bolivia - Fondazione Casa America

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bolivia - Fondazione Casa America
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Quaderni di Casa America
anno•VIII numero•1
BOLIVIA
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Quaderni di Casa America
anno•VIII numero•1
Autorizzazione Tribunale di Genova n. 21208
Abbonamento annuale ordinario € 50, abbonamento sostenitore € 100
Fondazione Casa America - Via dei Giustiniani, 12/4
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Consiglio d’amministrazione: Angelo Berlangieri, Federico Massone, Luigi Merlo,
Bernardino Osio, Piera Ponta, Miguel Ruiz-Cabañas, Victor Uckmar (vicepresidente), Stefano Zara
Coordinatrice delle attività: Carlotta Gualco
Direttore Responsabile: Fabrizio De Ferrari
Stampa: Essegraph Srl - Genova
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tutte le altre immagini sono state fornite dall’Ambasciata di Bolivia in Italia
Realizzazione editoriale
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I diritti d’autore verranno tutelati a norma di legge.
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Sommario
* Saluto di Evo Morales Ayma
5
Roberto Speciale
Editoriale
7
* Antolìn Ayaviri Gomez
Bolivia e Italia, una storia di fratellanza
10
Stato plurinazionale della Bolivia - scheda tecnica
12
Placido Vigo
Felice Longobardi
La presenza degli italiani in Bolivia
13
* Il Modello Economico Sociale Comunitario Produttivo
dello Stato Plurinazionale di Bolivia
17
* Álvaro Arnez Prado
L’urea in Bolivia è il pane del domani
21
Sergio Marinelli
Relazioni Bolivia-UE
23
Interscambio Italia-Bolivia
26
Giorgio Malfatti di Monte Tretto
Lo Stato Plurinazionale di Bolivia
30
Cristián Billardi
Rafael Vergara Sandóval
Incentivi e ostacoli agli investimenti stranieri in Bolivia
32
Daniela Barberis
Bolivia, terra di lotte e di conflitti irrisolti
35
* Nemesia Archacolo Tola
Quinoa reale, il grano d’oro: “un contributo dalla Bolivia
e dalla Regione andina al mondo”
39
Mauro Mariotti
Sguardo sulla Biodiversità della Bolivia
43
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* Eduardo Rodriguez Veltzé
* Farit L. Rojas Tudela
Il mare boliviano
50
* Pablo Rendón Lizarazu
Ricerche Archeologiche
54
Bernardino Osio
Ricordi di viaggi e cooperazione culturale in Bolivia
56
Pietro Tarallo
La Ruta del Che sui luoghi della sua morte
60
Giacomo Walter Cavallo
Monsignor Federico Lunardi
63
Italiani in Bolivia
67
* Ricardo G.
* Michel R.
Bolivia nell’Expo Milano 2015
70
* Ruth Suxo Martínez
Bolivia turistica
74
* Lola Sequeiros Lordemann
* Susana Clavarino
La Bolivia vi aspetta
77
* I presenti testi sono traduzioni dallo spagnolo a cura dell’Ambasciata di Bolivia in Italia
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Quaderni di Casa America
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BOLIVIA
Saluto di Evo Morales Ayma
PRESIDENTE COSTITUZIONALE DELLO STATO PLURINAZIONALE DELLA BOLIVIA
Un cordiale saluto a voi fratelli e sorelle
d’Italia, della Bolivia e del Mondo, per
dirvi che è un nostro desiderio quello
di lavorare in un contesto di pace, armonia, solidarietà e complementarietà
tra tutti i popoli del mondo col fine di
VIVERE BENE ed in armonia con la nostra “Pachamama”, per tutti la nostra
Madre Terra, la grande patria, l’unica
che ha l’umanità.
Rivolgo il saluto dei Movimenti Sociali
Boliviani a tutti i Movimenti Sociali del
Mondo che lavorano per un domani
migliore per tutti, con uguaglianza,
equità e corresponsabilità.
Dal 2009, ogni 22 gennaio ricordiamo la
fondazione dello Stato Plurinazionale
della Bolivia come uno Stato di diritto
che nasce dalla volontà sovrana del popolo Boliviano, che si riconosce e si autodefinisce multiculturale e multilingue.
All’inizio del mio terzo mandato come
presidente che rappresenta i movimenti
sociali, contadino originario del mio
paese, posso dire che ci sono state gestioni amministrative di governo che
hanno portato avanti diversi cambiamenti, tra cui il principale è la trasparenza, avendo creato a tal fine un Ministero di lotta contro la corruzione.
Oggi possiamo dire che la crescita della
Bolivia è sostenibile, dopo molti anni
in cui abbiamo avuto un debito internazionale “impagabile”, oggi abbiamo
un’economia sana che cresce e viviamo
in uno Stato di diritto che non è solo
stabile ed equilibrato, in più lavoriamo
e crediamo in un futuro migliore per
tutti, contribuendo alla costruzione di
una comunità internazionale più giusta,
democratica e complementare.
Con questo spirito d’integrazione, la
Bolivia ha intrapreso un procedimento
per diventare un membro a pieno titolo
del MERCOSUR; ha ottenuto la consolidazione dell’ALBA-TCP e apportato
i concetti di complementarietà all’UNASUR e CELAC; in questo contesto, il 2013 è stato l’anno internazionale
della Quinoa, riconosciuta dalla FAO
come alimento unico, date le sue grandi
proprietà; essendo stato onorato con la
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Buo blanco del Parco Nazionale Madidi
nomina di Ambasciatore Speciale della
Quinoa da quest’Organismo Internazionale. Nel 2014 la Bolivia ha assunto
la Presidenza del Gruppo 77 + Cina,
motivo per cui la Bolivia ha proposto il
primo Vertice dei Capi di Stato a Santa
Cruz de la Sierra, che si è concluso con
una dichiarazione congiunta dei Capi
di Stato con 242 punti nella ricerca di
uno sviluppo armonioso con pace ed
equità per tutti i paesi del mondo. All’inizio del 2015 siamo sicuri che la storia, la coscienza della comunità internazionale, la ragione ed il diritto
accompagnano la Bolivia nella sua
istanza marittima e che, insieme al popolo cileno, troveremo la formula che
porrà fine per sempre al confinamento
della Bolivia permettendoci di avere un
accesso sovrano al mare.
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Quaderni di Casa America
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BOLIVIA
Editoriale
RobeRto SpecIale
PRESIDENTE DI FONDAZIONE CASA AMERICA
Abbiamo deciso, assieme all’Ambasciata
di Bolivia a Roma, di pubblicare questo
numero di “Quaderni di Casa America”
dedicandolo interamente ad un Paese
importante e affascinante dell’America
Latina come la Bolivia ma poco conosciuto in Italia, ingiustamente.
Questo è un primo impegno quindi,
parziale, al quale mi auguro seguiranno
altri momenti di approfondimento e di
individuazione di alcuni temi sui quali
dialogare.
Molti degli articoli sono pregevoli e ricchi di spunti interessanti e rappresentano bene questo tentativo di descrivere
una realtà complessa, storica ed attuale.
Se si escludono gli esperti e i turisti consapevoli, cosa si sa in media della Bolivia
in Italia? Che è un Paese con grandi altitudini, con una ricchissima biodiversità,
con un presidente di origine india che
negli ultimi anni ha fatto parlare molto
di sé e che è stato recentemente riconfermato dalle elezioni in modo netto.
Se ragioniamo sulla storia anche recente, ciò che si ricorda di più è che vi
sono stati in quel Paese, come in molti
altri paesi dell’America Latina, diverse
dittature militari e molti conflitti sociali
ed etnici che hanno visto protagoniste
in particolare le popolazioni originarie.
Si ricorda che nel 1964 il generale Barrientos prese il potere a nome dei militari
e che è in quel periodo che si sviluppa
un embrione di guerriglia condotta dal
“Che” (Ernesto Guevara), infine catturato
ed ucciso il 9 ottobre 1967 su ordine
del Generale. Si ricorda che la Bolivia
era inclusa nel Plan Condor, cioè il progetto degli Stati Uniti di militarizzare il
continente sud-americano e con Garcia
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Meza Tejado si raccolsero nel Paese
molti fascisti ed ex nazisti per sostenerlo.
Si ricordano la presenza in Bolivia del
terrorista italiano Stefano Delle Chiaie
e del boia nazista Klaus Barbie, quest’ultimo estradato in Francia, finalmente, nel 1982.
È sì vero che l’indipendenza della Bolivia
dalla Spagna fa data dal 6 agosto 1825
ma si deve attendere il 1952 per avere,
con Victor Paz Estenssoro, il suffragio
universale, una prima riforma agraria, la
nazionalizzazione di alcune miniere di
stagno. E quasi subito dopo vengono i
militari, lo scontro politico, sociale, etnico,
gli attentati ai diritti civili.
Non è più così! Dal 2006 Evo Morales e
il MAS (Movimento al Socialismo) governano la Bolivia ed hanno finora garantito stabilità politica democratica ed
uno sviluppo forte, una crescita media
annua del 5%. Nel 2006 si è proceduto
alla nazionalizzazione degli idrocarburi,
nel 2008 la Bolivia è dichiarata nazione
libera dall’analfabetismo, nel 2009 si è
dato vita, con un referendum, ad una
nuova Costituzione ed intanto il tasso di
povertà, dicono gli analisti, in 10 anni è
diminuito dal 38 al 18%.
Questo è solo l’inizio: i problemi accumulati e i dislivelli tra i territori e nella
popolazione
richiedono
ancora
un’azione costante e decisa. Non tutti
ovviamente hanno condiviso alcune
delle misure assunte dalla Presidenza
e dal Governo ed esiste un’opposizione
costituita nelle ultime elezioni dal binomio Samuel Doria Medina - Ernesto
Suarez e che rappresenta soprattutto i
territori di pianura e più ricchi. C’è
molto da fare, ovviamente, per aprire il
Paese agli investimenti e per farlo crescere dal punto di vista economico e
tecnologico allargando il mercato interno, appianando le diseguaglianze,
mantenendo un livello alto di democrazia e di partecipazione in un Paese
di circa un milione di chilometri quadrati con poco più di 10 milioni di abitanti, con 36 etnie e diverse lingue, con
strutture pubbliche non sempre diffuse,
con un sistema sanitario e scolastico in
parte privato.
In Bolivia l’emigrazione europea e italiana
è stata scarsa dal punto di vista quantitativo ma significativa dal punto di vista
culturale ed imprenditoriale. In compenso
sono tantissimi i boliviani all’estero, nel
continente americano a Nord e a Sud
(in particolare in Brasile e in Argentina
si calcolano due milioni di immigrati o
di discendenti da essi). In tempi più
recenti l’emigrazione si è rivolta anche
all’Europa, in Spagna soprattutto (250.000300.000 presenze), ma anche in alcune
zone d’Italia (Lombardia, Liguria, Piemonte, Lazio, ecc.).
Si è aperta forse in Bolivia una nuova
fase storica che chiude con un passato
arretrato.
L’Italia può e deve fare la sua parte,
come già sta facendo, con la cooperazione allo sviluppo ma ancora più con
l’interscambio economico, ad oggi ancora modesto, e con lo scambio culturale. Per questo però c’è bisogno che la
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BOLIVIA
Presidenza e il Governo boliviano si
aprano maggiormente al rapporto con
l’Italia e l’Europa e alle opportunità che
ne potrebbero derivare.
Abbiamo in Italia due occasioni importanti per consolidare queste relazioni:
l’Expo di Milano che inizierà a maggio
e la VII Conferenza nazionale ItaliaAmerica Latina e Caraibi a giugno.
Spero che le utilizzeremo pienamente.
Il 2015 è anche l’anno della cultura italiana in America Latina. Mi auguro che
il nostro Governo, le Ambasciate italiane, gli Istituti di Cultura e la realtà
imprenditoriale vogliano proporre o sostenere una serie di iniziative di qualità
in tutto il continente per valorizzare il
nostro principale differenziale competitivo nel mondo, cioè la cultura e sono
sicuro che l’Ambasciata a Roma della
Bolivia e Fondazione Casa America
continueranno la loro collaborazione
per organizzare altri appuntamenti significativi nei nostri due Paesi.
Corsi di lingua dell’Associazione
Amici di Casa America
L’Associazione Amici di Casa America organizza corsi di spagnolo, portoghese e inglese tenuti da docenti
madrelingua laureati che utilizzano il metodo comunicativo.
I corsi collettivi suddivisi in vari livelli sono offerti a gruppi di massimo 12 persone e hanno inizio dall’autunno sino alla primavera, con moduli di 30, 48 o 60 ore.
lIngua Spagnola
(4 livelli: principiante – intermedio – avanzato – conversazione e cultura)
lIngua poRtogheSe
(3 livelli: principiante – intermedio – avanzato)
lIngua IngleSe
(livello principiante)
Inoltre l’Associazione organizza corsi di italiano per stranieri suddivisi in moduli mensili e ripetibili
della durata di 12 ore ciascuno.
Sono previsti anche:
• Corsi individuali di spagnolo, portoghese e inglese
• Corsi presso le aziende e le scuole di spagnolo, portoghese e inglese
• Corsi di preparazione ai diplomi D.E.L.E. e CILS
• Servizio traduzioni e interpretariato (italiano – spagnolo – portoghese)
• Accesso alla biblioteca con servizio prestito
per tutte le informazioni potete rivolgervi alla segreteria della Associazione Amici di Casa America,
aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 presso via dei Giustiniani, 12/3
o telefonando allo 010 2518368.
[email protected] - www.casamerica.it
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Bolivia e Italia, una storia
di fratellanza
antolín ayaVIRI g.
AMBASCIATORE STRAORDINARIO E PLENIPOTENZIARIO DELLO STATO PLURINAZIONALE
DELLA BOLIVIA PRESSO LA REPUBBLICA ITALIANA
L’Europa, inclusa l’Italia, alla fine del
XVIII secolo e nelle prime decadi del
XX secolo, ha subito diverse ondate di
crisi economiche che hanno portato gli
europei a far parte di diverse diaspore
migranti che hanno visitato e hanno
stabilito la presenza europea nel giovane continente americano.
Oltre 50 milioni di europei hanno lasciato il continente tra il 1800 ed il periodo della prima guerra mondiale; 30
milioni si sono stabiliti in Nord America, dall’Alaska al Sud degli Stati Uniti
e 11 milioni in America Latina.
La terra è stata ed è popolata, articolata
e reintegrata da queste diaspore dei popoli in incontri migratori tra diversi
gruppi e, come la storia racconta, non
sempre pacifici e felici, ma sono state
esperienze arricchenti che hanno trasformato il pensiero umano.
È proprio in questi tempi di crisi che
l’umanità riconosce, attraverso la sua
storia, che deve scegliere tra intrapren-
dere il cammino di una visione rinnovata o mantenere la sua vecchia dinamica che l’ha portata alla crisi presente.
È in questi tempi di cambiamenti che
sono necessarie nuove esperienze e
proposte per andare avanti nello sviluppo della nostra civiltà.
Questa è la nostra storia, la storia di
uno Stato Plurinazionale e Pluriculturale che, nella sua pluralità mantiene
l’unità, con una stessa storia ed uno
stesso sentire, di uno stesso pensiero,
di popoli che, nella loro diversità, sono
uniti; questa è la Bolivia di Oggi che è
libera e simbolo di libertà.
La Bolivia nei prossimi secoli non sarà la
stessa del XX secolo: questo nuovo secolo, inizio del nuovo millennio, ha comportato il cambiamento della matrice
produttiva decadente verso una nuova
Matrice Produttiva in armonia con l’uomo
e con la Madre Terra, che è arrivata nella
presente generazione facendo della Bolivia una società comunitaria.
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BOLIVIA
Manteniamo viva la visione di una Politica Estera di decolonizzazione, basata
sulla filosofia del vivere bene, espressa
nella Diplomazia dei popoli per la Vita,
che propone alla comunità internazionale la questione importante di questa
generazione, quello che si costruisce
oggi interesserà il futuro dell’umanità
e la sua permanenza nel seno della “Pachamama – la Madre Terra”.
Crediamo di dover guardare ad un’aspirazione più alta, vivere bene in armonia
con la madre terra, l’unica madre dell’umanità.
Questa nuova realtà comporta nuove
articolazioni che richiedono una nuova
visione; quella che propone la Bolivia,
da una posizione pacifista, articolata,
umanista, universalista, che chiama a
deporre gli estremi del radicalismo razziale, discriminatorio verso posizioni
omogenee da tutti i suoi aspetti, a considerare la grande importanza che ha il
preservare l’ambiente in cui vive l’umanità “La Pachamama – la Madre Terra”
in quanto l’umanità è una sola ed il suo
habitat è il ventre della “Pachamama”.
Con questo pensiero devo unirmi all’in-
vito fatto dal Ministro degli Affari Esteri
della Bolivia, l’Ambasciatore David Choquehuanca Céspedes, nella sua “Lettera
aperta ai Popoli del Mondo”, sul principio
di vivere in Armonia con la Natura e la
protezione dell’integrità della Madre
Terra (http://www.cancilleria.bo/cartaabierta), che nella sua parte finale segnala
quanto segue:
“Pensiamo che gli obiettivi devono sottolineare l’importanza di cambiare il
mondo verso uno in cui la Madre Terra
sia protetta e la crescita, l’industrializzazione, l’infrastruttura e lo sviluppo
si trovino nel contesto dell’armonia
con la natura. Chiediamo rispettosamente a tutti quelli che partecipano
nella definizione dell’Agenda Post
2015, che prendano in considerazione
questa nostra richiesta che è anche la
richiesta delle popolazioni indigene e
dei popoli del mondo. Invitiamo tutti
i fratelli e sorelle che si sentono identificati con questa chiamata dalla Madre Terra a sottoscrivere questa lettera.
9 luglio 2014. David Choquehuanca
Céspedes, Ministro degli Affari Esteri
dello Stato Plurinazionale di Bolivia”.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Stato plurinazionale
della Bolivia
Forma di Governo: Repubblica presidenziale
Superficie: 1 098 581 kmq
Popolazione: 10 027 254 ab. (cens. 2012)
Densità: 9,13 ab./kmq
Coordinate: lat. 10° - 23° S; long. 70° - 57° W
Ora GMT -4
Capitale: Sucre (capitale legale) 237 480 ab. (2012); La Paz (sede del Governo)
757 184 ab. (2012); La Paz l’agglomerato urbano 1 680 520 ab. (2012)
Unità monetaria: boliviano
Indice di sviluppo umano: 0,667
Presidente e capo del Governo: Evo Morales (MAS), eletto il 18 dicembre
2005, rieletto il 12 ottobre 2014
Membro di Mercosur, OAS, ONU, WTO
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Quaderni di Casa America
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BOLIVIA
La presenza degli italiani
in Bolivia
placIdo VIgo
AMBASCIATORE D'ITALIA IN
FelIce longobaRdI
BOLIVIA
DIRETTORE DELL'UFFICIO REGIONALE DI COOPERAZIONE
L’imponente Cordigliera delle Ande con
le sue altissime vette, l’esuberante regione amazzonica, il freddo, agricolo e
infinito altopiano, le estese e soffocanti
pianure del Chaco, le vallate tropicali
degli Yungas e del Chapare, le colline
della Chiquitanía segnate tutt’oggi dall’arrivo delle riduzioni gesuitiche, plasmano l’essenza geografica dello Stato
Plurinazionale della Bolivia. Un Paese
sito nel cuore del Sudamerica andino,
che presenta un’enorme diversità sociale,
culturale, biologica e climatica, e la cui
superficie è pari a circa tre volte quella
dell’Italia; un Paese che negli ultimi
anni sta sperimentando un profondo
processo di cambiamento e rinnovamento politico, economico e sociale,
segnato dalla leadership del primo presidente indigeno della sua storia, Evo
Morales.
