Note sur "Le donne delle campagne nella storia

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Note sur "Le donne delle campagne nella storia
NOTICIARIO DE HISTORIA AGRARIA N.o 3 (1992-1)
pp. 157-162
Note sur "Le donne delle campagne nella
storia sociale d 'Italia"
MANUELA MARTINI
*
RESUMEN: Se reseñan los dos últimos números de la revista del Instituto
"Alcide Cervi" dedicados al papel, poco tratado aún, de la mujer en la familia
campesina durante los dos últimos siglos a través de la reciente historia social
italiana.
Palabras clave: historia social, sociedad rural, familia campesina, mujer,
campiña italiana.
ABSTRAT: The two most recent issues of the "Alcide Cervi" Institute's
magazine are reviewed. Dealing with the role, not quite investigated yet, played
by women in peasant families during the last two centuries throughout the recent
Italian social history.
Key words: social history, rural society, peasant family, women, italian
countryside.
ISTlTUTO "A. CERVI", "Annali", 12/1990, Societa rurale e ruolifemminili in Italia tra
Ottocento e Novecento, P. Corti (ed. ), Bologna, 11 Mulino, 1992.
ISTlTUTO "A. CERVI", "Annali" , 13/1991, Le donne nelle campagne italiane del
Novecento, P. Corti (ed. ), Bologna, 11 Mulino, 1992.
L'obieuivo del convegno tenutosi ormai due anni fa a Conselice e Ravenna, cento
*
Dottorato di storia economica e sociale. Universita L. Bocconi di Milano.
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anni dopo uno sciopero di donne finito in un eccidio 1, era certo impegnativo. "Le donne
deHe campagne neIla storia sociale d'ltalia 1860-1960" vol eva essere (' occasione per
colmare una lacuna piu volte lamentata nel corso di quelle giornate: la mancanza di un
bilancio storico deHa presenza femminile neHe campagne italiane.
Tale lacuna non era la sola, a essa si aggiungeva la scarsa attenzione della storiografia
dell' eta contemporanea, fino a tempi recentissimi, per una storia delle donne e delle
relazioni tra i sessi che non fosse una storia dei movimenti politici femminili.
Di fronte a queste non facili premesse I'intento del Instituto A. Cervi di dare un
avvio aIla riflessione e tanto piu utile, e anzi encomiabile. E gli atti di quel convegno,
pubblicati negli ultimi due volumi degli "Annali ", ne offrono una prova diretta2 . Forse,
come notava Luisa Passerini nella relazione d' apertura, in a1cuni casi gli interventi
hanno scontato il peso del ritardo e hanno avuto una valenza piuttosto reattiva rispetto
alla storiografia precedente, scoprendo con troppa facilita momenti di protagonismo
femminile. E' yero che hanno dimostrato una elasticÍta maggiore a1cuni ambiti tematici
deHa storia sociale italiana piu frequentati e vivaci, tuttavia spunti originali si sono avuti
in tutte le sezioni in cui era articolato il convegno. Semmai
lo notava ancora Passerini
- in qua1che caso e mancata una piu decisa linea unificante, una maggiore 'organicÍta'
dei singoli interventi aH'interno della sezione in cui erano inseriti.
Non sono da sottovalutare, al di la delle diverse impostazioni metodologiche, i
moti vi strutturali, dovuti alla frammentazione delle realta agricole italiane e alla pluralita
di figure femminili che ne emergono, difficilmente riconducibili a unita. Come precisava
Maura Palazzi nel delineare il quadro del diverso conformarsi della famiglia contadina,
"il primo problema da risolvere, per cominciare ad affrontare un'articolazione di fenomeni
tanto complessa e quindi di carattere interpretativo e riguarda la necessita di riaggregare
le sÍtuazioni esistenti secondo criteri adeguati a cogliere discriminanti significative per
la vita delle donne e in generale per le relazioni tra i sessi" (p.26). La soluzione
interpretativa da lei scelta e fortemente centrata sulla famiglia, sulla sua funzione
economica e sulla sua struttura. Sul nesso lavoro/famiglia e sui meccanismi di formazione
deH'aggregato domestico e costruito (,intervento di Palazzi, la quale non manca di
mettere in rilievo la presenza di ruoli femminili atipici, le donne capofamiglia, all'interno
di una dimensione famigliare patriarcale dominante. Donne capofamiglia a cui dedica
nella stessa sezione largo spazio l'intervento, fondato su fonti demografiche, di Aurora
Angeli, la quale pur mettendo in evidenza
com'e ovvio
la loro maggiore rilevanza
in contesti piu interessati da attivita industriali e commerciali, fa notare una loro presenza
in ambito rurale, in particolare tra le famiglie bracciantili, ma pure tra quelle mezzadrili.
