Indice - Istituto Massimo
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Indice - Istituto Massimo
Indice Periodico quadrimestrale dell’Istituto Massimo Direttore responsabile: Michele Simone Coordinatore editoriale: Edoardo Iervolino P. Francesco Tata S.I. Tutte le immagini sono tratte dagli archivi storici dell'Istituto Massimiliano Massimo di Roma. Alcune di queste fotografie sono state conservate in faldoni recanti sul frontespizio i nomi dei curatori originali: P. Piccirillo S.I. P. Massaruti S.I. P. Maffeo S.I. P. Palisi S.I. 3 50 ANNI di MASSIMO allʼEUR, di P. Tata S.I. Il Massimo alle Terme 12 1881-1959 21 Conosce il nostro segreto, di P. Piccirillo S.I. 19 NOI: dal MASSIMO alle TERME al MASSIMO allʼEUR, di G. Accorinti Anni '50, di P. Sansonetti Il trasferimento al Quartiere Eur 27 1960-2009 40 Arrivano le ragazze, di N. Encolpio 34 I miei ricordi di Rettore al Massimo 1962-1968, di P. Maffeo S.I. Lʼadolescenza negli anni ʼ70, di D. Mellini ••• Fotocomposizione impaginazione e stampa: Tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M. Via S. Romano in Garfagnana, 23 00148 Roma - tel. 066530467 e-mail: [email protected] Finito di stampare nel mese di settembre 2011 Direzione e amministrazione: Via Massimiliano Massimo, 7 00144 Roma (EUR) Tel. 06/54.39.61 50° del Massimo all’Eur 53 59 60 61 65 7 dicembre 2010 8 dicembre 2010 Omelia del Cardinal Vallini Discorso del Sindaco Gianni Alemanno Concerto della sera dellʼ8 dicembre Gli ex alunni del Massimo: identità e prospettive di impegno, di P. Gaudenzi Il Massimo oggi “Il Massimo” oggi, di E. Iervolino ••• Autorizzazione del Tribunale di Roma 20.3.1950 n. registro 1469. Sped. in abb. post. comma 20 art. 2/C L. 662/96. Filiale di Roma. In copertina: L’entrata del Massimo all’Eur. In IV di copertina: Logo del 50° anniversario. Per contattarci: [email protected] 1 2 Il Massimo 3/2011 P. Maffeo, P. Giannella, P. Palisi, P. Ciminari, F, Sales, F. Confaloni, P. Piccirillo P. Millefiorini, P. Delmirani, P. Silvano, P. Ruggeri L., P. Janiski, Sc. Salviucci, F. Zanella G., P. Rozzi, F. Aizpuru, P. Brancadoro, F. Garmendía, P. Chemeri, P. Parisi A. P. Giorgi, P. Bizzochi, P. Zanoni, P. Federici, P. Janssens, P. Parisi L., P. Salimei, P. Belleni, P. Taggi A. Ancora una volta vogliamo rinnovare la memoria. Già la celebrazione del 50° del trasferimento all’EUR dell’Istituto Massimo ha voluto ricordare gli anni trascorsi nella nuova sede. Ora, per non disperdere il frutto di quella bella giornata dell’8 dicembre scorso, è opportuno rinnovare la memoria con questo numero speciale della rivista “Il Massimo”. Giornata che ci ha visti numerosi qui in Chiesa a ringraziare il Signore guidati dal Card. Vallini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma, e alla presenza del Sindaco di Roma, on. Alemanno, e di molte famiglie, di ex alunni e di amici. È vero che sarà piuttosto una memoria visiva che aiuta evocare tante emozioni, ma è anche importante aggiungere qualche riflessione. La celebrazione ha aiutato a prendere ancor più coscienza come il Massimo sia una scuola stimata e come permetta di sentirsi in famiglia. Assistiamo anche oggi come gli ex alunni, e non solo del Massimo di Roma ma anche delle scuole dei Gesuiti in Italia, siano persone cui si possa fare affidamento per il bene della società. Certamente a questo ha contribuito la serietà della formazione e le impostazione solide che la scuola ha cercato di costruire. L’intenzione non è tanto quella di una autocelebrazione, anche se un pizzico di orgoglio non guasta, ma il richiamare l’attenzione sulla opportunità di una formazione seria e fondata nella pedagogia ignaziana. Dice il P. Provinciale dei Gesuiti in Italia, P. Carlo Casalone, in un suo intervento nella riunione dei Dirigenti delle nostre scuole: «Il tema dell’educazione mantiene oggi tutta la sua attualità. Una società si proietta nel futuro attraverso i ragazzi. Oggi però il futuro è sempre più incerto. Viviamo nella società dell’incertezza. La spiritualità ignaziana si rivela invece estremamente capace di raccogliere la sfida al cambiamento. Per dirla con P. Ribadeneira, uno dei primi compagni di Ignazio: institutio puerorum, reformatio mundi [educazione dei bambini, riforma del mondo». In questa pagina desidero ricordare Speciale 50° 50 ANNI di MASSIMO all’EUR Corpo docenti e non docenti dell'Istituto durante l'anno delle celebrazioni Il Massimo 3/2011 3 Speciale 50° il F. Gioacchino Aizpuru che è andato in cielo proprio quest’anno. È stato un collaboratore e una presenza attenta e cordiale all’interno dell’Istituto in questi ultimi decenni. Fa parte della memoria che porta alla riconoscenza e gratitudine. Spero che il leggere e lo sfogliare la pagine di questo fascicolo sia occasione di ravvivare prima di tutto la gratitu- 4 dine verso il Signore per le tante opportunità che attraverso la famiglia e l’Istituto sono state offerte a ciascuno e poi per essere incoraggiati a realizzare e migliorare con fiducia e sano entusiasmo il cammino formativo della scuola. P. Tata S.I. La targa che commemora il cinquantenario del trasferimento in sede EUR esposta all'entrata dell'Istituto Il Massimo 3/2011 Il Massimo alle Terme L'ingresso dell'Istituto Speciale 50° Il cortile dell'Istituto ancora privo del monumento a P. Massimiliano Massimo e delle fontanine 6 Atrio al primo piano La Biblioteca dei Padri Il teatro visto dal palcoscenico. Vi sono 325 posti a sedere Il Massimo 3/2011 1883 con l'edificio ancora in costruzione 16 dicembre 1881. Premiati per merito Il Massimo 3/2011 Speciale 50° 1881-1959 Foto di classe con Silvio D'Amico 7 Speciale 50° 22 maggio 1893 cantori in gita ai Parioli cantano al suono dei piatti 8 22 maggio 1893 gruppo di cantori in gita ai Parioli giocano alla morra Le arti e i mestieri in un fotogramma. La scultura, la pittura, la poesia, l'oratoria e la biologia Il Massimo 3/2011 V ginnasio del 1922. Lezione di greco all'aria aperta Il Massimo 3/2011 Speciale 50° 6 maggio 1911 - Funerali P. Massimiliano Massimo 9 Il maestro Pasi con la sua classe Euforia intorno al Calcio Balilla Speciale 50° Saggio di scherma del 1926 Bambini negli anni '20 Gita a Montecassino 10 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° Momento delle celebrazioni del 50 anniversario dell'Istituto del 1929 Gli extrema del 1929. Le III liceali in posa con le I elementari Il Massimo 3/2011 11 NOI: dal MASSIMO alle TERME al MASSIMO all’EUR Speciale 50° [Questa è solo una piccola cronaca di G. Accorinti, un EX ALUNNO che, per grazia di Dio, – sic!! – ha navigato, felice, nel grande mare dei DUE ISTITUTO MASSIMO: da quello EMERITO alle Terme, dove è entrato 73 anni fa, a quello nuovo all’EUR, mezzo secolo dopo – sic! – come Papà di Elena e Marco.] 12 Era una fredda mattinata di inizio ottobre del lontano 1938 – non so se è vero ma perché no? – quando entrai per la I volta con il grembiule blu, nel grande Palazzo MASSIMO in I Media. Venivo da una Scuola Elementare pubblica e trovarmi in un grande Palazzo Patrizio aumentò il mio imbarazzo: e altrettanto il fatto di trovarmi subito in Chiesa, nella Cappella delle Medie al I piano – di cui più avanti riparlerò – per la S.Messa prima di andare in classe, la I A, giù al piano del cortile. E mi trovai con compagni di classe di Famiglie molto importanti come, tanto per fare due nomi Giorgio Balella – il Padre era nel Gran Consiglio del Fascismo – e poi Barberini – non ricordo il nome – sì Barberini quelli della Famiglia di cui negli anni 1000 a Roma si diceva che quod non fecerunt barbari fecerunt barberini che presero – si dice – i marmi del Colosseo per farsi il Palazzo di Via Quattro Fontane, proprio quello in cui, noi della I A al pomeriggio andavano un po’ a studiare e un po’ a giocare a palletta [non avevamo palloni]. E in tutta la scuola negli anni ho incontrato una serie di compagni e famiglie veramente di antica nobiltà italiana e non solo Papalina. Insomma anche un mondo assai diverso – magari il Massi- mo bene – da quello da cui provenivamo io e mio fratello Paolo – che è entrato 5 anni dopo di me. Naturalmente ragazzi di famiglie normali come noi erano la grande maggioranza eppure, per merito certo dei Padri, non ci fu mai alcun problema nei rapporti fra noi, una caratteristica di convivenza di giovani, oggi una cosa normale, ma ai tempi veramente una cosa speciale. Ma in questa specie di esordio per farVi respirare – leggendo – un po’ dell’aria dei tempi del Massimo Emerito mi fermo qui e mi rifugio in una serie di items sui punti di forza – proprio tanti – e su quelli di debolezza perché i cari Amici Natalia – dirigente degli Ex Alunni – ed Edoardo – curatore de IL MASSIMO – mi hanno compresso in 5.000 battute – spero spazi esclusi – che certo non potrò rispettare. I PUNTI DI FORZA: • Al Primo posto senza dubbio i PADRI GESUITI dei quali le nostre generazioni hanno goduto in un numero molto ampio, talmente ampio che al MASSIMO all’EUR era stata costruita una palazzina solo per loro e che ora nella nuova e bella sistemazione è stata cancellata perché il loro numero – ahimè – si è molto ridotto. Era una fiorente generazione di Gesuiti della Provincia Romana della Compagnia, quasi tutti di grandi qualità umane, e quindi sacerdotali, quasi tutti giovani, che poi sono risultati nostri amici per tutta la vita. Siamo stati proprio “ricchi” di giovani Padri Gesuiti, ma accanto a loro c’erano Il Massimo 3/2011 a ricordare ma mi scuso subito per le lacune ma io, se non vogliamo dire che sono vecchio, sono certamente antico e quindi la memoria è quella che è; comunque ci provo. Nella II guerra mondiale, 7 medaglie alla memoria fra cui almeno 3 d’oro: ma anche nella I e i nomi sono in una bella targa che figura anche all’EUR. E ancora nel mondo della scienza, uno per tutti ENRICO MEDI; nella Politica, in uno dei Governi De Gasperi fra Ministri, Sottosegretari, Sindaco di Roma Rebecchini c’erano 7 Ex Alunni; nella Magistratura, uno per tutti Riccardo CHIEPPA Presidente della Corte Costituzionale; nella diplomazia, almeno 