scuola superiore per mediatori linguistici
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scuola superiore per mediatori linguistici
SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA L’EMIGRAZIONE DEGLI ITALIANI NEL REGNO UNITO RELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri CORRELATORI prof Paul Farrell prof Carlos Medina prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: CLAUDIA COPPOLA ANNO ACCADEMICO 2014/2015 1 INDICE Introduzione ............................................................................ 8 Capitolo 1 - Storia dell’emigrazione italiana .......................... 9 1.1 Cos’è l’emigrazione?.................................................................. 9 1.2 Emigrazione degli italiani all’estero ........................................ 10 1.3 Emigrazione degli italiani nel Regno Unito ............................. 12 Capitolo 2 - L’emigrazione italiana oggi .............................. 20 2.1 Fuga di cervelli .......................................................................... 20 2.2 Regno Unito: la meta più ambita............................................... 26 2.3 Gli italiani e il settore dell’hospitality ...................................... 34 Capitolo 3 – Gli italiani nel Regno Unito…………..…………36 3.1 Difficoltà di adattamento…………………………………..….36 3.2 Le aspettative degli italiani ....................................................... 41 3.3 Il Regno Unito e il fenomeno dell’immigrazione ..................... 44 3.4 Testimonianze ........................................................................... 46 Conclusioni ........................................................................... 52 Bibliografia ..........................................................................124 Sitografia .............................................................................125 2 TABLE OF CONTENENTS Introduction .......................................................................... 56 Chapter 1 - The story of italian emigration .......................... 57 1.1 What is emigration? .................................................................. 57 1.2 Italian emigration abroad .......................................................... 58 1.3 Italian emigration in the United Kingdom ................................ 60 Chapter 2 - The current emigration ...................................... 65 2.1 Brain drain ................................................................................. 65 2.2 UK: the most popular destination ............................................. 69 2.3 Italians and the hospitality industry .......................................... 74 Chapter 3 - Italians in the United Kingdom ......................... 76 3.1 Adaptation difficulties ............................................................... 76 3.2 Italians’ expectations ................................................................. 80 3.3 The United Kingdom and the phenomenon of immigration ..... 82 Conclusions .......................................................................... 84 3 ÍNDICE Introducción .......................................................................... 88 Capitúlo 1 - La historia de la emigración italiana ................ 89 1.1 ¿Qué es la emigración? ............................................................. 89 1.2 La emigración de los italianos en el extranjero ......................... 90 1.3 La emigración de los italiano en el Reino Unido ...................... 92 Capitúlo 2 - La emigración actual ........................................ 98 2.1 La fuga de cerebros ................................................................... 98 2.2 El Reino Unido: la meta más deseada ..................................... 103 2.3 Los italianos y la industria hostelera ....................................... 108 Capitúlo 3 - Los italianos en el Reino Unido ......................111 3.1 Las dificultades de adaptacíon ................................................ 111 3.2 Las expectativas de los italianos ............................................. 114 3.3 El Reino Unido y el fenómeno de la imigración ..................... 117 Concluciones .......................................................................120 4 5 SEZIONE ITALIANA 6 L’EMIGRAZIONE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO 7 Introduzione Questa tesi è volta ad analizzare uno dei fenomeni che da sempre ha caratterizzato la storia del nostro Paese, vale a dire quello dell’emigrazione, prendendo in considerazione l’emigrazione degli italiani nel Regno Unito. Fin dal passato, infatti, il nostro Paese ha visto partire milioni di italiani verso diverse destinazioni sparse nel mondo. Nonostante la nostra emigrazione si sia verificata principalmente verso il continente americano, il Regno Unito è diventato, soprattutto negli anni più recenti, il Paese europeo più raggiunto dai nostri connazionali italiani. Lo scopo di questa tesi è quello di esaminare la storia di questo fenomeno all’interno del nostro Paese, partendo dalle sue origini fino ad arrivare ai giorni nostri. L’intento è quello di provare a capire quali sono state e continuano ad essere le cause scatenanti di queste crescenti partenze, analizzare le differenti tipologie di individui che nel corso degli anni hanno deciso di abbandonare l’Italia e le difficoltà maggiori che si sono trovati ad affrontare i nostri emigranti. Il problema dell’emigrazione, infatti, è un tema che, anche se risalente ai tempi più remoti, sta diventando sempre più attuale e soprattutto può riguardarci in prima persona. Milioni di giovani, e non solo, lasciano il nostro Paese per raggiungere quella che sembra sia diventata la destinazione ideale per vivere una vita migliore lontani da casa: il Regno Unito. Inoltre, la scelta di questo argomento è stata dettata anche dal fatto che ho avuto l’opportunità di vivere diverse esperienze nella capitale inglese, sia a livello lavorativo che scolastico, ritrovandomi ad essere in prima persona un’immigrata in un paese straniero. 8 Capitolo 1. Storia dell’emigrazione italiana 1.1 Cos’è l’emigrazione? Nel corso della sua storia la specie umana è riuscita non solo a sopravvivere, ma anche a moltiplicarsi, grazie alla sua capacità di modificare l'ambiente in cui viveva per aumentarne le risorse. Quando questo non era possibile, oppure quando la sopravvivenza era messa in pericolo da catastrofi ambientali, carestie e guerre, l'uomo è stato in grado, spostandosi, di trovare altrove condizioni di vita più favorevoli. L'umanità, dunque, non diversamente da tante specie animali, è migrante per natura. Nei secoli passati la spinta più forte ad emigrare veniva dalla frequente rottura dell'equilibrio tra dimensione demografica e capacità della terra di fornire il necessario sostentamento. Oggi invece i movimenti migratori hanno cause molto più complesse.1 L’emigrazione è quel fenomeno sociale che spinge un individuo a spostarsi dal proprio paese di origine verso un’altra destinazione. Quando iniziano a mancare i presupposti necessari per vivere serenamente la propria vita e per raggiungere i propri sogni, l’uomo è spinto dal bisogno di cercare qualcosa di nuovo, di diverso, e solitamente prova a farlo dove è possibile aver miglior fortuna. Le motivazioni possono essere diverse: si passa da fattori economici a fattori religiosi, politici, di guerre in atto, persecuzioni, fino ad arrivare a fattori psicologici, poiché si tenta di modificare la propria vita lontano da casa. 1 http://www.treccani.it/enciclopedia/emigrazione-e-immigrazione_(Enciclopedia_dei_ragazzi)/ 9 1.2 Emigrazione italiana all’estero L’emigrazione italiana è stata, e continua ad essere, un fenomeno di massa che ha caratterizzato la storia del nostro Paese. A partire dal 1860 si sono registrate più di 20 milioni di partenze dall’Italia, riguardanti in una prima fase soprattutto il Settentrione, dove più di 5 milioni di persone hanno deciso di abbandonare il Paese in seguito alla grande crisi agraria degli anni Settanta. Dal Nord Italia l’emigrazione era diretta soprattutto verso l’Argentina e il Brasile. Con lo sviluppo industriale e il conseguente abbandono delle campagne, anche il Meridione iniziò a diventare protagonista di questo esodo di massa. In particolare, dai porti del Mediterraneo partirono navi con migliaia di italiani diretti nelle Americhe in cerca di un futuro migliore, dato che proprio in quei territori vi era una maggiore richiesta di manodopera nelle industrie e una notevole presenza di territori incolti che sarebbero potuti essere trasformati in campi adatti all’agricoltura e all’allevamento. Le destinazioni europee più interessate in questo periodo furono invece la Francia, l’Austria, la Germania e la Svizzera, paesi in cui vi era molta richiesta di manodopera per le miniere, edilizia e la costruzione di strade e ferrovie. A partire dal 1890 l’Italia fu protagonista di un secondo flusso migratorio, conosciuto come “nuova emigrazione”. Circa 4 milioni di italiani lasciarono temporaneamente l’Italia per andare negli Stati Uniti, Paese che stava vivendo una notevole crescita economica. Il loro intento era di fare fortuna all’estero e di 10 utilizzare i soldi guadagnati all’estero, le cosiddette rimesse2, per alleggerire la situazione di crisi che l’Italia stava subendo in quel periodo. In questo modo, l’Italia riuscì ad acquistare le materie prime di cui aveva bisogno per estinguere i debiti contratti con altri paesi. Molte forze politiche, infatti, accettarono e appoggiarono l’emigrazione degli italiani all’estero, poiché vedevano in essa un’opportunità per risollevare l’economia del Paese. Al contrario, i proprietari terrieri non condividevano questa scelta, poiché a causa della carenza di manodopera, si videro costretti ad aumentare i salari. Nel periodo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale iniziarono a diminuire, se non a cessare, questi grandi flussi migratori, soprattutto a causa delle fortissime restrizioni poste dal governo statunitense per l’entrata degli italiani negli Stati Uniti, ma anche per i forti cambiamenti nella politica del governo italiano. Con l’avvento del Fascismo, l’emigrazione degli italiani, non più definiti come “emigranti”, bensì come “lavoratori italiani all’estero”, fu inizialmente utilizzata con fini propagandistici e di politica estera. Durante il regime, però, il Governo si mostrò contrario alle partenze degli italiani verso l’estero, fatta eccezione per le proprie colonie, considerando la propria forza demografica come una fonte di sviluppo. L’ondata migratoria verso l'estero riprese a partire dal 1945, coinvolgendo sia l’Italia meridionale che quella insulare; ma questa volta non si volse più verso l'America, bensì verso il Belgio, in quanto gli emigranti erano attratti dai salari molto alti offerti dal Paese; un’altra meta in auge in quegli anni era la Svizzera, dove vi era una forte richiesta di manodopera nelle industrie metal meccaniche. 2 Trasferimento di denaro verso l’estero, effettuato da un lavoratore straniero a beneficio di un altro individuo residente nel suo paese di origine, in genere familiari o parenti. 11 Nel 1955 lo Stato italiano firmò un patto di emigrazione con la Germania, con il quale si garantiva il reciproco impegno in materia di migrazioni e che portò quasi tre milioni di italiani a varcare la frontiera in cerca di lavoro. Durante gli anni Sessanta ci fu il cosiddetto boom economico, grazie al quale iniziarono a nascere, nel Nord Italia, piccole e medie industrie. L’imminente necessità di manodopera, contribuì ad una forte migrazione interna dal Sud al Nord Italia, diventando presto un problema per le industrie, che non erano più in grado di assorbire le richiesta di lavoro di una così grande popolazione. Ben presto, quindi, ripresero nuovamente i flussi migratori verso l’estero. Negli anni a venire, la rotta iniziò lentamente ad invertirsi, e l’Italia iniziò ad essere protagonista non più del fenomeno dell’emigrazione, ma di quello dell’immigrazione. Nonostante questo, i flussi in uscita degli italiani non si sono mai interrotti definitivamente. 1.2 Emigrazione italiana nel Regno Unito L’emigrazione italiana nel Regno Unito è poco conosciuta, soprattutto se si pensa che quest’emigrazione non ha mai rappresentato un fenomeno di massa paragonabile a quello diretto verso le Americhe e verso alcuni paesi europei, non raggiungendo in nessun anno neanche l’un per cento della nostra emigrazione totale. 3 L'inizio dell'emigrazione dalla penisola italiana si può far risalire ai tempi dell'Impero Romano, quando molti coloni romani si trasferirono nella Britannia 3 www.altreitalie.it/ImagePub.aspx%3Fid%3D78412+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it (visitato il 25 novembre 2015) 12 Romana. Durante il Rinascimento flussi di mercanti e banchieri, specialmente del Nord Italia, dai quali viene il nome della Wall Street di Londra “Lombard Street4”, si trasferirono a Londra e dintorni, insieme a molte persone altolocate inviate oltre la Manica per svolgere funzioni diplomatiche. Si può iniziare a parlare di un’emigrazione di carattere più economico intorno al XVIII e il XIX secolo, dal momento che proprio in quel periodo si trovavano a Londra numerosi commercianti provenienti da diverse parti d’Italia. Molte persone iniziarono a dedicarsi all’insegnamento dell’italiano, dato che la nostra lingua era molto popolare tra le figlie della buona borghesia inglese; con il compenso di questa attività, i nostri connazionali riuscivano a vivere discretamente. Nei primi anni dell’Ottocento, Londra stava fondando un impero coloniale enorme per dimensioni e varietà di etnie e culture, detenendo il maggior mercato europeo delle merci coloniali, trasporti via mare e dei servizi finanziari, bancari e assicurativi: la città cresceva così rapidamente in popolazione e nuovi quartieri da sfiorare il milione di abitanti. Durante gli anni Sessanta del XIX secolo, ondate di poveri giovani iniziarono a raggiungere a piedi la capitale inglese, arrivando dalla Valle Padana in cerca di un futuro migliore. I mestieri da loro praticati consistevano in lavori duri e di strada, evitati dagli operai londinesi. Man mano, iniziarono a far conoscere la cultura del cibo italiano, sconosciuta ancora ai londinesi: gelaterie, caffè, cioccolaterie, pasticcerie, botteghe e trattorie di cibo, iniziarono ad essere 4 Strada presente nella città di Londra, risalente al Medioevo, nota per la sua connessione al mercato finanziario della City. 13 aperte nel West End da famiglie italiane, le quali riuscirono ad attrarre una crescente clientela. Questi italiani vivevano per lo più in quartieri degradati, in alloggi sovraffollati all’inverosimile, in stanze buie e sporche, provocando perciò forte indignazione dall’opinione pubblica e dalle autorità. Nonostante questo, riuscivano a mantenere degli standard igienici superiori alla media dei quartieri popolari e a sfuggire all’allora dominante alcolismo, molto diffuso tra la popolazione britannica meno abbiente. Gli italiani, inoltre, a differenza degli inglesi e di molte altre popolazioni, riuscivano a mantenere una parte del denaro guadagnato, le cosiddette rimesse, destinato ai parenti nei paesi d’origine per investire in case e terreni. Verso la metà del secolo nella capitale inglese iniziarono a nascere diverse imprese italiane, gestite da piccoli gruppi di artigiani prevalentemente originari della zona comasca. Questo primo nucleo di artigiani italiani riuscì a godere di una forte riuscita professionale, riuscendo ad integrarsi con successo nel nuovo contesto londinese. Un secondo flusso di emigrati che raggiunse Londra per ragioni strettamente economiche, era caratterizzato da un numero di italiani più consistente. che provenivano per lo più da piccoli distretti di montagna della penisola: carpentieri, corniciai e specchiai, venditori di statuette di gesso, suonatori di strada. La presenza di questi veri e propri emigranti poveri, che incontrarono molte difficoltà ad integrarsi nella società inglese, iniziò ad aumentare con la fine delle guerre napoleoniche, sollecitati all’esodo a causa delle terribili condizioni economiche in cui si trovava l’Italia. Gli italiani che emigrarono nelle grandi aree urbane di lingua inglese si 14 concentrarono in zone abitate esclusivamente da loro, allo scopo di aiutarsi reciprocamente ed allo stesso tempo poter mantenere le proprie usanze tradizionali. La cosiddetta “Little Italy”, nome usato per denominare i vari quartieri di origine italiana sparsi nel mondo, si trovava a Londra nell’area di Clerkenwell e Holborn, a Nord-Est della città, una zona altamente degradata, ma nello stesso tempo strategica, grazie alla sua posizione limitrofe alla city, per le attività commerciali e artigianali. Negli anni tra il 1851 e il 1911, il numero degli italiani a Londra, i quali rappresentavano quasi la metà di tutti gli italiani presenti in Inghilterra, aumentò di circa sette volte. Quello che continuava a spingere gli italiani a scappare dal proprio Paese era senza dubbio un fattore economico. Questa emigrazione inizialmente venne considerata dai governi in carica come mezzo favorevole per ottenere una riforma agraria che partisse dal basso, finanziata dalle rimesse degli emigrati, dato che il principale obiettivo degli emigrati era quello di guadagnare denaro per diventare piccoli proprietari terrieri in patria. Nel 1905 il Parlamento del Regno Unito emanò il cosiddetto “Alien Immigration Act”, un atto volto a introdurre maggiori misure di controllo in materia di immigrazione, impedendo l’entrata nel Paese a coloro che non avessero mezzi di sostentamento adeguati o particolari abilità utili per il mercato del lavoro. In realtà, lo scopo principale di questa legge era di bloccare l’enorme flusso di Ebrei russi e polacchi in fuga dai Pogrom5. La legge venne successivamente incorporata dall’Aliens Restriction Act del 1914, che introdusse 5 Termine di derivazione russa che significa letteralmente “devastazione”, con cui vengono indicate tutte le sommosse popolari antisemite. 15 nuove disposizioni restrittive, e che venne poi sostituito dall’Alien Restriction (Amendment) Act del 1919. Proprio con l’iniziò del Novecento iniziò ad affermarsi l’attività che principalmente ha caratterizzato. e continua a caratterizzare, la comunità italiana nel Regno Unito, ossia quella legata alla ristorazione: quasi la metà degli italiani residenti nel Regno Unito, infatti, lavorava nel settore della ristorazione e nell’importazione e vendita al dettaglio di generi alimentari italiani. Durante questi anni, iniziò a formarsi anche una nuova Little Italy, nel quartiere di Soho6, popolata dalle principali figure professionali emergenti degli italiani a Londra, tra i quali commercianti, direttori d’albergo e ristoratori. La comunità italiana, quindi, iniziò ad evolversi non solo dal punto di vista numerico, ma anche dal punto di vista qualitativo. Nei primi anni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, nel Regno Unito si trovavano circa 25.000 italiani, incluso un consistente numero in Scozia. Essi rappresentavano ormai una comunità prevalentemente stabile e assestata, con una forte presenza di nuclei familiari e, quindi, anche con una maggiore componente femminile. Con l’avvento del Fascismo, l’armonia stabilita dalla comunità italiana iniziò a diminuire. Fino all’entrata in guerra, anche se sotto controllo, le manifestazioni di adesione di molti italiani al fascismo erano state di fatto tollerate dalle autorità britanniche. Tutto cambiò drasticamente il 10 giugno del 1940, con la dichiarazione di guerra contro Francia ed Inghilterra da parte del Duce. Nonostante non tutti gli italiani presenti all’estero avessero aderito al 6 Quartiere situato nel West End di Londra, nel Regno Unito. Ospita una delle piazze più famose della città: Piccadilly Circus. 16 Fascismo, iniziarono ad essere considerati nemici in terra straniera: circa 4500 persone furono arrestate in tutto il Paese, con la conseguente deportazione in campi di detenzione, causando la chiusura di moltissime attività economiche, oltre quella dell’ospedale italiano in Queen Square7, confiscato in quanto proprietà nemica. Al momento dell’armistizio, nel settembre del 1943, erano presenti nei campi di lavoro sparsi per tutta la Gran Bretagna circa 75.000 italiani, prigionieri di guerra catturati soprattutto nel Nord Africa, condotti nel Regno Unito a partire dal 1941, e principalmente impiegati nell’edilizia e nell’agricoltura. Il graduale rimpatrio degli italiani non avvenne prima del dicembre del 1945: a circa 1500 ex-prigionieri italiani fu concesso di rimanere in Inghilterra e la possibilità di farsi raggiungere dalle proprie famiglie, e furono avviati reclutamenti maschili e femminili nell’Italia meridionale. Questi reclutamenti erano finalizzati all’impiego del personale maschile nelle serre della Lea Valley, a Nord di Londra, e nelle fabbriche di mattone di Bedford8 e Peterborough, e il personale femminile in varie industrie tessili e ospedali. Tutto questo era dovuto alla mancanza di manodopera inglese disposta a impiegarsi nei lavori più duri per la ricostruzione post bellica del Paese. Alla fine del 1955 la Gran Bretagna, dopo aver assunto molti italiani per la costruzione e manutenzione delle reti ferroviarie e per attività estrattive di carbone nelle miniere, si ritrovò ad aver reclutato circa novemila italiani e concesso 7 Piazza situata nel distretto di Bloomsbury, nella città di Londra. 8 Città del Regno Unito, situata ad Est dell’Inghilterra, capoluogo della contea del Bedfordshire. 17 permessi di soggiorno9 ad altri 4.500 connazionali. La maggior parte dei nuovi emigrati giunti in terra inglese era questa volta di origine meridionale; privi di qualifiche professionali, avevano una scarsa, se non nulla, conoscenza della lingua inglese, finendo quindi per essere impiegati in lavori duri e malpagati. Questo nuovo flusso di emigranti, infatti, non riuscì ad integrarsi con la comunità inglese, alloggiando addirittura in strutture lontane dal centro, predisposte a minimizzare la loro visibilità. Un caso particolare, riconducibile a questa emarginazione da parte della comunità inglese, è quello della comunità di Bedford, dove gli italiani presenti vivevano in ostelli che sembravano delle baracche, vicini alle fabbriche di mattoni presso cui lavoravano, e lontani dal centro abitato per evitare il contatto con la popolazione locale, la quale non vedeva di buon occhio la presenza di lavoratori stranieri. Durante gli anni Cinquanta fu proprio Bedford la principale destinazione per gli emigrati italiani, e non più Londra, essendoci molte industrie nella produzione di mattoni, un’attività in forte espansione nel Secondo dopoguerra. La “vecchia immigrazione” degli italiani nel Regno Unito può essere considerata finita intorno agli anni Settanta; da allora sono giunti in Gran Bretagna moltissimi giovani per l’apprendimento della lingua inglese o per l’attrazione di un sistema di vita ritenuto più nitido e appagante. Tutto questo è stato facilitato in particolar modo dalle garanzie consentite dopo l’ingresso nel 1973 della Gran Bretagna nell’Unione Europea e dall’intensificarsi dei rapporti economici e commerciali fra i due paesi, che ha indotto un gran numero di uomini d’affari, dirigenti, tecnici e impiegati di varie società e istituzioni italiane, a 9 Un’autorizzazione rilasciata dalla Polizia di Stato, che deve essere richiesta dagli individui extracomunitari per poter soggiornare in un paese diverso da quello di origine. 18 stabilirsi nel Regno Unito. Nel censimento del Regno Unito del 2001, secondo le statistiche dell’ONS10, Istituto delle statistiche nazionali, appaiono 106.000 italiani: 99.000 in Inghilterra, 4.000 in Scozia e 3.000 nel Galles. 