a los
trabajadores seleccionar el ambiente que
mejor se adapte a sus necesidades y a su
estilo de trabajo; o a alternar entre ambientes, el público y el reservado, el individual y
el colectivo.
LA OFICINA FUERA
DE LA OFICINA
PRIMERAS
IMPRESIONES
«Cuando viajo necesito un espacio donde
trabajar y reunirme con los clientes. Cuando
estás en el extranjero, puede ser todo
un reto encontrar un espacio lo suficientemente grande y con las comodidades
necesarias para albergar a un grupo de
personas con todos sus equipos técnicos.»
Stephen, Arquitecto senior
«Acudí a visitar a un cliente y me quedé
impresionada desde el momento en que
entré en el vestíbulo. La luz, el espacio, la
energía que transmite el barrio... Eso es lo
que sentí desde el instante en que crucé el
umbral. Resulta vigorizante visitar un espacio con tanta energía.» Anne, contable
Al recorrer este espacio, percibo al instante
que se comunica conmigo. Sé que una
organización comparte mi actitud, mi visión
del confort y del estilo con solo entrar en su
espacio de trabajo. Sé que en este entorno
me gustaría pasar mi tiempo y aplicar todas
mis energías.
Somos afortunados por haber ido más allá
de la estricta funcionalidad de una oficina—
los requerimientos técnicos de un espacio
de trabajo—, en busca de la expresión de
nuestra personalidad. Ahora queremos un
espacio que nos inspire además de facilitarnos el trabajo, un espacio que sea tanto
el reflejo de nuestras metas como un medio
para alcanzarlas.
Cuando me dirijo al Crane Building, en
el corazón del Bankside de Londres, me
sumerjo en vibrantes hitos culturales. Cerca
de la Tate Modern, a un paso de galerías de
arte, restaurantes y cafés... el barrio zumba
de creatividad. Cuando entro en el Crane
Building para visitar a un cliente, me recibe
un interior urbano y relajado en sintonía con
el espíritu del barrio, pero sin sacrificar las
demandas útiles y prácticas de la actividad
cotidinana. Me siento inmediatamente
seducido por el espacio. En medio del
espacio blanco roto se congregan suaves y
coloridos asientos y cojines: una invitación
para la conversación informal durante el
bullicio de un día ajetreado. Dos amplias
terrazas y un jardín en la azotea proponen
un escape y un respiro—aunque sea por un
momento—a la concentración de la mesa
de trabajo, son un lugar tranquilo donde
disfrutar del entorno mientras, abajo, la
ciudad sigue con su actividad.
Nuestra capacidad para conectar con gente
de todo el mundo mediante la comunicación digital ha cambiado irrevocablemente
el panorama empresarial contemporáneo
que ahora demanda un esfuerzo global. El
correo electrónico, Skype, los chats y las
redes sociales nos permiten estar en todas
partes a la vez, comunicarnos a través de
husos horarios y fronteras sin dejar nunca
nuestro escritorio.
Hemos entrado en la edad de la Oficina
Global. Todos los días nos conectamos
digitalmente con colegas de todo el mundo.
Pero, de vez en cuando, es esencial una
reunión cara a cara, es la oportunidad de
compartir y discutir, de colaborar y generar
nuevas ideas. La planificación de una reunión internacional o de un proyecto kick-off
con un grupo de clientes, exige un espacio
flexible y atractivo, capaz de facilitar la
concentración del trabajo en grupo.
Cuando viajamos para reunirnos con
colegas necesitamos un espacio que
ofrezca todas las facilidades de nuestro
lugar de trabajo en casa. Más que un lugar
de encuentro, lo que precisamos son las
herramientas de una oficina. Ubicado
dentro de nuestro hotel, el espacio de
trabajo de alquiler nos ofrece todos los
recursos de una oficina en el extranjero.
Asientos dispuestos en grupo, pizarras
blancas y largas mesas de trabajo, es
ideal para el intercambio de ideas o para la
reunión de toda la empresa. El servicio de
catering elimina la necesidad de abandonar
la sala para el almuerzo y las comodidades
del hotel facilitan que el grupo se reúna y se
centre en el trabajo, incluso viajando.
LA OFICINA SIN
HORARIOS
«Mi trabajo me lleva por todo el mundo.
Cuando estoy viajando, un lobby o un café
donde puedo sentarme un momento y revisar mi correo electrónico puede ser justo lo
que necesito.» Patrice, editor de una revista.
Mi oficina puede estar en todas partes y en
ninguna en concreto. Como la tecnología
se ha convertido en algo ligero y operativo,
98
cada vez necesito menos las herramientas
tradicionales de una oficina—como montones de papel, pizarras o grabadoras—y
busco espacios flexibles donde instalarme.
Cuando viajo, la silla cómoda de un lobby
de hotel me resulta tan válida para trabajar
como mi escritorio de editor o nuestra sala
de conferencias. Realizar una entrevista
o una reunión con un cliente en un café o
tomando una copa en el bar del hotel crea
una impresión de familiaridad doméstica,
incluso cuando estoy lejos de casa. En el
sofá del lobby me tomo un breve descanso
entre reuniones, contesto a unos e-mails o
me tomo un cafe rápido antes de dirigirme a
mi próxima cita. Gracias al WiFi me conecto
con mi oficina central: puedo viajar por todo
el mundo e informar sobre las aventuras
del día desde mi laptop mientras veo como
llegan nuevos huéspedes al hotel dispuestos a pasar la noche.
Esta oficina improvisada es mi nido: un
lugar cómodo, con todo lo que necesito
para trabajar a mi alcance y con una conexión con mi oficina tan fácil que a cualquier
mensaje sigue una respuesta.
ENFOQUE Y
CONCENTRACIÓN
«En mi trabajo, fácilmente puedo pasar 8
horas sin darme cuenta, concentrado en
mi investigación en la biblioteca. Esto se
consigue gracias a un ambiente cómodo
que satisface mis necesidades.»