3 Ambasciatori fra cui Rinaldo Petrignani Ambasciatore a Washington; nell’impresa, la Provera & Carrassi, entrambi ex alunni, di Roma; nell’Università, con lo stesso MEDI e Salvatore Rebecchini a Fisica Tecnica, ma anche Pietro Adonnino, Roberto VACCA, G.DE RITA; nella finanza con i F.lli NATTINO; ma anche nel cinema con Franco PROSPERI che era Regista e con i Fratelli NIEVO che facevano viaggi in giro per i Paesi più remoti del mondo e poi costruivano documentari e libri di successo; nel calcio, GABRIOTTI, ala sinistra e Campione olimpico a Berlino. Ma prima di chiudere questo ITEM voglio dare atto di un concetto fondamentale e cioè che, per la nostra vita nella Società e nella Famiglia, la funzione educativa dei Padri Gesuiti è stata qua- Saggio ginnico primi anni '30 La squadra "Leoncino" difende i colori del Massimo a Mondragone Il Massimo 3/2011 Speciale 50° alcuni Gesuiti più avanti negli anni dei quali non posso fare a meno di ricordarne almeno uno: il grandissimo P. Giuseppe MASSARUTI che aveva la stanza attaccata alla Cappella dei grandi e che solo quando morì si scoprì che portava il cilicio - o almeno così si diceva. Era insegnante di religione al Liceo ma di fatto era la vera “anima” del MASSIMO e Direttore della CONGREGAZIONE MARIANA il cui Prefetto, un Alunno, sedeva in un banco speciale alla destra guardando l’altare sopra al quale c’era la grande Madonnina Bianca e sotto il corpo imbalsamato del P. MASSIMO. E sempre Padre MASSARUTI nel II° dopoguerra costituì l’ASSOCIAZIONE degli EX ALUNNI che nacque fra le polemiche, anche di stampa, perché i laici temevano – sbagliandosi – che i Gesuiti stessero costruendo la Massoneria nera: feci parte da subito degli organi Direttivi. E da questi Padri è uscito, credo fino agli anni ’60, ma anche dopo seppure in numero ridotto, un certo numero di nuovi Gesuiti. Non dovrei fare nomi ma almeno fatemi ricordare la “fantastica” famiglia di Gesuiti, i PARISI, a loro volta figli di Ex Alunni – Costantino e Francesco Saverio –: Alberto, Giggi, Pio, Marcello, Francesco – che non ho conosciuto e che morì giovane missionario nelle Filippine. E da questo MASSIMO e da questi Padri sono usciti tantissimi Ex alunni che si sono affermati in ogni ambito della nostra Società. Provo 13 Speciale 50° si più importante di quella, pur tanto preziosa, nella didattica. Fatemi chiudere con un piccolo particolare curioso che può dare la misura di quanto i ragazzi avessero capito bene lo spirito di disciplina, per la scuola e per la vita, appreso dai Padri. Chi c’è stato sa che all’Istituto – dove c’era in tutto il fabbricato solo un piccolissimo ascensore per 3 persone, sic!! – c’era un grande scalone che portava fino al III° piano: e le classi salivano e scendevano lo scalone con i ragazzi ai lati e l’insegnate al centro; e di fatto questa era la modalità che istintivamente si seguiva da soli anche nel pomeriggio tant’è che in oltre 80 anni ai lati dello scalone si erano determinate due cunette. Oggi in quel bellissimo Palazzo del MUSEO NAZIONALE ROMANO che è diventato il nostro MASSIMO non ci sono più le due cunette ma solo perché, temendo incidenti di panico, sono stati eliminati tutti i gradini: abbiamo provato a resistere con l’impresa che faceva i lavori ma invano. 14 • Altro punto di forza la presenza degli Alunni nella Città con la S. Vincenzo de’ Paoli – altro servizio che faceva capo al P.MASSARUTI, e che assisteva le Famiglie bisognose della periferia Romana, in particolare quella che era la Borgata Gordiani. Andavamo con il tram. Non portavamo soldi ma, durante la guerra negli anni’40, solo BUONI MASSIMO per ritirare nei negozi del Quartiere pane e latte –sic!! –. La sera si facevano lezioni di scuola elementare ai tramvieri della STEFER quando smontavano dal lavoro perché i tram avevano il capolinea a Via Amendola; e poi il servizio, anche con la questua annuale nelle Chiese in Città, compresa San PIETRO, nella LEGA MISSIONARIA STUDENTI. • E quale era l’atteggiamento nei confronti del fascismo? Certo andavamo il sabato pomeriggio a fare i Balilla e gli avanguardisti, ma durante la settimana e senza che si sapesse – perché il fascismo lo aveva vietato – facevamo i boy scout nel glorioso ROMA V°. E poi con il Prof. ORECCHIA – che noi chiamavamo Auricola baffettatus perché aveva i baffetti e che insegnava Filosofia da noi ma anche all’Università – facevamo discorsi di politica che erano un po’ al limite di quanto tollerava il Regime. • E la guerra a Roma? il MASSIMO godeva, almeno con la targa che era all’esterno del portone, di una certa EXTRATERRITORIALITA’ VATICANA per cui i Padri decisero di istituire un CONVITTO che offrisse lo studio ma anche un riparo possibile ad alcuni alunni in situazioni di pericolo perché possibili obiettivi dei tedeschi. Alcuni venivano dal Collegio di MONDRAGONE, a FRASCATI, anch’esso retto dai Gesuiti che fu chiuso dopo l’8 settembre 1943 perché requisito dai Tedeschi per il loro Comando in Italia Centrale. Ricordo i due PIO di SAVOIA – sic! – MANFREDI e LIONELLO, il nipote di Badoglio – sic! – PAOLETTI, i Figli dell’Ambasciatore a Berlino ATTOLICO, MANCINELLI SCOTTI; e c’erano alcuni ebrei fra cui ENZO DIENA, figlio del famoso Esperto collezionista di Francobolli e poi famoso anche Lui, i Fratelli AMATI ebrei anche loro; e anche il Figlio di un alto Ufficiale dei carabinieri che si era dato alla macchia ed altri che non ricordo. Il CONVITTO funzionò fino a fine anno scolastico anche perché nel frattempo – il 4 Giugno – gli Americani avevano liberato Roma. • E da ultimo, ma non certo ultimo, il grande rigore nello studio. Un esempio: la mia LICENZA LICEALE del 1946, primo anno dopo la guerra e per la prima volta con un due Membri esterni nella Commissione. Il Presidente che era il notissimo Prof. NATALINO SAPEGNO sui libri del quale ha studiato più di una generazione di laureati in lettere italiane, e con Lui l’altro esterno era un Fratello delle Scuole Cristiane, quelle del DE MERODE di Piazza di Spagna e di Villa Flaminia. SAPEGNO era un Comunista degli anni ’40, questo solo fatto ci fece piombare in uno stato di grande paura, chiese subito al P. RETTORE dove si faIl Massimo 3/2011 Lo schiaffo del soldato nei primi anni '30. Gita a Rovere. Il Massimo 3/2011 canestro, una grande rivalità, ma questa la racconterò un’altra volta. • I PUNTI DI DEBOLEZZA? Ce ne saranno stati – già allora c’era il problema delle rette che erano un po’ alte... – ma quello principale era la mancanza assoluta di spazi per le attività sportive per le quali, a differenza della altre Scuole Cattoliche di Roma – DE MERODE, SAN LEONE MAGNO, SAN GABRIELE per citare quelle solo maschili che avevano addirittura anche una piscina... – eravamo costretti ad andare in periferia a giocare: in casa si poteva fare solo la Pallacanestro nel grande cortile e anche con qualche problema, specie quando pioveva, per il fatto che il campo era in lastroni di marmo anche con una serie di oblo in ferro e vetro per illuminare il sottostante cantinato. Nel 1993, in vista dell’inaugurazione del MUSEO che oggi è ospitato dal nostro Palazzo Massimo alle Terme, Speciale 50° cessero gli esami scritti, e quando sentì dire che si sarebbero fatti in corridoio – eravamo 60 ragazzi e non c’era un’aula così grande – disse subito di no perché voleva controllarci bene; e allora Lui chiese al P. RINALDI – che era rigidissimo tanto che noi lo chiamavamo Gallinaccio – disse: ma avrete una Cappella? Certo, ne abbiamo 4 o 5 rispose il RETTORE e così noi facemmo gli esami nella grande Cappella quadrata delle MEDIE, al I Piano, tutta parata in raso rosso con l’altare spostato nell’angolo destro. Noi in quegli anni di guerra avevamo studiato davvero – c’era poco altro da fare.. – per cui 7 di noi fecero la versione dal greco in latino e non in italiano, una cosa che impressionò moltissimo il Presidente SAPEGNO che da quel momento non ci creò alcun altro problema. I guai invece li avemmo con il Fratello del DE MERODE, un Istituto con il quale esisteva, poi ma anche in Palla- 15 Speciale 50° 16 l’ASSOCIAZIONE EX ALUNNI MASSIMO – sotto la Presidenza di Sergio DE LUCA – per non abbandonare del tutto le proprie radici riuscì a convincere, invero con una certa fatica, le BELLE ARTI a mettere una targa che ricordasse a tutti i visitatori che in quell’edificio erano passate alcune generazioni di giovani. La targa ora c’è nel lato sinistro salendo la prima scala – noi avremmo preferito quello destro, ma bisogna contentarsi, no? – in un bellissimo latino scritto dal P. A. FERRUA s.j. della UNIVERSITA’ GREGORIANA; la targa, con lo stemma del leone rampante con il nostro motto cunctando restituit, tradotta, dice: In questo edificio sede dal 1879 al 1960 dell’Istituto Massimo Fondato con lungimirante pensiero e spirito ignaziano dal padre MASSIMILIANO MASSIMO S.J. formarono la loro mente e il loro spirito generazioni di giovani. Gli Ex Alunni a ricordo e riconoscenza anno 1993 E che posso dire del MASSIMO all’EUR? L’ho frequentato subito da quando è stato inaugurato anche perché abitavo in Quartiere e perché il contatto con i Padri era sempre troppo prezioso per me, per la MESSA e certo per l’ASSOEX. E poi ho cominciato a frequentare più assiduamente il MASSIMO negli 8 anni in cui hanno frequentato i miei Figli Elena fino alla Maturità, il Liceo CLASSICO [agli inizi non c’era lo SCIENTIFICO]. Come mi sono trovato al nuovo MASSIMO all’EUR? Sarei un ipocrita se dicessi che ho ritrovato il MASSIMO dei tempi miei che prima ho raccontato anche – e me ne accorgo ora, rileggendo, mitizzandolo un po’ troppo – perché in oltre 30 anni la stessa nostra vita è cambiata, in meglio e in peggio naturalmente, ma certo in maniera radicale; eppure mi sono sentito sempre a casa mia anche perché ho apprezzato la assai partecipazione collettiva – del tutto maggiore rispetto ai tempi miei – dei Genitori alla Scuola con la costituzione dell’AGEM – ASSOCIAZIONE GENITORI MASSIMO. E al MASSIMO all’EUR si è affrontato un problema in più, quello del grande salto