10 https://www.ons.gov.uk/census/2001censusandearlier/ (visitato il 30 novembre, 2015) 19 Capitolo 2. L’emigrazione italiana oggi 2.1 Fuga di cervelli Già all’inizio del XIX secolo si è iniziato a parlare della cosiddetta “fuga di cervelli”. Un primo esempio può essere riscontrato nel profilo di Guglielmo Marconi, fisico ed inventore di grande talento, che non venne considerato dal Ministero italiano delle Poste e Telegrafi11, a cui aveva proposto l’adozione del suo sistema di trasmissione telegrafica senza fili. Decise, quindi, di trasferirsi in Inghilterra, facilitato anche dalle sue origini irlandesi, e brevettò la sua scoperta, fondando imprese di servizi nei maggiori centri urbani inglesi ed arrivando anche a vincere il Premio Nobel per la fisica nel 1909. La vicenda di Marconi evidenzia da un lato la voglia di emergere di un ragazzo giovane e talentuoso, e dall’altro il carattere socioculturale della tradizione inglese, pronta ad accogliere e premiare chiunque riesca a distinguersi tramite l’impegno, la passione e il duro lavoro. A distanza di così tanto tempo, Marconi può essere considerato solo il primo di una lunga serie di italiani pronti a lasciare la Penisola in cerca di un futuro migliore. L’emigrazione degli italiani all’estero, infatti, non è cessata con la fine delle varie guerre, ma continua ancora oggi ed è in costante aumento. Il termine che viene maggiormente utilizzato per definire questo recente esodo di massa è quello della “fuga di cervelli”, che indica l’emigrazione verso paesi stranieri di persone 11 Il Ministero delle Poste e Telegrafi era un dicastero del Governo Italiano del Regno d’Italia, con il compito di amministrare il servizio postale e dei telegrafi. Nel 1924 venne trasformato dal Governo Mussolini in Ministero delle Comunicazioni. 20 di talento o alta specializzazione professionale, in cerca di migliori retribuzioni e condizioni di vita. Se questa emigrazione prima era caratterizzata dal consistente esodo di uomini con un basso livello di conoscenza culturale e professionale, oggi ad emigrare sono in particolar modo giovani professionisti, spesso laureati, che non riescono a trovare spazio nel nostro Paese. I nostri migliori laureati vanno a lavorare all’estero dove trovano prospettive e stipendi migliori. Questo flusso non è però compensato da un flusso contrario di talenti dall’estero, abbattendo la qualità del nostro capitale umano12 e rendendo il nostro Paese un esportatore di talenti che ha riscontrato problemi ad attrarre ricercatori ed altre persone qualificate. Esportando talenti, infatti, l’Italia perde risorse. L’economia italiana investe dei soldi per istruire i cervelli ma perde il ritorno su questi investimenti in “capitali umani”. Alla base di questa fuga si possono trovare diversi fattori economici e sociali: mancata crescita del PIL13, alto tasso di disoccupazione, scarsi investimenti nella ricerca, la costante crescita di contratti temporanei, mancanza di meritocrazia. Motivi per cui l’Italia è un Paese poco attraente per gli stranieri. La rivista Lavoce.info 14 ne ha riportato un esempio: dei 287 giovani ricercatori europei che nel 2013 hanno vinto gli starting grants, ovvero fondi 12 Insieme di capacità e competenze posseduto da un individuo. Investire in un capitale umano rappresenta la cura della formazione professionale e tecnica dei propri dipendenti. 13 Il prodotto interno lordo (PIL) è il valore monetario totale dei beni e servizi prodotti in un Paese. 14 Rivista indipendente che fornisce analisi critiche e approfondite sui principali temi economici, politici e sociali dell’Italia. 21 assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca15 per portare avanti progetti innovativi, solo otto studiosi hanno scelto l’Italia come sede della propria ricerca. Davvero pochi in confronto ai 60 diretti in Gran Bretagna e ai 46 che hanno scelto la Germania. Secondo le statistiche stimate dall’AIRE16 (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), la percentuale di residenti italiani all’estero di età compresa tra i 20 e i 40 anni, ha registrato un incremento pari a 316mila e 572 unità tra il 2000 e il 2010, con un andamento medio di oltre 30.000 espatri l’anno. Secondo l’ISTAT17, Istituto nazionale di statistica, nel 2011 sono stati circa 7000 i nostri giovani professionisti qualificati ad emigrare, con soli 3.234 di rientro. Sette laureati su dieci emigrati, quindi, rientrano nella fascia più produttiva. A livello generale, anche il 2013 ha visto crescere l’emigrazione ufficiale italiana verso l’estero: 94.126 i connazionali espatriati, con un incremento del 19,2% rispetto al 2012. Sempre nel 2013 il Regno Unito è diventato il primo paese mondiale di emigrazione per gli italiani, con 12.904 espatri ufficiali (segnalati all’ufficio Aire18). L’incremento rispetto al 2012 è stato del 71,5%. La maggior parte degli espatri verso il Regno Unito si è registrata soprattutto nella fascia dei 20-40enni: nel 2013 sono approdati oltremanica 8.487 15 La prima agenzia dell’Unione Europea dedicata al supporto della ricerca scientifica, creata per fornire finanziamenti per progetti di ricerca. 16 17 http://servizidemografici.interno.it/it/content/statistiche-aire (visitato il 10 gennaio, 2016) http://www.istat.it/it/archivio/141410 (visitato il 7 dicembre, 2015) 18 http://servizidemografici.interno.it/it/content/ripartizione-estera-territorio-europa-1 (visitato il 10 gennaio, 2016) 22 italiani in quella fascia d’età, con un incremento dell’81%, rispetto al 2012. Più numerosi sono i 20-30enni (4.351), rispetto ai 30-40enni (4.136). A livello di provenienza regionale, la Lombardia detiene il numero maggiore di espatri, circa 16.418, seguita dal Veneto con 8743 emigrati. Gli aumenti più consistenti, però, si sono verificati dalla regione Lazio, che in un solo anno è salita di due posizioni, superando la Sicilia: 8.211 gli emigranti, con un incremento del 37,9% rispetto all’anno precedente. Nel 2014 gli emigrati italiani a lasciare il nostro Paese sono stati 101.207 complessivi, con 13.388 diretti verso il Regno Unito. In definitiva, gli italiani all’estero formano ad oggi una popolazione di circa quattro milioni di persone, passando dai 3.106.251 iscritti all'Aire nel 2006 ai 4.636.647 iscritti nel 2015. Ma quali sono le motivazioni che spingono questi giovani, e non solo, a lasciare il nostro Paese? La nazione che viene ammirata da tutti per il proprio patrimonio artistico e culturale (basti pensare che sono in Italia ci sono 50 siti Unesco), una ricchezza che non ha eguali al mondo? L’Italia nel corso della sua storia ha vissuto periodi di alti e bassi, dal periodo nero del Fascismo al boom economico del Dopoguerra, ed è noto a tutti il periodo di crisi che sta attraversando adesso. Mentre le altre nazioni fanno passi avanti, l’Italia continua a rimanere ferma, ed è difficile che i giovani, e non solo, che abbiano grandi aspirazioni per il futuro, decidano di aspettare che le cose cambino. La crisi economica nel nostro Paese non dà ormai possibilità di lavoro neppure ai laureati più brillanti, che cercano fortuna oltre confine. 23 La continua crescita di disoccupazione, quindi, è uno dei fattori determinanti di questo esodo, che costringe ragazzi di tutte le età a lasciare il proprio luogo di origine. Come dice Sergio Nava, autore del libro “La Fuga dei Talenti19”, “L’Italia è ormai prigioniera della propria classe politica, che ha steso sulla società una rete a trame sempre più fitta, impedendone ogni movimento, ogni possibilità di azione, ogni desiderio di cambiamento e modernità, riducendo progressivamente gli spazi di democrazia e mortificando le vocazioni, i talenti, i meriti, le attese, le aspettative di milioni di cittadini” Secondo il “Manifesto degli Espatriati20”, un Manifesto di denuncia di tutto ciò che in Italia non funziona, quello che spinge i giovani a fuggire è tutto quello che gli impedisce di emergere nel proprio paese. In molti dicono che l’Italia non sia un Paese per giovani, dove la classe dirigente ha fallito, investendo in ricerca e sviluppo il 50% in meno rispetto alla media europea, settori in cui le nuove generazioni potrebbero facilmente inserirsi. Le condizioni lavorative che offre il nostro Paese, non sono all’altezza delle aspettative dei nostri connazionali. Il percorso di carriera all’estero è chiaro, definito e prevede salari mediamente maggiori rispetto all’Italia, soprattutto per giovani neolaureati. È anche un percorso molto più trasparente e meritocratico, con una prospettiva di crescita differente rispetto al nostro Paese. Anche nei lavori più 19 S. Nava, La fuga dei talenti: storie di professionisti che l’Italia si è lasciata scappare, San Paolo Edizioni, 2009 20 https://manifestoespatriati.wordpress.com (visitato il 2 febbraio, 2016) 24 umili, infatti, sarà possibile intraprendere una carriera crescente nel corso degli anni, e non rimanere nella stessa posizione per tutta la vita. Il saggista italiano Roger Abravanel, afferma nel suo libro21 che ”Meritocrazia, significa che i migliori vanno avanti in base alle loro capacità e ai loro sforzi, indipendentemente da ceto e famiglia di origine e sesso. Ciò da noi non avviene, e la cosa è ben nota”. La categoria dei raccomandati, infatti, è un male che caratterizza il nostro Paese: figli, nipoti, amici, amanti, possono vantare di corsie preferenziali per accedere al mondo del lavoro, spesso senza meritarselo. Il nostro è un Paese che purtroppo non ha ancora imparato a privilegiare le reali capacità dei suoi cittadini. All’estero, inoltre, non conta l’anagrafe, puoi ottenere posizioni di responsabilità a qualsiasi età, se vali. A quarant’anni non puoi considerare di aver concluso il tuo percorso di vita, sia a livello lavorativo che personale, e devi avere ancora la possibilità di metterti in gioco. Nel nostro Paese, purtroppo, questo non accade. Se superi un determinato limite di età, il mondo lavorativo stenta a considerarti. Inoltre all’estero esiste, in molti casi, un “Welfare State22” che sostiene i giovani, per esempio attraverso un reddito minimo di disoccupazione o sovvenzioni per il pagamento dell’affitto, ottenibili facilmente e con tempistiche brevi. In Italia il “Welfare State” è quasi inesistente. I giovani sono abbandonati a se stessi, a carico delle famiglie. Il vero “ammortizzatore sociale” nel Belpaese sono le famiglie: lo Stato e la politica, hanno fallito. 21 R. Abravanel, Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto, Garzanti Libri, 2008 22 Termine inglese che indica un insieme di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato, per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini. 25 In queste condizioni i giovani non trovano lo spazio che uno Stato moderno dovrebbe offrirgli e di conseguenza si trovano a decidere se rimanere e sopravvivere nei migliori dei modi, oppure cambiare paese. Gli anni in cui un ricercatore dovrebbe dare il meglio, diventano gli anni passati a inseguire un ordinario nella speranza di ottenere un lavoro sottopagato, o una promozione. Come risultato finale, gli italiani all’estero sono tra gli stranieri più numerosi. Abbandonare il proprio paese, però, non è mai una scelta facile, ed implica un cambiamento radicale nella propria vita. Questo significa lasciarsi tutto alle spalle, dagli affetti della famiglia e degli amici più cari, allo stile di vita che si è sempre condotto, e soprattutto il non sentirsi mai un vero e proprio cittadino del paese in cui si arriva. L’essere un immigrato, infatti, impone di adattarsi alle tradizioni e culture di un paese che non è il proprio, spesso con difficoltà. Fortunatamente la società multiculturale di oggi, rende molto più facile questo processo di globalizzazione, eliminando sempre di più le varie forme di discriminazione che nel passato i nostri emigranti hanno dovuto subire. 2.2 Regno Unito: la destinazione più ambita Il Regno Unito è stato fin dall’antichità una delle destinazioni europee preferite degli emigranti italiani. Come si è analizzato nel primo capitolo, infatti, migliaia di italiani hanno abbandonato il Paese in cerca di un futuro migliore: la maggior parte di essa era inizialmente gente povera e poco qualificata, che cercava di scappare dalla crisi che attraversava il nostro Paese in quel periodo. Man mano nel tempo si sono 26 stabilite diverse comunità di italiani nel Regno Unito, specialmente a Londra, che hanno fatto conoscere la nostra tradizione e cultura oltremanica. Questo flusso di emigrazione non si è arrestato nel tempo, ma è di fatto aumentato, soprattutto negli ultimi anni. Il Regno Unito è diventato la "terra promessa" degli italiani che decidono di lasciare il proprio Paese. Con la sua economia cresciuta del 2,6% su base annua, rappresenta sempre più il sogno di chi sceglie di partire. Per la prima volta, quest'anno, gli italiani sono al secondo posto tra gli stranieri in arrivo. Secondo i dati forniti dall’ONS, Istituto di statistica di Londra, sono stati circa 57.600 gli italiani che sono sbarcati nel suolo inglese tra il 2014 e 2015, contro i 42.000 dell’anno precedente. I numeri si riferiscono a coloro che hanno ottenuto il National Insurance Number, l’equivalente del nostro codice fiscale, indispensabile per lavorare nel Regno Unito. Londra e le grandi città britanniche sono raggiunte specialmente da professionisti che lavorano nella City e che si fermano per due o tre anni. Tra loro troviamo anche un numero rilevante di medici specializzati inseriti in strutture sanitarie britanniche. Altre presenze italiane riguardano il campo dei ricercatori, il cui numero pur non essendo elevato ha fatto gridare alla “fuga di cervelli” oppure ad un’alta “flessibilità professionale”. La città di Londra è la meta di circa quarantamila giovani studenti italiani all’anno che, per un periodo più o meno lungo, si fermano per l’apprendimento della lingua inglese. Diversi di questi giovani, di età compresa tra i 25 ed i 35 anni, hanno cambiato i loro progetti e si sono fermati nel Regno Unito soprattutto per motivi legati ad un lavoro più appagante. 27 Parlare però solo di una fuga di cervelli, è davvero molto riduttivo. Una grande maggioranza di italiani che decide di lasciare il nostro Paese, infatti, non è in possesso di una laurea o, comunque, di qualifiche professionali, ma ha deciso di approdare nel territorio inglese per dare un cambiamento alla propria vita. Non tutti, infatti, partono con lo scopo di fare fortuna altrove, ma semplicemente spinti dal desiderio di vivere nuove esperienze in un luogo differente da quello di origine. La maggior parte di essi ha un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, e si accontenta di vivere in condizioni precarie ma in un paese differente, senza cercare lavori in linea con il proprio profilo accademico. La differenza sta nel fatto che nel Regno Unito, spesso queste persone riescono a ricominciare da capo e a realizzarsi, dato che in questo Paese l’anagrafe è qualcosa di inesistente. In Italia, purtroppo, quando si arriva ad una certa età, che può essere anche sotto i trent’anni, è difficile trovare un lavoro anche nel campo della ristorazione o dell’accoglienza. Nel Regno Unito, invece, tutto questo non avviene. Se vali, allora vai avanti. Il principale settore in cui è impiegata questa categoria di emigrati, e quindi anche di italiani, è quello dell’hospitality. Con questo termine si include tutto ciò che fa parte della ristorazione e del settore turistico in particolar modo. Perché, allora, decidere di abbandonare il proprio paese per fare lavori che si potrebbero trovare anche in Italia? 28 La scrittrice Caterina Soffici, nel suo libro “Italia Yes, Italia no23”, dice che “Londra è il luogo che nell’immaginario collettivo dell’italiano sembra possedere tutto quello che a noi manca: serietà, organizzazione, buona educazione, apertura verso il mondo. In effetti, quando ti trovi a vivere in un paese dove le code sono proverbiali e le regole sono fatte per essere rispettate e non per essere infrante, ti senti bene. Soprattutto venendo da un paese dove invece si premiano i furbi e si denigrano gli onesti, dove che si comporta bene fa la figura del fesso, dove chi sbaglia non paga mai e dove nessuno, ma specialmente i politici, si dimettono, anche se palesemente corrotti.” Ma cosa rende il Regno Unito una destinazione così ambita da tanti nostri connazionali? Innanzitutto il Regno Unito è il paese con la minore percentuale di disoccupazione. Trovare lavoro è davvero molto semplice. Superate, infatti, le varie pratiche burocratiche, che includono l’ottenimento del “National Insurance Number24” e l’apertura del conto bancario inglese, sarà davvero facile trovare un’occupazione. Con queste premesse si evince che lavorare in nero, quindi, è praticamente impossible ed il minimo salariale percepito, oltre ad essere più alto rispetto a quello italiano, viene garantito ad ogni lavoratore. Inoltre, il sistema di welfare britannico è qualcosa che va oltre ogni aspettativa. Ottenere un sussidio economico, meglio noto come “social benefits”, è davvero molto semplice e ne ha diritto qualsiasi cittadino europeo che si 23 C. Soffici, Italia yes Italia no: Che cosa capisci del nostro paese quando vai a vivere a Londra. Feltrinelli, 2014 24 Numero identificativo personale, corrispondente al codice fiscale italiano, necessario per lavorare nel Regno Unito ed avere diritto ad altri servizi, quali ad esempio i sussidi di disoccupazione. 29 trasferisca nel Regno Unito. Esistono diversi tipi di sussidi che lo Stato inglese offre: il “tax credit”, che prevede uno sconto sulle tasse, diviso in “child tax credit” e “working tax credit”. Il primo si riferisce a chi ha figli a carico, il secondo a chi lavora part time con un minimo di 16 ore a settimana. Troviamo poi il “low income”, per chi ha uno stipendio basso, con il quale si possono ottenere alcuni aiuti economici come la “council tax”, la tassa municipale sui rifiuti e pulizia delle strade, e sulle bollette, quindi le spese interne alla casa. “Lost my job”, è il sussidio legato alla perdita di lavoro. Esso comprende il “Contribution based job seeker allowance”, o indennizzo di disoccupazione, basato sui contributi versati, al quale possono fare richiesta coloro che hanno lavorato nel Regno Unito per almeno due anni; “income based job seeker allowance”, un sussidio che si basa sul reddito, “employment and support allowance”, sussidi destinati a persone disabili o malate, e gli “housing benefits”, aiuti economici per pagare l’affitto. Se si richiede il sussidio di disoccupazione, si ha l’obbligo di recarsi ogni due settimane al Job Centre Plus, l’ufficio di collocamento, per firmare il modulo di disponibilità a qualsiasi lavoro. In caso di non accettazione del lavoro proposto dall’ufficio, si rischia di perdere l’indennizzo. Inoltre, bisogna avere determinati requisiti, quali ad esempio avere un minimo di 18 anni, cercare attivamente lavoro, non essere studenti full-time, risiedere da almeno 3 mesi nel Regno Unito, e non essere stati licenziati per cattiva condotta. Il tutto avviene tramite la compilazione di un form di richiesta online, che sarà seguito da una chiamata per un colloquio al Job Center, dove verrà stabilito se effettivamente si ha il diritto ad ottenerlo. 30 Questo sistema utilizzato dal Regno Unito, è da sempre stato molto efficiente, e proprio per questo è stato sfruttato da tantissimi emigranti che spesso ne hanno approfittato, dando vita ad un vero e proprio “turismo del welfare”. Proprio per questo, recentemente hanno deciso di introdurre nuove misure restrittive, rendendo più difficile l’ottenimento di un qualsiasi sussidio per gli immigrati. In Italia, ottenere un qualsiasi tipo di indennizzo, è molto complicato e con tempistiche davvero lunghe. Le condizioni di vita nel Regno Unito, anche negli aspetti non lavorativi, sono per certi versi migliori rispetto al nostro Paese. Ogni cosa sembra funzionare meglio. Un primo esempio può riguardare l’aspetto dei servizi di trasporti che offre questo Paese; soltanto Londra, infatti, è servita da una delle reti di trasporto migliori al mondo, con ben 12 differenti linee metropolitane che permettono di collegare quasi tutta la città, diverse linee ferroviarie locali ad esse collegate, e circa 8600 autobus che operano attraverso 700 linee, sia di giorno che di notte. Tutto questo, purtroppo, nel nostro Paese sarà difficile vederlo. Basti pensare a Roma, capitale italiana, storicamente e culturalmente una delle città più belle e importanti al mondo, che mette a disposizioni solamente quattro linee metropolitane che non coprono l’intero territorio, e con linee di autobus il cui servizio è sempre incerto. Il problema, infatti, non è solamente la quantità, ma soprattutto la qualità. Il servizio offerto, è molto deludente, e non ha niente a che vedere con quello inglese, che se pur molto caro, è davvero molto efficiente. 31 Un’altra differenza può essere riscontrata nel servizio sanitario presente nel Regno Unito. Si chiama National Health Service (NHS), ed offre assistenza medica gratuita in tutto il territorio e a tutti coloro che vi risiedono, includendo servizi di pronto soccorso, il ricovero a breve e lungo termine, il medico di base, così come servizi specialistici oftalmologici e odontoiatrici. Gran parte dei servizi sono totalmente gratuiti, e quelli a pagamento sono alla portata di tutti. L’NHS è considerato il più ampio e centralizzato servizio di sanità. Quando si arriva nel Regno Unito, è sufficiente registrarsi al General Practioner (GP), ossia il nostro corrispondente medico di base, e subito dopo la prima visita si avrà una scheda registrata in un unico sistema informatico a livello nazionale, i cui dati saranno recuperabili anche nei vari ospedali o studi dentistici. Ciò che differenzia i due sistemi sanitari, però, non è tanto la qualità del servizio, dal momento che in Italia disponiamo di medici ed infermieri di alto livello, quanto la possibilità di ricevere cure specialistiche in tempi brevi, e con una spesa ragionevole. Basti pensare che in Italia solo una bassa percentuale si rivolge al servizio sanitario pubblico, soprattutto per quanto riguarda le cure odontoiatriche, mentre nel Regno Unito la maggioranza utilizza esclusivamente la sanità pubblica, e solo una piccola percentuale fa ricorso ad assicurazioni sanitarie. Proprio in questo settore, infatti, il personale medico e paramedico italiano è molto richiesto, per la qualità della preparazione universitaria e delle loro competenze. Secondo i dati pubblicati dall’Ocse25, sono circa 60.000 gli infermieri che hanno lasciato l’Italia, e circa 25.000 i neolaureati che non riescono 25 Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico 32 a trovare lavoro. Tutto questo è dovuto alla mancanza di concorsi e assunzioni (quasi esclusivamente con contratti a tempo determinato), collegate alla crisi economica che ha tagliato i finanziamenti al sistema sanitario. Nel Regno Unito il ruolo dei paramedici è molto valorizzato dal sistema sanitario, e dopo solo alcuni mesi di affiancamento gli infermieri vengono regolarmente assunti con contratto a tempo indeterminato. Come in tutti i settori, anche in quello sanitario la possibilità di crescere è molto più nitida: la progressione di carriera avviene per merito ed in tempistiche più brevi e con salari decisamente più alti. Si parte, infatti, da un salario minimo di 26mila sterline annue fino ad arrivare a circa 98mila sterline, contro i circa 20.000 euro lordi percepiti in Italia. La motivazione principale che rende il Regno Unito una delle destinazioni europee ideali per i nostri emigranti, quindi, è quella legata al mondo del lavoro. Le opportunità, in tutti i settori, sono tante, ma soprattutto sono molto più stimolanti rispetto a quelle proposte nel nostro Paese. Basti pensare alla possibilità di crescita che si può ottenere anche nei lavori meno qualificati, come per esempio quelli legati alla ristorazione. Lavorare in un bar, un ristorante, o in un pub, come cameriere o lavapiatti, infatti, può essere il trampolino di lancio verso una carriera più proficua proprio nel settore dell’hospitality. Una realtà, quindi, molto diversa da quella del nostro Paese, dove molti dei nostri connazionali si sono visti negare la possibilità di raggiungere i propri obiettivi. Queste sono solo alcune delle motivazioni che rendono il Regno Unito una delle mete preferite dei nostri emigranti italiani. L’Italia è un Paese che deve 33 essere salvato, perché chiunque prenda la decisione di partire non smetterà mai di sentirsi italiano e di voler cambiare la situazione che attraversa il nostro Paese in questo momento. Il partire è quasi sempre un’esigenza dettata dalle poche possibilità che ci offre adesso l’Italia, ma la speranza di tutti è comunque la stessa: cambiare le cose per poter tornare a vivere nel nostro Belpaese. 