La presenza italiana in queste lontane
terre risale alla prima metà dell’Ottocento,
allorché gruppi di emigrati provenienti
da Cile ed Argentina iniziarono a stabilirvicisi, accompagnando il processo di
UTL
costruzione della Repubblica iniziato con
la proclamazione dell’Indipendenza il 6
agosto 1825. Durante il ‘900 altri gruppi
di italiani si stabilirono nel Paese sudamericano, dando vita ad interessanti realtà
imprenditoriali soprattutto nei settori del
tessile e dell’alimentare. La storia e la
portata dell’emigrazione italiana in Bolivia
non sono certo paragonabili a quelle dei
vicini Brasile, Cile, Argentina o Perù, ma
va comunque segnalato che nel corso
degli ultimi due secoli la nostra presenza
si è mantenuta su livelli costanti e con
una leggerissima tendenza alla crescita,
sino ad arrivare ai circa 3.500 connazionali
che risiedono oggi in Bolivia.
A fronte di un intercambio commerciale
che fa registrare valori piuttosto contenuti, le relazioni bilaterali Italia-Bolivia
sono oggi marcate da un’estesa collaborazione sul piano della cooperazione
allo sviluppo, sicuramente l’elemento
di maggior rilievo che descrive le attuali
relazioni tra i due Paesi. L’impegno italiano nel settore, formalmente avviato
nel 1986 con la firma dell’Accordo di
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
cooperazione tecnica fra il Governo italiano e boliviano, prevede infatti una
serie di programmi di sostegno alle politiche di riduzione della povertà ed ai
piani di sviluppo del Paese che, tra gli
interventi di maggior impatto, hanno
portato in questi anni alla costruzione
di importanti opere infrastrutturali (l’aeroporto Jorge Wilstermann di Cochabamba e l’Ospedale Daniel Bracamonte
di Potosí su tutti), alla cancellazione
del debito estero della Bolivia e all’esecuzione di importanti iniziative nei settori trasporti, risorse idriche, salute,
agricoltura, sicurezza alimentare, sviluppo rurale, infanzia, turismo, aiuto in
situazioni di emergenza e ambiente.
Nell’ottica di un rafforzamento e consolidamento della presenza della Cooperazione Italiana in Bolivia, è attiva
dal 2008 l’Unità Tecnica Locale (UTL)
di cooperazione del Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, a cui competono la programmazione, esecuzione e supervisione
delle attività di aiuto allo sviluppo finanziate dall’Italia in quattro Paesi della
Regione Andina (Bolivia, Perù, Ecuador
e Colombia).
Limitatamente alla Bolivia, la programmazione delle attività di cooperazione si fonda sulle indicazioni formulate
dalla Commissione Mista Italia-Bolivia
del 2009 e sulle priorità fissate dal Governo boliviano nel proprio Piano Nazionale di Sviluppo; attualmente si contano 27 iniziative finanziate dall’Italia,
per un finanziamento complessivo che
supera gli 85 milioni di Euro, distribuiti
nei seguenti settori:
Progetti finanziati dall’Italia in Bolivia (2014)
Settore
Numero di progetti
Totale (Euro)
Salute
Emergenza
Ambiente e Risorse Idriche
Educazione e Protezione dei minori
Agricoltura e Sicurezza Alimentare
Innovazione e Sviluppo Locale
Turismo
Totale
3
2
6
1
6
6
3
27
26.572.898
1.180.000
33.183.714
1.141.830
6.845.419
3.919.011
12.750.770
85.593.642
L’aiuto italiano incide, quindi, su settori
centrali nel quadro della strategia nazionale di sviluppo e opera in stretto
coordinamento con le piattaforme dei
donatori attive nel Paese. In questo
senso, si segnala che l’Italia è ad oggi
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BOLIVIA
Missione gesuita a San Ignacio de Velasco
uno dei principali promotori delle istanze
di coordinamento di agenzie ed istituti
di cooperazione che lavorano in Bolivia,
e che nel secondo semestre del 2014
ha esercitato la presidenza del GRUS,
il foro di alto livello dei donanti presenti
nel Paese. Al contempo, la nostra cooperazione si è inserita attivamente nel
processo denominato “European Coordinated Response for Bolivia”, che porterà,
nel 2017, all’attuazione del meccanismo
del Programma Congiunta nel Paese
andino.
Va poi rilevata la significativa collaborazione in essere con le diverse agenzie
del Sistema delle Nazioni Unite (FAO,
UNICEF, WFP, OMS e UNODC in particolare) e l’importante percorso di programmazione intrapreso con due grandi
istituti finanziari regionali, la Inter-American Development Bank (IADB) e la
Banca di Sviluppo dell’America Latina
(CAF), per l’attivazione, esecuzione e
supervisione di progetti in tutto il Paese.
Il sistema dell’aiuto italiano, oltre all’azione della cooperazione ‘governativa’,
si avvale anche della partecipazione di
diverse Ong italiane (14 attualmente
operative) che da anni lavorano nel
Paese. Tali realtà vanno a completare e
perfezionare l’intero programma di attività di aiuto allo sviluppo promosso
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
dall’Italia, apportando un importante
contributo strategico in ragione della
loro prossimità alla società civile e della
capillare presenza sul territorio.
Il panorama della presenza italiana in
Bolivia, infine, deve necessariamente
tener conto dello sforzo profuso dalle
numerose missioni di stampo laico e
cattolico che da più di mezzo secolo
sono impegnate in tutte le regioni del
Paese (particolarmente nelle aree di
Cochabamba, Santa Cruz, La Paz e El
Alto), con interventi che incidono sui
settori della salute, educazione, sicurezza
alimentare e infanzia, volti a migliorare
le condizioni di vita ed a garantire i
diritti basici delle classi più disagiate.
Si segnala, inoltre, che alcuni esponenti
italiani della Chiesa Cattolica, dopo
anni di duro lavoro nel Paese, hanno
visto riconosciuto il proprio sforzo sino
ad occupare ruoli principali della gerarchia ecclesiastica locale. Per citare
due esempi, si ricorda che Padre Eugenio
Coter è attualmente Vicario apostolico
del Dipartimento del Pando; Monsignore
Eugenio Scarpellini, da parte sua, è invece Vescovo della popolosissima Diocesi
di El Alto e, parimenti, Segretario Na-
zionale della Conferenza Episcopale
Boliviana.
Il lavoro della nostra cooperazione allo
sviluppo, congiuntamente alle iniziative
portate avanti dalle organizzazioni non
governative e all’impegno dei missionari
cattolici, laici e dei molti volontari di associazioni private che operano instancabilmente accanto alle fasce più povere
e vulnerabili della popolazione boliviana,
costituiscono oggi il segnale tangibile e
più che mai vivo della presenza italiana
in Bolivia. La piccola comunità italiana,
benvoluta e rispettata, si sta progressivamente affermando anche grazie al recente arrivo di piccoli-medi imprenditori
che operano, principalmente, nel comparto della ristorazione, dell’alimentare
e dell’importazione di prodotti vari; un
ulteriore rafforzamento della presenza e
dell’identità italiana sarà inoltre reso possibile dall’elezione del primo COMITES
italiano in Bolivia (Comitato rappresentativo degli Italiani all’Estero), che avverrà
nell’aprile 2015 e costituirà un importante
strumento in termini di rappresentatività,
unione, organizzazione, promozione culturale ed economica della collettività italiana in Bolivia.
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BOLIVIA
Il Modello Economico Sociale
Comunitario Produttivo
dello Stato Plurinazionale
di Bolivia
A CURA DEL
MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLA FINANZA PUBBLICA BOLIVIANO
Lo scenario della crisi strutturale del
Capitalismo - che si manifesta nella crisi
finanziaria, climatica, energetica, alimentare, idrica, di politiche macroeconomiche e finanziarie - ed i risultati negativi del modello neoliberale
nell’economia boliviana, la povertà, la
disugualianza ed altri, evidenziarono
l’imperiosa necessità di creazione di un
nuovo modello economico. In questo
modo, è emerso il Modello Economico
Sociale Comunitario Produttivo
(MESCP) fatto dai boliviani per l’economia boliviana, un modello che pianifica la crescita e lo sviluppo basato
sull’utilizzo delle risorse naturali per i
boliviani, che unisce economia e sociale.
Questo modello è stato implementato
dal 2006 con il governo del Presidente
Evo Morales Ayma. I fondamenti del
MESCP sono: i) la crescita e lo sviluppo
basati sull’utilizzo delle risorse naturali
per il beneficio delle e dei boliviani (antitesi della teoria della “maledizione
delle risorse naturali”); ii) la proprietà
del surplus economico da parte dello
Stato (nazionalizzazione); iii) la ridistribuzione del reddito, in particolare tra i
poveri e iv) la riduzione della povertà e
della disuguaglianza sociale.
Il MESCP individua due pilastri: il settore strategico che genera reddito ed il
settore di entrate e di impiego. Nel
primo vengono individuati tre settori
strategici: idrocarburi, l’estrazione mineraria e l’elettricità. Nel secondo si trovano l’industra manufatturiera, il turismo, l’abitazione, lo sviluppo agricolo
e altri. Inoltre, lo Stato assume il ruolo
fondamentale di ridistribuzione, ma anche di produttore, industrializzazione,
investitore, banchiere e altri che siano
necessari. Così, il funzionamento del
modello prevede la ridistribuzione del
surplus generato dal settore strategico
verso il settore che genera reddito ed
occupazione e anche, in modo diretto,
alla popolazione mediante trasferimenti
condizionali, sussidi incrociati, aumenti
salariali ed altre politiche sociali.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Modelo económico social comunitario productivo
I risultati dell’applicazione del MESCP
in Bolivia si traducono nel miglioramento
degli indicatori macroeconomici e sociali.
La crescita del PIL in Bolivia è migliorata
negli ultimi 8 anni raggiungendo una
media annua del 5,0%, al di sopra di
quello registrato nel periodo 1998-2005
del 2,9%, con una crescita sostenuta, nonostante il contesto di crisi internazionale. La crescita è trainata principalmente
dalla domanda interna, grazie alle politiche di ridistribuzione delle entrate ed
ai crescenti livelli di investimenti pubblici.
I livelli storici di riserve internazionali
nette all’11 dicembre 2014 hanno raggiunto USD 15.724 milioni, più di nove
volte il livello registrato nel 2005 (USD
1.714 milioni). Il settore pubblico ha registrato avanzi di bilancio per 8 anni consecutivi dal 2006, dopo 66 anni di permanente deficit fiscale, grazie alla
gestione responsabile delle finanze pubbliche. L’aumento dei depositi e crediti
nel Sistema Finanziario ha raggiunto il
primo USD 17.080 milioni a novembre
2014 - quasi 5 volte qullo del 2005: USD
3.711 milioni e il secondo USD 13.629
milioni, nello stesso periodo - 4 volte
quello del 2005: USD 3.106 milioni. Con
una percentuale di mora soltanto del
1,7% più basso della regione - ben al di
sotto del 10.1% del 2005.
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Quaderni di Casa America
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BOLIVIA
Bolivia: Incidencia de la demanda interna y exportaciones netas en el PIB
(En porcentaje)
Bolivia: Reservas internacionales netas
del BCB al 11 de diciembre 2014 (En
millones de USD)
Fuente: Instituto Nacional de Estadística Elaboración:
+Ministerio de Economía y Finanzas Públicas, Unidad de
Análisis y Estudios Fiscales (UAEF)
Fuente: Banco Central de Bolivia (BCB) Elaboración:
Ministerio de Economía y Finanzas Públicas, Unidad de
Análisis y Estudios Fiscales (UAEF)
Nel sociale, il tasso di disoccupazione
è sceso dal 8,1% nel 2005, al 3,2% nel
2013, il livello più basso della regione.
Dal 2011 la Bolivia non è più il paese
più povero della regione; la povertà
estrema è scesa dal 34,7% nel 2005 al
18,7, nel 2013 una delle riduzioni più
significative della regione. Ha, inoltre,
migliorato la distribuzione del reddito,
il coefficiente di Gini è caduto dal 0,60
nel 2005 al 0,47 nel 2013, ubicando la
Bolivia come il sesto paese dell’America Latina con la migliore distribuzione del reddito.
América del Sur: Pobreza Extrema
2005 y 2012 (En porcentaje)
América Latina: Índice de Gini
2005 y 2012(p) (En valores entre 0-1)
(a) Dato más cercano 2004; (b) Dato más cercano 2006; (c)
Dato más cercano 2011 Fuente: UDAPE en base a Encuesta
de Hogares del Instituto Nacional de Estadística (INE); Co- Elaboración: Ministerio de Economía y Finanzas Públicas,
misión Económica para América Latina y el Caribe (CEPAL) Unidad de Análisis y Estudios Fiscales (UAEF)
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Laguna boliviana
Veduta di La Paz
Gli indicatori macroeconomici rispecchiano gli indicatori microeconomici.
Infatti, la popolazione boliviana ora
gode di una migliore qualità della vita
e di reddito più alto, espresso in aumento del consumo di servizi di base
che ha registrato un tasso di crescita
media annua del 6% tra il 2006 e il
2013; il fatturato dei ristoranti e supermercati è pasato da USD 137 milioni
nel 2005 a USD 968 milioni nel 2013
(605% di aumento) e il numero di conti
di risparmio che sono aumentati di circa
6 milioni tra dicembre 2005 e novembre
2014, essendo il maggiore aumento relativo ai conti di meno da USD 500,
vale a dire, delle persone che in precedenza non potevano risparmiare.
Casa Nacional de la Moneda. Potosí
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Quaderni di Casa America
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BOLIVIA
L’urea in Bolivia
è il pane del domani
ÁlVaRo aRnez pRado
VICE MINISTRO PER L’INDUSTRIALIZZAZIONE, MARKETING,
TRASPORTO E STOCCAGGIO DI IDROCARBURI
Lo stabilimento di Urea che si sta costruendo a Bulo Bulo con un investimento di oltre 862 miliardi di dollari, una
volta avviata la sua produzione, darà un
contributo a due pilastri fondamentali
dell’economia nazionale.
Il primo è quello di rafforzare l’obiettivo
strategico dello Sviluppo Rurale che consiste in “Promuovere lo sviluppo dell’innovazione scientifica per la produzione
agricola”. Tale rafforzamento si verifica
in modo integrale e sostenibile nei fattori
Piantagione di quinoa
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
e nelle condizioni di produzione, materia
prima e processi produttivi, fornendo agli
agricoltori, non soltanto un fertilizzante
come l’urea, ma un servizio post-vendita.
Il servizio post-vendita consentirà agli
agricoltori di espandere la frontiera agricola, recuperando suoli degradati, aumentare la produttività e la diffusione
delle conoscenze e delle tecnologie, privilegiando la sicurezza e la sovranità alimentare.
Riassumendo, a) aumentano le prestazioni per unità di superficie delle più importanti colture, vale a dire: grano, soia,
riso, mais, quinoa, sorgo, tuberi (patate);
b) si ripristineranno dei terreni in degrado a causa di erosione, compattazione, salinizzazione e acidificazione, con
Utilizzo dell'urea nelle coltivazioni
misure e azioni per ripristinare la qualità
del suolo mediante la rifornitura di nutrimenti tali come l’azoto proveniente
dall’urea; c) la conservazione del suolo
per la produzione agricola e forestale sostenibile e continua. Dando così sostegno
alla politica governativa di espandere la
frontiera agricola fino a 10 milioni di ettari intorno al bicentenario.
Il secondo obiettivo prende in considerazione i seguenti aspetti per il rafforzamento dello Stato e della sua popolazione
in generale, attraverso l’investimento in
progetti sociali e produttivi, generando
più occupazione diretta ed indiretta, stimolando il ciclo virtuoso di sviluppo
economico, generando valuta estera per
il paese con un reddito annuo di circa
260 miliardi di dollari, con prodotti non
tradizionali come l’estrazione di minerali
o idrocarburi, che permettono al paese
la diversificazione dell’economia e così
da non dipendere soltanto dall’esportazione della materia prima.
Contribuire con questi due pilastri dell’economia, da una parte generando
maggiore reddito alle famiglie e dall’altra
producendo alimenti per la popolazione,
fa diventare questo progetto “il pane del
domani per il boliviani”.
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Quaderni di Casa America
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BOLIVIA
Relazioni Bolivia-UE
SeRgIo maRInellI
MINISTRO CONSIGLIERE, CAPO DELLA SEZIONE POLITICA, COMMERCIALE E STAMPA
DELLA DELEGAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA IN BOLIVIA
Negli ultimi 10 anni, la Bolivia ha registrato uno tra i più alti tassi di crescita
economica del continente Latinoamericano, con un tasso medio di crescita
del PIL intorno a valori del 5% all’anno
(+6,7% in 2013). Questa crescita spettacolare è stata accompagnata da profondi cambiamenti sociali e da un
programma di ambiziose riforme istituzionali, culminate con l’adozione –
tramite referendum - di una nuova Costituzione nel 2009. Questa costituzione è considerata da molti osservatori
come una delle più avanzate al mondo
in termini di riconoscimento e protezione dei diritti umani e dell’ambiente.
Questo processo (e le politiche che lo
accompagnano) va sotto il nome di
«Proceso de Cambio» ed ha l’obiettivo di
rendere la società boliviana più “inclusiva” ed eliminare o ridurre le discriminazioni sociali ed economiche anche
attraverso una politica attiva di redistribuzione dei redditi e, soprattutto, dei
benefici derivanti dalle esportazioni di
idrocarburi (gas) verso Argentina e Brasile. Come risultato di queste politiche,
le popolazioni indigene delle diverse
etnie che popolano il paese sono ora
meglio integrate nella vita politica, economica e sociale. La crescita economica, insieme con una gestione
prudente delle risorse finanziarie disponibili, ha consentito di ridurre significativamente la povertà e le
disuguaglianze (oltre 1,3 milioni di cittadini hanno superato la soglia di
estrema povertà negli ultimi 10 anni).
La Bolivia, che solo vent’anni fa era tra
i paesi più poveri del mondo, è classificata ora come un paese a reddito medio
(statistiche Banca mondiale) e gode di
una stabilità politica sconosciuta nella
gran parte dei suoi quasi 2 secoli di storia come Stato indipendente, in gran
parte segnati da dittature e colpi di
Stato alternati a brevi periodi di normalità democratica.
In questo contesto è naturale che
l’Unione europea, con il suo impegno a
sostegno dei diritti umani universali,
abbia sviluppato, negli ultimi anni, rapporti sempre più stretti ed un dialogo bilaterale intenso con il governo di Bolivia.
Dal 2011, infatti, si è stabilito un sistema
di consultazioni politiche annuali («dia-
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
logo di alto livello»), che prevede discussioni bilaterali annuali su questioni politiche di mutuo interesse. Tra gli argomenti
trattati figurano temi di politica internazionale, diritti umani, questioni commerciali bilaterali e la lotta contro il traffico di
droga. Altri temi specifici possono figurare
in agenda secondo le necessità del momento; queste discussioni si svolgono al
più alto livello con le rispettive delegazioni
guidate a livello di ministri degli esteri. La
Delegazione dell’UE a La Paz (e l’ambasciata Boliviana a Bruxelles) continuano
naturalmente, tutto l’anno, il contatto su
questi temi con i loro interlocutori nelle
rispettive capitali.
Nella pratica, i rapporti di cooperazione
dell’Unione europea con la Bolivia, stabiliti da piu di tre decenni, in complementarietà fra la Commissione europea
e gli Stati membri, hanno subito una
evoluzione progressiva passando da
azioni assistenziali / interventi di emergenza, ad azioni orientate a rafforzare i
principi di consolidamento democratico, di consolidamento dello Stato di
diritto e di rispetto dei diritti umani,
oltre che alla ricerca di relazioni eque in
campo politico, sociale ed economico.
È importante a questo punto ricordare
che la Bolivia è stata scelta come uno dei
“paesi pilota per la democrazia” (il solo
in America Latina ed uno dei 9 nel
mondo) per i suoi progressi su questi
temi. Su richiesta del governo della Bolivia, l’Unione europea ha effettuato più
volte missioni di osservazione elettorale,
dal momento che elezioni libere e trasparenti sono la base di ogni democrazia
e fonte di legittimità per un governo.