culturale conseguente alla giusta apertura alle ragazze, certo non un’operazione semplice; e poi con la intelligente introduzione della Scuola MATERNA, una novità assoluta da noi, come elemento di maggiore forza per i Corsi successivi. Ed altro problema nuovo è stato – come ho già detto – la progressiva riduzione della presenza dei Padri Gesuiti i quali peraltro, nel tempo – non saprei dire se ci sia voluto troppo tempo – hanno avuto l’intelligenza di lasciare maggiore spazio, anche a livello Direttivo, ai Docenti laici alcuni dei quali, peraltro, diventati assai bene interpreti dello spirito ignaziano. E posso avventurarmi a evidenziare le differenze fra i Due MASSIMO? Non è per sfuggire alla domanda ma il confronto non è possibile, troppo mutato è il contesto nel quale si sono mosse le due realtà anche, e soprattutto, nel sociale. Noi andavamo ai GORDIANI e sostenevamo la Lega MISSIONARIA STUDENTI; al Massimo all’EUR si è allargato l’orizzonte all’estero con quanto fa Padre NEVOLA per i bambini di strada in Romania; in Albania a sostegno alla Scuola dei Gesuiti a SCUTARI alla quale l’ASSOEX dà ogni anno 2 borse di studio; il Progetto India e molte altre ancora. Ed altri EX ALUNNI sono impegnati da oltre 20 anni nel MAGIS- Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo sviluppo, ONLUS. E non posso non concludere ricordando le bella iniziativa creata al MASSIMO all’EUR del PREMIO MASSIMO ad Ex Alunni che si siano particolarmente segnalati per avere portato la loro Massiminità nella Società Italiana. Sono stato lunghissimo ma voglio sottolineare con forza che il fatto che il MASSIMO all’EUR sia ancora casa di noi EX è stato confermato alla grande da tutto quanto si è mosso quest’anno, appunto con grande partecipazione di Ex Alunni, attorno alle celebrazioni per il 50enario dell’ISTITUTO all’EUR. Io Il Massimo 3/2011 Vergine Santissima che decorasti con il Tuo nome il nostro Istituto, e fin dai giorni della sua nascita lo circondasti della più tenera protezione degnati, Te ne preghiamo, di renderlo sempre più prospero e più utile alla educazione dei giovani. Sentano i superiori, gli insegnanti e gli alunni che Tu sei del nostro Istituto la Regina, la Maestra e la Madre, e tutti aiutati dal tuo fervore, procurino di rispecchiare in se la luce di quella Sapienza di cui sei la spel ndida Sede, e il candore di quella purezza incomparabile per la quale sei detta l’Immacolata. Gita ad Antermoia: Montagna di neve in riva al lago. Il Massimo 3/2011 Speciale 50° non c’ero al CINQUANTENARIO nel 1929 e non so cosa sia stato fatto. Ero invece appena rientrato a pieno titolo nella Scuola nel 1979 quando cadde il I° CENTENARIO del MASSIMO con mia figlia che frequentava la I^ Media. Ho ritrovato la bella pubblicazione di circa 150 pagine, e voglio concludere con la I° pagina nella quale, accanto alla foto della MADONNINA BIANCA del MASSIMO c’era queste bella preghiera del P. MASSARUTI S.I. semplice come semplice e grande ad un tempo era Lui: 17 1946. Venerdì 7 giugno Umberto II d'Italia sale sull'automobile nel cortile del Quirinale per recarsi a prendere congedo da Sua Santità Pio XII alla vigilia della pubblicazione del Referendum sulla forma istituzionale - archivio P. Piccirillo S.I. Speciale 50° L'Istituto Massimo prende parte al Giubileo del 1950 18 In posa intorno al busto di P. Massimo nel cortile della sede storica Momento teatrale del 1951 Gita Scout con P.Piccirillo S.I. Il Massimo 3/2011 Del vecchio Massimo, quello tra la stazione e piazza Esedra, ricordo poco perché ci sono stato solo un anno, tra il 1959 e il sessanta. Però son ricordi molto belli. Facevo la quarta elementare e il mio maestro si chiamava Cerquitella. Era una persona straordinaria e un grande insegnante. Ricordo soprattutto quattro cose di quel Massimo: tre belle e una brutta. Era bellissima la cartoleria, dove si compravano penne e quaderni. Io non avevo un soldo però risparmiavo sulla merenda e ogni tanto riuscivo a comprarmi quelle penne da sogno, le biro a quattro colori. Poi era fantastico il cortiletto lungo lungo e stretto, asfaltato, che confinava con via Amendola. In realtà penso che fosse orrendo, però lì andavamo a fare i lupetti e il “lupettismo” del Massimo è stato senz’altro il periodo e l’esperienza più bella della mia vita. E infine ricordo i pullman, che ti venivano a prendere a casa, e in pullman si passava un’ora di divertimento assoluto, e potevi anche copiare i compiti. L’autista si chiamava Alvaro. La cosa brutta che ricordo è la pastasciutta che si mangiava nel refettorio. Perché, purtroppo, il Massimo aveva un doposcuola e i miei genitori volevano che almeno due volte a settimana io facessi il doposcuola. Il sapore del sugo della pastasciutta era atroce. Quando tornavo a casa protestavo con mia madre e dicevo che aveva il sapore della pomata per gli orecchioni. Lei rideva ma non prendeva provvedimenti. Nel settembre di quell’anno, mentre a Roma erano in corso le Olimpiadi e Livio Berruti vinceva l’oro sui duecento – ero appena tornato dalla vacanze coi lupetti, reparto Roma Quinto, a Vitorchiano - i miei genitori mi portarono in visita alla nuova scuola. All’Eur. Ricordo ancora le sensazioni di emozione e di stupore che provai. Il nuovo Massimo era il non plus ultra della modernità. Penso che quel Il Massimo 3/2011 giorno io per la prima volta capii cosa fosse la modernità e iniziai ad amarla. Ricordo la palestra, l’idea della scuola formata da più edifici, la struttura piccola e bassa delle elementari, dove ogni classe aveva il giardinetto, le finestre scorrevoli, come nei film americani, le veneziane, i cassetti dove mettere i libri, ricordo il campo di calcio e poi la cosa più grande e affascinante: la Chiesa. Non l’ho mai più vista, quella Chiesa in cemento armato, non so se davvero fosse bella – credo di sì – ma per me è sempre stata la più bella Chiesa che abbia mai visto. Oggi non sono credente e non vado a messa. Da quarant’anni. Però ho una nostalgia enorme delle messe di Natale, a mezzanotte, alla Chiesa del Massimo. Non sono credente ma tutti quelli che mi conoscono dicono che mi porto appresso, indelebile, il segno dell’educazione cristiana. Credo che sia vero e credo che sia il segno del Massimo soprattutto. E infatti ho il ricordo di una educazione superiore, modernissima, avanzata, che mi aiutò a farmi incontrare, qualche anno più tardi, in modo dolce e naturale con don Milani e con il Sessantotto. Devo fare due nomi, prima di concludere. I nomi di due giganti dell’educazione. Uno era Alfonso Caffè, professore alle medie, credo il miglior professore di medie mai esistito al mondo. L’altro era Zambo, così lo chiamavamo, era un prete, circa quarantenne, che in realtà si chiamava Padre Giulio Zannoni, era il capo della Cidros (che non ricordo più bene cosa fosse, ma era una bella cosa) e soprattutto era l’uomo che faceva capire a tutti i ragazzi cosa fosse la solidarietà, la comunità, e anche – credo: almeno io capii così – l’uguaglianza. Cosa mi resta sopra ogni altra cosa del Massimo? Penso che mi resti l’anticonformismo. Speciale 50° Anni ’50 Piero Sansonetti 19 Speciale 50° Foto di classe con l'allora studente Luigi Innocenzi dietro il P. Rettore Maizza S.I. 20 Concerto jazz presumibilmente alla fine degli anni '50 Moltissime erano le rappresentazioni teatrali degli studenti del vecchio Massimo Pronti per la gita fuoriporta Il Massimo 3/2011 Il segreto del «Massimo» è che non soltanto istruisce, non soltanto educa, ma si fa amare; il motivo del suo successo da più di ottant’anni è tutto qui: conserva e possiede più di ogni altra scuola in Roma i caratteri della famiglia. Il «Massimo» è insomma una famiglia più grande in cui i genitori o, se volete, il padre, più che la sua autorità, paterna potestas, delega il suo amore ai maestri, ai professori, a quanti loro presiedono, a quanti da essi dipendono, i quali tutti tanto più agiscono sull’educazione dei giovani, quanto più amano conservando all’istituto i caratteri suoi distintivi. Nella scuola del padre Massimo, come venne chiamato all’inizio il nostro istituto, il preside non fu mai un capodivisione, né gli insegnanti capi-sezione: gli allievi soprattutto non ebbero mai l’impressione di essere un numero o di trovarsi sperduti nelle grigie aule di un comune casermone. A mantenere questo carattere intimo e familiare, a far nascere e trattenere in tutti, non solo negli adolescenti, l’incanto di un calore domestico, contribuirono finora non poco gli stessi edifici: nei primissimi anni l’ultimo lembo della villa cinquecentesca di Sisto V, poi il palazzo principesco che abbiamo lasciato con tanta nostalgia, costruito pietra su pietra con immenso amore dal padre Massimiliano dei principi Massimo, il quale volle e credette così di restituire alla gioventù studiosa il celebre Collegio Romano, fondato da Sant’Ignazio: cunctando restituit. Al Collegio Romano aveva trascorso tutta la sua giovinezza: alla scuola del padre Secchi gli era germogliata in cuore la vocazione alla Compagnia di Gesù. Il «Massimo» ebbe perciò il suo metodo, le sue tradizioni, oltre e malgrado i programmi ufficiali; oltre le ore e i giorni di scuola, ebbe la S. Messa quotidiana cui tutti accorrevano, gli sport, gli svaghi, i soggiorni invernali ed estivi, le domeniche e le feste profumate di santi pensieri; malgrado le sbandierate scoperte della nuova pedagogia, conservò le gare, le sfide tra alunni, le piccole gerarchie interne della Congregazione e del Ristretto, le innocenti, anche se sfarzose, premiazioni. Nel «Massimo» i rapporti cordiali tra maestri ed alunni cominciarono spesso prima ancora che questi fossero alunni, quando piccini, venendo ad accompagnare i fratelli più grandi, conobbero e si fecero amico questo o quello di cui sentivano continuamente parlare in casa: se si diradarono, non cessarono dopo lasciata la scuola attraverso brevi ritorni, incontri fuggevoli, lettere, saluti, ricordi: questi rapporti tornarono molte volte quotidiani Le rappresentazioni finivano spesso in ovazione