2.4 Gli italiani e il settore dell’hospitality Con il termine “hospitality” si intende tutto il settore legato all’accoglienza: ristorazione, intrattenimento, turismo. Ad oggi sono circa 27.000 gli italiani impiegati in questo settore. La ristorazione, in particolar modo, è il settore che fin dal passato ha delineato la figura degli italiani all’estero, in special modo nel Regno Unito, rappresentando per i nostri connazionali non solo una fonte di reddito, ma anche il percorso economico e sociale che ha portato le diverse comunità italiane ad integrarsi nella società inglese. A partire dal 1900, infatti, si è iniziata ad affermare l’attività della ristorazione italiana a Londra, con circa 10.000 residenti italiani impiegati nel comparto della vendita al dettaglio di generi alimentari italiani e in quello della ristorazione, con gestioni quasi esclusivamente a conduzione familiare. In questo primo periodo, però, solamente i nomi dei ristoranti erano italiani, poiché la cucina era molto più vicina alle tradizioni francesi piuttosto che a quelle del nostro Paese. Nel tempo si sono visti aprire moltissimi locali ed esercizi commerciali da parte di italiani, concentrati soprattutto nella zona di Soho. In 34 particolare, il maggior simbolo di italianità in questo periodo si poteva riconoscere nei Bar, luoghi di ritrovo e socializzazione, che intorno al 1960 ammontavano a quasi duemila in tutto il Regno Unito. Un esempio può essere quello dei fratelli piacentini Costa, che nel 1971 fondarono la Costa Coffee26, che oggi conta più di 1850 bar. Il vero boom della cucina italiana a Londra avviene intorno agli anni Sessanta, che ha visto l’apertura di numerose trattorie, quasi sempre a conduzione familiare, in tutta la capitale. Molto spesso i proprietari erano ex camerieri che hanno tentato la fortuna nel campo imprenditoriale, spesso ottenendo anche ottimi risultati. La scarsa cultura culinaria britannica e i progressivi prezzi accessibili anche ai meno abbienti, ha reso ancora più facile il graduale successo dei vari ristoranti italiani. Nel tempo, quindi, si è riuscita ad affermare la nostra cultura e tradizione che ha visto milioni di italiani impiegarsi in questo settore, che tutt’ora è in continua crescita economica e sociale. Questo proliferare di attività ha fatto sì che anche negli anni più recenti, gli italiani che sbarcano nel Regno Unito alla ricerca di un impiego, si indirizzino per lo più verso questo settore. C’è chi parte per un’esperienza di qualche mese, e chi parte per rimarci più a lungo. Quasi sempre, il fattore denominatore è quello del lavoro che si andrà a fare: lavapiatti, cameriere, barista. Lavori in certi casi molto umili, ma che gli italiani sono disposti a fare anche a tempo indeterminato. Perché, allora, non farli nel nostro Paese? Innanzitutto la facilità di trovare un impiego in questo settore, 26 Società di caffè con sede nel Regno Unito, fondata dai fratelli Sergio e Bruno Costa nel 1971. 35 anche per chi non ha esperienze precedenti o una base linguistica consolidata, è molto maggiore rispetto all’Italia. In una sola giornata, con un minimo di impegno, sarà possibile ottenere anche tre o quattro colloqui. Questo è dovuto anche al fatto che, come detto sopra, la maggior parte degli impiegati in questi lavori sono emigrati, dato che fin dal passato gli inglesi hanno preferito lasciare questi lavori, ritenuti più duri, ai vari immigrati. I salari minimi, inoltre, sono più alti e garantiti ad ogni dipendente che ha il diritto di lavorare nel Regno Unito. Sarà difficile, quindi, trovare un datore di lavoro che non ti paga quanto dovuto o in ritardo. La cosa più importante, che rende più affascinanti questi lavori rispetto al nostro Paese, è il fattore di crescita. Fare carriera nel Regno Unito, anche nei lavori più umili, è un percorso puramente di meritocrazia che spesso avviene in tempi brevi. Si può iniziare da essere lavapiatti per diventare presto uno chef, o da baristi per diventare in poco tempo supervisor e manager. Questo tipo di carriera, da noi è quasi impossibile. I motivi che spingono i nostri connazionali a cercare un lavoro proprio nel settore dell’hospitality, sono diversi: migliorare la lingua inglese, intraprendere un’esperienza di vita, arricchire il curriculum in attesa di un’offerta migliore, o non essere abbastanza qualificati per trovare qualcosa di più soddisfacente. Ciò che emerge è che molti di questi italiani hanno visto nel lavorare all’estero un percorso più stimolante e proficuo, con la possibilità di fare una carriera che in Italia sarebbe stata difficile intraprendere. 36 Capitolo 3. Gli Italiani nel Regno Unito 3.1 Difficoltà di adattamento Trasferirsi e vivere nel Regno Unito sta diventando ormai un obiettivo per molti italiani che sognano di lasciare l’Italia e cambiare vita. Prima di partire, però, bisogna valutare bene cosa si va ad affrontare lasciando il nostro Paese. La maggiore difficoltà riscontrata, infatti, non è legata né alla ricerca del lavoro, né al trovare un luogo dove vivere, né alla difficoltà di imparare una nuova lingua. Lasciare la propria famiglia e i punti di riferimento delle proprie relazioni interpersonali, e sentirsi catapultati in una nuova realtà, fatta di tradizioni e culture differenti, è forse l’ostacolo maggiore da superare. Nel 1954 l’antropologo Kalervo Oberg27utilizzò il termine “shock culturale” per descrivere i sentimenti e le emozioni di disorientamento e confusione che l’uomo subisce quando, viaggiando all’estero, entra in contatto con culture diverse dalla propria. Secondo Oberg questo stato di “shock culturale” poteva essere classificato in quattro fasi: fase della "luna di miele", fase di “rifiuto", fase di "recupero" e fase di "adattamento". La fase della luna di miele è tutto ciò che comprende la parte iniziale di un viaggio, in cui l’individuo è entusiasta dell’esperienza che sta vivendo, dove tutto è nuovo, affascinante e differente. Trascorso il primo periodo subentra, però, la fase di rifiuto, in cui la situazione cambia radicalmente, sparisce l’eccitamento e il senso di novità. I 27 Antropologo di fama mondiale (1901-1973) di origine Canadese. 37 sentimenti contrastanti possono essere quelli della rabbia e dello stress, dovuti alle situazioni sfavorevoli che a cui si va incontro. Arriva, poi, la fase di aggiustamento, in cui l’individuo inizia a prendere consapevolezza della nuova situazione in cui si trova ed inizia ad accettare gli usi e costumi della nuova cultura, con un’attitudine positiva. Infine, si trova la fase di adattamento, in cui la persona inizia finalmente ad adattarsi all’ambiente in cui si trova, cominciando a sentirsi a proprio agio con le tradizioni e gli usi della società ospitante. La teoria di adattamento culturale si riferisce proprio al processo e al tempo necessario che richiede una persona per assimilare una nuova cultura. Essa non è una teoria oggettiva, ovviamente, quindi dipenderà molto dallo spirito di adattamento di un determinato individuo. Non di meno importanza, è il problema legato alle barriere linguistiche. La necessità di conoscere la lingua inglese, infatti, sta finalmente aumentando anche nel nostro Paese. La popolazione media italiana, infatti, a differenza di molti altri paesi non anglofoni, possiede una conoscenza della lingua inglese molto limitata, che si ferma quasi esclusivamente ad un livello scolastico. Questo è dovuto, in gran parte, allo scarso investimento che il nostro Paese ha devoluto alla lingua più parlata al mondo, con un sistema scolastico che vedeva presente l’inglese solo negli istituti secondari, e con orari limitati, incentrando i metodi di insegnamento quasi esclusivamente all’aspetto grammaticale, piuttosto che a quello comunicazionale. Inoltre, era assente come materia nelle scuole primarie e poco considerata anche all’università. Solo di recente si stanno registrando dei 38 miglioramenti, diventando una materia obbligatoria fin dai primi anni di scuola e con l’introduzione di alcune riforme in materia linguistica. In particolare, la possibilità di introdurre il metodo “Content Language Integrated Learning28”, ovvero l’insegnamento di alcune materie didattiche in lingua inglese. Anche per questo l’Italia è al ventisettesimo posto a livello globale per competenze linguistiche, e solo ventesima a livello europeo. L’importanza della lingua inglese inizia a diventare una necessità soprattutto a livello lavorativo. Bisogna tenere conto, infatti, che l’inglese è la lingua straniera più utilizzata nelle aziende italiane ed europee, in qualsiasi campo lavorativo. Soprattutto negli anni più recenti, una buona conoscenza della lingua ha reso più facile il raggiungimento di una carriera più soddisfacente, e nello stesso tempo ha creato molte difficoltà a chi, invece, non era in possesso di questa qualifica. Proprio per questo una gran parte della popolazione italiana, decide di intraprendere corsi di lingua privatamente, specialmente all’estero. Tanti giovani, infatti, scelgono di trascorrere all’estero un determinato periodo di tempo per migliorare la lingua e si ritrovano catapultati in una realtà diversa da quella pensata. Le strade intraprese sono differenti: c’è chi decide di seguire semplicemente un corso di inglese in una delle tante scuole a disposizione, e chi preferisce immergersi direttamente nella lingua praticando un lavoro. Anche per questo, la maggior parte degli italiani nel Regno Unito, si troverà impiegata nel settore della 28 Termine inglese, creato nel 1994, che indica la metodologia di apprendimento della lingua attraverso l’insegnamento di alcune materie didattiche in una seconda lingua. 39 ristorazione, dove, quasi sempre, è richiesto un livello minimo di conoscenza della lingua. Trovarsi a confronto con una cultura e lingua diversa, soprattutto quando si ha una conoscenza base di quest’ultima, è tutt’altro che facile. Inoltre, pensare di imparare la lingua in pochi mesi, è impensabile. Ci vuole molto tempo prima di riuscire a comprendere realmente tutte le sfumature di questa lingua, tenendo conto anche dei diversi accenti delle varie popolazioni inglesi. Il Regno Unito, quindi, è una delle mete favorite anche per intraprendere esperienze linguistiche, e proprio per questo bisogna considerare l’alta percentuale italiana presente nel Paese. La tendenza che si va a creare, infatti, è quella di formare gruppi di persone della stessa nazionalità, vedendo in loro un punto di riferimento in mancanza degli affetti che abbiamo lasciato nel nostro Paese, rendendo ancora più difficile il nostro inserimento nella società e mentalità inglese. Proprio per questo, la maggior parte delle persone tenderà a parlare inglese esclusivamente durante l’eventuale corso seguito, ma ricomincerà a parlare italiano subito dopo. Anche nel mondo lavorativo avviene la stessa cosa. Basti pensare che nei luoghi di lavoro, in particolare riferimento a quelli del settore dell’hospitality, sarà difficile non incontrare persone della proprio nazionalità e quindi iniziare a pensare esclusivamente nella lingua ospitante. Le barriere linguistiche, quindi, in moltissimi casi, impediscono all’individuo di adattarsi completamente nella nuova società; questo non è dovuto esclusivamente alla padronanza della lingua, che sicuramente nel tempo può migliorare, ma soprattutto all’integrazione con la mentalità della società ospitante. 40 Basti prendere come esempio il senso dell’humour degli uomini inglese, generalmente tendente al sarcastico, considerato dalla stragrande maggioranza italiana come “strano” e spesso di “cattivo gusto”. Se si considera però che proprio l’humour inglese ha dato vita ad alcuni dei migliori umoristi al mondo, si può pensare che queste considerazioni sono dettate dal proprio stereotipo ideale che si ha in mente, che quasi sempre è quello del paese da cui proveniamo. Il Regno Unito, quindi, è uno dei Paesi che in questo momento offre più possibilità di crescita, soprattutto a livello lavorativo, e opportunità, ma questo spesso non basta per sentirsi felici. Abbandonare il proprio Paese non è mai una scelta facile, e nonostante la maggior parte delle partenze siano dovute ad esigenze lavorative, ciò che influisce positivamente nella permanenza in un Paese straniero, è quello dell’integrazione. Lo spirito con cui bisogna affrontare questa esperienza è quello di adattamento allo stile di vita del Paese in cui ci si reca, mettendo in conto le difficoltà e le differenze culturali che si andranno ad incontrare, spesso molto distanti da quelle del nostro Paese. Nonostante l’idea di globalizzazione che viene evidenziata nella società attuale, bisogna sempre tener presente che siamo ospiti in un altro Paese. 3.2 Le aspettative degli italiani L’idea che gli italiani si sono fatti del Regno Unito è quella del Paese in cui sia possibile ottenere tutto ciò che non si è riuscito a fare in Italia. Questo è dovuto, soprattutto, alle tante opportunità che questo Paese sta offrendo a molti dei nostri connazionali. Considerare, però, il Regno Unito come il paese dei 41 balocchi, sarebbe molto ingenuo. È vero che le opportunità di lavoro e di crescita sono maggiori, è vero che il sistema generale del Paese funziona meglio, è vero che le condizioni di vita sono superiori alla media. Ma le aspettative che questo flusso di emigranti si è posto prima di partire, sono state realmente rispettate? I circa quattro milioni di italiani presenti nel territorio inglese, sono davvero soddisfatti della decisione di aver lasciato il nostro Paese? Non si può trovare una risposta unica a questa domanda, dal momento che le esperienze fornite dai nostri connazionali sono ambivalenti. Quello che emerge è che una buona parte dei nostri emigranti, quasi esclusivamente laureati, è riuscita ad intraprendere una carriera soddisfacente nel Regno Unito, con contratti a tempo indeterminato e con una possibilità di crescita che in Italia era quasi impossibile. In particolare, i professionisti che hanno visto concretizzare le proprie aspettative, sono laureati nel campo economicofinanziario, medico-veterinario e ingegneristico. Un’altra buona parte di questi italiani, però, ha riscontrato non poche difficoltà a mantenere le aspettative iniziali. Anche per questo, molti di loro hanno iniziato a lavorare nel campo della ristorazione, settore che viene sfruttato molto dagli italiani per una prima esperienza lavorativa. Questo perché la maggior parte degli italiani con una scarsa padronanza della lingua inglese e con poche esperienze lavorative alle spalle, si sono accontentati della prima occupazione trovata. Molti di loro, però, hanno riscontrato problemi a trovare di meglio nel corso degli anni, adagiandosi alle condizioni precarie fornite da un lavoro che potevano svolgere anche in Italia. La principale causa è sicuramente da ricercare nella limitata conoscenza della lingua inglese della maggior parte degli emigranti 42 italiani. Se è vero che il Regno Unito offre un sistema lavorativo molto più nitido e meritocratico, dove va avanti chi ha le competenze adeguate, è vero anche che la concorrenza è spietata. Il fattore della lingua, quindi, è davvero molto importante, e la padronanza di essa andrà ad influire nella ricerca di un lavoro più o meno qualificato. Un altro fattore da considerare è quello del costo della vita nel Regno Unito, specialmente nella capitale. Come è ben risaputo, infatti, Londra è una delle città più care al mondo; affitti, trasporti pubblici, ristorazione, supermercati, il costo della vita inglese è molto più alta rispetto alla maggior parte degli altri Paesi, soprattutto dell’Italia. Tutto sarebbe ragionevole se gli stipendi minimi fossero proporzionati a questo elevato costo della vita. Sfortunatamente, questo non avviene. Pur essendo maggiori rispetto agli stipendi italiani, infatti, lo stipendio minimo inglese è comunque basso per le spese essenziali che si dovranno affrontare. Basti pensare che l’affitto per una camera doppia, in un quartiere periferico, costi circa £400 mensili, corrispondenti a circa 500 Euro, contro gli approssimativi 400 Euro per una camera singola centrale che si può trovare nella capitale italiana. Per questo motivo, molti dei nostri emigrati, si ritrovano a dover sopravvivere, piuttosto che a vivere. La disparità di reddito tra i lavoratori nel Regno Unito, infatti, è cresciuta più in fretta rispetto ad ogni altro Paese sviluppato dal 1975 ad oggi. Questo ha concretizzato un reale divario tra la popolazione ricca e quella povera presente nel suolo inglese. 43 Nonostante le difficoltà che molti emigranti hanno dovuto e continuano ad affrontare per riuscire ad emergere in una società molto diversa dalla nostra, le persone che decidono di rientrare in Italia dopo un’esperienza nel Regno Unito, sono nettamente inferiori rispetto a quelle che decidono di rimanervi. Come dice la scrittrice Caterina Soffici, “Londra non è meglio dell’Italia. Ma a Londra io ho trovato la banalità della normalità. Qui si può finalmente uscire dall’emergenza continua, qui si può vivere normalmente. Ecco perché a Londra si vive peggio ma si sta meglio. Perché è un posto normale. È l’Italia a non esserlo più”.29 3.3 Il Regno Unito e il fenomeno dell’immigrazione L’emigrazione è un fenomeno che fin dall’antichità ha caratterizzato la storia di tantissime popolazioni, non solo italiane. Questo fenomeno, però, non può essere analizzato esclusivamente secondo la prospettiva di coloro che decidono di lasciare il proprio luogo di origine, ma anche secondo quella di coloro che accolgono ogni anno questi flussi di emigranti. Nel corso degli anni, il popolo inglese è stato in grado di accogliere milioni di cittadini stranieri provenienti da tutto il mondo, dando vita ad una vera e propria società multietnica. Il Regno Unito, infatti, ha visto arrivare nel proprio territorio decine e decine di migliaia di cittadini europei, in cerca di un lavoro e di condizioni di vita migliori. 29 C. Soffici, Italia Yes Italia No: Che cosa capisci del nostro paese quando vai a vivere a Londra, Feltrinelli, 2014 44 Proprio per questo, il Paese ha deciso di introdurre delle nuove misure restrittive per fermare questo fenomeno, considerato come un problema crescente dal Governo e dai cittadini britannici. Tra il 2014 e il 2015, sono stati oltre 57.000 gli italiani che hanno deciso di trasferirsi nel Regno Unito, rappresentando solo una parte dei 330mila nuovi immigrati nel territorio inglese. Molti di questi immigrati, di cui una parte anche italiana, nel corso degli anni si sono approfittati del sistema di sussidi offerto dal Governo Britannico, dando vita ad un vero e proprio turismo del welfare. Molti di loro, infatti, si sono trasferiti a Londra e dintorni per poi richiedere assegni di disoccupazione o altri aiuti predisposti per le famiglie e figli a carico, iniziando ad essere etichettati come “benefit cheaters”, termine inglese che indica i cosiddetti imbroglioni del welfare. Questo fenomeno è stato evidenziato soprattutto con la campagna politica per il Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, che ha fissato tra gli obiettivi anche quello di ridurre questo ingente flusso di cittadini in arrivo da tutto il mondo. Secondo il ministro degli interni inglese Theresa May, l’immigrazione in questa misura è semplicemente insostenibile, perché causa pressione sulle infrastrutture, come l’edilizia e il sistema dei trasporti, e sui servizi pubblici, come le scuole e gli ospedali. I flussi di nuovi immigrati, infatti, sono raddoppiati negli ultimi anni, dando vita ad una situazione insostenibile. Secondo il Ministro May, infatti, non è possibile garantire agli immigrati europei gli stessi privilegi che usufruiscono i cittadini inglesi, e per questo è necessario introdurre delle restrizioni per l’entrata dei nuovi cittadini, che dovranno essere dotati di un contratto di lavoro già prefissato prima di approdare nel Regno Unito. Anche il primo ministro David Cameron è della stessa opinione, ritenendo che la libera circolazione stia 45 favorendo notevolmente l’immigrazione di migranti comunitari, tra cui anche quelli italiani, a scapito dei residenti. L’obiettivo è quindi quello di rendere il sistema di immigrazione più giusto e frenare l’afflusso elevato di immigranti provenienti dall’Unione Europea. Inoltre il 23 giugno 2016 è previsto un referendum riguardante l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea; se il Paese dovesse decidere di terminare la propria permanenza all’interno dell’Unione, saranno sicuramente introdotte nuove misure volte ad arrestare questo crescente flusso di immigrazione, e quindi sarà sempre più difficoltoso intraprendere una prima esperienza lavorativa nel Regno Unito. 3.4 Testimonianze Navigando su internet, si possono trovare migliaia di storie che descrivono in prima persona l’esperienza di giovani, o meno, che sono emigrati nel Regno Unito per cercare un futuro migliore. Ognuno ha la sua storia: c’è chi è fuggito per trovare un lavoro migliore, chi per fare un’esperienza di studio, chi perché non si sentiva appagato nel proprio Paese. Di seguito alcune testimonianze che possono descrivere in parte cosa hanno vissuto queste persone dopo aver preso una decisione che a volte si è rivelata decisiva per il proprio futuro, ma in altri casi non ha confermato le aspettative sperate. 46 Simone Speggiorin, cervello in fuga a Leicester: Londra, quattro anni fa. Il giorno dopo che Simone Speggiorin mette piede al Great Ormond Street hospital gli affidano il turno di guardia. Ha 32 anni e ha appena concluso la specializzazione in cardiochirurgia pediatrica all’Università di Padova. Tanti libri, tanto studio, poca, pochissima pratica in sala operatoria. “Anche se tu vuoi fare esperienza, non te la lasciano fare”, confessa Simone con l’amaro ancora in bocca. In Italia, purtroppo, funziona così: “Durante la specializzazione – spiega – non operi, le operazioni le guardi e basta. Finiti gli studi ottieni un diploma, sei legalmente abilitato a fare interventi, ma non ne sai fare mezzo”. Poi ti assumono ma non ti affidano pazienti, non vai a fare operazioni da solo, fino a 45 anni fai l’assistente del professore, decide lui per te e prima di te, in coda, ci sono tanti altri dottori che da anni aspirano a un posto. Qui durante la specializzazione fai un training di almeno 300 operazioni e se l’ospedale ti prende usi bisturi e ferri, non fai finta. “Qui non c’è un sistema piramidale come il nostro, ogni chirurgo è a capo della propria unità, ha i suoi pazienti e la sua sala operatoria. Comunque sì, detto così, sono il più giovane”. Dopo tre anni a Londra si sub-specializza in chirurgia tracheale e cardiochirurgia pediatrica. Pubblica articoli su diverse riviste scientifiche, si fa conoscere in giro e soprattutto sviluppa “il lateral thinking, la mentalità del chirurgo anglosassone”. Simone chiarisce al volo: “Impari a pensare e muoverti in squadra, tenendo conto del parere di infermieri, anestesista e assistenti. Le decisioni finali sono di gruppo, non come in Italia dove il professore agisce in autonomia. Nel 2010 da Londra mi sono iscritto a un bando per un posto all’ospedale pubblico di Ancona ma non ho più avuto risposte: pensavo che non gli fosse piaciuto il mio curriculum. Invece, il 47 28 agosto 2013 mi è arrivata una lettera a casa in cui mi invitano a partecipare al concorso indetto tre anni fa. Io gli ho telefonato e gli ho detto ‘No, grazie’. “Siamo abituati a pensare che le occasioni cadono dall’alto e invece non è così! Bisogna andarsele a prendere. Il mondo è grande, non serve neanche fare il visto per viaggiare nell’Unione europea”. Questa è l’Italia”. 