La cooperazione finanziaria, gestita
dalla Commissione europea, è stata a
lungo uno dei principali strumenti per
l’azione esterna dell’Unione europea e
continua ad essere, in Bolivia, una componente importante delle relazioni
dell’UE con il Paese. Con 281 milioni di
euro impegnati a titolo indicativo per il
periodo 2014-2020, la Bolivia resta il
primo beneficiario del continente latino-americano. L’appoggio finanziario
dell’UE si concentra nei settori della
giustizia, della lotta alla produzione e al
traffico di droghe illegali e della gestione integrata delle acque, dove i
primi due settori sono chiaramente in
linea con due dei temi principali del
dialogo politico bilaterale. Altre azioni
più puntuali potranno essere finanziate
nell’ambito dei programmi tematici e
regionali.
Detto questo, è chiaro che con la continua crescita dell’economia boliviana,
le relazioni tra l’Unione europea e la
Bolivia continueranno a privilegiare un
rafforzamento delle relazioni politiche
e commerciali. Un dialogo politico approfondito tra partner con pari diritti e
doveri in ambito politico internazionale
diventerà essenziale per l’evoluzione
delle relazioni UE-Bolivia. Ci sono
molte aspettative sul ruolo che la Bolivia potrà svolgere sulla scena internazionale nella sua qualità di membro (da
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BOLIVIA
ottobre 2014) del Consiglio delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, in considerazione soprattutto dei principi
stabiliti nella sua Carta costituzionale.
L’UE continuerà quindi a sostenere gli
sforzi della Bolivia per consolidare il
suo sistema democratico ed il rispetto
dei diritti umani nel Paese. Si tratta di
un processo di ampio respiro in cui l’UE
si è impegnata già da vari anni e che è
culminato con la recente decisione di
sostenere (anche finanziariamente) la
riforma del settore della giustizia. Si
tratta di una sfida importante per
l’Unione europea, che è stata accettata
- con il supporto degli Stati membri per sottolineare un impegno a tutto
campo per la difesa dei diritti umani, tra
cui figura un sistema giudiziario equo
ed efficace.
L’UE è molto soddisfatta dei risultati ottenti dalla Bolivia sui temi della lotta
contro la produzione e il traffico di droghe illegali. Si tratta, come è ovvio, di una
questione molto complessa che affligge
molti Paesi e comporta una responsabilità condivisa tra paesi produttori e Paesi
consumatori. L’innovativo meccanismo
di “controllo sociale”, che è stato adottato in Bolivia, ha permesso di consolidare, anno dopo anno, successi concreti
in termini di riduzione della superficie
coltivata illegalmente e che ha riscosso
l’interesse di altri Paesi della regione.
Continuremo a dialogare con il governo
boliviano per identificare le azioni più
appropriate sui temi della lotta internazionale contro il traffico di droga, che
richiedono uno sforzo di cooperazione
internazionale più forte ed efficace (a livello regionale e globale).
Infine, è chiaro che le relazioni commerciali UE e Bolivia sono destinate a diventare più intense con la crescita
dell’economia. L’UE è attualmente il più
grande investitore straniero in Bolivia ed
il quarto partner commerciale del Paese.
C’è spazio per crescere e c’è molta attesa
per il nuovo quadro legislativo attualmente allo studio che speriamo possa attrarre ancora più investimenti europei in
Bolivia, soprattuto di piccole e medie imprese, per sostenere nel futuro i tassi di
crescita elevati degli ultimi anni. Allo
stesso tempo, c’è anche molto spazio
perché la Bolivia possa aumentare in misura significativa le sue esportazioni
verso l’Europa, utilizzando le facilitazioni
già previste dal sistema di preferenze generalizzato « plus » (SPG +). La Delegazione in Bolivia, oltre a un dialogo
costante con il governo su questi temi,
collabora anche con le associazioni di
esportatori di Bolivia e le Camere di
commercio europee in Bolivia, per sponsorizzare attività, fiere e iniziative che
possano contribuire al raggiungimento
di tali obiettivi.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Interscambio Italia-Bolivia
ESTRATTO DAL DOCUMENTO STATO PLURINAZIONALE DI BOLIVIA SITUAZIONE CONGIUNTURALE
2013 - PRIMO TRIMESTRE 2014 DELL’ISTITUTO DEL COMMERCIO ESTERO DI SANTIAGO DEL CILE
Secondo i dati di fonte Istat durante il
2013 la bilancia commerciale Italia-Bolivia ha registrato un surplus di 33 milioni di euro a favore dell’Italia.
L’interscambio commerciale ha raggiunto 161,9 milioni di euro con un aumento del 54,3% rispetto al 2012.
Durante il periodo considerato gennaio
– aprile 2014, la bilancia commerciale ha
presentato un disavanzo di 191.000 euro
rispetto allo stesso periodo del 2013, con
esportazioni para a 19,5 milioni versus
importazioni pari a 19,7 milioni di euro.
L’interscambio commerciale globale ha
raggiunto 32,25 milioni di euro, con una
flessione del 9,62% rispetto allo stesso
periodo del 2013.
Esportazioni
Durante il 2013 le esportazioni dell’Italia verso la Bolivia hanno raggiunto
97,4 milioni di euro, con un aumento
del 30,8% rispetto al 2012. I prodotti
italiani più esportati in Bolivia sono
sempre i macchinari che costituiscono,
insieme agli autoveicoli e ricambi, la
quasi totalità delle nostre esportazioni
in Bolivia. Si evidenziano inoltre l’aumento delle importazioni di cisterne e
contenitori in metallo che sono passati
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BOLIVIA
da 13 mila euro nel 2012 a 2,4 milioni
nel 2013, altre macchine d’impiego generale, principalmente scambiatori di
calore e attrezzature e macchine per refrigerazione (+423%), macchine per
agricoltura e silvicoltura (+124,73%) e
motori e generatori elettrici (+120,6%).
Viceversa hanno dimostrato una flessione le esportazioni delle macchine
per la formatura dei metalli e delle altre
macchine utensili (-48%), e altre mac-
chine per impieghi speciali (-38%). È
importante evidenziare che il volume di
beni esportati dall’Italia rimane relativamente modesto e qualsiasi rilevante
ordinativo (per es. di un costoso macchinario da parte di una singola impresa) è in grado di incidere sul saldo
commerciale.
Durante il periodo considerato gennaio
– aprile 2014, le esportazioni hanno
raggiunto 19,5 milioni di euro con una
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
flessione del 31% di praticamente tutti
i prodotti esportati ad eccezione delle
macchine per agricoltura e silvicoltura
(+121%), articoli di coltelleria (+32%) e
motori e generatori elettrici (+30%).
Nel 2013 le importazioni dalla Bolivia
hanno raggiunto 64,44 milioni di euro con
un aumento del 111,5% rispetto al 2012.
I prodotti boliviani maggiormente importati dall’Italia si confermano il
cuoio e prodotti di pelletteria, con un
aumento del 39%. Si rileva inoltre
l’aumento dei prodotti di colture non
permanenti (semi di soia) che sono
passati da 489 mila euro nel 2012 a
19.831 mila euro nel 2013 e dei prodotti chimici di base, principalmente
alcole etilico (+408%). Viceversa
hanno dimostrato una flessione i prodotti minerali non ferrosi (-22,43%), i
filati e fibre tessili (-17,15%) e i prodotti delle colture permanenti, principalmente noci del Brasile, con una
flessione dell’11,59%.
Durante il periodo gennaio – aprile
2014, le importazioni italiane dalla Bolivia hanno raggiunto 19.719 mila euro
con un aumento del 30,4% rispetto allo
stesso periodo del 2012. Come principali prodotti importati si mantengono
il cuoio lavorato e la pelletteria con un
aumento del 32,5% rispetto allo stesso
periodo del 2012, i prodotti chimici di
base (+13,4%) e i prodotti delle colture
non permanenti, principalmente semi
di soia (+799,4%).
Investimenti italiani in Bolivia
La presenza degli investimenti italiani
in Bolivia è piuttosto limitata. La mancanza di una legislazione certa e incentivante costituisce probabilmente il
principale ostacolo agli investimenti,
congiuntamente alla carenza delle infrastrutture, alla modesta qualificazione
della manodopera e al fattore geografico economico della distanza.
Il più grande investimento italiano in
Bolivia era rappresentato da ENTEL,
del gruppo TELECOM ITALIA, ma la
nazionalizzazione del 1 maggio 2008
ha posto termine alla maggiore presenza nazionale nel Paese.
L’atteggiamento ideologico del Governo
di Evo Morales (nazionalizzazioni e denuncia degli accordi bilaterali di promozione e protezione degli investimenti)
finora fortemente ostile agli investimenti
privati nazionali ed esteri, ha fortemente
scoraggiato la localizzazione di IDE in
Bolivia. Vi sono segnali di evoluzione di
un approccio più pragmatico al riguardo
soprattutto nei settori dove è imprescindibile l’apporto tecnologico dall’estero.
La locale Ambasciata d’Italia in Bolivia
monitora costantemente l’evoluzione del
quadro economico per promuovere contatti fra imprese italiane e il governo al
fine di ottenere eventuali garanzie più
convincenti di quelle (scarse) attualmente offerte dal quadro normativo nazionale. Una visita politica di carattere
economico potrebbe essere altamente
utile ai fini dello sfruttamento delle pos-
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BOLIVIA
sibilità d’investimento che potrebbero
aprirsi nel futuro in particolare nei settori
idrocarburifero e petrolchimico (Fonte
Ambascia d’Italia in Bolivia).
Attrazione di investimento in Italia
Le prospettive d’investimento risentono
di un livello di sviluppo ancora insufficiente del Paese e del raggio d’azione regionale di questa imprenditoria.
Attrazione di flussi turistici in Italia
Il flusso turistico verso il nostro Paese
è molto ridotto in considerazione degli
alti costi del viaggio e del limitato potere di spesa della gran parte della popolazione boliviana. Si ritiene che
l’EXPO 2015 rappresenti una buona
opportunità per rafforzare il flusso turistico verso il nostro Paese e si stanno
mettendo in atto una serie di azioni
promozionali con i principali tour ope-
rator nazionali per ri-orientare verso
l’Italia il flusso turistico verso l’Europa.
Presenza italiana
La presenza di imprese provenienti dall’Italia è generalmente limitata a grandi
società di costruzione che hanno vinto
gare d’appalto per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali (al momento solo l’impresa Grandi Lavori
Fincosit Spa ha due cantieri aperti; all’inizio del 2010 Astaldi ha terminato un proprio lavoro, mentre l’impresa Ghella ha
recentemente aperto un ufficio di rappresentanza). A tali grandi imprese si aggiungono piccole e medie imprese gestite
da italo-boliviani o da italiani residenti in
Bolivia da alcuni anni che svolgono varie
attività (importazione e produzione in
loco di prodotti alimentari, importazione
di elettronica, produzione mobili, prodotti idraulici, cosmetici).
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BOLIVIA
Lo Stato Plurinazionale
di Bolivia
gIoRgIo malFattI dI monte tRetto
SEGRETARIO GENERALE DELL’IILA
Il 25 gennaio del 2009 il popolo boliviano è chiamato ad approvare uno storico cambiamento: approvare o meno
una nuova Costituzione in base alla
quale il nome di Repubblica di Bolivia
viene modificato in Stato Plurinazionale
di Bolivia. Un progetto fortemente voluto dal Presidente Evo Morales, che
viene approvato a larga maggioranza.
Nasce così un modello costituzionale
indigenista in un paese che ha la maggior parte di popolazione indigena
dell’America Latina e del Continente
americano (ad eccezione della Groenlandia, appartenente però formalmente
al Regno di Danimarca).
La Bolivia, come molti paesi dell’area,
ha avuto nell’epoca moderna una storia
travagliata.
Nella seconda metà del secolo scorso è
stata influenzata dalle ripercussioni
della guerra fredda. A Yalta le superpotenze avevano rigidamente fissato le
zone di influenza in Europa. La confrontazione tra i due blocchi non poteva
quindi che spostarsi negli altri continenti e l’America Latina, regione all’epoca priva di riferimenti istituzionali
solidi e con forti tensioni sociali all’interno, era diventato facile terreno di
scontro. Il progressivo disgelo ha fortunatamente condotto le divergenze
ideologiche sul piano democratico.
La Bolivia è sempre stato un paese potenzialmente ricchissimo. Potenzialità
che sono state per decenni la sua forza
e nel contempo motivi di grandi dissidi
tanto interni che internazionali.
Oggi sembra davvero finito il tempo nel
quale la Bolivia veniva definita come “un
povero addormentato su un letto d’oro”.
Il Presidente Morales è stato rieletto il
12 ottobre scorso con il 60% dei suffragi
e sembrano scomparse le due Bolivie:
quella degli indios delle Ande e quella
dei discendenti europei delle pianure.
Le sue politiche economiche sono indicate come un esempio di successo. I
conti statali sono in ordine, le riserve
di valuta con l’esportazione di gas e petrolio sono in crescita, hanno avuto inizio politiche redistributive del reddito
e vi è un futuro promettente con la quinoa e il litio. Di fatto la politica effettuata dal Presidente Morales rappresenta per tutti gli osservatori una
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BOLIVIA
Parco Nazionale Madidi. Nutria gigante.
garanzia di stabilità. Egli ha da ultimo
abbracciato un modello economico
post-neoliberale che, disegnando un
nuovo volto del socialismo del XXI secolo, gli ha permesso di raggiungere dei
risultati oggettivamente significanti a
partire dalla diminuzione dei livelli di
povertà. In meno di dieci anni infatti la
povertà estrema è scesa dal 38% al 18%
e la disoccupazione al 3%. La “Bolivia
que queremos”, il programma presidenziale per il 2015-2020 su cui ha scommesso Morales, prevede, infatti,
un’agenda volta a migliorare ulteriormente le infrastrutture di gas naturale
del paese (sono presenti anche ingenti
quantitativi di petrolio oltre che di ac-
qua), mantenendo una certa dose di
realismo, che gli sta permettendo di essere credibile anche per le principali
istituzioni internazionali. Fino a poco
tempo fa le risorse del paese erano
quasi esclusivamente in mano alle
grandi multinazionali straniere. Oggi le
cose sono cambiate, grazie ad una serie
di riforme (soprattutto la nazionalizzazione del petrolio e del gas) e il modello
boliviano consiste nel superare l’economia delle risorse naturali e passare
da un’economia delle materie prime ad
una industriale, senza perdere di vista
gli aspetti sociali.
La Bolivia non è più il fanalino di coda
del continente.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Incentivi e ostacoli
agli investimenti stranieri
in Bolivia
cRIStIÁn bIllaRdI1 - RaFael VeRgaRa SandóVal2
Il rapporto “Ease of doing business ranking 2015” posiziona la Bolivia solo al
posto n. 157.
Nonostante ciò, questa valutazione, che
in gran parte deriva da una decade di nazionalizzazioni in settori strategici, deve
essere riletta alla luce della nuova legge
515 de promociones industriales che affronteremo sinteticamente qui di seguito,
e alla luce dell’ingresso della Bolivia come
membro effettivo del Mercosur.
A) Incentivi tributari ed economici agli
investimenti stranieri.3
A seguito della politica di nazionalizzazione degli idrocarburi, telecomunicazioni, energia e attività mineraria, la
Ley n. 515 (4-04-2014), “Ley de Promoción de Inversiones”, stabilisce incentivi agli investimenti destinati principalmente a progetti volti a
industrializzare le risorse naturali ed il
cambio della matrice produttiva.
La suddetta legge autorizza lo Stato a
dare “incentivi generali” per quegli investimenti destinati a progetti contem-
plati dal “Plan de Desarrollo Económico
y Social” (PDES) e “incentivi specifici”
per coloro che sono orientati a un investimento prioritario.
Gli investimenti “prioritari” sono quelli
contemplati dal PDES e sono rivolti a
progetti orientati al compimento di
obiettivi di “industrializzazione delle risorse naturali ed al cambio della matrice
produttiva, vincolati al trasferimento di
tecnologia ed alla generazione di posti
di lavoro”. In maniera specifica, sono investimenti prioritari quelli vincolati allo
sviluppo nel campo degli “idrocarburi,
miniere, energia, infrastrutture, attività
produttive non tradizionali che generano
valore aggiunto e attività che generano
centri di sviluppo”. Settori nei quali negli
ultimi dieci anni vi sono stati investimenti stranieri e dove sono state portate
avanti nazionalizzazioni o espropriazioni, che sono state oggetto di richiamo
in pendenza innanzi al CIADI.
La Ley de Promoción de Inversiones
stabilisce che la “redditività delle proposte dei progetti d’investimento prio-
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Quaderni di Casa America
33
BOLIVIA
ritario non sia condizionata ai benefici
concessi”, mentre il Ministerio de Planificación del Desarrollo raccomanderà
di sospendere o cancellare detti incentivi se i progetti non si attengono agli
obiettivi per i quali sono stati concessi
o gli stessi non si attengono agli investimenti programmati.
Gli incentivi rivolti agli investimenti
stranieri avranno una durata temporale
da uno (1) a venti (20) anni, a seconda
dell’attività e del tempo di recupero dell’investimento.
Lo Stato Boliviano registrerà l’investimento privato e statale nel Registro de
Comercio e presso il Banco Central de
Bolivia in un “formato specifico che garantisce la registrazione dell’informazione riferita agli apporti e alle modalità
degli investimenti stabiliti”. L’Ente emittente rilascerà un certificato di ingresso
degli apporti da investire nello Stato.
A.1) La modifica degli accordi di promozione di investimenti con Comunità e Paesi.
Secondo quanto stabilito dalla stessa Ley
515, lo Stato Boliviano ha denunciato e
sta rinegoziando i 22 Tratados Bilaterales
de Promoción y Protección de Inversiones (TBI), in forza di ciò che dispone la
Disposizione Transitoria 9 della Costituzione Politica dello Stato che stabilisce
un periodo di quattro (4) anni per rinegoziare questi accordi; questo periodo è
scaduto il 13 dicembre 2014.
Un punto fondamentale delle modifiche prescritte dalla legge è la ratifica-
zione della giurisdizione locale innanzi
alle controversie, derogando così la proroga della giurisdizione esistente innanzi agli organismi internazionali
(CIADI, Tribunal de la Haya, etc.).
Quest’ultima azione sembra in accordo
con la denuncia del Convegno di Washington nel 2007, che ha creato il
CIADI.
Secondo i dati forniti dalla Procuraduría
General del Estado de Bolivia, dal 2006
il Paese affronta più di una decina di
controversie in materia d’investimenti
stranieri, includendo domande arbitrali,
come risultato della nazionalizzazione
e/o presa di controllo da parte dello
Stato riguardante imprese appartenenti
a settori strategici dell’economia.
B) Ostacoli agli investimenti stranieri.
B.1) I processi di nazionalizzazione.
Delle 19 imprese nazionalizzate dal Governo, ad oggi 7 di queste sono state
indennizzate (appross. 615,7 m U$), 9
sono soggette a processo di indennizzo,
mentre per le altre 3 ancora non è stato
fissato l’ammontare.
Noi pensiamo che questo processo non
sia incentivante per gli investimenti stranieri. Prendiamo atto che in Bolivia, invece, si sostiene che in questo periodo gli
investimenti stranieri siano aumentati.
In ogni modo, la valutazione economica
di questi processi, che in America Latina
sono frequenti, dipende in gran parte
dalla sicurezza giuridica del compimento
del processo di nazionalizzazione.
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BOLIVIA
Per questo motivo, le osservazioni più
rilevanti rivolte alla menzionata Ley 515
si focalizzano sull’ampio margine di discrezionalità politica nell’emissione degli incentivi e la ratificazione della giurisdizione locale di fronte ad eventuali
controversie che potrebbero sorgere.
B.2) La complessità e grado di sviluppo
del sistema fiscale.
