Quito – Hotel Caffè Cultura
Transcripción
Quito – Hotel Caffè Cultura
Quito – Hotel Caffè Cultura Café Cultura è una deliziosa sintesi di tradizione inglese e di stile contemporaneo. Ci piace considerarci una piccola isola nel cuore della città, con molta personalità' ed un'offerta di cibo selezionato. L'hotel è stata la residenza di una delle più antiche famiglie di Quito che vi viveva sessant'anni fa; successivamente, è divenuta la sede del Centro Culturale Francese. I minuziosi lavori di restauro dell'edificio sono durati quattro anni ed hanno rispettato le caratteristiche uniche e l'originalità degli interni. La casa, un edificio in stile post-coloniale di due piani con mura bianche ed un tetto in terracotta, vista da fuori non somiglia per nulla ad un tipico hotel e, vista da dentro, ancora meno. È circondata da un lussureggiante giardino con un prato ideale per rilassarsi e per osservare i colibrì che vi risiedono permanentemente. A piano terra troverete l'area della reception ed il caffè-bistro, unitamente alla biblioteca dalle pareti foderate in legno antico dove sono custodite guide di viaggio, documenti e riviste che rimangono a vostra disposizione durante il soggiorno. Tre grandi camini scolpiti in pietra, insieme ad una grande quantità di candele, illuminano questi ambienti ogni notte, creando un'atmosfera calda ed ospitale che riporta alla mente il periodo della Quito coloniale. Qui potrete rilassarvi adagiati su grandi poltrone in cuoio, con in mano un bicchiere di buon vino e godendovi il calore che promana da un camino dal sapore antico. Dall'area della reception una grande scala aperta conduce a 15 delle 26 stanze dell'hotel. L'arredo di ogni stanza - tutte con bagno privato - e' stato curato nei minimi particolari nel rispetto dello stile unico dell'hotel. I moderni affreschi che ornano tutti gli ambienti aggiungono un tocco di originalità in più. Una volta all'interno, verrete immediatamente sedotti da un'atmosfera conviviale estremamente coinvolgente, perfetta miscela di comfort e discrezione con in più un pizzico di ecletticità. Mentre tutte le stanze conservano la loro individualità, alcune presentano caratteristiche ancora più particolari con l'aggiunta, ad esempio, di un camino o di una vasca da bagno incassata nel pavimento. La nostra suite per le lune di miele sfoggia invece un balcone trasformato in un bagno da sogno con una vasca antica. Dal giorno della sua inaugurazione, il ristorante dell'hotel offre una cucina stile bistro che è divenuta quasi una leggenda per una selezionata clientela locale e straniera. Il sapore del pane fresco fatto in casa, del prosciutto artigianale, dei dolci e di molte altre nostre specialità delizia i palati di tutti i nostri clienti il cui stile ed il cui gusto stimolano quotidianamente il nostro staff alla creazione di nuovi capolavori culinari. Per citare alcuni piatti, a colazione potrete degustare le tradizionali uova strapazzate, delle omelette tunisine o splendide macedonie di frutta esotica. A pranzo e a cena potrete assaporare alcune delicate minestre fresche ed una varietà di piatti tipici della cucina ecuadoriana selezionali sulla base della reperibilità degli ingredienti più freschi ed appetitosi. Il nostro chef decide giorno per giorno il menu da proporre con grande originalità, alla constante ricerca di nuovi ed eccitanti sapori e profumi capaci di soddisfare pienamente i vostri palati, non importa se avvezzi ai sapori più raffinati, alla cucina vegetariana, esotica o alla "nouvelle-cuisine". Ovviamente i piatti possono essere accompagnati da squisite bibite tra cui spremute fresche del "frutto della passione", della papaya e di altra frutta locale di stagione. Raffinati vini tipici del Continente sudamericano o, se si preferisce, vini classici europei, sono anch'essi disponibili per la degustazione. La biblioteca dalle pareti foderate in legno antico dove sono custodite guide di viaggio, documenti e riviste che rimangono a vostra disposizione durante il soggiorno. Tre grandi camini scolpiti in pietra, insieme ad una grande quantità di candele, illuminano questi ambienti ogni notte, creando un'atmosfera calda ed ospitale che riporta alla mente il periodo della Quito coloniale. Qui potrete rilassarvi adagiati su grandi poltrone in cuoio, con in mano un bicchiere di buon vino e godendovi il calore che promana da un camino dal sapore antico. Quito – Tour de Caminata por el Centro Histórico Empiece este tour en La Basílica del Voto Nacional y desde sus torres deléitese con una maravillosa vista del corazón histórico de la ciudad. Desde aquí podrá apreciar la mayoría de lugares que visitará en el tour. Baje por la calle García Moreno, también conocida como la calle de las Siete Cruces, y siga la ruta por la calle Olmedo, para subir una cuadra hasta la Plaza Benalcázar, que es la primera de la ciudad en haber sido establecida por los españoles. Desde aquí, siga al sur por la Calle Benalcázar, tome la primera calle a la derecha y luego la primera a la izquierda, hasta la Iglesia de La Merced. Camine dos cuadras bajando la Calle Chile para llegar al corazón del Centro Histórico, la Plaza de la Independencia, también llamada Plaza Grande. Puede visitar el interior del Palacio de Gobierno, del Palacio Arzobispal, del Palacio Municipal y de la Catedral. En el Palacio municipal encontrará una oficina de la Empresa Metropolitana Quito Turismo, de donde puede tomar mapas, recibir consejos sobre turismo en al ciudad y dejar sus pertenencias en los casilleros gratuitos dispuestos para ello. Sobre el costado suroeste de la Plaza Grande el Centro Cultural Metropolitano, aquí podrá deleitarse con las exhibiciones temporales de arte que contiene. Al frente está la hermosa Capilla del Sagrario y sobre la misma calle García Moreno la inigualable Iglesia de La Compañía, una de las más hermosas de América Latina; y frente a ella el antiguo edificio del Banco del Pichincha, donde hoy funciona el Museo Numismático. Subiendo por la calle Sucre llegará a la Plaza San Francisco, dominada por su iglesia y su complejo religioso, el más grande de las Américas. Sobre el lado derecho de la plaza encontrará un excelente café restaurante y una tienda de artesanías, el Tianguez, un gran lugar para darse un descanso. Desde la Plaza San Francisco baje hacia el este por la calle Bolívar hasta la esquina con el Arco de la Reina. Allí queda la Iglesia del Carmen Alto , donde usted podrá adquirir productos, como jabones, hechos por la monjas del claustro. A pocos metros de aquí se encuentra el Museo de la Ciudad (antiguo Hospital San Juan), donde también podrá disfrutar de distintas muestras de arte. A la salida, tome la izquierda