La contrapposizione emersa tra aree appoderate e aree non appoderate neIla relazione
di Palazzi acquista una valenza specifica nel caso delle donne meridionali. Oli interventi
Tra le iniziative promosse in quell'occasione rientrano le ricerche pubblicate in F.
CAZZOLA - P.P. D'ATTORRE (eds), Conselice. Una comunita bracciantile tra Ottocento e
Novecento, Longo, Ravenna, 1991, all'interno del quale si dedica largo spazio al contesto rurale
in cui l' eccidio del maggio 1890 ebbe luogo.
2
Una descrizione dei due volumi si trova in nel n. 2 di questo Noticiario, in F. CAZZOLA,
La storia agraria italiana negli «Annali dell'lstituto 'Alcide Cervi» (1975-/991), pp. 163-168.
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di Laura Pisano per la Sardegna e di Simona Laudani per la Sicilia sono entrambi tesi
a dare contorni meno vaghi alle attivita lavorative in ambito rurale di donne la cui
rappresentazione piu frequente e inscindibilmente legata all'ambito domestico. Da un
punto di vista diverso e tanto piu interessante l'intervento di Ida Fazio offre l' occasione
di valutare il peso delle relazioni di genere entrando all'interno dei meccanismi della
trasmissione della proprieta nella societa rurale siciliana. Fazio mostra come il modificarsi
dell'istituto dotale nelle familie rurali, anche le piu modeste, in cui le donne erano
partecipi della di visione dei beni familiari e quindi proprietarie dei beni che portavano
in dote (la casa in genere), rispondesse a logiche in cui le donne passavano nel corso
dell'Ottocento da una posizione centrale, do ve i beni dotali erani inalienabili, a una
apparentemente ancora piu auto noma, in cui le proprieta femminili non erano piu
vincolate. In realta, nota I'autrice, si tratta di "un'autonomia solo teorica, dal momento
che i beni venivano messi piu facilmente a disposizione della nuova famiglia, fondata
sul lavoro del marito, per sostenere le crisi legate ai cicli di vita e alla disoccupazione",
(p.199).
L'analisi del mutamento della condizione della donne plurattive nelle campagne
fiorentine, nella fattispecie "trecciaiole", e I'obiettivo dichiarato del contributo Pescarolo.
Fin da subito e messo dall' autrice in chiaro che questa attivita e caratterizzata da una
persistenza di lungo periodo e si inquadra in un ambito di divisione sessuale dellavoro
in cui la manifattura della paglia svolge un ruolo tradizionalmente integrativo
de]]' economia familiare. Tuttavia, in una continuita che giunge fino aquesto secolo, tale
attivita conosce un momento di, episodica, maschilizzazione nel corso dell'Ottocento
sotto la spinta della pressione demografica e di una congiuntura favorevole, per giungere
poi in breve a una femminilizzazione definitiva. Un processo che e accompagnato da
una valutazione negativa del valore del lavoro femminile a domicilio in opposizione a
quello maschile, tanto piu se industriale. Viceversa su quel lavoro, e sul contesto di
relazioni sociali che lo connota, Pescarolo vede I'origine della emancipazione delle
"trecciaiole", e la confutazione del pregiudizio che vuole la disgregazione del movimento
sociale legato alla dispersione produttiva; come i grandi scioperi di cui esse furono
protagoniste senza dubbio dimostrano.
Sui cambiamenti subiti dalle societa rurali e sulla necessita di dare conto dei fenomeni,
anche esterni a esse, che li producono, ha insistito a piu riprese la curatrice dei due
volumi. Di qui la scelta di dedicare una sezione alla "grande emigrazione" dalle campagne
che, come sottolinea Paola Corti, intendeva assolvere a due compiti: da un lato vederne
I'impatto sulle societa rurali, sottoposte in molti casi a un processo di femminilizzazione
diffusa a causa dell'esodo maschile; dall'altro individuare i caratteri della partecipazione
femminile attiva al fenomeno migratorio. Ma pure in altri interventi del convegno e
stato messa con insistenza in risalto l'imprescindibilita di que sta componente per dare
conto dei cambiamenti dei ruoli e delle rappresentazioni delle donne tra fine Ottocento
e inizio Novecento, in modo speciale nelle campagne meridionali dove l'emigrazione
non vantava una tradizione secolare come nelle montagne settentrionali e si innestava
bruscamente in un tessuto socioculturale che esc1udeva le donne dallo spazio pubblico
(Cappelli, Laudani, Signorelli).