Giornata Missionaria Mondiale. Gruppo Pro Massimo Il Massimo 3/2011 Speciale 50° Conosce il nostro segreto 21 dal giorno in cui gli antichi scolari, con qualche triste esperienza in più e con qualche capello in meno o incanutito, si presentarono all’antica scuola per accompagnare i loro figli, affidandoli agli stessi maestri, sotto gli sguardi della stessa Madonna. Speciale 50° ••• 22 Questo è il segreto del nostro vecchio istituto che il nuovo giovane rettore, padre GIULIO CESARE FEDERICI, conosce per provvidenziali circostanze e naturale disposizione d’animo. Egli viene da Ferrara e precisamente dalla Casa Giorgio Cini, munifico dono del conte Vittorio Cini ai padri gesuiti, divenuta uno dei principali centri della vita culturale ferrarese. Dieci anni fa vi trovò una iniziativa di cultura religiosa, sorta da poco per impulso del padre Giandomenico Maddalena, nostro antico alunno. Questi, serbandosi il settore giovanile fino al 1956 quando divenne superiore Provinciale, lasciò il settore culturale al padre Federici che, costituito un Istituto di cultura, in dieci anni svolse un lavoro intenso, illuminato e fecondo, guadagnandosi una stima e un affetto estesi in ampiezza e profondità. All’inizio di quest’anno era stato trasferito nello Scolasticato presso la chiesa del Gesù in Roma. Qui la Provvidenza che ha i suoi disegni tanto diversi dai nostri, con i suoi ultimi tocchi, lo andava preparando alla direzione dell’istituto Massimiliano Massimo nella nuova sede all’EUR, a cui la fiducia dei Superiori lo ha chiamato. Lasciava intanto al padre Maurizio Roberti di Castelvero, altro nostro antico alunno, l’istituto ferrarese nel pieno del suo vigore, «Casa Cini» di cui era da tre anni superiore, il pulpito della cattedrale dal quale diffuse tutti ì giorni festivi per tanto tempo e con tanta efficacia la parola di Dio. Ma questi non sono i soli legami che uniscono il padre Giulio Cesare Federici alla grande famiglia del «Massimo» in seno alla quale è largamente conosciu- to soprattutto perché, fratello di Ettore («Beccaccia») e di Pietro («Cepha»), carissimi antichi alunni che con la loro attività e con la loro vita onorano altamente il «Massimo», fu uno dei nostri negli anni di guerra 1942-1945, quando insegnò per tre anni nel nostro Istituto attirandosi una stima e un affetto grandissimi da parte di tutti. Nella nuova sede dell’istituto «Massimo» all’EUR, che costruita su progetto di nostri ex-alunni, si distingue moltissimo da tutte le altre scuole in Roma padre Giulio Cesare Federici è il primo padre rettore. A lui, che per la sua straordinaria carica d’affetto ci ricorda molto da vicino l’indimenticabile padre Massaruti, l’augurio più fervido che sia per l’istituto un secondo padre Massimo. P. Piccirillo S.I. Sul vaso leggiamo "Ci congratuliamo dei consolanti sviluppi raggiunti da questa sezione adolescenti della Crociata Eucaristica Italiana" Pio XII Il Massimo 3/2011 Una classe del Ginnasio del 1957 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° Basket - il 24 gennaio 1954 il Massimo batte la Lazio 52 a 28 Partita di Volley 23 Speciale 50° Hockey - In azione Luca Apollonj Ghetti nel 1958 24 Judo - Fabrizio mette ippon l'avversario Tabella all'ingresso del cantiere del Massimo all'EUR Il Massimo 3/2011 Trasferimento al Quartiere Eur 8 dicembre 1960. Due immagini del trasferimento della Madonnina del Massimo alla sede EUR Il Massimo 3/2011 25 Speciale 50° Sei momenti del nuovo Massimo in costruzione 26 Il Massimo 3/2011 1960-2009 Il padre Tata mi ha chiesto di esporre qualche pensiero sul periodo in cui fui rettore al Massimo. Lo faccio volentieri perché, delle quattro fasi della mia vita di lavoro: Istituto Massimo, Provinciale, Radio Vaticana e Specola Vaticana, quella del Massimo è senza dubbio quella che ricordo con maggiore simpatia e nostalgia. Fin da quando entrai in noviziato, a 15 anni, al p. Mariotti, mio maestro dei novizi, che mi aveva chiesto che cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande, dissi che mi piaceva la fisica. Fui quindi molto contento e grato ai superiori quando, come prima destinazione, mi mandarono a fare il professore di fisica al Massimo. Era il 1957 e con me fu destinato al Massimo anche il p. Millefiorini. Allora era rettore il padre Maizza. Quei primi anni mi servirono per imparare a insegnare e a stabilire il giusto rapporto con gli alunni degli ultimi due anni di liceo e con le loro famiglie. Col passaggio al nuovo Massimo all’EUR nel 1960, le nuove aule di fisica e di chimica con gli annessi laboratori, e i nuovi e moderni apparecchi elettronici acquistati per il laboratorio di fisica grazie alla generosità del p. Giorgi, l’economo che aveva sorvegliato tutti i lavori per la costruzione del nuovo Massimo, mi dettero una nuova carica, soprattutto per la possibilità di arricchire le lezioni di fisica con nuovi e anche spettacolari esperimenti. Il Massimo 3/2011 Dal ‘62 al ‘68 mi furono affidati gli incarichi di Rettore dell’Istituto e Preside della scuola media. Per questa ragione dovetti ridurre l’incarico d’insegnamento e le ore che prima dedicavo al laboratorio per la preparazione degli esperimenti. Fu questo un sacrificio non piccolo, che però venne compensato abbondantemente dalle non minori soddisfazioni che mi venivano dai nuovi incarichi i quali mi obbligavano a dover trattare con un numero molto più grande di persone, dai professori di tutte le scuole inferiori al ginnasio ai genitori degli alunni. Infatti, dovermi occupare di ricevere le visite dei genitori degli alunni, sia di quelli nuovi da iscrivere, sia di quelli già iscritti, dover trattare con gli insegnanti sia in privato che nei consigli di classe, ascoltare le loro proposte e le loro difficoltà e cercare insieme di risolvere i problemi che si presentavano, fu per me un’occasione notevole di crescita umana e spirituale. Il ricordo più importante che mi porto dietro da quella esperienza è l’alta stima di cui era circondato l’Istituto: cosa che constatavo sempre al momento delle iscrizioni. Quando facevo la domanda ai genitori: perché volete iscrivere vostro figlio a questa scuola? la risposta era sempre: perché sappiamo che questa è una scuola seria; e in molti casi veniva aggiunto anche il motivo dell’educazione religiosa. Speciale 50° I miei ricordi di Rettore al Massimo 1962-1968 27 Speciale 50° 28 Ricordo la meraviglia di molti, quasi fosse uno scandalo, per il fatto che l’On. Luigi Gui, ministro della Pubblica Istruzione, e alcuni deputati al Parlamento, mandavano i loro figli al Massimo piuttosto che alla scuola statale. Così pure mi è rimasta impressa la visita dell’On. Aldo Moro, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, che volle visitare il Massimo durante le ore di scuola. Ricordo ancora un gruppo di signori giapponesi che, venuti per informarsi sui metodi educativi adottati in Italia, furono accompagnati al Massimo da funzionari del Ministero della Pubblica Istruzione che, evidentemente, stimavano il nostro Istituto come il migliore da mostrare agli stranieri. Un’altra importante prova di stima del Massimo era stata l’assegnazione della medaglia d’oro da parte del Ministro della Pubblica Istruzione Paolo Rossi al p. Franco Rozzi, preside del Ginnasio e Liceo. Altre prove dell’alta stima di cui godeva il Massimo mi vennero dagli incontri con i genitori. Ricordo in particolare la visita che mi fecero l’On. Bucciarelli Ducci, allora Presidente della Camera dei Deputati, e signora, che mi chiesero di voler iscrivere un loro figlio alla terza liceo. Erano gli anni prossimi al ‘68, e siccome essi abitavano in un appartamento interno al palazzo del Parlamento, volevano che il figlio lasciasse il liceo che si trovava anch’esso al centro di Roma, dove spesso si verificavano dimostrazioni di protesta, per poter studiare in un ambiente più tranquillo e sereno. Io obiettai che, tutto considerato, non mi sembrava opportuno che il figlio, che aveva seguito tutti i corsi in quel liceo, cambiasse istituto proprio l’ultimo anno, col pericolo di andare incontro a grosse difficoltà di ambientamento nell’anno in cui avrebbe dovuto affrontare l’esame di maturità. Al termine della conversazione i due mi sembrarono convinti e ci salutammo. Ma, dopo una settimana ritornarono e mi dissero che il discorso che io avevo fatto li aveva ancora più convinti sulla serietà del Massimo e perciò insi- stettero sulla loro domanda. Io li sconsigliai ancora e li convinsi a non cambiare scuola al figlio. Un altro fatto che mi commosse molto fu quello di una coppia di genitori che mi disse: abbiamo due figli che devono frequentare la scuola media. Poiché noi non siamo credenti non li abbiamo fatti battezzare, ma stabilimmo che avrebbero deciso loro quando sarebbero stati più grandi. Ora essi desiderano di essere battezzati, perciò intendiamo mantenere l’impegno nel modo migliore per loro iscrivendoli in una scuola gestita da religiosi. I due ragazzi furono accolti e dopo qualche mese di preparazione li battezzai in presenza dei loro compagni di scuola. La stima dei genitori degli alunni per il Massimo la lessi un giorno anche su un compito svolto da un alunno di III media. Il tema era: Perché hai scelto di frequentare il Massimo? La risposta cominciava più o meno così: I miei genitori mi hanno mandato al Massimo perché qui i professori, essendo religiosi, non hanno famiglia e quindi dedicano tutto il loro tempo alla scuola, mentre i professori delle scuole statali non lo possono fare dovendosi occupare anche della famiglia. L’opportunità di leggere questo tema mi fu offerta in occasione di una ispezione della nostra scuola media disposta dal Ministero della Pubblica Istruzione. Tra le altre cose l’ispettore lesse alcuni dei temi svolti dagli alunni e, a riguardo del tema citato, mi fece notare di essere rimasto sorpreso del fatto che il professore (un gesuita) dell’alunno in questione non avesse fatto nessuna correzione a quella frase. Feci presente all’ispettore che, in realtà, io non vedevo cosa ci fosse da correggere; in