In Bolivia il sistema tributario vigente
vanta una riforma del 1986 con la Ley
843 la quale si pone due obiettivi: creare
una base tributaria ampia ed una struttura di tributi che sia di facile amministrazione.
Secondo il rapporto CEPAL 2013, la Bolivia è uno dei paesi del Sudamerica con
la pressione tributaria più alta. Nel 2012
gli introiti tributari raggiunsero i Bs
49.674 milioni che rappresenta all’incirca
il 26,7% del prodotto interno lordo.
Le imposte principali hanno un’elasticità maggiore a uno, il che significa che
il livello di entrate fiscali sia sostenibile
nel tempo. Altri indicatori mostrano
una buona performance del sistema tributario negli ultimi sette anni. Inoltre,
esiste una buona distribuzione delle
fonti di finanziamento e questo fa sì
che alcune vulnerabilità si compensino
con la forza di altri indicatori.
Dall’universo dei contribuenti, l’85% appartiene al Régimen General (RG), 1%
Grandi Contribuenti (GRACO), l’84% il
resto del regime, ed il restante 15% corrisponde al Régimen Simplificado. In ter-
mine di apporti contributivi il 99,8% proviene dal RG (79,1% dal GRACO e il
20,7% del resto a questo regime), tanto
che unicamente lo 0,2% dei proventi deriva dai regimi semplificati.
In termini generali gli indicatori della gestione tributaria mostrano un aumento
delle entrate fiscali con aumento della
pressione fiscale ed uno scarso sviluppo
del sistema tributario che dovrà adeguarsi al nuovo contesto internazionale.
La lotta all’economia informale e alla
evasione fiscale, che in gran misura dipendono da una vera e profonda revisione del sistema tributario, dovranno
inesorabilmente accompagnare questo
processo d’incentivi agli investimenti.
NOTE:
1
Profesor adj. interino de Derecho Tributario
U.B.A. (Argentina) y de Posgrado en diversos Países de América Latina e Italia. Miembro activo
de la AAEF y de la Associazione Italiana per il
Diritto Tributario Latinoamericano. Responsable
de la redacción de la Revista Diritto e Pratica Tributaria Internazionale (www.dpti.it) Representante del Studio Uckmar Assoc. Prof.- Buenos Aires ([email protected]).
2
Profesor de Derecho Tributario, Aduanero y
Constitucional en Posgrado de la Universidad
Mayor de San Andrés, Académico de Número de
la Academia Nacional de Ciencias Jurídicas de
Bolivia, Miembro del IBET y Director Principal
del Estudio Jurídico Vergara & Asociados. Ejerció
funciones de Rector de la UASB, Sede Central,
Superintendente Tributario General y Director
Ejecutivo de la Autoridad General de Impugnación Tributaria. La Paz. Bolivia ([email protected]).
3
Per un maggiore approfondimento circa i requisiti sostanziali ed operativi per accedere ai benefici
della legge, si suggerisce di contattare gli autori.
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Quaderni di Casa America
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BOLIVIA
Bolivia, terra di lotte
e di conflitti irrisolti
danIela baRbeRIS
UNIVERSITÀ DI TORINO
Il 20 dicembre 2013, dal cosmodromo
cinese di Xichang, il satellite boliviano
Tupac Katari è stato lanciato in orbita.
Il nome di questo strumento altamente
tecnologico richiama alla memoria le
lotte e i conflitti che, fin dagli ultimi
anni del XVIII secolo, hanno segnato il
territorio dell’allora Alto Perù, e che
hanno plasmato quella che diversi autori definiscono come la “cultura della
resistenza”, intesa come matrice dei
movimenti di rivendicazione dei primi
anni del XXI secolo.
Unica in moltissimi aspetti, la Bolivia risalta per il suo intricato groviglio tra
modelli occidentali e tradizioni pre-colombiane, tra organizzazione di classe
e sistemi sociali duali, tra la povertà e la
creatività sociale, tra lo sfruttamento e
le vigorose rivendicazioni sociali.
La composizione socio-politica del
Paese andino restituisce l’immagine di
un mosaico tutt’altro che omogeneo.
Lo Stato Plurinazionale di Bolivia,
come definito dalla Nuova Costituzione Politica Boliviana del 2009, rico-
nosce l’esistenza di trentasei etnie indigene con lingua e cultura proprie, in
un Paese storicamente caratterizzato da
un doppio schema economico-sociale
“minero-campesino” (Harris O. - Albò
X. 1984), nel quale minatori e contadini
sono portavoce non solo di due mondi
produttivi distinti ma soprattutto di due
culture o subculture contrapposte ma
articolate.
La storia delle popolazioni boliviane è
estremamente complessa e affascinante.
Tra il 1825 ed oggi, il Paese è stato caratterizzato dal susseguirsi di rivolte,
guerre e colpi di Stato, che l’hanno portato dal socialismo militare degli anni
Trenta fino al ritorno della democrazia
nel 1982, passando per la Rivoluzione
Nazionale del 1952.
Le lotte sociali divengono dunque
un’interessante chiave di lettura della
storia boliviana.
La creazione del Movimiento al Socialismo (MAS), che nelle elezioni del 2005
ha portato al potere Evo Morales, può
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
essere inserita in un lungo continuum
di lotte di rivendicazione che nel nuovo
millennio hanno condotto all’inaugurazione di una nuova fase della storia
boliviana. Una fase di conflitti iniziata
con la cosiddetta “Guerra dell’Acqua”
nei primi mesi del 2000, passando per
le rivolte popolari di febbraio e ottobre
del 2003, fino agli scontri di giugno del
2005. La causa comune di queste sollevazioni va ricercata nei cambiamenti
verificatisi a partire dal 1985, contraddistinti da una forte offensiva neoliberale
sulla società che ha portato all’apertura
di un nuovo orizzonte politico, economico e sociale. In quella che è ricordata
come la “década perdida”1 dell’America
Latina, si sono attuate una serie di
misure che miravano a raggiungere una
maggior flessibilità lavorativa, smantellando numerosi diritti acquisiti con la
Rivoluzione del 1952 e, insieme ad essi,
distruggendo l’istituzione divenuta simbolo delle lotte sociali dei lavoratori, la
Corporación Minera de Bolivia (COMIBOL).
La vittoria di Evo Morales rappresenta
una rottura con questo recente passato
ma, nonostante il largo margine nella vittoria elettorale del 2005 e lo spostamento
dell’asse del potere a sinistra, ciò non ha
portato con sé la fine del conflitto sociale.
Con il cambiamento delle priorità politiche in nome del cosiddetto “Proceso
de Cambio”2 intrapreso dal MAS, è rinata un’opposizione conservatrice la
quale ha esercitato forti pressioni par-
lamentari ed extra-parlamentari per
ostacolare i piani governativi.
Durante il primo mandato di Evo Morales il principale nucleo di opposizione è
sorto nelle pianure di Santa Cruz, che
hanno utilizzato la loro influenza regionale per dar vita a grandi mobilitazioni,
utilizzando repertori di azione tipici della
base di consenso del MAS, ovvero,
marce, blocchi stradali e scioperi. Ma i
problemi non sono arrivati solo dalle élites della cosiddetta “mezzaluna fertile”3
bensì hanno riguardato anche fasce della
popolazione facenti parte della stessa
base elettorale del MAS. Emblematico
all’interno di questa seconda tipologia di
conflitti è stato lo scontro che nel 2006 si
è verificato nel distretto minerario di
Huanuni dove minatori statali e cooperativisti si sono confrontati, lasciando sul
terreno dello scontro diversi morti a
causa di una mai risolta disputa per il
controllo delle risorse naturali.
Per quanto riguarda invece il secondo
mandato, l’obiettivo governativo di impulsare un modello di sviluppo industriale ha provocato fin dal 2010
sollevazioni popolari che sono state interpretate dal vicepresidente boliviano
Álvaro García Linera come la quinta
fase del “Proceso de Cambio”, la quale
sarebbe caratterizzata dalla presenza di
“tensiones creativas en el interior del
bloque popular”. Nonostante questa
interpretazione ottimistica, questi conflitti hanno messo in crisi la base sociale
su cui si regge il “Pacto de Unidad”4 in
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BOLIVIA
sostegno al governo. Sebbene il MAS
sia nato come “strumento politico”5
delle organizzazioni sociali, la società
boliviana è densamente organizzata e
ciò porta inevitabilmente ad un alto livello di conflittualità economica, sociale
e regionale all’interno di un precario
inquadramento istituzionale, nel quale
lo Stato è spesso assente.
Indicativo di questo scollamento tra la
base elettorale e quello che doveva essere
il suo “strumento politico” è il conflitto
scatenato dal progetto di costruzione di
una strada di collegamento tra il Chapare
e il Beni attraverso il Territorio Indígena
Parque Nacional Isiboro Sécure (TIPNIS).
In questo contrasto i momenti di maggiore tensione hanno coinciso con la VIII
e la IX Marcia dei Popoli Indigeni, rispettivamente nel 2011 e nel 2012, alle quali
hanno partecipato centinaia di indigeni
che in segno di protesta hanno marciato
per oltre 600 chilometri.
Inoltre, non sono mancati gli attriti con
uno dei principali alleati storici del
MAS, la Central Obrera Boliviana
(COB). Sebbene, come analizzato da
Bruno Fornillo (2009), la relazione tra la
principale centrale sindacale boliviana
e il primo governo di Morales avesse
oscillato tra favore e ambivalenza, la situazione è peggiorata durante il secondo mandato.
Ma come mai la Bolivia è un Paese così
conflittuale?
La risposta sembra potersi trovare, almeno in parte, nella relazione tra lo
Stato e la società, in un Paese dove il
potere esercitato dal primo sulla seconda è lontano dall’essere uniforme.
Allo stesso tempo, il tessuto sociale si
caratterizza per una forte disomogeneità, con zone dove gli attori sociali
hanno una forte influenza e sono in
grado di imporre la loro agenda ai governanti. Storicamente i minatori fortemente politicizzati sono stati esemplari
in questo aspetto; oggi il loro ruolo può
essere probabilmente ritrovato tra i cocaleros, eredi di una cultura sindacale
che ha pochi eguali in America Latina.
Il problema di fondo potrebbe quindi
risiedere in quelli che Guillermo O’Donnell (1993) chiama “buchi dello
Stato” ovvero luoghi di forte discontinuità, luoghi nei quali il raggio territoriale/funzionale dello Stato si sfuma, i
quali configurerebbero un “swiss
cheese state” (PNUD 2007). Questa
concezione non mostra necessariamente uno Stato fallito, bensì uno Stato
che fu costruito in tappe e frammenti. I
“buchi” sono spazi di autogoverno che
operano senza seguire le norme proprie
dello Stato di diritto ma dove spesso
regna un ordine altamente qualificato,
con una forte legittimità sociale. Sembrerebbe quindi che i “buchi” siano già
pieni. La domanda chiave non sta,
dunque, nel come riempirli, ma nel capire quanto siano complementari queste “statalità parallele” all’inclusione
sociale e all’esercizio di diritti, e quanto,
invece, siano antagoniste. Questa si
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
prospetta come la vera sfida del terzo
mandato di Evo Morales.
NOTE:
1
Il cosiddetto “decennio perduto” è un termine
usato per descrivere la crisi economica e sociale
che ha caratterizzato l’America Latina negli anni
Ottanta del Novecento.
2
Il vicepresidente Álvaro García Linera sintetizza
questo processo di cambiamento del Paese in sei
punti chiave:
- La variazione del blocco di potere a favore dei
settori sociali anteriormente esclusi, principalmente indigeni e contadini;
- L’attribuzione di potere decisionale ai movimenti sociali in modo da coinvolgerli nella
formulazione delle politiche pubbliche;
- La decolonizzazione, ovvero la lotta per
l’uguaglianza sociale;
-
L’ampliamento del settore pubblico attraverso
le nazionalizzazioni e la creazione di imprese
statali;
- La redistribuzione della ricchezza;
- L’industrializzazione.
3
Si intende comunemente come “mezzaluna fertile” il territorio delle cinque regioni autonome di
Tarija, Santa Cruz, Pando, Beni e Cochabamba.
4
Il cosiddetto “Patto di Unità” consiste nell’alleanza stipulata nel 2004 tra le principali organizzazioni contadine e indigene del Paese con
l’obiettivo di promuovere l’Assemblea Costituente, e che ha costituito la base politica del
MAS.
5
Il nome completo del partito di Morales è in
realtà MAS-IPS, letteralmente Instrumento Político por la Soberanía de los Pueblos. Si trattava
in origine di uno “strumento politico” creato
per dare espressione alle richieste dei movimenti sociali.
Uyuni. Alba sul lago salato più alto del mondo.
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BOLIVIA
Quinoa reale, il grano d’oro:
“un contributo dalla Bolivia
e dalla Regione andina
al mondo”
nemeSIa aRchacolo tola
MINISTRO DELLO SVILUPPO RURALE E DELLE TERRE DELLA BOLIVIA
Sull’altopiano della Bolivia, come in altre regioni del mondo, è importante che
la coltura della quinoa chiamata Il
Grano D’Oro: “Un contributo dalla Bolivia e dalla Regione Andina al Mondo”,
sia gestita adeguatamente per non colpire la sua produttività e la biodiversità
nei diversi sistemi produttivi. Questo
alimento è di grande beneficio alla nutrizione della popolazione, particolarmente delle bambine, i bambini e delle
attuali e future generazioni.
Ha una vasta gamma di ecotipi e di varietà le cui caratteristiche produttive
hanno permesso di conoscere la sua
adattabilità nonché il potenziale produttivo della quinoa nelle diverse regioni del mondo. Le ricerche svolte
sulla quinoa silvestre hanno determinato che può essere fonte di contrasto
non soltanto a parassiti e malattie ma
anche a problemi derivati dal cambiamento climatico.
Nei Sistemi di Produzione è rilevante
che la gestione agronomica è un aspetto
fondamentale per sfruttare il potenziale
delle diverse varietà, mediante la conservazione della fertilità del suolo, gestione dell’acqua, uso di fertilizzanti organici (guano del lama) raccolta,
post-raccolta e gestione integrata dei
parassiti, che permettono di produrre
una quinoa salutare, in armonia con la
“Pachamama” (Madre Terra).
I parassiti e le malattie, insieme al cambiamento climatico, sono fattori limitanti per la produzione. Ciò nonostante
i produttori dell’altopiano nel passato
hanno saputo contrastare queste problematiche, individuando modi efficaci
e rispettosi dell’ambiente. In caso di malattie ci sono estratti di piante da cui si
preparano biofungicidi per ridurre il
danno da malattie e parassiti. Tutto ciò
applicando le conoscenze apprese dai
nostri antenati in combinazione con le
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BOLIVIA
tecnologie moderne (controllo biologico). È fondamentale promuovere la
“Produzione della Quinoa Ecologica”,
nel rispetto dell’ambiente per curare la
Pachamama, usando fertilizzanti e fungicidi biologici che mantengono la sanità delle piante e aumentano la produzione delle colture. Questi sono
generati in basi a microorganismi tali
come batterie, funghi benefici, applicati
con materia organica e integrata a fertilizzanti organici e bio-insetticidi-fungicidi, che rappresentano una alternativa importante per una gestione della
coltura della quinoa più sostenibile e
più sensibile all’ambiente e alla salute
dei produttori e di consumatori.
L’”Agroindustria” è un componente necessario per aggiungere valore alla quinoa e migliorare la sua qualità nell’elaborazione di diversi alimenti, con l’uso
di tecnologie che permettono di garantire la conservazione delle caratteristiche nutrizionali e contribuire alla salute
e alla sicurezza alimentare della popolazione che è sovrana.
È anche importante la gestione adeguata dei macchinari e la meccanizzazione agricola, evidenziando l’introduzione, l’innovazione e l’uso dei
macchinari nel processo di impianto,
evidenziando la progettazione di seminatrici e trebbiatrici in armonia con la
nostra realtà. Ad esempio, la creazione
della Seminatrice di quinoa (SATIRI),
che permette di seminare ad un profondità che varia tra 2,5 e 3,5 cm., in
terreni che devono essere preparati,
arati e il più omogenei possibile, per
evitare il divario nella piantagione che
incide sulla germinazione della pianta.
Con la dichiarazione dell’Anno Internazionale della Quinoa da parte della FAO
(Organizzazione delle Nazione Unite
per l’Alimentazione e l’Agricoltura)
nell’anno 2013, sono stati raggiunti risultati molto importanti negli aspetti sociali ed economici in Bolivia e nella regione andina, tra Perù, Ecuador, Cile.
- Ha permesso di approfondire la valorizzazione della quinoa della regione andina, particolarmente la Quinoa Reale dell’Altipiano Sud della
Bolivia, nel contesto nazionale, regionale e internazionale, come “una risorsa strategica per l’umanità nella lotta
alla fame”.
- Inoltre, ha ottenuto il riconoscimento
dei benefici nutrizionali della quinoa
nonché l’interesse del suo consumo
che permette di ipotizzare un aumento
sostenibile della domanda mondiale,
particolarmente per combattere la fame
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BOLIVIA
e la denutrizione. Questo grano ha potuto dimostrare di poter aiutare a migliorare l’alimentazione delle persone
allergiche (intolleranti) al glutine; i suoi
aminoacidi aiutano il miglioramento
delle condizioni di salute dei malati
diabetici, ecc.
- I produttori andini di quinoa dispongono di un contesto di vita dignitoso
che ricambia i loro impegni che hanno
sviluppato durante migliaia di anni.
- Ugualmente, l’umanità avrà più opportunità per accedere al consumo di
questo prodotto.
- Inoltre, è aumentata la superficie coltivata nel 35,89% tra gli anni agricoli
2011/2012 e 2012/213, di 131.192 ettari
fino a 159.549 ettari, rispettivamente,
offrendo un’opportunità di lavoro agricolo ai produttori di Bolivia e della regione.
- È aumentato il consumo procapite
nazionale da 0,350 Kg/ persona-anno
nel 2008 a 2 Kg/persona-anno nel
2013, migliorando l’alimentazione
della popolazione delle regioni che
producono questo grano.
- Ha motivato l’interesse per lo scambio
d’informazione tecnica, scientifica e
tradizionale relativa alla conservazione
e al ripristino della biodiversità. Per
tale motivo, il Primo Convegno Scientifico ed il Primo Simposio Internazionale di Produttori e Ricercatori della
Quinoa svolti in Bolivia nel 2013, ha
richiamato l’attenzione d’importanti
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BOLIVIA
soggetti della comunità scientifica e
dei produttori.
- Ha promosso la creazione del Centro
Internazionale della Quinoa in Bolivia
(CIQ) ora in fase di strutturazione per
le sue operazioni.
- È stata omologata la Denominazione
di Origine della Quinoa Reale del-
l’Altopiano Sud della Bolivia nella
Comunità Andina delle Nazioni (Colombia, Ecuador e Perù). Tale Omologazione verrà effettuata davanti ai
paesi della Comunità Europea.
- La quinoa può essere elaborata in pasta, biscotti, muesli, frittelle, minestre,
secondi, crocchette, dolci, bibite, birra,
dentifricio, etc.
- La Bolivia ha industrializzato la quinoa in latte di quinoa, apportando le
sue proprietà alimentari alla colazione
scolastica ed al sussidio materno infantile.
Infine, evidenziamo la necessità di rafforzare lo sviluppo della scienza e la
tecnologia in relazione alla quinoa,
combinando le nostre conoscenze e
tecnologie ancestrali ereditate e conservate da oltre 7.000 anni, in cui i popoli andini hanno sviluppato la loro ingegneria genetica e le tecniche della
coltura necessarie alla produzione in
armonia con la Madre Terra.
In questo contesto, la Bolivia ed i paesi
Andini offrono al mondo un contributo
vitale per alimentare sanamente le generazioni attuali e future con il Grano
d’Oro: “Un contributo dalla Bolivia e
dalla regione andina al Mondo”.
