ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI Ho
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ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI Ho
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI Ho[[[ ANNO XCIV N 19 1 OTTOBRE 1970 Spediz. in abbon . post. - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina Il Congresso Mondiale Exallievi di Don Bosco Evangelizzazione e sviluppo nel 'attività missionaria Queste le Filippine che aspettano il Papa Un camminare nuovo su una strada antica A quarant'anni si revisiona il motore Educhiamo come Don Bosco : fatevi obbedire davanti al televisore La Casa della Giovane "Giovanni XXIII" a Piacenza Brasile: 139 salesiani nel Nord-Est Hanno lavorato forte e con responsabilità In Giappone la parabola del lievito Gli indi Quekchl sul sentiero della fede perduta 18 OTTOBRE : GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE La causa missionaria è cosi vitale per la Chiesa e cosa importante per il mondo, che ci obbliga a intervenire in questa ricorrenza con tutta la forza della nostra voce» . (Paolo VI nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale) . «FILIPPINO, PAPALINO!» • «La visita di Paolo VI segnerà una data storica nella vita religiosa delle Filippine . Tutti i Filippini aspettano l'arrivo del Papa, ma nell'attesa sono in prima fila i Cooperatori Salesiani, che in un recente loro convegno (vedi foto hanno rinnovato la loro promessa di fedeltà al Papa, espressa in questo applauditissimo slogan: «Filippino, papalino! » . Il Congresso Exailievi mondiale di Don Basco Mentre il Bollettino va in macchina si svolge - a Torino dal 17 al 20 settembre • a Roma dal 2 r al 23 - il Congresso Mondiale Exallievi di Don Bosco, indetto per celebrare il Centenario della prima organizzazione degli Exallievi Salesiani . Al Congresso partecipano i rappresentanti di 6o Nazioni . Ad essi il Bollettino porge il benvenuto al centro dell'Opera Salesiana e nella ospitale città di Torino : qui ogni Exallievo si sente figlio e cittadino, perché di qui trassero origine i princìpi della sua formazione spirituale e civile . Il significato del Congresso, che corona cento anni di storia ricca di benefiche realizzazioni, è espresso dal numero dei partecipanti e dalle Nazioni rappresentate : è un fatto grandioso che rivela l'universalità del Movimento Exallievi di Don Bosco . Ma altri più eminenti motivi caratterizzano il Congresso . Gli Exallievi Salesiani, mentre ripetono a cento anni di distanza la loro riconoscenza • il loro amore a Don Bosco, riconfermano la loro fedeltà agli insegnamenti ricevuti • il proposito di attuarli con coerenza nella vita, uniti alla Famiglia Salesiana e partecipi della sua missione ecclesiale e sociale . Il Congresso prova la validità di una educazione che, ispirata ai valori del Cristianesimo e aperta a tutte le esigenze umane dei giovani, ne ha conquistato la simpatia • la fiducia e ha dimostrato la sua efficacia presso ogni civiltà . L'incontro di uomini che provengono da tutte le Nazioni del mondo e si trovano unanimi attorno a ideali religiosi, morali, sociali e culturali, dimostra il ruolo che può svolgere per l'unità spirituale dei popoli il movimento Exallievi di una Istituzione religiosa . Il fatto poi che il Congresso si svolge in questo particolare momento della storia della Chiesa, vuole essere una risposta all'appello rivolto dal Concilio ai laici, chiamati a e cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali », perché essi assumano le loro responsabilità e si impegnino con la loro azione al rinnovamento cristiano della società . Gli Exallievi Salesiani, affratellandosi attorno a Don Bosco a Torino e ascoltando a Roma la voce animatrice del Papa, rinnovano gli ideali della loro Associazione per portare nel mondo il messaggio che apre un felice cammino al secondo centenario . i ∎ Evangelizzazione e sviluppo a nell'att vità missionaria Dal messaggio di Paolo VI per la Giornata Missionaria Mondiale . aolo VI apre il suo messaggio con una solenne af- fermazione : «La causa missionaria è così vitale per P la Chiesa e così importante per il mondo, che ci obbliga a intervenire in questa ricorrenza con tutta la forza della nostra voce» . Dichiara quindi che « dopo il Concilio, il dovere di concorrere alla diffusione della fede s'impone a tutti, sia pure in diversa maniera e in diversa misura, con maggiore urgenza, perché è stato insegnato, con profonda penetrazione teologica, che "la Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria" » ( Ad Gentes, n . 2) . Prima di addentrarsi nell'argomento, Paolo VI distingue « la missione della Chiesa in quanto tale» da quelle istituzioni particolari che hanno per fine di « allargare l'area umana dell'annuncio evangelico sulla terra, e alle quali diamo il nome benedetto di Missioni 2 cattoliche » . E aggiunge con evidente compiacenza : «Noi vogliamo che quanti vi consacrano la vita e che quanti pregano, lavorano, soffrono per le Missioni sappiano di godere, a titolo speciale, della nostra affezione e della nostra riconoscenza » . « Perché questa preferenza ? » - si domanda il Papa e risponde : «Perché al dovere, al bisogno di diffondere la Parola della salvezza si aggiungono oggi particolari circostanze, che a noi sembrano "segni dei tempi" per una vigorosa ripresa di rinnovata attività missionaria . . . Vi sono circostanze che facilitano le comunicazioni tra gli uomini : la terra è aperta ed esplorata, i trasporti sono dappertutto più rapidi e diffusi, il commercio, la cultura, le relazioni internazionali tendono ai contatti fra le differenti civiltà e mirano all'unificazione del mondo . . . » . È dunque venuta un'ora nuova per le Missioni . «Vorremmo oggi più che mai - continua Paolo VI fare eco alla parola avvincente di Cristo : "Venite dietro a me ; e vi farò diventare pescatori di uomini" (Matt . 4, 19) . Non attardiamoci in critiche corrosive ; non lasciamo passare questo momento storico, che a noi sembra decisivo per gli orientamenti futuri dell'umanità, e che offre al genio e al coraggio dei giovani l'occasione di essere soggetti e strumenti di nuovi esaltanti carismi della fede e della carità » . Il Papa rileva ancora che oggi l'attività missionaria dev'essere concepita con vedute larghe e moderne nella propaganda, nel reclutamento, nella preparazione, nei metodi, nelle opere, nella organizzazione, sotto la guida dell'organo missionario centrale della Chiesa, «lavalorosa Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli » . Viene quindi la parte centrale del messaggio . In essa Paolo VI tratta la questione della massima attualità delle due concezioni diverse, relative all'orientamento generale dell'attività missionaria : evangelizzazione e sviluppo . Per evangelizzazione s'intende l'azione propriamente religiosa, intesa all'annuncio del Regno di Dio : è la dottrina tradizionale, alla quale il Concilio ha dato la sua autorevole conferma . Per sviluppo si vuole significare la promozione umana, civile, temporale di quei popoli che, al contatto con la civiltà moderna e con gli aiuti che essa può dare, trovano nuova coscienza di sé e si avviano a livelli superiori di cultura e di prosperità. La gravità della questione deriva dal pericolo di rendere le due concezioni esclusive, l'una rispetto all'altra . Mentre non si tratta di dilemma, ma di complementarietà e di sintesi fra evangelizzazione e sviluppo . Infatti sarebbe inconcepibile - afferma il Papa - un'attività Scuola di tessitura per la formazione professionale delle ragazze Gare (Assam - India) . Don Cocco insegna agli indi Guaicas a guidare il trattore avuto in dono dalla Fiat. missionaria che facesse delle realtà terrestri suo scopo unico o principale e perdesse di vista il suo fine esseriziale, che è di portare agli uomini la luce della fede . Ma non è neppure ammissibile che l'azione missionaria della Chiesa sia insensibile ai bisogni e alle aspirazioni dei popoli in via di sviluppo, e che prescinda dai fondamentali doveri della carità umana . « La questione - rileva Paolo VI - verte piuttosto sulla priorità dei fini e sulla priorità delle intenzioni e dei doveri ; e non è dubbio che l'attività missionaria è rivolta innanzitutto all'evangelizzazione, e che deve mantenere questa priorità sia nella concezione che la ispira, sia nei modi con cui si organizza e si esercita . L'attività missionaria verrebbe meno alla sua ragione d'essere se si scostasse dall'asse religioso che la governa : il Regno di Dio prima di ogni altra cosa . . . » . « Per concludere - continua il Papa - osserveremo che, se la questione del dualismo "evangelizzazione e sviluppo" si pone sul piano dottrinale, nel confronto dei fini rispettivi e nella gerarchia delle intenzioni ad essi relative, essa trova la sua risposta nella definizione del Decreto conciliare : "Il fine proprio dell'attività missionaria è l'evangelizzazione e l'impianto della Chiesa" (Ad Gentes, n . 6) . » Ma sul piano pratico coloro che hanno assunto l'impegno missionario devono essere convinti che l'evangelizzazione si compie anche mediante le attività rivolte allo sviluppo temporale e umano dei Popoli ai quali essa è rivolta . Tali attività possono fondersi con l'evangelizzazione, quando, elevate al livello della carità, hanno anch'esse ragione di fine, e anche quando, avendo ragione di mezzo, possono, in via esecutiva, precedere e anche compiere l'opera evangelizzatrice* . Il Papa termina il suo messaggio con una benedizione eccezionalmente ampia : « E a voi tutti, Missionari e Amici delle Missioni, mandiamo, larga quanto l'orizzonte del mondo, la nostra Benedizione Apostolica* . a 3 ire Filippine è dire uno stermiD nato arcipelago di isole, adagiato come un triangolo immenso, a 6oo miglia dalla costa sud-est asiatica, con una superficie totale di 578 .600 miglia quadrate di terraferma e di mare . In tutto 7100 isole di varia grandezza . Luzon, la massima, è più larga della Francia ; Mindanao, al sud, è più grande del Portogallo . Altre sono piccolissime, simili a vasi di fiori, a ciuffi di verde che il sole bacia e le acque dell'oceano schiaffeggiano a piacimento . C'è una espressione dell'eroe nazionale filippino, José Riza), che dice : «Per poter leggere il destino di un popolo, è necessario aprire il libro del suo passato » . Ma è anche vero che sul destino di un popolo svolge un ruolo importante, e spesso determinante, anche la configurazione geografica . Il clima, la posizione, le risorse naturali, non soltanto concorrono allo sviluppo economico e al progresso di una popolazione, ma in certa misura ne forgiano il carattere e ne condizionano la concezione stessa della vita . Se questo è vero di ogni popolo, lo è in modo speciale dell'amalgama di razze che si agitano e vivono nelle isole Filippine . La struttura geografica diventa una lampada indispensabile per la conoscenza della loro storia . Solo il viaggiatore che sa spostarsi con intelligente simpatia riesce a capire come i vulcani che vomitano ancora distruzione e morte, i terremoti che fanno sobbalzare le colline, i tifoni che partono ruggenti all'assalto, i lampi e i tuoni lungo un orizzonte senza confini, le baie e le insenature incantevoli, i golfi e le coste bizzarre, tutte queste realtà fisiche svolgano una funzione e facciano parte del crogiuolo in cui si forgia una gente e da cui nasce e si sviluppa una nazione . Questa sua vicenda il popolo filippino l'ha espressa anche nel suo folclore con calda e accesa fantasia . Come nacque la «perla d'oriente» Racconta una leggenda filippina che in epoche lontanissime la terra altro non era che una palla enorme di roccia solidissima . Per secoli e secoli un gigante portò sulle proprie spalle la sfera pesantissima, con una pazienza pari al suo peso . Ma un giorno la stanchezza lo afferrò, e il gigante sentì che le gambe gli tremavano, le braccia gli si allentavano, la schiena gli si piegava ; fu così che 4 la sfera gli scivolò e cadde frantuman- L12St2 1 F1 no dosi in un numero sterminato di frammenti a formare come per incanto i continenti e le isole Filippine . Un altro mito ha tramandato questa fantasia . C'era un tempo in cui la terra non esisteva ancora . Esistevano soltanto il cielo, il mare e un uccello che, senza trovare né tempo né luogo per riposare, volava volava sempre . Alla fine, come il gigante, si stancò e provocò una furibonda lite tra il mare e il cielo . Il mare lanciò le sue onde spumeggianti contro il cielo . Il cielo si vendicò scagliando contro il mare blocchi enormi di roccia . Le acque del mare si acquetarono, tornò il sereno, le rocce scagliate e lavate dalle acque si rivestirono di verde e formarono le Isole Filippine, una terra d'incanti e di bollori continui, con uno scenario di paesaggi infinitamente vari . Poeti e scrittori hanno battezzato le Filippine con i nomi più romantici . Le hanno chiamate « Gemma dell'Est », « Isole dello smeraldo », «Vergine della Malaysia » . José Rizal, nel suo poema Ultimo Adios, ha preferito il nome di « Perla dei mari d'Oriente », mentre i cinesi, viaggiatori e mercanti, non hanno esitato a definirle « montagna d'oro » . Alcuni punti dell'arcipelago offrono spettacoli unici al mondo . Nell'isola di Luzon si ammira il monte Mayon, che è il cono più perfetto del globo terrestre, mentre sul monte Taal è ancora in servizio attivo il più piccolo vulcano della terra . E non si sa quando andrà in congedo definitivo, privando i turisti di un'attrattiva, ma dando sollievo agli abitanti delle zone vicine, che salirebbero a tuffarsi nel bellissimo lago, simile a uno zaffiro, incastonato nel suo cratere . Un ponte tra l'Oriente e l'Occidente Chi avvicina i Filippini non può aver dubbio che anche quando i vulcani smetteranno di eruttare lava e fiamme, saranno sempre una gente viva e attiva . Passando da un'isola all'altra, addentrandosi nei quartieri della grande Manila e degli altri capoluoghi di provincia, come nei più minuscoli villaggi, si ha l'impressione di trovarsi di fronte a una marea di esseri umani che sta crescendo a dismisura . Persino attraversando palmeti mi pareva quasi che se avessi alzato una foglia di banano, sotto vi avrei trovato una nidiata di bambini . I Filippini oggi sono più di 35 mi lioni . Il ritmo di crescita è di un milione all'anno . Si prevede che nel 198o supereranno i 5o milioni . Le famiglie nelle Filippine sono prolifiche . A un raduno di Cooperatori salesiani mi capitò più volte di conversare con genitori di io, i5 e anche di 24 figli, tutti viventi non solo, ma benestanti, pieni di vitalità e con un volto in cui si fondono le colorazioni del mondo e della cultura orientale con quelle dell'occidente . Le Filippine sono un ponte tra l'Oriente e l'Occidente, dove le razze si incrociano e si fondono, dando luogo a un popolo che ha subìto l'influsso della civiltà indiana e di quelle della Cina, del Giappone e persino degli arabi . L'impeto dell'espansione islamica ha portato la religione del Profeta anche a Mindanao e a Cebu . Certe leggi dei Negri Filippini riecheggiano le « sure » del Corano, mentre tanti loro racconti richiamano alla memoria leggende dei deserti d'Arabia e s'ispirano al famosissimo Mille e una Notte. Nelle Filippine si parlano circa qo dialetti, raggruppati in otto lingue distinte . Di queste lingue madri la più estesa è la lingua Tagalog . Seguono il Visayan, l'Ilocano, il Pampango e il Bicol . Il loro ceppo va ricercato nella Malaysia . Differiscoro tra di loro come da noi l'italiano dallo spagnolo . Oggi con sforzo tenace e intelligente si mira a fare del Tagalog la lingua nazionale . Una bestia senza vizi Non si può parlare delle Filippine senza parlare del bufalo acquatico, il « carabao », l'animale più comune e indispensabile nell'economia nazionale . Il « carabao » esiste anche fuori delle Filippine, ma qui sembra trovarsi a casa propria nel suo clima e ambiente naturale . È di color cenere, ma in certe stagioni pare diventi quasi rossastro . Pesa fino a 6oo chilogrammi, e ha un'altezza media di 130 centimetri . Lo si sfrutta per le piantagioni di riso e per l'aratura, per trainare carri e trasportare tronchi . Lo si macella per la carne e fornisce anche latte, sebbene in misura limitata . Le qualità del « carabao » sono proverbiali : diligenza e fedeltà nel lavoro, resistenza alla fatica, frugalità, gentilezza, docilità : una bestia insomma senza vizi né capricci, un animale affezionato e al quale il filippino a sua volta si affeziona . Predilige i bambini e pascola, mentre sul suo dorso due ragazzi, seduti a cavalcioni, giocano a dama . Dicono che quando s'infuria, basta che veda un bambino perché si plachi . Sa per istinto che i bambini non sono crudeli . 