Andreas, profesor.
Soy asistente de investigación y desarrollo
parte de mi trabajo en soledad. Puedo pasar
horas en silencio, concentrado, leyendo y
releyendo documentos, buscando claves en
textos y revistas académicas.
Trabajar en una biblioteca te ayuda a sentirte parte de un espacio público. Cuando
me tomo un respiro miro hacia arriba y
veo como a mi alrededor, inmersos en su
trabajo, otros escriben en sus portátiles y
hojean revistas. Te carga de energía formar
parte de un gran centro de actividad,
aunque cada uno esté en su propio mundo.
Para mí es vital tener un espacio de trabajo
que me permita la actividad más intensa.
Necesito un espacio que me ofrezca lo
esencial, que sea cómodo, con asientos
adecuados, mesas amplias para leer libros
y periódicos, una iluminación adecuada y
un mínimo ruido; todo ello en un entorno
visual discreto y armonioso. Mientras
trabajo me gusta sentir que mi mente puede
vagar y pensar sin distracciones físicas;
las personas deben trabajar en el ambiente
más cómodo que pueda crearse para que la
mente pueda ser libre.
IN BRIEF
EL ESPACIO DE
TRABAJO DEL FUTURO
Andrew Harrison y Les Hutton
En los últimos años se ha producido una
transformación radical en el trabajo y el
espacio de trabajo; del cómo trabajamos, a
qué hacemos y dónde trabajamos. Después
de décadas con un enfoque creciente en
estructuras corporativas y edificios de
oficinas de perfil alto, los nuevos factores
tecnológicos están cambiando el cómo
trabajamos, propiciando un cambio de lo
estático a lo flexible, de lo establecido a
lo dinámico. Este cambio está provocado
por la convergencia de las comunicaciones y las tecnologías de computación;
la revolución digital está perfilando una
nueva economía del conocimiento. Desde
la revolución agrícola e industrial, nuestras
vidas no habían experimentado una transformación tan radical, que modifica nuestra
experiencia y expectativas con respecto al
tiempo y al espacio, al trabajo y al ocio, a la
forma y función de las ciudades.
En los albores de la revolución digital, el
espacio de oficina tradicional es solo uno
de los muchos modelos que han cambiado
radicalmente el uso del espacio. A partir de
las demandas de cambio para los espacios
de trabajo, parece claro que el trabajo
futuro se caracterizará por desarrollarse en
espacios adaptables, compartidos, reasignados y distribuidos con formas cada vez
más imaginativas, flexibles y basadas en el
uso sensible.
LA EVOLUCIÓN DE LA OFICINA
Los cambios en la economía y la tecnología siempre han sido los factores que han
dado forma a nuestros espacios de trabajo.
Incluso los rascacielos y las sedes monolíticas que han dominado por tanto tiempo
a los trabajadores, fueron respuestas a las
necesidades de un mercado corporativo
emergente que ya no podían ser satisfechas
por fábricas, instituciones o edificios industriales. La «oficina», tal como se concibió
tradicionalmente, se creó como respuesta
a una creciente clase media en un sistema
jerárquico.
Con el tiempo el modelo ha cambiado para
adaptarse a los cambios sociales, políticos,
económicos y tecnológicos gracias a la
modificación de su forma, función y, en
última instancia, significado (Figura 1). De
la postindustrialización y los orígenes de
la «cultura de la oficina» en los años 50,
pasando por el apogeo de la privatización
en los años 80, la oficina se ha adaptado
para satisfacer las exigencias de la eficiencia. En los años 90 las nuevas formas de
comunicación electrónica revolucionaron el
lugar de trabajo: la información tecnológica
libre para todas las personas dentro del
lugar de trabajo, los teléfonos móviles que
ofrecían un lugar de trabajo más libre y toda
una variedad de nuevas formas de comunicación que abrieron el lugar de trabajo a
una colaboración a escala mundial.
La combinación de una demanda cambiante para nuestro entorno, el aumento de
la movilidad individual y el avance tecnológico ha conducido al desarrollo de nuevas
formas de trabajo (Figura 2) y ha marcado
el principio del fin del edificio de oficinas
como única posibilidad en la ciudad.
Como resultado de todos estos cambios
en los campos de la comunicación y la
tecnología, emergió un nuevo valor: la
información. Y con él, un nuevo tipo de
fuerza de trabajo—el trabajador del conocimiento—que se convirtió en principal
desde su aparición. Esta nueva generación
de trabajadores ya no estaba atada a los
espacios tradicionales de oficina, al contrario, está perfectamente adaptada y resulta
más eficaz si adopta un espacio de trabajo
itinerante. Esta rápida transformación
hacia una nueva distribución del espacio
comenzó a erosionar todas las convenciones espaciales y temporales producto del
siglo XX hasta crear una equivalencia entre
el espacio físico y el virtual.
La tecnología se convirtió, rápidamente, en
el componente más barato del trabajo, y el
personal en el más caro—de un modo tangible solo representa alrededor de un cuarto
del valor en el mercado de muchas empresas—; se convirtió en un asunto crítico
conectar, satisfacer, retener y aprovechar
el capital intelectual que aportan los trabajadores del conocimiento, por eso es clave
su ubicación.
EL NUEVO LUGAR DE TRABAJO
La pregunta estaba en el aire: ¿cómo dar
cabida a una mano de obra dispersa en un
ambiente que favorezca su prosperidad?