30 Oggi Simone ha 36 anni, lavora al Glenfield hospital a Leicester ed è il primario più giovane del Regno Unito. Davide Valeriani, cervello in fuga a Londra Davide Valeriani ha raggiunto Londra tre anni fa, grazie ad una borsa di studio per un dottorato al dipartimento di informatica e ingegneria elettronica dell’Universita dell’Essex. La sua storia è un esempio di come il sistema Italia non riesca tenersi stretti i propri talenti, che finiscono così per trovare la propria strada fuori dai nostri confini. Nel caso di Valeriani è accaduta una cosa molto semplice: l’università inglese ha battuto sul tempo quella italiana. Colpa di una burocrazia che non funziona e ha tempi impensabili nel resto d’Europa. “Nel 2013, mentre cercavo un posto per un dottorato in Italia, mi è arrivata la proposta dal Regno Unito. Ho fatto tutto in pochi giorni, via Skype, e nel giro di una settimana sono partito. Una situazione impossibile persino da immaginare in Italia. Per non parlare del sostegno che l’università inglese sta dando al mio progetto, non solo in termini economici ma anche di promozione. Nel mio Paese difficilmente avrei trovato le stesse opportunità. L’università italiana è molto 30 http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/14/chirurgo-in-uk-a-34-anni-trapianto-polmoni-subebe-in-italia-sarebbe-precario/837053/ (visitato il 15 febbraio 2016) 48 importante nel momento della formazione, ma dopo non ti dà possibilità di carriera, di mettere in pratica quello che hai studiato. Per questo non può competere”. L’idea di EyeWink, un dispositivo che, grazie ad alcuni sensori, consente di attivare lo smartphone, ha già vinto il London Science Museum Award, ed è stato creato insieme alla collega 28enne spagnola, Ana MatranFernandez. Anche lei è un cervello in fuga. “A causa dei tagli alla ricerca dovuti alla crisi economica – racconta – le opportunità in Spagna erano molto limitate. Così ho deciso di tornare in Inghilterra per il dottorato, scelta di cui vado ancora fiera”.31 Juana Romandini, cervello in fuga a Manchester Da sette anni a Manchester (adesso ne ha 32), non è mai riuscita a sentirsi “a casa” nella città che è il cuore industriale dell’Inghilterra. E sogna un ritorno in Italia: “Se ricevessi un’offerta di lavoro nel mio Paese tornerei di corsa”. “Quando sono partita, nel 2008 – racconta -, ero disoccupata da circa due anni. A 25 anni, con una laurea in comunicazione e nessun lavoro, ho deciso che fosse arrivato il momento di espatriare. Inoltre, stavo finendo un libro ambientato a Londra e ho colto l’occasione per andare a conoscere i luoghi dei quali scrivevo”. Ero aperta ad ogni tipo di lavoro – continua –, volevo concludere il mio libro e, poi, cercare un impiego nel campo della comunicazione. Finii a fare la lavapiatti e quello diventò l’unico lavoro che riuscii a trovare nella capitale inglese”. “Dopo qualche mese – ricorda –ho ricevuto un’offerta nel reparto customer care di un’azienda 31 http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/15/dottorato-a-londra-dopo-colloquio-via-skypeimpensabile-in-italia-lavorare-al-mio-progetto-ultratecnologico/2302876/ (visitato il 15 febbraio 2016) 49 che opera nel settore della chimica. E’ una posizione lavorativa che non è proprio in linea con il mio background, ma mi garantisce un buono stipendio. Posso comunque dire che, dal punto di vista lavorativo, sono riuscita a ottenere dei risultati soddisfacenti”. Il clima – spiega – è terribile. In confronto, Londra sembra la Sicilia. Il suo essere città industriale, poi, accentua ancora di più questo aspetto monotono e cupo”. Anche i rapporti umani, confida, non sono il massimo. “Mi ritengo molto fortunata – dice – perché a lavoro sono riuscita a integrarmi con il team. Ma fuori le cose cambiano. Qui le persone sono molto più ‘grezze’, poco amichevoli o socievoli. Sono meno abituati all’inclusione dello straniero, anche se negli ultimi anni le cose stanno cambiando. Se mi sento un po’ ostaggio di Manchester? Direi di sì. In fondo, sento che questo stile di vita non fa per me”.32 Annalisa Coppolaro, in fuga verso Londra “Sono partita per amore a 27 anni, nel 1994, – racconta Annalisa Coppolaro – e sono rimasta a Londra ben 15 anni. Inizialmente, avere un marito inglese mi ha avvantaggiata, sia nel lavoro sia nelle relazioni personali”. Dopo un paio di anni di entusiasmo, però, sono venuti a galla i problemi del vivere in una città come la capitale inglese: 33 “Ho passato momenti di vera solitudine – continua – Ho provato ad invitare a casa madri inglesi dei compagni di scuola dei miei figli, ma questi miei tentativi non venivano mai ricambiati. Come se dall’altra parte non ci fosse un vero interesse a far nascere un’amicizia”. Ciò che ha portato Annalisa e 32 http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/23/impiegata-manchester-ostaggio-citta-cemento-nonfa-per/1604914/ (visitato il 15 febbraio 2016) 33 http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/05/uk-italiani-ritorno-londra-cosi-cara-ingiustasolitudine-ci-fatti-rimpatriare/1563977/ (visitato il 15 febbraio 2016) 50 suo marito Rob, nel 2009, a pensare a un futuro in Italia è anche la diversa qualità della vita tra una metropoli come Londra e le colline senesi, dove adesso vivono: “Odiavo il ‘binge drinking’34, la necessità tutta british di ubriacarsi nel minor tempo possibile – spiega – Non è possibile che sia la modalità preferita per instaurare relazioni personali. Poi ci sono la violenza in aumento in alcuni quartieri della città, il basso livello della sanità e dei college pubblici, i ritmi frenetici e una qualità della vita inferiore a quella italiana. Tutti elementi che ci hanno fatto optare per Siena, dove adesso io e mio marito siamo entrambi insegnanti di lingua con ottimi stipendi”. 34 Assunzione smodata di alcol, finalizzata a un rapido raggiungimento dell'ubriachezza e praticata generalmente in occasione di feste o durante il fine settimana. 51 Conclusioni Alla fine di questo percorso, ciò che è emerso principalmente, è la consistente quantità di italiani che continuano a lasciare il nostro paese. Attraverso questa tesi ho provato ad analizzare tutte le sfumature complessive che rendono il fenomeno dell’emigrazione un problema che fin dal passato ci ha riguardato da vicino. Il Regno Unito, è diventata la terra promessa di migliaia di italiani che hanno individuato in questo paese la destinazione ideale per portare a compimento i propri sogni. In questo momento, l’Italia non è in grado di offrire ai nostri giovani, e non solo, le opportunità adeguate per trattenere i propri cittadini all’interno della propria comunità. Per questo motivo, le partenze dei nostri connazionali sono in costante aumento, e continuano a non essere paragonabili ad un fenomeno inverso. Io stessa, ho avuto la possibilità di vivere diverse esperienze nel Regno Unito, sia a livello di studio che a livello lavorativo. Questa opportunità mi ha fatto conoscere ancora più da vicino la realtà che accomuna tantissimi nostri connazionali, trovandomi ad affrontare alcune delle difficoltà che si incontrano nell’andare in un paese straniero: l’adattamento ad una mentalità e società differente, la lontananza dalla propria famiglia e dai propri punti di riferimento, la difficoltà di dover contare solo sulle proprie forze, sia economicamente sia nella vita di tutti i giorni. La realtà inglese è molto attraente per noi italiani, soprattutto in un momento di crisi come quello che sta attraversando oggi il nostro Paese. Le opportunità di lavoro, e soprattutto di crescita, che offre il Regno Unito, sono sicuramente superiori rispetto a quelle dell’Italia, ma bisogna tenere in conto che, 52 proprio per questo, la concorrenza è spietata, e non sarà così facile ottenere un lavoro appagante in linea con il proprio profilo accademico. Non per altro, la maggior parte dei nostri emigranti è impiegata nel settore dell’hospitality, un settore in continua crescita che, comunque, può offrire buone opportunità anche ai meno qualificati. Se da una parte, quindi, è vero che molti dei nostri connazionali sono riusciti a mantenere le aspettative che si erano prefissati prima di partire, riuscendo ad intraprendere una carriera professionale che, probabilmente, in Italia non sarebbe stata possibile realizzare, è anche vero che molti di loro si sono trovati ad affrontare diverse difficoltà sia a livello lavorativo che a livello di integrazione con la società inglese. Intraprendere un’esperienza nel Regno Unito, così come in un altro paese all’estero, è sicuramente un’esperienza che può arricchire molto un individuo, sia a livello personale che a livello accademico. La speranza è quella di riuscire a migliorare la situazione nel nostro Paese per permettere ai tanti connazionali all’estero, scappati quasi sempre per trovare condizioni migliori, di tornare nel paese in cui sono nati e cresciuti, il paese che, nonostante tutto, non avrebbero voluto lasciare, facendo tesoro dell’arricchimento acquisito nella permanenza in un paese straniero. 53 ENGLISH SECTION 54 ITALIAN EMIGRATION IN THE UNITED KINGDOM 55 Introduction This thesis aims to analyse one of the phenomenon that has been prominent in the history of Italy, since the time of our ancestors, namely that of emigration, taking into account the emigration of Italians in the United Kingdom. Since ancient times, in fact, millions of Italians have left their country to travel and migrate to different destinations around the world. Previously, the United States of America was the hot spot for Italian emigrants, but in more recent years the United Kingdom has taken over and become one of the most prevalent european country for italian people. The purpose of this thesis is to examine the history of this phenomenon, starting from its origins up to the present day. The intent is to try to understand what the causes have been, and continue to be the underlying reasons for these increasing departures, analyzing the different types of individuals who, over the years, have decided to leave their country, and the greatest difficulties faced by these people on their journey of migration. The problem of emigration, in fact, is an issue that, although dating back to ancient times, is becoming increasingly topical and above all could be applied to us in first person. Millions of people, both young and old, leave Italy in order to reach what has become the ideal destination for living a better life far from home: the United Kingdom The choice of topic for this particular thesis came to me when I found myself with the opportunity to visit the UK for both work and study reasons. I soon realised just how many of our brothers and sisters had made the same trip as I had. 56 Chapter 1. The story of italian emigration 1.1 What is emigration? Throughout its history, the human race has been able not only to survive but also to multiply thanks to man’s ability to change the environment in which he lives in order to increase the resources. When this was not possible, or when survival was endangered by environmental disasters, famines and wars, man has been able, by moving, to find more favorable living conditions elsewhere. Humans, therefore, not unlike many animal species, are migrants by nature. In past centuries, the most common cause of emigration was the frequent imbalance between population size and the earth’s capacity to provide the necessary sustenance. Today, however, migratory movements have much more complex causes. Emigration is the social phenomenon in which individuals move from their country of origin to another destination. When someone’s place of origin lacks the necessary conditions for living peacefully and achieving their dreams, they feel the need to look for something new, something different, usually in a place where it is possible to have a better future. The reasons may be different: ranging from economic, religious, political, and psychological factors to conflict and persecution, but all are tyring to start a new life away from home. 57 1.2 Italian emigration abroad Italian emigration has been, and continues to be, a mass phenomenon that has characterized the history of our country. Starting from 1860, there were over 20 million departures from Italy, in the first phase primarily from the northern regions, when more than 5 million people decided to leave the country after the great agricultural crisis of the Seventies. Emigration from Northern Italy was focussed especially on Argentina and Brazil. With industrial development and the consequent abandonment of the countryside, even the South began to play a leading role in this mass exodus. In particular, several ships departed from the Mediterranean ports with thousands of Italians bound for the Americas in search of a better future, because in those areas there was a greater demand for labour in industries and a significant amount of fallow land ready to be transformed into suitable fields for agriculture and livestock. The most affected European destinations during this period were France, Austria, Germany and Switzerland, countries which required a lot of workers for mining, construction and the building of roads and railways. From 1890, Italy was involved in a second migration, known as the new migration. About 4 million Italians left Italy to go temporarily to the United States, a country that was experiencing significant economic growth. Their intent was to make their fortune abroad and to use the money earned there, known as remittances35, to ease the crisis situation that Italy was undergoing at that time. 35 Money transfer to foreign countries, carried out by a foreign worker for the benefit of another individual residing in his country of origin, usually family members or relatives. 58 In this way, Italy was able to buy the necessary raw materials in order to pay off debts to other countries. In fact, many political forces accepted and supported the emigration of Italians abroad, as they considered it as an opportunity to revitalize the country's economy. The landowners, on the other hand, did not share this opinion, because as a result of labour shortages, they were forced to raise wages. In the period between the First and the Second World War these large migratory flows began to decrease, if not cease, mainly because of strong restrictions imposed by the US government on the entry of Italians in the United States, but also due to strict changes in the Italian government policy. With the advent of fascism, the emigration of Italians, no longer defined as "migrants" but as "Italian workers abroad", was initially used for propaganda and foreign policy purposes. During the regime, however, the government showed hostility to the departure of Italians abroad, with the exception of their colonies, considering their demographic strength as a source of development. The wave of migration to foreign countries resumed from 1945, from both Southern Italy and the Islands, but this time it was not directed towards America, but primarily to Belgium, with migrants attracted by the very high salaries offered by the country, and to Switzerland, where there was a strong demand for workers in the metal mechanical industries. In 1955 the Italian government signed a pact of emigration with Germany, with which it guaranteed a mutual commitment to migration and led to nearly three million Italians crossing the border in search of work. 59 During the sixties there was the so-called economic boom, thanks to which small and medium industries started popping up in Northern Italy. The imminent need for labour contributed to a strong internal migration from Southern Italy to the North, soon becoming a problem for industries that were no longer able to absorb the labour demand for such a large population. Soon, therefore, migrants began to emigrate to other countries once more. In the coming years, the route slowly began to reverse itself, and Italy began to experience not emigration, but immigration. Despite this, the stream of Italian emigration has never completely stopped. 1.3 Italian Emigration in the United Kingdom Italian emigration to the UK is little known, due in part to the fact that it has never been a mass phenomenon comparable to that of emigration towards the Americas and some european countries, never even reaching one percent of our total emigration. The origins of emigration from the Italian peninsula can be traced back to the Roman Empire, when many Roman settlers moved in Roman Britain. During the Renaissance, a flow of merchants and bankers, especially in northern Italy, moved to London and the surrounding area, along with many eminent people sent across the Channel to perform diplomatic functions. More economic emigration only occurred between the eighteenth and nineteenth centuries. There is no precise information, but from some sources it is possible to know that at that time several traders from different parts of Italy were in London. Many people began to dedicate themselves to teaching, since our 60 language was very popular among the daughters of the English bourgeoisie, from which they were able to live quite well. In the early nineteenth century, in fact, London had become a huge colonial empire due to the size and variety of the ethnic groups and cultures living there, holding the largest European market for colonial goods, with its sea transport and financial services, banking and insurance, the city was growing so rapidly in population and new neighbourhoods to touch the million inhabitants. During the 1860s, waves of young people from poor backgrounds began to reach the English capital, coming from the Po Valley in search of a better future. The trades that they carried out were hard and unpretentious jobs, avoided by London-based workers. Gradually, they began to make the culture of Italian food known, previously unknown even to Londoners: ice cream, coffee, chocolate shops, bakeries, food shops and eateries, began to be opened in the West End by Italian families, who were able to attract a growing clientele. These Italians were living mostly in slums, in overcrowded accommodation, in dark and dirty rooms, causing strong indignation amongst the public and the authorities. Despite this, they were able to maintain higher hygiene standards than the average neighbourhoods and to escape the then dominant alcoholism, widespread among the British population. During the middle of the century several small Italian businesses were founded in the british capital, run by small groups of artisans, mainly originating from the area around Como. This first wave of Italian craftsmen enjoyed a strong professional success, integrating themselves successfully into the new London context. 61 More numerous and not at all integrated into British society were the Italians who came to London for strictly economic reasons, from a few mountain districts along the peninsula: carpenters, framers and mirror makers, sellers of plaster statuettes and street musicians. This presence of very poor immigrants began to increase with the end of the Napoleonic wars, forced out by the dire economic conditions in which Italy found itself. The Italians who emigrated to the large urban areas were concentrated in areas inhabited exclusively by an Italian community, in order to help each other and at the same time to be able to maintain their traditional customs. The so-called "Little Italy", the name given to the various districts of Italian origin throughout the world, was in London in the area of Clerkenwell and Holborn, in the northeast of the city, a highly degraded area, but at the same time a strategic location, thanks to its proximity to the city, for commercial and craft activities. In the years between 1851 and 1911, the number of Italians in London, which accounted for almost half of all Italians in England, grew approximately sevenfold. It was undoubtedly economic factors which kept driving Italians to escape from their native country. The beginning of the twentieth century saw the establishment of the activity which most characterized and continues to characterize the Italian community in UK, namely the hospitality industry: almost half of the Italians living in the United Kingdom worked in the restaurant industry and in the import and retail sale of Italian food. During these years, a new Little Italy began to arise, in 62 Soho36, populated by the major emerging professional figures of Italians in London, including shopkeepers, hotel managers and restaurateurs. The Italian community, therefore, began to evolve not only from a numerical point of view, but also from the qualitative one. With the rise of fascism the harmony established by the Italian community began to decline. Until their entry into the war, the manifestations of membership of many Italians to fascism were in fact tolerated by the British authorities. On 10 June 1940, everything changed drastically, with the declaration of war against France and England by the Duce. Although not all Italians abroad had adhered to fascism, they began to be considered as enemies in a foreign land: about 4,500 people were arrested across the country, with their consequent deportation to detention camps, causing the closure of many businesses. At the time of the Armistice, in September 1943, about 75,000 Italians were present in the labour camps scattered throughout the United Kingdom from 1941 onwards. The gradual repatriation of Italians did not take place before December 1945: about 1,500 former Italian prisoners were allowed to stay in UK and be joined by their families. Then began both male and female recruitment from southern Italy. These recruitments were finalized to the employment of male staff in the greenhouses of the Lea Valley, north of London, and in brick factories in Bedford and Peterborough, and the female staff in various textile industries and hospitals. At the end of 1955 the United Kingdom, after hiring many Italians for the construction and maintenance of rail networks and coal mining activities in the 36 District in the West End of London, in the United Kingdom. It hosts one of the most famous squares of the city: Piccadilly Circus. 