1 ragazzi gli fanno il solletico, 5 sospetti di partigianeria . Robert MacMicking ha scritto : « 1 guerrieri che conquistarono le Filippine alla Spagna non furono tanto i soldati rivestiti di armature, quanto i soldati armati della Croce» . E Giacomo Le Roy : «Gli uomini pacifici che avanzarono in nome della carità e della religione, ebbero maggior importanza nella conquista delle Filippine che i soldati, i quali si aprirono la strada con le armi in pugno » . Sacerdoti, religiosi, suore di innumerevoli ordini e congregazioni, dal secolo XVI fino ai nostri giorni hanno costituito come l'ala avanzata della parola le fondamenta della moderna nazione filippina . Evidentemente i problemi da risolvere sono ancora molti e complessi . L'esplosione demografica, le deficienze di un ordinamento socio-economico sorpassato, la necessità di una industrializzazione più progredita e di una tecnologia più moderna, il sorgere di un nuovo mondo in tutto l'Estremo Oriente impongono alle Filippine una mobilitazione di sforzi quali mai ha dovuto affrontare nel corso della sua storia . L'autorità civile e religiosa ha piena coscienza della situazione . Tutti sono convinti che le famose terrazze costruite lungo i pendii e le groppe dei monti per la coltivazione del riso non possono bastare a fare dei Filippini una nazione moderna nel senso pieno del termine . Ma il progresso materiale non basta per un popolo che è vissuto conservando e difendendo la sua fede . Alla radice di ogni vero progresso ci sono sempre dei valori eterni . La fede in Cristo ha forgiato il carattere dei Filippini, rispettando, difendendo, rafforzando tutti quei valori che scaturivano dal genio della loro terra e dal sangue della loro stirpe . Ed è in nome di questa fede che oggi le Isole Filippine potrebbero costituire una posizione chiave per tutte le civiltà nelle Isole Filippine . Fondarono città, costruirono strade, gettarono ponti, scavarono canali e acquedotti, importarono una nuova fauna, incrementarono il patrimonio forestale, crearono industrie come quella della seta, diedero inizio alla stampa, fondarono templi, musei e biblioteche, promossero le scienze, l'arte, la musica, la letteratura, gettarono in una vaste zone del Pacifico, svolgendo un compito di primaria importanza nella evangelizzazione dei popoli con i quali vengono naturalmente a contatto . Questa funzione l'aveva già intuita Pio XI . Al grande Pontefice le Filippine apparivano come un centro di irradiazione della verità evangelica sugli altri popoli . Anche Giovanni XXIII guardò alle Filippine come Don Decana arrostisce un porcellino per i suoi ragazzi . Da buon sardo, è esperto nel preparare la Il porchetta ". si servono della sua coda come di scala per montargli in groppa fischiando e cantando allegramente, e lui li trasporta, a sei, a dodici per volta, come se fosse una jeep . Ed è contento anche quando avverte che ormai, raggiunti i i 8-2o anni di servizio, la vecchiaia è alle porte e deve cedere il passo ad altri . Sentinella avanzata nelle terre d'Oriente Tra i nomi dati alle Filippine c'è anche quello di « Isole della Fede e della speranza » . E con ragione . Esse Isola di Cebú (Filippine) . Lavorano il cotone. L'attività artigianale rende poco, ma sì sanno accontentare anche di poco. sono l'unico paese cristiano nell'estremo Oriente . Rappresentano un popolo che da 40o anni tiene salda la sua fede in Cristo . Furono scoperte nel 1521 e nel 1565 i primi missionari vi iniziarono la evangelizzazione . La promozione umana e cristiana operata da quei pionieri e apostoli 6 ha trovato consenzienti uomini non a un faro del cattolicesimo, a una sentinella avanzata nelle terre d'Oriente . E oggi è un segno di maturità che sacerdoti e religiosi delle Filippine condividano l'ansia della Chiesa universale operando anche fuori del loro arcipelago per portare ad altri fratelli la fiamma e la luce della fede . Firmerà un passato di fede La stampa ha annunciato la visita di Paolo VI alle Filippine per il prossimo novembre . Il giorno in cui la radio diffuse la notizia, mi trovavo in mezzo ai nostri novizi e studenti di filosofia nei dintorni di Manila . Impossibile dire il loro entusiasmo, stupore e meraviglia . Pareva loro che si trattasse di un bel sogno che venisse d'improvviso a realizzarsi . Senza dubbio la visita di Paolo VI segnerà una data nella storia religiosa delle Filippine . Essa sarà la firma a un passato glorioso di fede e una spinta a proseguire lungo un cammino illuminato dalla stessa fede, ma più robusta, consapevole e responsabile . Tutti i Filippini aspettano l'arrivo del Papa, ma dove l'attesa è febbrile è a Tondo, un vastissimo quartiere di Manila schierato lungo il mare, prigioniero tra i moli e la grande città . Li è sorto, come per un miracolo, il « Centro Don Bosco ». Avanzando metro per metro, i salesiani sono penetrati con un'audacia e una carità a tutta prova, in mezzo a quella popolazione di scaricatori portuari, di autisti e di gente di ogni tipo . Facendo leva sui ragazzi, hanno conquistato la fiducia dei loro parenti, abbattuto i muri della diffidenza e creato un clima nuovo, che prelude a un futuro di fede, di lavoro, di convivenza civile e cristiana . Un centro che ha sempre le porte aperte a tutti, dove un gruppo di salesiani di differenti nazionalità si sono rimboccate le maniche e lavorano sodo . Nessun gesto clamoroso, nessun manifesto di propaganda, ma carità e disponibilità a prezzo della propria pelle . L'opera di risanamento sociale e morale è ora avviata . Quando, il 4 giugno scorso, il cardinale Santos benedisse la prima pietra dei nuovi laboratori, con l'intervento del Presidente Marcos, a tutti parve lampante che per Tondo è cominciata una nuova èra . Come a Tondo, sta avvenendo in altri punti delle Fi- lippine, a Cebu nella zona di Pasil, e in un'altra detta l'Alaska, ma che con l'Alaska non ha nulla a che vedere perché le punte massime di calore toccano i 38 e i 40 gradi . È tutto un mondo di poveri da aiutare e da evangelizzare, dando loro pane per lo stomaco e pane per lo spirito . I salesiani che ho visto sono impegnati in una impresa che ha del temerario . Ma chi è animato dalla carità di Cristo può prendersi il lusso di correre dei rischi perché alle sue spalle ha la Provvidenza . Quando il Papa arriverà, si sventoleranno vessilli e bandiere, si getteranno al suo passaggio i fiori di « sampaguita » (il fiore nazionale delle Filippine) ; ma quegli umili e sacrificati figli di Don Bosco offriranno al passaggio di Paolo VI i loro fiori più belli, raccolti spesso dalla melma materiale e morale e ora rifatti a nuovo nel corpo e nell'anima, sfavillanti di gioia e osannanti al « dolce Cristo in terra » . Come i ragazzi di Gerusalemme, che gettavano rami di palma e di ulivo al passaggio del Maestro . DON FRANCESCO LACONI COOPERATORI SALESIANI - PROGRAMMA 1970 - 71 Portiamo a conoscenza dei nostri Cooperatori e dei Consiglieri locali il programma dell'anno sociale che inizia con ottobre . Esso è stato studiato dal Consiglio Nazionale insieme con i Delegati ispettoriali . Approvato nel convegno nazionale di Ariccia (maggio scorso) ebbe la ratifica della Conferenza degli Ispettori italiani . TEMA DI STUDIO (biennale) Primo anno : Don Bosco (figura storica - carisma e spi- rito salesiano) . Secondo anno: Metodo educativo salesiano - Il mondo salesiano (le tre Famiglie e le loro opere - Loro funzione sociale e missioni - Exallievi, Exallieve - Figure eminenti della storia salesiana) . ORIENTAMENTI E TRAGUARDI DI BASE • Il Delegato operi come guida e animatore spirituale del centro : i Cooperatori si rendano corresponsabili nel governo e nella vita dell'Associazione, assumendo i ruoli di loro competenza . • Nuovo stile e nuovi rapporti con i Centri presso le Figlie di Maria Ausiliatrice . • Sensibilizzazione a un laicato missionario tra i Cooperatori, con partecipazione al 1 ° corso, organizzato in questo mese di ottobre da Terra Nuova . INCONTRI DI STUDIO PER UN RINNOVAMENTO DELL'ASSOCIAZIONE Consiglio Nazionale: 2-3 gennaio 1971 (Roma) ; la de- cade di maggio (con i Delegati ispettoriali) . Direttori, Delegati locali e Assistenti: Napoli : 29-30 ottobre ; Sicilia : 3-4 novembre ; Torino : 28-29 dicembre ; Como : 11-12-13 gennaio 1971 . ATTIVITÀ PARTICOLARI A LIVELLO DI CENTRO • Esperimenti-campione per realizzare la proposta : «ani- matori e collaboratori laici delle nostre opere, sia giovani che adulti, che divengono gruppo di cooperatori nel proprio ambiente» (almeno un esperimento per ogni Ispettoria, o presso un Oratorio o presso una Parrocchia) . • « Verifica-rilevamento » di tutti i Cooperatori validi, impegnati e coscienti, con conseguente nuovo schedario . • Sensibilizzazione degli insegnanti per l'orientamento vocazionale (in collaborazione con il segretariato nazionale vocazioni) . • Contributo alla soluzione dei problemi della famiglia, in particolare della stabilità del matrimonio . • Studio del «documento pastorale sul rinnovamento Assemblea tra Delegati e Incaricati ispettoriali dei settori della Catechesi». Cooperatori, Exallievi, Pastorale giovanile, per una pastorale organica : 22-24 ottobre (Firenze) . • Cura e incremento dei Centri e Gruppi giovanili estivi di lavoro . e campi 7 Un camminare nuovo su una strada artica ire che il Concilio abbia dato un D salutare scossone alla Chiesa può sembrare ormai un luogo comune . Altrettanto se si afferma che le Associazioni di apostolato dei laici stanno riscoprendo se stesse e si adeguano ai tempi . Ma piacerà ai nostri lettori sapere che anche i Cooperatori stanno affrontando, con pazienza ma con impegno, un lento, capillare, metodico lavoro che dovrebbe dare un volto nuovo ai « salesiani esterni », come Don Bosco ha chiamato i membri della sua terza Famiglia . Presa di coscienza « Vogliamo portare i Cooperatori Salesiani a diventare collaboratori coscienti, integrali. . . » . Si tratta di dare delle risposte esatte a domande come queste : Chi è il cooperatore e che fine si propone? Quale il suo posto nella Chiesa e nell'arco della Famiglia salesiana? Si può affer8 mare che è valida e attuale questa forma di apostolato laicale ? Il rap- dio che i 6oo Centri d'Italia stanno Congregazione - Cooperatori attuando e le « due-giorni » per tutti porto quale deve essere? i consiglieri locali, si mira a illuminare maggiormente gli associati, per renAttraverso apposite giornate di stu- Cooperatori salesiani della Ispettoria Veneta ;*San Marco' convenuti a Cison di Valmarino (Treviso) per gli Esercizi Spirituali . derli pienamente consapevoli della loro vocazione . È una riscoperta dei contenuti di questa « proposta salesiana» ai laici del nostro tempo, è un riapparire, nelle sue vaste dimensioni, del disegno originario di Don Bosco : manipoli di laici, a fianco dei salesiani, nelle opere della Congregazione o in quelle della Chiesa locale, educatori di giovani, esperti nel metodo educativo di Don Bosco . Ne consegue per i cooperatori un impegno più maturato e più cosciente e una maggiore consapevolezza . Con Don Bosco e con i tempi Questo slogan è figlio di tempi passati, ma fa la sua bella figura soprattutto oggi e vale per i salesiani, come per i cooperatori . Restano immutati lo spirito del Fondatore e il carisma salesiano (anzi vengono meglio individuati e definiti) ; resta immutata quella « destinazione giovani » che è tipica dei cooperatori ; ma si sperimentano forme nuove per andare ai giovani, più consone alle attese e alle esigenze della società di oggi . È una interpretazione moderna di Don Bosco che essi cercano di dare . Sono cooperatori genitori che adottano il metodo salesiano con i loro figli ; insegnanti che, appreso il metodo educativo di Don Bosco, lo applicano nelle loro scuole . C'è chi collabora con i Centri di orientamento (perché non vi siano « spostati* nella società, e si possano individuare le vocazioni anche allo stato religioso e al sacerdozio ; c'è chi organizza corsi di preparazione al matrimonio per fidanzati, o esercizi spirituali di orien- tamento per giovani maturi . Si animano gruppi sociali e culturali, si fa lavoro di catechesi, si organizzano piccoli oratori volanti, e così via . E non c'è solo una terminologia che cambia, o il ritiro mensile che acquista un contenuto più attuale e più ricco di spiritualità (se non altro perché ora la liturgia ha il posto che le spetta) . C'è anche un lavoro per l'aggiornamento del regolamento che è ancora quello, preziosissimo ma non aggiornato, scritto da Don Bosco . La base vi partecipa, i laici sono interessati . Fase di ricerca però, occorre dirlo . Non tutto ancora è chiaro, ma la conquista della luce quando mai è stata impresa facile ? Per questo si attende una parola autorevole del Capitolo generale speciale del I9 I . Cooperatori e salesiani hanno già parlato nel sondaggio preparatorio ai Capitoli ispettoriali speciali, con valide proposte, avanzate, discusse e accolte ; materiale prezioso che a suo tempo sarà valorizzato. È un cammino nuovo sulla strada di sempre . A fianco di noi, non sotto di noi . . . È un modo di dire che traduce bene il termine, oggi in voga, di corresponsabilità . La frase è del Rettor Maggiore don Ricceri . Camminando a fianco di un altro si va allo stesso passo e verso la stessa meta ; si dialoga, si prevede l'ostacolo e lo si supera assieme ; si prendono decisioni di comune accordo, si portano i pesi l'un l'altro . Da questo dovrà venire una «capacità di responsabilità apostoliche, pur sempre d'accordo e in sintonia col sacerdote . . . » . Napoli. Convegno Consiglieri Ispettoriali dei Cooperatori della Campania e della Calabria . Finora i cooperatori sono stati fedeli e docili esecutori . Ora si mira a un graduale passaggio di responsabilità, a una chiamata al congoverno . Le decisioni si prendono insieme col sacerdote, il programma si formula da tutti i cooperatori del centro ; così si dica per lo studio dei problemi e la loro soluzione . Non potrebbe non essere così . Anzitutto perché l'Associazione dei Cooperatori riconosce la responsabilità dei cooperatori stessi, anche se è diretta al vertice dalla Congregazione ; e poi, non fece così anche Don Bosco, abilissimo nel dare fiducia e còmpiti anche ardui ai primi suoi collaboratori esterni, ai giovani stessi, che rese arditamente partecipi e responsabili della guida e della vita del suo Oratorio? Un invito insistente e urgente Lo rivolgono i Cooperatori a tutti i Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice, interessati a questo rinnovamento, perché collaborino a rendere la terza Famiglia salesiana degna della Chiesa che si rinnova e pronta alle esigenze di una gioventù che reclama educatori laici preparati . Da essi attendono soprattutto di essere aiutati nella loro formazione spirituale e salesiana, di essere chiamati a collaborare al loro apostolato negli oratori, nelle scuole, nelle parrocchie . Ma l'invito va anche a tutti i cooperatori perché prendano coscienza del loro essere, si adeguino agli inviti della Chiesa e della Congregazione, e diventino così autentici apostoli salesiani . Catania . Incontro di giovani Cooperatori salesiani della zona Etnea. A QUARANT'ANNI si rcuisiona ìI motore «L aalCongregazione ha compreso il vostro problema » . Nell'emiciclo improvvisato, centro dei piccoli microfoni di tanti registratori portatili che si proten- 10 dono per ascoltarlo, il Rettor Maggiore parla ai novizi quarantenni : « A furia di lavorare lavorare lavorare, anche il motore più robusto finisce per logorarsi . Il salesiano è un motore "vivo", che si logora, ha bisogno di essere restaurato, lubrificato, ringiovanito e ricostruito . La Congregazione ha compreso questo vostro problema . E spera, con il secondo noviziato, di poter venire incontro in futuro ai problemi di tanti altri confratelli» . Per incontrarsi con questi suoi novizi eccezionali stagionati e disincantati, don Ricceri ha preso l'aereo per Caracas, ha affrontato il caldo dell'inverno venezuelano (si chiama inverno perché ogni giorno piove ma in realtà fa caldo e in pratica qui non ci sono stagioni), e si è arrampicato fin quassù a San Antonio de los Altos, i5oo metri, una casa tutta nuova tra banane agavi caucciù e un'infinità di piante e fiori che si ubriacano di sole e di colori . I ventiquattro novizi assentono, sono d'accordo sulla faccenda del motore . Undici di essi sono ex-direttori, alcuni parroci, altri con esperienza di missione nella foresta ; hanno assaporato gli entusiasmi le delusioni gli strapazzi del lavoro apa stolico, hanno vissuto accanto agli alienati dal benessere e agli emarginati dalla miseria, sono stati nei rozzi villaggi dell'interno dove si vive parassiti delle capre e nelle bidonvilles addossate ai grattacieli delle città . Hanno lavorato, erano stanchi, vogliono rinnovarsi per tornare al lavoro e fare meglio di prima . Tra gennaio e luglio scorso i salesiani hanno sperimentato per la prima volta il "'secondo noviziato" : un tempo di rinnovamento spirituale per sacerdoti fra i 35 e i 45 anni . L'esperimento ha avuto luogo a San Antonio de los Altos, vicino a Caracas nel Venezuela . Con qualche incertezza iniziale e qualche errore di impostazione, la prova è risultata positiva, e sarà presentata al prossimo Capitolo Generale Speciale come valido mezzo di rinnovamento . Quest'idea del motore ce l'ha anche il « teologo » del noviziato . Dice : « Le fabbriche ogni tanto fermano i macchinari per rimetterli a punto . Lo si fa con le macchine, e nessuno pensa che tenerle ferme magari un mese sia uno spreco di tempo o di denaro, e nessuno piange sui prodotti che nel frattempo non vengono sfornati . Si deve fare così anche con gli uomini, con i salesiani . Il punto centrale è la priorità degli uomini sulle opere . Se ne stanno convincendo i superiori, devono convincersene anche i confratelli . Perché a volte sono proprio le macchine che non vogliono fermarsi, sono i confratelli che dicono : ma io come faccio a lasciare questo mio lavoro per sei mesi, chi lo fa al mio posto, ecc . » . Don Antonio Calero, teologo del noviziato, è così persuaso della bontà del suo lavoro che per preparare al ciclostile le dispense, si alza ogni mattino alle cinque . I quattro obiettivi dei corso n nome di noviziato, per la casa di San Antonio, è improprio . I novizi sono i principianti dell'ascesi, invece i ventiquattro novizi di San Antonio sono veterani della vita religiosa . Questo non è una scuola o un corso di aggiornamento . È molto di più . È un centro di preghiera, di riflessione, di conversione a Dio, di oblazione personale a Dio . Così l'hanno definito . Qui si tratta non di iniziare ma di riscoprire, di approfondire, di riflettere sui valori e gli scopi della vita consacrata nella Congregazione salesiana . Per questo hanno deciso di chiamare la nuova istituzione : « Centro Salesiano di Aggiornamento Ascetico-Pastorale » . Il Centro ha una preistoria, che comincia col Capitolo Generale iq° . Allora qualcuno parlò per la prima volta di secondo noviziato, lanciò la proposta e la fece accettare . In una riunione tenutasi a Caracas nel 1968, gli ispettori dell'America Latina rilanciarono la proposta . Don Ricceri fece raccogliere informazioni su esperienze analoghe compiute da altri istituti religiosi e "costituì una commissione per studiare le modalità dell'esperimento . Alla fine del '68 era scelta la località . Nell'agosto del '69 era approvato l'elenco dei futuri responsabili (un direttore, un economo, un confessore e un teologo), e venivano precisate le condizioni per partecipare al corso . L'Ispettoria Venezuelana prendeva a suo carico l'apprestamento della casa, e nel gennaio scorso apriva le porte ai cosiddetti novizi . La storia del Centro di Aggiornamento comincia con l'arrivo di 27 candidati, provenienti da Argentina, Paraguay, Brasile, Bolivia, Perù, Venezuela, Ecuador, Colombia, Antille, Messico e Centro America . Dovevano essere dei volontari, desiderosi di approfondire la propria vita religiosa . Scrivendo da Torino ai candidati, don Ricceri aveva precisato : « Lo scopo fondamentale - verso cui devono convergere i metodi, le iniziative, tutti i momenti della vostra varia attività - è la vostra "restauratio" come sacerdoti salesiani, e quindi come apostoli consacrati, con e nello spirito di Don Bosco e di questo nostro tempo postconciliare . In voi si deve produrre quell'azione di "conversio", anzitutto nelle idee, trasformate in convinzioni profonde, che devono portare a quella vita nascosta in Dio senza la quale il salesiano rischia di essere, oggi più che mai, solo cembalo che vibra, bronzo che suona» . Il Corso, secondo il documento base, si prefigge quattro obiettivi . Primo, formare uomini di preghiera, compromessi in una vita di fede, capaci di orazione personale, di partecipazione liturgica, di vita sacramentale . Secondo obiettivo: un approfondimento della vita religiosa salesiana di fronte a un mondo secolarizzato, attraverso la testimonianza dei voti vissuta nello spirito di Don Bosco . Terzo obiettivo : l'approfondimento del senso della vita sacerdotale, alla luce degli insistenti appelli dell'America Latina, mediante un'azione pastorale rinnovata . Quarto obiettivo : realizzare l'esperienza di una comunità religiosa in autentica fraternità cristiana . Ecco come questi obiettivi sono stati perseguiti . 