hasta llegar a la calle empedrada llamada Morales, pero mejor conocida como La Ronda, la entrada a uno de los sectores emblemáticos del Centro de la ciudad. Tome esa calle hacia abajo hasta el tope, donde se encontrará con un puente donde tome la calle anterior y suba hasta la amplia Plaza Santo Domingo, donde se encuentra la iglesia del mismo nombre y un impresionante museo de arte religioso. Siga la pared blanca de este complejo, por la calle Flores, y luego tome la primera a la derecha, la calle Pereira. Al final de ésta encontrará la entrada a la Escuela Taller Quito 1, sin duda un ejemplo de producción de arte religioso en el continente. Tomando hacia arriba por la calle Montúfar, vire a la derecha por la calle Junín, otra emblemática de la ciudad, y llegue al hermoso sector de San Marcos, que con sus galerías y encanto bohemio le dan a la zona un aire especial. Tomando a la izquierda por la Junín y entonces a la derecha por la Flores llegará al convento de Santa Catalina de Siena, donde también puede comprar productos hechas por las monjas del lugar. Siga la calle Flores hasta la Chile, gire a la izquierda y llegue al convento de San Agustín, donde de seguro se sentirá encantado por la hermosura de su patio y de su sala capitular. Siga por la concurrida calle Guayaquil hacia el norte y llegue a la Plaza del Teatro que está flanqueada al un lado por el Teatro Sucre y al otro por el Teatro Variedades y sus atractivos cafés de terraza. Continúe hacia el norte por la Guayaquil, cruce la pequeña Plaza de San Blas y más hacia el norte llegue al Parque la Alameda , donde la estatua de Simón Bolívar le da la bienvenida y el Observatorio Astronómico le encanta con sus tracciones científicas. http://www.quitoeterno.org http://www.quito.com.ec http://www.frommers.com/destinations/ecuador Otavalo – Il mercato Il principale aspetto dell’identità degli Indios è dato dai loro abiti. Chi ha familiarità con l’abbigliamento People familiar with dei native può grossolanamente dire da quale regione provenga un Indio in base al suo modo di vestire. Gli abitanti di Otavalo non sfuggono a questa regola e molti indossano ancora l’abbigliamento tradizionale. Per gli uomini, questo consiste in un poncho blu, cappello fedora, braghe di tela bianche lunghe fino al polpaccio, e la shimba, una lunga treccia che scende quasi fino alla vita. Quest’uso è probabilmente pre-incaico, e si origina nelle più profonde radici della tradizione. In effetti, questa tradizione è così importante come simbolo dell’identità etnica degli Indios che quando essi servono nell’esercito ecuadoregno non viene richiesto loro di abbandonarla. Inoltre la fedora, il cappello di feltro, è quasi sempre indossato dagli uomini di Otavalo. L’abbigliamento delle donne è più simile al costume Inca indossato dovunque nelle Ande. Le donne sono vestite con una blusa Bianca, gonna e scialle blu. La gioielleria è inoltre un’importante complemento con strati di collane predominantemente in perline d’oro e bracciali di corallo rosso che sono la forma di gioielleria più comunemente usata dalle donne di Otavalo. Benchè i visitatori possano trovare questo stile pittoresco esso è connesso con l’identità india e riflette il desiderio di confermare la propria identità etnica. Inoltre molti Indios parlano il Quechua un altro modo per mostrare la loro capacità di conservare la loro cultura tradizionale nonostante secoli di dominazione straniera. Così, legato allo stile di abbigliamento tradizionale c’è un potente indicatore che definisce la specificita degli otavalegni tra gli Indios. (Informazioni per questa pagina tratte da: Meisch, Lynn. (1987 -Otavalo: Weaving, Costume and the Market. Quito: Imprenta Esquina.) http://abyayala.nativeweb.org/ecuador/otavalo Cuicocha – La laguna de los dioses En la cordillera noroccidental de los Andes ecuatorianos, en el cantón Cotacachi, provincia de Imbabura, a 110 km al norte de ciudad de Quito y a una altitud de 3 064 m.s.n.m., se encuentra la mágica laguna de Cuicocha, conocida también como Tuis-Cocha o “Laguna de los Dioses”. Cuicocha está ubicada a 12 km de la ciudad de Cotacachi, en las faldas del volcán Cotacachi, conocido por el pueblo indígena kichwa como “María Isabel de las Nieves” o “Mama Cotacachi”. Cuenta con una vía de acceso asfaltada. Cuicocha es un volcán joven que inició su actividad hace 4 500 años con flujos de lodo volcánico (lahares), flujos piroclásticos, así como domos volcánicos y ceniza, la cual cubrió una extensa área del noroccidente de América del Sur. Esta intensa actividad continuó hasta hace unos 1300 años antes del presente. La laguna está dentro de una caldera volcánica, razón por la cual no existe mucha vida acuática, pero sin embargo demuestra todavía una espectacular vegetación sublagunar. La laguna se llenó mayormente con los deshielos del cercano pero hoy inactivo volcán Cotacachi, y luego se alimentó en parte del agua de lluvia y vertientes subterraneas. Tiene una profundidad aproximada de 146 m y el espejo de agua está a una altitud de 3 064 m.s.n.m. Este lago de caldera tiene aguas claras color turquesa, que cambian de tonalidad de acuerdo con la dirección de viento y el ángulo de los rayos del sol. Cuicocha es un volcán activo y se lo considera el cuarto volcán más peligroso de Ecuador, después de los volcanes Chalupas, Pululahua y Quilotoa pero antes del volcán Cotopaxi. Además de su actividad volcánica común, también ocasiona súbitas explosiones indirectas de gases que son liberados a través de las fumarolas sublagunares. Esta actividad volcánica puede observarse en las emergentes burbujas de gas y alguna vegetación muerta en las orillas de la laguna. Cuicocha es una caldera de 3,2 km de diámetro y 9 km de perímetro, de estructura cónica (sin orilla), con cinco domos compuestos de lava y piedra volcánica, cuatro de ellos distribuidos por pares en dos islotes en el centro del lago y uno en la pared de la caldera. El islote pequeño, de 0,26 km2, se denomina "José María Yerobi", y el más grande, de 0,41 km2, Teodoro Wolf. Entre la unión de estos dos islotes existe un canal llamado "El Canal de los Ensueños", que tiene una profundidad aproximada de entre 70 y 18 m, donde antiguamente llegaban los Caranquis (Caras) y posteriormente los Incas para realizar sus ofrendas y sacrificios al Sol y a la Luna. Los islotes poseen una vegetación exuberante, con más de 400 especies que se han desarrollado sobre lava volcánica, diferenciada por pisos altitudinales que van desde la orilla hasta la cumbre. Entre las plantas sobresalen: diez variedades de orquídeas, bromelias, parásitas, palo de rosa, arrayán, cedro rojo, bambú o suro, y puma maqui, del cual se puede