63 mines, ended up itself having recruited about nine thousand Italians and granted residency permits 37to other 4,500 compatriots. The majority of new immigrants arriving on english soil were this time of southern origin, without professional qualifications and with an insufficient, or non-existent, knowledge of english, who ended up being employed in hard and low-paid jobs. This new influx of immigrants, in fact, failed to integrate themselves into the English community; a special case, due to this marginalization by the English community, is that of the community of Bedford38, where Italians were living in hostels that were practically barracks, near the brick factories where they worked, and far from the town to avoid contact with the local population, who did not agree with the presence of foreign workers. The "old immigration" of Italians to the UK came to an end around the Seventies; since then many young people have come to the UK for the study of the english language or the attraction of a way of life which seemed freer and more fulfilling. This was facilitated primarily by the commitments guaranteed by the United Kingdom after its entry in 1973 to the European Union and the intensification of economic and trade relations between the two countries that led a large number of people to settle in the United Kingdom. 37 Authorization issued by the State Police, which must be requested from non-EU individuals to be able to stay in a different country from the than their own. 38 County borough of Bedfordshire, it located to the East of England 64 Chapter 2. The current italian emigration 2.1 Brain drain Since the beginning of the nineteenth century talk began of the so-called "brain drain." A first example can be found in the profile of Guglielmo Marconi, a physical and talented inventor, which was not considered by the Italian Ministery for Posts and Telegraphs39, who had proposed the adoption of its wireless telegraphic transmission system. So he decided to move to England, also facilitated by his Irish roots, and patented his discovery, founding service enterprises in the major British cities and even winning the Nobel Prize for Physics in 1909. The story of Marconi highlights on the one hand a young and talented boy’s desire for recognition, and on the other the socio-cultural character of the english tradition, ready to welcome and reward anyone who can stand out though commitment, passion and hard work. After long time, Marconi can be considered only the first of a long series of Italians ready to leave the Peninsula in search of a better future. The emigration of Italians abroad, in fact, did not end with the conclusion of the various wars, but continues today and is constantly increasing. The term that is most commonly used to define this recent mass exodus is the "brain drain", which indicates the emigration to foreign countries of talented or highly specialized professional people, in search of better wages and living conditions. If this first 39 The Ministry of Posts and Telegraphs was a department of the Italian Government of the Kingdom of Italy, with the task of administering the post and telegraph. In 1924 it was transformed by the Mussolini government in the Ministry of Communications. 65 migration was characterized by the large exodus of men with a low level of cultural and professional knowledge, today it is particularly young professionals, often graduates who cannot find space in Italy, who are leaving. The best italian graduates go to work abroad, where they find better prospects and wages. This flow is not, however, offset by a reverse flow of talent from abroad, reducing the quality of italian human capital40 and making Italy an exporter of talent which has led to problems in attracting researchers and other qualified people. Several economic and social factors lie behind this migration: lack of growth of GDP41, high unemployment, low investment in research, the steady growth of temporary contracts, and lack of meritocracy. These are the factors which make Italy an unattractive country for foreigners. The website “Lavoce.info42” has reported an example: of the 287 young European researchers who in 2013 won the starting grants or the funds allocated by the European Research Council43, only eight students have chosen Italy as the site of their research. Very few, in comparison to the 60 who have gone to the UK and 46 who have chosen Germany. 40 Set of skills and competencies possessed by an individual. Investing in human capital is the care of the professional training and technique of its own employees. 41 The gross domestic product (GDP) is the total monetary value of goods and services produced in a country. 42 Italian independent magazine that provides detailed critical analysis on the major economic, political and social themes of Italy. 43 The first EU agency dedicated to the support of scientific research, established to provide funding for research projects. 66 According to the ISTAT44, in 2011 around 7,000 of our qualified young professionals emigrated, with only 3234 coming in return. In 2013, the United Kingdom became the world's first country of emigration for Italians, with 12904 official expatriates (reported to the department Aire45). The real boom in emigration to the UK mainly affects people aged between 20 and 40 years old. In terms of regional origin, Lombardy holds the record, with 16418 expatriates, followed by Veneto with 8743 emigrants. Ultimately, Italians abroad constitute a population of about four million people who have in common the search for a dream and the often painful detachment with Italy. But what are the reasons that bring these people to leave our country? The nation that is admired by all for its artistic and cultural heritage, (it is sufficient to say that only in Italy are there 50 UNESCO sites), a richness that is unique in the world? Italy, during the course of its history, has experienced periods of ups and downs, from the dark period of fascism to the economic boom of the post-war period, and the period of crisis that it is going through is known to everyone. While other nations make progress, Italy continues to remain stationary, and it is difficult for young people, who have great aspirations for the future, to decide to wait for things to change. The current economic crisis in Italy does not even 44 Italian national institute of statistics. http://www.istat.it/it/archivio/141410 (Dicember, 2015) 45 Register of Italian citizens living abroad. http://servizidemografici.interno.it/it/content/statistiche-aire (January, 2016) 67 provide job opportunities for the most brilliant graduates, who are trying their luck abroad. According to the "Manifesto of Expatriates46", a Manifesto that complains about how nothing works in Italy, what motivates young people to escape is all that prevents them from progressing in their own country. Many say that Italy is not a country for young people, where the ruling class has failed, by investing in research and development 50% less than the European average, areas in which the new generations could easily fit. The working conditions offered by Italy are not up to the expectations of italians. The career path abroad is clear, defined and provides on average higher wages than in Italy, especially for young graduates. It is also a much more transparent and meritocratic path, with a different perspective of growth than in our country. Even in the most menial jobs, it will be possible to undertake a growing career over the years, and not have to stay in the same position for life. The italian essayist Roger Abravanel said that meritocracy means that the best go forward according to their abilities and their efforts, regardless of class, gender and origin. This, as is well known, is not the case in Italy. Nepotism, in fact, is an evil that characterizes the italian country: children, grandchildren, friends, lovers benefit from often undeserved shortcuts into the world of work. Italy is a country that unfortunately has not yet learned to put the real capabilities of its citizens first. Additionally, in other countries, in many cases, there is a "welfare state" which supports young people, for example through a minimum income or 46 https://manifestoespatriati.wordpress.com (February, 2016) 68 unemployment subsidies for payment of rent. In Italy the "welfare state47" is almost non-existent. Young people are left to fend for themselves, borne by households. The real "social safety nets" in Italy are the families, because the State and politics have failed. Under these conditions young people do not find the space that a modern state should offer them and consequently have to decide whether to stay and survive in the best way, or move to another country. The years in which a researcher should conduct their best work become the years of chasing the ordinary in the hope of getting a low-paid job, or a promotion. As a result, Italians abroad are among the most numerous foreigners. Leaving their country, however, it is never an easy choice and implies a radical change in their lives. This means leaving everything behind: the fondness of family and close friends, the lifestyle that they have always led and, above all, the difficulty of considering themselves to be real citizens of the country in which they arrive. Being an immigrant, in fact, requires one to adapt to the traditions and culture of a country that is not one’s own, often with difficulty. Fortunately, the multicultural society of today makes this process of globalization much easier, ever eliminating the various forms of discrimination that in the past our emigrants have had to endure. 2.2 UK: the most popular destination The United Kingdom has been since ancient times been one of the favoured european destinations for Italian emigrants. 47 Set of public policies implemented by a State to ensure the care and well-being of citizens. 69 As it has been analyzed in the first chapter, in fact, thousands of Italians have left the country in search of a better future: most of them were initially poor and unskilled people, who were trying to escape from the crisis that was affecting our country at the time. Gradually, over time, they have established various Italian communities in the UK, especially in London, which have brought their tradition and culture overseas. This emigration has not stopped, but has actually increased, especially in recent years. The United Kingdom has become the "promised land" of the Italians who decide to leave their country. With its economy growing by 2.6% on an annual basis, it is more and more the dream of those who choose to leave. According to data provided by the ONS Institute for Statistics in London, about 57,000 Italians have landed in England between 2014 and 2015, compared to 42,000 the previous year. The city of London is the destination of about forty thousand young Italian students per year, who go to the UK for a longer or shorter period to learn the language. Several of these young people, aged between 25 and 35 years, have changed their plans and stayed in the UK, primarily on the promise of finding a more fulfilling job. However it is not right to talk only about a brain drain, because it is very reductive. A large majority of those who decide to leave our country, in fact, are not in possession of a degree or professional qualifications, but decided to go to the UK to improve their lives. In fact, not everyone leaves with the aim of making their fortune elsewhere; some are simply urged by the desire to have new 70 experiences in a different town. Most of them are aged between 30 and 40, and are satisfied to live in precarious conditions but in a different country, without looking for jobs in relation with their academic profiles. The difference is that in the UK, often these people are able to start over and be fulfilled, because, for example, in this country the civil registry is something that does not exist. In Italy, unfortunately, when you get to a certain age, which may also be under thirty, it is hard to find a job even in the hospitality industry. In the UK, however, this does not happen. If you show your worth, then you can progress. Caterina Soffice, an italian author, in her book "Italia yes. Italia no," 48says that London is the place that in the collective Italian mind seems to possess all that they lack: professionalism, organization, politeness, openness to the world. In fact, when you stand to live in a country where the queues are legendary, and the rules are made to be respected and not to be broken, you feel good. Especially coming from a country where instead they reward the clever and denigrate the honest, where the figure of the fool performs well, where wrongdoers never pay the price and where anyone, but especially politicians, resign, although patently corrupt. But what makes the UK such a coveted destination by so many of our countrymen? First of all, the United Kingdom is the country with the lowest percentage of unemployment. Finding work is really simple. Apart from overcoming the various paperwork, including obtaining the National Insurance 48 C. Soffici, Italia yes Italia no: Che cosa capisci del nostro paese quando vai a vivere a Londra. Feltrinelli, 2014 71 Number49 and opening an English bank account, it will be very easy to find a job. With this background it is clear that working illegally, then, is practically impossible and the minimum wage, as well as being higher than the Italian one, is guaranteed to every worker. In addition, the British welfare system is something that goes beyond all expectations. Getting on the dole, better known as "benefits", is really very simple and it is possible to be obtained by any European citizen who lives in the UK. There are different types of subsidies that the British State offers: the tax credit, which provides a discount on taxes, divided into child tax credit and working tax credit. The first refers to those who have dependent children, the second to those who work part-time with a minimum of 16 hours per week. Then there is the "low income", for those who have a base salary, with which you can get some financial help such as council tax, the municipal tax on waste and street cleaning, and on utility bills, the domestic spending at home. "Lost my job", is the subsidy linked to job loss. It includes the "Contribution-based job seekers allowance," or unemployment compensation, based on the contributions paid, which can apply for those who have worked in the UK for at least two years; "Income based job seekers allowance", a subsidy that is based on income, "Employment and support allowance", grants for disabled or sick people, and "Housing benefits", economic aid to pay the rent. This system used by the United Kingdom, has always been very efficient, and for this reason has been exploited by many immigrants, including many Italians, who often have taken advantage of it. For this reason, it has recently been 49 Personal identification number, required to work in the UK and be eligible to other services, such as unemployment benefits. 72 decided to change the system, making it difficult to obtain the subsidy. In Italy, getting any type of grant is much more complicated and takes much longer. The living conditions in the United Kingdom are in some ways better than in Italy. Everything seems to work better. A first example of this can include the transport services offered by this country; in fact, London has one of the best transport networks in the world, with 12 different underground lines that connect almost all the city, with various local railway lines connected to them, and about 8,600 buses operating on 700 lines, both day and night. All this, unfortunately, in Italy would be difficult to see. Just think of Rome, the Italian capital, historically and culturally one of the most beautiful and important cities in the world, which has only four underground lines that do not cover the entire territory, and with bus lines whose service is always uncertain. The problem, in fact, is not only the amount, but especially the quality. The service is very disappointing, especially when compared with the English one, which, even though it is expensive, is very efficient. Another difference can be found in the health service of the United Kingdom. It is called the National Health Service (NHS), and provides free medical care to the whole territory and to all those living there, including emergency services, the short- and long-term hospitalization, the family doctor, as well as specialized services such as optical and dental care. Most services are totally free or affordable for everyone. The NHS is considered the largest and most centralized health service. What differentiates the two health systems, however, is not so much the quality of the service, since in Italy we have doctors and senior nurses, but the 73 opportunity to receive specialized care in a short time, and at a reasonable cost. Just think that in Italy only a small percentage will appeal to the public health service, especially with regards to dental care, while in the UK the majority use only public healthcare, and only a small percentage make use of health insurance. Precisely in this sector, in fact, medical and paramedical Italian workers are in great demand for the quality of their university education and their skills. According to data published by the OECD are about 60000 nurses have left Italy, and about 25000 new graduates cannot find work. All this is due to the lack of competitions and recruitment (almost exclusively on fixed-term contracts), linked to the economic crisis that has cut funding to the health system. In the UK the role of paramedics is very valued by the health system, and after only a few months of mentoring, nurses are regularly employed on permanent contracts. As in all fields, in the health sector the opportunity for progression is much greater: career progression based on merit and occurs more quickly, with much higher wages. These are just some of the reasons that make the United Kingdom one of the favourite destinations for Italian emigrants. Italy is a country that should be saved, because whoever takes the decision to leave will never stop feeling Italian and want to change the situation facing the country at this time. Leaving is almost always a requirement dictated by the few possibilities offered to us now in Italy, but the hope of all is still the same: changing things in order to return to live in your own country of origin. 74 2.3 Italians and the hospitality industry The term hospitality includes all the sectors regarding catering, entertainment, tourism and restaurant. The restaurant, in particular, is the sector that has outlined the figure of Italians abroad, especially in the UK, representing for emigrants not only a source of income, but also the economic and social path, which brought the various Italian communities to integrate into British society. Since 1900, in fact, it began to affirm the activity of Italian restaurants in London, with about 10,000 Italian residents employed in the sector of retail sales of Italian food and catering, with businesses being almost exclusively family-run. In this early period, however, only the names of the restaurants were Italian, because food was much closer to the French traditions rather than to those of the Italian country. Over time Italians opened many clubs and shops, mostly concentrated in the Soho area. In particular, the greatest symbol of Italian style in this period can be recognized in the “Bar”, places for meeting and socializing of which, in 1960, there were almost two thousand across the UK. The real boom of Italian cuisine in London took place in the Sixties, which saw the opening of several restaurants, mostly family-run, across the capital. Very often the owners were former waiters who had tried their luck in business, often achieving excellent results. The poor British culinary culture and the progressive affordable prices, has made the gradual success of the various Italian restaurants even easier. This prolific activity has meant that also in recent years, Italians who arrive in the UK in search of a job are directed mostly towards this sector. There are those who leave for an experience of a few months, and those who part with the aim of staying longer. Usually, the determining factor is the work 75 that they are going to do: dishwashers, waitresses, and bartenders. Jobs that in some cases are very humble, but Italians are willing to do that as a permanent job. In the UK, the opportunity of finding a job in this sector, even for those with no prior experience or an established linguistic basis, is much higher than in Italy. This is also due to the fact that the majority of employees in these works are migrants, because for many years the English people have preferred to leave these hard jobs to various immigrants. In addition, the minimum wages also are higher than in Italy and are guaranteed to every employee who has the right to work in the UK. It will be difficult, therefore, to find an employer who does not pay you what is due. The most important thing that makes these jobs more attractive than in Italy is the growth factor. Forging a career in the UK, even in the most menial jobs, it is a purely meritocratic path and often takes place in a short time. This type of career progression in Italy is almost impossible. Some people work in this sector to improve their English or to make a life experience, others to enrich their curriculum waiting for a better offer, others because they are not qualified enough to find something better. The point is that many of these Italians have seen working abroad, a more stimulating path, that can be also satisfactory during the time, with the possibility of making a career that in Italy would have been more difficult to make 76 Chapter 3. Italians in the United Kingdom 3.1 Adaptation Difficulties Moving to and living in the UK is now becoming a target for many Italians who dream of leaving Italy and changing their lives. However, it is important to really consider what an individual is going to face leaving his country. The major difficulty, in fact, is not linked either to job hunting, finding a place to live, or the difficulty of learning a new language. Leaving your own family and all the landmarks of interpersonal relationships, and feeling catapulted into a new reality, made of different traditions and cultures, it is perhaps the greatest obstacle to be overcome. In 1954 the anthropologist Kalervo Oberg 50used the term "culture shock" to describe the feelings and emotions of disorientation and confusion that a man undergoes when, traveling abroad, he comes into contact with cultures different from their own. According to Oberg this state of "culture shock" could be classified into four phases: the "honeymoon" phase, the "negotiation" phase, the "adjustment" phase and the “adaptation” adaptation. The honeymoon phase includes the initial part of a journey, in which the individual is enthusiastic about the experience, where everything is new, charming and different. The phase of negotiation, in which the situation changes radically, is where the excitement and the sense of novelty disappear. The mixed feelings are those of anger and stress due to the unfavourable situations that are encountered. In the adjustment phase, the individual begins to become aware of 50 World-renowned anthropologist (1901-1973) of Canadian origin. 