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BOLIVIA
Sguardo sulla Biodiversità
della Bolivia
mauRo maRIottI
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA
La Bolivia è spesso percepita da noi
europei come paese di montagne e foreste, ma la sua realtà ambientale e i
suoi paesaggi sono molto più eterogenei
di quanto ci riportino le immagini più
comuni. La Bolivia partecipa alla biodiversità del nostro pianeta con 4 biomi,
12 ecoregioni (con 23 sub-ecoregioni)
e 199 ecosistemi. Sono state finora censite 14.000 specie di piante superiori
(secondo alcuni autori 20.000) che costituiscono una flora di consistenza
equivalente a quella europea, ma su
una superficie dieci volte inferiore. I
censimenti riferiscono inoltre la presenza
di 389 specie di mammiferi, 254 di
anfibi, 306 di rettili, 652 di pesci e 1.415
di uccelli. Poco si conosce degli invertebrati e degli organismi cosiddetti “inferiori” (funghi, alghe ecc.). Per gli invertebrati sono stati elencati oltre 4.000
coleotteri e 1.500 lepidotteri. Il numero
elevato delle specie non esaurisce il
patrimonio della biodiversità boliviana;
ad essa contribuiscono le innumerevoli
relazioni che si instaurano fra piante e
animali e i rapporti che ogni specie ha
con habitat differenti per completare i
propri cicli vitali e riproduttivi: aspetti
differenti di giungla, foresta, savana,
tundra, steppa, deserto e zone umide
costituiscono infatti un mosaico che si
estende da 90 a 6.542 m di altitudine
con climi che variano da tropicali a glaciali e con precipitazioni comprese fra
200 e oltre 6.000 mm l’anno.
Parte di questo patrimonio naturale è
condiviso con i paesi confinanti (Perù,
Brasile, Paraguay, Cile e Argentina), ma,
nonostante la perdita degli ambienti marittimi (conseguenza della guerra del Pacifico di fine Ottocento), il livello di biodiversità, oltre che complessivamente
elevato, mantiene un tasso di endemismo,
cioè una percentuale di esclusività, molto
alto: 16% di mammiferi, 22% di pesci,
20% di rettili e 42% di uccelli sono endemici della Bolivia. A livello mondiale
la Bolivia è riconosciuta tra i primi 15
paesi più importanti per la biodiversità
(Ibisch & Mérida 2003) e tra i primi sei
paesi per quantità di foreste tropicali naturali. Nonostante quest’immensa ricchezza naturale, la biodiversità boliviana
è tra le meno studiate e può riservare
ancora molte sorprendenti scoperte.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
I numerosissimi habitat sono suddivisi,
come detto, fra 12 ecoregioni. Cinque
di queste sono comprese nella parte
più bassa del paese, prevalentemente
sul lato orientale, a quote inferiori di
500 m s.l.m. Qui ritroviamo le cinture
forestali alluvionali dell’Amazzonia,
comprendenti i tipi noti coi nomi portoghesi di Várzea (alta e bassa) e Igapó,
la prima propria dei fiumi ad acque
bianche e la seconda di quelli ad acque
nere o chiare, secondo la classificazione
del 1853 di Alfred Russel Wallace. Ma
qui si estendono anche le foreste amazzoniche dei dipartimenti di Pando, Beni
e Santa Cruz, le foreste amazzoniche
pre-andine e quelle sub-andine, che
risentono dell’influenza della principale
catena montuosa. Altra ecoregione particolare è il Cerrado (dallo spagnolo
“chiuso”, “impenetrabile”), una savana
tropicale, naturalmente frammentata
su suoli poveri, di cui si distinguono
aspetti diversi: Cerrado Paceño, Beniano,
Chiquitano e Chaqueño (o Abayoy) nei
rispettivi dipartimenti. Sono tra gli ecosistemi più a rischio del nostro pianeta,
da quando, recentemente, si è scoperta
la possibilità di estendervi l’agricoltura.
Di eccezionale importanza per la biodiversità sono le savane inondate come
quelle degli Llanos de Moxos e dei
Pantanales che ospitano piante particolarmente vistose.
All’opposto, per condizioni di disponibilità idrica e temperature (che sotto
l’azione dei venti freddi meridionali
possono scendere sino a 2-3 °C) è la
foresta secca chiquitana. Eccezionale è
il livello di endemismo di un’altra ecoregione: il Gran Chaco. Esteso verso il
Paraguay e l’Argentina, ospita specie
significative di cactacee e di mammiferi.
Le zone a maggiore diversità e a maggior
tasso di endemismo s’incontrano però
sui versanti orientali della catena andina
sino a circa 4.000 m. Fra queste spicca
l’ecoregione delle Yungas, comprendenti
lo splendido Paramo yungueno. Simili
sono le Yungas tucumano-boliviane,
boschi semiumidi con piccoli alberi appartenenti a specie d’antichissima origine
o a specie relitte ed endemiche, come
la queñua di Cochabamba. L’ecoregione
del Chaco Serrano è invece caratterizzata
da foreste di caducifoglie con numerose
specie arboree, arbustive e succulente
affini a quelle della “Caatinga” brasiliana
e da una foresta relitta che si ritiene
abbia circa 20.000 anni. L’ecoregione
delle foreste secche inter-andine, caratterizzata da diverse specie di Prosopis
e di Acacia nonché da alte cactacee colonnari, è molto frammentata e rappresenta un importante centro di origine
dell’endemismo per diverse categorie
di organismi. Un chaparral, ancora con
grande abbondanza di cactacee spinosissime, caratterizza gran parte dell’ecoregione della Pre-puna, con temperature medie intorno a 15-17 °C e
minime di 0 °C. Alle quote superiori
s’estende l’ecoregione della Puna settentrionale, con le varianti umida e su-
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BOLIVIA
bumida, e quella altoandina con aspetti
nivali e subnivali. Nella variante umida
ricadono sia le zone più popolate e
modificate dall’uomo, sia uno dei centri
maggiori di diversità culturale dell’America meridionale, lo splendido Lago Titicaca, condiviso col Perù, che ha dato
origine a diversi endemismi della fauna
acquatica. Infine la Puna meridionale
con le sottoregioni secca e desertica;
quest’ultima raggiunge le massime altitudini e, con 50-250 mm di precipitazioni annue e 9-12 mesi asciutti, è la
zona più arida del paese. Tuttavia, anche
qui, accanto a estese formazioni erbacee
a Stipa e Festuca, matorral e boschi
aperti con queñua di Tarapacà e formazioni a pulvini di yareta, ospita, sulla
cima del vulcano Sajama (5.200 m),
uno dei boschi più elevati della Terra;
qui le condizioni termali favoriscono
popolazioni importanti di fenicotteri.
È importante rimarcare ancora una volta
la notevole componente endemica: nella
flora del paese, circa il 70% delle cactacee, il 46% delle bromeliacee e il 35%
delle orchidee sono esclusive della Bolivia. Particolare interesse rivestono
alcuni generi - spesso monospecifici endemici o subendemici.
Eccezionale è la componente pteridologica con oltre 1.200 specie di felci, di
cui 168 endemiche; oltre 1.500 specie
di briofite (epatiche e muschi) delle
quali circa 282 endemiche. Circa 1.000
sono le specie di funghi. Numerose
specie endemiche di animali sono state
scoperte nel corso di recenti, talora recentissime, campagne di studio; ciò testimonia che ancora molto resta da
esplorare e conoscere della biodiversità
boliviana. Tra i mammiferi propri della
Bolivia si possono citare primati quali
il callicebo dalle orecchie bianche, il
callicebo del Rio Beni, il callicebo GoldenPalace, il callicebo di Olalla, specie
minacciata che sopravvive in un breve
tratto di foreste a galleria. In alcuni
fiumi vive un delfino endemico dell’Amazzonia boliviana: specie bandiera,
simbolo dell’impegno del paese per la
conservazione della natura. Sempre tra
i mammiferi, sono esclusivi della Bolivia
due opossum, un chinchilla, il topo di
Huanchaca, il criceto di Rio Itenez, la
cavia di Valle Hermoso, il tuco-tuco di
Lewis, due chirotteri. Tra le specie endemiche dell’avifauna si possono citare:
il merlo boliviano, diversi pappagalli, il
piuri, il colibrì raggio di sole e altre diverse entità. Tra gli anfibi endemici si
possono citare diverse rane acquatiche,
terrestri o arboricole, tutte rare o minacciate, alcune marsupiali e un rospo.
I rettili endemici della Bolivia comprendono un’anaconda, il serpente ferro di
lancia, un serpente corallo, i colubri di
Santa Cruz, il colubro di San Sebastian,
il colubro del Gran Chaco, l’anfisbena
di Pampagrande. L’ittiofauna comprende
diversi pesci endemici, come quelli del
genere Corydoras, in grado di integrare
la carenza di ossigeno assumendolo
con la bocca direttamente dall’aria in
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BOLIVIA
Uyuni, vera immagine surreale.
superficie, il pesce gatto del Rio Coroico
e molti altri. Numerose sono le farfalle
endemiche della Bolivia, diurne e notturne. Tra i coleotteri una specie di scarabeo di oltre 11 cm, dotato di grandi
corna, è stato rinvenuto finora solo
nella foresta pluviale boliviana; ugualmente esclusive delle Bolivia sono diverse specie appartenenti agli scarabei
lucanidi, ai carabidi, agli ptilidi e ai cerambicidi. Tra gli aracnidi endemici
sono da citare due piccole migali.
Nel 2014 il Ministerio de Medio Ambiente y Agua (MMAyA) del Estado
Plurinacional de Bolivia ha pubblicato
il IV Informe Nacional per la CBD
(Convenzione internazionale per la BioDiversità). Questo rapporto ufficiale ri-
flette l’adozione del Piano Strategico
della CBD e illustra la progressiva riduzione dello stato di conservazione
della biodiversità in Bolivia fino al 2010.
La Bolivia ha sviluppato attraverso un
processo partecipativo la propria strategia nazionale per la conservazione
della biodiversità, adottata nel 2002. La
strategia nazionale potrebbe segnare
un nuovo modello per la conservazione
e lo sviluppo sostenibile delle risorse
biologiche basate su: a) progettazione
partecipata di una visione condivisa
sulla conservazione e sull’uso sostenibile
della biodiversità; b) predisposizione
di un modello di conservazione attraverso l’identificazione e la sistematizzazione dello stato di conservazione e
delle minacce per gli ecosistemi, la
fauna selvatica e le risorse genetiche;
c) messa a fuoco orientata a contribuire
a migliorare l’indice di povertà e lo sviluppo umano; d) promozione dello sviluppo del potenziale economico della
biodiversità; e) identificazione delle basi
per stabilire condizioni politiche, istituzionali ed economiche per implementare un modello di sviluppo sostenibile della biodiversità. Più in particolare, gli obiettivi sono: ridurre il grado
di minaccia per la biodiversità e garantire
il rafforzamento nel paese, con capacità
proprie, tecniche, umane, politiche, amministrative, normative, istituzionali e
scientifiche della conservazione e dell’uso della biodiversità, nonché istituire
meccanismi di controllo sociale al fine
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BOLIVIA
di garantire la gestione sostenibile del
patrimonio naturale. Il piano nazionale
intende concentrare gli sforzi più significativi nel consolidamento del Sistema Nazionale delle Aree Protette
(SNAP) e nella pianificazione della gestione integrata di bacino, rafforzando
la partecipazione sociale attraverso meccanismi di gestione condivisa delle Aree
Protette, l’integrazione della stessa nei
processi di sviluppo locale. Il paese ha
promosso la conservazione e la gestione
degli ecosistemi prioritariamente in
base al loro grado di minaccia. L’area
coperta all’interno del Sistema Nazionale
delle Aree Protette è pari al 20,2% del
paese (circa 24 milioni di ettari); inoltre
nel paese ricadono 8 siti Ramsar (7,2%)
e una zona di foresta certificata (1,0%).
Sono in preparazione due “libri rossi”:
a) il libro rosso dei vertebrati minacciati
della Bolivia che annovera i principali
fattori di minaccia per ciascuna delle
193 specie di vertebrati, classificate secondo le categorie IUCN, e propone
raccomandazioni per la loro tutela e
Navigazione sul Lago Titicaca
Orso formichiere dell’Amazzonia
conservazione; b) il libro rosso dei progenitori selvatici delle specie d’interesse
agrario con una lista di 152 specie importanti per la conservazione dell’agrobiodiversità e la sicurezza alimentare.
La Bolivia ha programmi nazionali per la
conservazione e l’uso sostenibile della vigogna (Vicugna vicugna) e del caimano
(Caimán yacaré). Nel caso della prima
specie, un censimento del 2009 riferisce
di 112.249 vigogne in tutto il paese, quasi
quattro volte di più rispetto a quello registrato nel 1996 (33.000 vigogne). Lo sviluppo del programma nazionale del Biocommercio Sostenibile ha generato esperienze per diversi prodotti a sostegno di
alcune filiere come quelle relative a: caimano, vigogna, tegu, pecari, pesci ornamentali, jatata, palqui, maca, varie specie
di farfalle, oli di palma (cusi e copaibo tra
gli altri), cacao selvatico, noci, miele di api
autoctone, erbe aromatiche, tuberi e radici
autoctone, pseudocereali come Canahua,
amaranto. Il piano di sviluppo nazionale
2006-2011 (Bolivia dignitosa, sovrana,
produttiva e democratica per vivere bene),
ha promosso l’uso sostenibile e la con-
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BOLIVIA
servazione della biodiversità come elementi
principali per la programmazione delle
politiche pubbliche. Dal 1999 l’uso sostenibile di alcune specie della flora e della
fauna selvatica è consentito nell’ambito
di piani specifici di sviluppo redatti su
base scientifica soggetti a valutazione di
fattibilità ed entro quote definite. In Bolivia
è in vigore un regime comune in materia
di accesso alle risorse genetiche della Comunità andina (decisione 391), recepito
con Decreto Supremo n. 24676 “Regolamento di accesso alle risorse genetiche e
sulla biosicurezza”. Nel decennio 200611, è stata presentata una dozzina di richieste di accesso alle risorse genetiche,
ma solo una ha raggiunto la fase di attuazione.
La visione olistica e comunitaria e l’approccio anti-capitalista della Costituzione
dello Stato Plurinazionale della Bolivia
ha trasformato radicalmente il quadro filosofico, politico e amministrativo. Di conseguenza, nel regime attuale per la biodiversità coesistono una serie di leggi precostituzionali, come la Legge per l’Ambiente (legge n. 1333) completamente inserita nelle convenzioni multilaterali e
una serie di nuove leggi. Un esempio di
questo è la Legge n. 071 sui diritti della
Madre Terra che mira a riconoscere la
“Madre Terra” come soggetto di diritti
collettivi d’interesse pubblico e a stabilire
obblighi e doveri dello Stato e della società
al fine di garantire il rispetto di tali diritti
sulla base di alcuni principi fondamentali:
complementarità di diritti, obblighi e
doveri, non mercificazione delle funzioni
ambientali, completezza, principio di precauzione, garanzia di restauro e rigenerazione della “Madre Terra”, responsabilità
storica, solidarietà, giustizia sociale, giustizia
climatica, pluralismo, multiculturalismo,
recupero e rafforzamento delle conoscenze
tradizionali e dialogo della conoscenza. A
questo proposito, le politiche nazionali
sono ora più concentrate sulla realizzazione
di una visione olistica della natura che
prende dalla natura ciò di cui ha bisogno
per il suo sviluppo, ma che a sua volta
avvia azioni per la sua rigenerazione e
protezione.
Particolare importanza ha anche la
Legge sull’Istruzione n. 070 che sottolinea l’importanza di un equilibrio tra
gli esseri umani e la natura e la cura
dell’ambiente. Oltre a proporre misure
educative alternative basate sulla conoscenza e sulla saggezza contadina
dei popoli indigeni-originari.
Per un’applicazione pratica e completa
della CBD, mancano in Bolivia, come in
tanti altri paesi, risorse finanziarie, umane
e tecniche; nonostante i significativi progressi nella ricerca scientifica e i censimenti
di fauna e flora, è evidente che restano
ampie lacune e che l’inclusione della biodiversità nei processi di pianificazione
statale sia ancora insufficiente. Sono necessari un maggiore coordinamento tra i
vari livelli di governo (nazionale, dipartimentali e comunali) e meccanismi di monitoraggio e valutazione sull’attuazione
della strategia di conservazione.
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BOLIVIA
La Convenzione internazionale per la
Biodiversità rivolge la propria attenzione
anche ai patrimoni culturali dei popoli
relativi alla conoscenza e all’impiego
degli organismi vegetali e animali, soprattutto alle conoscenze etnobiologiche
(in particolare etnobotaniche) che si
tramandano di generazione in generazione e che sono fortemente a rischio
di impoverimento, quando non di perdita totale. Sotto questo profilo, la
Bolivia, a partire dalla riforma costituzionale del 1994, ha riconosciuto e valorizzato fortemente tale diversità culturale con riferimento principale alla
diversità delle popolazioni indigene e
all’appartenenza etnica di ciascun individuo identificata attraverso l’autoriconoscimento in base a criteri multidimensionali (le lingue native, le attività
e i modi di vita) a una delle 36 etnie
che hanno sviluppato e sviluppano
adattamenti sociali, amministrativi, tecnici e culturali propri ed evidenziano
differenti necessità, rapportandosi, con
modalità specifiche, ai mezzi e materiali
per vivere e ai propri paesaggi naturali.
La Bolivia ha ratificato la Convenzione
internazionale sulla Biodiversità nel
1994 e ha sottoscritto il protocollo di
Cartagena nel 2003. In alcune regioni
della Bolivia la pressione demografica
e le attività antropiche - soprattutto
con pascolo eccessivo, pratiche agricole
inadeguate, diboscamento e incendi hanno deteriorato lo stato di conservazione dell’ambiente, in particolare quelle
delle aree aperte: deserto, steppa, tundra,
valli inter-andine e Chaco. Circa l’11%
delle specie di vertebrati e il 2% di
quelle della flora sono classificati ufficialmente come “specie minacciate”. Il
Gran Chaco, ecosistema unico nel suo
genere, di cui la Bolivia detiene solo
una parte, ha subito purtroppo una
lenta distruzione per la colonizzazione
umana con allevamenti estensivi, incendi, e sfruttamento agricolo. Si stima
che annualmente vengano distrutti circa
700.000 ettari di foreste, un dato in costante crescita negli ultimi decenni e in
forte aumento negli ultimi anni. L’impegno dello Stato plurinazionale della
Bolivia è indubbio, ma forse è necessario
fare di più e per questo è necessario un
maggiore impegno internazionale, perché il patrimonio naturale della Bolivia
è prima di tutto dei suoi popoli, ma è
anche di tutta l’umanità.
FONTI:
Ibisch P.L., Mérida G., 2003 - Biodiversidad: La
Riqueza de Bolivia. Estado de Conocimiento y
Conservación. Ministerio de Desarrollo Sostenible.
Editorial FAN, Santa Cruz de la Sierra.
Ministerio de Medio Ambiente y Agua, 2014 - Cuarto
Informe Nacional Convenio de las Naciones Unidas
sobre la Diversidad Biológica - 144 p. La Paz.
Rojas W., Soto J.L., Pinto M., Jäger M., Padulosi
S. (Eds). 2010. Granos Andinos. Avances, logros
y experiencias desarrolladas en quinua, cañahua
y amaranto en Bolivia. 179 p. Bioversity International, Roma, Italia
Servicio Nacional de Areas Protegidas , 2012 Plan de Acción para la Implementación del Programa de Trabajo sobre Áreas Protegidas de la
Convención sobre la Diversidad Biológica. 31 p.
La Paz.
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BOLIVIA
Il mare boliviano
eduaRdo RodRIguez Veltzé1 - FaRIt l. RojaS tudela2
La Bolivia ha presentato istanza alla Repubblica del Cile, dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia, affinché
quest’ultima dichiari e decida che il Cile
ha l’obbligo di negoziare, in buona fede,
prontamente e formalmente, con la Bolivia con il fine di conferirle un accesso
pienamente sovrano all’Oceano Pacifico.