fondo l’alunno non aveva scritto che i professori della scuola statale fossero meno bravi di quelli delle private. Accanto ai bei ricordi ci sono anche quelli meno lieti. Alcuni dispiaceri particolarmente dolorosi mi vennero in connessione con l’esercizio della mia funIl Massimo 3/2011 Il Massimo 3/2011 dare in un’altra scuola. La sua risposta fu che la scelta di venire Massimo non era stata sua ma dei suoi genitori. Non seppi cosa rispondere, ma mi resi conto che il problema c’era e non era di facile soluzione. Un altro problema che cominciò a farsi vivo negli ultimi anni del mio incarico fu quello della scuola mista. Ricordo che se ne discuteva nelle riunioni dei genitori e nella comunità dei gesuiti dove i pareri non erano affatto unanimi. Come è noto, il problema fu risolto nei primi anni del mio provincialato non senza sofferenza di alcuni membri della comunità religiosa. Ritornando ai ricordi positivi mi preme concludere col ringraziare per tutto il bene ricevuto, a cominciare dal personale addetto alla scuola elementare, allora diretta dalle Suore Orsoline di Verona, nonché dal corpo insegnante dell’intero istituto, insieme a tutta la comunità dei padri e fratelli gesuiti, agli impiegati di segreteria, bidelli, e domestici, con un grazie particolare all’Associazione degli ex alunni sia per l’aiuto che mi dette a quel tempo, sia per il premio Massimo che mi ha assegnato qualche anno fa. Tutto considerato, il ricordo che porto del mio tempo passato al Massimo, in modo particolare degli anni in cui ebbi la maggiore responsabilità di rettore e preside della scuola media e delle elementari, è per me sempre molto consolante e positivo, e certamente più per quello che ho ricevuto che per quello che ho dato. Ne ringrazio il Signore e l’Immacolata patrona del Massimo, la cui immagine, riprodotta in una statuetta d’argento donatami da una famiglia di ex alunni, mi ha fatto e continua a farmi compagnia sul mio tavolo di lavoro. P. Maffeo S.I. Speciale 50° zione di Preside della scuola media. Soffrii in modo particolare in tre occasioni: espulsione dall’Istituto di un alunno per una grave mancanza di rispetto al suo professore; bocciatura molto discussa di un alunno di ottima condotta; sostituzione per un solo anno, per ragioni che sarebbe lungo spiegare, di un ottimo professore di religione gesuita con un altro pure ottimo professore gesuita. Un ricordo meno lieto, che mi accompagnò per tutto il tempo del mio rettorato, è legato all’ordine che ci venne dato dal padre Trossarelli, delegato del p. Generale per tutte le scuole dei gesuiti in Italia, della Santa Messa quotidiana obbligatoria per tutte le classi, dalla scuola media al liceo. Fu un’obbedienza molto difficile e discussa, che creò un notevole disagio sia agli alunni che ai professori e alle famiglie. A causa di questa nuova disposizione, ci fu chi cambiò scuola e in un caso fui io stesso a consigliare una famiglia di cambiare scuola al figlio. Si trattava di un ragazzo che frequentava la scuola media e che, a quanto mi risultava, in casa respirava un’aria molto poco favorevole ad una educazione basata sui principi della vita cristiana. Consigliai perciò il padre di mettere il figlio in una scuola pubblica se non voleva che finisse col portarsi dietro per tutta la vita un’antipatia viscerale per i preti e per la Chiesa. Non ricordo se, da parte di quel padre, fu più grande la gratitudine o la meraviglia per il consiglio che gli avevo dato. Un’esperienza che mi confermò questo tipo di disagio, che non era solo mio, la ebbi al liceo: avendo assegnato un compito in classe di religione che consisteva nel rispondere ad un certo numero di domande, uno degli alunni mi consegnò carta bianca. Ingenuamente gli dissi che se lui non accettava l’insegnamento della religione avrebbe fatto bene ad an- 29 Speciale 50° Le celebrazioni dell'8 dicembre 1960 30 Il Massimo dall'alto Ingresso dell'Istituto nel 1961 Panoramica esterna dell'entrata Visuale dal basso dell'allora neonata costruzione Il Massimo 3/2011 Visuale dal basso del palazzo dei Padri Visione dal tetto dell'Istituto negli anni '70 Il Massimo 3/2011 L'entrata dell'Istituto vista dal busto di P. Massimo Visuale del 1962 La struttura delle scuole elementari negli anni '70 Speciale 50° Visuale del complesso dalle vetrate dell'atrio 31 L'Auditorium del Massimo Speciale 50° Il Massimo negli anni 80 Il Massimo sotto la nevicata del 1986 32 Il Massimo 3/2011 Incontro con Giovanni XXIII L'allora Ministro Rumor nel nostro Istituto per la giornata degli alberi del 18-4-1962 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° 7 luglio 1960 - Ultimo incontro degli Ex Alunni nel cortile dell'Istituto Massimo alle Terme. A destra, di fianco al P. Rettore Maizza, il Senatore Mario Cingolani 33 L’adolescenza negli anni ’70 piccola isola, una scuola dei Padri Gesuiti, l’Istituto Massimiliano Massimo. Frequentare quella scuola, peraltro già all’epoca non proprio alla portata di tutti dato l’impegno economico che richiedeva, forse è vero, era un po’ voler scappare dal confronto con quella realtà difficile e questi sono forse i motivi per cui noi massimini venivamo sempre appellati dagli studenti delle scuole pubbliche come figli di papà, come quelli che pagavano e che quindi non avevamo bisogno di studiare per essere promossi. Non ho mai capito se queste convinzioni fossero sincere o frutto del disagio civile dell’epoca, di sicuro a volte gli at- Speciale 50° Non voglio iniziare con i soliti luoghi comuni tanto cari ai nostri nonni, “eeh, ai miei tempi era tutto diverso…!.”, ma io ho vissuto la mia adolescenza negli anni settanta ed era veramente tutto diverso. La scuola, quella pubblica intendo, viveva momenti molto difficili e tra scioperi, assemblee permanenti, comitati studenteschi ed affini, di tempo da dedicare allo studio ne rimaneva ben poco. Anche solo passeggiare in strada non era poi così tranquillo, erano gli anni di piombo. In questo scenario, magari a tinte più fosche di quanto non fosse veramente, nel mondo scolastico si scorgeva una Visita di Aldo Moro in Istituto 34 Il Massimo 3/2011 tacchi scendevano anche a livello fisico con scorribande all’interno della scuola, magari malcelate dietro pesanti scherzi carnevaleschi. Certo io non posso che essere di parte, sicuramente qualche figlio di papà c’era, ma credo che la realtà fosse molto diversa. Altro che promozioni facili, si doveva studiare e anche tanto, le versioni di latino fioccavano come neve a Natale, le interrogazioni erano severe e si andava a scuola con quel sano rispetto nei confronti del corpo docente che, in alcuni casi, sfociava addirittura in timore. Non posso dimenticare l’altoparlante piazzato sopra la cattedra che annunciava la parola del Padre Preside e tutti noi che scattavamo in piedi. Chi non era in grado di sopportare o reggere il ritmo era invitato ad abbandonare, a cambiare scuola per evitare di perdere quell’anno scolastico che da fuori ci accusavano di comprare. Il Massimo 3/2011 Ma il Massimo non era solo questo, c’erano “I Ragazzi Nuovi”, con il campeggio estivo organizzato in una selvaggia radura ai piedi della Maiella quando ci si lavava con la gelida acqua dei ruscelli; c’erano i ritiri spirituali a Villa Mondragone, con tante ore dedicate alla riflessione ma anche al gioco e alla socializzazione; c’erano le vacanze studio in Inghilterra, primi timidi passi fuori dai nostri confini; c’erano i gruppi spontanei di ragazzi che di settimana in settimana si davano il turno dentro le roulotte gelide e senza acqua per dare una mano ai paesi dell’Irpinia sconvolta dal terremoto; c’era la disponibilità di un teatro per cimentarsi nel ruolo di improbabili attori; c’era lo sprone e la voglia di stare insieme in maniera sana. Sono tutte queste esperienze che rimarranno per sempre indelebili nella mia memoria, che hanno fortemente in- Speciale 50° Visita di P. Arrupe S.I. presso l'Istituto. Alla sua destra P. Maffeo S.I. 35 Speciale 50° fluenzato la mia formazione, che mi hanno instillato il senso del dovere e del rispetto. In quegli anni, inoltre, ho anche stretto quelle amicizie che, uniche, hanno attraversato la mia vita fino ad oggi. Io non ho figli e non so com’è la scuola oggi se non per sentito dire. Non so più com’è l’Istituto Massimo, 36 com’è cambiato in questa epoca di internet e social networks, dove tutto è virtuale, ma so che all’epoca dei Bignami era una grande scuola e che ringrazierò per sempre i miei genitori per avermi concesso la possibilità di frequentarla. Dario Mellini P. Gesuiti 1964 Il Massimo 3/2011 Foto di classe del 1965 Unʼaltra immagine di Hochey al Massimo Judo nel giugno 1965 Speciale 50° La squadra di hockey nel settembre 1963 1966-67. Foto all'interno di un III classico Il Massimo 3/2011 37 Speciale 50° Esibizione di scherma Basket all'EUR nei primi '60 38 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° 1963 - La formazione cestistica campione regionale Formazione calcistica del Massimo Il Massimo 3/2011 39 Speciale 50° Arrivano le ragazze Sono entrata al Massimo dell’Eur in prima media nel 1972: era il debutto delle ‘femmine’ nella scuola dei Padri Gesuiti. Sono uscita nell’81, con la maturità scientifica ed un imprinting che mi ha reso quella che sono. Ma, nell’81, questo non lo sapevo. Non ancora. Il nostro Massimo era il Massimo di Padre Millefiorini dove abbiamo studiato, fatto sport, discusso di ogni campo del sapere e ci siamo addestrati alla vita. Era una scuola severa, ma soprattutto giusta. Seria ed intelligente, aperta e fuori da tanti schemi. Quell’81 però decisi che il Massimo era l’inizio e che comunque era nel mondo che dovevo confrontarmi. Con me stessa in primis e poi con gli altri. Con il Massimo il legame rimaneva (abitavo all’Eur e restava l’amicizia con i miei compagni di classe) ma privato e non esposto. La mia scuola da una parte e il mondo (quello dell’Università, del lavoro, della società…) dall’altra. Sono passati gli anni, sono diventata una giornalista e ho girato l’Italia scoprendo che