11 problema di allacciare i ponti Subito affiorò il problema di allacciare i ponti . Pochi si conoscevano fra loro : avevano in comune la lingua, ma avevano mentalità e consuetudini diverse . Eppure di punto in . bianco bisognava convivere insieme . «Ci fu dapprima una convivenza rispettosa - mi dice- il confessore don Vicente Garnero . - Poi man mano venne fuori l'affiatamento . Ora, a poco più di un mese dalla fine del corso, c'è un ottimo spirito . Ha contribuito molto la partenza dei candidati che non si adattavano . Alcuni ancora sono come le anitre che stanno nell'acqua ma non si bagnano ; i più invece hanno il desiderio di mettersi al servizio della comunità, e questo spirito di servizio sarà un regalo che porteranno nelle case in cui torneranno » . Don Vicente, ex ispettore, ha l'occhio clinico . Per i compiti quotidiani la comunità si divise in quattro gruppi : quello delle attività domestiche (eccetto la cucina, i novizi sbrigano a turno tutte le faccende) ; del tempo libero (musica, teatro, sport, escursioni, mezzi di comunicazione sociale) ; gruppo della segreteria scolastica ; gruppo della liturgia . Ogni gruppo ha l i Un aspetto della casa che ospita il secondo noviziato salesiano in San Antonio de los Altos (Venezuela) . un capo eletto democraticamente . I quattro capi partecipano insieme con l'équipe dirigente a un consiglio d'azione che si raduna ogni sette giorni per programmare le attività e spianare le difficoltà . Efficacissimo elemento di fusione è risultata la liturgia . Si cominciò con la concelebrazione comunitaria, ma non tutti vi erano preparati e poi in pratica mancava ancora la vera « comunità » . Si organizzò allora la concelebrazione a piccoli gruppi di amici, e risultò la strada buona . I gruppi di concelebrazione presero nomignoli pittoreschi, come quello dei calvinisti (con evidente allusione ai capelli), degli ortodossi (rimasti nella « vera » chiesa mentre gli altri dovettero cercarsi una cappella provvisoria), dei luterani, dei serafici, dei pentecostali . Nel piccolo gruppo di amici la messa perse d'incanto l'aspetto rigidamente formale per sciogliersi in una celebrazione spontanea e vissuta . Viene presieduta a turno, e tutti hanno modo di partecipare personalmente, soprattutto nella liturgia della parola, che è protratta come tempo di meditazione . Ora frequentemente la comunità intera torna a riunirsi per concelebrare, ma la fusione è fatta e la celebrazione è veramente comunitaria . teologia : mancava loro una sintesi, per la cultura personale e per l'azione pastorale . Ecco perché si è fatto tanto posto allo studio : perché possano formarsi, sia pure in breve, questa sintesi teologica» . Gli domando come è possibile saldare la teologia con la vita . Risponde : « Questo problema, cioè come permeare di teologia la vita, e come vitalizzare la teologia, è stato sempre al centro delle mie preoccupazioni . Per me è risultata illuminante l'affermazione del Concilio (nella Presbiterorum Ordinis) secondo cui l'apostolato non solo non dev'essere un ostacolo alla vita interiore ma dev'essere come il principio e la fonte della vita interiore del sacerdote . Io credo che in pratica si debba partire dalla teologia delle realtà terrestri . Per molti motivi . Perfino per un motivo salesiano : Don Bosco era un contadino piemontese, terribilmente pratico, con i piedi per terra . Occorre partire da queste realtà terrene per scoprire in esse la presenza di Dio e permeare così di vita interiore tutte le azioni anche materiali che compiamo » . D'accordo . Gli domando come si è destreggiato fra le due teologie, vecchia e nuova . « Il professore - risponde --- non poteva presentarsi come iconoclasta, perché si sarebbe verificato un rigetto psicologico . D'altra parte non poteva nemmeno essere conformista . Mi è giovata molto la flessibilità dei confratelli . Trovo nei salesiani come componente psicologica questa flessibilità, l'adattabilità di cui parlava Don Bosco : l'abbiamo come dono di famiglia . « Ho seguito questo metodo : partire dal concreto, per arrivare alle idee astratte . Per esempio parto dalla costatazione di quelli che sono - riguardo ai giovani i segni del tempo . Questi segni potranno anche non piacere, provocare, disgustare perfino, ma sono il dato concreto, che non possiamo negare e dobbiamo accettare come fatto . I,e cose non sono come vorremmo che fossero, ma sono come sono . La teologia del post-Concilio Nel calendario del corso, fissato in precedenza con precisione giorno per giorno figurano molte « settimane di studio» . A trattare i temi vengono di volta in volta chiamati studiosi che hanno competenza specifica . Inoltre l'intero semestre è cosparso di « giornate di lezione » per un corso teologico generale, affidato a don Calero . Su di lui ricade la responsabilità dell'aggiornamento dei novizi . Vado a trovarlo e gli domando per quali motivi è stato fatto tanto posto allo studio . « Il rinnovamento personale voluto dal "Corso di Aggiornamento" - mi dice - non sarebbe possibile senza una teologia rinnovata, una teologia cioè che stia alla base della vita cristiana e sacerdotale . Il mio compito è di aiutare questi confratelli nel rinnovamento della loro teologia . Tutti avevano studiato prima del Concilio, possedevano una teologia valida per quei tempi . Ma ora si trovavano come smarriti di fronte alle nuove leve di sacerdoti, più preparati e più aggiornati . Essi, anche 12 volendolo, non avevano le basi per assimilare la nuova Don Ildefonso Gil, direttore del "Centro Salesiano di Aggiornamento a-scetico-pastorale" . E poi : riscoprire che le cose più valide della teologia nuova sovente sono antiche, sono componenti della teologia patristica . Disgraziatamente la Riforma ci aveva costretti alla difesa, e la difesa impoverisce : dal passato recente ci è giunta così una teologia apologetica, nel senso peggiore della parola . I miei confratelli hanno accettato bene questa impostazione dell'aggiornamento teologico, e mi stanno seguendo con impegno e con frutto » . Non è facile ricominciare I novizi durante il semestre verificano i loro studi, mediante l'attività pastorale . Me ne parla il direttore del Corso, ex ispettore, Ildefonso Gil . « Le attività pastorali - mi dice - non sono fondamentali, ma sono mezzi molto validi per la formazione dei nostri confratelli » . E le descrive . In una settimana designata tutti i confratelli si sono prestati per predicare gli esercizi spirituali nei collegi salesiani . In precedenza avevano preparato insieme questa attività, al ritorno ne hanno discusso i risultati . Fecero un'altra assenza, di più di dieci giorni, per il ministero della Settimana Santa . Furono smistati in diversi posti dell'ispettoria ; alcuni si spinsero lontano, nella diocesi di Coro retta da un vescovo salesiano, e si videro assegnare paesi che da decenni non conoscevano il prete . Avventure da Atti degli Apostoli . Ogni domenica poi, e sovente anche al sabato, si recano per ministero a Caracas, soprattutto nelle bidonvilles che festonano la città . Ma non tutti partono : molti preferiscono tesoreggiare il tempo studiando . « Vede il nostro guaio ? - dice scherzando un novizio mentre mi accompagna a visitare i 1500 libri (molti recentissimi) della biblioteca . - Mille e cinquecento libri per i centocinquanta giorni che ci fermiamo qui : dieci libri al giorno . Come si fa ? » . Questa sete di leggere e imparare non sarà certo il frutto meno importante dei sei mesi trascorsi a San Antonio de los Altos . Il direttore don Gil mi parla anche dell'approfondimento della vita religiosa salesiana . Il calendario elenca varie « giornate di salesianità » . All'inizio del Corso i confratelli si riunirono per ispettorie e nazioni, e studiarono i problemi locali della Congregazione : le vocazioni, il personale, i collegi, le opere sociali . Poi si riunirono tutti insieme per discutere e proporre . Altre « giornate di salesianità » le tennero alla fine di maggio, in preparazione alla venuta del Rettor Maggiore : discussero e approfondirono i temi del prossimo Capitolo Generale Speciale . Altre cose sfuggono a un esame diretto . Il progresso ascetico, per esempio . Molti pericoli -- è risaputo insidiano oggi la vita sacerdotale e religiosa, e nei vari luoghi assumono colorazioni diverse . Don Vicente, il confessore, elenca la superficialità di formazione, il naturalismo nella vita religiosa, il borghesismo . Anche don Ricceri scrivendo ai novizi aveva additato « il superficialismo orizzontale che si accompagna fatalmente al borghesismo nella mentalità e della vita pratica : mali da cui deriva quasi per legge naturale quel vuoto spirituale che viene a colpire alle radici la vocazione salesiana e rende sterile l'apostolato ». Da questi mali si guarisce attraverso una conversione ascetica, ma bisogna essere coraggiosamente disposti a operarla, e non è cosa da tutti . Non è facile a quarant'anni rimettere in discussione le proprie abitudini mentali e di vita, accettare di disfarsi e ricominciare da capo . Le prospettive per il futuro Al quadro sul secondo noviziato resta da aggiungere la prospettiva . C'è da scoprire le possibilità future . San Antonio de los Altos è un esperimento, realizzato per offrire all'imminente Capitolo Generale Speciale della Congregazione dei dati concreti su cui legiferare . « Esperimento riuscito all'ottanta per cento », sento dire . « Da estendersi a tutta la Congregazione purché i confratelli ci vadano volontari ,>, aggiungono altri . Sono pareri largamente condivisi . Gli effetti sui novizi sono eccellenti . « Non so se dico uno sproposito - rileva don Calero - ma mi pare che erano semplicemente affamati . Erano vittime di una anemia perniciosa . Quasi non avevano una propria visione della Chiesa . Possedevano alcuni elementi, ma disorganizzati . Ora noto una trasformazione di mentalità . Per esempio vedo quanto penetra l'idea della Chiesa come comunione di credenti, come principio di comunità ». Del secondo noviziato dice il direttore don Gil : « Lo ritengo di assoluta necessità, soprattutto per l'America Don Vicente Garnero, il confessore del "'Centro"", l'ha definito "'uno strumento efficacissimo per il rinnovamento dei Salesiani e della Congregazione" . Latina . Sarebbe bene che lo si istituisse nelle varie regioni . Ritornando nelle case salesiane, questi confratelli nel giro di pochi anni si ritroverebbero e si riconoscerebbero per la loro sensibilità affine, e avrebbero impensate possibilità di irradiare il loro spirito rinnovato sugli altri » . Dice don Vicente Garnero : « Ritengo l'idea del secondo noviziato come un'ispirazione dello Spirito Santo . Chiedo che lo si istituzionalizzi . È senz'altro uno strumento efficacissimo per il rinnovamento dei salesiani e della Congregazione . Nel giro di pochi anni se ne sentirebbe l'effetto » . Dice un novizio che ha alle spalle sette anni di missione nella foresta : « È come una fermata per riflettere su come ho realizzato gli ideali della mia ordinazione sacerdotale . Sentivamo il bisogno di questo esame di coscienza, ci si ricarica come se fossimo di nuovo sacerdoti novelli . Con in meno tanta ingenuità, e in più tanta esperienza » . Una riserva riguarda la durata del Corso . Sei mesi sono ideali, e come tutti gli ideali sono scomodi . « Non molti confratelli - osserva don Calero - possono disporre di sei mesi, o potrebbero sopportare ,una prova così lunga . Persone vissute in attività febbrile non riescono a fermarsi . È più forte di loro . Da una parte c'è assolutamente bisogno di fermare il motore, d'altra parte non tutti i motori sopportano di fermarsi così a lungo . Non tutti, a quarant'anni, sono ugualmente disponibili per una dialettica formativa . Credo che la Congregazione dovrà pensare a stabilire periodi di ritiro non uniformi . Sei mesi rimarrà l'ideale, ma si dovranno organizzare Corsi anche di soli tre mesi, di un mese, di quindici giorni». L'importante è che a quarant'anni ci si fermi, per rea 13 visionare il motore . Educhiamo come Don Bosco Fatevi ubbidire davanti al televisore Era l'aprile del 1883, a Saint-Thomas de Villeneuve a Parigi ; la folla faceva ressa per vedere Don Bosco . All'improvviso due ragazzi s'infilarono in mezzo alla gente che cingeva Don Bosco come di un muro impenetrabile . Sgomitarono con astuzia e, con una serie di piccole acrobazie, come soltanto i ragazzi sono capaci di fare, gli arrivarono di fronte . Avevano il sorriso negli occhi . Guardarono Don Bosco e gli presero ciascuno una mano . Don Bosco li fissò egli pure sorridendo ; disse loro qualche parola amorevole e continuò ad ascoltare gli adulti che di mano in mano gli si presentavano, sempre però tenuto per mano dai due ragazzi, che non lo lasciavano, felici di stargli accanto . Alla fine vennero i genitori a ripigliarsi i due ragazzi : Don Bosco si era fatto istintivamente amare . «Bisogna farsi amare - era solito dire Don Bosco, - poi ci si farà ubbidire con estrema facilità » . Don Bosco per farsi amare aveva un dono suo proprio : il dono della fosforescenza : irradiava amorevolezza, attirava i ragazzi con la sua bontà . Poteva poi chiedere qualsiasi cosa ; subito erano pronti a ubbidirlo . e • I genitori oggi sono soliti dire che i loro figli non li ubbidiscono più, soprattutto quando si tratta di staccarli dalla televisione. È un problema angoscioso . Ma c'è da chiedersi : si sono preoccupati di farsi amare per riuscire a farsi obbedire « con estrema facilità» quando si deve chiedere ai figli un qualche sacrificio, soprattutto davanti al piccolo teleschermo? • Fino a oggi i medici non hanno potuto costatare nessuna lesione organica attribuibile all'abuso della televisione, ma in compenso diverse turbe nervose, come gli occhi che sbattono, un sonno agitato e ansioso, nervosismo eccetera . I medici delle scuole deplorano frequenti atteggiamenti colpevoli nei « ragazzi da televisione» . Quando i genitori li installano fin da piccoli davanti al teleschermo per far loro « ammazzare il tempo» e dispensarsi dal sorvegliarli, i fanciulli fanno presto a contrarre una mania tipica : non possono più staccarsi dal televisore, vi restano come incollati, esattamente come fanno, per noia e passività, i loro genitori . • La consegna numero uno è questa : i piccini non dovrebbero aver niente a che fare davanti al teleschermo ; • i bimbi fino all'età della scuola non dovrebbero mai trovarcisi soli . • I genitori che proibiscono totalmente il piccolo schermo ai loro figli e ne fanno una questione di principio, un comando inderogabile, quasi un puntiglio, mentre a loro volta stanno delle ore impalati davanti al televisore, non educano bene e compromettono irrimediabilmente la pace della famiglia . In una grande nazione a 20 .000 giovani venne chiesto che cosa ne pensassero dell'atteggiamento dei loro genitori nei confronti della TV . La grande maggioranza dei giovani soffre della passione degli adulti per la televisione . Ecco alcune risposte : «Da quando possediamo il televisore, non abbiamo più vita familiare . I nostri genitori non hanno più un minuto per noi . Tutto dev'essere sbrigato in fretta, per non perdere nulla del programma . Bisogna mangiare a rotta di collo e non abbiamo più il diritto di rivolgere ai nostri genitori la minima domanda » . Non sarebbe molto più piacevole, per papà e mamma, potere, in compagnia dei loro figli, discutere la validità dei programmi, criticare atteggiamenti o pose di certi divi e dive della TV, ridere insieme delle ingenuità o idiozie di taluni telefilm ? • Naturalmente, tocca ai genitori dosare il divertimento e in certe occasioni dire di no . I ragazzi che amano i loro genitori capiscono il no e possono rinunciare anche spontaneamente a vedere una trasmissione se gli si spiega i motivi della proibizione. Tutto dipende dal grado di amori che'i genitori si sono conquistati sui loro figli : solo così si fanno ubbidire . «Bisogna prima farsi amare - ripeteva Don Bosco - poi ci si farà ubbidire con estrema facilità» . 1 0 La Casa della GÍOVafle aPÉcenza La moderna e accogliente Casa della Giovane, presso la parrocchia salesiana di San Sepolcro è sorta con lo scopo di dare un ambiente sereno alle giovani studenti e lavoratrici della provincia e della città di Piacenza nel loro tempo libero . Contemporaneamente essa offre un ambiente molto dignitoso alle ragazze della parrocchia di San Sepolcro per la loro completa formazione cristiana, umana e sociale . Ne furono ideatori il salesiano don Natale Re, allora parroco di San Sepolcro, e un gruppo di signorine impegnate di Piacenza, a cui stava a cuore risolvere il problema del disagio in cui venivano a trovarsi centinaia di ragazze che affluiscono in città per ragioni di studio o di lavoro . Il parroco salesiano espose il piano di una casa della giovane al Presidente della Cassa di Risparmio di Piacenza, avv . Francesco Massari, chiedendo la costruzione a questo scopo di un ambiente decoroso . La Cassa di Risparmio, sensibilissima ai problemi sociali (aveva già fondato la Casa dello Studente, donando l'opera ai Padri Gesuiti) offrì ai salesiani il nuovo moderno edificio, costruito su terreno della parrocchia . L'inaugurazione dell'opera venne fatta l'8 giugno 1968, alla presenza delle massime autorità cittadine, religiose e civili. Il direttore e parroco don Mario Besnate, con i suoi confratelli salesiani, prendeva in consegna l'opera, deciso a renderla efficiente fin dall'inizio del nuovo anno scolastico . L'Opera, intitolata a Papa Giovanni XXIII, rimane sotto la direzione dei salesiani, ma è gestita dalle « Figlie della Madonna del Divino Amore » di Roma . Sono sette le attività già avviate nella Casa della Giovane di Piacenza - mensa per studenti e lavoratrici ; - doposcuola per classi elementari, medie inferiori e superiori ; - corsi di ginnastica formativa educativa per bambini; - corsi di ginnastica moderna per signorine ; - corsi di economia domestica ; - corsi di taglio e confezione ; - corsi di cultura religiosa . Le attività che ebbero già esito lusinghiero nei due anni scolastici testé decorsi, saranno ri ese in que• 15 sto mese di ottobre con la serena sicurezza delle opere già collaudate . il Nord-Est del Brasile fosse uno sarebbe il i6° del mondo Sperestato, estensione, e uno dei primi 20 per popolazione . Un grande Paese, con un milione e mezzo di chilometri quadrati : cinque volte l'Italia . L'ho attraversato alla maniera dei nordestini : su una corriera popolare che qui chiamano « omnibus » : 37 ore di strade asfaltate, in terra battuta, scavate dall'acqua e dal vento . L'interno del Nord-Est, lo sconfinato sertào, è qualcosa che sta tra un immenso Monferrato e uno sterminato Tavoliere delle Puglie . A chi domanda che cosa produce questa vastissima regione, i 28 milioni di nordestini rispondono con orgoglio : « Produciamo ed esportiamo l'intelligenza nazionale» . Metà dei 4o seggi dell'Accademia Brasiliana delle Lettere sono occupati da nordestini . Nello stesso tempo, nessuno dei campioni di calcio è nato nel Nord-Est . « Solo il direttore tecnico della squadra nazionale, Zagalo, - dicono i nordestini strizzando l'occhio - è della nostra terra » . « È sempre così - mi spiega un giovane universitario di Recife . - Gli altri hanno la forza fisica . Noi l'intelligenza » . Ma il Nord ,Est possiede anche i più gravi problemi del Brasile : l'immenso sertào ha urgenza assoluta di industrializzazione, elettrificazione e specialmente di irrigazione . Ogni cinque o sei anni, sull'interno del NordEst, si abbatte come una maledizione la siccità, qui chiamata la « seta » . Se non piove da gennaio ad aprile, il sertào si trasforma in un'immensa sterpaia, la terra non dà più nulla . I contadini sono alla fame . Quest'anno, mentre tutto il Brasile esultava per la conquista della terza Coppa del mondo di calcio, sul sertào si è abbattuta una delle più dure siccità che si ricordi . E come sempre quando arriva la « seta », i contadini hanno iniziato la fuga . Sono migrazioni bibliche, di milioni di persone che fuggono dall'interno verso le grandi città della costa, e mettono a dura prova le organizzazioni nazionali . L'emergenza ha raggiunto livelli tali che il presidente Medici ha abbandonato Brasilia, e per io giorni ha governato la nazione dal Nord-Est . È sceso tra i lavoratori in fuga, li ha ascoltati, ha costatato di persona gli immensi bisogni, e ha organizzato un colossale piano di aiuti . Ho visto turbe di sertànesi accampati alla periferia di Natal, Fortaleza, Recife : facce dolorose e fiere, donne con bimbi in collo e sacchi di masserizie al fianco . Quando il sertào tor16 