utilizar su madera para la confección de utensilios de cocina, guitarras, charangos. De vez en cuando se pueden observar animales como cervicabras o soches, cuy de monte (que da el nombre de Cuicocha), conejo de monte, armadillo, zorrillo, zorro andino y chucuri. Es el hábitat perfecto para el avistamiento de aves como: tórtolas, torcazas, colibríes, gorriones, mirlos, lechuzas y, en ocasiones, del rey de los Andes, el cóndor. El lago cratérico Cuicocha está localizado en la Cordillera Occidental, a 110 kilómetros al norte de Quito (capital de Ecuador) y a cerca de 25 kilómetros al noroeste de Otavalo. Los volcanes Cotacachi y Cuicocha están situados a lo largo de una tectónica llamada zona de fractura Otavalo – Umpalá. El volcán Cuicocha tiene cuatro domos distribuidos en dos islas en el centro del lago (Isla Yerovi 0.26 km2. e Isla Wolf 0.41 km2., respectivamente) y uno en el extremo Este – Noreste en la pared del borde de la caldera, todos ellos de composición andesítica. Las paredes de la caldera son muy escarpadas con pendientes de 45º a 75º. El volcán Cuicocha inicio su actividad hace 4500 años con intensas erupciones y lahares (flujos de lodo volcánicos, principalmente compuestos de ceniza y escombros) y terminó hace 1300 años antes del presente, con la formación de una caldera somital, domos y abundantes flujos piroclásticos por colapso de domos (los flujos piroclásticos se componen de gas caliente, ceniza y rocas); dataciones radiométricas han arrojado edades de hasta 3000 años para algunos flujos piroclásticos de este volcán. Cuentan los abuelos de nuestros abuelos, que mucho tiempo atrás, un inmenso y joven volcán era esposo de Mama Cotacachi. Cierto día, este volcán enferma y lamentablemente muere. Su entierro lo hacen precisamente en este lugar (al pie del Cotacachi). Mama Cotacachi queda viuda muy joven y sin embargo, por el inmenso cariño que le tiene a este volcán, se mantiene sola por muchos años. Pero con el transcurso del tiempo, muy cerca apareció un personaje que a ella le llamó la atención: era un hacendado que venía de la Capital, llamado “Ruco Pichincha”, quien la corteja, la consuela y se ennovian. De esta relación nace un hijo, el “Guagua Pichincha”. Pero su nuevo compañero, al ser hacendado, tenía que viajar mucho para vigilar sus propiedades. Mama Cotacachi, cansada de tanta soledad, le traiciona con el que está junto a ella, el “Taita Imbabura”. El Ruco Pichincha, al enterarse y verse traicionado, decide abandonarla, regresa a sus tierras y en castigo a la traición decide quitarle a su hijo. Entonces Mama Cotacachi queda peor que antes, otra vez sola y con una gran pena en el corazón: le quitaron a su pequeño hijo. Se refugia y llora en la tumba de su primer esposo y todas esas lágrimas forman la laguna que ahora conocemos como Cuicocha. Todas estas características de humedad, vientos y topografía juntas dan como resultado una numerosa gama de microclimas y definen una infinidad de hábitats diferentes; los que contienen especies de flora y fauna que de algún modo han tenido que adaptarse. Este sin número de hábitats lo convierten al Ecuador en un país megadiverso por la gran abundancia de especies de flora y fauna, es decir que la concentración por unidad de área, kilómetros cuadrados por ejemplo, de plantas y animales es única en el mundo. Las paredes tanto externas como internas están cubiertas por diversas plantas ; los islotes compuestos por rocas y bloques grandes de piedra, son cubiertos por plantas epífitas y en algunas áreas por plantas arbóreas. Para trasladarse a Cuicocha desde Quito o desde cualquier punto del país, usted puede utlilzar los transportes públicos (autobuses) de las empresas que van hacia la provincia de Imbabura: TAXISLAGOS Teléfono Quito: 02 2565 992 Teléfono Ibarra: 06 2950 833 FLOTA IMBABURA Teléfono Quito: 02 2565 620 Teléfono Ibarra: 06 2951 094 Deberá bajarse en el partidero a Cotacachi en la carretera Panamericana (Pinsaquí) y tomar el bus a Cotacachi o un taxi hasta Cuicocha. COTATURIS Teléfono: 06 2946 355 MANUEL QUIROGA Teléfono: 06 2916 008 Para trasladarse desde el centro de Cotacachi a Cuicocha, tomar un taxi: COTATAXIS Teléfono: 06 2915 558 ECOTATA (Parque del Municipio de Cotacachi) http://www.cuicocha.org Teléfono: 06 2916037 Papallacta – Hotel Termas de Papallacta En Junio de 1994, un grupo de seis ecuatorianos se unieron al enamorarse de este hermoso lugar y sus aguas milagrosas, soñaron juntos en desarrollar diferentes proyectos y tuvieron fe en su visión de futuro y capacidad creativa. Se inició de inmediat o la remodelación del balneario. Se sentaron las bases arquitectónicas de diseño y uso de materiales de construcción que guarden armonía con el medio ambiente, tales como madera, piedra, paja, colores, etc. Se diseñó el logotipo y se puso el nombre comercial de Termas de Papallacta. Reconstruidos el balneario y el restaurante, y ampliada el área de parqueaderos, por pedido de los visitantes que usualmente acudían al balneario, se construyó un pequeño hostal de montaña, con baños compartidos, en el lugar que había ocupado un establo. Con estos cambios y la importancia que se dio a la higiene, el número de visitantes aumentó rápidamente. Desde entonces, en diferentes etapas y poco a poco, de acuerdo al flujo de ingresos, Termas de Papallacta emprende diferentes proyectos de ampliación: A fines de 1995 se decide la construcción de otro balneario, (Jambiyacu) pensando en destinarlo a un sector de la población de menores recursos. Empezó a operar en 1997. Entre 1996 y 1997 se construyeron las primeras 13 habitaciones del Hotel y la infraestructura necesaria para operar el pequeño complejo (habitaciones para el personal, bodegas, etc.) Entre 1998 y 1999 se construyó el restaurante del Hotel y las primeras 6 cabañas. Ese mismo año, movidos por el respeto a la naturaleza, pese a la limitación de recursos económicos y otras posibles "prioridades", el directorio decidió la construcción de una planta para tratar las aguas servidas. Con el fin de contribuir a la conservación de la naturaleza, colaborar en la capacitación de temas medioambientales a moradores de sector, proporcionar información a los visitantes acerca de la flora y fauna del sector, un accionista aportó a la sociedad la Fundación Terra y, con recursos propios y de AID, en 1999 se construyó el "Exploratorio" Entre el 2001 y 2003 se construyeron 19 habitaciones adicionales del Hotel, amplió el restaurante y concluyó la remodelación de Jambiyacu, dando paso a lo que ahora se conoce como el SPA, con sus áreas Termolúdica (piscinas) y Club Termal (Servicios Terapeúticos). Esta obra se realizó ya que el balneario concebido para servir