En 2002, una extensa investigación
desarrollada por la Unión Europea, SANE1
(Implantación Sostenible para la Nueva
Economía), comenzó a ofrecer respuestas a
las compañías lidiando con este problema
de la definición—y la creación—de la
infraestructura adecuada para una fuerza
de trabajo dispersa. El estudio tuvo en
consideración factores como el lugar, las
personas y los procesos con el fin de permitir a los diseñadores, los desarrolladores de
tecnología y los especialistas la concepción
de un lugar de trabajo que ya no dependiera
de su ubicación. ¿Qué se necesitaba en
este nuevo entorno de trabajo que combina
lo físico con lo virtual? ¿Cuáles eran las
demandas de los nuevos trabajadores del
conocimiento?
Los resultados del estudio crearon un
marco unificado de medio ambiente,
interacción humana y procesos para la
creación de puestos de trabajo sostenibles,
en colaboración con toda Europa. SANE
proporcionó una metodología para un
modelo—físico o virtual—apropiado para
cualquier organización (Figura 4).
En el modelo desarrollado por SANE descubrimos tres tipos de espacios de trabajo—el
privado, el privilegiado y el público—, cada
uno con un uso propio y diferenciado del
espacio, y con aplicación en dos escalas, la
virtual y la física.
EL ESPACIO PRIVADO: LA OFICINA ES LA
CIUDAD
Cuando esta fuerza de trabajo dispersa
comenzó a considerar el mundo exterior
como espacio de trabajo, las organizaciones comenzaron a tomar para sí mismas
experiencias urbanas y espacios que generalmente se asociaban con la ciudad: áreas
de silencio, espacios de trabajo individuales, salones de descanso, patios y cafés.
Este acercamiento moderno y sofisticado
incorpora, en un mismo edificio, la necesidad de espacios privados, privilegiados y
públicos. Sin embargo, incluso dentro del
modelo de oficinas individuales, la jornada
de trabajo estandarizada—de 9 a 5—está
dando paso a una mezcla de trabajo y vida,
a una actividad de 24 horas al día y siete
días a la semana.
Aunque la necesidad del encuentro cara a
cara se ha compensado gracias a la comunicación virtual, el espacio centralizado
todavía sigue ofreciendo beneficios evidentes. El modelo de oficina privada fomenta
la interacción informal entre colegas
mediante áreas de reunión designadas y
salas de conferencias.
En algunas oficinas este concepto ha
ido un paso más allá al valorar las ideas
compartidas y transmitidas mediante una
conversación informal. Progresivamente,
los espacios de oficinas contemporáneos
han comenzado a adoptar el enfoque de
oficina compartida en el ámbito del espacio
privado, permitiendo de esta manera que
los dos sistemas se beneficien de la sinergia
que generan los espacios compartidos.
En esta visión también subyace un tercer
enfoque, el de la «cohabitación», en el que
distintas organizaciones comparten espacio
con el fin de poner en común experiencia,
conocimientos y recursos.
ESPACIOS PRIVILEGIADOS O DE ACCESO
POR INVITACIÓN
En el modelo del espacio privilegiado,
individuos o pequeños grupos se unen
dentro de un área particular de intereses
para compartir un entorno gracias a una
estructura de membresía y asociación de
honorarios. Aunque este modelo arrancó
en los años 80 y 90 por iniciativa de los
promotores de espacios de trabajo para
ejecutivos, que intuyeron los beneficios de
compartir tecnología entre distintos arrendatarios, ha florecido entre los trabajadores
del conocimiento en la década del 2000. Si
bien los ocupantes del espacio privilegiado
podrían optar por trabajar desde la comodidad del hogar, del café o de una institución
pública, el beneficio económico y el valor
cultural de la colaboración se convierten en
un incentivo incuestionable. Este fenómeno
de atracción no solo convoca a individuos,
también las organizaciones están viendo,
con mayor frecuencia, los beneficios de
reducir los costes de propiedad aumentando, al mismo tiempo, la productividad
mediante la colaboración.
Internacionalmente establecido, este
«tercer espacio» varía en términos de escala
y variedad de entornos, y no llama a engaño
respecto al ocio inherente en el trabajo
continuo; pero siempre presenta ciertas
características de diseño, incluyendo zonas
dedicadas a la concentración en el trabajo,
áreas de trabajo compartido y visitas de
corta duración, salas de reuniones formales
e informales, y también áreas donde tomar
un café y espacios de socialización y de
apoyo empresarial, que incluyen soporte de
reprografía y tecnología.
ESPACIOS PÚBLICOS: LA CIUDAD ES LA
OFICINA
Para algunos, la ciudad entera es la oficina.
Cuando ya no es necesario albergar todos
los aspectos de una organización en una
única ubicación, la distribución de los
espacios de trabajo en el seno de la ciudad
permite a esa organización aprovechar al
máximo la oferta espacial urbana. Las áreas
públicas y semipúblicas como los parques,
las cafeterías, las bibliotecas, las áreas
comunes de un museo o las salas de espera
se convierten en oficinas. En su forma más
extrema, el «placemaking permeable», se
difuminan los límites entre espacio y lugar.
Esta metodología permite una mejor alienación cultural de los trabajadores y para las
marcas globales representa la posibilidad
de ofrecer a su equipo humano la elección
de un ambiente que encaje con su estética
individual, sus intereses y su agenda.
ESPACIO INTERIOR
Las exigencias del día a día son variadas.
Un usuario, en un mismo día, puede experimentar la necesidad de la concentración
individual, de la colaboración en grupo y de
una reunión informal. En el trabajo basado
en actividades (Figura 5), el aumento del
espacio para usos diversos exige que tenga
una funcionalidad flexible capaz de acomodar a todo tipo de usuarios. Los entornos
de trabajo deberán ser capaces de acomodar todo tipo de tecnologías—pantallas
grandes o múltiples, cámaras y equipos de
audio...—, y en consecuencia demandarán
un aumento de las posibilidades acústicas,
de iluminación y de funcionalidad.