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L'intento innovatore rispetto alla storiografia precedente e espJicitamente rivendicato
dalla curatrice: alle dicotomie Nord/Sud, conflittualita sociale/esodo, fattori "push and
pull" che la contraddistinguevano, e contrapposta I'analisi delle scelte migratorie dei
protagonisti nelle diverse realta locali. Ciü riflette bene lo stato di un settore della
ricerca che ha avuto negli ultimi quindici anni un impulso notevole, in particolar modo
per ciü che conceme l' emigrazione dalle aree del Nord, di cui la ricchezza di spunti dei
contributi raccolti ne e la testimonianza. E' da notare aquesto proposito che predominano
le aree settentrionali nelle analisi dei luoghi di partenza. Patrizia Audenino e Ada Lonni
nel soffermarsi sull'emigrazione da due aree circoscritte delle montagne piemontesi
mettono in luce I'elasticita delle donne di fronte a un'emigrazione maschile sempre
meno temporanea, sia nella partecipazione diretta a essa, sia nel reagire ai cambiamenti,
sul mercato matrimoniale per esempio, da essa prodotti. Mentre un solo intervento,
quello di Romolo Gandolfo, e nella prima parte dedicato alle caratteristiche dei flussi
migratori femminili da un paese del centro-Sud, Agnone, nel quadro di un esame delle
catene migratorie transoceaniche. E' questo un contributo che funge un po' da cerniera
anche rispetto agli altri interventi della sezione esclusivamente incentrati sulle relazioni
di gender nei luoghi di arrivo (Vangelista, Tirabassi). La contrapposizione schematica
tra luoghi di partenza e luoghi di arrivo che viene da essi inevitabilmente suggerita
viene in parte superata dall'uso di una fonte decisamente ricchissima come le lettere
degli emigranti analizzate da Emilio Franzina insieme alle testimonianze orali delle
donne emigrate.
Un ruolo altrettanto innovatore, per quanto destinato a successivi aggiustamenti,
gioca un evento eccezionale: la prima guerra mondiale, a cui pure e dedicata una
sezione. L'innescarsi di nuovi meccanismi nelle relazioni tra i sessi da essa messi in
atto, e il modificarsi delle norme che fino a quel momento Ji governano, e sottolineato
in esordio da Simonetta Soldani. Anche in questo caso la femminilizzazione delle zone
rurali prodotta dalla partenza degli uomini incide sulla divisione sessuale del lavoro
agricolo, che viene assunto anche nelle mansioni piii pesanti dalle donne provocando
reazioni stupite da parte degli osservatori coevi. Certo, nota Soldani, e necessario
distinguere le varie aree agricole a seconda della diversita dei sistemi di conduzione per
valutare il peso relativo della partecipazione femminile: cosi se e nelle aree appoderate
dove predomina la mezzadria che la sostituzione del lavoro maschile da parte delle
donne e piii agevole, pure nel Meridione, che certo risente piii pesantemente dal punto
di vista produttivo degli effetti della guerra, il lavoro delle donne acquista una nuova
dimensione.
La presenza femminile e, inoltre, dominante nelle proteste che dal 1916-17
coinvolgono l'intero paese. L'intervento di Giovanna Procacci e volto a collocare la
protesta delle donne in tempo di guerra nel contesto piii ampio delle forme femminili
di partecipazione a essa. Nella continuita che le contraddistingue vengono tuttavia
individuati dall' autrice i caratteri peculiari da assunti dalle proteste femminili,
particolarmente durante le invasioni di terre nel Lazio e gli scioperi nelle risaie. Ma non
si deve essere tratti in inganno da questo momento di protagonismo femminile, che resta
effimero. Nel soffermarsi sulle loro ripercussioni delle nell'opinione pubblica italiana e
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sulla stessa mentalita delle donne Procacci mette in chiaro come i risultati concreti
fossero modesti (la richiesta del suffragio femminile, ad esempio, non ebbe seguito) e
come fossero vissuti quali transitori dalle donne stesse, dal momento che la guerra non
aveva prodotto mutamenti significativi nelle relazioni tra i sessi all'interno della famiglia.