a personas de escasos recursos no tuvo la acogida esperada. En el 2005 se termina la construcción del Centro de Convenciones y 7 cabañas adicionales. Tradicionalmente, los ecuatorianos han acudido a los balnearios termales a "tomar baños", sin que estos proporcionen prestaciones médicas. Sin duda, a partir del mes de agosto del 2005, Termas de Papallacta marca un hito en la historia del termalismo en Ecuador ya que con la infraestructura actual (principalmente el SPA) y los conocimientos adquiridos en estos años, estamos aprovechando de manera más eficiente y profesional, estos maravillosos recursos naturales, prestando a los clientes diversas opciones fisioterapéuticas, contando con el aval de la Federación Médica Ecuatoriana, y la autorización del Ministerio de Salud del Ecuador para el funcionamiento como centro de salud. Finalmente, a fines de 2005, Termas de Papallacta es la primera empresa ecuatoriana de tierra que obtiene la certificación de que realiza desarrollo sostenible, de acuerdo a los estándares desarrollados por Smart Voyager, Rain Forest Alliance y la Corporación de Conservación y Desarrollo lo que también marca otro hito en la historia. Las ilusiones y sueños continúan. El compromiso con los futuros visitantes, empleados, la comunidad y la naturaleza, se mantienen intactos. Termas de Papallacta buscará ser autosuficiente en el consumo de energía eléctrica, para lo cual aspira a instalar una planta hidroeléctrica. Contará con mayor infraestructura para comodidad de los huéspedes y trabajadores. Remodelará algunas de las instalaciones y adquirirá equipos para las áreas de producción de alimentos. Se dará impulso la producción de legumbres y hortalizas orgánicas. Colaborará activamente con la Fundación Terra para que siga cumpliendo con sus objetivos hacia la comunidad y el medio ambiente. www.termaspapallacta.com Papallacta Hot Springs Papallacta si trova sulle pendici sud-occidentali del lato Orientale della catena delle Ande, a 55 km dalla città di Quito. Lungo il percorso si incontrano spettacolari viste del paramo1 con fiumi e laghi. Papallacta è a Nord del vulcano Antisana. La ricchezza della flora e della fauna è un’altra delle attrazioni con circa 85 specie di uccelli e 120 tipi di piante medicinali. In qualche luogo è anche possibile avvistare cervi e orsi. http://www.jatunsacha.org 1 El páramo es una zona ecológica de los Andes. Comienza a unos 3,400 metros, donde comienzan a escasear los bosques templados, y llega hasta los 4,900 metros, donde comienzan los glaciares. El suelo está cubierto de hierbas resistentes y arbustos. Las plantas, sujetas a fríos vientos, heladas nocturnas y niebla, sobreviven manteniéndose pegadas a la tierra y enviando sus raíces a lo profundo de la turba. Han desarrollado gruesas hojas cerosas tachonadas de vellos finos que las protegen de los extremos ambientales y de la radiación ultravioleta del sol ecuatorial.La "planta cojín" es baja, redondeada y de hojas lisas. Parece tan suave como para sentarse sobre ella, y en efecto, proporciona un descanso cómodo para el caminante cansado. Una hierba común, conocida como "pajonal", es utilizada por los indígenas para fabricar los techos de sus viviendas. El "árbol de papel", llamado así por la consistencia de su corteza, se considera una de las especies de árbol que más alto crecen. El caminante que intenta atravesar un grupo de estos árboles larguiruchos y torcidos se siente como una hormiga que atraviesa un césped sin cortar. Mientras que los visitantes se asombran al ver el cóndor andino, cuyas alas extendidas miden más de 3 metros, muchos se sorprenden al descubrir las variedades de colibríes que sobreviven y hasta prosperan en esta tierra desolada. Estas pequeñas aves ahorran energías entrando en un letargo profundo al reducir significativamente la temperatura de sus cuerpos y su metabolismo para resistir las frías noches. Las llamas, vicuñas y alpacas, después de haber desaparecido de las áreas silvestres, han sido reintroducidas en el páramo, y no es nada raro verlas en las laderas de las colinas.Cuando el visitante llega a esta tierra poco vista, queda paralizado por la atmósfera melancólica y casi amenazadora. Sólo gradualmente se da cuenta de que aquí viven personas que pastorean su ganado y sobreviven de cosechas de papas y cebollas arrancadas a una tierra reacia. Se da cuenta de que todos los que viven abajo - ya sean plantas, animales o personas - dependen de las aguas de hielo derretido que fluyen de los altos picos hacia el páramo y bajan a las regiones templadas y a las tierras bajas tropicales antes de por fin rendirse al mar. Sentado un momento sobre una planta cojín, el visitante considera los ánimos y misterios de esta tierra severa que le da tanta vida al mundo de abajo. Il vulcano Antisana Antisana è uno stratovulcano andino ed una delle principali vette dell'Ecuador. Per altitudine, con 5.753 metri sul livello del mare, è il quarto vulcano del paese. L'ultima eruzione documentata risale al 1801/1802 quando da una bocca sul versante nord-orientale fuoriuscì un fiume di lava. Il vulcano è localizzato nella provincia del Napo nei pressi della località di Papallacta, circa 50 km a sud-est della capitale ecuadoregna Quito. 1 - Culcitium sp. in Paramo de Chiles, Ecuador Il massiccio sorge ai margini della Cordigliera orientale e si estende per circa 14 km, la vetta è composta da 4 cime, tutte parti del bordo del cratere, il cratere e le pareti del vulcano ospitano estesi ghiacciai. 2 - Vulcano Antisana Riobamba – Hacienda Abraspungo A 2.754 metros sobre el nivel del mar y rodeada de la magnificencia de los Andes Ecuatorianos, en la ciudad de Riobamba, esta ubicada la Hacienda Abraspungo, la cual lleva su nombre del valle glacial que está situado entre el Chimborazo y el Carihuairazo, en el exacto centro del Ecuador. Su nombre proviene de 2 palabras: “ABRAS”: del español “abra”, que es una abertura profunda en la cangahua por erosión de las aguas. “PUNGO”: del quichua “pungo”, que significa “puerta de entrada”. La Hacienda Abraspungo nació como una alternativa turística para que el visitante nacional y extranjero disfrute de un cómodo alojamiento en un calido ambiente en medio de la tranquilidad del paisaje campestre y con el micro clima especial del Valle del Guano. Su estilo arquitectónico es una fusión entre el tradicional formato colonial y los requerimientos de los tiempos actuales, recreando el paisajismo de la serranía ecuatoriana en todas sus áreas. Abraspungo rescató la arquitectura vernácula del Ecuador, ha siendo resaltar similitudes arquitectónicas de casas solariegas, antiguas haciendas, y viviendas de los campesinos y chagras