Questa richiesta si basa su un principio
elementare: le trattative. Di conseguenza
il mare boliviano non può che essere
quello da cui si generano le trattative.
La stessa esistenza del sistema internazionale si basa sulle trattative, in quanto
sono un modo civile di relazionarsi con
gli Stati che sono uguali per quanto riguarda il diritto e la sovranità. Questo
sistema non è immutabile, il Diritto Internazionale prevede dei meccanismi effettivi per la soluzione delle controversie,
in base ad essi è stato richiesto dinanzi
alla Corte che il Cile abbia l’obbligo di
negoziare.
La Bolivia non ha richiesto alla Corte
Internazionale di Giustizia nessuna modalità specifica per portare a termine
questa negoziazione, ma è stato chiesto
alla Corte che, nell’adempimento di questo obbligo di trattativa, il Cile tenga in
considerazione gli accordi e gli atti uni-
laterali ai quali hanno partecipato le parti
(Bolivia e Cile) dal 1895.
Di seguito si rappresentano graficamente, con l’utilizzo delle mappe preparate dalla Direzione di rivendicazione
Marittima (DIREMAR), alcuni degli accordi e offerte che si sono susseguite tra
il Cile e la Bolivia, con il fine di rendere
reale un mare per la Bolivia.
1895, tramite un insieme di Trattati e protocolli, Bolivia e Cile negoziano riguardo
la cessione delle provincie di Tacna e
Arica, oppure in alternativa un corridoio
tra i torrenti Vitor e Camarones.
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BOLIVIA
1926, il Segretario Statunitense Frank B.
Kellog propone al Perù e al Cile di cedere
le provincie di Tacna e Arica alla Bolivia.
1975, il Cile offre alla Bolivia un corridoio, proposta che è soggetta alla notificazione del Perù.
1950, tramite uno scambio di note diplomatiche tra la Bolivia ed il Cile si registra quest’offerta. Nella mappa viene
rappresentata l’interpretazione della
stessa stampa cilena.
1976, In risposta alla proposta del Cile,
il Perù accetta la cessione del territorio
alla Bolivia, ma propone una nuova modalità, che si rappresenta nella seguente
mappa.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
1987, si cerca un nuovo approccio al
tema e la Bolivia formula due proposte,
espresse in due memorandum.
sta volta ci si concentra sulla zona di Tarapacà, in cui il Cile non specifica di avere
intenzione di consultare il Perù.
2006 – 2010, Bolivia e Cile continuano a
negoziare alternative per concedere alla
Bolivia un accesso sovrano al mare. Que-
Conclusioni
Come si può notare, il Cile e la Bolivia
hanno dialogato riguardo ad un accesso
al mare dalla fine del XIX secolo fino all’inizio del XXI secolo. Questa disponibilità a negoziare esiste tra i due Stati, in
quanto entrambi fanno parte del sistema
internazionale.
La Bolivia non ha intenzione di rivivere
la guerra del 1879 che l’ha privata di 400
km di costa, per tale motivo la Bolivia ha
ribadito più volte di non voler modificare
il trattato di Pace ed Amicizia del 1904
che ha messo fine a tale guerra. La Bolivia
cerca solo di ottenere un accesso al mare.
Come ha dichiarato il Presidente Michelle Bachelet, il Cile e la Bolivia hanno
trascorso periodi positivi e periodi negativi.
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BOLIVIA
Queste trattative sono state possibili solo
durante i periodi positivi, ed è proprio
questo che cerca la Bolivia, ritornare ad
un periodo positivo tra Bolivia e Cile,
per trovare in modo congiunto una soluzione al problema della Bolivia.
Come si può osservare, non esiste solo
una formula o modalità. La negoziazione è lo strumento più potente che ha
l’umanità, dato che si alimenta del più
grande potenziale dell’essere umano:
l’immaginazione.
La Bolivia sollecita il Cile affinché insieme, nel miglior periodo possibile, cerchino creativamente una soluzione alla
“mediterraneidad” (non affaccio sul
mare) della Bolivia. La Bolivia è sicura
che la Corte Internazionale di Giustizia
potrà generare le condizioni favorevoli
affinché questo accada.
Questo è il mare della Bolivia del XXI
secolo.
NOTE:
1
Ambasciatore della Bolivia presso il Regno dei
Paesi Bassi, rappresentante della Bolivia dinanzi
alla Corte Internazionale di Giustizia.
2
Ministro dell’Ambasciata della Bolivia presso il
Regno dei Paesi Bassi.
Amazzonia boliviana. Riva del fiume “Madre de Dios”
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BOLIVIA
Ricerche Archeologiche
pablo Rendón lIzaRazu
ESPERTO IN PATRIMONIO CULTURALE.
MINISTERO BOLIVIANO DELLA CULTURA E DEL TURISMO
Parlare dell’Archeologia in Bolivia e
delle ricerche che si svolgono sarebbe
molto complesso e assai lungo in quanto
il nostro paese conta oltre 75.000 siti
archeologici registrati, di cui un centinaio
sono coinvolti in modo diretto o indiretto
con il turismo e la sua gestione. Pertanto
centriamo la nostra attenzione su tre
dei siti più importanti del nostro paese:
Tiwanaku, Smaipata e Inkallajta.
Tiwanaku è una delle civiltà più antiche
dell’America del Sud; le sue origini risalgono all’anno 1500 a.C.. Nel periodo del
suo maggiore splendore copriva una superficie di circa 600 ettari con una popolazione di 100.000 abitanti. La vecchia
città è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO nell’anno
2000 e oggi è una delle maggiori attrazioni
turistiche del nostro paese.
Da circa due anni Tiwanaku conta con
una gestione autonoma che ha agevolato
lo svolgimento di lavori di conservazione
di tutti i templi presenti nel sito. A partire
dall’anno 2014, è stata avviata una serie
di lavori di scavo nell’area di Kerikala e
nel tempio di Kantatallita, con importanti
scoperte tali come strade relazionate ad
aree residenziali o pareti perimetrali del
suddetto tempio. Si rende noto che questi
lavori sono stati sostenuti da una missione
delle Università di Padova e di Verona,
che hanno condotto lavori di prospezione
geofisica con un GPR di ultima generazione, facilitando così l’individuazione
delle pareti di cui sopra.
Con riferimento a Samaipata, si segnala
la petrografia o rocca intagliata più grande
al mondo, con una superficie di circa
12.000 m². Si tratta di un centro cerimoniale dell’epoca precolombiana costruito
all’incirca nel 1400 d.C., da culture locali,
si ipotizza la Chané. Gli Inka hanno
conquistato la regione intorno al 1465
d.C., riadattando il luogo alle loro pratiche
religiose. In realtà, la bastia che proteggeva
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BOLIVIA
questo centro cerimoniale dagli attacchi
dei popoli nemici degli Inka è stata la
Pukara del Parabanosito, sita nel Parco
Nazionale Amboró.
Attualmente si svolgono opere di miglioramento sulla strada di accesso al
sito, al fine di migliorare l’afflusso dei
visitatori e le condizioni della visita.
Per quanto riguarda la ricerca, si segnala
che sono state effettuate tra il 2012 e il
2013, ricerche mediante un esauriente
rilevamento topografico della roccia intagliata, condotte dall’archeologo di
origine boliviana Sonia Avilez, con finanziamento e sostegno italiano. I risultati di tali opere sono stati presentati
al pubblico nella XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, svolta
a Paestum, Italia.
Inoltre, Inkallajta, è stato un centro amministrativo di origine inka, costruito all’incirca nell’anno 1464 d.C.; si caratterizza
per la presenza di un enorme deposito o
kallancade 78 per 25 m. di superficie e 12
m. di altezza, è uno dei più grandi nel suo
tipo. Ad oggi non è soltanto una delle più
importanti attrazioni turistiche della regione, ma anche un esempio del turismo
comunitario.
In questo importantissimo sito Inka si
svolgono lavori di conservazione negli
ultimi due anni. Attualmente si lavora
principalmente nella gestione e promozione del sito, particolarmente mediante la rete di Musei Comunitari.
Questo comporta una procedura di approvazione e di auto-gestione delle comunità rurali e contadine coinvolte, che
si trovano nelle vicinanze del sito nonché
devono assumere una grande responsabilità per la conservazione e promozione del sito.
Lo Stato Plurinazionale di Bolivia si
auspica di promuovere nei prossimi
anni la ricerca archeologica, come parte
di una strategia per generare la conoscenza necessaria sui siti archeologici
legati al turismo, affinché essa venga
utilizzata per migliorare l’informazione
che si offre ai visitatori e quindi avere
un’adeguata gestione e promozione del
sito, incentivando con nuove scoperte
e mostre i potenziali turisti.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Ricordi di viaggi
e cooperazione culturale
in Bolivia
beRnaRdIno oSIo
GIÀ SEGRETARIO GENERALE DELL’UNIONE
LATINA
Le cariche, prima di segretario generale
dell’Istituto Italo-latinoamericano e,poi,
quella di segretario generale dell’Unione
Latina mi diedero, tra il 1995 e il 2008,
molte occasioni di visitare la Bolivia .
D’abitudine per evitare i quasi sicuri
malesseri dovuti all’altitudine esagerata,
sceglievo la rotta aerea in partenza da
Lima, con sosta ad Arequipa (città situata a 2500 mt.) ove pernottavo per
poi riprendere l’areo la mattina seguente per il Cuzco che si trova a 3800
mt. Dopo una giornata di riposo in
quella stupenda città, di nuovo con l’aereo atterravo a La Paz, capitale amministrativa della Bolivia. Queste tappe
mi assicuravano un arrivo sull’altipiano
di 4.000 mt. di altitudine perfettamente
ambientato e senza problemi né di affanni né di emicranie.
Dall’aereoporto dell’ Alto si scende in
una specie di imbuto sulle cui pareti si
arrampica La Paz, ove i quartieri alti
sono i più malsani e quindi abitati dai
poveri e i quartieri bassi sono quelli ove
vivono le ambasciate e i ceti fortunati:
il contrario di quanto accade nelle altre
città del mondo.
Ricordo il bel centro storico di La Paz
con chiese barocche, belle piazze, belle
“casonas” dell’epoca vicereale che riproducono sostanzialmente la pianta
della casa romana strutturata su tre cortili uno appresso all’altro, tipologia
scomparsa in Italia ma sopravvissuta in
Spagna e, da lì, sbarcata in America.
In una di queste case, ora adibita a museo, partecipai ad un colloquio sul barocco andino alla presenza dei maggiori
esperti americani: fu in quella occasione
che lanciai l’allarme sul pericolo che il
grande patrimonio di edifici, rovine,
quadri, argenti ereditati sia dall’epoca
precolombiana che da quella coloniale
possa rapidamente sparire a causa dei
continui furti da parte di trafficanti e
antiquari disonesti. Ricordo che conclusi il mio intervento con una frase di
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BOLIVIA
grande effetto: “se continuerà questa
emorragia, tra qualche anno farete un
congresso non per discettare sui vari
aspetti del barocco andino ma per piangere sulla sua scomparsa”.
Da quel giorno nacquero le iniziative
dell’Unione Latina di collaborare in maniera concreta alla difesa di questo patrimonio cioè alla difesa delle radici precolombiane e latine delle popolazioni
andine. Elaborammo così un programma,
in collaborazione con il nucleo operativo
dei Carabinieri Italiani, di informazioni
sulle tecniche giuridiche internazionali
per il recupero delle opere d’arte rubate.
Parallelamente, organizzammo dei corsi
per insegnare a catalogare le opere d’arte:
la catalogazione, com’è noto, è il primo
indispensabile passo per la difesa del patrimonio storico-artistico.
Questi corsi riscossero grande successo
sia di pubblico che da parte delle autorità locali. E li ripetemmo in tanti paesi
del mondo andino: in Cile, Perù, Ecuador, Paraguay, Colombia, Guatamela,
Messico, e per la Bolivia a Sucre.
Dopo la sosta a La Paz, di solito ripartivo alla volta di Cochabamba, situata
in una bella vallata dal clima di eterna
primavera e con interessanti edifici
dell’epoca spagnola, quali il monastero
carmelitano di Santa Teresa e il palazzo
Portalés, costruito dall’ex minatore miliardario (e diventato nel XX secolo “Re
dello Stagno”) Simon Patino, del quale
avevo conosciuto a Parigi le discendenti
magnificamente accasate nelle più ti-
tolate e superbe famiglie francesi.
A Cochabamba l’Istituto Italo Latino
Americano aveva un vasto programma
di collaborazione con una scuola agricola che faceva capo ad un grande orfanatrofio fondato da un mitico sacerdote bergamasco, il padre Testa.
Progetto bello e meritevole, lasciato inspiegabilmente morire dai miei successori all’Istituto Italo Latino Americano.
Non lungi da Cochabamba nel paese
di Tarata sorge, accanto ad una colossale
chiesa barocca, un convento di padri
francescani, risalente al secolo XVIII
quando gli eredi di San Francesco subentrarono ai padri Gesuiti, espulsi dal
re Carlo III, nelle celebri missioni nel
Chaco. Nel convento, retto ora da un
padre francescano italiano (la Chiesa
italiana è presente ovunque in Bolivia)
è conservata una preziosa biblioteca di
circa 8.000 volumi antichi. Per iniziativa
dell’Unione Latina e sempre nell’ottica
di salvare le radici del mondo andino,
feci catalogare da nostri esperti (diretti
dal professore Gastone Breccia dell’Università di Cremona) tutto il fondo
antico: fu per me una grande emozione
sfogliare alcuni di quei volumi, alcuni
dei quali portavano la scritta: “Esto es
de la misiòn de San José”, cioè erano
libri provenienti dalle missione gesuitiche del Chaco e miracolosamente salvati dal saccheggio seguito all’espulsione dei padri Gesuiti.
Ma proseguiamo nel nostro viaggio in
questa Bolivia ancora così autentica e,
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fortunatamente per lei, lontana dagli
sguardi cupidi del turismo di massa.
Anche a Tarija, cittadina contornata da
vigneti che producono ad un’altitudine
di 2.000 metri un ottimo vino, vi sono
dei padri francescani italiani; conservano con amore un archivio prezioso
per la storia della regione: anche di questo archivio l’Unione Latina ha aiutato
la stampa dell’inventario nonché il restauro di alcuni quadri antichi.
Ma la perla della Bolivia resta senza alcun dubbio Sucre, la capitale ufficiale
del paese, l’antica Chuquisaca. Certamente siamo in una delle più belle città
dell’America del Sud. Strade dritte che
si inerpicano verso la collina, case bianche, finestre azzurre come in Andalusia,
tante chiese e conventi, abitanti amabili
e disponibili. Anche a Sucre, ove mi recai più volte, la cooperazione dell’Unione Latina ha svolto programmi
interessanti, il principale dei quali fu la
catalogazione scientifica dei libri del
fondo antico della Biblioteca Nazionale,
libri di provenienza soprattutto da conventi soppressi dai governi laici dell’800.
Fu commovente trovare nel fondo di
quella biblioteca libri stampati nel ‘600
a Juli sul lago Titicaca nella celebre tipografia impiantata dai padri Gesuiti
che avevano fatto di Juli il loro centro
di preparazione per i confratelli da inviare come missionari nel Chaco e nel
Paraguay: stamparono così i primi dizionari quechua-spagnolo, i primi catechismi in lingua guaranì. Libri raris-
simi e quasi sempre trafugati. Del pari,
a Sucre feci catalogare il fondo antico
della biblioteca dell’Arcivescovado che
vanta preziose legature romane del ‘700,
portate da un vescovo catalano benedettino che soggiornò a Roma prima di
venir paracadutato sulle Ande.
Da Sucre alla mitica Potosì il tragitto è
breve: nemmeno mezza giornata ma
dal clima primaverile si sale ai gelidi
4.000 mt. di altitudine. La città barocca
è intatta, si estende ai piedi Cerro Rico,
che racchiudeva favolose vene d’argento che furono per secoli l’inesauribile fonte di denaro per la Corona spagnola. Il Sindaco di Potosì mi fece
notare come nella sua città, culla dell’argento, non vi fossero più artigiani
che sapessero lavorare quel metallo:
detto fatto, grazie ai denari della Cooperazione Italiana e dell’Istituto Italo
Latino Americano si impiantò una
scuola di apprendistato per orafi con
adeguate macchine e sotto la direzione
dei fratelli Mortet, antichi artigiani romani.
Ma l’ultima visita che feci in Bolivia fu
come turista nell’estate 2007, quando visitai la regione della cosidetta Chiquitania, a oriente di Santa Cruz de la Sierra,
fertile e ancora in parte selvaggia, segnata dalle celebri missioni gesuitiche
che qui, a differenza del Paraguay, non
vennero bruciate e saccheggiate dai portoghesi e dai cacciatori di manodopera.
Ai Gesuiti subentrarono, come già detto,
i Francescani; le missioni, per quanto
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Piccolo tapiro della Bolivia orientale
impoverite e non più rette dalla ferrea
disciplina imposta dai gesuiti, declinarono, si impoverirono, ma sopravvissero.
Una fondazione svizzera di Lucerna ne
ha purtroppo restaurate alcune: dico purtroppo perché il restauro fu eccessivo
tanto che dovette intervenire l’Unesco
per farlo cessare; ben contrario ai principi
del sano restauro, teorizzato soprattutto
da noi italiani fra cui Cesare Brandi fondatore dell’Istituto Centrale per il Restauro. Questo saper restaurare senza
eccedere e senza danni, diversamente
da quanto teorizzato da Viollet-Le Duc
in Francia, già lo preconizzava Cesare
Cantù nel 1872: “conservare tutto e sempre, non rimodernare mai; medicina non
chirurgia, meglio un cimelio monco al
restauro più studiato e vistoso”.
E con questi ricordi di viaggio e di progetti di cooperazione ben mirati per salvare le radici storiche della Bolivia, termino augurando a questo Paese amico
di saper gestire in futuro il turismo in
modo saggio, evitando gli errori da noi
fatti in Europa, arginando le masse incolte e deculturalizzanti, privilegiando
invece un turismo colto e rispettoso.
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La Ruta del Che
sui luoghi della sua morte
pIetRo taRallo
SCRITTORE E AUTORE DI GUIDE SULL’AMERICA
La strada che attraversa la regione a
ovest di Santa Cruz, nel sud della Bolivia, si inerpica sulle propaggini della
Cordigliera Orientale, ricoperta da tratti
di foresta inframmezzati a campi intensivamente coltivati, fino a Vallegrande
(2030 m, 30.000 abitanti) situata in una
grande e piacevole vallata. Strade strette
portano alla piazza principale con la
grande chiesa in pietra.
Nel 1997 nell’area dell’aeroporto un
gruppo di studiosi cubani, costituito da
Roberto Rodríguez Suárez, Fernando
Ortega, Greco Cid, Ector Soto e Jorge
Gonzales, hanno condotto una campagna di prospezioni geologiche per individuare se realmente qui fosse stato
sepolto il corpo del Che, come dichiarò
nel 1995 il generale Mario Vargas Salinas. Tutta la cittadina ha vissuto e vive
ancora oggi momenti di gloria, assediata da fotografi e giornalisti, venuti
fin qua a caccia di un qualche scoop, da
turisti e viaggiatori legati alla figura carismatica del Che.
Guevara e la sua tragica e barbara fine
si sono trasformati in un’attrazione turistica per cui tutti parlano del Che,
LATINA
sono pronti a fare rivelazioni e a fornire
notizie inedite. Anche René Cadima, il
vecchio fotografo che l’ha fotografato
morto, vende a caro prezzo le stampe
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BOLIVIA
il volto del Che. Personaggio dalle mille
ambigue sfaccettature è al corrente di
molti eventi. Compresi quelli che hanno
alimentato la leggenda nera della “maledizione” che ha coinvolto tutti quelli
che hanno avuto a che fare con la morte
del Che: compresi il soldato che l’ha
ucciso, divenuto pazzo e a sua volta ucciso, e Gary Prado che è stato gambizzato e ora è su una sedia a rotelle.
di sbiadite fotografie che lo ritraggono
nella lavanderia.