El mobiliario debe ser igualmente adaptable, ergonómico y fácilmente reconfigurable
para satisfacer la diversidad de necesidades. Los elementos individuales, como
mesas, sillas y particiones, deben seguir
siendo adaptables a todo tipo de entornos
de trabajo en correspondencia con las
diversas actividades que se desarrollen
en ellos. Los nuevos diseños de mobiliario
deben ser lo suficientemente ágiles para
satisfacer el desafío de este nuevo entorno
de trabajo flexible.
La consultora de espacios de trabajo
Despina Katsikakis define el futuro lugar de
trabajo a partir de su mobiliario: «El entorno
de oficina ya no se realizará a partir de
filas de escritorios, actualmente una rica
variedad de configuraciones difuminan los
límites entre espacios personales, compartidos y públicos que desarrollan la innovación
organizativa.»2 Tal como Katsikakis señala
rápidamente, el futuro espacio de trabajo se
99
desarrollará a partir de muebles que cumplan con funciones dinámicas, que actúen
como un sistema de apoyo en vez de como
un contenedor restrictivo.
Además de proporcionar una funcionalidad adaptable, los espacios de trabajo
corporativos deben encarnar los valores
de una organización. Representar, articular
una marca en un espacio físico de trabajo
(Figura 6), puede ayudar a expresar la cultura y los valores de una organización.
Expresivo, adaptable y humano, así vemos
el futuro espacio de trabajo que se está
desarrollando gracias a las demandas de
unos trabajadores dinámicos, facultados
por la tecnología, apoyados en su entorno y
capaces de responder a los desafíos
del siglo XXI.
Notas bibliográficas:
El estudio SANE (Sustainable
Accommodation for the New Economy) ha
sido financiado por la Comisión Europea
en el 2002.
2
Katsikakis, 2010
1
HACIA EL DISEÑO
QUE ES HUMANO
UNA ENTREVISTA CON CLAUDIO FELTRIN,
DIRECTOR GENERAL DE ARPER
Hace doce años, en Orgatec, Arper presentó una silla que establecería una nueva
directriz de diseño para la compañía
italiana: Catifa—una silla elegante, gestual,
igualmente adecuada para el hogar o la
oficina—. Hoy, Arper continúa tendiendo
un puente entre dos mundos, el residencial
y el del soft contract, poniendo el énfasis
en la realización de muebles idóneos para
el actual concepto de trabajo: funcionales,
pero confortables; elegantes, pero modernos; compatibles tecnológicamente, pero
diseñados de acuerdo con las necesidades
de las personas. Estas cuestiones, que ya
no son nuevas para Arper, se están enfatizando en el mercado actual. Con motivo del
retorno a Orgatec, doce años después, el
Director General de Arper, Claudio Feltrin,
comparte con nosotros más ideas respecto
a las directrices de diseño de Arper.
¿Cuáles son los elementos esenciales
de un espacio de trabajo contemporáneo?
Hoy en día el valor en el mercado está
determinado por la innovación (en los productos, los procesos o la comunicación). La
innovación solo puede generarse mediante
una gestión inteligente y consciente del
conocimiento y la competitividad, siempre
apoyada en las tecnologías de la información y la comunicación. El uso de estas
tecnologías se ha incrementado exponencialmente a lo largo de esta última década,
de acuerdo con las necesidades del actual
panorama de trabajo, más dinámico y
capaz de adaptarse a espacios mixtos o
compartidos, de acuerdo con usos más
imaginativos, flexibles y sensibles.
En la actualidad, la oficina tradicional es un
modelo superado por nuevas tendencias.
En el espacio de trabajo contemporáneo
convergen los conceptos de flexibilidad y
adaptabilidad. Ahora nuestras necesidades pasan por el confort (un lugar donde
sentarse), por integrar la tecnología (un
lugar donde emplear la tecnología digital)
y por la adaptabilidad (las posibilidades de
reconfigurar el espacio).
¿Cómo han cambiado las expectativas de los usuarios de muebles desde
que Arper inició su actividad? ¿Cómo ha
respondido Arper a esas expectativas?
Desde sus orígenes, Arper ha ofrecido muebles relacionados con el soft contract—todo
tipo de espacios públicos con la excepción
de la oficina operativa—y con el ambiente
doméstico contemporáneo.
Siempre hemos pensado los espacios
públicos desde una perspectiva abierta.
Creemos que la combinación de belleza y
flexibilidad que tradicionalmente se relacionaba con los ambientes residenciales
también puede aplicarse a los espacios
públicos o de trabajo. Por lo tanto, desde
la perspectiva del marketing, no hemos
comunicado nuestros productos en relación con un contexto de uso determinado.
Sin embargo, fue el propio público el que
eligió Catifa, por ejemplo, como el producto
idóneo para el tipo de oficina que emergía
en aquel momento. Una «soft office» busca
un equilibrio confortable entre forma y función focalizado en técnica y función. Como
respuesta a esta evolución, nos planteamos
las áreas comunes dentro de las oficinas,
desarrollamos sistemas de asientos para
relajarse o esperar, y también mesas, pero
todavía no nos habíamos interesado por
ofrecer un enfoque estético y técnico a las
tradicionales sillas de oficina y a su aspecto
mecánico.
En los últimos años, la percepción respecto a los objetos técnicos ha cambiado
impulsada por el desarrollo estético de las
ICT: ahora el público ha descubierto que
un objeto funcional también puede ser un
objeto bello. La evolución social en los
espacios de trabajo junto a la humanización
y la búsqueda de belleza en la tecnología
nos ha llevado a pensar en un acercamiento
distinto a las sillas de oficina y al resto de
mobiliario especialmente concebido para
los ámbitos de trabajo.
¿Cómo han afectado los cambios en
los métodos de trabajo (tecnología wireless,
trabajo doméstico, trabajo en espacios
públicos como un café o un hotel...) en
la línea de los diseños de Arper? ¿Arper
diseña en busca de la multifuncionalidad?