de la sierra ecuatoriana. La Hacienda está adornada con fotos antiguas e ilustrativas de paisajes andinos que constituyen hoy en día un testimonio de épocas anteriores, antigüedades, tejidos y artesanías desplegadas en todas las áreas sociales realzan el sabor colonial y de culturas nacionales precolombinas. Cada habitación lleva el nombre de una montaña que esta representada en su interior con fotografías de su paisaje. Complementa su experiencia Abraspungo con la degustación de su exquisita gastronomía, deliciosos platos delicadamente elaborados por expertos y con alimentos cuidadosamente seleccionados deleitaran sus paladares. El compromiso por parte de sus dueños y colaboradores de brindar un servicio de calidad a cada visitante, ha permitido el crecimiento empresarial sostenido y han fortalecido su imagen positiva, generando confianza en clientes, proveedores, colaboradores y la comunidad, convirtiéndose así en un referente de la actividad turística de calidad en la ciudad de Riobamba y el Centro del País. Riobamba – Tour de Caminata por el Centro Histórico Riobamba, il cui nome completo è San Pedro de Riobamba è la capitale della provincia del Chimborazo nell’Ecuador centrale si trova nella valle andina del fiume Chambo a 2.700 metri di quota e a 200 km a sud di Quito lungo la strada soprannominata Via dei Vulcani. La popolazione è di circa 150.000 abitanti, in rapida crescita anche per la sua favorevole collocazione geografica al centro della rete stradale ecuadoregna e per le meraviglie naturali che la circondano fra cui il vulcano Chimborazo che con i suoi 6300 metri è il più alto del paese e il Carihuairazo con 5050 m di quota. La provincia del Chimborazo è inoltre l’area di maggior produzione agricola. La storia La regione che circonda Riobamba era il territorio dei Puruhá prima della conquista degli Inca nel tardo secolo XV. La città fu fondata nel 1534 nella piana di San Miguel, ed è così la prima città ad essere fondata in Ecuador in epoca moderna. Nel 1563 la città divenne parte della appena fondata Reale Udienza di Quito dell’Impero Spagnolo. La città fu completamente distrutta da un terremoto nel 1797, ma fu ricostruita pochi anni dopo a 14 km di distanza dal sito originale vicino al villaggio di Cajabamba nella piana di San Antonio de Aguíscate. La città conserva molti esempi dell’architettura del periodo coloniale spagnolo. Durante la guerra di indipendenza dell’Ecuador Riobamba fu la prima a dichiarare la sua indipendenza l’11 Novembre 1820 ma ben presto venne riconquistata. La città entrò quindi a faar parte della Grande Colombia nel 1822, e infine della separatista Republica dell’Ecuador nel 1830. Il 20 Novembre 2002, 8 persone furono uccise e centinaia ferite quando un’esplosione in un deposito di munizioni dell’arsenale della Brigata Galapagos di stanza a Riobamba, diede il via ad una serie di scoppi. Fu tale la forza delle esplosioni che molti pensarono ad un’eruzione vulcanica o ad un terremoto. Le finestre saltarono in un raggio di 1,5 kilometri dall’arsenale e molti furono i feriti a causa degli spezzoni. Visita La città presenta numerosi parchi di grande bellezza, le piazze della città sono circondate da portici e da edifici di stile coloniale; il Parque Maldonado è la piazza principale della città ricca di fontane, portici, e con interessanti facciate di stile coloniale, sulla piazza si trovano il municipio e la cattedrale di Santa Barbara. Degni di nota sono anche il Parque Sucre con la fontana di Nettuno nella zona di sud-est nei pressi della stazione e in direzione nord-est il Parque 21 de Abril. Una serie di azulejos rappresentano a colori l’orgoglio patriottico dell’Ecuador ritraendo i momenti salienti della storia del paese. Infine il Parque Guayaquil o Parque Infantil possiede un lago dedicato al canottaggio e un monumento a mosaico che rappresenta una mucca, soprannominato affettuosamente dai locali Zebra-Mucca. Mercati Come ad Otavalo, il sabato gli Indios della provincia del Chimborazo, vestiti coi loro tipici costumi, giungono a Riobamba per vendere i loro prodotti e il loro artigianato che comprende cappelli, cesti, abiti e ceramiche; il mercato riempie tutta la città raggiungendo l’apice with the main produce market being San Alfonso on Argentinos and 5 de Junio. Museums Museo de Arte Religioso also known as The Convento de la Concepción is the most prestigious of museums in Riobamba boasting the priceless huge and dramatic gem-encrusted gold monstrance that you will see in Ecuador and probably all of the South American continent. The art encased in this religious art collection is 18th Century and is worth hiring a guide who are paid in tips in addition to the humble US $2.00 entry. It is open Tuesday to Friday 09:00-12:00 and 15:00-18:00, Saturdays 09:00-18:00, Sundays and holidays 09:00-12:00, US$1 and entered at Argentinos and J. Larrea. The Ateneo de Chimborazo is a second museum and privately run with sculptures, fine furniture and photographic materials also worth visiting along with documented memorabilia Monday to Friday 10:00-13:00 and 15:00-17:00, located on Velasco 24-25 and Velóz. Finally Museo de Armas proudly exhibits a wide selection of uniforms, arms as well as various religious materials which depict various epochs of Ecuador's history and is open Monday to Friday 08:00-12:00 and 14:00-16:00, located on Ave. Héroes de Tapi. Riobamba has two bus stations or terminals with different routes as described below: The main bus terminal (On León Borja, some 2 km northwest of the city center). There is a frequent bus service to Quito, Guayaquil, Machala, Cuenca, via Alausí with CTA (7 hours, US$6), Guarandaa y Santo Domingo de los Colorados (5 1/2 hours, US$4.50). Oriente bus Terminal (Av. Espejo and Luz Elisa Borja). This bus terminal is mainly used by buses going to Baños and the Oriente. La #ariz del Diablo Uno de los atractivos turísticos del Ecuador y de la provincia Chimborazo es lo que fue llamado alguna vez "el ferrocarril más dificil del mundo". Este tren parte de Riobamba, pasa por Guamote y Alausí y desciende por "la nariz del diablo"- una pared de roca muy empinada - a la zona tropical de la costa ecuatoriana, llegando finalmente a Guayaquil.Actualmente el destino final del viaje es la ciudad de Alausí. Originalmente el destino final era la ciudad de Duran en la provincia del Guayas, pero parte de las rieles fueron destruidas una y otra vez por deslaves y derumbes y por el fenómeno "El Niño" hace años. Las autoridades estan trabajando en la reconstrucción de la vía ferrea, pero la apertura del tramo completo hasta Durán no esta previsto a corto plazo. Horario / Itinerario Miércoles, Viernes y