Appunto dalla lavanderia può iniziare
questo «pellegrinaggio» sui luoghi del
Che. Si tratta di un piccolo edificio in
un prato appartato rispetto al resto
dell’Ospedale. Al centro i lavelli in pietra dove la signora Susanna Osinaga,
allora infermiera, ne ha lavato il corpo
e l’ha composto. Le pareti sono totalmente ricoperte di graffiti e di scritte e
ossessiva ritorna la frase: «il Che è vivo
e lotta con noi!». Incredibile. L’italiano
Giuseppe Ferrari, che vive da anni a
Vallegrande, dove ha aperto un ristorante con guest house, ha prodotto un
vino che imbottiglia con l’etichetta con
Verso il luogo del martirio
Dopo Vallegrande la carretera non è più
una strada, ma un segno tracciato nei
fianchi delle montagne che salgono oltre
i 3000 m, fra tratti rocciosi e basse formazioni di alberi spinosi. Il Río Grande
scava profonde gole e ampie vallate, dove
si addensano i pochi villaggi di quest’area
scarsamente popolata.
È in questa regione isolata e inaccessibile che nel 1966 Ernesto Che Guevara
giocò la sua ultima partita con la morte
in nome della rivoluzione e della libertà.
Con pochi uomini, di cui solo cinque
boliviani, senza l’appoggio del Partito
Comunista Boliviano, tradito, pare, da
Régis Debray che era stato fatto prigioniero a Camiri, totalmente isolato e
privo di un adeguato equipaggiamento
militare, fiaccato dall’asma, vagò per alcuni mesi tentando invano di far sollevare i poveri campesinos della zona. La
CIA mandò consiglieri militari antiguerriglia, fra cui Edward Luttwak, e ben
presto l’esercito boliviano, guidato
dall’allora capitano Gary Prado, riuscì
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ad avere la meglio. L’8 ottobre 1967
Guevara fu ferito nella Chebrada del
Churo e portato prigioniero insieme ai
suoi nel minuscolo villaggio di La Higuera, dove fu rinchiuso nei locali della
scuola. Il generale Barrientos, presidente-dittatore in quegli anni della Bolivia, ne ordinò la morte. Il Che fu ucciso
durante la notte e il suo corpo fu portato a Vallegrande per le foto di rito. I
suoi resti scomparirono. Dopo che un
medico militare ne ebbe amputato le
mani al cadavere, l’esercito boliviano
fece sparire il corpo, rifiutandosi di rivelare se i resti fossero stati sepolti o
cremati. Nessuno ne seppe più nulla.
Ernesto Che Guevara entrò nel mito.
Le ultime ore prima dell’efferato delitto
Solo 65 km separano Vallegrande da La
Higuera, ma per percorrerli ci vogliono
più di 4 ore di scossoni e sobbalzi. Ci si
inerpica fino a Pucara, dove si sosta per
tirare il fiato e bere un mate de coca.
La Higuera è una manciata di case,
dove vivono venti famiglie. Al centro
nella piccola piazza c’è il busto del Che
fra gli alberi, che danno ombra anche
ai maiali, decapitato nel 1993 dai soldati
della vicina caserma El Condor. Mani
pietose hanno rimesso al suo posto la
testa sommariamente abbozzata nella
pietra. La scuola, dove Guevara fu tenuto prigioniero e poi ucciso, è oggi un
dispensario medico.
Santo Artiaga, diventato una guida
esperta, conduce i visitatori lungo la
Chebrada del Churo fino al fico dove il
Che fu disarmato e alla pietra dove
venne ferito alla gamba destra. Più di
due ore di marcia, poi si sale il pendio
che porta alla capanna in cui vive con la
vecchia madre Virginia Cabrita, la piccola
donna (è nana) che vide per ultima il
Che la mattina di quel fatidico 8 di ottobre del 1967. Allora aveva solo 11 anni.
Pare che il Che le abbia detto: “Diventerai ricca dopo la mia morte”. La donna
ripete questa frase ai turisti che si spingono fino alla sua povera capanna, raccontando quanto fosse bello e gentile
quell’uomo misterioso. E i turisti, commossi, non mancano di lasciarle qualche
dollaro. Nel nome del Che.
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Monsignor Federico Lunardi
gIacomo WalteR caVallo
RICERCATORE, LIBERO PROFESSIONISTA
https://www.linkedin.com/pub/giacomo-walter-cavallo/75/a09/790
http://jameswhorse.jimdo.com
Federico Lunardi (Livorno, 7 dicembre
1880 – Asunciòn, 11 novembre 1954)
fu un arcivescovo cattolico, etnologo,
archeologo, storico, scrittore e collezionista italiano. Adempì scrupolosamente
la sua missione di Nunzio Apostolico
della Santa Sede, ma al contempo divennero per lui importanti lo studio
della storia, della geografia, dell’archeologia, e soprattutto dell’etnologia dell’America Latina, tanto da fargli comporre nel tempo molte opere scientifiche
che lo accreditarono a livello mondiale.
Nel corso della sua carriera diplomatica
soggiornò in Cuba, Cile, Colombia, Brasile, Bolivia, Honduras ed infine in Paraguay. Rimase complessivamente trentotto anni in America Latina, entrando
in contatto con diverse culture. Tre
furono le aree archeologiche delle sue
ricerche: San Agustin (Massiccio Colombiano); l’area di Tiahuanaco, in Bolivia; l’area di Copàn, in Honduras.
Pioniere dell’Americanistica, nei quasi
dieci anni di permanenza in Honduras
raccolse materiali precolombiani che
costituiranno in seguito parte delle sue
collezioni, si dedicò in modo particolare
allo studio dei Maya arrivando ad affermare che le tracce più antiche di
questa civiltà non erano da cercare nello
Yucatan bensì in Honduras.
Durante i suoi viaggi prendeva nota di
tutto quanto gli capitava di osservare
sui suoi “libretti”, come lui chiamava
gli appunti di viaggio, ancora oggi una
vera miniera di notizie inedite. Nei confronti delle culture da lui incontrate
egli usò rispetto: nel suo comportamento
non vi fu mai alterigia. S’interessò, più
di tutto, della parte ergologica,1 ma la
ricerca venne sempre svolta con visione
ampia e, allo stesso tempo, cura dei
particolari.
Biografia
Nato a Livorno nel 1880 da Iginia Montaiuti e da Cesare, un modesto artigiano
con saldi principi cristiani, dopo avere
frequentato le scuole tecniche a sedici
anni entra in seminario per poi trasferirsi
per studio l’anno dopo a Roma dove,
nel 1903 consegue le lauree in teologia,
filosofia (con esami in archeologia e
storia) e diritto canonico. Dopo essere
diventato parroco, segretario del vescovo
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di Livorno, professore al seminario diocesano, all’età di 36 anni inizia la sua
carriera come addetto alla InterNunziatura dell’Avana, dove rimarrà per
quattro anni. Dopo Cuba lo troviamo
tre anni in Cile e poi otto anni in Colombia. Questo soggiorno prolungato
gli permette di visitare ripetutamente
Sant Agustin, zona di importanti ritrovamenti archeologici, svolgendo un lavoro di ricerca e studio che lo porterà a
scrivere alcune opere, in particolare “El
macizo colombiano”, “La vida en las tombas”, “O Angasmayo os verdadeiros limites septemntrionaes do imperio Incaico”.
Lasciata la Colombia viene trasferito in
Brasile (1931-1936) dove si dedica prevalentemente a studi etnologici. Conosce
nel 1936 il popolo dei Bororo, studiati
nello stesso periodo anche da Claude
Lévi-Strauss, ed altri in seguito studiati
da diversi antropologi. In Brasile il Lunardi tocca l’apice della sua carriera
ecclesiastica in quanto viene nominato
Nunzio Apostolico e Arcivescovo di
Side (15/11/36)2 . Subito dopo, nella
sua nuova veste di Nunzio Apostolico,
sarà in Bolivia, dove rimarrà sino al
1939. In questo periodo svolge ricerche
sulla misteriosa città di Tiahuanaco e
raccoglie numerosi reperti, materiale
archeologico che ora fa parte delle Collezioni Lunardi.Visita le missioni sparse
nelle località più remote dell’altopiano
e della pianura boliviana dove viene in
contatto con numerose popolazioni indios, annotando nei suoi “libretti” le
loro usanze civili e religiose con scrupolosità e amore per la verità. Dalla
Bolivia viene trasferito, nel febbraio
1939, in Honduras, dove rimane sino
al 1948. Percorrerà il paese in lungo e
in largo e di frequente lo troviamo a
Copán, il grande centro culturale maya,
dove partecipa a riunioni, congressi e
raccoglie materiale archeologico. Le sue
pubblicazioni sull’Honduras sono numerose e alcune di notevole importanza,
come Honduras Maya, Etnología Y Arqueología de Honduras. Dall’Honduras
nel 1948 viene richiamato a Roma presso
la segreteria di Stato ma già l’anno successivo lo troviamo ad Asunción, in Paraguay (1949-1954). Sono di questo periodo numerose sue serie fotografiche
dedicate ai popoli Macà, Cainguá e
Chulupí ed altri studi e ricerche come
quelle sui Guaraní. L’11 novembre 1954,
all’età di 74 anni, muore ad Asunción,
in terra americana, dove aveva trascorso
più di metà della vita. La salma fu poi
traslata dalla famiglia nella sua Livorno,
nel cimitero della Misericordia.
1937-1939 Nunzio Apostolico in Bolivia
Il 13 febbraio 1937 Monsignor Federico
Lunardi giunge a La Paz, sede della
Nunziatura boliviana. Nei circa tre anni
di soggiorno svolge ricerche sulla civiltà
di Tiahuanaco (o Tiwanaku), il grande
centro megalitico del lago Titicaca, che
si trova a 72 km di distanza da La Paz.
Qui sorge la celebre Puerta del Sol, monumentale scultura megalitica che ri-
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prende un motivo cosmologico, con
varie statue raffiguranti divinità.3 Nella
sua veste di Ambasciatore della Santa
Sede visita le missioni sparse nelle località più remote, dove i missionari vivono quasi completamente isolati in
mezzo alle tribù di indios. Il 30 marzo
1937 con il treno da La Paz va a Oruro,
città situata sull’altopiano boliviano, a
3706 metri sul livello del mare per poi
proseguire per Cochabamba, sede della
più grande università della Bolivia. Altri
ancora i viaggi intrapresi che lo porteranno in città come Cachuela Esperanza,
cittadina industriale; Porto Ballivian,
Trinidad, importante centro agricolo.
Vive qualche tempo tra i Guarayo4 e gli
Aymara5, annotando le loro usanze civili
e religiose, ma soprattutto tra i Sirionò,
ai quali dedica un’opera con molte informazioni circa gli usi e costumi. Egli
racconta la sua esperienza in un’opera
dal titolo ovvio: I Sirionò. Si tratta di un
gruppo indigeno abitante nella parte
orientale della Bolivia. Lunardi, dopo
avere descritto l’ambiente geografico,
parla degli usi e costumi: una popolazione nomade, composta di cacciatori
e pescatori che costruiscono in compagnia dei Guarayo le canoe, barche di un
solo pezzo.
Passa poi alla descrizione somatica, agli
usi e costumi, e alle loro capanne. Ci
dice poi che all’interno della casa ogni
famiglia ha il suo fuoco, sempre tenuto
acceso perché i Sirionò non sanno accenderlo. Circa questa notizia il Lunardi
spende alcune pagine per precisare le
ricerche fatte e gli informatori da lui
ascoltati a conferma delle sue affermazioni, anche perché smentisce un non
meglio identificato Prof. Dott. Wegner,
che aveva visitato una tribù Sirionò dichiarando che possedevano lo strumento
per fare fuoco e i vecchi lo sapevano
usare.6 Il 31 ottobre 1938 al Lunardi
viene assegnata una nuova destinazione
che raggiungerà il 12 febbraio dell’anno
successivo. Si tratta dell’Honduras, paese
dove dedicherà in prevalenza il suo impegno di ricercatore allo studio delle
popolazioni Maya. Per questa ragione
in Italia il Lunardi diventerà un punto
di riferimento per lo studio della lingua
e della cultura Maya.7
BIBLIOGRAFIA
Aleotti Spotorno Silvia, L’attività scientifica di Federico Lunardi in Bolivia in Miscellanea di Storia
delle esplorazioni, Genova, Bozzi, vol. II, pp. 213224. Cavallo Giacomo Walter, La metodologia delle
indagini antropologiche di Federico Lunardi, il
Nunzio dei Maya in Miscellanea di Storia delle
esplorazioni, Genova, Bozzi, 2013, vol. XXXVIII,
pp. 237-266. Cavallo Giacomo Walter, Nunzio dei
Maya - Monsignor Federico Lunardi e la sua storia,
Liberodiscrivere edizioni, Genova, 2013. Cavallo
Giacomo Walter, Antropologia e Collezionismo:
Federico Lunardi e gli studi Americanistici, Unige,
Laurea magistrale in Antropologia Culturale ed
Etnologia, A.A. 2008/09 (tesi di laurea, relatrice la
Prof. Luisa Faldini).
Fulvi Fulvio, I viaggi e gli scritti di Federico Lunardi,
Gruppo Editoriale Marcon, Città di Castello, 1992.
Fulvi Fulvio, Il contributo di Federico Lunardi alla
conoscenza degli usi e costumi dei popoli dell’America
Latina in Miscellanea di Storia delle esplorazioni,
Genova, Bozzi, 1979, vol. IV, pp. 257-277. Fulvi
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BOLIVIA
Fulvio, “I contributi americanistici di Federico
Lunardi”, Annali di ricerche e studi di Geografia,
Genova, gennaio-marzo 1971, pp. 15-24. Massajoli
Pierleone, “La vita e i viaggi di Federico Lunardi”,
L’Universo, Firenze, Anno XLV, n. 6, novembredicembre 1965, pp. 1023-1038.
NOTE
1
L’Ergologia è il ramo dell’Etnologia che studia
gli aspetti materiali e tecnici della cultura dei
popoli primitivi.
2
La carica di Arcivescovo titolare è un titolo onorifico, diversa da quella di Vescovo (o Arcivescovo)
diocesano che risulta responsabile del governo
della diocesi. Side è stata una città fondata dai
coloni greci nell’Anatolia meridionale, sede vescovile a partire dal V secolo e poi distrutta nel
IX-X secolo.
3
La città fu abitata dal 1500 a.C. al 1200 d.C. e dal
500 al 1000 ebbe la fioritura maggiore, con la realizzazione di sculture monolitiche impressionanti.
Ma l’arte di Tiahuanaco è presente anche nella
produzione di splendidi vasi policromi, i cui motivi
decorativi ripetono quelli dei famosi tessuti.
4
I Guarayo, originari del Brasile, vivono nei llanos
(pianure con savane e foreste) del dipartimento
di Santa Cruz.
5
Detti anche Colla, vissuti in stretto rapporto con i
Quechua, dopo avere dato origine a una delle più
grandi civiltà dell’America Meridionale, la Tiahuanaco, furono assoggettati dall’impero del Tahauantinsuyu governato dagli Inca tra il XIV e il XV
secolo. Gli Aymara vengono visitati dal nostro
scienziato per ben tre volte tra il 1837 e il 1838.
6
Federico Lunardi, I Sirionò, Palazzo Nonfinito,
Firenze, 1939.
7
A Roma il 18 ottobre 1848, nel palazzo dell’Accademia Ecclesiatica Pontificia assieme ad altri
studiosi tra cui Tullio Tentori (antropologo culturale,
in seguito professore alla Sapienza di Roma, che
a quel tempo lavorava al Museo Pigorini di Roma)
fonderà il Nuovo Centro di Studi Maya.
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BOLIVIA
Italiani in Bolivia
Non sono stati numerosi gli italiani in
Bolivia. Più in generale gli europei si
sono diretti in altri Paesi dell’America
Latina. Le condizioni di vita erano (ed
ancora adesso sono, almeno in parte)
molto difficili per il clima, l’altitudine, le
difficoltà del Paese seppure in una regione
affascinante e con grandi potenzialità.
La Bolivia ha perso ogni sbocco al mare
in una guerra sciagurata condotta assieme
al Perù contro il Cile tra il 1879 e il 1883.
E poi ancora negli anni ’30 del Novecento
(1931-35) contro il Paraguay: una guerra
costata la vita a 65.000 boliviani.
Eppure gli italiani, poche centinaia
nell’800 e oggi tra 2.000 e 3.000 residenti
(ma si calcola che siano 15.000 i discendenti degli italiani) sono stati la 2°
o 3° nazionalità assieme a quella tedesca
e quella spagnola.
Molti nel passato a cominciare dal ‘500
fino ad oggi erano appartenenti ad
ordini religiosi. In particolare francescani
e salesiani e più recentemente suore
delle Figlie di Sant’Anna fondate in
Italia dalla genovese Rosa Gattorno e
che costruirono e gestirono numerose
scuole, ospedali, case di riposo.
Nell’800 e nel ‘900 si sono insediate
soprattutto aziende commerciali condotte da italiani ed un certo numero di
professionisti (architetti, ingegneri, medici). La qualità di queste presenze è
stata però significativa ed ha contribuito
allo sviluppo del Paese.
Solo alcuni esempi:
Alloisio Vittorio nato a Napoli, in
Bolivia nel 1428. Ingegnere civile: a lui
si devono molti lavori importanti, in
particolare nella capitale La Paz.
Balzan Luigi veneto, laureato in scienze
naturali. Aderì alla Giovine Italia mazziniana e poi si trasferì in America
Latina. Qui ebbe l’incarico dal Marchese
Doria, presidente della Società Geografica Italiana e del Museo civico di
storia naturale di Genova di compiere
alla fine dell’800 un viaggio di esplorazione nelle regioni centrali dell’America
del Sud e si fermò a lungo anche in
Bolivia. Donò la sua raccolta di flora e
fauna al Museo civico di Genova e preparò uno studio molto importante per
la Società Geografica “Viaggio d’esplorazione nelle regione centrali del Sud
America”.
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Bertonio Ludovico di Lucca entrò nella
Compagnia di Gesù. Si fermò presso il
lago Titicaca alla fine del ‘500 e poi a
Potosì. Si dedicò molto allo studio della
lingua Aymara e lasciò diverse pubblicazioni.
Bitti Bernardo di Camerino. Importante
pittore della metà del ‘500. Visse a lungo
in Bolivia dove lasciò il meglio della
sua pittura.
I fratelli Canepa originari di Chiavari
(Genova). Furono importanti commercianti soprattutto a Tacna, Arica e in
tutta la zona.
Figlie di Sant’Anna. Molto presenti
in Bolivia e in molti altri Paesi dell’America Latina. Rosa Gattorno, la sua
fondatrice, era stata sposa, madre e vedova e si impegnò moltissimo in questa
missione.
Giannechini Doroteo, francescano originario di Lucca. Molto presente in Bolivia, autore di numerosi studi etnografici,
linguistici e geografici.
Levi Giorgina di Torino. Lasciò l’Italia
nel 1939 a causa delle persecuzioni antiebraiche. Rimase in Bolivia dove insegnò
e diede vita alla Società Garibaldi per
contrastare la vecchie associazioni italiane
monopolizzate dal Fascismo e che impedivano l’iscrizione a donne, ebrei e
antifascisti. Ritornò in Italia e fu anche
eletta parlamentare. Il suo libro “Avrei
capovolto le montagne” è una testimonianza preziosa delle persecuzioni patite
e del nuovo Paese incontrato.
Linali Pietro originario di Lavagna
(Genova). Si trasferì in Bolivia all’inizio
del ‘900. Titolare di un’azienda di importazioni di macchinari ed equipaggiamento per l’industria mineraria. Fu
presidente di società ed istituti culturali
italiani.