La actividad desarrollada a partir de las
nuevas tecnologías ha cambiado por
completo el escenario de los ambientes
de trabajo: todos los aspectos de nuestras
vidas han acabado por integrarse, incluidos nuestros espacios de trabajo. Estos
cambios también han ayudado a la gente a
buscar «el menos es más» en sus espacios
de trabajo: menos distracciones, menos
ruido, menos banalidad.
En la actualidad, el mercado está atento a
los productos que destacan por su flexibilidad y su adaptabilidad tanto a espacios
privados como públicos. Esto también
encaja perfectamente con los espacios
de trabajo contemporáneos. Arper se ha
centrado en la flexibilidad y la adaptabilidad
desde que presentó Catifa en Orgatec hace
ya 12 años. Catifa es el manifiesto de este
concepto desde que lanzamos Catifa 53 en
el 2001, que ya contaba con siete tipologías
distintas de bases y opciones, lo que la
convertía en una colección adaptable a
diversos ambientes y usos, también
de trabajo.
Aunque hoy en día esto pueda parecer
bastante común, en su momento supuso
un acercamiento innovador. Después de
Catifa continuamos desarrollando sistemas
de productos articulados alrededor de esta
idea de «adaptabilidad y consistencia»: la
colección Zinta es el más reciente y directo
ejemplo de esta actitud.
En algunos casos, la transformación de la
oficina tradicional hacia un concepto más
abierto de los entornos de trabajo ha abierto
muchas oportunidades para los productos
de Arper, pero también nos ha empujado
a replantearnos qué significa la innovación para nosotros. El concepto de «Soft
Tech»—innovaciones tecnológicas con una
aproximación holística, desarrolladas en
armonía con las necesidades de la gente—
estará perfectamente representado en las
colecciones que presentaremos aquí, en
Orgatec.
¿Cuáles son los nuevos productos que
Arper ha desarrollado de acuerdo con estas
nuevas necesidades?
La idea que subyace tras el «Soft Tech» es la
de crear productos adaptables que ofrezcan
un confort natural empleando la tecnología
de un modo que resulte visualmente ligero.
Estas ideas han tenido una aplicación
concreta en las nuevas colecciones Kinesit,
Catifa Sensit y Parentesit. Todos estos productos están perfectamente concebidos a
partir del ADN de Arper. Son estéticamente
refinados y esenciales; inteligentes, porque
están diseñados respetando las normas
que ellos mismos representan; funcionales,
porque están desarrollados en distintas versiones que todavía se amplían más gracias
a la costumización; y, sobre todo, consideran a las personas desde una perspectiva
holística, porque la gente busca espacios
de trabajo que resulten empáticos y bellos,
ligeros, poco formales. Estamos convencidos de que estos productos amplían los
límites técnicos de Arper y constituyen el
siguiente paso lógico en nuestro espíritu.
Tomemos a Kinesit como ejemplo. Una de
las cualidades de esta butaca es su ajuste
lumbar en altura, el respaldo puede regularse mediante un mecanismo sensible al
peso que permite la oscilación adecuada
para lograr un confort efectivo. Pero, en
Kinesit, es la butaca la que responde al
movimiento natural del cuerpo, y no a la
inversa, cuando el cuerpo tiene que adaptarse a los límites que impone una silla de
oficina tradicional. Y, sobre todo: los mecanismos que permiten esta libertad y confort
están integrados y ocultos en
una forma elegante y orgánica. Cuando la
contemplamos—especialmente en su versión tapizada—es difícil imaginar que una
forma tan bella albergue una tecnología
tan funcional.
Estamos seguros de que esta colección
será muy bien acogida por un público que
aunque hoy en día no es mayoritario tiene
un gran potencial, tanto en espacios de
trabajo como en el ámbito doméstico.
¿Qué importancia tiene la estética en
los espacios de trabajo? ¿Cuál es papel que
juegan la belleza y la funcionalidad en la
transformación del diseño interior? ¿Cómo
afecta la estética de un espacio de trabajo a
la actividad que se desarrolla en su interior?
Estoy convencido de que el ambiente
afecta a las acciones que suceden en su
interior. Arper es una compañía italiana y en
Italia estamos rodeados por la belleza del
paisaje, de la arquitectura, de la comida...
todo esto configura nuestra percepción y
nuestros valores.
Cuando el éxito de una compañía está
basado en el talento y la capacidad de
innovación de las personas, se establece
un entorno que favorece la eficiencia y,
algo más, la identificación. Los entornos
de trabajo bellos e inspiradores son necesarios para las personas que trabajan en
una compañía, pero también son capaces
de atraer a otras personas con talento que
quieran colaborar con ella. Pero, para que
una compañía funcione bien, no solo es
necesario un buen entorno de trabajo. Una
compañía también necesita satifacer las
expectativas y requisitos de los empleados
especializados y de todos aquellos que
trabajan con el conocimiento: una buena
organización, con una burocracia mínima
y una estructura lo más horizontal posible,
un sistema que apoye el trabajo, tanto el
que se realiza de forma autónoma como
el colectivo, que se apoya en la visión y en
los objetivos, y no en las reglas. Cuando se
aplican todos estos factores, los trabajadores no solo encuentran sentido a su trabajo,
también disfrutan con él.
UN BRILLANTE
ESPACIO DE TRABAJO
de los trabajadores y, como la misión de la
empresa, allana el camino para un crecimiento sostenido, para un futuro basado en
los valores humanos.
UNA VISION
HOLISTICA DEL
ESPACIO DE TRABAJO
Cuando una empresa emplea formas
alternativas de pensamiento, su espacio de
trabajo debe ser igualmente innovador. La
compañía holandesa Eneco suministra gas
natural, electricidad y calefacción a más
de 2 millones de clientes. Pero, además
de los tradicionales servicios comerciales,
Eneco también está a la vanguardia de la
implantación de energías alternativas, como
la eólica, la hidroeléctrica o la solar, en los
hogares y las empresas de los Países Bajos.