nerà a rinverdire sotto le prime piogge, BAIE1 i sertànesi torneranno alle loro case, a riprendere il lavoro nei campi . Ma per i mesi prossimi la vita sarà durissima . In questa immensa regione, fiera, intelligente e carica di problemi, lavorano i39 salesiani, coagulati nelle grandi città della costa e nelle cittadine dell'interno . Formano l'Ispettoria di Recife . Problema chiave : non «istruire» i giovani, ma «formare» i giovani Quando arrivo in aereo a Recife, i direttori e i delegati delle case salesiane sono radunati per il « Capitolo Ispettoriale Speciale» . Incontro l'Ispettore, don Carvalho, nel suo ufficio alle 9 di sera . Finestre e porte spalancate per attutire il caldo umido di questo « inverno » nordestino . Vedo sulla sua faccia la fatica di un'intera giornata passata a pensare e discutere i problemi della Congregazione in questa vasta regione . Piazzo davanti a lui il registratore e domando : - I Salesiani, qui nel Nord-Est, sono una parte importante della Chiesa . Lavorano per la gioventù nordestina, per la generazione che dovrà prendere in mano le sorti di questa problematica regione fra qualche anno . Qual è il problema-chiave, che cosa devono fare « prima di ogni altra cosa » i salesiani per questa gioventù ? Don Carvalho ha un momento di riflessione, prende un foglio su cui traccia rapidi e incomprensibili segni, e risponde : - Io credo che la necessità prima dei giovani nordestini,' oggi, sia la scoperta del Vangelo . Qui la religione cattolica è rimasta, per le masse, a livello sentimentale . Per un insieme di cause che qui ora è inutile analizzare, il Cristianesimo invece di diventare una mentalità, è rimasto una tradizione, folcloristica, rumorosa, colorata, ma inefficace . Per questo io ritengo che noi salesiani abbiamo nella Chiesa una grande missione da compiere : non «istruire » i giovani, ma « formare » i giovani . Farli entrare nello spirito di Cristo . Dobbiamo rivelare ad essi che il Cristianesimo non è un insieme di cerimonie, ma una relazione vitale con Dio e con gli altri . La scoperta dell'altro come fratello, come figlio di Dio, è la grande scoperta che noi dobbiamo far operare ai giovani del Nord-Est . Lei sorride - aggiunge sottovoce dQn Carvalho dopo un'esitazione - perché su tutti i giornali si leggono appelli verso il Terzo Mondo . La scoperta dei nostri fratelli poveri sembra una cosa fatta, realizzata . E invece non è così. Questi appelli, anche nel Nord-Est che ha tanti poveri, sono sovente una facciata, una vernice, dietro la quale non c'è nessun impegno concreto. Si fa molta demagogia e poco cristia- ~ aeinn1 odEt nesimo, molta propaganda e poche iniziative concrete . L'esame di coscienza dei salesiani - Per far operare questa «scoperta » di Dio e degli altri - domando - che fanno in concreto i salesiani ? Padre Carvalho corruga la fronte . Si fa pensoso e quasi sofferente : - Qui comincia il nostro esame di coscienza . Noi lo stiamo facendo in questi giorni, insieme . E lo vogliamo fare realisticamente, senza giudicare con pessimismo il passato, e così pure senza suonare le trombe di un falso trionfalismo . Noi salesiani del NordEst siamo 139, e fino ad ora abbiamo svolto principalmente l'apostolato della scuola . Abbiamo undici case . Migliaia e migliaia di giovani entrano tutti i giorni nelle nostre aule, dove spendiamo con sudore e fatica la nostra vita . I nostri scolari in buona parte sono poveri : ricevono istruzione e refezione gratuita . Ma ce ne sono anche tanti che non sono poveri : appartengono alla classe media e a volte ai ceti benestanti . Sappiamo che questo è secondo il nostro spirito, perché uno dei massimi impegni che la Chiesa deve assumersi oggi nel Brasile è la formazione dei leaders, dei capi della società di domani . Solo se le nostre scuole formeranno una classe dirigente sensibile ai problemi sociali, la nazione potrà avviarsi ad un avvenire di pace e di benessere per tutti . 1l nostro problema, il nostro dubbio, è un altro : la nostra scuola incide profondamente nella mentalità dei giovani ? Ne facciamo dei diplomati soltanto, o dei cristiani convinti ? Questo dubbio nasce ogni volta che noi esaminiamo la vita dei nostri ex-allievi . Non vediamo in loro una « resa apostolica e sociale » paragonabile alla fatica e al lavoro che abbiamo speso per loro . Questo crea una certa «diffidenza » nella scuola pura e semplice in qualche sacerdote giovane, che vorrebbe dedicare la vita a qualcosa che abbia una «resa cristiana » più sicura . Stiamo esperimentando nuovi metodi : ogni scuola si trasforma in un centro di attività (oratorio, parrocchia, opere periferiche in zone povere) ; ogni scuola impegna i ragazzi più grandi in opere sociali : li mandiamo a insegnare a leggere e a scrivere nelle zone depresse dove gli analfabeti sono numerosi, li invitiamo a insegnare religione nelle classi elementari . Ogni scuola, inoltre, cerca di migliorare i suoi programmi : modificare l'intonazione classica per preparare di più alla vita concreta . Scuola di « avviamento alla vita », insomma, più che scuola di « avviamento alla letteratura ». Il grave problema delle vocazioni - In Italia sentiamo vivo il problema delle vocazioni, che si stanno rarefacendo . Nel Nord-Est del Brasile come vanno le cose? - Nell'aspirantato di Carpina abbiamo attualmente 9o aspiranti . Abbiamo sofferto anche noi una seria crisi, in conseguenza della nuova impostazione che si è data ai seminari minori . Alcuni anni fa i vescovi decisero di chiudere i seminari minori, sostituendoli con una assistenza diretta da parte dei parroci a quei ragazzi che davano speranza di vocazione, e con raduni periodici . L'esperimento è fallito, e ora si cerca una soluzione nuova . Noi abbiamo continuato con gli aspiranti interni, ma tra molte esitazioni e perplessità . Ora stiamo pensando di affiancare all'aspirantato di Carpina un centro di Orientamento Vocazionale a Fortaleza . Funzionerà come semi-internato . Gli aspiranti ci giungono in genere dai paesi e dalle città dell'interno, dove la vita è dura e la famiglia è sana . Sono ragazzi di volontà e anche di buone capacità intellettuali . Ma anche qui abbiamo un serio problema da risolvere : i nostri collegi, che dovrebbero essere la fonte prima delle vocazioni salesiane, danno pochissimi aspiranti . Siamo decisi a rivedere a fondo le nostre impostazioni di lavoro, per tornare a fare delle nostre Case, semenzai di vocazioni . È un problema molto importante, perché dalla sua soluzione dipende la vita della Congregazione nel Nord-Est per gli anni futuri . Un rapido quadro delle forze salesiane A questo punto don Carvalho mi traccia un rapido quadro delle forze salesiane nel Nord-Est . Lo presento qui sotto schematicamente : ARACAJU - Collegio Salesiano «N . S . Auxiliadora » . 25o alunni delle elementari che ricevono beneficenza completa . 30o alunni del ginnasio . I confratelli che vi lavorano sono io . Oltre alla scuola, ai salesiani è affidata la parrocchia, due oratori festivi, varie cappellanie, la direzione dell'Istituto governativo « Lourival Fonte » . BATURITÉ - Collegio Salesiano « Domingos Savio » . Scuola elementare gratuita per 200 ragazzi . Vi lavora soltanto un salesiano, padre Luis Prata . L'insegnamento È prestato da maestre statali . Da questo collegio sono venute in passato buone vocazioni salesiane . Ora l'attività è assai ridotta, per mancanza di personale, ed anche per la decadenza della città, assorbita in parte dalla vicina Fortaleza . CARPINA - Collegio « Padre Rinaldi » . Aspirantato con 9o aspiranti . Vi lavorano 17 salesiani, ai quali è affidata tutta l'assistenza religiosa della città, che conta 35 mila abitanti . I salesiani attendono pure alla scuola per esterni, a molte cappellanie religiose e rurali, all'oratorio festivo . A 17 Carpina, nella nostra Casa, risiede il venerando arcivescovo don Antonio de Almeida Lustosa, una delle più luminose figure dell'episcopato brasiliano, onusto di anni e di meriti . FORTALEZA - Scuola professionale «Don Bosco » . Scuola elementare in parte gratuita . Laboratori di falegnameria e di tipografia . Nel nostro edificio, inoltre, ospitiamo una scuola statale con iooo alunni . 11 direttore di questa scuola è un salesiano, don Cabral da Rocha . I salesiani avrebbero moltissime possibilità di apostolato in questa scuola vastissima . Purtroppo non vi si possono dedicare molto, per mancanza di personale . Sono soltanto io, e devono attendere alla scuola elementare, alla parrocchia (che a sua volta ha scuole elementari in zona molto povera), all'oratorio festivo, ai laboratori . Per il Iq7r si spera di poter inserire nella scuola statale un salesiano che si dedichi a tempo pieno alla formazione spirituale degli studenti . Nella stessa città di Fortaleza si è iniziato il « Centro Educativo Dom Lustosa » . Sarà un « Centro di Orientamento Vocazionale », e si spera che dia negli anni futuri molte vocazioni salesiane . Per ora si è solo all'inizio, ed è in attività unicamente la scuola elementare . È dedicato a Mons . Lustosa, l'arcivescovo salesiano che per 2o anni resse l'archidiocesi di Fortaleza . Nel Centro lavorano attualmente 4 salesiani . JABOATÀO - Noviziato . Questa casa sorge nella zona della canna da zucchero, molto povera . I novizi sono attualmente 21, e provengono da tre ispettorie (Recife, Manaus, Belo Horizonte) . I -sale- siani e i novizi danno vita a due scuole elementari gratuite, a due oratori festivi e a molti «centri di catechismo e di ricreazione» . Fanno anche apostolato tra gli operai degli zuccherifici e nei piccoli villaggi di contadini sparsi tra le colline . JUAZEIRO DO NORTE - Collegio «S . Joào Bosco* . Scuola elementare, ginnasiale e superiore con 50o allievi . La maggior parte degli allievi è di ceto medio, ma ci sono anche parecchi assistiti quasi gratuitamente . Vi lavorano 8 salesiani, che attendono pure all'oratorio festivo molto frequentato da ragazzi poveri, e al santuario . NATAL - Scuola « S . José » . Scuola elementare e ginnasiale con S7o allievi . Oratorio festivo e chiesa pubblica . Cappellania nell'ospedale e presso le suore . Nella zona rurale più povera, i salesiani hanno una parrocchia originale e interessante . Chi vi fa da parroco e da viceparroco sono le suore . Il direttore don Tonelotto (che è anche parroco) vi si reca soltanto il sabato e la domenica . A Natal lavorano 4 salesiani . RECIFE - Collegio « Sagrado Cora~ào » . È la prima casa dell'Ispettoria, e anche sede ispettoriale . Le scuole sono molto stimate in città. Le frequentano i5oo alunni, fra elementari, ginnasio e scuola superiore . I 18 salesiani che vi lavorano danno vita anche ad una « Scuola serale gratuita » per adulti . Il santuario del Sacro Cuore è un centro di vita cristiana molto frequentato . BONGI - Scuola di arti e mestieri «Dom Bosco*. Sorge alla periferia della città di Veduta aerea della Casa Ispettoriale di Recife. Recife . I suoi laboratori di arte grafica, falegnameria e meccanica sono scuole preziose per i figli del popolo . La scuola elementare e il ginnasio, che ospitano 250 alunni, sono quasi completamente gratuite . Vi lav,)rano 6 salesiani . SALVADOR - Liceo Salesiano « do Salvador ». 11 cardinale arcivescovo di Salvador, Eugenio Sales, ha affidato ai salesiani della città la «pastorale giovanile » di tutta l'archidiocesi . I 9 salesiani che lavorano a Salvador attendono a 55o ragazzi delle scuole elementari, ginnasiali e superiori . Nelle elementari sono aiutati da maestre statali . Sono pure affidate ai salesiani due parrocchie : una in città, un'altra in periferia . Quest'ultima è affidata per 6 giorni alla settimana alle suore . Padre Pietro Lapo . un salesiano di 3 1 anni, vi si reca unicamente alla sera del mercoledì e del sabato, e vi rimane tutta la domenica . Quale sarà l'avvenire delle nostre scuole? Ora don Carvalho ha una lunga pausa . Conclude le sue parole puntando lo sguardo verso l'avvenire della Congregazione in questa terra di forti contrasti e di vertiginosi progressi . Dice : - Lo stato sta moltiplicando le sue scuole, sta portando l'istruzione a livello di tutti . Molti salesiani si chiedono quale sarà allora l'avvenire dei nostri collegi e delle nostre scuole . È certo un problema, e non semplice . Ma io credo che se i nostri istituti continueranno ad avere una fama eccellente di studio serio e di formazione, gli alunni non ci mancheranno mai . È qui che dobbiamo puntare tutti i nostri sforzi . Forse in passato la formazione data nelle scuole cattoliche non sempre fu quella che doveva essere . Ci fu un tempo in cui i religiosi avevano nelle mani il 6o per cento delle scuole del Brasile . Se fossero riusciti a fornire agli alunni una seria formazione cristiana, umana, civile, sociale, oggi la nazione avrebbe una grande schiera di leaders cristiani, sensibili ai problemi profondi della popolazione . Ma a noi non è dato il compito di giudicare il passato, ma di riflettere sul passato per preparare un avvenire migliore .- E speriamo seriamente che i nostri sforzi, che mai abbiamo misurato o risparmiato, possano raggiungere nell'avvenire le mete a cui Dio ci chiama . DON TERESIO BOSCO HANNO IAVORATO FORTE E CON RESPONSABILITA Da una lettera dei chierici dello Studentato filosofico di Ypacaraj (Paraguay) al Rettor Maggiore . Avevamo preso la risoluzione di lavorare manualmente durante le vacanze per aderire in modo tangibile alla campagna della « povertà » . Non nascondiamo che la nostra decisione era anche un po' interessata : si pensava di dare una mano ai nostri superiori per condurre avanti l'opera di costruzione dell'ala di mezzo del nostro Istituto . Sapevamo che stando al preventivo dell'opera, non saremmo riusciti a terminarla ; ma con i nostri sudori saremmo forse riusciti a tirar su almeno le pareti della cappella, che è situata a pianterreno . E, a cose compiute, possiamo dire che ce l'abbiamo fatta, anche se per rifinirla e costruire le altre parti della casa dovrà intervenire un'altra volta la Provvidenza . Con questi propositi ci siamo disposti a lavorare . L'orario contemplava 7 ore di lavoro giornaliero con inizio alle 5,3o del mattino per sfuggire ai grandi calori . Di fatto però alcuni, spinti dalla necessità e dal ritmo di lavoro, hanno fatto fino a 8, 9 e io ore giornaliere, nonostante il calore tropicale . Tutti i lavori furono realizzati in équipe . Le squadre erano le seguenti : muratori, falegnami, decoratori, elettricisti, meccanici e . . . volontari della pulizia . Ogni squadra era diretta da un operaio specializzato, meno quella dei decoratori, che lavorava sotto la direzione di un chierico . È merito della squadra dei decoratori l'aver condotto a termine la decorazione del noviziato e di una facciata dello studentato . I falegnami hanno completato i lavori del tetto e i telai delle finestre e delle porte . I muratori hanno gettato il pavimento del primo piano, eseguito rifiniture, e innalzate le pareti delle stanze . Tutti i lavori proseguirono sotto la diretta supervisione del nostro direttore e dell'architetto . Praticamente abbiamo rinunziato a due mesi di vacanze, continuando anche il lavoro settimanale degli Oratori festivi . Crediamo che queste giornate di lavoro ci abbiano fruttato un duplice valore formativo : ci siamo sentiti praticamente poveri e bisognosi di lavorare e abbiamo portato il nostro contributo personale e comunitario alla campagna della povertà . Certamente in ogni parte ci sono salesiani lavoratori, e noi ci siamo sentiti piu vicini a loro e . . ., perché no P artche più salesiani . . . (seguono 24 firme) Poscritto del direttore don Carlo Giacomuzzi : Durante le vacanze questi chierici sono stati molto bravi, veri lavoratori alla salesiana : hanno unito il lavoro alla pietà, senz'altra pretesa che quella di essere utili alla Congregazione e alla casa . Adesso devo farli riposare alcuni giorni prima di incominciare l'anno scolastico . Per questo facciamo un giretto fino a Misiones per ammirare i resti delle antiche Missioni dei Gesuiti e cambiare aria . Anche i salesiani dell'Ispettoria sono rimasti molto contenti al vedere i giovani lavorare forte e con responsabilità . Spero che questo spirito si conservi e accresca . La prego di un ricordo all'Ausiliatrice per noi . . . 19 NEL MONDO SALESIANO Pellegrinaggio nazionale portoghese a Fatima Circa cinquemila persone, tra Cooperatori, Exallievi e membri dell'Arciconfraternita dei Devoti di Maria Ausiliatrice, hanno compiuto il loro XVII pellegrinaggio a Fatima . Dopo la tradizionale processione aux f/ambeaux, si raccolsero tutti nella spianata della Basilica e vi celebrarono un'ora santa . Il giorno dopo, sotto la presidenza dell'ispettore salesiano, si riunirono i dirigenti dei Cooperatori in numero di 300 per studiare il tema : " l laici nella Chiesa, oggi" . Il Delegato nazionale presentò una panoramica dello stato attuale dei Cooperatori nel Portogallo e nel mondo . Nella Messa notturna si pregò nostra Signora di Fatima per la Famiglia Salesiana, per il prossimo Capitolo Generale, e si ricordò con particolare fervore il Papa, che celebrava la sua Messa d'oro . I punti salienti del pellegrinaggio furono trasmessi dalla Radio e TV portoghesi . Cuenca (Spagna) Nuove Opere giovanili I salesiani arrivarono a Cuenca nel 1959 . Dapprima esercitarono il loro compito educativo in vecchi edifici presi in imprestito, quindi decisero di edificare un'opera moderna a servizio di tutta la provincia, che conta 290 piccoli comuni, quasi tutti agricoli, bisognosi di istruzione . Si è giunti così all'attuazione di un grandioso complesso edilizio che comprende il '"Colegio Maria Auxiliadora" per l'insegnamento medio e superiore, il "Colegio Fray Luis de León", per ospitare i giovani provenienti dai villaggi, e il Centro giovanile '"San Juan Bosco"', che accoglie i giovani della città durante il tempo libero . Alla inaugurazione il sindaco ha consegnato al direttore una pergamena che esprime la riconoscenza della città verso la Famiglia salesiana . Andria (Bari) Mostra Missionaria Salesiana 20 Molta simpatia ha riscosso in città la Mostra Missionaria allestita per sensibilizzare gli animi, soprattutto dei giovani, al problema delle Missioni e della fame nel mondo . L'eleganza artistica della presentazione del materiale (oggetti originali delle tribù dell'Amazzonia, della Terra del Fuoco, dell'Africa, del Giappone, ecc .) e l'attrattiva di una pesca pro missioni, hanno attirato moltissimi visitatori e hanno riscosso i risultati che desideravano i giovani oratoriani che, sotto la guida di don Piero D'Angiulli, sono stati l'anima dell'organizzazione e del successo . NEL MONDO SALESIANO Ballybunion - Nuovo campo giovanile "Don Bosco" in Irlanda Lo scorso giugno è stata inaugurata una nuova opera salesiana in Irlanda, il campo giovanile — Don Bosco"" . Prima opera del genere in Irlanda, sorge nella antica proprietà Ballyloghan . Si tratta di una costruzione massiccia che risale a due secoli fa, circondata da più di due ettari di terreno, che stanno trasformandosi in campi sportivi . L'idea di un campo giovanile fu lanciata da un gruppo di Cooperatori salesiani, che versarono anche un generoso contributo per la sua realizzazione . Nella foto : il signor P . Kennedy, rappresentante del Governo locale, ringrazia i Cooperatori salesiani per la provvidenziale realizzazione, Beppu - Minami Ishigaki (Giappone - Kyushu) Incontro di aggiornamento pastorale missionario I missionari salesiani che lavorano nel Kyushu, si sono riuniti nella nuova Procura Missionaria di Beppu-Minami