la radice profonda di tanti aspetti della mia identità nasceva proprio dai tempi del Massimo. E questa bussola interiore fatta di capacità e voglia di capire comunque l’altro insieme al rigore e al valore per la persona (oltre ogni stereotipo I elementare nel 1970 40 Allenamento della formazione di calcio del Massimo sociale) e alla libertà intellettuale hanno reso me quella che sono e diversa (spesso) rispetto agli altri. E quando vedevo anche lo sconcerto dei miei interlocutori di fronte al mio modo di essere e di fare ho capito. Ho realizzato che questo bagaglio è fatto di strumenti intellettuali ma soprattutto di saper essere in un certo modo, è il vero e profondo insegnamento della mia scuola. E la scelta di seguire sempre l’uomo e non il suo contorno, la realtà e non l’apparenza, la difficoltà e non la via più facile, nasceva dai miei insegnanti, dal loro esempio e da quel Massimo nel quale sono entrata nel ’72… Sono stati quegli anni passati tra aule e giardini, tra lezioni e chitarre, a formarmi insieme ai miei compagni, tra i libri e tra tante altre cose… e allora ho capito che dovevo ridare agli altri ciò che avevo ricevuto. Da qui il mio impegno negli ex alunni. In Italia e anche nel mondo. Nel cuore dell’Africa, a Buyumbura, in occasione del congresso mondiale, ho incontrato ex alunni di tutti i continenti e ho capito che quello stesso seme ha dato frutti simili ma diversi. Un dono tanto più importante quello che Il Massimo 3/2011 abbiamo ricevuto perché libero: nessuno ci ha chiesto nulla in cambio. Ma oggi credo, più di ieri, sia importante donare parte di noi, di quello che siamo, per far sì che tutto questo possa continuare a crescere con noi, oltre di noi, senza fine. Natalia Encolpio 1976. Formazione del Massimo Convegno di studio per il centenario 17-9-1979. Da sinistra il provveditore di Roma Dott.ssa Lecaldano, dirigente generale Pubblica Istruzione Dott. Fazio, dirigente generale P.I. Dott. Nisi, l'ex alunno on. Abete, P. Giuseppe Giampietro S.I. Il Massimo 3/2011 Speciale 50° La squadra del Massimo nella seconda metà degli anni '70 41 Speciale 50° 17-9-1979. Convegno di studio per il centenario 42 4 maggio 1979. VIsita di Madre Teresa al Massimo Il Massimo 3/2011 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° Incontro delegazione Massimo con Giovanni Paolo II 43 La prima elementare del 1985 L'uscita da scuola. Metà anni '80 I campi da calcio verso la fine degli anni '80 Speciale 50° Momento di ricreazione Recita delle elementari nella prima metà degli anni '90 44 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° 8 Dicembre 1995 recita delle elementari 2004 - Saggio sportivo in Istituto Il Massimo 3/2011 45 Speciale 50° 46 Il Massimo 3/2011 50° del Massimo all’Eur 7 dicembre 2010 Momenti della giornata 7 dicembre 2010 Il Massimo 3/2011 47 Speciale 50° 48 Momenti della giornata 7 dicembre 2010 Il Massimo 3/2011 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° Momenti della giornata 7 dicembre 2010 49 Speciale 50° 50 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° Il Massimo 3/2011 51 Speciale 50° 52 Il Massimo 3/2011 8 dicembre 2010 Omelia del Cardinal Vallini Il seguente testo, in accordo con la segreteria del Cardinale, non è stato rivisto dal Cardinale bensì è solo la trascrizione da noi effettuata dall’audio registrato durante la Celebrazione tenutasi nel nostro Istituto. celebriamo la festa dell’Immacolata, cioè di quel singolare privilegio concesso alla madre di Gesù di essere immune fin dal concepimento da ogni macchia di peccato. Certamente fu un dono fatto alla madre di Cristo, il Figlio di Dio, che però non dispensò lei dal corrispondervi liberamente con tutta la sua vita. La risposta libera di Maria ce la fa sentire vicina e modello di vita per noi. Se il libro della Genesi, come abbiamo ascoltato nella prima lettura - è la famosa pagina della caduta dei progenitori -, ce la presenta Maria predestinata a resistere al male, impersonato nel serpente, le parole sono state appena pronunciate: “Io porrò inimicizia tra te e la donna ti schiaccerà la testa” e dal racconto del Vangelo, quello dell’Annunciazione appena proclamato dal diacono, che si dipana la vicenda umana e religiosa di Maria. San Luca nel brano evangelico ci mostra Maria giovane donna decisa a ri- Il Massimo 3/2011 manere vergine e a consacrarsi a Dio. Ad essa però arriva un messaggio, un messaggio strano, imprevedibile, attraverso l’angelo Gabriele, che le reca una proposta: “Ti saluto, o Maria, piena di grazia, tu hai incontrato il favore di Dio”, vale a dire: tu sei chiamata a diventare madre del Figlio dell’Altissimo, dice il testo. Qual è stata la reazione di Maria? L’evangelista ci dice che rimase turbata, profondamente turbata. Non capiva che cosa vuol dire per una vergine diventare madre, madre di un figlio che non è un figlio qualunque è il Figlio di Dio. Maria non capisce e si domanda: “come è Speciale 50° Carissimi fratelli e sorelle, 53 Speciale 50° 54 possibile?” “Io ho deciso un altro genere di vita”. Le arriva una parola molto importante che costituisce a mio parere uno delle grandi parole che attraversano tutta la rivelazione biblica. È un verbo: “Non temere, perché lo spirito Santo ti avvolgerà e colui che nascerà da te sarà Santo e chiamato Figlio di Dio”. Comprese Maria? Non comprese. Ascoltò. Lo comprenderà pian piano quando avvertirà nel suo grembo la nascita di una vita, quando la vedrà, questa vita, sulla paglia della grotta di Betlemme. Le sarà più chiaro quando presenterà il bambino al Tempio e si sentirà dire dal vecchio Simeone: “Questo bambino sarà segno di contraddizione e a te una spada trafiggerà l’anima. Poi ci saranno i mesi e gli anni lunghi della vita nascosta di Nazareth. Poi ci sarà la vita pubblica di Gesù. Io penso che lo capì profondamente solo sotto la croce, quando comprese di essere coinvolta totalmente in quel mistero grande che riguardava la salvezza dell’umanità. Ma quel giorno Maria non capì, si fidò, credette e rispose: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto”. In Maria, la donna libera e credente, si adempiono quelle promesse che in Gesù Cristo, come ci ha ricordato San Paolo nella seconda lettura, la lettera agli Efesini, in Gesù Cristo siamo predestinati a essere anche noi suoi figli, figli di Dio, per essere santi e immacolati nell’amore. Quale messaggio allora noi possiamo raccogliere da questi testi e soprattutto dalla vicenda di Maria? Io credo così: anche noi, come Maria, dinanzi a tante vicende misteriose, imprevedibili e molte volte indesiderate, ci domandiamo: perché?. Pensiamo ad un’ingiustizia subita, pensiamo ad una diagnosi infausta, ad un insuccesso, a un tradimento. “Perché? Perché proprio a me?” “Perché mi succede questo? Che male ho fatto? Perché non posso fare quello che voglio? Perché?”. Credo che tutti noi ne abbiamo fatto l’esperienza non una sola volta. Anche a noi, dico, se nella fede siamo cercatori di verità, ci giunge una parola: “non temere, non temere, fidati di Dio, rimani retto, non fare del male a nessuno, anzi fa’ il bene, perdona”. Cari fratelli e sorelle, è facile questo incarnare, vivere, assumere questa parola di Dio? È facile? Assolutamente no, anche perché le diverse seduzioni penso a quelle tre fondamentali che poi le ritroviamo nel Vangelo allorché Gesù stesso è tentato, la seduzione del potere, la seduzione del successo, la seduzione del danaro, sono sempre in agguato e per tutti. Proprio dinanzi alle grandi domande della vita io penso si misura la nostra fede cristiana. Ed essere cristiani oggi non è facile, anzi in certi ambienti dichiararsi cristiani esige coraggio, molto coraggio, e tanta coerenza di vita. Maria ci insegna che la luce della fede viene dalla parola di Dio ascoltata, pensata, meditata, pregata, viene dalla volontà di metterci davanti a Lui nella verità della nostra coscienza e di lasciarci illuminare, magari in un travaglio che dura lungamente, in un diIl Massimo 3/2011 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° scernimento non facile, fatto di spinte e di ritardi, perché come Maria anche noi possiamo, tappa dopo tappa, situazione dopo situazione, poter dire con la grazia di Dio e non per le nostre sole umane capacità: “Eccomi, si faccia di me quello che il Signore ha previsto, ha stabilito, desidera, convinto che solo nella comunione con Dio ha senso la mia vita. Cari fratelli, io credo che qui stia uno dei punti critici della vita di tutti noi e anche delle nuove generazioni, dei nostri ragazzi. Viviamo in una società che i sociologi chiamano liquida, cioè in continuo adattamento, nella quale si dice contano solo le emozioni forti, sempre cangianti e dunque non più i valori così che si ha paura di prendere decisioni stabili e definitive per la vita. Ma questa cultura, lo sappiamo, genera tante volte inquietudine, smarrimento, in un mondo in cui si può essere anche sazi e disperati. La vita di fede umile, semplice, nascosta, coltivata con intelligenza, illuminata dalla parola di Dio, fortificata dalla grazia dei sacramenti, genera pace in- teriore, armonia, è capace di favorire in noi quel processo molto complesso ma molto importante che io chiamo la reductio ad unum cioè la capacità di fare armonia nella propria vita tra ciò che siamo e ciò che appariamo; ed essere così uomini riconciliati innanzitutto con noi stessi e capaci di bene per noi e per gli altri. Proprio in questa linea che scaturisce dalla parola di Dio ed ha Maria come grande modello, da non vedere lì nelle luci dell’Immacolata lontana - stasera la vedremo a Piazza di Spagna -, quasi che non ci appartiene perché Maria appartiene un altro mondo; no, Maria appartiene al nostro mondo, ha avuto le sue esperienze difficili, i suoi turbamenti, ha scelto ha creduto, si è fidata ed è stata la madre del Redentore. Proprio in questa tradizione formativa dell’uomo integrale, potremmo dire, si colloca la missione educativa, se ho ben capito, del Collegio Massimo. Il padre Pedro Arrupe, Preposito Generale della Compagnia