77 the new situation and start accepting the habits and customs of the new culture, with a positive attitude. Finally, there is the adaptation phase, in which the person is finally starting to fit into the environment where they is located, starting to feel comfortable with the traditions and different uses. The cultural adaptation theory was intended to refer to the process and the duration of the period of time that requires a person to assimilate a new culture. No less important, is the problem regarding the language barrier. The average Italian, in fact, unlike many other non-English speaking countries, has a very limited knowledge of the English language, rarely surpassing the school level. This is largely due to the lack of investment that Italy has dedicated to the most spoken language in the world, with a school system that only teaches English in secondary schools. In addition, it was absent in primary schools and little regarded even at university. Only recently are we seeing improvements, with English becoming a compulsory subject from the first years of school. The importance of the English language begins to become a necessity especially in the workplace. It is important to consider, in fact, that English is the foreign language most used in the Italian and European companies, on any business field. For this reason a large part of the Italian population have decided to undertake language courses privately, especially overseas. The paths undertaken can be are different: some individuals decide to follow an English course in one of the many schools available, and others prefer to dive straight into the language by practicing a job. It is not easy having to deal with a different culture and language, especially when you have only a basic knowledge of it. In 78 addition, those who think of learning the language in a few months are sorely mistaken. It takes a long time before it is really possible to understand all the nuances of the language, taking into account the different accents of the various British populations. The United Kingdom, therefore, is one of the favourite destinations for undertaking linguistic experiences, and for this it is necessary to consider the high percentage of Italian present in the country. The trend that is going to be created, in fact, is to form groups of people of the same nationality, seeing in them a reference point in the absence of affections that we have left in our country, making our inclusion into the English society and mentality even more difficult. So the language barrier often prevents individuals from adapting fully to the new community; this is not solely due to the mastery of the language, which over time can definitely improve, but above all to the integration with the mentality of the host society. It is possible to consider, for example, the English sense of humour, generally tending towards the sarcastic, regarded by the vast majority of Italian as "strange" and often as a "bad taste". If we consider that the English humour has created some of the best comedians in the world, maybe it is possible start thinking that these considerations are dictated almost entirely by the ideal stereotype that you have in mind, which is almost always that of your country of origin. The United Kingdom, therefore, is one of the countries that now offers the most opportunities for growth, especially in terms of work, but this is often not enough to feel happy. Leaving your own country is never an easy choice, and 79 although most of the departures are due to business needs, what really makes for a positive stability in a foreign country is full integration in the new community. The right way for living this experience in the best possible way is to adapt ourselves to the lifestyle of the country where we are going, taking into account the difficulties and the cultural differences that will be met, often really far from those of our country. 3.2 Italians’ expectations The idea that Italians have about the United Kingdom is that of a country where you can get everything that you could not have in Italy. This is due, above all, to the many opportunities that this country offers to many of our countrymen. However, to consider the UK as the “Pleasure Island”, would be very naive. It is true that the employment opportunities are greater; it is true that the general system of the country works better, it is true that the living conditions are above the average. But have the expectations that this flow of emigrants has set before leaving been actually fulfilled? It is impossible to find a single answer to this question, given that the experiences of Italian emigrants are all different. What emerges is that a consistent part of Italian emigrants, almost exclusively graduates, have been able to pursue a satisfying career in the UK, with open-ended contracts and with a possibility of growth that in Italy was almost impossible. Many of these Italians, however, have encountered numerous difficulties in maintaining their initial expectations. Even for this, many of them have started working in the hospitality industry, a sector that is used by Italians 80 for initial work experience. Many of them, however, have encountered problems finding something better over the years, having to make do with the precarious conditions provided by a low-skilled job. The main cause is certainly to be found in the limited knowledge of the English language of the majority of Italian emigrants. Even if the UK offers a working system much clearer and meritocratic, where those with the right skills go furthest, it is also true that the competition is fierce. So the language factor is really important, and the mastery of it will influence the search for a more or less skilled job. Another factor to be considered is the cost of living in the UK, especially in its capital, London. As is well known, London is one of the most expensive cities in the world; rent, public transport, restaurants, supermarkets, the cost of British life is much higher than in most other countries, especially Italy. Everything would be reasonable if the minimum wages were proportionate to this high cost of living. Unfortunately, this does not happen. Despite being higher than Italian salaries, in fact, the British minimum wage is still insufficient for the essential expenses that it is necessary to finance. For this reason, many Italian emigrants find themselves having to survive, rather than thrive. The income disparity between workers in the UK, in fact, has grown faster than any other developed country since 1975. This has put into effect a real gap between the rich and the poor people in this country. Despite the difficulties that many emigrants have had, and continue to face in order to be able to emerge in a society very different from their own, the 81 amount of people who decide to return to Italy after working in the UK is significantly lower than those who decide to remain there. As the Italian author Caterina Soffici 51 says, London is not better then Italy, but in London it is possible to find the banality of normality. That is why in London you live worse but you feel better; because it is a normal place, which sadly Italy no longer is. 3.3 The United Kingdom and the phenomenon of immigration Immigration is a phenomenon that since ancient times has characterized the history of many populations, not just that of Italians. This phenomenon, however, cannot be analyzed solely from the perspective of those who decide to leave their place of origin, but also according to those who receive each year these flows of emigrants. Over the years, the British population was able to accommodate millions of foreign nationals from all over the world, giving rise to a genuine multi-ethnic society. The United Kingdom, in fact, saw the arrival in its territory of tens and tens of thousands of European citizens, in search of a better work and living conditions. For this reason, the country has recently decided to introduce new restrictive measures to stop this phenomenon, considered as a growing problem by the Government and the British people. Between 2014 and 2015, there were over 57,000 Italians who decided to move to the UK, representing only a part of about 330,000 new immigrants arriving in the UK. Over the years, many of these immigrants, some of whom were also Italian, have taken advantage of the system of subsidies offered by the British 51 C. Soffici, Italia Yes Italia No: Che cosa capisci del nostro paese quando vai a vivere a Londra, Feltrinelli, 2014 82 government, giving rise to real welfare tourism. Many of them, in fact, have moved there in order to apply for benefits regarding unemployment or designed to help families and children, starting to be labelled as "benefit cheaters". This phenomenon was particularly underlined with the political campaign for the Brexit, the exit of the United Kingdom from the European Union, which has set among its targets also to reduce this enormous flow of people coming from all over the world. According to the British Home Secretary, Theresa May, immigration in this measure it is simply unsustainable, because it causes pressure on the infrastructure, such as construction and the transport system, and public services such as schools and hospitals. The flow of new immigrants has doubled in recent years, giving rise to an untenable situation. According to the Minister, in fact, it is not possible to guarantee to the European migrants the same privileges enjoyed by British citizens, and for this it is necessary to introduce restrictions on the entry of new citizens to the UK, who must be equipped with an already established employment contract before entering the country. The Prime Minister, David Cameron, is of the same opinion, believing that free movement is greatly encouraging the immigration of EU migrants, including Italian ones, at the expense of British residents. The goal is therefore to make the immigration system fairer and to curb the high influx of immigrants from the European Union. In June there will be a referendum regarding the exit of the United Kingdom from the European Union; if the country were to decide to end their stay within the Union, new measures will definitely be introduced to stop this increasing flow of immigration, and consequently it will be more and more difficult to undertake a work experience in the UK. 83 Conclusions At the end of this path, what has mainly emerged, is the substantial amount of Italians who continue to leave their country. Through this thesis, I have tried to analyze all the overall nuances that make emigration a problem that, since the past, has affected us closely. The United Kingdom has become the promised land of thousands of Italians who have identified this country as the ideal destination to fulfill their dreams. At the moment, Italy is not able to offer to its young people, and not only, the appropriate opportunities to hold their own citizens in their community. For this reason, the departures of Italians are increasing, and are still not comparable to a reverse phenomenon. Personally, I had the opportunity to live different experiences in this country, for both work and study reasons. This opportunity has made me aware more closely of the reality shared by many Italians, finding myself to face some of the difficulties involved in going to a foreign country: adapting to a different mentality and society, the distance from your own family and reference points, the difficulty of having to rely on your own strengths, both economically and in everyday life. The English reality is very attractive for Italians, especially in crisis period like the one that Italy is going through nowadays. Job opportunities, especially regarding professional growth, offering by the UK, are definitely higher than those of Italy, but it’s important to take into account that, for this reason, the competition is fierce, and will not be so easy to get a fulfilling employment. Also for this reason, most of Italian emigrants are employed in the hospitality industry, 84 a sector that continues to grow and, however, can offer good opportunities also for the less skilled people. If it is true that many Italians have managed to keep the expectations that they were set before leaving their country, being able to pursue a professional career that probably in Italy would not be possible to realize, it is also true that many of them have faced various difficulties both at working and at the level of integration with the British society. Undertaking an experience in the UK, as well as in another country abroad, is definitely an experience that can enrich an individual, both personally and academically. The hope is to be able to improve the situation in Italy in order to allow to Italian emigrants abroad, escaped almost always to find better living conditions, to return to the country where they were born and grew up, the country that, despite everything, they would not have wanted to leave. 85 SECCIÓN ESPAÑOLA 86 LA EMIGRACIÓN DE LOS ITALIANOS EN EL EXTRANJERO 87 Introducción Esta tesis tiene como objetivo analizar uno de los fenómenos que siempre han caracterizado la historia de Italia, es decir, el de la emigración, examinando la emigración de los italianos hacia el Reino Unido. De hecho, desde la antigüedad, millones de italianos han salido de Italia hacia diferentes destinos en todo el mundo. A pesar de que la emigración italiana ha ocurrido básicamente hacia el continente de las Américas, el Reino Unido se ha convertido, sobre todo en los últimos años, en el país europeo predilecto por los emigrantes italianos. El propósito de esta tesis es examinar la historia de este fenómeno en Italia, a partir de sus orígenes hasta nuestros días. La intención es tratar de entender las que han sido, y siguen siendo, las causas subyacentes de estas salidas creciente, analizar los diferentes tipos de personas que a lo largo de los años han decidido salir de su país y las mayores dificultades que tienen que enfrentar los emigrantes italianos. El problema de la emigración, de hecho, es un tema que, a pesar de que se remonta a la antigüedad, se está volviendo cada vez más nos afecta a todos muy de cerca. Millones de jóvenes, y no solo, salen de Italia para alcanzar lo que parece se ha convertido en el destino ideal para vivir una vida mejor y lejos de casa: el Reino Unido. Por otra parte, la elección de este tema también fue dictado por el hecho de que tuve la oportunidad de vivir experiencias diferentes en la capital inglesa, tanto en el trabajo como en el ámbito académico, encontrándome en persona a ser una inmigrante en un país extranjero. 88 Capítulo 1. La historia de la emigración italiana 1.1 ¿Qué es la emigración? A lo largo de su historia, la raza humana ha logrado no solo sobrevivir sino también multiplicarse, gracias a su capacidad de cambiar el entorno en el que vive para aumentar sus recursos. Cuando esto no fue posible, o cuando la supervivencia estaba en peligro por desastres medioambientales, por las hambrunas y por las guerras, el ser humano ha sido capaz, desplazándose, de encontrar las condiciones de vida en otros lugares más favorables. La humanidad, por lo tanto, no diferentemente de muchas especies animales, es un inmigrante por naturaleza. En los siglos pasados el mayor impulso a emigrar fue la frecuente falta de equilibrio entre el tamaño de la población y la capacidad de la tierra de abastecer el sustento necesario. Hoy, sin embargo, los movimientos migratorios tienen causas mucho más complejas. La emigración es el fenómeno social que induce a una persona a abandonar su país de origen hacia otro destino. Cuando empiezan a faltar las condiciones necesarias para vivir satisfactoriamente sus vidas y lograr sus sueños, el hombre es impulsado por la necesidad de buscar algo nuevo, diferente, y por lo general intenta hacerlo donde se puede tener mejor suerte. Las razones pueden ser diferentes: desde factores económicos hasta aquellos religiosos, políticos, las guerras en curso, persecuciones, hasta llegar a los factores psicológicos, tratando de hacer un cambio en sus vidas lejos de su hogar. 89 1.2 La emigración de los italianos hacia el extranjero La emigración italiana ha sido y sigue siendo, un fenómeno de masas que ha caracterizado la historia de Italia. Desde el año 1860 se han registrado más de 20 millones de partidas de Italia, de la parte septentrional, en su primera fase, en la que más de 5 millones de personas decidieron abandonar el país después de la gran crisis agrícola de los años 70. Desde el norte de Italia la emigración se dirigía hacia Argentina y Brasil. Con el desarrollo industrial y el relativo abandono de los campos, la población del sur de Italia también empezó a formar parte de este éxodo de masas. De forma particular, desde los puertos del Mediterráneo zarparon naves con miles de italianos en dirección del continente americano, buscando un futuro mejor, debido a que en esos territorios había más necesidad de mano de obra en las industrias y una notable presencia de territorios no cultivados que podían transformarse en campos adecuados a la agricultura y a la ganadería. Los destinos europeos más interesados en este período fueron, en cambio, Francia, Austria, Alemania y Suiza, países de los que había más necesidad de mano de obra para las minas, en el sector de la construcción y en la construcción de calles y ferrocarriles. Desde el año 1890 Italia fue protagonista de un segundo flujo migratorio, conocido como new migration. Casi 4 millones de italianos dejaron temporalmente Italia para ir a los Estados Unidos, país que estaba viviendo un gran crecimiento económico. Su intención era la de hacer fortuna en el exterior y utilizar el dinero ganado, las llamadas remesas52, para aligerar la situación de 90 crisis que Italia estaba viviendo en aquel período. De esta manera, Italia logró adquirir las materias primas que necesitaba para saldar las deudas contraídas con otros países. De hecho, muchas fuerzas políticas aceptaron y apoyaron la emigración de los italianos al extranjero, porque veían en esta una oportunidad para hacer estimular la economía del país. Al contrario, los propietarios de terrenos no compartían esta elección, ya que, por falta de mano de obra, se vieron obligados a aumentar los sueldos. En el período después de la primera y la segunda guerra mundial empezaron a disminuir, o casi a cesar, estos grandes flujos migratorios, sobre todo por las fortísimas restricciones impuestas por el gobierno estadounidense, por la entrada de los italianos en los Estados Unidos, pero también por los fuertes cambios en la política del Gobierno italiano. Con la llegada del Fascismo la emigración de los italianos, ya no definidos “emigrantes”, sino “trabajadores italianos al exterior”, fue al principio utilizada con finalidades de propaganda y de política exterior. Pero durante el régimen, el Gobierno se mostró en contra de a las salidas de los italianos hacia el exterior, excepto por sus propias colonias, considerando su propia fuerza demográfica como una fuente de desarrollo. El flujo migratorio hacia el exterior regresó desde el año 1945, y comprendía tanto Italia del Sur y como sus islas, pero esta vez no hacia América, sino hacia Bélgica, atraídos por sueldos muy altos ofrecidos por el país, y hacia Suiza, donde había una fuerte demanda de mano de obra en las industrias metalmecánicas. 52 La transferencia de dinero a países extranjeros, llevado a cabo por un trabajador extranjero en beneficio de otra persona física residente en su país de origen, por lo general miembros de la familia o parientes. 91 En 1955 el Italia firmó un pacto de emigración con Alemania, con el que se garantizaba el mutuo compromiso en materia de migración y que llevó a que casi tres millones de italianos cruzaran la frontera para buscar trabajo. Durante los años 60 se verificó el conocido boom económico, gracias al que empezaron a nacer en el norte de Italia las pequeñas y medianas empresas. La inminente necesidad de mano de obra contribuyó a una fuerte migración interna desde el sur de Italia hacia el norte, convirtiéndose en un problema para las industrias, que no eran capaces de absorber la demanda de trabajo de una población tan grande. Pronto, recomenzaron los flujos migratorios hacia el exterior. En los años siguientes, la ruta empezó lentamente a invertirse e Italia empezó a ser protagonista no más del fenómeno de emigración, pero de aquel de inmigración. A pesar de esto, los flujos de salida de los italianos no se han interrumpido por completo. 1.3 La emigración de los italianos en el Reino Unido La emigración italiana en el Reino Unido es poco conocida, sobre todo si se piensa que esta emigración no ha nunca representado un fenómeno de masas comparable a aquel dirigido hacia las Américas y hacia algunos países europeos, no alcanzando en ningún año ni siquiera el uno por ciento de nuestra emigración total. El inicio de la emigración desde la península italiana se puede remontar a los tiempos del Impero Romano, cuando muchos colonos romanos se trasladaron hacia la Britania Romana. 92 Durante la época del Renacimiento flujos de mercantes y bancarios, especialmente del Norte de Italia, se trasladaron a Londres y sus alrededores, junto a personas de renombre enviadas más allá del canal de la mancha para desarrollar funciones diplomáticas. Una emigración de carácter más económico empezó solo entro los siglos XVIII y XIX. No hay información precisa sobre ello, pero gracias a algunas fuentes sabemos que en aquel período se encontraron en Londres numerosos comerciantes, provenientes de distintas partes de Italia. Muchas personas empezaron a dedicarse a la enseñanza del italiano, dado que esta lengua era muy popular entre las hijas de la buena burguesía inglesa, logrando vivir discretamente. De hecho, en los primeros años del siglo XIX, Londres estaba fundando un impero colonial enorme por dimensiones y variedad de etnias y culturas, deteniendo el mayor mercado europeo de las mercaderías coloniales, transportes marítimos y servicios financieros, bancarios y de seguros: la ciudad crecía tan rápidamente como población y nuevos barrios, que logró alcanzar el millón de habitantes. Durante los años sesenta del siglo XIX, olas de pobres jóvenes empezaron a llegar a pie a la capital inglesa, llegando desde el Valle del Po buscando un futuro mejor. Los trabajos que hacían eran duros y de calle, evitados por los obreros de Londres. Poco a poco empezaron a expandir la cultura de la cocina italiana, desconocida todavía para los habitantes de Londres: heladerías, cafés, chocolaterías, pastelerías, bodegas y tabernas, fueron abiertas, en el extremo oeste, por familias italianas, que lograron atraer a una creciente clientela. 