Ishigaki, per un fraterno scambio di vedute sul lavoro missionario in Giappone . Don Làconi, inviato dal Rettor Maggiore, trattò il tema : "La teologia dell'aggiornamento : princìpi e attuazione pratica - e ""La Chiesa missionaria nell'epoca attuale"" . Seguì una discussione ricca di interventi apportatori di svariate esperienze . L'incontro servì a confermare i nostri missionari del Giappone nella "speranza della loro vocazione missionaria", sempre bella e attuale come il comando di Gesù di predicare la Buona Novella a tutte le genti . Zurigo (Svizzera) Convegno di Cooperatori Salesiani È il primo convegno di Cooperatori e di Cooperatrici di Zurigo e cantoni limitrofi . I Cooperatori salesiani della Svizzera interna sono animati da tanta buona volontà e vogliono molto bene a Don Bosco . Per questo stanno organizzandosi al fine di poter svolgere quelle attività di apostolato che Don Bosco ha indicato alla sua terza Famiglia : gioventù, catechesi, stampa, vocazioni, ecc . Nella foto: don Brunoldi, delegato Cooperatori, parla dello spirito e dinamica che devono alimentare la vita di ogni Cooperatore Salesiano . NEL MONDO SALESIANO IN B Medaglia d'oro alla Società Editrice Internazionale - Il 7 agosto 1970 a Rimini si è riunita la Giuria del Premio all'Editore, sotto la Presidenza del prof . Felice Battaglia, Magnifico Rettore emerito dell'Università di Bologna, per assegnare i premi alle Case Editrici partecipanti alla Rassegna dell'Editoria Italiana. Fu presa in esame la candidatura di 37 Case Editrici tra le partecipanti ; e fra esse Einaudi, Fratelli Fabbri, Garzanti, Le Monnier, Mondadori, Nuova Italia, Rizzoli, Sansoni, Vallardi . Alla SEI è stata assegnata la Medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione, con la seguente motivazione : «Rispecchia in modo esemplare la funzione civile di fornire alla scuola italiana una materia destinata a ordinare non un semplice complesso di informazioni, ma un patrimonio di delicati strumenti conoscitivi con i quali crescere un individuo, nella cui misura umana sua propria sia vivo il senso di sé e dell'altro: un atteggiamento cioè a riconoscersi in una società». PARAGUAY . Un salesiano arcivescovo di Asunción • Mons. Ismael Blas Rolón Silvero, salesiano, vescovo di Caacupé, è stato promosso alla Chiesa Metropolitana di Asunción . Succede a mons. José Anibal Mena Porta, che ha chiesto di essere esonerato dal governo dell'archidiocesi per l'età avanzata . II nuovo Arcivescovo di Asunción ha 56 anni ed è stato eletto vescovo nel 1965 . L'Enciclopedia Bororo presentata al Santo Padre • Il Procuratore generale dei Salesiani, don Luigi Càstano, ha fatto omaggio al Santo Padre dei due primi volumi della "Enciclopedia Bororo'" del salesiano don Cesare Albisetti, profondo conoscitore delle popolazioni indigene del Mato Grosso, in collaborazione con don Venturelli . L'omaggio è stato accolto dal Papa con vivo compiacimento, «come testimonianza del vasto lavoro che la Missione Salesiana ha svolto e svolge tuttora nello Stato del Mato Grosso». ROMA . "Quella Madonna dà un senso di sicurezza e di pace" • La statua dorata di Maria Ausiliatrice, che Paolo VI benedisse la sera del Corpus Domini in Val Melaina, domina ora dall'alto della Casa Generalizia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, segno di materna protezione sull'intero rione, che va popolandosi di nuovi edifici . Durante i lavori di sistemazione sono giunte voci di compiacimento da parte degli abitanti : « Quella Madonna, messa là in 22 alto, dà un senso di sicurezza e di pace» . La sera del 28 giugno ebbe luogo l'inaugurazione : vi assistettero le Superiore con la comunità e molti del vicinato . VENDROGNO (Como) . Una via dedicata a uno scrittore salesiano Il comune di Vendrogno (Como) ha aperto una via che collega la via principale con le scuole. Tale via è stata intitolata a don Mario Biagini, scrittore e docente universitario . Don Biagini era solito trascorrere a Vendrogno lunghi periodi durante i quali maturarono le sue opere più impegnative : gli studi sul Carducci e sul Pascoli . Il discorso di inaugurazione fu pronunziato dal sindaco dott. Leonardo Enicanti . BOTTRIGNE (Rovigo) . Scuola dedicata a Don Bosco • La scuola comunale di recente costruzione è stata dedicata a San Giovanni Bosco . Questa decisione è dovuta al fatto che Don Bosco fu a Bottrigne nel 1877, invitato dal Sindaco di allora . Questi, saputo che a Rovigo si trovava il grande educatore, lo volle suo ospite . Don Bosco accettò : dopo il pranzo visitò la chiesa e il centro del paese, andando fino all'argine del Po . Quanti allora videro il Santo di Torino, ne hanno tramandato il ricordo . ASUNCION (Paraguay) . Il miglior scrittore dell'anno centenario • Il Presidente nazionale degli Exallievi del Paraguay, Juan Sivieres Argafia, è stato dichiarato «il miglior scrittore dell'anno centenario dell'epopea paraguayana » . Come premio gli fu assegnato un viaggio gratuito in Europa . Il sig . Juan Sivieres se n'è servito per partecipare al Congresso mondiale degli Exallievi, svoltosi a Torino e a Roma lo scorso settembre. ALMERIA (Spagna) . Una nuova casa per la gioventù • Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno inaugurato ad Almeria I' '"Hogar José Antònio", dipendente dal Servizio Nazionale di Assistenza Sociale . Alla inaugurazione erano presenti le Altezze Reali il Principe di Spagna Don Juan Carlos e la Principessa Sofia, il Ministro degli Interni e quello della Pubblica Istruzione . Il Centro realizza un lavoro sociale che riscuote l'unanime approvazione . CENTURANO (Caserta) . Premio targa "Martiri Salesiani" • I salesiani don Chiapello, don Borgiattino, don Coratella e il coadiutore De Gennaro, uccisi in un momento cruciale dell'ultima guerra mondiale, sono stati commemorati nel corso di una cerimonia promossa dal Comitato sportivo, che per l'occasione ha organizzato una gara ciclistica, premiata con targa '"Martiri Salesiani"' . Presente mons . Vito Roberti, arcivescovo di Caserta, il direttore dei salesiani don Giuseppe Borra rievocò il martirio dei quattro figli di Don Bosco . È aperta una sottoscrizione per l'erezione di un monumento degno delle virtù degli scomparsi . MADRID (Spagna). Centro di formazione Madre Angola Vespa • È stato inaugurato a Madrid . Con questa Opera le Figlie di Maria Ausiliatrice rinnovano e ingrandiscono l'opera preesistente . II nuovo edificio, oltre la scuola primaria e secondaria, accoglie le scuole professionali, che nei loro laboratori orientano alla costruzione e all'industria, e sono la vera novità dell'opera . SIGNIFICATIVI RICONOSCIMENTI CREMISAN (Betlemme) • Il salesiano coadiutore Giovanni Garino di 90 anni, dei quali 65 generosamente spesi come missionario nel Medio Oriente, specie a Cremisan nelle immediate vicinanze di Betlemme, ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana, su proposta delle autorità consolari di Gerusalemme, l'onorificenza «Stella al Merito del Lavoro», che dà diritto al titolo di « Maestro del Lavoro» . BRASILIA (Brasile) • Al missionario salesiano stata assegnata la decorazione'di « Cavaliere dell'Ordine di Rio Brando » . Su 95 decorati, appartenenti alla magistratura, alla cultura e alle forze armate, don Albisetti fu l'unico rappresentante del clero . L'alta decorazione, consegnatagli dallo stesso Presidente della Repubblica, premia la sua attività missionaria e la sua opera di etnologo di fama internazionale. don Cesare Albisetti è ISEO (Brescia) • Il nostro don flar/o Busso/etti è stato nominato cittadino onorario e ha ricevuto la medaglia d'oro dal Consiglio Comunale d'Iseo. Tutti i consiglieri di ogni partito hanno approvato l'onorificenza, con la seguente motivazione : «Il Consiglio Comunale d'Iseo, uniformando la propria decisione alla memore gratitudine del popolo, conferisce la cittadinanza onoraria a don //arto Busso/etti, sacerdote salesiano, che per due lustri assolse apostolato religioso e civico nella comunità Iseana, fu ai giovani educatore sollecito, paterno, provvido e, nei giorni difficili per la libertà, prodigò infaticabile con abnegazione evangelica, protezione, soccorso, conforto » . TOKYO (Giappone) • Due direttrici, suor Letizia Begliati e suor Santina Grossi, hanno ricevuto da S . M . l'imperatore l'onorificenza dell'Ordine del Sacro Tesoro di IV grado (la più alta concessa alle donne) per il loro apostolato sociale . MANAUS (Brasile) • In occasione del terzo centenario della città di Manaus, il Governo dello Stato di Amazonas ha concesso la medaglia «Città di Manaus» alla missionaria suor Maddalena Mazzone, Figlia di Maria Ausiliatrice, che ha fondato il Museo indigeno, opera di grande attrattiva turistica . Ancora nella città di Manaus le direttrici suor Bernadete Camargo e suor Nilde Tissot hanno ricevuto dall'Esercito Brasiliano la medaglia di « Pacificadoras» per l'opera di civilizzazione svolta lungo le frontiere del Paese . ala parabola del lievito In Gìaoone ppena sbarcato a Tokyo, mi viene incontro uno di quei polivalenti salesiani che sono cresciuti alla A scuola dell'indimenticabile mons . Cimatti e trapiantati giovanissimi dall'Italia in Giappone : l'ispettore don Stefano dell'Angela. È un friulano della più pura acqua, friulano come il suo segretario don Luigi Del Col ; tutti e due conoscono e scrivono il giapponese con un'eccezionale competenza . Comincio a conoscere il Giappone dai libri di storia scritti in inglese . C'è una vastissima produzione . L'unica difficoltà è quella della scelta . Ma in compenso che vasta angolatura per giudicare l'opera salesiana in Giappone nel giro di poco più di mezzo secolo! Izanagi e Izanami appartenevano alla settima generazione di divinità . Seduti sul ponte fluttuante delle nuvole, gli bastava agitare l'oceano con una lancia . Un giorno che la ritirarono, la videro luccicare di una goccia iridescente che scolando si coagulò e divenne un'isola . Vi discesero e attorno a quell'isola fecero sorgere tutto un arcipelago . Fino all'arrivo del generale Mac Arthur non era consigliabile agli studiosi giapponesi ficcare il naso nelle origini del loro Paese . La mitologia doveva avere valore di storia . Nonostante serie difficoltà cronologiche, la linea degli imperatori del Giappone si svolgeva senza incrinature dal 600 avanti Cristo sino ai nostri giorni . CLIMA E SUOLO IMPIETOSI Il nord del Giappone si trova alla latitudine della Svizzera e il sud del Giappone si trova alla latitudine del Marocco . Le sue quattro isole sono un po' più grandi dell'Italia . Il clima è di una rudezza sconcertante . Tutto il Giappone centrale conosce inverni rigidi e la città più vicina all'Equatore, Kagoshima, conta ogni anno in media cento giorni di gelo. Il clima smeriglia gli uomini e li indurisce. Il suolo non è più indulgente del clima . Solo dal quindici al venti per cento della terra giapponese viene considerata come utilizzabile e produttiva . Il resto è terreno montagnoso che una vegetazione di bambù nani rende refrattario anche all'allevamento degli animali . Grandi forze sotterranee arano questo rilievo ossuto e rugoso . Nell'arcipelago giapponese si contano 192 vulcani, di cui 58 attivi . A Hakone, si cuociono le uova nelle dodici sorgenti di acqua calda che pullulano dal Fuji-Yama . I sismografi registrano parecchie centinaia di scosse di terremoto all'anno e gli annali del Giappone segnalano 61 spaventosi terremoti dal 250 avanti Cristo a oggi . Il più recente, quello del 10 settembre 1923, fece 100 .000 morti . UNA CATENA DI CATASTROFI Eruzioni vulcaniche e terremoti, tifoni, inondazioni e incendi ; la storia del Giappone è una catena di catastrofi . Nell'anno del Dragone, che corrisponde al 1657, a Tokyo, che allora si chiamava Edo, un bonzo volle bruciare le vesti di sua figlia morta . Appiccò un incendio che carbonizzò la città . Più di 100 .000 persone perirono nelle fiamme . 288 anni dopo, quando Tokyo era coperta di bombe incendiarie, nel solco di un tifone vennero trovati migliaia di cadaveri carbonizzati nei canali asciugati dalle vampate delle fiamme . Ma per la 23 prima volta il flagello non proveniva da forze naturali o da una disgrazia domestica : era stato inflitto dalla mano di un nemico esterno . La storia del Giappone è strettamente legata a quella della Cina . La Cina gli ha dato la sua scrittura e la sua architettura . La Cina gli ha trasmesso il buddismo che aveva ricevuto dall'India . La Cina gli ha fornito il modello delle sue due prime capitali, Nara e Kyoto . Ma il genio giapponese rimodella ciò che mutua e prende a prestito, e sa trovare un'originalità incomparabile in tutto ciò che copia . saki . Tema : « Cosa fanno e cosa vogliono i giovani d'Europa » . Il tema è allettevole . I giovanotti giapponesi mi attendono in una specie di anfiteatro : composti, disciplinatissimi e molto attenti . Alla fine della conferenza aprono il dibattito . Regista del dibattito è un altro promettente sacerdote salesiano : don Carlo Chiesa . Una delle prime domande, sparate da un giovane giapponese, è la seguente : « Io ho 17 anni ; ho letto tutto degli esistenzialisti . Che cosa ne pensa lei dell'esistenzialismo? » . Un'altra domanda : « Che effetti ebbe il Cristianesimo in Giappone?». La domanda nasconde una trappola . Capisco che l'interlocutore, pagano, vuol sapere perché le conversioni in Giappone siano tanto poche e perché il Cristianesimo non operi un intenso rinnovamento di vita con conversioni in massa come in altre nazioni dell'Africa o dell'Asia . IL GIAPPONE SI MURÒ NELL'ISOLAMENTO Enrico IV regnava in Francia, Elisabetta la Grande regnava in Inghilterra, Filippo Il moriva in Spagna . L'èra delle grandi scoperte dell'Occidente era cominciata da cent'anni . L'Estremo Oriente aveva perduto il suo mistero . Gli Olandesi si impadronivano dell'Indonesia . I Portoghesi osavano impiantare a Macao, alle porte della Cina, una base commerciale . Probabilmente il Giappone di allora era potenzialmente più forte di qualsiasi di quelle nazioni europee avventurose e avide . Contava'dla 28 a 30 milioni di abitanti . Forgiava per i suoi samurai le migliori sciabole del mondo e gli sarebbe stato facile adottare le armi da fuoco di cui aveva visto l'efficacia pochi anni prima . Popolo insulare, i suoi pirati si avventuravano sino allo stretto della Sonda . Il suo grande capitano, Toyotomi Hideyoshi, conduceva una campagna in Corea e, più importante ancora, aveva unificato il Paese spezzando le reni alla feudalità nipponica . Un tal Giappone era in misura di entrare in competizione con gli Europei e di aprirsi dei IL LIEVITO E LA PASTA Rispondo ricapitolando sommariamente i pochi cenni di storia del Cristianesimo in Giappone . I primi missionari che sbarcarono in Giappone furono tre portoghesi a bordo di una giunca cinese e vi furono sbattuti dalla tempesta . Trattati cortesemente e rinviati a Macao, informarono san Francesco Saverio, che nel 1549 sbarcò a Kagoshima . Dopo venti mesi san Francesco dovette lasciare il Giappone ; ma altri gesuiti e francescani riuscirono a impiantarvi il cristianesimo . Sopravvennero gli olandesi, preoccupati più dei loro affari commerciali che delle conversioni ; denunciarono subito il cattolicesimo come un veicolo di conquista e trasportarono all'estremità dell'Asia le lotte religiose che allora laceravano l'Europa . Le misure di rigore si succedono, formando un codice di claustrazione nazionale . Il Cristianesimo viene interdetto sotto pena di rappresaglie e di castighi atrocissimi . Spinti alla disperazione i convertiti, quasi tutti dell'isola di Kyushu, sotto la guida di cinque samurai cristiani, tentano una resistenza alle leggicapestro . Nel castello di Shimbara i resistenti sono messi a morte in numero di 37 .000 . Il Cristianesimo per uscire dalla clandestinità dovrà attendere altri 250 anni di segregazione finché il commodoro Matthew Perry con la sua squadra navale americana si farà aprire i porti di Hakodate e di Shimoda . « Ecco - spiego a quei giovanotti giapponesi - il 4 nuovi orizzonti . Invece di questa espansione che sarebbe stata naturale, avvenne un fenomeno stranissimo : al contatto dello straniero, al soffio delle idee venute dall'altro emisfero, il Giappone si chiuse come una sensitiva . L'Europa si espandeva sul globo . Il Giappone si murò nell'isolamento . DIBATTITO CON I GIOVANI GIAPPONESI Con don Attilio Klinger, un giovane missionario italiano, vengo invitato a tenere una conferenza ai giovani 24 liceali giapponesi del « Salesio Kotogakkò » di Kawa- Yasushi . Il primo giovane giapponese che parte missionario per l'America Latina, al porto di Kawasaki, insieme col padre, la madre e le due sorelle più piccole . Tokyo. Il tradizionale —ban- ) zai" giapponese durante una festa all'orfanotrofio di Kokubunji. shima, la guerra di Cina, la battaglia di Shangai, il massacro di Nanchino fino all'olocausto atomico di Hiroshima e di Nagasaki . Con don Attilio Klinger ricapitolammo la discussione su quell'interrogativo esasperato e inquietante lanciato dallo studente giapponese : « Che effetto ebbe il Cristianesimo in Giappone? ». Rivedevo mons . Cimatti (la sua tomba è nella cripta sotterranea della chiesa dello studentato filosofico e teologico di Tokyo-Chofu) : era stato il maestro della vecchia generazione di pionieri in Giappone . Il suo ricordo permane . Che effetto ebbe il Cristianesimo in Giappone? Amore di mamma : in Giappone come in tutto il mondo . Cristianesimo in Giappone lo si può paragonare a un pizzico estremamente piccolo di lievito che fermenta l'immensa pasta della società giapponese . È la parabola di Gesù che si ripete. Il Signore conosce bene l'ora del suo appuntamento con i 100 milioni di anime del Sol Levante » . 