La misma filosofía progresista se aplicó
en la planificación de la nueva sede de
la empresa en Rotterdam, desarrollada
por Hofman Dujardin Architects junto a
Fokkema & Partners. Inaugurada en 2012,
Eneco Rotterdam ha reducido al 100% sus
emisiones de carbono gracias a 288 paneles
solares instalados en la azotea y al sistema
fotovoltaico «suntrack», que rastrea el arco
diario del sol para aprovechar su energía.
De promedio, los paneles solares generan
suficiente energía para cubrir las necesidades de 50 familias. La necesidad de fuentes
de luz artificial se compensa mediante el
espectacular atrio central, que inunda de luz
natural los 270.000 pies cuadrados del edificio. La luz del sol se refleja en el suelo y las
paredes blancas reduciendo todavía más la
necesidad de iluminación eléctrica.
Como una puntuación en la luz, el espacio
en blanco enmarca pozos de color que
son un manifiesto del carácter pionero
de Eneco. Las áreas de asientos delineadas por el color, que están colocadas
esporádicamente por todo el edificio, se
ofrecen para satisfacer una amplia gama
de estilos de trabajo y opciones para los
2.100 empleados de la empresa. Grandes
mesas comunes ofrecen áreas de trabajo
compartido o un buen lugar para reunirse,
mientras los sillones y los espacios privados
permiten el trabajo a solas o la reflexión.
Se anima a los trabajadores a elegir el área
y estilo de trabajo que mejor se adapte a
sus necesidades: reflexivo y concentrado,
en colaboración, móvil o fijo. La diversidad
de colores y materiales utilizados en cada
espacio da un sentido de identidad y personaliza cada área, y también sirve como
puntos de navegación dentro del edificio.
Los trabajadores son libres de migrar entre
estos entornos flexibles, encontrar el que
encaje con ellos ese día, esa semana o tal
vez solo por unas horas.
En Eneco se potencian los hábitos de
trabajo saludables y a cada individuo se le
ofrece la oportunidad de contribuir al bien
común. Los trabajadores tienen la opción
eficiente de no tomar el ascensor gracias
a las grandes escaleras que conectan la
planta abierta. Para aquellos que viven
fuera del alcance de la cercana estación de
transporte público de Rotterdam Alexander,
está disponible una flota de coches electricos que facilitará sus viajes. Exhuberantes,
los jardines verticales purifican el aire y
proporcionan oxígeno limpio. En el centro,
un gran café y un comedor ofrecen a los
trabajadores la oportunidad de conocerse,
socializar, descansar o, simplemente,
disfrutar de un café.
El resultado de una arquitectura inspiradora,
focalizada en mejorar el lugar de trabajo, es
un ambiente solidario, estimulante y acorde
con los ideales de Eneco. Este sistema
dinámico pone en valor el comportamiento
100
UNA ENTREVISTA CON
LIEVORE ALTHERR MOLINA Los diseñadores Alberto Lievore, Jeannette Altherr
y Manel Molina—también conocidos
como Estudio Lievore Altherr Molina—han
colaborado desde hace más de 15 años
con organizaciones de todo el mundo
en el diseño de producto, la consultoría
y la dirección de arte. Desde su sede
en Barcelona, Lievore Altherr Molina ha
obtenido el reconocimiento internacional
por sus trabajos, incluyendo el Premio
Nacional de Diseño en 1999. Ese mismo año
Lievore Altherr Molina inició su colaboración
con Arper, diseñó algunos de los muebles
más reconocibles de la compañía, como
la colección Leaf y la icónica Catifa, que
este año ha renacido como Catifa Sensit,
una silla de trabajo con una forma mínima y
funcionalidad dinámica.
Lievore Altherr Molina ha desarrollado diseños de muebles que fusionan elegancia con
adaptabilidad a las necesidades cambiantes que ha experimentado la oficina en esta
última década. En respuesta a la creciente
demanda de privacidad en espacios comunes o abiertos, este año los diseñadores
presentan Parentesit, una partición de usos
múltiples. En esta entrevista los diseñadores comparten sus ideas con respecto a
su proceso de trabajo y a las necesidades
cambiantes de los lugares de trabajo.
¿Cuáles son las demandas de la
oficina contemporánea? ¿Cómo han evolucionado las oficinas?
El paisaje de la oficina ha evolucionado
hacía la complejidad. En general, la gente
tiende a pensar que la oficina es el lugar
en el que trabaja; pero esto no es cierto.
El trabajo se está volviendo cada vez más
un asunto ligado a la comunicación y a la
discusión dentro de un grupo, ya no se trata
exclusivamente de trabajar solos detrás
de un escritorio. La oficina clásica todavía
existe, pero en paralelo hay muchos otros
conceptos de la idea de oficina, muchos de
ellos, con grandes espacios abiertos, necesitan que convivan dos posibilidades: la del
espacio compartido apto para la discusión y
la del espacio idoneo para la concentración
individual. Hoy en día hay muchas formas
de «oficina» diferentes: espacios para
compartir, star-ups, oficinas temporales y
virtuales que solo utilizas ocasionalmente,
espacios de oficina que pueden alquilarse
por horas, días o semanas—como un
hotel—; y otros espacios de trabajo, como
el hogar, la calle, los hospitales, las escuelas y los restaurantes.
La oficina clásica también ha cambiado
gracias a la tecnología. Un espacio de
trabajo personal, demasiado pequeño para
dar cabida a un grupo, puede convertirse en
una sala de reuniones gracias a la videoconferencia. Tu zona privada, tu pequeña
oficina, se convierte en una sala de reuniones digital y la necesidad de privacidad
y de una acústica de calidad se convierte
en algo muy muy importante; por ejemplo,
no resulta cómoda una reunión a través de
Skype en un espacio compartido o rodeado
de paneles de vidrio.