Pur in maniera diversificata nelle varie realta italiane gli effetti del conflitto bellico
rientrano dunque con il ritorno degli uomini, tanto da far affermare a Soldani che solo
nella vita privata essi sono duraturi: "se vogliamo trovare i segni indelebili della guerra
nel tormentato delinearsi di una nuova fisionomia femminile, e agli spazi privati che
dobbiamo guardare", (p.4S). In realta I'intervento di Tomassini nella stessa sezione fa
propendere piuttosto per una posizione meno drastica, in cui pur con fati ca, e spesso
nonostante la passivita, se non la resistenza, delle organizzazioni sindacali nazionali,
emerge una dimensione femminile ben delineata negli scioperi del dopoguerra.
L'innestarsi del fascismo nella complessa re alta postbellica fa emergere anche negli
studi sulla storia delle donne forti dissonanze, che nella sezione sul fascismo del convegno
vengono puntualmente registrate. In apertura De Grazia mette in evidenza i tratti
dell'ideologia "ruralista" del fascismo e la sua 'invenzione' della "donna rurale", portata
anche istituzionalmente a compimento con l'associazione deBe "Massaie rurali" nel
1933. Gli aspetti innovativi dell'ideologia fascista sull'identita femminile vengono
enfatizzati da Vittorio Cappelli che insiste sulla dimensione pubblica offerta alle donne
del Meridione e sul loro maggior accesso all'istruzione riferendosi principalmente a
contesti rur-urbani. Mentre Gloria Chianese ribadisce I'estraneita delle donne deBe
campagne meridionali alle soBecitazioni propagandistiche fasciste. Una posizione diversa e quella di Paul Comer, il quale mette in luce il lento modificarsi delle relazioni di
genere all'interno della famiglia in un contesto secolare di pluriattivita rurale. A un
modello di pluriattivita familiare definito da una rigida divisione sessuale dei ruoli, in
cui l' occupazione di fabbrica (femminile) nella gerarchia delle rilevanze che governano
le strategie d' azione della famiglia contadina e subordinata allavoro agricolo, tra le due
guerre se ne sostituisce uno piu flessibile. La maggiore dinamicita "imprenditoriale"
della famiglia contadina fece SI che aumentasse l' occupazione maschile in industrie e
manifatture favorendo uno slittamento dei ruoli fino a quel momento apparentemente
immutabili.
La sezione sul secondo dopo guerra risente in modo ancora piu marcato della carenza
di studi sulle relazioni tra i sessi, nonostante la densa introduzione di un'antropologa,
Amalia Signorelli, che si pone come obiettivo di indagare "su quei comportamenti
collettivi e individuali che meglio di altri consentano di analizzare i rapporti e gli snodi
tra macroscala e microscala, tra poli tic a e quotidianita, tra comportamenti coBettivi e
soggettivita individuale", (p.250). Individuati neB'esperienza del voto, negli scioperi per
la terra e nei modelli di consumo i punti piu significativi d'osservazione del processo
di trasformazione della societa rurale del secondo dopoguerra, l'autrice contesta le
letture stereotipate sull'''arretratezza'' della condizione delle donne nelle campagne e sul
ruolo di "custodi" del "mondo contadino" a esse assegnato. Signorelli propone al contrario una visione piu complessa della sfera femminile nelle campagne, soprattutto
meridionali, nella quale viene fatto cadere un caposaldo dell'interpretazione sociologica
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degli anni '50: la segregazione femminile. Questa - sostiene Signorelli - e un "tipico
caso di norma asserita e non praticata se non simbolicamente" (p.261). Viene cosi
restituita alle donne meridionali una dimensione pubblica, benché fortemente limitata
dal contesto socioculturale di appartenenza. In questo orizzonte interpretativo piu elastico
si inserisce l'analisi dei mutamenti irreversibili cui furono soggette le societa rurali. In
un quindicennio in cui il regime demografico italiano si trasforma radicalmente
uniformandosi a quello deBe societa "mature" a bassa fertilita e mortalita (Nobile), in
cui ha luogo un imponente flusso di migrazione dal Sud al Nord, accompagnato da un
altrettanto spettacolare fenomeno di urbanizzazione aB'interno del quaIe sono ridisegnati
i confini della divisione sessuaIe dei ruoli ma anche il sistema simbolico di riferimento
delle donne (Bonansea), iI comportamento delle donne mantiene un tratto di continuita
nel pragmatismo che lo contraddistingue (Signorelli). VaIutabiIe in modi contrapposti,
come elemento arcaico o come concreto agente di innovazione, esso di fatto rimanda
al quotidiano ridefinirsi dei rapporti tra uomini e donne nelle diverse reaIta storiche.
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