di Gesù negli anni del rinnovamento seguiti al Concilio Vaticano II, affermava in un famoso discorso che: “obiettivo primario della nostra azione educativa è quello di formare uomini e donne che vivano non per sé ma per Dio e per Cristo, l’uomo-dio morto e risorto, per tutto il mondo e di formare uomini e donne per gli altri, incapaci di concepire l’amore di Dio, che non includa l’amore per l’ultimo dei loro fratelli. Un amore efficace che abbia come primo postulato la giustizia, unica garanzia che il nostro amore per Dio non sia una 55 Speciale 50° 56 farsa”. Parole forti, ma mi pare ancora attualissime. In questi cinquant’anni, abbiamo ascoltato dal padre Rettore, che la storia del collegio Massimo è centenaria, ma che in questa sede alle EUR celebra il giubileo, cinquant’anni, ebbene in questi cinquant’anni il collegio Massimo con l’attenzione ai mutamenti sociali e culturali ha cercato di offrire ai suoi allievi un cammino formativo che integrasse l’educazione umana e cristiana ad una solida formazione culturale. Obiettivo convinto e radicato nella tradizione pedagogica ignaziana, bene espresso da quel testo posto sul frontespizio della locandina delle celebrazioni del cinquantenario. Mi permetto ricordarle: ricercare il rigore intellettuale unitamente all’innovazione, aprire il cuore alle nuove frontiere, basare l’educazione sulla centralità della persona, tutto ciò costituisce il nostro modo di procedere nel solco della pedagogia di Sant’Ignazio. E penso che ne è testimonianza la schiera di alunni divenuti illustri personalità nei diversi campi del sapere e della vita sociale, e molti siete qui oggi che qui potete credo testimoniarlo. E alcuni lo hanno detto, hanno vissuto giorno dopo giorno quei valori evangelici, umani e culturali che li hanno fatti, costruiti, uomini e donne coscienziosi, competenti, compassionevoli, testimoni di una fede vissuta nella giustizia e nel servizio. E noi siamo molto lieti di tutto questo. Allora a che cosa nella preghiera e in quest’eucaristia desideriamo chiedere al Signore perché sia un corale inno di ringraziamento e di invocazione? Credo innanzitutto benedire, chiedere al Signore di sostenere i Padri della Compagnia di Gesù, perché possano proseguire con rinnovato impegno ed entusiasmo il loro ministero educativo, ottenendo da Dio anche nuove vocazioni. Chiediamo al Signore, poi, di illuminare con la sua grazia l’intera comunità educante, qui c’è una gran numero di educatori, di questo prestigioso Istituto che abbiano la gioia di dividere e condividere con i Padri Gesuiti i frutti del loro lavoro pedagogico. Chiediamo al Signore poi soprattutto, credo siamo tutti Il Massimo 3/2011 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° d’accordo di chiedere al Signore di donare ai ragazzi, ai giovani, agli allievi di oggi la luce e la gioia di scoprire il disegno di Dio sulla loro vita perché solo lì ci sarà realizzazione e gioia, e di assecondarlo generosamente. Accecato da questa luce che mi è davanti, io non riesco a vedere voi, cari giovani, dove siete ma vi immagino presenti, e allora permettete che io vi dica: abbiate il coraggio di non abbassare il livello né dei vostri sogni né dei vostri ideali più alti; impegnatevi nello studio e nella formazione delle vostre persone; voi siete importanti. Sfruttate appieno le opportuni- tà che vi vengono offerte e ricordatevi che come Maria, la mamma del cielo, non fuggite il turbamento della ricerca del vero, del bene e del bello. Seguite i camini spirituali che sono a vostra disposizione. Il Signore vi farà sentire misteriosamente ma realmente la confortante parola “non temere, vai avanti, sii fedele”. Lo Spirito Santo darà anche a te, a voi giovani, la sua luce e sua forza. Infine chiediamo al Signore di benedire e conservare nella sua grazia voi genitori la cui missione sembra diventi sempre più complessa. Cooperate e accogliete la cooperazione della comunità 57 Infine che tutti noi possiamo essere sempre persone coerenti e coraggiose nel vivere e testimoniare la fede. C’è un’espressione in un testo famoso del Concilio Vaticano II, nella Costituzione Gaudium et spes, che dice così: “Chi segue Cristo, uomo perfetto, diventa pienamente uomo”. Possa essere così di tutti noi per l’intercessione della vergine Maria, madre di Cristo e madre nostra. Così sia. Speciale 50° educante per il bene vero dei vostri figlioli. E anche chiediamo di pregare il Signore per voi ex alunni, che del Massimo possiate conservare non soltanto un felice ricordo di anni lontani ma la linfa spirituale di una vita buona, secondo il Vangelo, nelle vicissitudini non facili del nostro tempo e che lì possiate testimoniare quei valori nei quali avete creduto fin da ragazzo e che il Signore vi ha conservato. 58 Il Massimo 3/2011 Discorso del Sindaco Dopo questa bellissima cerimonia sono qui per testimoniare la vicinanza di Roma a questo importantissimo pezzo educativo della nostra vita di comunità [testo incerto per difetto di registrazione]. Eminenza e cari alunni e docenti i autorevolissimi ex alunni, io voglio sottolineare soltanto questo: noi oggi siamo di fronte a quella che viene percepita come la grande sfida educativa dei nostri tempi, che è una sfida che si riesce a vincere solo se ci sono valori forti, tradizioni importanti, grandi punti di riferimento su cui appoggiare l’esperienza educativa. E non è un caso che tutte le più grandi istituzioni scolastiche educative del mondo sono quelle che hanno più antiche e più solide tradizioni. Ecco perché l’Istituto Massimo con la sua antica tradizione, con la sua impostazione e la sua validità dal punto di vista della pedagogia, è ancora oggi e soprattutto oggi un grande punto di riferimento per la continuità generazionale e la grande sfida educativa, che dobbiamo dare a tutti i giovani. Ho visto quelle che sono le innovazioni, le sperimentazioni che oggi si stanno provando: e sono sperimentazioni all’avanguardia. Questo dimostra che avere una fede, avere una tradizione, avere un riferimento, avere dei valori non chiude al mondo ma dà dei punti di riferimento. Quando ci si confronta col mondo Il Massimo 3/2011 bisogna avere un punto di riferimento e questo riferimento solido ci viene dato dalla tradizione, ed è la tradizione il punto di partenza per accettare la sfida, di innovare, di cambiare, di inventare nuove soluzioni. Io voglio dire a tutti gli educatori, a tutti gli studenti, che oggi sono impegnati qua, che ci aspettiamo molto da loro, ci aspettiamo la costruzione di una nuova classe dirigente, capace di esprimere valori di eccellenza e, in base a questi valori di eccellenza, riuscire a fare un grande atto di dono nei confronti della comunità. Abbiamo bisogno di persone formate, consapevoli, responsabili, radicate nei valori, perché solo queste persone possono guidare tutta la comunità verso nuovi obiettivi di sviluppo, di benessere, di consapevolezza diffusa. Speciale 50° Roma, 8 dicembre 2010 59 Il grande valore delle persone può diventare un atto di dono, deve diventare un atto di dono, nei confronti del prossimo e di tutti quanti abbiamo di fronte. Ecco perché la città di Roma si inchina e onora l’Istituto Massimo in questa importantissima celebrazione ed è sicura che come è avvenuto in tutti questi anni anche per il futuro l’Istituto Massimo sarà una luce all’interno della nostra città. Grazie. Alla consegna della medaglia commemorativa: Voglio consegnare al Padre e, attraverso il Padre, a tutto l’Istituto Massimo questo riconoscimento, proprio per testimoniare quanto Roma Capitale è vicina a questo Istituto e conta veramente sulla vostra opera. Speciale 50° Concerto della sera dell’8 dicembre 2010 60 Il Massimo 3/2011 Il cinquantesimo anniversario della sede dell’EUR è stato celebrato dall’Istituto Massimo con una cerimonia solenne nel corso della Festa dell’Immacolata dell’8 dicembre 2010. Questo anniversario, una tappa storica nella vita dell’istituto che affonda le sue radici nello stesso Collegio Romano fondato da S. Ignazio nel 1551, ha interrogato la comunità degli antichi alunni dell’Istituto circa la storia e la tradizione della nostra scuola ma anche sulla loro identità e sulle responsabilità, sui ruoli e sulle prospettive di impegno alle quali gli ex alunni sono chiamati nella loro dimensione personale ed in quella associativa. Il Progetto pedagogico della Compagnia di Gesù nei propri Collegi ed il “modo di procedere” dei Gesuiti, ed in particolare dei Gesuiti italiani, sono riportati in diversi documenti che consentono di delineare l’attualizzazione nel Il Massimo 3/2011 contesto storico dell’Italia di oggi della missione apostolica della Compagnia nelle scuole. Gli ex alunni costituiscono in qualche modo, con la loro vita, le esperienze professionali, personali e familiari, le loro competenze, la loro iniziativa, la loro partecipazione alla vita ecclesiale, il frutto di tale lavoro apostolico. Da ciò deriva non solo la gratitudine degli ex alunni per la cura personale che è stata dedicata loro dai Padri negli anni giovanili della formazione nella scuola, ma anche la grande responsabilità che grava su chi ha molto ricevuto ed è chiamato a testimoniare e ad impegnarsi di conseguenza. Nel corso di una convention promossa dall’Associazione Ex Alunni del Massimo il 21 ottobre 2011 sono stati dibattuti, con relazioni di Giuseppe De Rita e del direttore della Civiltà Cattolica P. An- Speciale 50° Gli ex alunni del Massimo: identità e prospettive di impegno 61 Anche nella differenza delle sensibilità e nella varietà delle opinioni, si possono però individuare con chiarezza almeno quattro elementi che caratterizzano l’identità degli ex alunni della Compagnia, o meglio le caratteristiche della loro partecipazione alla vita sociale e professionale nel contesto nel quale vivono ed operano. Il primo elemento è la competenza, non solo intesa come un approccio metodologico improntato ad una visione meritocratica nei rapporti di lavoro, ma anche, e più semplicemente, come una serietà di condotta ed una