93 Estos italianos vivían sobre todo en barrios pobres, en casas llenas de personas, en habitaciones oscuras y sucias, provocando, por eso, una fuerte indignación por parte de la opinión pública y de las autoridades. A pesar de esto, lograban mantener estándares higiénicos superiores al promedio de los barrios populares y alejarse del problema del alcoholismo, muy difundido entre la población británica menos rica. Hacia la mitad del siglo XX en la capital inglesa empezaron a nacer pequeñas empresas italianas, administradas por reducidos grupos de artesanos, prevalentemente originarios de la zona de Como, una ciudad en el Norte de Italia. Este primer núcleo de artesanos italianos logró gozar de un fuerte éxito profesional, integrándose con éxito en el nuevo contexto de Londres. Más numerosos y para nada integrados en la sociedad inglesa, eran los italianos que llegaban a Londres por razones puramente económicas, procedentes de pocos distritos de montaña de la península italiana: carpinteros, elaboradores de espejos, vendedores de estatuas de yeso, músicos de calle. Esta presencia de verdaderos y propios inmigrantes pobres empezó a aumentar con el final de las guerras napoleónicas, llegados por las terribles condiciones económicas en las que estaba Italia. Los italianos que emigraron en las grandes áreas urbanas de lengua inglesa se concentraron en zonas habitadas exclusivamente por ellos, con el objetivo de ayudarse de forma mutua y al mismo tiempo para poder mantener sus propias costumbres tradicionales. La llamada “Little Italy”, nombre dado por los numerosos barrios de origen italiana distribuidos por el mundo, se encontraba en el área de Clerkenwell y Holborn, al Nordeste de la ciudad de Londres, una zona 94 muy degradada, pero al mismo tiempo estratégica, gracias a su posición limítrofe a la City, por las actividades comerciales y artesanales. En los años entre 1851 y 1911, el número de italianos en Londres, que representaban casi la mitad de todos los italianos presentes en el Reino Unido, aumentó de casi siete veces. Lo que continuaba a hacer que los italianos escaparan del propio país era sin duda un factor económico. Es exactamente a principios del siglo XX cuando empezó a asentarse la actividad que principalmente ha caracterizado y continúa caracterizando la comunidad italiana en el Reino Unido, esto es, la de los restaurantes: casi la mitad de los italianos que vivían en el Reino Unido trabajaba en el sector de la importación y venta al detalle de los géneros alimenticios italianos. Durante estos años, empezó a formarse también una nueva “Little Italy”, en el barrio de Soho53, poblada por las principales figuras profesionales emergentes de los italianos en Londres, entre los cuales comerciantes, directores de hoteles y dueños de un restaurante. La presencia italiana, por eso, empezó a desarrollarse no solo desde el punto de vista numérico, sino también desde el punto de vista cualitativo. A principios de la Segunda Guerra Mundial los italianos en el Reino Unido eran casi 25.000, incluyendo un nada desdeñable asentamiento italiano en Escocia. Ellos ya representaban una comunidad estable y asentada, con una fuerte presencia de núcleos familiares y también con una mayor componente femenina. Con la llegada del Fascismo, la armonía establecida por la comunidad italiana empezó a disminuir. Hasta la entrada en la guerra, las manifestaciones de 53 Barrio situado en el West End de Londres, en el Reino Unido. Hay una de las plazas más famosas de la ciudad: Piccadilly Circus. 95 adhesión de muchos italianos al Fascismo, habían sido toleradas por las autoridades británicas. Todo cambió drásticamente el 10 de junio de 1940, con la declaración de guerra contra Francia e Inglaterra por parte del Duce. Aunque no todos los italianos presentes en el Reino Unido habían adherido al Fascismo, empezaron a ser considerados enemigos en tierra extranjera: casi 4.500 personas fueron arrestadas en todo el país, con la consiguiente deportación a los campos de detención, causando el cierre de muchas actividades económicas. Al momento del armisticio, en septiembre de 1943, había en los campos de todo el Reino Unido unos 75.000 italianos. La progresiva repatriación de los italianos no ocurrió antes de diciembre de 1945: a casi 1.500 exprisioneros italianos les fue concedido el permiso de quedarse en el Reino Unido y se les dio la posibilidad de reunirse con sus familias y se empezó a reclutar a hombres y mujeres desde el Sur de Italia. Estos reclutamientos eran finalizados al empleo del personal masculino en las sierras de la Lee Valley, en el Norte de Londres, y en las fábricas de ladrillos de Bedford54 y Peterborough55, mientras el personal femenino se empleaba en las varias industrias textiles y en los hospitales. Todo esto se debía a la falta de mano de obra inglesa dispuesta a emplearse en los trabajos más duros para la reconstrucción posbélica del país. A finales de 1955 en el Reino Unido, después de haber asumido a muchos italianos para la construcción y manutención de las redes de ferrocarriles y para 54 Capital del condado de Bedfordshire, situada al este de Inglaterra. 55 Ciudades del Reino Unido, incluida en el condado de Cambridgeshire. 96 las actividades de extracción de carbón en las minas, se había reclutado a casi 9.000 italianos y concedido permisos de estancia 56a otros 4.5000 italianos. Esta vez, la mayoría de los nuevos emigrados a tierra inglesa era de origen meridional, sin cualificaciones profesionales y con un pobre conocimiento de la lengua inglesa. Por eso, terminaron por ser empleados en trabajos duros y mal pagados. Ese nuevo flujo de emigrantes, de hecho, no logró integrarse con la comunidad inglesa. Un caso particular, que ejemplifica esta marginación por parte de la comunidad inglesa, es el de la comunidad de Bedford, donde los italianos presentes vivían en hosterías que eran casi chabolas, cerca de las fábricas de ladrillos donde trabajaban y lejos del centro habitado, para evitar el contacto con la población local. Se puede considerar que la “vieja inmigración” de los italianos en el Reino Unido concluye hacia los años 70; desde entonces han llegado al Reino Unido muchísimos jóvenes para estudiar la lengua inglesa, atraídos por un sistema de vida más libre y gratificador, facilitados sobre todo por las garantías consentidas después del ingreso en 1973 del Reino Unido en la Unión Europea y del intensificarse de las relaciones económicas y comerciales entre los dos países. 56 Autorización emitida por la Policía del Estado, que debe ser solicitada por las personas fuera de la UE para poder permanecer en un país distinto del suyo. 97 Capítulo 2. La emigración actual 2.1 Fuga de cerebros Ya desde el inicio del siglo XIX había iniciado la así llamada “fuga de cerebros”. Un primer ejemplo se puede encontrar en el perfil de Guglielmo Marconi, físico e inventor de gran talento, que carecía de la consideración que merecía por parte del Ministerio italiano de Correos y Telégrafos57, al que había propuesto la adopción de su sistema de transmisión telemática sin cables. Por ello, decidió trasladarse al Reino Unido, facilitado por sus orígenes irlandeses y patentó su descubrimiento, fundando empresas de servicio en los mayores centros urbanos ingleses y llegando también a ganar el Premio Nobel por la física en 1909. El caso de Marconi, subraya, por un lado, las ganas de sobresalir de un muchacho joven y de talento, por el otro el carácter sociocultural de la tradición inglesa, lista para acoger y premiar a cualquier persona que lograra distinguirse a través de empeño, pasión y trabajo duro. Después de mucho tiempo, Marconi puede ser considerado solo el primero de una larga serie de italianos listos para dejar la península italiana en busca de un futuro mejor. De hecho, la emigración de los italianos al exterior no se ha acabado con el final de las varias guerras, pero continúa aún hoy y sigue en constante aumento. El 57 El Ministerio de Correos y Telégrafos fue un departamento del Gobierno italiano del Reino de Italia, con la tarea de administrar el correo y telégrafo. En 1924 fue transformado por el gobierno de Mussolini en el Ministerio de Comunicaciones. 98 término que se utiliza mayormente para definir este éxodo reciente de masas es el de fuga de cerebros que indica la emigración hacia países extranjeros de personas de talento o alta especialización profesional, personas que buscan mejores retribuciones y condiciones de vida. Si esta emigración antes estaba caracterizada por el consistente éxodo de hombres con un bajo nivel de conocimiento cultural y profesional, hoy los que emigran son jóvenes profesionales, a menudo graduados, que no logran encontrar espacio en Italia. Los mejores graduados van a trabajar al exterior donde encuentran perspectivas y sueldos mejores. Sin embargo, este flujo no está compensado por un contrario de talentos extranjeros que entren en Italia, derribando la calidad del capital humano58 italiano y transformando Italia en un exportador de talentos que ha encontrado problemas para atraer a investigadores y a otras personas calificadas. A la base de esta fuga se pueden encontrar muchos motivos económicos y sociales: falta del crecimiento del PIB59, alto porcentaje de desempleo, pocas inversiones en la investigación. Motivos por los que Italia es un país poco atractivo para los extranjeros. El magacín “Lavorance.info”60 proporciona un ejemplo: de los 287 jóvenes investigadores que en 2013 obtuvieron los starting grants, es decir, 58 Conjunto de habilidades y competencias poseídas por un individuo. La inversión en capital humano es el cuidado de la formación profesional y la técnica de sus empleados. 59 El producto interno bruto (PIB) es el valor monetario total de bienes y servicios producidos en un país. 60 Revista independiente italiana que proporciona un análisis crítico sobre los principales asuntos económicos, políticos y sociales de Italia. 99 fondos asignados por el European Research Council61, solo ocho estudiosos eligieron Italia como sede de su investigación. Verdaderamente pocos en comparación con los 60 que eligieron el Reino Unido y a los 46 que eligieron Alemania. En 2013 el Reino Unido se convirtió en el primer país a nivel mundial de emigración para los italianos, con 12.904 expatriados oficiales (señalados por el Registro civil de los Italianos Residentes en el Exterior 62). El verdadero boom de expatriados hacia el Reino Unido se registra sobre todo en el grupo de edad entre los 20 y 40 años. En lo que respecta al nivel de procedencia regional, los mayores picos de emigración se registran en la Lombardía, seguida por el Véneto. En definitiva, los italianos al exterior forman una población de casi 4 millones de personas que tienen en común la búsqueda de un sueño y la separación, a menudo dolorosa, de Italia. Pero ¿cuáles son los motivos que empujan a estos jóvenes, y no solo, a dejar Italia? Una nación admirada por su patrimonio artístico y cultural (hay que pensar que solo en Italia hay 50 sitios Unesco), con una riqueza que no existe en otras partes del mundo. Italia, durante su historia, ha vivido períodos de altas y bajas, del período negro del fascismo al boom económico de la posguerra, y todo el mundo es consciente del período de crisis que está pasando. Mientras otras naciones han 61 La primera agencia de la UE dedicada al apoyo de la investigación científica, establecida para proporcionar financiación para proyectos de investigación. 62 Registro civil de los Italianos Residentes en el Exterior. http://servizidemografici.interno.it/it/content/statistiche-aire (Enero, 2016) 100 hecho pasos adelante, Italia continúa a quedarse parada, y es difícil que los jóvenes, y no solo, que tienen grandes aspiraciones para el futuro, decidan esperar que las cosas cambien. La crisis económica en Italia no da ya posibilidad de trabajo ni siquiera a los graduados más brillantes, que buscan fortuna más allá de las fronteras. El continuo crecimiento del desempleo, es uno de los factores determinantes de este éxodo, que obliga a jóvenes de todas las edades a dejar su propio lugar de origen. Según el “Manifesto degli espatriati63”, un registro de denuncia de todo lo que en Italia no funciona, lo que empuja a los jóvenes a huir, es todo lo que le impide emerger en su propio país. Muchos dicen que Italia no es un país para jóvenes, donde la clase directiva ha fallado, invirtiendo en investigación y desarrollo el 50% menos respecto al promedio europeo, sectores en los que las nuevas generaciones podrían fácilmente introducirse. Las condiciones de trabajo que Italia ofrece, no están a la altura de las expectativas de los italianos. El recorrido de carrera al exterior está claro, definido y provee sueldos sustancialmente más altos con respecto a Italia, sobre todo para jóvenes neograduados. Y es también un recorrido mucho más transparente y meritocrático, con una perspectiva de crecimiento diferente con respecto a Italia. También en los trabajos más humildes, de hecho, será posible progresar en la escala de responsabilidad y alcanzar puestos más altos a lo largo de los años, y no quedarse en la misma posición para toda la vida. El ensayista italiano Roger Abravanel afirma que meritocracia significa que los mejores van adelante, basándose en sus 63 https://manifestoespatriati.wordpress.com (Febrero, 2016) 101 propias capacidades y sus esfuerzos, independientemente de la clase social, de la familia de origen y del sexo. Esto no ocurre en Italia y la cosa es notable. De hecho, la categoría de los “recomendados” es un mal que caracteriza Italia: hijos, nietos, amigos, amantes, pueden aprovechar sus conctactos para acceder al mundo del trabajo, a menudo sin merecérselo. Italia es un país que lamentablemente aún no ha aprendido a privilegiar las reales capacidades de sus ciudadanos. Además, al exterior existe, en muchos casos, un Welfare State (quité las comillas y lo puse en cursiva, pero recuerda: cuando existe una expresión o nombre en español, preferimos escribirla en español ¡y en este caso existe!)64que sostiene a los jóvenes, por ejemplo a través de una renta mínima de desempleo o subvención para pagar el alquiler. En Italia el Welfare State es casi inexistente. Los jóvenes están abandonados a sí mismos, sobre las espaldas de sus familias. El verdadero amortiguador social en Italia son las familias: el Estado y la política han fallado. En estas condiciones los jóvenes no encuentran el espacio que un Estado moderno tendría que ofrecerle y como consecuencia se encuentran a decidir si quedarse y sobrevivir de la mejor manera posible o cambiar país. Los años en los que un investigador tendría que dar lo mejor de sí mismo, se transforman en los años pasados persiguiendo un objectivo con la esperanza de obtener un trabajo mal pagado o una promoción. Y como resultado final vemos que los extranjeros más numerosos al exterior son los italianos. 64 Término inglés que indica un conjunto de políticas públicas implementadas por un Estado, para garantizar el cuidado y el bienestar de los ciudadanos. 102 Pero abandonar su propio país no es nunca una elección fácil e implica un cambio radical en la vida. Esto significa dejar atrás las cosas más importantes, los afectos de la familia y los amigos más queridos, el estilo de vida que se ha conducido y, sobre todo, no sentirse nunca un verdadero y propio ciudadano del país al que se llega. De hecho, ser un inmigrado impone adaptarse a las tradiciones y costumbres de un país que no es el propio y a menudo con dificultad. Afortunadamente la sociedad multicultural de hoy, facilita este proceso de globalización, eliminando cada vez más las numerosas formas de discriminación que en el pasado los emigrados italianos han tenido que soportar. 2.2 El Reino Unido: el destino más deseado El Reino Unido ha sido desde la antigüedad una de las destinaciones preferidas por los emigrantes italianos. Como se ha analizado en el primer capítulo, de hecho, miles de italianos han abandonado Italia en busca de un futuro mejor: la mayoría de ellos, al principio, era gente pobre y poco cualificada, que buscaba escapar de la crisis que atravesaba el país en aquel período. Poco a poco, con el paso del tiempo, se han establecido diferentes comunidades de italianos en el Reino Unido, especialmente en Londres, que han hecho conocer nuestra tradición y cultura más allá del canal de la Mancha. Este flujo de emigración no se ha parado en el tiempo, al contrario, no ha hecho que aumentar, sobre todo en los últimos años. 103 El Reino Unido se ha convertido en la “tierra prometida” de los italianos que deciden dejar Italia. Con su economía que crece del 2.6% en base anual, representa siempre más el sueño de quienes elige partir. Según los datos suministrados por la ONS, oficina de estadística nacional del Reino Unido, son casi 57.600 los italianos que desembarcaron en territorio inglés entre 2014 y 2015, contra los 42.000 del año anterior. En la ciudad de Londres pasan casi cuarenta mil jóvenes estudiantes italianos cada año, que por un período más o menos largo, se quedan para el aprendizaje de la lengua inglesa. Muchos de estos jóvenes, de edad comprendida entre los 25 y los 35 años (la cantidad es difícil de precisar, aunque se trata de un numero siempre más consistente), han cambiado sus proyectos y se han instalado en el Reino Unido, sobre todo por motivos relacionados a un trabajo más remunerado. Pero seguir hablando solo de una fuga de cerebros es realmente muy limitativo. La gran mayoría de los que deciden dejar Italia, de hecho, no tienen una graduación, o de cualquier modo, no tienen cualificaciones profesionales, pero han decidido ir al Reino Unido para cambiar sus propias vidas en un lugar diferente de aquel de origen. La mayoría de ellos tienen una edad comprendida entre los 30 y los 40 años y se contentan con vivir en condiciones precarias pero en un país diferente, sin buscar trabajo acorde a su perfil académico. La diferencia está en el hecho de que, en el Reino Unido, muy a menudo estas personas logran recomenzar y realizarse, pues en este país el registro civil no tiene importancia. En Italia, desafortunadamente, cuando se llega a una cierta edad, que puede ser antes de los 30 años, es difícil encontrar un trabajo también en el campo de la 104 hospitalidad. En el Reino Unido, en cambio, todo esto no pasa. Si vales, entonces vas adelante. Caterina Soffici, una escritora italiana, en su libro “Italia yes Italia no65”, dice que Londres es el lugar que en el imaginario colectivo del italiano parece poseer todo lo que a los italianos falta: seriedad, organización, buena educación, apertura hacia el mundo. De hecho, cuando te encuentras viviendo en in país donde las colas son infinitas y las reglas están hechas para ser respectadas y no infringidas, te sientes bien. Sobre todo, viniendo de un país donde, en cambio, se premian a los listos y se denigran a los honestos, donde quien se comporta bien pasa por tonto, quien se equivoca no paga nunca y donde nadie, pero especialmente los políticos, se destituye, aunque sean corruptos. ¿Pero qué es lo que convierte el Reino Unido en una destinación tan deseada por nuestros compatriotas? Ante todo, el Reino Unido es el país con menor porcentaje de desempleo. Encontrar trabajo es realmente muy simple. De hecho, superadas las prácticas burocráticas, que incluyen la consecución del NIN66 y la apertura de la cuenta bancaria inglesa, será muy fácil encontrar un empleo. Trabajar en negro, por tanto, es prácticamente imposible Además, el sistema welfare británico, es algo que va más allá de cada expectativa. Obtener el subsidio de desempleo, conocido como benefits, es realmente muy simple y tiene derecho cualquier ciudadano que provenga de un 65 C. Soffici, Italia yes Italia no: Che cosa capisci del nostro paese quando vai a vivere a Londra. Feltrinelli, 2014 66 Número de identificación personal, necesario para trabajar en el Reino Unido y para tener el derecho a otros servicios, tales como las prestaciones por desempleo. 105 país miembro de la Comunidad Europea. Existen distintos tipos de subsidios que el Estado inglés ofrece: el tax credit, que provee un descuento de las tasas, que se divide en child tax credit y working tax credit. El primero está relacionado con los que tienes hijos, el segundo con quienes trabajan a tiempo parcial con un mínimo de 16 horas por semana. Encontramos después el low income, para quienes tienen un sueldo bajo, con el que se pueden obtener algunas ayudas económicas como la council tax, la impuesta municipal para la basura y limpiezas de las calles y sobre los recibos, es decir, los pagos de la casa. El lost my job, es el subsidio relacionado con la pérdida del trabajo. Este incluye la contribution base job seeker allowance, basada en las contribuciones hechas durante el tiempo, al que pueden hacer demanda los que han trabajado en el Reino Unido por al menos dos años; el income based job seeker allowance es un subsidio que se basa sobre la renta, los employment and support allowance son subsidios destinados a personas discapacitadas o enfermas y los housing benefits, es decir, ayudas económicas para pagar el alquiler. Este sistema utilizado por el Reino Unido, es desde siempre muy eficiente, y es exactamente por esto que muchísimos emigrantes se han aprovechado de estas ayudas. Es por esto que el Reino Unido quiere modificar el sistema, volviendo más difícil obtener cualquier tipo de subsidio para los emigrantes. En Italia, es mucho más difícil obtener cualquier tipo de subsidio, y casi siempre con tiempos más largos. Las condiciones de vida en el Reino Unido, también en los aspectos que no se relacionan con el trabajo, son mejores desde algunos puntos de vista, con respecto a Italia. Parece que todo funciona mejor. 106 Un primer ejemplo se relaciona con los servicios de transportes que se encuentran este país; solo Londres, de hecho, está servida por una de las redes de transporte mejores en el mundo, con 12 diferentes líneas metropolitanas que permiten conectar casi toda la ciudad, distintas líneas ferroviarias locales a ellas unidas y casi 8.600 autobuses que funcionan a través de 700 líneas, tanto durante el día como por la noche. Todo esto, desafortunadamente, en Italia no se va a ver nunca. Es suficiente pensar que, en Roma, capital italiana, históricamente y culturalmente una de las ciudades más bonitas e importantes del mundo, hay solo 3 líneas de metro que no cubren todo el territorio, o con líneas de autobuses cuyo servicio es siempre dudable. De hecho, el problema no es solo la cantidad, sino sobre todo la calidad. El servicio ofrecido, es muy decepcionante y no tiene nada que ver con el inglés que, aunque sea muy caro, es realmente muy eficiente. Existe otra diferencia en el servicio de salud presente en el Reino Unido. Se llama National health service (NHS), y ofrece asistencia médica gratuita en todo el territorio y a todos los que viven allá, incluyendo servicios de primer auxilio, la hospitalización a corto y largo plazo, el médico de familia, así como los servicios especializados oftalmológicos y odontológicos. Gran parte de los servicios son totalmente gratuitos, y los que se pagan son al alcance de todos. El NHS está considerado como el más amplio y centralizado servicio de salud. Pero lo que diferencia el sistema sanitario inglés con respecto al de Italia no es tanto la calidad del servicio, desde el momento que en Italia hay médicos y enfermeros de alto nivel, cuanto la posibilidad de recibir curaciones especializadas en tiempos breves o con un gasto razonable. Es suficiente pensar 107 que en Italia solo un bajo porcentaje se relaciona con el servicio de salud público, sobre todo en relación con las curas odontológicas, mientras que en el Reino Unido la mayoría utiliza exclusivamente los servicios públicos y solo un pequeño porcentaje tiene seguros de salud. De hecho, es en este sector que el personal médico y paramédico italiano es muy requerido, por la calidad de su preparación universitaria y de sus competencias. Según los datos publicados por la ONS, son casi 60.000 los enfermeros que han dejado Italia, y casi 25.000 los recién graduados que no logran encontrar trabajo en el País. Todo esto se debe a la falta de concursos y contrataciones (casi exclusivamente con contratos de duración determinada), relacionadas a la crisis económica que ha cortado muchos financiamientos al sistema sanitario italiano. En el Reino Unido el rol de los paramédicos es muy valorado por el sistema sanitario, y después de solo algunos meses de prueba los enfermeros son contratados de forma indefinida. Como en todos los sectores, también en aquel médico la posibilidad de crecer es mucho más nítida. El avance de carrera se realiza por mérito y en tiempos más cortos y los sueldos son obviamente más altos. Estos son solo algunos de los motivos que vuelven el Reino Unido en uno de los destinos preferidos por los emigrantes italianos. Italia es un país que tiene que ser salvado, porque cualquier persona que toma la decisión de irse siempre se sentirá italiana y querrá cambiar la situación que atraviesa el país en este momento. Irse es casi siempre una exigencia dictada por las pocas posibilidades que ofrece ahora Italia, pero la esperanza de todos es la misma: cambiar las cosas para poder volver a vivir en su propio país de origen. 