Domingo desde Riobamba a las 7:00 am Se recomienda adquirir los boletos en la vispera. La taquilla en la estación de Riobamba esta abierta de 17.00 a 19.00h. El costo para el tramo Riobamba-Nariz del DiabloAlausí es de $ 11.00. El retorno a Riobamba desde Alausí cuesta $ 8.00. El tren llega a Alausí aprox. a las 12:30 horas, y está de regreso a Riobamba a las 17.00 horas Nota: el retorno a Riobamba en tren es opcional, ya que puede realizarse también en bus desde Alausí, o puede seguirse el viaje desde Alausí rumbo a Cuenca e Inga Pirca. Sugerimos confirmar las salidas del tren en la estacion de Riobamba (intersección de las Calles Carabobo y 10 de Agosto) o por teléfono ( 03 2 960 115). http://www.exploringecuador.com/espanol/sp_ar_nariz_diablo.htm Ingapirca Questo sito presenta le più grandi rovine incaiche in Ecuador. L’edificio di maggior interesse è il Tempio del Sole, una costruzione di forma ellittica disposta attorno ad una grande roccia. La costruzione è realizzata alla maniera incaica senza utilizzare cemento. Il lavoro degli scalpellini Inca produceva pezzi lavorati in maniera tale da formare incastri perfetti fra le varie parti della costruzione spesso realizzata con massi di molte tonnellate. Il Tempio del Sole venne posizionato in maniera tale che al solstizio, all’ora esatta del giorno, la luce del Sole penetrasse attraverso un’apertura fino al centro della piccola camera posta alla sommità del Tempio. Attualmente gran parte di questa camera è crollata. The Incans were not the first inhabitants to Ingapirca. After the King of the Incans died in Peru the oldest son took over the kingdom. The younger brother decided to find a place and kingdom of his own. He took his family and his followers and went down the mountains to the coast of Peru and followed the coastline north to Ecuador. He found his way back up the Andes to Ingapirca which was already inhabited. After much fighting and killing the two groups decided to settle their differences and live together peacefully but they still kept most of their individual customs separate. Even though the Incans were more numerous, they did not demand that the other group give up their autonomy. Eventually they merged into one group. On his trip from Macchu Picchu to Ingapirca the younger son developed a taste for fresh fish from the coastal towns that he passed through. He liked it so much that he had relay runners bring him fresh fish on a daily basis from the coast. They also had a very developed underground aqueduct system. This system provided water to the entire compound. They also had celebrations for everything. Gallons of a local fermented drink were used in these festivals. As sun and moon worshippers they tried to be as close to their gods as possible. The weather changes there are usually within minutes of each other, calm and sunny one minute and within fifteen minutes rainy, windy and cold. This extreme climate changing is year round. They felt strongly that this was the place that the gods led them to be, regardless of the climate. To visit Ingapirca travelers can either take a day tour up from the city of Cuenca or spend the night in the towns of El Tambo or Cañar. http://www.galenfrysinger.com Cuenca – Hotel Santa Lucia El Hotel Santa Lucía está ubicado en una de las zonas más bellas del Centro Histórico, Comercial y Financiero de Cuenca, a pocos pasos del Parque Central. El hotel ha sido restaurado en una casa republicana que data del año 1859, con hermosos detalles de la época; cuenta con 20 habitaciones modernas y confortables, una tratoria en el patio central, salón para té y cafetería con lo mejor de la cocina ecuatoriana e internacional. La casa donde funciona el hotel Santa Lucia, fué construida en el año de 1859, por el gobernador de la provincia Don Manuel Vega Dávila. La casa permaneció en manos de la familia Vega durante mas de cien años, y durante este tiempo sus paredes fueron testigo de de hechos y momentos muy importantes en la historia de la Región. En el año 1999 se inicia la restauración y adecuación del inmueble para la creación del Hotel Santa Lucía , el mismo que ha preservado y rescatado la arquitectura de esta bellla casa como muestra de vivivenda tradicional del siglo XIX, incorporando elementos de confort de nuestros días sin interferir con el sabor de épocas pasadas. En el año 2002, la ciudad de Cuenca premió al Hotel con la presea "Fray José María Vargas, por la mejor restauración de una edificación histórica. In Cuenca the taxis do not have taximeter, you must bargain with them. Among the buses Cuenca - Guayaquil we recommend "San Luis" or "Super Semeria" taking the route of the national park Cajas. This way should take about 4 hours, while the other via "El Cañar" is six hours. There are buses on a hourly basics and cost about $US 7. Among the buses Quito - Cuenca the best option is Sucre Express costing about US$ 12, taking 8 hours. Of which you can enjoy the ride through "The Avenue of the Volcanoes", passing by Cotopaxi, Chimborazo, Tungurahua, Antisana, El Altar and the Ilinizas. Arriving to the Cuenca airport during the day with little baggage, you can use the bus system. From the outside of the airport to the historical centre take the bus marked "Trigales". Cuenca – Tour de Caminata por el Centro Histórico El 1 de Diciembre de 1999, la UNESCO decidió incluir el Centro Histórico de Cuenca en la lista del Patrimonio Cultural de la Humanidad. Circunscrito por las calles Bolívar, Estévez de Toral, Lamar, Malo, Sangurima, Hermano Miguel, Gran Colombia, Huayna Cápac, Sucre, Vega y la Bajada de Todos Santos (Calle Larga), sobre un área de 200 hectáreas, las últimas décadas le imprimieron una renovación de imagen y funcionalidad que contribuyó de manera significativa a su conservación. No obstante, como parte del propio proceso de desarrollo de la urbe, y por ende de sus necesidades de expansión, los antiguos habitantes del Centro Histórico fueron paulatinamente saliendo de él como lugar de residencia, para constituir barrios en los alrededores y aun en las periferias. Mientras tanto, la mayoría de las antiguas viviendas, caracterizadas por un estilo arquitectónico de corte vernáculo pero visiblemente determinado por lo francés de finales del siglo XIX y comienzos del XX, se fue refaccionando en función de la actividad comercial, siempre pujante y en constante desarrollo. La transformación del Centro Histórico hacia el espacio visible hoy en día, con las características arquitectónicas y urbanísticas que lo definen, se dio sobre todo en esta época, la de la transición entre los dos siglos, a raíz del flujo de capitales que representó la exportación de la cascarilla