attenzione alla propria specifica preparazione in tutti i contesti nei quali l’ex alunno si trova impegnato. Un elemento che dunque riguarda tutti gli ex alunni, da quelli, e sono la stragrande maggioranza, impegnati in normali attività fino ad alcuni, Speciale 50° tonio Spadaro SI, i temi dell’identità, dei ruoli, del servizio ai quali sono chiamati gli ex alunni nell’attuale contesto italiano ed europeo. L’incontro si è svolto in concomitanza con la riunione della Federazione Europea delle Associazioni degli ex alunni dei collegi della Compagnia in Europa ed ha visto, tra gli altri, gli interventi di Giancarlo Abete, Pietro Adonnino, Mauro Cutrufo, Paolo Cuccia, P. L. Innocenzi SI ed i saluti del Padre V. De Nora SI, delegato dei Collegi per la Provincia d’Italia ed il P. F. De Luccia SI che ha illustrato lo sviluppo delle iniziative nel collegio di Scutari, Albania. Il tema dell’identità si è rivelato centrale ed in questa importante occasione celebrativa del cinquantesimo del Massimo all’EUR, è opportuno concentrare la nostra attenzione su questo aspetto. Abbiamo parlato più volte di un “imprinting” particolare degli ex alunni ricevuto dalla formazione nelle scuole dei gesuiti. Esiste una identità propria degli ex alunni dei collegi della Compagnia? Gli ex alunni del Massimo ne riescono a identificarne i caratteri sulla base della loro esperienza e della loro vita? Domande difficili, alle quali, sono sicuro, non vi è una sola risposta e, tra le diverse risposte, sicuramente vi possono essere accenti diversi. 62 Il Massimo 3/2011 spetto per la diversità e della capacità di creare le condizioni per un dialogo. La scoperta della diversità assume la dimensione dell’arricchimento e del valore. E’ una diversità di culture, di religioni, di credi politici ed il dialogo che ne consegue si sviluppa a fronte di una propria identità costruita sui valori e sulle esperienze. Ma la tolleranza e l’interesse per il dialogo diventano a loro volta costitutivi dell’identità, come un particolare modo di procedere nelle più diverse esperienze quotidiane. Vi è poi la dimensione etica, il riconoscimento che è necessario operare nella dimensione della ricerca del bene comune e non di una affermazione individuale, o meglio che le prospettive di successo individuale trovano senso proprio nella costruzione di una società più giusta e solidale. In questa prospettiva Speciale 50° meno numerosi ma forse più noti, che ricoprono responsabilità maggiori. Il secondo elemento è la capacità di avere uno sguardo attento e profondo al mondo ed al contesto più specifico con il quale ci si confronta. Tipicamente l’ex alunno formato ad una scuola della Compagnia è in grado di proiettare questo sguardo nel tempo e nello spazio, nel prefigurare gli scenari futuri e nel considerare, ed oggi non si può fare a meno di farlo nel mondo globalizzato, le realtà più lontane. Uno sguardo capace però di vedere con occhi attenti anche quello che succede nel contesto più vicino, a quanto succede alle persone più vicine e prossime, a quante si trovano nel bisogno. Uno sguardo volto verso gli altri piuttosto che verso di sé. Un ulteriore elemento è la tolleranza, nel senso del riconoscimento e del ri- Il Massimo 3/2011 63 rapporti con gli insegnanti, con i Padri. Ognuno ha un bagaglio ricco di momenti belli ma anche di passaggi difficili, duri, conflittuali vissuti in quegli edifici, nelle aule come in quei campi sportivi, nell’atrio come nella Cappella. Questo bagaglio è il vero collante della nostra identità e si proietta ogni giorno sul nostro presente e, al di là della bellezza dei momenti del ricordo, trova la sua vera dimensione nella prospettiva del futuro. Un futuro che ci deve vedere impegnati, con la consapevolezza dei nostri limiti, in una vita dedicata agli altri. Paolo Gaudenzi, Presidente dell’Associazione Ex Alunni dell’Istituto M. Massimo Speciale 50° etica gli ex alunni riconoscono la prospettiva ardua di una vita condotta secondo lo spirito evangelico, ma non mancano di riconoscere tutti gli elementi comuni e cari a tutti gli uomini che si impegnano per un mondo migliore. Questi brevi cenni alle radici della nostra identità di ex alunni ne esauriscono la definizione? Sicuramente no. Una identità si costruisce nella storia e nell’esperienza, nel vissuto di ogni persona, giorno per giorno. Così la celebrazione dei cinquanta anni di Istituto Massimo all’EUR si arricchisce dei contorni di un momento importante di memoria. Ogni ex alunno conserva nel suo intimo gli elementi che fanno parte della propria esperienza del periodo della scuola, delle amicizie soprattutto, dei 64 Il Massimo 3/2011 “Il Massimo” oggi La rivista “Il Massimo” è la voce del nostro Istituto. Non soltanto articoli, scritti e documenti che riescano a descrivere la nostra realtà scolastica all’esterno: “Il Massimo” è la voce degli alunni, dei Padri Gesuiti, dei professori, del personale non docente, degli ex alunni, degli amici del Massimo e, più in generale, dei Massimini - cioè tutti coloro che hanno avuto il piacere di frequentare l’Istituto. La sua funzione è oggi ad un momento di svolta: salutando con riconoscenza e stima Padre Domenico Ronchitelli S.I., curatore di questa rivista per due decenni, sfoglio con nostalgia le vecchie copie che nel tempo hanno fotografato la nostra realtà. Affiorano, da pagine di un intenso odor di tempi andati, volti, sorrisi, occhi brilIl Massimo 3/2011 lanti di generazioni passate al Massimo. L’obiettivo che la tradizione ci pone dinanzi è riuscire a continuare con efficacia a portare avanti la nostra testimonianza dell’oggi, fedeli alla storia del nostro Istituto e della Compagnia di Gesù. Un compito non proprio semplice per me, curatore di questa rivista, e per tutti i Massimini in giro per il mondo. E oggi, che la comunicazione avviene principalmente tramite canali virtuali o telematici, in cui la cura dell’immagine e della fotografia assumono ruolo centrale, “Il Massimo” ha necessità di andare incontro alle esigenze che la società - di cui è parte anche il nostro Massimiliano Massimo - esplica giorno dopo giorno. 65 to glielo impediscono» (dal Principio e Fondamento). Un passo di notevole importanza: riuscire a sfruttare i nuovi mezzi tecnologici come completamento delle spiegazioni “tradizionali”. Ma a guardare bene negli occhi dei nostri studenti si riconosce con facilità il furore del vivere e dell’apprendere che ha sempre contraddistinto - dai tempi del Massimo alle Terme - i nostri allievi, anche prima dell’avvento del Web. E da ex alunno riconosco parte del mio passato nel loro presente, con la certezza che il loro futuro sarà inevitabilmente legato al Massimo e all’Associazione Ex Alunni che tanti di noi continua a riunire ogni anno. La formazione dei nostri studenti si può dire completa, oltre che da un punto di vista didattico, anche, e soprattutto, da quello spirituale. I valori cristiani riescono ad educare più di molte esperienze di vita e, anche in assenza del dono della fede, lo studente del Massimo si riconosce per gli alti principi etici, per il rispetto del lavoro altrui e per l’impegno nel sociale. I Massimini, mi Speciale 50° Ora il nostro Istituto è composto da cinque plessi scolastici, accogliendo con l’abbraccio della pedagogia ignaziana, studenti dai quattro ai diciannove anni. L’installazione delle lavagne multimediali (LIM) in tutte le nostre aule è un modo di rapportarci, didatticamente e socialmente, con le nuove generazioni, nate con tastiera e mouse in mano: entrare nel mondo dei nostri ragazzi, virtualizzato e a volte pericolosamente alienante, utilizzando il loro linguaggio quotidiano e dialogare con loro in modo costruttivo. Mostrare e spiegare loro, attraverso lo sterminato mondo della Rete, la storia, la filosofia, la matematica e la letteratura è soltanto l’attualizzazione di ciò che Ignazio di Loyola professava secoli fa: «L’uomo è stato creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato. Ne segue che l’uomo tanto deve usare di esse, quando lo aiutano per il suo fine, e tanto deve liberarsene, quan- 66 Il Massimo 3/2011 quantesimo anno del nostro trasferimento in Sede EUR, l’obiettivo di essere la voce non solo degli studenti, che si dovranno appropriare di queste pagine per dar voce alle loro eccellenze, ma di tutti gli amici e affezionati al Massimo, non solo Istituto ma Istituzione radicata nella città. E in questi giorni, rivedendo le immagini e i servizi giornalistici dedicati alle Celebrazioni dello scorso 8 dicembre, mi rendo conto con forza che il Massimo è, oltre ad essere polo culturale e di aggregazione giovanile, la casa di tutti coloro che ci hanno passato anche solo un anno scolastico al suo interno. E “Il Massimo” è la voce che deve, e dovrà, raccontare il nostro mondo, di noi compagni di percorso, divenendo parte integrante del processo di aggregazione che l’Istituto Massimo mette a disposizione dei suoi studenti e dei suoi ex alunni. Questo numero quasi esclusivamente fotografico è il regalo che l’Istituto dona a tutti noi: un tuffo nel passato e, quindi, un salto nel futuro. Speciale 50° disse una volta Donato Padalino (ex Preside del Liceo Classico), si riconoscono alla prima occhiata: è l’equilibrio interiore che raggiungono a renderli così affezionati alla vita. E’ una delle grandi verità che trovano conferma ai miei occhi, non più di studente, ma di interno dell’Istituto Massimo. Girando per i corridoi i sorrisi sono identici a quelli che vedevo anni fa negli stessi luoghi; le speranze, i malesseri dell’adolescenza e i giochi dei bambini vengono affrontati con lo stesso piglio che io, e chi prima di me, tenacemente abbiamo utilizzato. Ora questa rivista si pone, nel primo anniversario delle celebrazioni del Cin- Edoardo Iervolino Il Massimo 3/2011 67 Speciale 50° 68 Il Massimo 3/2011 Speciale 50° Il Massimo 3/2011 69 Speciale 50° 70 I nuovi campi sportivi Le notizie comunicate all'Istituto in questi mesi saranno pubblicate nel prossimo numero della rivista (1/2012). Grazie. Il Massimo 3/2011