Lunardi Federico nato nel 1880 a Livorno. Ecclesiastico. Rimase 38 anni in
America Latina con ruoli molto importanti e fu in Bolivia tra il 1936 e il ’39.
Fu anche archeologo ed etnografo. Con
i suoi lavori, le sue foto, le sue raccolte
si diede vita a Genova al Museo Americanistico e all’Associazione italiana di
studi americanistici.
Rosazza (cognome originario della zona
di Vercelli). Partirono per la Bolivia in
diversi momenti 30 persone impegnate
nei lavori di costruzione nelle miniere
e nelle città.
Salvietti (fratelli) in Bolivia all’inizio del
‘900. Titolari di aziende alimentari significative. Uno dei fratelli (Mario) partecipò in Italia alla Seconda Guerra Mondiale e poi alla Lotta di Liberazione.
Infine Hilarión Daza Groselle, nato a
Sucre da una famiglia di origini piemontesi, fu Presidente della Bolivia dal
1876 al 1879.
Il Dizionario storico-biografico degli italiani
in Ecuador e Bolivia di Luigi Guarnieri
Calò Carducci cita poi questi nomi:
Bandiera Domenico, Barbato Antonio,
Barbato Mario e Alberto, Barbera Aldo,
Benedetti Cesare Francesco, Beni Riccardo, Bertolusso Stefano, Bettella Paolo,
Boschi Bartolomeo, Calabi Angelo, Ca-
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BOLIVIA
rena Giovanni Pietro, Caroli Rodolfo,
Cartesegna Domenico, Catelani Natale,
Cattoretti Luigi Pietro, Cotta Renzo, Dalloli Bianca Guglielmino, Del Benino Nicolò, Fedele Antonio, Forgnone Gino,
Forno Rinaldo, Ghezzi Luigi, Giordani
Luigi, Guerriero Adamo Enrico, Leon
De Cefis Enrico Camillo, Lorini Domenico, Maggio Antonio, Maldini Adami
Gerardo, Mantegazza Paolo, Marzoli
Nino, Mastrilli Nicola, Matraia Ricci Giovanni Giuseppe, Medoro Angelino, Miserocchi Aldo, Molinari Vittorio Aloisio,
Nino Bernardino, Oliva Giovanni Anello,
Orrico Francesco, Pacciardi Stefano Pietro,
Palozzi Stefano, Pastorello Giuseppe,
Pierini Francesco, Pifferi Sebastiano, Pizzi
Enrico, Pulini Ilario Zefferino, Restivo
Paolo, Tedesco De Col Eldo, Tolu Coco
Giovanni Giuseppe,Vincenti Benedetto,
Viola Anna Rita, Xandra Giovanni Battista,
Zampa Giuseppe.
A cura di R.S.
Fonti: Guarnieri Calò Carducci, Luigi,
Dizionario storico-biografico degli italiani
in Ecuador e Bolivia, a cura dell’Istituto
Italo-Latinoamericano, Il Mulino, Bologna 2001; Guarnieri Calò Carducci,
Luigi, “L’emigrazione italiana in Bolivia
dall’Unità alla fine del XX secolo: periodizzazione e caratteristiche” in Altreitalie n. 27, Torino 2003, pp. 53-76.
Fondazione Casa America
cambia sede!
Dal 10 novembre Fondazione
Casa America si è trasferita
nella nuova sede in via dei
Giustiniani, 12/4, assieme alle
associazioni Amici di Casa
America e Centro in Europa.
Così, dopo quindici anni a Villa
Rosazza, la Fondazione lascia il
luogo che l’ha vista nascere e
dal quale ha tratto il proprio
logo. La nuova sede è ubicata
nel centro di Genova e proprio
su questa nuova centralità puntiamo per un rilancio delle nostre attività.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Bolivia nell’Expo Milano 2015
RIcaRdo g. - mIchel R.
CAPO UNITÀ DI INTEGRAZIONE REGIONALE
È opportuno spiegare che l’Expo di Milano è una delle esposizioni universali,
che si tengono ogni 5 anni; esse hanno
acquisito una grande importanza per il
loro contributo all’umanità. È sufficiente
l’esempio della Torre Eiffel, che è stata
appunto costruita in occasione della
fiera che si è tenuta a Parigi nel 1889.
La prossima esposizione si terrà nell’anno 2015 nella città di Milano, Italia.
Questo tipo di esposizioni si iscrivono
presso l’Ufficio Internazionale delle
Esposizioni (la cui sigla in inglese è
BIE) ed hanno il fine di educare il pubblico dimostrando i progressi fatti in
un ambito d’interesse universale e le
prospettive per il futuro.
Il tema dell’Expo Milano 2015 è stato intitolato “Nutrire il Pianeta, Energia per la
Vita” (Feeding the Planet, Energy for
Life). L’Expo Milano 2015 ha l’obiettivo
di dare una nuova visione alle esposizioni
mondiali, una visione che rispecchi i
tempi, senza perdere di vista le tradizioni,
un nuovo concetto di esposizione. Ci si
aspetta un’esposizione in cui i visitatori
possano avere la loro propria esperienza
cercando e selezionando i contenuti di
loro interesse. In tal senso, l’Expo disporrà
di 7 sottoargomenti, tra i quali ci sono:
• Scienza e Tecnologia per la sicurezza
e qualità alimentare (Science and
technology for food safety, security
and quality)
• Scienza e Tecnologia per l’agricoltura
e la Biodiversità (Science and technology for agricolture and biodiversity)
• L’innovazione nella catena di fornitura agroalimentare (Innovation in
the agro-food supply chain)
• Educazione sull’alimentazione (Dietary education)
• Alimenti per un migliore stile di vita
(Food for better lifestyles)
• Cibo e cultura (Food and culture)
• Cooperazione e sviluppo negli alimenti (Cooperation and development
on food)
Allo stesso modo, in quest’occasione,
viene integrato il concetto di Cluster per
la partecipazione dei paesi. Vale a dire
un padiglione condiviso da vari paesi, a
differenza dei padiglioni suddivisi rispetto
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BOLIVIA
alle aree geografiche. I Clusters dell’Expo
di Milano sono suddivisi in base a temi
in comune. In totale ci saranno 9 Clusters:
Cereali e Tuberi, Riso, Caffè, Spezie,
Cacao, Legumi, Bio-Mediterraneo, Zone
Aride ed Isole. La Bolivia è stata invitata
a far parte del Cluster sui Tuberi e Cereali
insieme ad Haiti, Congo, Togo, Zimbabwe,
Mozambico ed Iraq, che tutt’ora è in
trattativa sulla sua partecipazione.
Lo Stato Plurinazionale della Bolivia,
considerando l’importanza della fiera e
impiegandosi in un arduo lavoro di
promozione, parteciperà realizzando
uno stand d’esibizione del paese, che
permetterà di esporre i valori
nutrizionali della Quinoa Reale, dato
che quest’ultima è stata catalogata
come l’unico alimento vegetale che
possiede tutti gli aminoacidi essenziali,
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BOLIVIA
oltre alle proprietà medicinali, elementi
che noi riteniamo conformi alla
tematica dell’Expo. Inoltre, si mostrerà
la varietà e la ricchezza che ha il nostro
paese per quanto riguarda i tuberi.
Sono più di 300 le varietà di patate che
possiede il nostro paese e che saranno
rappresentate in questa fiera.
Lo stand della Bolivia dispone di uno
spazio espositivo di 90 metri quadri, in
cui saranno rappresentate le varie regioni
della Bolivia e le loro rispettive ricchezze,
d’accordo con il cluster. Il progetto di
quest’ultimo, è stato realizzato dal famoso artista Gastòn Ugalde, che si è
impegnato nell’ideare uno scenario che
mostri la ricchezza culturale e naturale
del nostro paese. Lo spazio boliviano
esporrà l’arte e la cultura boliviana,
rappresentate con un design che coniuga
la modernità con il folclore e la cultura
del nostro paese, tramite l’utilizzo di
elementi andini ed amazzonici.
La Bolivia, con la partecipazione alla
fiera, ha l’obiettivo di far conoscere le
sue ricchezze naturali e la potenzialità
del paese, nonché promuovere la sua
cultura e le sue tradizioni. Lo Stato
Plurinazionale della Bolivia sta facendo
un grande sforzo nel partecipare all’esposizione senza scopi di lucro. Verranno realizzate diverse attività con
l’obiettivo di promuovere i prodotti boliviani, così come il folclore e la cultura
del nostro paese.
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BOLIVIA
Lo stand della Bolivia avrà delle esposizioni permanenti finalizzate a promuovere il turismo, mostrando le ricchezze naturali, le attività e le attrazioni
che caratterizzano il nostro paese, come
ad esempio il Carnevale di Oruro, di
Tiahuanaco e di altre città.
L’obiettivo principale della Bolivia nella
partecipazione all’Expo di Milano sarà
quello di cogliere al massimo quest’oc-
casione per aprire i mercati nonché opportunità per i boliviani, perciò verranno
realizzati diversi incontri di trattative, rispetto a vari prodotti, con l’intenzione
di estendere il raggiungimento della
maggior quantità di settori durante il
periodo della fiera, con l’obiettivo di promuovere le esportazioni di prodotti boliviani verso il continente europeo e di
attrarre investimenti nel nostro paese.
Recentemente, a dicembre, si è preso parte
nella IV Riunione dei Partecipanti all’Expo
di Milano ed è stato possibile estendere la
partecipazione del nostro paese sui temi
della ricerca e dello sviluppo, attraverso
accordi con istituzioni europee.
Riteniamo che questa sia un’importante
finestra verso il mondo per la Bolivia, e
vi invitiamo a visitarci dal 5 maggio al 31
ottobre 2015 per apprezzare un po’ delle
tante cose che la Bolivia può offrire.
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Quaderni di Casa America
BOLIVIA
Bolivia turistica
Ruth Suxo maRtínez
ESPERTA IN PROGETTI TURISTICI. VICEMINISTERO DEL TURISMO BOLIVIANO
La Bolivia è un paese meraviglioso,
adatto e sicuro per l’accoglienza dei visitatori, si caratterizza per l’ospitalità
dei suoi abitanti e possiede un’eccezionale bellezza paesaggistica, culture e
tradizioni per soddisfare i gusti e le preferenze di tutti i segmenti del mercato
del turismo. Tra le principali destinazioni si evidenzia la vastità del Salar di
Uyuni, il mitico lago Titicaca, i maestosi
ghiacciai di Illimani e Sajama, le storiche e ricche architetture di Sucre, Potosí
ed i tempi della Chiquitania; la ricchezza biologica delle foreste del Ma-
La rotta del bufeo in Amazzonia.
Huaqui. Lago Titicaca. Regata di barche a vela.
didi ed il Tipnis, i Yungas e il Pantanal
boliviano; godere dei centri urbani,
della gastronomia, sperimentare le
espressioni più tipiche della cultura vivente; conoscere la Bolivia significa
perdersi nell’infinita ricchezza biologica, paesaggistica, storica e culturale.
A livello ambientale, Bolivia fa parte degli
otto paesi megadiversi del mondo, con
circa il 75% della biodiversità, possiede 66
diversi ecosistemi tra i 112 che esistono
al mondo; conta con 123 Aree Protette tra
quelle nazionali, regionali e municipali
che raggiungono un totale del 22% di
tutto il territorio; fa parte del corridoio di
conservazione biologica Vilcabamba –
Amboro e per la sua importante umidità
è stato classificato con 10 siti RAMSAR
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BOLIVIA
Sport ad alto rischio nelle valli boliviane.
tra cui i più rilevanti sono il lago Titicaca,
il lago Poopo e il lago UruUru, il Pantanal
boliviano, la laguna Concepción, la
Cuenca de Tajzara e i laghi colorati della
regione di Lípez Potosí.
Inoltre, la Cordigliera Reale delle Ande
dà luogo alla formazione dell’altopiano
che evidenzia le maestose cordigliere di
Apolobamba, La Paz, Tres Cruces, Frailes, Lípez, Carangas, Parcajes y Sabaya;
e anche i Salares di Uyuni, Coipasa, che
sono un’importante fonte di cibo,
acqua, ossigeno, regolazione del clima,
controllo biologico e rifugio di diverse
specie di flora e fauna dell’altopiano
boliviano.
In Bolivia si può sperimentare una ricchezza infinita di cultura vivente che si
riflette nella visione del mondo andino/amazzonico: mitologia, etnostoria, riti, arte tessili, abbigliamento,
gastronomia, festività, musica e danza,
tradizioni e costumi, che si manifestano
in pratiche quotidiane di gruppi etnici,
contadini interculturali e gli abitanti
delle città.
Un bradipo riposa tra le fronde.
La “Ruta de la muerte”. Tragitto che comprende
biking e altri spor estremi.
È la culla di diverse civiltà americane
tali come Viscachani, Wancarani, Mollo,
Urus, Tiwanacotas, Señoríos di Pacajes,
Carangas, Charcas, Soras, Quillacas,
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BOLIVIA
Due scorci del Parco Nazionale Avaroa
Chichas, Lípez, per non parlare del
fatto che dà luogo anche all’origine mitologico della cultura incaica. D’altra
parte, l’epoca coloniale e repubblicana
in Bolivia ha lasciato un patrimonio architettonico che è particolarmente evidente nelle città di Potosí e Sucre.
Le eccezionali manifestazioni di arte e
di cultura hanno portato l’UNESCO
(Organizzazione delle Nazioni Unite
per l’Educazione, la Scienza e la Cul-
tura) a classificare e dare il titolo di patrimonio mondiale dell’umanità a: nel
1987 città di Potosí, 1991 Missioni Gesuitiche di Chiquitos, 1991 Città storica
di Sucre, 1998 Fuerte di Samaipata,
2001 Parco Nazionale Noel Kempff
Mercado, 2000 Taiwanaku: centro spirituale e politico della cultura Tiawanaku, 2001 Carnevale di Oruro, 2003, la
cultura kallawaya, 2009.
Con quanto esposto, la Bolivia vi invita
a godere delle sue principali destinazioni turistiche tra cui il Lago Titikaka,
Tiwanacu, Salar di Uyuni e Lagunas,
Potosí – Sucre, Madidi – Pampas Amazzoniche, Missioni Gesuitiche, Oruro, La
Cordigliera Reale, il Chapare, Cochabamba, Il Chaco, il Pantanal Boliviano,
Nord Amazzonico e il percorso del Vino
e Singani di Tarija, le città di La Paz, Cochabamba, Trinidad, Santa Cruz, Sucre
e Potosí.
In ciascuno degli angoli del paese potrete conoscere l’esperienza del turismo
comunitario nelle sue molteplici sfaccettature: turismo rurale, turismo esperienziale, ecoturismo, turismo etnico e
agriturismo, in una modalità di convivenza ed interazione con le comunità
indigene originarie, contadini e gruppi
interculturali, che hanno effettuato iniziative turistiche con attività specifiche
di biking, canoyn, rafting e trekking.
Per conoscere e godere del paese “Bolivia te espera” con le braccia aperte,
per vivere il piacere delle culture, dei
paesaggi e per condividere le tradizioni
e costumi con i suoi abitanti.
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BOLIVIA
La Bolivia vi aspetta
Destinazione Bolivia
lola SequeIRoS loRdemann - SuSana claVaRIno
ROMA 2014, PRIMAVERA LATINO AMERICANA
La Bolivia è una nazione situata al centro
del Sud America, di cui può essere considerata il cuore palpitante e la sintesi
geografica, fatta eccezione per la fascia
marittima storica che le fu sottratta. È
uno dei Paesi più affascinanti, autentici,
indigeni, ricchi di tradizioni e con maggior
biodiversità dell’America Latina.
Ha 21 Parchi o Riserve Naturali, alte
montagne che si ergono fino a 6.542
La città di Santa Cruz e un allevamento bovino.
metri sopra il livello del mare. La Bolivia
è attraversata dalla Cordigliera Orientale
e Occidentale, caratterizzata da vulcani
e fonti termali. Tra le due cordigliere, in
un’area pianeggiante a quattromila metri
di altezza, si trova l’altopiano boliviano.
Queste sono le MONTAGNE NATURALI di El Valle de la Luna, nella regione
di Mallaza, vicino a La Paz, che per la
loro bellezza naturale hanno conquistato
il quinto posto nella classifica dei luoghi
più belli del mondo.
Sull’altipiano si trova la sede del Governo, La Paz, la teleferica, l’imponente
Illimani, il Lago Titicaca e le rovine
della civiltà di Tiahuanaco, dove ogni
anno si celebra il solstizio d’inverno,
conosciuto come l’Anno Nuovo Andino,
che saluta il ritorno del Sole dalla
PORTA DEL SOLE, nel tempio di Kalassasaya.
Notevole riserva di prodotti agricoli tradizionali quali i tuberi, il mais, la patata;
la Bolivia è il Paese della QUINUA. In
virtù delle caratteristiche nutritive di
questo pseudo cereale andino, e del
contributo e dell’importanza nell’economia delle popolazioni delle Ande, la
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BOLIVIA
Indigeno “Callaguaya”
FAO ha dichiarato il 2013 come Anno
Internazionale della Quinua.
Da questa regione si scende lungo Los
Yungas (La Paz), bellissime ed enigmatiche valli mesotermiche, luoghi turistici
in cui si pratica ogni genere di sport
estremo, o dove è possibile immergersi
in un ambiente di profondo silenzio e
tranquillità. Un MONDO NUOVO, in
cui ogni luogo del Paese offre un rifugio
sicuro e tranquillo, con paesaggi straordinari in ogni regione, in grado di accogliere il visitatore offrendogli il meglio.
Al di là della Cordigliera, nella Cordillera
de Sama, si erge il Sajama, tra valli incredibili come quella di Tarija, solcata
da gole di bellezza spettacolare, risultato
naturale delle forti differenze di altitudine, per giungere in regioni come il
Chaco Boliviano – Villa Montes, oppure
Toro Toro o la Villa Imperial de Potosí,
che in epoca coloniale era la città più
cosmopolita e popolosa grazie alla vasta
ricchezza del Cerro Rico. Oggi è un
museo vivente delle miniere scavate
nei fianchi delle montagne, o la Ciudad
Capital dai quattro nomi, la Ciudad
Blanca, Carcas, La Plata, Sucre.
Nel territorio della Bolivia ci sono altre
valli con clima temperato, per esempio
Cochabamba, porta dell’Oriente, in cui le
differenze di altitudine sono meno accentuate. In questa regione, da cui si entra
in Amazzonia, è impossibile non meravigliarsi dei panorami paradisiaci, come il
Pantanal Boliviano, o le rotte del Bufeo
(un delfino d’acqua dolce), gli allevamenti
di farfalle e molte forme di vita silvestre
come la Paraba de cabeza colorada.
Al sud della Bolivia nel Parco Nazionale
Avaroa potrete scoprire luoghi dai grandi
contrasti, trovare il Salar de Uyuni, Isla Pescado, la Puya Raymundi, la Laguna Verde
e la Laguna Rosso “Laguna Colorada”.
In Bolivia ci sono molte policrome
danze e arti delle sue varie culture, che
esprimono la loro evoluzione nel corso
della storia; il sentimento delle popolazioni sia autoctone che creole, porta
fino a voi le abitudini, i sentimenti, le
stagioni di semina e raccolto… Ognuna
di esse trasmette un unico messaggio:
condividere con voi, con grande allegria,
le speranze, i sentimenti e le emozioni
più intime della Bolivia nella festa del
“Carnaval de Oruro” dichiarata dall’
UNESCO “Patrimonio Orale e Immateriale della Umanità” e “Ichapekene
Piesta” de San Ignacio de Moxos. Vi
invitiamo a conoscere da vicino la Bolivia, che vi aspetta con un sorriso e il
cuore aperto.
www.Bolivia.trave/ www.boltur.gob.bo/ www.Tusoco.com/
www.educabolivia.bo/micrositios/nuevoCaleidoscopio/pueblos_indigenas.php

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