y del sombrero de paja toquilla. A partir del trazado original de la ciudad, en cuya fundación fueron elementos fundamentales la iglesia y el cabildo, Cuenca ha conservado un aspecto aparentemente colonial, aunque la mayor parte de sus edificios, con excepción de la Catedral Antigua y los Monasterios de las Conceptas y de la Asunción, son de corte republicano. Cuatrocientos cincuenta años después de su fundación española, esta presencia se conserva aún a través de construcciones reveladoras de tres clases de poderes: el Político, mediante la Gobernación y la Municipalidad; el Eclesiástico o Religioso, representado por las dos catedrales; y el de la Justicia o Judicial, cuyo símbolo es el edificio de la Corte Superior de Justicia. Este espacio, cuyas calles conservan como signo distintivo los adoquines de piedra, es el escenario en el que se presentan dos acontecimientos religiosos de enorme raigambre popular: el Pase del Niño, que se celebra cada 24 de diciembre, y el Septenario o Fiesta del Corpus Christi, en el mes de junio. Elementos históricos dignos de visitar son, a la vez, el monumento a Abdón Calderón, héroe cuencano de las gestas libertarias por obtener la independencia de la Corona española; y una pequeña loza en memoria del mártir liberal Luis Vargas Torres, fusilado a un costado del Parque Calderón, muy cerca de la entonces Catedral Nueva en construcción, en el año 1887. En la ciudad de Cuenca, el Museo Etnográfíco Nacional, inició sus actividades el año de 1979, con la adquisición de las colecciones del Padre Carlos Crespi, integradas por sendos fondos arqueológico, etnográfico y artístico; de Víctor Manuel Albornoz, arqueológica, documental y etnográfica; y, de Luis Moscoso, de objetos etnográficos. El empresario Guillermo Vásquez Astudillo enriqueció la reserva con una donación de platos Tuncahuán y Cuasmal. El Museo tiene un fin fundamental: ofrecer una visión del país profundo, a través de objetos de uso cotidiano. Este patrimonio cultural quiere ser la imagen poética y humana de un Ecuador multiétnico y pluricultural, mosaico viviente: los indios ya estaban aquí miles de años antes de la llegada del europeo y se fusionaron con él en la alquimia del mestizaje. Los negros, de raíz africana, contribuyeron también a conformar lo mestizo. Las Salas de Exposiciones Temporales, con interesantes muestras de arte, arqueología o etnografía y las de Arte del Siglo XIX, ofrecen una visión del arte barroco del siglo XVIII y su legado, y bellos ejemplos de Cristería cuencana. Están presente el desarrollo del retrato, el paisaje y el costumbrismo; una sala de devociones marianas y el área de arte que anuncia el siglo XX. La Sala Tomebamba reúne piezas de las culturas Tacalzhapa, Cashaloma y Narrío y se centra en las manifestaciones cañari-inkas, con preciosos objetos de cerámica, metales, plata y oro, encontrados en Pumapungo, parque etnobotánico y arqueológico, que permite apreciar los vestigios de la segunda ciudad del Tahuantinsuyo, y una reconstrucción ideal del microcosmos andino. http://museos-ecuador.bce.ec/bce/html/default.htm http://www.uncorneredmarket.com Parque #acional de Cajas El origen de la roca del Parque es de la era Mesozoica o secundaria (entre hace 120 y 200 millones de años, Era en la que empiezan los plegamientos andinos con grandes fenómenos volcánicos en Sudamérica). El complejo lagunar data de la era Antropozoica o Cuaternaria (entre hace uno o dos millones de años, Era en la que se dan las formaciones glaciares, vive el mamut y se da el origen y desarrollo del hombre). Durante el tiempo de la deglaciación en las elevaciones, se labraron los valles en "U" y las lagunas escalonadas a manera de "cajas". El Parque Nacional Cajas está localizado al noroccidente de la ciudad de Cuenca. Se configura como un territorio homogéneo caracterizado por una topografía montañosa de altura irregular y por la profusión de elementos lacustres, que da como resultado un entorno de alto valor escénico y cuyos paisajes se amplían en visuales de límite cambiante. El actual Parque Nacional Cajas, en un principio fue declarado como Área Nacional de Recreación, mediante Acuerdo Interministerial en 1977, y en el Reglamento de Zonas de Reserva y Parques Nacionales (Acuerdo Ministerial en 1979), se establecen los límites el Área Nacional de Recreación Cajas, se declaró como tal al Parque Nacional Cajas, y se realizó su respectiva delimitación. Posteriormente el Director Ejecutivo del INEFAN (Instituto Ecuatoriano Forestal y de Áreas Naturales) el 5 de noviembre de 1996, en uso de sus atribuciones, resuelve cambiar la categoría, de Área Nacional de Recreación Cajas a la categoría de Parque Nacional Cajas, y se actualizan los límites del Parque. El clima e frío húmedo. Hay presencia de vientos fuertes, sol intenso, llovizna, neblina y nevadas. Temperatura mín.: - 2 C; temperatura máx. 18 C. La precipitación media anual es de 1200 mm. El Parque Nacional Cajas cuenta con una carretera de primer orden que lo cruza por la parte norte, en dirección de este a oeste, la misma que permite el acceso a los diferentes lugares de visita turística; además el área protegida tiene un Centro Administrativo en la zona de Ilincocha, un Centro de Interpretación y de visitantes en la zona de a Laguna Toreadora, así como un restaurante en este mismo lugar. Existe una señalización básica en la vía y en los principales senderos; hay dos controles de visitantes uno en la zona de Quinuas a 25 Km. de Cuenca y otro 14 Km. más adelante en Huagrauma, con guardaparques capacitados para informar al visitante. http://cajaspark.com Guayaquil – Hotel Sheraton Galapagos – Barca Regla de Entrada: no podemos consumir más de lo que la naturaleza produce. Lo que extraemos no debe ser mayor de lo que el propio ecosistema puede regenerar. Por ejemplo, las cuotas de captura para especies pesqueras deben permitir que el recurso se recupere. Igualmente, un sitio de visita sólo puede soportar un número de turistas limitado. Regla de salida: no podemos producir más deshechos de los que los ecosistemas pueden asumir. La emisión de residuos al sistema natural no debe ser mayor que la capacidad que tiene de asimilarlos. En caso contrario, se producen problemas de contaminación. Un ejemplo es el empobrecimiento de las aguas: si las contaminamos, éstas se estancan, huelen mal y ya no sirven para el consumo, como sucede de forma cada vez más grave en Santa Cruz. http://www.jatunsacha.org Parque Machalilla - Hostal Alandaluz Esta magnífica y original hostería, construida principalmente en bambú, está ubicada frente al mar, posee una amplia y hermosa playa y está rodeada de espléndidos jardines, huertas orgánicas