5000 YEN PER GLI INDIANI Alla fine del dibattito i giovani liceali del « Salesio Kotogakkò » di Kawasaki mi presentarono, con un inchino cerimonioso, 5000 yen per i ragazzi poveri dell'India . Al ritorno si attraversò la grande Tokyo sfavillante di colori al neon e trascolorante di luci . Rivivevo nella mia mente la stupefazione del mondo, agli inizi di questo secolo, quando il piccolo Giappone, emergendo dall'oscurità, ridicolizzò l'enorme Cina, divorò la sua flotta e la ricacciò con estrema facilità dalla Corea . Da allora la storia del Giappone si svolse serrata : l'incredibile guerra russo-giapponese, i siluri umani del generale Nogi sulle trincee di Port-Arthur, le grandi operazioni della Manciuria, il lungo periplo della flotta russa che dal Baltico si mosse per farsi annientare dai giapponesi a Tsu- IL COMANDO MISSIONARIO DI GESÙ La questione missionaria in Giappone è sul tappeto . Ai missionari del nostro tempo sono venuti meno i motivi tradizionali su cui si fondava la loro azione ; me lo ripetono a Tokyo in tutti i toni . Non credo però che sia venuto meno il comando missionario di Gesù che suona energico ed eterno nella finale del Vangelo di San Matteo, al capitolo 28 : il comando missionario di andare e di ammaestrare tutte le genti, un comando che è scoccato imperioso dal Cristo risorto e che ci vincola a essere a servizio della glorificazione escatologica di Dio . Cristo ha ricevuto ogni potere sul cielo e sulla terra e invia i suoi in tutto il mondo, appunto perché l'evangelizzazione ha lo scopo essenziale di far apparire e di realizzare pienamente la sovranità universale di Dio, che è già iniziata nel Cristo glorificato e risorto . « Di tutti i popoli fate dei discepoli », ha detto Gesù . Non basta quindi un'appartenenza anonima al Cristo . Cristo è il centro della creazione, della storia della salvezza e del mondo salvato . I missionari devono condurre tutte le genti a orientarsi verso questa pienezza del Cristo, ad accettarla, a inserirvisi profondamente . « FIGLI NEL FIGLIO » Il comando di Gesù non riguarda in primo luogo gli individui ; riguarda soprattutto i popoli, come comunità in cui Cristo non solo deve venire proclamato, ma deve divenire una presenza viva e operante, deve incarnarsi di nuovo in tutta la realtà sociale e culturale di quei popoli, essere il lievito nella vastissima pasta della cultura, del pensiero e della mentalità giapponese . Con ciò cadono le obiezioni mosse all'attività missionaria in base alle cifre delle conversioni . I missionari sono quindi i portatori della Pace, nel termine biblico di Shalòm : sono gli apostoli della riconciliazione e della pace . Ecco che allora la Chiesa cresce non tanto come istituzione quanto come organismo vivente, come prolungamento del Cristo . Forse la disfatta del Giappone nel 1945 e la rapidissima industrializzazione che lo ha portato a essere la terza grande potenza industriale del mondo, permetterà al lievito del Cristianesimo di sollevare e rendere soffice la pasta pagana . Crescerà il corpo mistico di Cristo, si diffonderà e si espanderà la vita divina del Figlio di Dio, e ci farà tutti «figli nel Figlio », secondo la stupenda espressione di Sant'Ireneo . • 25 c li indi possono essere convertiti e al cristianesimo con metodi pacifici, senza bisogno di fare una guerra contro di loro e di sbudellarne la metà » . Oggi tutti sarebbero d'accordo su questo principio ; ma 450 anni fa, quando fra Bartolomeo de las Casas lo sostenne per primo da solo contro tutti, passò per originale, utopista e anche un tantino pericoloso . Lui però riuscì a dimostrare con l'argomento inconfutabile dei fatti che aveva ragione, e da allora cominciò a srotolarsi la vicenda cristiana degli indi Quekchí del Guatemala : una storia tormentata, piena di colpi di scena, in gran parte sepolta nella penombra della foresta . Una storia che continua ancor oggi e ha per protagonisti sei missionari salesiani, che naturalmente condividono in pieno l'opinione di fra Bartolomeo de las Casas . In sunto la storia è tutta qui : gli indi Quekchí accettarono il pacifico invito dell'originale frate domenicano e si convertirono a Cristo, ma poi furono abbandonati a se stessi e smarrirono il Vangelo ; ora accompagnati dai sei missionari salesiani ripercorrono lentamente il sentiero della fede perduta. Una storia tutta da raccontare . In Guatemal a quasi centomila indi discendenti dagli antichi Maya, dopo aver abbracciato il Vangelo a ll'epoca delle conquiste spagnole, erano stati abbandonati a se stessi in seguito a tristi vicende politiche . Ora sotto la guida di sei missionari salesiani ripercorrono il sentiero che li conduce alla riscoperta di Cristo . MORI L'UCCELLO DELLA LIBERTA C'è un uccello nei boschi del Guatemala, con la coda lunghissima dai colori accesi : il quitzal . Se catturato non sopporta la prigionia e muore . Ora sta scomparendo . Era il simbolo di quegli nd ii uekchí e dlla e l oro nativa libertà. I Quekchí sono indi Maya . La storia dei Maya cominciò tremila, forse seimila anni fa. Ebbero il loro periodo fra il 200 e il e 900 dopo costruirono città piramidi, inventarono (unici in America) una vera scrittura, elaborarono un calendàrio più esatto di quello europeo . Poi, per cause misteriose decaddero, e quando nel 1519 il conquistador Fernando Cortés andò a sottometterli, trovò piccoli regni divisi e litigiosi, deboli e incapaci di difendersi . E li travolse . Il Guatemala, dove vivono i Quekchí, fu soggiogato da un luogotenente di Cortés, Pedro de Alvarado, giunto 26 nel 1523 con trecento soldati spagnoli GLI INDI QUEKCNÍ sul sentiero della DAL NOSTRO INVIATO DON ENZO BIANCO muniti di artiglieria e fiancheggiati da indi messicani alleati . A fronteggiarlo scese in campo il re più potente della regione, Tecún Umàn, e sulla sua fine fiorì una meravigliosa leggenda . Il duello fra i due condottieri di eserciti fu fiero e tremendo ; e quando Tecún Umàn cadde riverso al suolo, dice la leggenda che un quitzal, l'uccello della libertà, scese dal cielo, stramazzò sul suo petto e morì con lui . Poche leggende si sono dimostrate così « vere » . In teoria, secondo le leggi promulgate nella lontana Spagna, gli indi sconfitti dovevano conservare la loro piena libertà, essere cristianizzati e protetti ; in pratica quelli che non furono sterminati vennero ridotti quasi in schiavitù e sistematicamente sfruttati dai conquistadores. Ma ci fu un'eccezione, fra i trecento uomini di Pedro de Alvarado : un soldato di nome Bartolomeo de las Casas . VESTITI BIANCHI COME L'ANIMA Indignato per il comportamento inumano dei suoi compagni di ventura, Bartolomeo decise di schierarsi in favore degli indi indifesi . Tornò in Spagna, entrò nell'Ordine di san Domenico, fu consacrato sacerdote e rispedito in Guatemala . Era l'anno 1536, e decise di dimostrare al suo capitan generai Pedro de Alvarado che con gli indi si potevano usare metodi opposti ai suoi, e ottenere risultati di gran lunga migliori . In una impenetrabile foresta vivevano appunto gli indi Quekchí, sparpagliati in piccoli villaggi di capanne, rari come mosche bianche . Con le armi, era risultato impossibile sottometterli ; avrebbe tentato lui, fra Bartolomeo, col suo metodo, a farseli amici. Scelse un indio molto versatile e gran trafficone che conosceva lo spagnolo, gli insegnò i rudimenti della fede e un vasto repertorio di canti sacri . Poi lo caricò di mercanzie e cianfrusaglie portate dall'Europa, e lo inviò tra i Quekchí . L'indio vendeva e regalava quegli stranissimi oggetti, cantava con la sua calda voce armoniosa, faceva trasecolare i Quekchí. Lo portarono alla presenza del loro tacito Pop Matablatz, che si degnò di ascoltarlo, poi prese a interrogarlo sul significato dei canti (ma l'indio rispondeva : « Non lo so, chiedilo ai bianchi che mi hanno mandato ») ; allora domandò chi fossero e venne a sapere che non erano crudeli come gli altri e portavano un vestito bianco come la loro anima ; alla fine lo accomiatò con l'ordine di ritornare accompagnato da quegli uomini singolari . Fra Bartolomeo e due altri benedettini subito accorsero, destarono una grande impressione, il tacito Pop Matablatz domandò di essere battezzato con tutto il suo popolo, e fu accontentato . Così fra Bartolomeo vinse la sua sfida con Pedro de Alvarado, e dette al territorio degli indi Quekchí il nome di « Verapaz » . Lo conserva tuttora . Forte del successo ottenuto mentre altri suoi confratelli lavoravano con impegno in quell'insperata vigna del Signore - fra Bartolomeo riprese la sua lotta . Dodici volte attraversò l'Atlantico per difendere gli indi . Fu consacrato vescovo, ottenne leggi sempre più giuste, ma non ottenne che fossero applicate . Tra il dire e il fare, c'era in mezzo il mare, anzi un oceano . Sfiduciato sfogò la sua amarezza scrivendo libri . Raccontò per filo e per segno, e consegnò alla storia, le ingiustizie e le crudeltà dei conquistadores . Forse, trascinato dallo zelo, esagerò un poco; resta però di lui il giudizio di uno studioso francese : « Fra Bartolomeo de las Casas nei suoi scritti ha anticipato di due secoli la dichiarazione dei diritti dell'uomo » . I DISCENDENTI DAL GRANTURCO La vigna di Quekchí si dimostrò difficile da coltivare . La rarefazione degli indi nella boscaglia rendeva complicato riunirli per istruirli (difficoltà che esiste tuttora) . E poi la fede in Cristo incontrò sorde resistenze nei tradizionali culti idolatrici . I Quekchí, come tutti gli indi Maya, avevano diversi dèi da adorare e vedevano spiriti dappertutto : nelle acque, nelle montagne, negli alberi, nel granturco che era il loro cibo principale (anzi, loro stessi erano discendenti del granturco : gli « dèi nonni » della loro mitologia all'inizio dei tempi avevano impastato del granturco, e con esso avevano plasmato le prime quattro coppie di uomini, da cui discendevano tutti gli abitanti del Guatemala) . Gli spiriti erano buoni o cattivi, e bisognava pregarli tutti per avere l'aiuto dei primi e la neutralità dei secondi . Agli spiriti piaceva molto l'incenso, la cera delle candele e il sangue di certi animali spruzzato qua e là : si saziavano di queste cose, e poi mostravano indulgenza verso i loro devoti . Contro tutte queste superstizioni i missionari domenicani lottarono a lungo, con pazienza e tenacia . Costruirono chiese solide e massicce, in piedi ancora oggi ; a poco a poco riuscirono a far penetrare il messaggio di Cristo . Lavorarono al fianco dei loro indi per più di tre secoli, difendendoli contro lo sfruttamento dei coloni bianchi . L'uccello quitzal tornava a vivere nella foresta, grazie a quella verità che, come dice san Paolo, rende liberi . Poi tutto cambiò . Nel 1821 il Guatemala si staccò dalla Spagna e divenuto indipendente, cadde per decenni sotto governi massonici di colore' anticlericale che ostacolarono il lavoro missionario . Nel 1871 salì al potere el reformador Justo Rufino Barrios, che in pochi anni cacciò dal paese tutti i religiosi . Anche i domenicani dovettero andarsene, lasciando gli indi Quekchí al loro destino . Rimasti soli, gli indi dovettero vedersela di nuovo con le antiche divinità e gli spiriti buoni e cattivi che man mano tornavano a farsi più esigenti richiedendo incenso, spruzzatine di sangue e altre superstizioni . Qualche sacerdote dal vicino Messico di tanto in tanto varcava il confine e faceva tra loro una scorribanda apostolica, ma non bastava per conservare agli indi la loro fede . Ne venne fuori una religione ibrida e complicata, un miscuglio di fede e superstizioni che durò decine d'anni, fino al 1939, fino all'arrivo del primo salesiano di Don Bosco . CRISTIANI ALLA LORO MANIERA Aveva detto il vescovo di Verapaz : « Prenda pure quante parrocchie vuole » . In realtà quelle parrocchie esistevano solo sulla carta e nella 27 buona intenzione di sua eccellenza . Il superiore salesiano ne scelse una, quella dei Quekchí con 2500 chilometri quadrati di superficie e 100 .000 abitanti, di cui 90 .000 erano indi e il resto meticci . Carchà era il centro più popoloso, con tre o quattromila abitanti, e divenne capitale della parrocchia . Il primo salesiano, don José Schmitz, si buttò nella mischia . C'era tutto da fare, centomila anime da ricollegare a Cristo . Ed era solo . Andava qua e là dove lo chiamavano, sempre di corsa . C'era da sfiancarsi . Venne ad aiutarlo il padre don Giuseppe Dini e si mise di corsa anche lui . Poi, con la seconda guerra mondiale, don Schmitz che era tedesco fu internato e don Dini continuò da solo . Per sedici anni si aggirò nella sua enorme parrocchia, a piedi, a cavallo, in canoa . Un calcolo approssimato fa salire a 75 .000 i chilometri percorsi : quasi due volte il giro del mondo . Poi vengono altri salesiani, aprono opere stabili nel centro di Carchà, organizzano meglio le visite ai villaggi . Così il lavoro apostolico si intensifica e comincia a dare i suoi frutti . Bisogna mettercela tutta, perché il collegamento di quelle centomila anime con l'impianto centrale della Chiesa è più difficile del previsto . A sentir loro, i Quekchí sono ottimi cristiani . Vogliono il battesimo, il matrimonio religioso, la messa . Quando sono in chiesa stanno ore intere immobili e attenti, affamati di ciò che ascoltano . Imparano i canti con grande facilità, se sono nella loro lingua li cantano con entusiasmo . Quando pregano il tempo si ferma : sillabano adagio e prolungano le vocali finali in modo da impiegare tre quarti d'ora per recitare un rosario . Vivono la settimana santa con una partecipazione commossa. Se manca il sacerdote (e manca quasi sempre, non può essere dappertutto), fanno da soli le processioni ripetendo con verosimiglianza le scene della passione e mettendoci tutta la teatralità che commuove le loro anime semplici . Ma poi devono pur vivere, e per loro vivere è mangiare il granturco, e per loro il granturco appartiene al mondo delle divinità ancestrali e degli spiriti buoni e cattivi . Prima di seminare, bisogna chiedere il permesso 28 allo spirito della montagna, che è un San Pedro Carchà (Guatemala) . Don Juan José Guzman, missionario tra i Quekchí . tipaccio capace di tutto . È capace, per esempio, di tirar giù i fulmini dalle nuvole . Ogni montagna ha il suo spirito, e più è alta più lo spirito è potente, e bisogna domandargli il permesso di seminare sui suoi campi . Poi, prima di seminare, bisogna vegliare sui semi . Vegliano tutta la notte con preghiere e canti, e - poiché sono anche filosofi - con mangiate e bevute . Dagli spiriti dipende se il granturco crescerà bene o male, e per renderseli propizi i Quekchí costruiscono cappelline ai bordi dei campi e vi bruciano candele . Di solito gli spiriti buoni collaborano come si deve, e il raccolto è abbondante . Allora i Quekchí fanno un'altra festa, con canti e mangiate in onore di tutto il loro Olimpo . E tutto questo secondo loro va perfettamente d'accordo con l'essere cristiani . UBRIACHI, MA UNO PER VOLTA I missionari devono vegliare anche sulle povere condizioni di vita degli indi. Abitano in capanne squallide, lavorano per conto proprio o a giornata presso i coloni, si sposano giovanissimi e mettono al mondo un sacco di figli che non sanno allevare . La madre pone la sua creatura in un grosso fazzoletto e lo porta sulla schiena . Se lavora in casa appende il fagotto a un chiodo della capanna, se lavora in campagna lo appende al ramo di un albero . Le malattie infettive decimano inesorabilmente questi bambini . I bianchi e i meticci possidenti di aziende agricole fanno lavorare gli indi a giornata, ma eredi dello spirito degli antichi conquistadores, li sfruttano senza misericordia . La paga normale di una giornata di lavoro è 35 centavos, duecento lire . Ma in certe aziende il padrone, dopo aver fatto lavorare l'indio per quindici giorni, alla fine gli dice : « Vai nel bosco, tàgliati la legna che vuoi e vendila ». E si tratta del bosco che il colono ha dichiarato sua proprietà, ma che da millenni apparteneva agli uomini Maya . L'uccello quetzal si fa sempre più raro da quelle parti ; per i discendenti di Tecún Umàn non c'è ancora libertà . Per consolarsi delle loro sventure i Quekchí bevono . Non l'acqua, che è cattiva e infetta, ma l'alcool, che non manca e che si fabbricano . Estraggono un succo dalla canna da zucchero, lo fanno fermentare e ne ottengono un liquore molto forte e poco igienico chiamato boj. La legge glielo proibisce (l'alcool è monopolio di stato), ma loro lo fanno lo stesso . Bevono e si ubriacano . E lo fanno con filosofia, marito e moglie mai insieme ma uno per volta, a periodi alternati . Nulla è rimasto dell'antico splendore Maya . Abbandonati a se stessi, decadrebbero ancor più . Eppure sono anch'essi fratelli in Cristo, redenti dal suo sangue . Per questo i sei missionari salesiani si prodigano, e riescono a risanare tante situazioni e a preparare un futuro più umano . I SANTI IN SCATOLA ASCOLTANO MESSA I missionari dedicano gran . parte del loro tempo a visitare gli indi dispersi nell'immensa parrocchia : con diversi viaggi che durano un mese e anche più, riescono a incontrarli tutti anche due volte all'anno . Ogni missionario si mette in cammino, per lo più a cavallo, in compagnia di un catechista indio . Arriva al villaggio sul far della sera e viene ricevuto con grandi onori dalle « autorità » locali, con allegria dagli adulti e con le capriole dai ragazzini . Per prima cosa controlla che la capanna promossa alla dignità di chiesa sia in ordine . Intanto quelli del villaggio avvertono gli indi sparsi nei dintorni : sparano razzi in cielo, ben visibili anche da lontano, e tutta la notte fanno funzionare il loro telegrafo, un grosso tamburo che ogni quarto d'ora diffonde il messaggio in codice. Al mattino per tempo gli indi cominciano ad arrivare . Il missionario confessa ed esamina i documenti dei matrimoni . Per concessione governativa, è anche funzionario dello stato e redige i matrimoni civili che poi trasmetterà al municipio di Carchà . Queste operazioni durano fino alle undici e anche più, dando modo ai più lontani di arrivare in tempo . Arrivano portando i loro santi, cioè quadretti e statuette fissate in scatole di cartone, che abitualmente tengono in casa a protezione della capanna e dei suoi abitanti . Quando arriva il missionario si portano dietro i santi, perché prendano messa anche loro . Il posto di questa coorte celeste è intorno all'altare, come si conviene. Quando tutti sono radunati, il missionario tiene l'istruzione religiosa, poi celebra la messa con i matrimoni religiosi e le prime comunioni . Una funzione eterna, ma gli indi non hanno la minima fretta . Terminato il rito, ci sono ancora le nascite da registrare e i battesimi da amministrare . Finalmente si può mangiare un boccone . E si riparte . Gli indi - con i santi in scatola che da bravi cristiani hanno ascoltato la messa - tornano alle loro capanne disperse ; il missionario allunga il passo per raggiungere il prossimo villaggio dove lo attendono nuove feste, nuovi problemi familiari da risolvere, nuove scartoffie burocratiche da riempire, neonati, sposi, malati da benedire, da incoraggiare, da portare a Cristo . DIO LI VUOLE LIBERI Carchà oggi porta i segni della trasformazione avvenuta in questi anni . Non è più il pigro villaggio addormentato nel bosco che trovò don Schmitz trent'anni fa. Ha il sindaco, la luce elettrica, l'ufficio della posta e del telegrafo, e buone strade . Il missionario don Cordoni nel 1963 ha costruito le scuole e ha chiamato a dirigerle un gruppo di suore benedettine provenienti dal Canada . Ci sono tre classi elementari e tre corsi successivi, le frequentano indistintamente figli di bianchi, di meticci e di indi . Anche lo stato recentemente ha aperto a Carchà e dintorni dodici scuolette elementari . Funziona pure un dispensario medico con una suora infermiera . C'è per gli indi di buona volontà una « cooperativa di eredito » . indi, e dalla parrocchia di Carchà ogni domenica giunge sulle onde dell'etere a vicini e lontani la messa festiva con l'omelia in lingua quekchí . I missionari preparano buoni catechisti, ne hanno diversi in parecchi centri . Ogni tanto li radunano per una « quattro giorni » di aggiornamento, durante la quale approfondiscono il contenuto della fede, affrontano i problemi comuni e imparano un po' di igiene da insegnare agli altri . Questi indi catechisti tornano ai villaggi rinnovati e ricaricati . Si trova in tutti, a Carchà, un desiderio sempre più efficace di progredire. Perfino la piaga dell'ubriachezza comincia a rimarginare . L'ufficio del monopolio statale per lo spaccio delle bevande alcooliche ha riscontrato nella zona una sensibile diminuzione nelle vendite, e la cosa sotto il suo punto di vista risulta preoccupante, mentre sotto il punto di vista dei missionari risulta semplicemente entusiasmante . I salesiani sentono di dover moltiplicare la loro presenza e accrescere i loro centri di irradiazione . L'anno scorso hanno aperto una nuova residenza missionaria a Campur, cinquanta chilometri più addentro nella foresta . Per assistere i centomila par- San Pedro Carch3 (Guatemala) . Anche gli indi Quekchl hanno i loro divertimenti . Soprattutto, i missionari lavorano per i giovani, che portano in sé il futuro del loro popolo . Hanno costruito campi sportivi e impiantato una biblioteca circolante . Organizzano i ragazzi in gruppi di attività sociale e di apostolato, come 1'« Azione cattolica rurale » e la « Legio Mariae » . Le prime radioline a transistor hanno cominciato a circolare tra gli rocchiani occorrono però altri centri e altre braccia . Intanto una cosa è certa : gli indi Quekchí si avviano di nuovo verso la fede e la libertà . Dio li vuole liberi, come l'uccello della leggenda . E di fatto - accompagnati dai sei missionari salesiani - già ripercorrono lentamente il sentiero della loro fede perduta . 