108 2.3 Los Italianos y la industria hostelera Con el término hostelería se incluye todo aquel sector relacionado principalmente con el sector de la restauración, del entretenimiento y del turismo. El sector de la restauración, de modo particular, es el sector que desde hace años ha delineado la figura de los italianos en el extranjero, especialmente en el Reino Unido y representa, para los emigrantes, no solo una fuente de rentas, sino también un recorrido económico y social que ha hecho integrar en la sociedad inglesa a los italianos. De hecho, desde 1900 se ha empezado a afirmar la actividad de la restauración italiana en Londres, con casi 10.000 residentes italianos empleados en el sector de las ventas al por menor de géneros alimenticios italianos y en el de los restaurantes, con gestiones casi siempre familiares. Pero en este primer período, solo los nombres de los restaurantes eran italianos, ya que la cocina era mucho más próxima a las tradiciones francesas que a las de Italia. Con el paso del tiempo se han visto muchísimas inauguraciones de locales y pequeños comercios por parte de italianos, concentrados sobre todo en la zona de Soho. De modo especial, el mayor símbolo de “italianidad” en este período se puede reconocer en los bares, lugares de encuentro y socialización, que alrededor de 1960 ascendían a casi dos mil en todo el Reino Unido. El verdadero boom de la cocina italiana en Londres ocurrió en los años 60, que vió la inauguración de muchos mesones en toda la capital, casi siempre de gestión familiar. Muy a menudo los dueños eran excamareros que han buscado la suerte en el sector de las empresas, hasta obteniendo resultados positivos. 109 La escasa cultura culinaria inglesa y los precios cada vez más accesibles también a personas menos acomodadas, han concurrido al éxito gradual de los varios restaurantes italianos. Este aumento de dichas actividades hizo que, en los años más recientes, los italianos que desembarcaban en el Reino Unido buscando un empleo, se dirigieran casi siempre hacia este sector. Hay quienes se van para tener una experiencia de algunos meses y quienes se van para quedarse por más tiempo. Casi siempre el factor denominador es el trabajo que se hará: lavaplatos, camarero, barman. Trabajos que son en algunos casos muy humildes, pero que los italianos están dispuestos a hacer también por tiempo indefinido. Pero entonces, ¿por qué no hacerlos en Italia? Antes que nada, es la facilidad con la que se encuentra empleo en este sector, también en los casos en los que no se hay experiencias precedentes o una base lingüística consolidada, que es mucho mayor con respecto a Italia. Esto se debe también en el hecho que la mayor parte de los empleados en estos trabajos son emigrados, dado que desde el pasado los ingleses han preferido dejar estos trabajos más duros a los varios inmigrantes. Además, los sueldos mínimos son más altos y garantizados a cada asalariado que tiene derecho de trabajar en el Reino Unido. Será difícil, por tanto, encontrar un empleador que no te pague lo que debe o con atraso. Lo más importante, que hace más fascinantes estos trabajos con respecto a los de Italia, es el factor del crecimiento. Hacer carrera en el Reino Unido, también en los trabajos más duros, es un recorrido solo de meritocracia, que muy a menudo ocurre en breve tiempo. Se puede empezar como lavaplatos para 110 volverse luego en un chef, o como barman y después volverse en poco tiempo en supervisor o mánager. Este tipo de carrera, en Italia, es casi imposible. Algunos lo haces para mejorar la lengua inglesa o para hacer una experiencia diferente, otros para enriquecer sus currículums, esperando una mejor oferta, otros porque no son bastantes cualificados para encontrar algo mejor. El hecho es que muchos de estos italianos han visto, trabajando en el exterior, un camino más estimulante y que puede ser también satisfactorio en el tiempo, con la posibilidad de hacer una carrera que en Italia habría sido más difícil realizar. 111 Capítulo 3. Los italianos en el Reino Unido 3.1 Las dificultades de adaptación Trasladarse y vivir en Reino Unido se está ya volviendo en un objetivo para muchos italianos que sueñan con dejar Italia para cambiar tipo de vida. Pero antes de irse hay que evaluar bien lo que se va a enfrentar dejando su propio país de origen. La mayor dificultad que se encuentra, de hecho, no está relacionada con la búsqueda de trabajo o en encontrar un lugar en el que vivir o en las dificultades que se viven aprendiendo otro idioma. Dejar a su propia familia y a los puntos de referencia de las relaciones interpersonales y sentirse transportados en una nueva realidad, hecha de tradiciones y culturas diferentes es, tal vez, el obstáculo más grande que se debe superar. En 1954 el antropólogo Kalervo Oberg67, utilizó el término “choque cultural” para describir los sentimientos y las emociones de desorientación y confusión que el hombre soporta cuando, viajando al extranjero, entra en contacto con culturas distintas de la suya. Según Oberh, este estado de “choque cultural”, podía ser clasificado en cuatro etapas: la etapa de la “luna de miel”, la etapa de “denegación”, la etapa de “recuperación” y la etapa de “adaptación”. 67 Antropólogo de renombre mundial (1901-1973) de origen canadiense. 112 La etapa de la luna de miel incluye todo lo que se refiere a la parte inicial de un viaje, en el que el individuo está entusiasmado por la experiencia que está viviendo, donde todo es nuevo, fascinante y diferente. La etapa de denegación, en la que la situación cambia radicalmente, desaparece la excitación y el sentido de novedad. Los sentimientos discordantes pueden ser de rabia y estrés debidos a las situaciones desfavorables en las que se encuentran. La etapa de la recuperación, en la que el individuo inicia a ser consciente de la nueva situación en la que encuentra e inicia a aceptar los usos y costumbres de la nueva cultura, con una actitud positiva. Al final, está la etapa de adaptación, en la que la persona empieza por fin a adaptarse al ambiente en el que se encuentra, empezando a sentirse a gusto con le tradiciones y usos del nuevo país. La teoría de la adaptación cultural se relaciona exactamente al proceso y al tiempo necesario que necesita una persona para asimilar una cultura nueva. No de menor importancia, es el problema relacionado con los obstáculos lingüísticos. De hecho, la población promedio italiana es diferente en comparación con otros países no anglófonos, tiene un conocimiento del idioma inglés muy limitado, que se mantiene casi exclusivamente a nivel escolar. Esto se debe mayormente a la escasa inversión que Italia ha destinado a la lengua más difundida en el mundo, con un sistema escolar en el que se estudiaba el inglés solo en los institutos secundarios. Además, era ausente en las escuelas primarias y poco considerada también en las universidades. 113 Solo recientemente se están registrando mejoras, transformándose en una asignatura obligatoria desde los primeros años de la escuela. La importancia de la lengua inglesa, se está volviendo una necesidad sobre todo a nivel profesional. De hecho, hay que tener en cuenta que el idioma inglés es la lengua extranjera más utilizada por las empresas italianas y europeas, y en cualquier sector profesional. Es por ello que gran parte de la población italiana, decide emprender cursos de lengua privados, especialmente en el extranjero. Las rutas emprendidas son diferentes: hay quienes deciden estudiar solo un curso de inglés en una de las muchas escuelas disponibles o quienes prefieren una inmersión total en la lengua mediante el trabajo. Enfrentarse a una cultura y lengua distinta, sobre todo cuando se tiene un conocimiento mínimo de esta, no es fácil. Además, pensar en aprender inglés en pocos meses, es impensable. Se necesita mucho tiempo antes de lograr comprender realmente todos los matices de este idioma, teniendo en cuenta también de los distintos acentos de las diversas poblaciones británicas. El Reino Unido es una de los destinos preferidos por los italianos para emprender experiencias lingüísticas, y es por eso que hay que considerar el alto porcentaje italiano residente en aquel país. De hecho, la tendencia que se va a crear es la de formar grupos de persones de la misma nacionalidad, viendo en ellos un punto de referencia cuando faltan los afectos que hemos dejado en nuestro país, haciendo aún más difícil la integración en la sociedad y mentalidad inglesa. Las barreras lingüísticas a menudo, impiden adaptarse completamente en una nueva sociedad. Esto no se debe exclusivamente al profundo conocimiento de 114 la lengua, que seguramente con el paso tiempo puede mejorar, pero sobre todo a la integración con la mentalidad de la sociedad de acogida. Hay que considerar, por ejemplo, el sentido del humor de los ingleses, que tiende al sarcástico y que se considera por la mayor parte de los extranjeros, incluidos los italianos, como “extraño” o a menudo de “mal gusto”. Pero si se considera que el humor inglés ha dado algunos de los mejores humoristas del mundo, se puede pensare que estas consideraciones están dictadas casi únicamente por el estereotipo ideal que se tiene en la mente, que casi siempre es la del país de procedencia. El Reino Unido es uno de los países que sobre todo en este momento ofrece más posibilidades de crecimiento, sobre todo a nivel profesional; pero esto a menudo no es suficiente para sentirse felices. Abandonar su propio país no es nunca una elección fácil y, aunque la mayor parte de las partidas se deben a exigencias de trabajo, pero lo que influye positivamente con el paso del tiempo en la permanencia en un país extranjero es la completa integración en la nueva sociedad. 3.2 Las expectativas de los italianos La idea que los italianos tienen del Reino Unido es la de un país donde es posible obtener todo lo que no se ha podido realizar en Italia. Esto se debe, sobre todo, a las muchas oportunidades que este país está ofreciendo a muchísimos italianos. Pero considerar el Reino Unido como el país de las oportunidades, sería muy ingenuo. Es cierto que las oportunidades de trabajo y de crecimiento son mejores, es cierto que el sistema general del país funciona mejor, y que las 115 condiciones de la vida son superiores a la media. Pero las esperanzas que este flujo de emigrantes italianos tuvo antes de partir, ¿han sido en serio respectadas? No se puede encontrar una respuesta única a esta pregunta, dado que las experiencias proporcionadas por los emigrados italianos son ambivalentes. Lo que emerge es que una buena parte de los emigrados, casi todos graduados, ha logrado emprender una carrera satisfactoria en el Reino Unido, con contratos por tiempo indefinido y con una posibilidad de crecimiento que en Italia era casi imposible. Pero otra buena parte de estos italianos ha encontrado muchas dificultades para mantener las esperanzas iniciales. También por esto, muchos de ellos han empezado a trabajar en el sector de hospitalidad, sector que eligen muchos italianos como primera experiencia de trabajo. Esto porque la mayoría de los italianos con escaso dominio del idioma inglés o con poca experiencia de trabajo a sus espaldas, se contenta con el primer empleo que encuentra. Pero muchos de ellos han encontrado problemas buscando algo mejor durante los años siguientes, resignándose en las condiciones precarias debidas por un trabajo que podían hacer también en Italia. La principal causa se puede encontrar en el limitado conocimiento, por la mayoría de los emigrados italianos, de la lengua inglesa. Si es cierto que el Reino Unido ofrece un sistema laboral mucho más nítido y meritocrático, en el que siguen adelante quienes tienen las competencias justas, es cierto que la competencia es encarnizada. El factor del idioma es muy importante y el dominio de esta va a influenciar la búsqueda de un trabajo más o menos cualificado. Otro factor que se tiene que considerar es el del costo de la vida en el Reino Unido, especialmente en su capital. Como ya se sabe, Londres es una de las 116 ciudades más caras del mundo: alquiler, transportes públicos, restaurantes, supermercados; el costo de la vida inglesa es mucho más alto con respecto a la mayoría de los otros países, sobre todo Italia. Todo sería razonable si los sueldos mínimos fueran proporcionados a este elevado costo de la vida. Desafortunadamente esto no es así. Aunque siendo más altos que los sueldos italianos, de hecho, el sueldo mínimo inglés es bajo para los gastos esenciales que se tienen que enfrentar. Por esta razón, muchos de nuestros emigrados, se resignan a sobrevivir más que a vivir. De hecho, la diferencia de renta entre los trabajadores en el Reino Unido ha crecido más rápido con respecto a cualquier país desarrollado desde 1975 hasta hoy. Esto ha concretizado una divergencia real entre la población rica y pobre presente en el territorio inglés. A pesar de las dificultades que muchos emigrantes han tenido y siguen enfrentando para lograr emerger en una sociedad muy distinta de aquella italiana, el número de personas que deciden volver a Italia después de una experiencia en el Reino Unido, es inferior con respecto a las que deciden quedarse. Como ha dicho la escritora italiana Caterina Soffici, Londres no es mejor que Italia, pero en Londres se puede encontrar la banalidad de la normalidad. En Londres se puede por fin salir de la emergencia continua, se puede vivir normalmente. Es por este motivo que en Londres se vive peor, pero se está mejor. Porque es un lugar normal y es lo que Italia ya no es más. 117 3.3 El Reino Unido y el fenómeno de la inmigración La emigración es un fenómeno que desde el pasado ha caracterizado la historia de muchísimas poblaciones, no solo de la italiana. Pero este fenómeno no puede ser analizado exclusivamente según el punto de vista de los que deciden dejar su propio lugar de origen, pero también según los que cada año acogen a este flujo de emigrantes. Durante el tiempo, el pueblo inglés ha podido acoger a millones de ciudadanos extranjeros procedentes de todo el mundo, dando vida a una verdadera sociedad multiétnica. De hecho, el Reino Unido ha visto llegar en su territorio a miles de ciudadanos europeos, que buscan trabajo y condiciones de vida mejores. Es por esto que el país está decidiendo introducir nuevas medidas restrictivas para arrestar este fenómeno, considerado como un problema creciente por el Gobierno y por los ciudadanos británicos. Entre 2014 y 2015, fueron más que 57.000 los italianos que decidieron trasladarse al Reino Unido, representando solo una parte de los 333.000 nuevos inmigrantes en el territorio inglés. Muchos de estos inmigrantes, de los que una parte también italianos, durante los años, han aprovechado del sistema de subsidios ofrecido por el Gobierno británico, dando lugar a un verdadero “turismo del Welfare. Muchos de ellos, de hecho, se han trasladado al Reino Unido para pedir ayudas económicas y subsidios de desempleo u otras ayudas predispuestas para sus familias e hijos, empezando a ser vistos como benefit cheaters, es decir “tramposos del welfare”. Este fenómeno quedó de manifesto sobre todo en la campaña electoral para el Brexit, la salida del Reino Unido de la Unión Europea, que fijó entre los 118 objetivos también aquel de reducir este ingente flujo de ciudadanos que llegan de todas partes del mundo. Según el Ministro del Interior británico, Theresa May, este nivel de inmigración es simplemente insostenible, porque causa presión sobre las infraestructuras, como la construcción o el sistema de transportes y en los servicios públicos, como las escuelas y los hospitales. El flujo de nuevos inmigrantes, de hecho, se ha duplicado en los últimos tiempos, creando una situación insostenible. Según el Ministro Theresa May, no es posible garantizar a los inmigrantes europeos los mismos privilegios que tienen los ciudadanos ingleses. Por esto es necesario introducir restricciones para la entrada de nuevos ciudadanos en el Reino Unido, que tendrán que obtener un contrato de trabajo antes de entras el en territorio. También el Primer Ministro David Cameron es de la misma opinión, considerando que la circulación libre está favoreciendo notablemente la inmigración de emigrantes comunitarios, entre ellos también los italianos, a expensas de los residentes británicos. El objetivo es el del volver el sistema de inmigración más justo y frenar el flujo continuo de inmigrantes procedentes del Unión Europea. Además, el 23 de junio de 2016 está previsto un referéndum relacionado a la salida del Reino Unido de la Unión Europea; si el país tuviera que decidir terminar su propia permanencia en la Unión Europea, se introducirán seguramente nuevas medidas para arrestar este creciente flujo de inmigración y, entonces, será siempre más difícil emprender una experiencia laboral en el Reino Unido. 119 Conclusiones Al final de este camino, lo que sobre todo destaca por encima de todo, es la gran cantidad de italianos que siguen abandonado a su país. A través de esta tesis he intentado analizar todos los matices generales que hacen que la emigración es y ha sido un problema que, desde el pasado, nos ha afectado. El Reino Unido se ha convertido en la tierra prometida de miles de italianos que han identificado a este país como el destino ideal para cumplir sus sueños. Por el momento, Italia no es capaz de ofrecer a sus jóvenes, y no solo a ellos, las oportunidades apropiadas a retener a sus propios ciudadanos en su comunidad. Por esta razón, las salidas de los italianos, sobre todo graduados, siguen aumentando, y todavía no son comparables a un fenómeno inverso de personas de talento extranjeros que deciden transferirse en Italia. Personalmente, he tenido la oportunidad de vivir diferentes experiencias en el Reino Unido, tanto por razones de trabajo y estudio. Esta oportunidad me ha hecho ser consciente de la realidad compartida por tantos italianos, que tienen que enfrentar algunas de las dificultades que implica ir a un país extranjero: adaptarse a una mentalidad y una sociedad diferente, la distancia de sus propias familias y de los puntos de referencia y la dificultad de tener que depender de sus propias fuerzas, tanto a nivel económico como en la vida cotidiana. La realidad inglesa es muy atractiva para los italianos, especialmente en un período de crisis como el que Italia está atravesando en la actualidad. Las oportunidades de empleo, especialmente para el crecimiento profesional, que ofrece el Reino Unido, son definitivamente mayores que las de Italia, pero es importante tener en cuenta que, por esta razón, la competencia laboral es feroz, y 120 no será tan fácil conseguir un trabajo satisfactorio, especialmente adecuado a su perfil académico. Por consiguiente la mayoría de los emigrantes italianos están empleados en el sector de la hostelería, un sector que sigue creciendo y, sin embargo, puede ofrecer buenas oportunidades también para los menos cualificados. Por lo tanto, mientras que es cierto que muchos italianos han logrado mantener las expectativas que se establecieron antes de irse, siendo capaces de seguir una carrera profesional que probablemente en Italia no sería posible llevar a cabo, también es cierto que muchos de ellos han enfrentado diversas dificultades, tanto a nivel de trabajo como al nivel de integración con la sociedad británica. La realización de una experiencia en el Reino Unido, así como en otro país extranjero, es sin duda una experiencia que puede enriquecer a un individuo, tanto a nivel personal como académico. La esperanza es ser capaz de mejorar la situación en Italia para permitir que tantos emigrantes en el extranjero, que escaparon casi siempre para encontrar mejores condiciones de vida, puedan regresar al país donde nacieron y crecieron, el país que, a pesar de todo, no se habrían querido marchar. 121 Ringraziamenti Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutata nella realizzazione della mia tesi, in particolar modo i miei relatori e correlatori Adriana Bisirri, Claudia Piemonte, Paul Nicholas Farrell e Carlos Medina, che hanno contribuito con il loro aiuto al raggiungimento di questo importante traguardo. Il ringraziamento più grande va alla mia famiglia, in particolare ai miei genitori Paolo e Roberta, che non hanno mai smesso di credere in me, nonostante i miei precedenti fallimenti, sostenendomi e standomi accanto in ogni momento trascorso per portare a termine questo cammino. Senza il loro supporto, e i loro immensi sacrifici, non avrei mai potuto realizzare tutto questo. Un ringraziamento speciale va alla mia collega universitaria, nonchè amica nella vita di tutti i giorni, Maria Novella. Abbiamo iniziato questo percorso insieme, condividendo ogni singolo traguardo raggiunto, ma soprattutto superando ogni singola difficoltà che si è presentata durante questi tre anni. Grazie alla forza e al supporto che ci siamo sempre date l’una con l’altra, siamo riuscite a portare a termine questo difficile, quanto importante, percorso, che non sarebbe stato lo stesso senza di lei al mio fianco. Un altro ringraziamento particolare va alla mia amica di infanzia Silvia, che non ha mai smesso di aiutarmi e supportarmi, riuscendo ad essere sempre presente nella mia vita da vent’anni a questa parte. Ringrazio inoltre i miei amici di sempre, Salvatore e Giordano, e gli amici acquisiti nel tempo, Domenico e Roberto, che con il loro affetto e la loro 122 motivazione hanno contribuito a farmi raggiungere questo primo importante obiettivo. Un ultimo ringraziamento va ad una delle persone più importanti della mia vita, la persona che non ha potuto finire di vedermi crescere e che non può essere presente fisicamente al coronamento di questo traguardo, ma che è riuscita ugualmente ad essere al mio fianco tutti i giorni della mia vita, dandomi la forza necessaria per arrivare dove sono oggi. 123 Bibliografia Ceroni C., Taddia F. (2010) Fuori luogo. Inventarsi italiani nel mondo, Feltrinelli; Mencaraglia A. (2011) È facile cambiare vita se sai come farlo. Guida pratica alla fuga per sognatori e squattrinati, BUR – Biblioteca Universitaria Rizzoli Nava S. (2010) La fuga dei talenti, San Paolo; Soffici C. (2015) Italia yes Italia no: Che cosa capisci del nostro paese quando vai a vivere a Londra, Feltrinelli Mayo-Smith R. (1901) Emigration and immigration: a study in social science Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E. (2001) Storia dell’emigrazione italiana. Vol. I. Partenze Forte A. (2012) La Londra degli italiani. Dai penny ice alla City: due secoli di emigrazione, Aliberti Editore Gabaccia D. R. (2003) Emigranti. Le diaspore degli italiani dal medioevo ad oggi, Einaudi; Berbabei A. (1997) Esuli ed emigrati italiani nel Regno Unito (19201940), Ugo Mursia Jones P. (2012) Working in hospitality, Hospitalitepublishing Bagnoli M. (2012) Strano ma Londra: come trasferirsi e vivere all’estero, Fazi Home Office (2013) Life in the United Kingdom: a guide for new residents, TSO Abravanel R. (2000) Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto, Garzanti Libri 124 Sitografia www.wikipedia.com; www.emigrati.it; www.treccani.it www.ilfattoquotidiano.it www.repubblica.it www.fugadeitalenti.wordpress.com www.radio24.ilsole24ore.com/programma/giovani-talenti www.corriere.it www.web.unitn.it/files/quad35.pdf www.investopedia.com www.viverealondra.it www.internazionale.it www.aclifai.it/userfiles/Gli_Italiani_nel_Regno_Unito_lug2008.pdf www.italianinfuga.com www.repubblicadeglistagisti.it www.psiconline.it www.italianinelmondo.ws www.inftub.com/letteratura/Emigranti-italiani-in-America-61567.php 125 www.altreitalie.it/Pubblicazioni/Rivista/N_41/Rassegna/Libri/Emigra zione_E_Ricostruzione_Italiani_In_Gran_Bretagna_Dopo_La_Second a_Guerra_Mondiale.kl www.italianialondra.com www.voglioviverecosì.com; 126