Pero lo fundamental es que nosotros hemos
cambiado y que ha cambiado nuestra percepción del entorno y nuestras aspiraciones
con respecto a un lugar con el cual nos
podamos identificar.
¿Cómo se crea un entorno de trabajo
cómodo e inspirador? ¿Cómo se perciben
los cambios en las interacciones dependiendo de si el espacio está cerrado o es
comunal, abierto?
Siempre nos ha interesado el lado humano
de las cosas. Nuestro espacio de trabajo
es un lugar al que regresamos día tras día.
Pasamos más tiempo con nuestros compañeros de trabajo que con nuestros amigos.
No hay duda, el trabajo es una parte
importante de nuestra vida. Entonces, ¿Por
qué aceptamos vivir en espacios de trabajo
sin vitalidad? Aceptamos convenciones,
hábitos. Aceptamos que el mobiliario de
oficina exprese una especie de «lenguaje
de producto», como una fotocopiadora o un
ordenador. Pero si las empresas actuales
crean productos que son tan intuitivos y
bellos como funcionales, ¿por qué deberíamos seguir utilizando un mobiliario que
se parezca a un viejo PC? El mobiliario de
oficina tradicional parece estar diseñado
para que el trabajador se sienta como
una pequeña pieza en el gran sistema
de la compañía mediante una atmósfera anónima, estéril e industrial: suelos
grises, planchas de metal y portafolios. No
podemos creer que este tipo de espacios
industriales sean el ambiente que la sociedad necesita para crecer en creatividad,
comunicación e ideas para el futuro.
Sin embargo ¿la verdad es lo contrario? ¿Un
espacio resulta inspirador si es brillante y
llamativo como un parque de atracciones?
Un parque de atracciones tal vez sea divertido por un momento, pero luego puede
convertirse en una provocación, incómoda,
no es un espacio que pueda relacionarse
con lo cotidiano.
¿Cómo puede un espacio resultar
inspirador, mientras sigue siendo tranquilo,
respetuoso, amigable y equilibrado? Tal
como sucede con las interacciones humanas, un espacio debe ser cómodo para
que sea capaz de ofrecer lo mejor. Un buen
espacio de trabajo es un espacio cómodo.
Pero, más allá del confort físico, el espacio
de trabajo debe ser un sistema equilibrado
de todos los factores que interactúan con
las personas: el cuerpo (espalda, ojos,
oídos), la mente (concentración, interacción) y el alma (comodidad, seguridad,
identificación, inspiración).
El usuario afecta al espacio del mismo
modo que el espacio afecta al usuario.
Arper ha sido un gran socio en el sentido
de que compartimos la preocupación con
respecto a la interacción entre las personas
y el espacio. Creemos firmemente que los
muebles deben ofrecer comodidad—visual,
física y emocional—y también contribuir a
dar sentido a un lugar.
Por todo esto nuestra labor a menudo se ha
centrando en la difusa intersección entre
los espacios domésticos y el contract. Si
asociamos a los hogares con lo humano—
después de todo, el hogar está donde está
el corazón—, entonces ¿cómo podemos
incorporar corazón al contract? La oficina
se está convirtiendo en algo más suave,
más doméstico y más flexible. Ya no es una
gran máquina de trabajo homogénea. Las
jóvenes generaciones ya no viven para trabajar, trabajan para vivir. Están buscando un
equilibrio mejor y más fluido entre los dos
mundos. Y, en consecuencia, las compañías
se están adaptando. Los entornos deben
ser compatibles con diversos tipos de
trabajo y con los distintos tipos de personas
que habitan en el lugar de trabajo; esta
exigencia requiere la creación de diferentes
hábitats: una gama completa de espacios
privados, semiprivados y públicos.
¿Qué consideraciones de diseño se
tuvieron en cuenta en la creación de los
paneles Parentesit? ¿Por qué necesitamos
privacidad?
Este es un tema que tratamos casi a diario
en nuestra oficina. En general, tendemos a
rechazar los cierres, buscamos espacios,
grandes, abiertos, brillantes, expresivos y
con perspectivas. Pero entonces descubrimos que los espacios abiertos también nos
producen una cierta intranquilidad. Esto ha
provocado algunas discusiones en torno
a la necesidad de protección, a la concentración y a la privacidad. En las zonas
comunes, por razones de seguridad, se
demanda una iluminación general, brillante
y plana; pero que anula la posibilidad de
que el espacio tenga una atmósfera propia.
Incluso desde una perspectiva antropológica, los espacios pequeños crean una
sensación de intimidad, al contrario que los
grandes espacios abiertos.
Somos más conscientes de la necesidad
y las cualidades de la privacidad, no solo
desde el punto de vista visual, también
acústico. Igual que en la iluminación, una
buena acústica no equivale a anular todos
los sonidos, sino a ofrecer un tratamiento
para esa cuestión. Igual que con la luz,
es bueno contar con un fondo suave que
nos permita concentrarnos en los tonos
más brillantes y cercanos. Para nosotros
la privacidad es más que un muro, es un
sentido de lugar, es calidez, tranquilidad,
identificación y pertenencia. La privacidad
es un sistema holístico.
¿Cuál fue el proceso de diseño de
Parentesit? ¿Cómo se emplea Parentesit en
los espacios de trabajo?
Parentesit es un sistema acústico de
paneles de absorción (no bloquea el sonido)
de sonido que proporciona comodidad
mediante privacidad. Pueden emplearse de
muchas maneras diferentes. Los paneles
están cubiertos con tela con costuras decorativas que aportan definición y sentido.
Los paneles pueden dividir el espacio de
manera independiente, con diferentes
alturas y acabados, y ayudan a crear un
ambiente de sala de estar combinados con
asientos de Arper, como los taburetes tapizados Pix, las sillas Catifa 80 o Colina. Este
espacio se convierte en un pequeño refugio
en el contexto de una oficina más grande.