29 PER INTERCESSIONE DI MARIA AUSILIATRICE «SICCHÉ SPERATE NEL MIRACOLO?» Mio padre di 87 anni venne ricoverato per accertamenti in un ospedale della provincia di Milano . Dopo 24 giorni di degenza, durante i quali continuò a peggiorare, il primario mi disse che avrebbe dovuto essere operato di tumore o di empiema con calcoli al fegato . La cosa non era chiara, quindi si sarebbe dovuto aprire per vedere . Data l'età e lo stato di deperimento (pesava 50 kg .) non ritenni opportuno l'intervento . Rafforzai invece le mie suppliche a Maria Ausiliatrice e le chiesi la grazia che mi illuminasse sulla decisione che urgeva prendere . Subito mi si schiuse una speranza : trasferii mio padre in un ospedale del bresciano in cura da un professore amico. La mattina che attendevo la barella per portare mio padre a Rovato, il primario mi chiese con un sorriso ironico : « Sicché sperate nel miracolo?». lo vedevo che mio padre era molto grave, ma mi sorreggeva una grande fiducia nell'Ausiliatrice . Dopo altri quaranta giorni di alternative e di ansie, quando ormai mi rassegnavo al peggio, mio padre cominciò a migliorare, e tanto rapidamente che in una settimana veniva dimesso dall'ospedale senza aver subito alcun intervento . Ora è aumentato di parecchi chilogrammi e vive la sua vita normale . Ringrazio pubblicamente Maria Ausiliatrice che in molte occasioni mi fu Madre provvida . Milano JOLE SI VALLI GUARITO DA DIFTERITE ACUTA Rendo nota la grazia della guarigione completa del mio figlio Ciro, dell'età di due anni, da una forma acuta di difterite faringo-tonsillare . In quella occasione pregai con fede e fiducia Maria Ausiliatrice e San Giovanni Bosco . Alle mie preghiere si unirono quelle innocenti di un altro mio figlio di cinque anni . Commossa e riconoscente, ringrazio i miei intercessori e prego affinché continuino a proteggere i miei cari . Ercolano (Napoli) CONCETTA SCARCELLA MARIA AUSILIATRICE LE SALVA LA MAMMA 30 Nel maggio dell'anno scorso la mia mamma, alla quale era già stato asportato un rene, fu ricoverata d'urgenza in ospedale per un blocco renale all'altro rene . I medici le avevano dato poche ore di vita, ma vollero tentare l'operazione. Le mie suore affidarono la sorte della mamma a Maria Ausiliatrice, con E DEL SUO APOSTOLO SAN GIOVANNI BOSCO la promessa che avremmo reso pubblica la grazia . La nostra gioia fu grande quando, proprio nel giorno dedicato a Maria Ausiliatrice, la mamma poté ritornare convalescente a casa. A distanza di un anno, posso mantenere la promessa . Riconoscente, invio offerta . Soverato (Catanzaro) GIUSEPPINA GALLELLI Giovanni Tamagnone e Famiglia (Riva di Chieri) si dichiarano riconoscenti a Maria Ausiliatrice e a S . G . B . per aiuto e protezione ricevuti in un incidente stràdale . La Famiglia Foglia (Chiari - Brescia) è grata a M . A . per aver protetto e fatti uscire illesi i figli Mario e Sergio dalle macerie dopo il crollo di un cascinale . Il cumulo e il volume dei massi e le pesanti travi cadute rendono più chiara e visibile la grazia . Maria Rinaldo in Maritano (Legino - Savona) era in pericolo di perdere la vista. Invocò con tanta fede S. G . B . e oggi può dichiarare che è guarita . O . H . B . (Torino) dichiara che S . G . B ., al quale si era rivolta con preghiere, le ha fatto due grandi grazie. Maria Allione (Morozzo - Cuneo) attribuisce a M . A., a S . D . S. e a S . M . Mazzarello la guarigione del nipotino Claudio, malato di un tumore al rene destro e del quale i medici avevano dichiarato assai problematica la guarigione . Rosa Casazza (Casanova di Rovegno - Genova) dichiara che una sua nipote toccò con mano fino all'evidenza l'intervento di M . A. e di S. G . B . in occasione di una maternità difficile e minacciata da ripetute emorragie . Consuelo Urgell in Becherucci (Latina) aveva il figlio universitario ammalato. I medici non riuscivano a diagnosticare il male . Lo raccomandò a S . G . B . e a S. D . S ., e il figlio poté riprendere gli studi e conseguire la laurea in medicina, Giovanna Maria Cagnolo (Castelboglione Asti), in seguito a una caduta, aveva riportato una grave frattura al femore. Date le sue condizioni di salute, il caso si presentava piuttosto serio . Una figlia di M . A . pregò e fece pregare . E la grazia non si fece attendere : è guarita perfettamente con stupore dei primari . Mario Porello invia un'offerta in segno di viva riconoscenza a M . A. e a S . G . B . per una segnalata grazia ricevuta . La Famiglia Flavio Giolito ringrazia M . A., S. G . B ., S . D . S. per favori ottenuti e invoca ancora la loro protezione . Romeo Raviglione (Villardora - Torino) scrive : «Rendo grazie a M . A . che si è interessata di noi . anche se si trattava solo di un problema di ordine materiale ; però nel frattempo è servito a scuoterci l'animo, invogliandoci ad accostarci a Lei e ad essere, per riconoscenza, più cristiani nella vita» . Luigi Ulvani (Piacenza) comunica che aveva la sorella in punto di morte . Si è rivolto a San G . B . e da quel momento la sorella si è ripresa . Oggi, trascorsi sei mesi, sta benissimo . Angela Giubergia (Boves - Cuneo) ringrazia M . A . per aver ottenuto un impiego buono e confida in Lei anche per l'avvenire . Adriano Serra attesta : « Avevo una carissima persona di famiglia lontana dalla santa Comunione da oltre 40 anni. Maria Ausiliatrice, servendosi del mio bambino, portava la persona amata ai Santi Sacramenti . Mantengo la promessa di rendere pubblica la grazia e faccio offerta» . C/ HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE MESE DI SETTEMBRE (continuazione) Goglio Sandretto Maria - Gori Antonietta Grasso Porretti Eugenia - Grasso Tommaso Grillo Giuseppa - Grimi Enrico - Guidotto Rosina - Guglielmino Gaetano - Henriet Virginia Jacovelli Maria - Imparato Aniello - Isabel Palmira - Isola Angela - Lando Maria - Landolina Rosa - Langero Teresa - Lanzi Ancilla - L'Episolo Rizzo Silvestra - Leveratto Mimma - Li Vecchi Margherita - Livellara Carolina - Lo Bianco Ignazia - Luca Antonina - Macaluso Salvatore - Maffei Maria Angela - Maganzani Anita - Maggio Mariella - Mapelli Lina ved. Airoldi - Mapelli Nucci - Marasà Flora - Marchelli Serafina ved. Porazza - Marchese Pierina - Marchino Francesca - Mariella Maria Assunta Marongiu Francesca - Martelli Francesca - Martinez fam . - Marzola Albina - Masi Cinotti Emilia - Masina Luigia - Massuerotti Settimo Meinardi Giuseppa - Merola Angelina - Messina Barone Pina - Micheli Valeria - Milanesio Chuquer - Milani Cesarina - Molina Laura Montorsi Rosina - Monzini Bruna - More Grazia - Moretti Sestile - Muratore Rosa e Nunzia Musazzi Maria - Musso Arcangelina - Musuraca Flora e Nietta - Nardi Berti dott . Jacopo - Naretto Lorenzo - Narici Polizzi rag. Stefano - Nisii Berardo - Noto Teresa - Novarina Ardito - Oberto Maria - Oddone Carolina -' Onidi Lilliu Gina Orsomarso Perrone Alfidia - Palazzo Salvatore Palermo Vincenza - Palomba M . Grazia - Parisi Angelo - Paschetta Costanza - Pasi Paola - Pelizzari Pasquina - Pelucchi Silvia - Pertusati Carlo Petrazzi Igino - Pezzana Maria - Pinana Giuseppina - Pipet Caterina - Piras Arcangelo - Pischedda Battistina - Pizzuti Vera - Pizzuti Vincenzo Pravettoni Bambina - Prina Ermenegildo - Proto Maria - Puglisi Graziella - Rei Margherita - Revello Domenica - Rinaldi Boido Maria - Rivetto Maria Domenica - Rocca Maria - Ronchei Celestino - Ruggeri Anna ved. Zucchelli - Sacco Liana - Salmini Giusi - Saviotti Palmira - Scarso Teresa Scopelliti Giuseppina - Silvestri Italia - Socaro Giovanna - Solci Scarpi Candida - Sonu Agnese Soprana Alfredo - Spagoli Francesca - Stanca Antonio - Stella Marconi Lelia - Stralla Modesto e Clotilde - Strambio Lucia - Straziata Maria Suriana Giuseppe - Tarantino Angela - Tempia Lina - Terzi Gina - Tesoro Enza - Tessieri Cesarina - Thiebat Pietro - Tinnirello Gaetana Tira Lana ved . Catania - Tosonotto Giovanni Tovazzi Caenelli Augusta - Trovato Lina - Ugazio Giovanna - Valente Maddalena - Varvello Maria ved. Bussa - Vasina Ettore - Vassallo Eugenia Vaudano Lucia - Vecchiutti Franco - Velardi Maria - Ventimiglia Mariangela - Verdara Elisabetta - Veronese Carolina - Vettori Anna - Vitione Turino - Vocale Costantina - Volani Anna Zallo Caterina - Zanassi Teresa - Zauli Lucia Zerbio Nunzio - Zorzoli Giovanna . MESE DI OTTOBRE Abate Francesco - Albaretto Belmonte Angela Alegge Lucia - Ali Beatrice - Antolini Maria Antonioli Francesco - Antoniolo Maria - Armiero Gregorio - Avancello Rosalia - Balbiani Salvina Balbiani Piatti Giovanna - Ballerini Teresa Banchio Giuseppina - Bandino Maria Antonietta Bani Luciano - Baraboschi Vittorio - Barbieri Mercedes - Bartolotta Maria - Barucco Francesco Bergamino Rita - Biscaldi Luigina - Bologna Sara Bona Marisa Ved . Manera - Bonaffini Cav. Vincenzo - Bonomi Laura - Bonzi Paroli Francesca Borgna Annunziata - Bovone Esterina - Bozano Caterina - Briggi Teresa - Brizio Barbero Angela CAMBIO D'INDIRIZZO PER INTERCESSIONE DI SAN DOMENICO SAVIO L'ELICOTTERO ANDÒ IN PEZZI Mio marito, pilota d'elicottero, volava in alta montagna, quando il motore cominciò a perdere giri e a non rispondere più ai comandi . Riuscì a stento a non precipitare contro alcune rocce e a fare un atterraggio di fortuna . Data la velocità della discesa, l'elicottero, non comandato, al contatto del terreno, capottò due o tre volte andando in pezzi . Mio marito e l'altro occupante l'elicottero uscirono indenni, con solo qualche graffio . Li ha protetti San Domenico Savio, che prego quotidianamente e di cui porto l'abitino . Anzi proprio nella stessa ora in cui avvenne l'incidente, lo stavo pregando perché proteggesse mio marito, quasi presaga del pericolo che correva . Grazie, San Domenico Savio . familiari e amici . Ora, riconoscente, desidero che venga pubblicata la grazia, che ha portato la vita e la gioia in casa nostra . San Severo (Foggia) ANGELA SORICELLI Già due maternità avevano avuto esito negativo e disperavo ormai di veder compiuto il desiderio ardente di divenire mamma quando, per suggerimento di una Cooperatrice salesiana, incominciai a pregare San Domenico Savio, indossandone l'abitino . Alle mie preghiere unì le sue la persona che mi aveva dato questo consiglio . La nostra fervida invocazione è stata esaudita e sono mamma felice di una bimba che ho chiamato Maria Antonietta Domenica . Roma GISELLA POGGI Basian di Prato (Udine) MARIA RITA BON VICINI ANCHE GLI SPECIALISTI HANNO PARLATO DI UN FATTO MIRACOLOSO Mia sorella stava per morire, colpita da tumore al cervello . Pregai con fervore San Domenico Savio e feci una novena perché la salvasse e le concedesse di ritornare a casa da suo marito e dai suoi due piccolissimi bambini . Pregai contemporaneamente molti altri Santi, perché il caso era disperato . Per loro intercessione, e in particolare per quella di San Domenico Savio, il miracolo tanto atteso si è verificato. Mia sorella poté essere operata e, invece di un tumore al cervello, come affermavano i medici, le fu riscontrata una semplice ciste, tanto che perfino gli specialisti hanno parlato di un fatto miracoloso. Ora mia sorella ha riacquistato la vista, l'atroce mal di testa che la tormentava è scomparso ed è in atto un deciso ritorno alla normalità . Ritengo mio dovere adoperarmi perché sia glorificato sempre più questo santo Ragazzo . Verona I coniugi Peirone (Cuneo) attestano : « Desiderosi di dare una compagnia alla nostra bambina, ci rivolgemmo con fiducia a S . D . S . Indossato da pochi giorni l'abitino, avemmo la certezza che il nostro desiderio sarebbe stato esaudito . A suo tempo, infatti, a rallegrare la nostra casa venne, bella e sana, la piccola Domenica Maria, chiamata così in onore del nostro caro Santo . Sciogliamo il nostro voto e precisiamo di essere riconoscenti al Santo una seconda volta per altra grande grazia ricevuta » . Maria Rosa Nigro (Cosenza) invocando S . D . S . « con fede immensa », fu in breve tempo liberata da una malattia che le impediva di continuare gli studi . Fausta Colli Torneino (S . Pietro Apostolo Catanzaro) è vivamente grata a S . D . S. perché ne ha toccato con mano l'assistenza in occasione di un intervento chirurgico all'occhio destro . Franca Longhitano (Bronte - Catania) scrive che la sua piccola Mariella di sei mesi venne colpita da una intossicazione di terzo grado che fece temere della sua esistenza; ma invocando S . D . S., a cui era stata votata dalla nascita, ne ottenne la guarigione . Carla Allegra Fornara (Borgomanero - Novara) rende noto che la nascita del figlio Paolo fu una bella grazia di S . D. S. perché era nato asfittico e solo una mezz'ora dopo prese a dar segni di vita, mentre con viva fede la madre pregava il piccolo Santo . ANNA MARIA GOVERNO RANCAN MAMME PREMIATE NELLA LORO FEDE Invio un'offerta a San Domenico Savio che ha allietato la mia casa con la nascita di un bel bambino, al quale abbiamo dato il nome di Domenico . Ero sfiduciata perché nei dodici anni di matrimonio il nostro focolare era rimasto vuoto . Mi sono rivolta al Santo, ne ho indossato l'abitino e ho pregato con tanta devozione insieme con i miei Coniugi Ghirardi (Chiari - Torino) comunicano che la loro bambina Elisa di anni 10, colpita da forma nefritica, aveva creato nei genitori una grave preoccupazione . Invocarono S . D. S . indossando alla bambina l'abitino del Santo, e oggi la loro bimba ha riacquistato in pieno la sua salute . Margherita Brindzova (Klastor pod Znievom Slovacchia) ringrazia S . D . S . per la sorella, che ebbe il più felice esito di tre maternità, benché le previsioni umane facessero temere il contrario . Ofelia Zanetti (Seveso San Pietro - Milano) toccò con mano l'assistenza di S . D . S . alla nascita del quarto bimbo, nonostante le previsioni contrarie dovute al fatto del sangue negativo nella mamma e positivo nel babbo . In caso di trasferimento o di trasloco, vi saremo grati se ci comunicherete, insieme con l'indirizzo nuovo, anche quello vecchio da sostituire . Se ce lo comunicate con il conto corrente postale, vogliate notalo nello spazio destinato alla corrispondenza . Anna Ugliano (Ottaviano - Napoli) fece con grande fede una novena a S . D . S . e ottenne la grazia di un sensibile miglioramento di salute . Coniugi Luigina e Giorgio Griseri (Torino) ringraziano S. D . S . per la sensibile protezione accordata alla loro piccola Antonella ammalata . Maddalena Baston (Spin - Vicenza) attribuisce a S. D . S. il miglioramento di una nipotina di due anni, che andava soggetta a febbri periodiche . Maria Cincelli (Trento) fece con fede la novena a S . D . S . e con grande stupore vide scomparire ogni disturbo nella figlia Paola . Lucia Tamini fu Bortolo (Corteno Golgi Brescia) in un momento d'angoscia si è rivolta con fiducia a S . D . S ., promettendo un'offerta per le Opere salesiane. Fu esaudita . Lucia Gavatorta (Racconigi - Cuneo) affetta da esaurimento nervoso ribelle ad ogni cura, si è rivolta a S . D . S . e oggi si sente migliorata . Valentina Bettegal (Pieve di Soligo - Treviso) scrive : « Ho perduto un nipote : un bravo e buon ragazzo di 18 anni. Non sapevo come rassegnarmi e chiedevo a S . D . S. un altro nipote da chiamare come lui. Dopo un anno, nella notte dall'8 al 9 agosto, anniversario della morte del nipote, nacque a una mia nuora un maschietto . Al caro Santo il mio grazie». Clara Quarna ved . Testori (Cavaglio d'Agogna - Novara) non sa come esprimere la sua riconoscenza a S . D . S . che, dopo dieci anni di fervide preghiere, l'ha esaudita concedendole la gioia di avere una nipotina, quando tutte le speranze sembravano perdute . Ida Poverello in Martini (Castel Vittorio - Imperia) invia offerta a S . D. S . quale protettore delle mamme per la grazia di aver avuto, dopo due maternità deluse, una bimba bella e sana, che ha posto sotto la sua protezione . Degiorgis Ernesto e Renata (Asti) sono grati a S . D . S . che ha protetto mamma e bambino in circostanze difficili e li ha resi felici con la nascita del piccolo Daniele Domenico . Miranda Celso manda offerta per la guarigione della piccola Sandra . Lidia e Marino La Gatta ringraziano profondamente S . D . S . per la felice nascita e crescita del loro Ezio, nonostante le molte difficoltà intervenute. Lia Cellura (Licata - Agrigento) aveva un caso difficilissimo da risolvere. Si è rivolta con tanta fede a S . D . S. e ha ricevuto la grazia che ha riportato la gioia e la serenità nella famiglia. Toni Franca Montemuri (Modena) aveva la mamma in condizioni preoccupanti e con la prospettiva di una operazione dichiarata necessaria. L'affidò con fede a S. D . S . e la vide migliorare ogni giorno . Oggi sta abbastanza bene . Coniugi Rosalba e Roberto Roberti (Torino) ringraziano il caro S . D . S . per grazie ricevute e invocano la sua protezione sui loro tre bambini Alessandro, Pier Giorgio e Giovanni . Maria Morino (Enna) è lieta di rendere testimonianza alla bontà di S . D . S. che, da lei invocato con fede, è intervenuto e l'ha liberata da un grave pericolo e l'ha protetta in ogni circostanza . Regina Terragni (Carpeneto - Alessandria) aveva il marito in condizioni disperate per una grave malattia, della quale il dottore non dava speranza di guarigione . Fece una novena a S . D. S. e al termine di essa il dottore dichiarava che il marito era salvo . 