y bosquecillos de bambú. Cuenta con 25 cabañas bioclimáticas, luminosas y concebidas para el descanso. Su Bar-restaurante “El Bamboo” está considerado el más bello de la costa ecuatoriana y ofrece una excelente gastronomía que es un placer para todos los sentidos. Alándaluz sirve como sitio base para explorar el Parque Nacional Machalilla, en donde existe una ezuberante flora y fauna similar a Galápagos, reserva marina y zonas arqueológicas y culturales. Desde la Hostería se pueden hacer excursiones a: Isla de la Plata, observación de ballenas, playas vírgenes (Los Frailes, La Playita, Salaite, etc), la ciudad prehistórica de Agua Blanca, el museo Arqueológico de Salango, la ruta de los Pájaros por el río Ayampe, el Santuario de Vida Silvestre Cantalapiedra, etc. Es importante destacar que Alándaluz se ha convertido en un polo de desarrollo alternativo con la implementación de sistemas agroecológicos, técnicas de bioarquitectura, desarrollos de jardinería y paisajismo, sistemas de reciclaje, tecnologías apropiadas, manejo de áreas naturales, recuperación artesanal, etc. Todos estos procesos han generado decenas de fuentes de trabajo y constantes procesos de capacitación. Igualmente, impulsa el desarrollo local, fomentando la autoestima, reinvirtiendo en la zona, promoviendo el capital humano y fortaleciendo a las comunidades rurales. Durante su larga y fecunda trayectoria Alándaluz ha demostrado que la actividad turística con una visión ecológica, social, cultural e integral es más sabia, productiva y sustentable. • EN BUS: Debe tomar un bus desde el "Terminal Terrestre de Guayaquil" hacia Libertad; la frecuencia de buses es cada 30 minutos (valor aprox. 3,70 USD) y desde ahí un bus llamado "Manglaralto" (valor aprox. 2,00 USD). Desde Guayaquil a Alándaluz hay un recorrido de 4 horas aprox. • EN VEHICULO PROPIO: Debe tomar la siguiente vía: El Progreso - Libertad - Manglaralto - Montañita - Olón - Ayampe – Las Tunas-Alándaluz. Las playas de Ayampe La prima impressione che si ha arrivando ad Ayampe, una delle spiagge della Via del Sole lungo la costa di Sud Occidentale è quella di un salto nel tempo. La vista scendendo dalle colline verso Ayampe è mozzafiato, di fronte a voi si stende una spiaggia di sabbia, lunga e appartata che scintilla al sole. Ayampe è un paesino di pescatori di dimenticato dal tempo e la linea di costa completamente libera. Solo gli uccelli marini intrecciano voli alla ricerca del pasto. Il villaggio sembra immune da qualsiasi idea di modernità. Le case di bambù coi tetti di paglia punteggiano qua e la spiaggia. Le strade non sono asfaltate, gente amichevole si affaccia alle porte, le strade vengono chiuse per ballare e fare baldoria. Leisurely lunches of seafood, beer and laughter, augmented with lively Spanish music. Questa è una spiaggia dell’Ecuador che resterà nella vostra memoria per lungo, lungo tempo. Il rio Ayampe aggiunge fascino a quesst’area. Il rio Ayampe con i suoi meandri scorre a nord del paese generalmente indisturbato fino all’oceano. Tuttavia il periodic formarsi di barrier di sabbia crea delle lagune, talvolta rompono gli argini si rompono correndo fino all’oceano e lascaindo uno strato di ciotoli sulla spiaggia; in questi casi c’è un lavoro aggiuntivo per gli uccelli marini che vanno a caccia di granchi e di pesci che si aggirano per la laguna. Families can drive their cars upriver and park to enjoy swimming, picnicking with the kids, a date or hiking along the banks, which are wooded and shady. Ayampe sits just off the Route of the Sun, or Ruta del Sol, with the Pacific Ocean on the left and rain-forested mountains on the right. Most of the Ecuador beaches on the southern coast are very dry. But Ayampe is in the middle of a microclimate where the rainforest comes down to the ocean, giving it a delightful flavor not found anywhere else on the southern Ecuador beach coast. 17 kilometers south of Puerto Lopez and even closer to Machalilla National Park, Ayampe abounds in natural wonders--sea shells, brightly colored rocks and interesting plants. Birds are everywhere—pelicans and cormorants vie for fish in the river and the ocean. Two distinctive small islands that rise a few miles offshore backdrop a stunning sunset. The two rocky islands are known as La Tortuga and La Iguana. They are wellknown for excellent diving and snorkeling among the coral reef. This is an area for lying around, soaking up the sun, reading a book, staring at the clouds and waves, becoming one with nature, not to mention eating incredible sea food at nearby restaurants. Whale watching starts the end of June/ early July and continues until November. Birds flock to the river, ocean and mangroves, so you’ll see gulls, cormorants, ducks, even flamingos. If you are the more active type, adventure and exploration await you in the hills, in or near the water. There’s something for everyone’s taste and activity level. Parque #ational de Machalilla Some of the truly unique places in Ecuador are quickly disappearing. The strangely wonderful coastal habitats of dry tropical forests along Pacific Ecuador beaches are among those places. These forests once grew along most of the Ecuador beaches but have been decimated by human beings. Thankfully, Machalilla is a well-managed park that is preserving this unique part of the world for visitors to enjoy. Machalilla is the only coastal national park in Ecuador. It covers 138,000 acres that includes Ecuador beaches and coastline, cloud forests, tropical dry forests, ancient ruins and a number of nearby islands like Isla de la Plata. There is an entrance fee and you will need several days to experience the variety that this Ecuador park’s tropical forest has to offer. The pass you receive entitles you to leave the park and then re-enter for several days. A surreal landscape greets the visitor who ventures inland. Dangerous-looking trees with protective spikes on their bottle-shaped trunks dot the dry terrain. The weather is very hot, sunny and rainy half of the year from December until May. The rest of the year is cooler and cloudy. The cloud forests higher up are wet and densely populated with ceibas (kapok trees), laurel and palo santo trees as well as a variety of cactuses. Over 200 bird species live within their branches and coexist with monkeys, anteaters, lizards, iguanas and deer. Within the park is Los Frailes Beach. A long but rewarding trek through the dry scrub brings you to the beautiful and secluded beach. Along the way you will encounter tidal pools and the beach affords good snorkeling. Los Frailes Beach is about 10 kilometers north of Puerto Lopez. Look for blue-footed boobies and other seabirds.