Los paneles también pueden albergar un
solo asiento, lo que permitiría una videoconferencia entre dos personas, o un momento
de relax o concentración para un solo
individuo. O pueden acoplarse a un sofá
de dos plazas o de un tamaño más grande,
lineal o en ángulo, apto para pequeñas
reuniones. Empleando los mismos paneles,
la parte posterior puede ampliarse con
otros paneles hasta crear un ambiente o un
clúster, un pequeño espacio privado detrás
del sofá. De este modo se pueden combinar
espacios de reunión de diferentes tamaños.
Parentesit también puede utilizarse como
panel mural fonoabsorbente. Inicialmente
Arper lo desarrolló para showrooms y
oficinas con muros y suelos de vidrio y hormigón, muy reflectantes; pero demasiado
interesantes como para cubrirse con alfombras o con paneles murales completos.
Buscamos el equilibrio adecuado: tranquilo,
pero no anónimo; en segundo plano, pero
que demande una mirada.
Los paneles murales tendrán formas
icónicas, esenciales, pero muy gráficas, un
círculo, un cuadrado o un óvalo, que podrán
reunirse en diferentes composiciones. El
equilibrio de una obra de gran tamaño,
con formas puras, color y líneas aplicadas
a partir de una paleta de opciones que
permiten calibrar la expresión del muro, de
discreta a fuerte. Parentesit crea función y
significado y, al mismo tiempo, actúa como
elemento expresivo y cumple con el objetivo
de Arper: cumplir una función sin sacrificar
calidez ni belleza.
NUEVOS
PRODUCTOS
CROSS
KINESIT
Design by Fattorini+Rizzini+Partners, 2014
Design by Lievore Altherr Molina, 2014
UNA TECNOLOGIA HUMANA
Kinesit es la primera silla de trabajo realizada por Arper. A partir de un diseño ligero
y minimalista cumple con las disposiciones
técnico-normativas vigentes con respecto
a este tipo de productos. Incorpora un
mecanismo que permite un movimiento
sincronizado sensible al peso y un regulador
de altura discretamente situados bajo el
asiento para corregir el excesivo desorden
visual que podría tener su silueta. Dentro
del delgado marco del respaldo se esconde
una barra de soporte lumbar ajustable que
ofrece un apoyo adicional sin ocupar más
espacio que el necesario. Los ajustes del
asiento y el respaldo permiten a la carcasa
un ajuste perfecto a la tipología de cada
individuo para lograr una óptima comodidad
de uso, incluso durante largos periodos de
tiempo. Kinesit puede costumizarse con
todas las telas del catálogo Arper.
CATIFA SENSIT
Design by Lievore Altherr Molina, 2014
ELEGANCIA EN ESTADO PURO
La silla Catifa Sensit tiene una silueta
rotunda concebida para hogares y ambientes de trabajo sofisticados, que asegura
siempre el confort sin artefactos antiestéticos. Catifa Sensit ofrece la funcionalidad de
una silla de trabajo tradicional, pero sin que
la mayor parte de la tecnología sea visible.
Un mecanismo integrado que sincroniza
los movimientos, permite a Catifa aliviar la
presión en la zona lumbar sin interrumpir
la sobriedad y elegancia de su forma. Tan
acogedora como esencial, Catifa conserva
su elegancia y sus líneas atractivas mientras
ofrece al cuerpo un apoyo ergonómico con
sus líneas suaves.
101
ROBUSTA, CON LÍNEAS GENEROSAS
Adaptable, abierta y generosa, Cross resulta
igualmente adecuada para las salas de
reuniones, los espacios residenciales o los
entornos de trabajo en colaboración, gracias a sus posibilidades de personalización.
Las dimensiones de Cross, escultóricas y
arquitectónicas, la hacen adecuada para
una reunión temporal sobre la marcha, para
reuniones en grupo o como mesa de trabajo
comunitario con suficiente espacio para
compartir. Está dotada de una estructura
sólida y de una base segura, forma un
sólido y acogedor espacio donde crear.
El canal central permite la conexión de
distintos ordenadores y crea un espacio de
trabajo solidario, adaptable a las necesidades cambiantes de una oficina dinámica y
contemporánea. Cross ofrece un espacio
de trabajo flexible y solidario con un estilo
indiscutible.
102
Credits
Photo:
— Matthijs van Roon
9 - 17, 77, 79 - 83
— Nick Guttridge
21 - 27
— Salva Lopez
31 - 39
— Pietro Savorelli, Studio Archea,
Biblioteca di Nembro
43
— Marco Covi
44 - 51, 73 - 75, 79 - 83, 84 - 89
— bpk | Jörg F. Muller
55 - 61
— Filip DUJARDIN
Architect Nicolas BLONDEEL
67
— Lubica Fahr
68
— Philip Vile
70
— Varianti
71
— Marco Covi, Andrea Maffei Architects Studio
72
— Inga Powilleit
74
llustrations:
— Michael Kirkham
6, 4, 15, 18, 28, 36, 37, 40, 48, 52, 61
Cover llustration:
— Michael Kirkham
Concept, Editorial & Design Direction:
— 2x4
Consultation:
— Lievore Altherr Molina
— Emeyele
Copy:
— Abbye Churchill
— Jeannette Altherr
Translations:
— Achim Wurm
— Albert Mauri
— Anne-Sophie Milard
— Arper
— Just! Venice
Colour separation:
— Sartori Group srl
Printed by
Litopat SpA
Contributors
— Davidegroppi
www.davidegroppi.com
— Kasthall
www.kasthall.com
— Discipline Srl
www.discipline.eu
— Crane Building, pag. 28-39,
developer Dorrington PLC,
Architects Allies & Morrison
www.thecranebuilding.co.uk
103
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Honorable Mention 2014
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New York — USA
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