31 PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI SALESIANI DEFUNTI Coad. Nicola Odone t a Bagnolo Piemonte a 93 anni . Coad. Bassiano Cominetti il Cardinale Giuseppe Pizzardo f io agosto 1970 a 93 anni . Le varie tappe della lunga vita del card, Pizzardo, che dalla nativa Savona è giunta all'ultimo termine all'ombra della Cupola di San Pietro, sono strettamente legati a momenti solenni e difficili della storia-della Chiesa . Il suo nome infatti va associato strettamente ai pontificati di Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, specialmente agli ultimi due . Non vi è stato atto, forse, di questi due grandi Papi nel quale Egli non abbia avuto parte non secondaria in uno spirito di umile servizio, che si manifestò in tutta la sua dedizione in momenti anche difficili . Alla sua scuola, sotto la guida e lo stimolo del suo esempio si sono formati e preparati altri Prelati che in seguito, diedero la loro misura nel servizio diplomatico, presso la Segreteria di Stato e negli altri Dicasteri della Curia Romana . Fu lui che nel lontano 1921 chiamò a sé il giovane sacerdote Giovanni Battista Montini, come lo stesso Paolo VI ha ricordato ai fedeli prima della recita dell'Angelus la domenica dopo la morte del card . Pizzardo . Affezionato Exallievo del nostro Oratorio di Savona, conservò sempre i più grati ricordi di quei salesiani e degli antichi amici dell'Oratorio, che l'avevano edificato« con la loro pietà e le loro virtù' . Alla Famiglia Salesiana diede ripetute prove della sua stima e benevolenza, partecipando alle nostre manifestazioni e largheggiando di aiuti e consigli sia come Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi - oggi per l'Educazione Cattolica - e sia come Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Albano, nel cui ambito operano tre nostre Case . Nel Congresso Nazionale degli Exallievi, tenutosi a Roma nel 1957, gli fu conferita la Tessera d'onore di appartenenza alla Federazione Exallievi di Don Bosco . Il compianto Cardinale in quella occasione dichiarava che x l'ambita tessera gli era tornata quanto mai gradita' e che x la circostanza, tanto bella e commovente, gli faceva ritornare alla memoria gli anni, ormai lontani, in cui, nella sua Savona, frequentava l'Oratorio salesiano e attingeva da quei benemeriti suoi Educatori il meglio per la formazione e l'orientamento del suo spirito ®. Don Stanislao Plywaczyk t a Kopiec -(Polonia) a 9o anni . Era nato in una famiglia profondamente cristiana che ebbe 17 figli, tre dei quali si fecero salesiani . Don Stanislao, affascinato dalla figura di Don Bosco, andò nel 1894 a Torino e tre anni dopo si consacrava al Signore nella nostra famiglia . Compiuti gli studi filosofici, fu inviato alla prima casa salesiana aperta in Polonia, a Oswiecim, dove compì il tirocinio insieme con il futuro cardinale Augusto Hlond . Nel 1906 fu ordinato sacerdote . Da quell'anno svolse la sua attività in varie nazioni . Fu direttore a Oswiecim, direttore e maestro dei novizi a Radna (Jugoslavia), direttore della prima casa aperta in Ungheria a Szentkereszt . Rimase in Ungheria come direttore in diverse case, e dal 1926 come ispettore, fino al 1933 . Amava molto l'Ungheria, ne parlava bene la lingua e godeva molta stima nella popolazione e presso le autorità, che ne premiarono le benemerenze educative con un'alta onorificenza . Nel 1933, quando venne creata la seconda Ispettoria polacca, don Plywaczyk venne nominato ispettore a Varsavia . La seconda guerra mondiale lo trovò a Wilno, occupata dai russi . Allora si prese cura di tutti i confratelli separati dalle loro comunità, fino alla fine del conflitto . Ancora dopo la guerra occupò diverse cariche di responsabilità . Nell'elogio funebre fu detto che per don Plywaczyk sarebbe stato bello cantare il Te Deum in ringraziamento a Dio per il dono di un simile confratello . Don Bonaventura Li Pira t a Catania a 5q anni . Era il salesiano più popolare in Catania, stimato per la sua cultura, amato per la sua bontà, accompagnata da un sorriso che ispirava confidenza e rispetto . Sacerdote di una personalità ricca e intensa, fu aperto ai problemi dell'ora, sempre restando fedele ai princìpi della sana tradizione cattolica e salesiana . Profondo cultore delle discipline teologiche e filosofiche, seppe renderle accessibili agli allievi nella scuola e farne il solido tessuto dei suoi discorsi e della sua attività di scrittore e di insegnante di religione . Don Li Pira poté esplicare il suo zelo anche come consulente dell'UCIIM (Unione cattolica insegnanti istituti medi) e rappresentante della Santa Sede e dell'Arcidiocesi per le Religiose . Ovunque raccolse frutti copiosi dalla sua fedeltà allo spirito di Don Bosco . Coad . G. Battista RoSSottí t a Bagnolo Piemonte a 6o anni . Dedicò i suoi 4o anni di vita salesiana alle arti grafiche come direttore delle Scuole grafiche di San Benigno Canavese, di Torino-Casa Madre • nella organizzazione del complesso grafico del Colle Don Bosco . Dal 1945 al 1950 fu direttore tecnico della Poliglotta Vaticana, dove il suo lavoro fu apprezzato dalle massime autorità vaticane . La fiducia dei Superiori (Maggiori gli offrì successivamente l'occasione di dilatare il suo apostolato con un viaggio attraverso le principali città dell'America Latina, dove profuse la sua esperienza nella organizzazione e sviluppo delle nostre tipografie e librerie . Il suo ricordo resta nel cuore di tanti allievi formati tecnicamente e cristianamente alla sua scuola . Don Luigi Colli t a Lanzo Torinese a 74 anni . Di animo sensibile, di vasta cultura, visse il suo sacerdozio con cuore grande e generoso . La trentennale sua presenza nel Collegio di Lanzo gli ha offerto la possibilità di prodigarsi come insegnante, predicatore • illuminato direttore di anime . 32 Don Riccardo Azzolíni t a Roana (Vicenza) a 71 anni . Vocazione adulta, visse il suo sacerdozio, raggiunto con fede e sacrificio non comuni, in totale dedizione alle anime . Fu per 15 anni in Cile alla scuola di Don Berruti, che tanto ricordava e venerava . Ritornato per malattia in patria, divenne il confidente di tante anime all'Istituto Coletti di Venezia e in altre case . Devotissimo dell'Eucaristia e di Maria Ausiliatrice, amava con vera predilezione la Congregazione, per la quale offrì preghiere e sofferenze fino alla morte . t t Coad. Filippo Avezza Sac . Giorgio Galeone Sac . Giuseppe Ruggerí Sac . Carlo Ravaldiní t t a Muzzano (Vercelli) a 86 anni . a Cartelli (Asti) a 84 anni . a Corigliano (Lecce) a 8o anni . t a Gela (Caltanissetta) a 68 anni . a Bologna a 37 anni . COOPERA TORI DEFUNTI Avv. Salvatore Riccerl t a Fiuggi . Era fratello del nostro venerato Rettor Maggiore . Quanti lo conobbero, ne rimpiangono .la figura buona, umanamente completa, la lucida e meravigliosa intelligenza' . E concludono : ' Era una di quelle anime che irradiano e che lasciano un ricordo indimenticabile 1 . Queste sue doti mise a servizio della giustizia e della carità durante i lunghi anni di esercizio della sua professione . A conclusione del Testamento scrisse queste parole rivelatrici della sua fede e speranza cristiana : ' In te Domine speravi ; non confundar in aeternum 5. La triplice Famiglia Salesiana si sente profondamente compartecipe de I dolore del suo Superiore per l'improvvisa scomparsa dell'amatissimo Fratello, e offre suffragi e preghiere perchè si avveri per Lui e per tutti i Familiari la parola di Dio : ' Il Signore asciugherà ogni lacrima dai loro occhi' . Or. Uff. Rag. Giuseppe Maffei t a Cremona a 78 anni . Era il padre di Giacomo Maffei, ' Un Corsaro di Cristo' . Lavoratore inesauribile, costruttore tenace e fortunato di una grande azienda, • più tardi presidente della Camera di Commercio, dell'Associazione Industriali di Cremona e di vari altri Enti, fu soprattutto un cattolico praticante, fervente, senza rispetto umano . Nobile figura di papà cristiano, seppe plasmare l'animo del figlio con tanta efficacia che Giacomo non esitò a fare di suo padre il secondo direttore del suo spirito . A lui confidava i segreti del cuore e le lotte quotidiane che combatteva per santificarsi ed essere apostolo tra i compagni e i poveri . Il miglior elogio del notissimo industriale di Cremona lo troviamo in questa pagina di diario sgorgata dal cuore del figlio : essa costituisce la più bella e autentica glorificazione del padre : Torino - Valsalice, 18-11-1933 Oggi Papà festeggia con l'uguale lavoro di ogni giorno, con la preghiera di ogni mattino, con il sacrificio continuo dedito a un incessante lavoro, .l suo quarantunesimo anno di età . Gli osservavo i capelli ormai rari l'ultima volta che fu a Valsalice . Mio caro e buon Papà, hai ormai i capelli bianchi, quei pochi che hai, • nel tuo occhio sempre vivo e non mai scontento ho letto la tua felicità, la felicità del tuo sacrificio, la potenza delle tue ascese spirituali . Se anche gli anni passano, se i capelli diventano bianchi, tu però sei sempre giovane, proprio come ti voglio io, e leggi libri che dovrebbero leggere i giovani ; leggi e gusti e ti esalti con l'Imitazione di Cristo . che hai sempre vicino a te . La leggi e diventi sempre più . buono e preghi più di me, più fervorosamente di me, che dico molto ma faccio poco . Preghi e lavori con un programma di vita cristiana esemplare, donando i tuoi anni al faticoso lavoro che potresti ridurre, ma che aumenti per il bene di chi ti vuol bene, per dare a me una posizione buona nella società, per dare lavoro e pane ai tuoi fratelli . Vivi così, caro Papà mio, sempre giovane coi giovani, trasformando la nostra casetta, il nido di tre passerotti felici, in un focolare di fede cristiana, che m'insegni come si debba vivere col tuo esempio di cristiana pietà . . . Le tue lettere sono poemi, poemi di fede e di grande elevatezza cristiana, che per me sono, dopo Dio, la fonte della vita, perché quando ho letto le tue lettere, mi sento più forte, più cristiano, più cattolico, più volenteroso, e ti bacerei quella testa santa che sa pensare a tutto e soprattutto a me, che si volge ai poveri, che vive coi poveri, che lavora per i poveri, che pensa continuamente ai pogCri . . .' . x Giovanni Battista Trimeloni t a Malcèsine sul Garda a 78 anni . Padre esemplare di un Salesiano, di una Figlia di Maria Ausiliatrice • di altri quattro figli . Benemerito della vita civica come membro dell'amministrazione comunale, stimato da tutti per l'eloquente esempio di vita integra e laboriosa, animata da fede viva e convinta . Aperto con sano equilibrio ai problemi del tempo, entusiasta del rinnovamento postconciliare, e in particolare della restaurazione liturgica . Si spense nella festa del Sacro Cuore di Gesù . ALTRI COOPERATORI DEFUNTI Abela Carmela - Agnelli Rita - Alfieri Rosaria - Avallone Giuseppe Cafà Piero - Casalano Lionti Rosa - Cassarà Anna di Giuseppe - Catalano Carmelo - Chiarenza Rosaria - Chiarenza Salvatore - Cocchiara Angela - Cocchiara Concetta - Da Maggio don Rosario - D'Armi Salvatore - De Caro prof. Giovanni - Di Bartolo Maria - Duchetta M . Graziella - Ferro Rosaria - Fischetti avv . Antonino - Giudice Pettinato Elvira - Gravillano Rocco - Greco Angela - Guarnaccia Zuccarello Egle - Guarnera Rosa - Incardona Angela - Insulla Giuseppina - lozza Dorotea - Italiano Emanuele - Leopardi Minardi Graziella - Libertà Carmela - Libertà Giuseppe - Longo Francesco Paolo - Mandelli ten . col . m° Emanuele - Martorana prof. Costantino - Ministeri Leonarda - Monachello Concetta - Monachello Pellegrino - Naccari Murvana Letteria - Pace Nunzio - Personè avv . Francesco Paolo - Scicolone Angelo - Smecca Carmelo - Smorta Giuseppa - Tandurella Isabella - Tascone Giuseppe - Torregrossa Giuseppe - Vella Maria - Vella cav . Paolo - Viola Costantino . .I(UIIHIH AICGONARIA TOTALE MINIMO PER BORSA L . 50 .000 • Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa incompleta si effettua quando il versamento iniziale raggiunge la somma di L . 25 .000, ovvero quando tale somma viene raggiunta con offerte successive. Non potendo formare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma a completare Borse già fondate BORSE COMPLETE Borsa : SS . Trinità, a suffragio di Giacomo Dell'Agostino e Rosa Lambertenghi, a cura di N. N . L . 50.000. Borsa : SS . Trinità, a suffragio di Rosa Lambertenghi in Dell'Agostino e Giacomo Dell'Agostino. a cura di N . N . L . 50.000 . Borsa : SS . Trinità, a suffragio di Pierina Dell'Agostino in Rizzi e Roberto Rizzi, a cura di N. N . L . So .ooo . Borsa : SS. Trinità, a suffragio di Maria Dell'Agostino, a cura di N. N . L . 50.000 . Borsa : Gesù, Giuseppe e Maria, a suffragio delle famiglie Facetti - Dell'Agostino, a cura di N. N . L . 50.000 . Borsa : Gesù, Giuseppe e Maria, a suffragio delle famiglie Paletto - Lambertenghi, a cura di N. N . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S . D . Savio, in ringraziamento e invocando aiuto e protezione sul figlio, a cura della Cooperatrice Irma Sadone (Osasco) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, per Gai Giuseppe, a cura del Cooperatore Secondo Gai (Osasco) . L . 50.000 . Borsa : San Giovanni Bosco, per Natale Gai, zio d'America, a cura del Cooperatore Secondo Gai (Osasco) . L . 50.000 . Borsa : San Domenico Savio, per Cesare Gai, a cura del Cooperatore Secondo Gai (Osasco) . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, attendo con fede umile e sicura aiuto e protezione per una sollecita completa guarigione fisica, che aspetto da molto tempo, a cura di N . N . sacerdote . L . 200 .000 Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio dell'Anima della sig .n a Lucia Giustetto, come da sua espressa volontà. L . 50.000 . Borsa : San Giovanni Bosco, in suffragio dell'Anima della s ig .na Lucia Giustetto, come da sua espressa volontà . L . 50 .000. Borsa : San Domenico Savio, in suffragio dell'Anima della sig.n a Lucia Giustetto, come da sua espressa volontà. L. 50.000 . Borsa : Papa Giovanni XXIII, in suffragio dell'Anima della s ig .na Lucia Giustetto, come da sua espressa volontà . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura della famiglia Cavaglià . L. 50 .000 . Borsa : San Giovanni Bosco, a cura della famiglia Cavaglià . L . 50.000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, a cura di Pietro Canzi . L . too .ooo . Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco, in suffragio di Rosa Curatolo ved. Giunta, a cura della figlia Sr . Maddalena (Catania) . L. too .ooo . Borsa: Don Filippo Rinaldi, a cura di G . M . (Torino) . L. too.ooo . Borsa: Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e Santi salesiani, in ringraziamento, proteggeteci sempre, a cura di N . N. (Svizzera). L . too .ooo . Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Giuseppina Galli (Ravenna) . L. 8o .ooo . Borsa: Cav. Andrea Schivo, in ricordo e suffragio, a cura di N. N. L. So .ooo. Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio dei miei defunti, a cura di N . N. L . 5o .000 . Borsa : San Giovanni Bosco, in suffragio dei miei defunti, a cura di N. N. L . 50 .000 . Borsa: Alla Mamma Ausiliatrice, al Patriarca S. Giuseppe, S . G. Bosco e Santi salesiani, a cura di Mons . Salvatore Consiglio, con animo grato e perché ottengano dal Cuore di Gesù protezione e salvezza a sé e a quanti gli sono cari (Cammarata Agrigento). L. 50 .000. Borsa: Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice, p. g. r., a cura delle famiglie Converso (Cambiano - Torino). L. 50 .000. Borsa: Gesù, Giuseppe, Maria, salvate le anime nostre, e suffragate le anime del Purgatorio, a cura di Lucia Armando (Orbassano - Torino) . L . 50.000 . Borsa: Don Filippo Rinaldi, a cura di Mazzola . L . 50 .000 . Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, a cura di Margherita Boggio (Cuorgné - Torino) . L . 50.000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in ringraziamento e invocando protezione, a cura del prof. Tealdi (Mondovì - Cuneo). L . 50.000 . Borsa: Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice, invocando una speciale grazia e protezione sulla propria famiglia, a cura di Anna Brigadoi (Zaluna - Trento). L. So .ooo. Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando una grazia, a cura di Edoardo Alifredi (Torino) . L . 50 .000 . Borsa: Adveniat regnum tuum, a cura degli studenti del Ginnasio-liceo Don Bosco (Borgomanero - Novara) . L . 50 .000 . Borsa : Don Francesco Della Torre, in ricordo e suffragio, a cura di Maria Bevilacqua (Santuario di Guadalupe, Fuenterrabra - Spagna) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in memoria e suffragio dei propri cari, a cura di Maria Scozia di Calliano (Torre Pellice - Torino) . L . 50.000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, invocando grazie e protezione sul figlio, a cura di A . G . (Milano). L . So.ooo . Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco, a cura di Maria Strada (Bolzano) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco, S. D . Savio e Santi salesiani, invocando protezione per la salute propria e dei familiari, a cura di Pio Melandri (Lugo di Romagna - Ravenna) . L . 50.000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, p . g . r., e implorando protezione, a cura di Giuseppina Beva (Bova Marina - Reggio Calabria). L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, proteggete la mia famiglia, a cura di Paolo Spreafico (Milano) . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G . Bosco, Santi salesiani e Papa Giovanni XXIII, in ringraziamento e invocando grazie soprattutto spirituali per la propria famiglia, a cura di N. N . L. 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in ringraziamento e invocando continua protezione sulla propria famiglia, a cura di N. N. L. 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, invocando protezione per la famiglia e guarigione per una malata, a cura di N. N. L . 50 .000. Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, in suffragio di Giovanni e A . Maria Riva, e invocando protezione, a cura di Amalia Riva (Mombaruzzo - Asti) . L . 50 .000 . Borsa : Lidia Dimarco e Gaetano e Clarice Marimpietri di Marco, in memoria e suffragio, a cura dei nipoti Annarita Villani e Antonio Di Marco . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a ricordo e suffragio dei miei genitori defunti, a cura di Santina Mori, Cooperatrice salesiana (Reggio Emilia) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S . D . Savio, in ringraziamento e implorando completa guarigione per il marito, a cura di Jolanda Vergani (Carate Brianza - Milano) . L . 50 .000 . Borsa : Sacro Cuore di Gesù e S . G . Bosco, in ringraziamento e invocando protezione, a cura di Ida Filipaldi (Lauria - Potenza) . L . 50 .000 . Borsa : Don Filippo Rinaldi, in ringraziamento e implorando grazie, a cura di N. N. (Varese) . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Don Rua, Don Beltrami e Don Rinaldi, a cura di Alix Bernes (Belgio) . L. 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e S. D . Savio, a suffragio dei suoi cari defunti, a cura di Giovanna Agnelli (Bobbio - Piacenza) . L . 50 .000. Borsa : Elena Ugueeioni, in ricordo e suffragio, a cura dei figli Don Silvio, salesiano e del M. Edoardo Monari . L . 50 .000 . Borsa : Don Bosco e S . D . Savio, proteggete i giovani! a cura di Anna Altavilla Gallone (Ceglie Messapico - Brindisi) . L. 150.oo0 . Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, p. g . r ., a cura di Giovanna Camerini Porzì (Faenza) . L . 50 .000 . Borsa: Ven . Don Michele Rua, invocando protezione, a cura delle sorelle Enrica e Sandra Nogara (Bellano - Como) . L. 50.000 . Borsa: Maria Ausiliatrice, proteggete sempre le nostre famiglie, a cura delle famiglie Bossetti (Turbigo - Milano) . L . 50 .000.. Borsa: San Giovanni Bosco, p. g. r ., a cura della famiglia Severino Francini (Dogana - Rep. San Marino) . L. 50 .000 . Borsa: San Giovanni Bosco, in ringraziamento e invocando protezione sui sacerdoti, a cura di Emma Demateis (Chàtillon - Aosta) . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, in ricordo e suffragio dei genitori, C . e T. Mosconi, a cura della figlia Carla (Monza) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura di Adamo Nicola (Milano). L . 50 .000. Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco, p . g . r ., a cura di Italia Silvestri (Avellino). L . 50 .000 . Borsa : Clementina Pivano, in ricordo e suffragio, a cura delle Cooperatrici del laboratorio del Santuario Maria Ausiliatrice di Novara . L. 50 .000. Borsa : Don Carlo Torello, zelante apostolo e realizzatore della profezia di Don Bosco nell'Agro Pontino, a cura delle Cooperatrici di Latina. (coxrsxve) L. 50 .000 . BOLLETTINO SALESIANO Si pubblica il 1 ° del mese per i Cooperatori Salesiani; il 15 del mese per i Dirigenti dei Cooperatori S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Benefattori e Amici delle Opere Don Bosco Direzione e amministrazione : via Maria Ausiliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel . 48.29 .24 Direttore responsabile Don Pietro Zerbino Autoriz . del Trib. di Torino n . 403 del 16 febbraio 1949 Per inviare offerte servirsi del C .C . Postale n . 2-1355 intestato a : Direz. Generale Opere Don Bosco - Torino Spediz . in abbon. postale - Gruppo 2' (70) - 1 quindicina Per cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente